Wharf's Inn Henderson. Baltimora, Maryland.
Un trillo leggero lo fece
sobbalzare
sul posto, avvisandolo che l'ascensore era arrivato al piano terra.
Era in ritardo all'appuntamento nella
hall dell'albergo, ma sperò con tutto il cuore che nessuno
se
ne fosse accorto: non era particolarmente portato a raccontare bugie
e i suoi colleghi sapevano essere particolarmente insistenti.
Non fece in tempo ad avvicinarsi agli
altri profiler che JJ gli puntò addosso i suoi grandi occhi
azzurri.
“Dove sei stato?- gli domandò
interessata- Prima sono passata dalla tua camera per chiamarti, ma
non c'eri.”
Reid si strinse nelle spalle,
inventandosi una scusa al volo “Avevo voglia di fare due
passi...”
balbettò, cercando di essere il più convincente
possibile.
Morgan alzò un sopracciglio,
insospettito per l'agitazione del giovane, ma non fece alcun
commento.
Mentre si incamminavano verso l'entrata
Rossi si voltò verso Hotch “Vi dispiace se
facciamo una
deviazione prima di andare in aeroporto?Vorrei passare in ospedale a
trovare Alaska.”
Reid aprì bocca per informarlo
che sarebbe stato un viaggio a vuoto, ma la richiuse immediatamente.
Come avrebbe giustificato il fatto di essere a conoscenza del fatto
che la ragazza era già stata dimessa?
“Certo, abbiamo ancora un po' di
tempo prima della partenza del jet.” acconsentì il
capo
dell'unità comportamentale, annuendo distrattamente.
Emily sorrise: seppure credeva che a
volte era un po' svampita trovava quella ragazza divertente e le
sarebbe piaciuto rivederla. O meglio, le sarebbe piaciuto vedere cosa
poteva combinare Reid in sua presenza. Aveva notato che la sua
goffaggine aumentava esponenzialmente se entrava in contatto con le
iridi chiare dell'antropologa.
“Spero solo che lo shock non sia
comparso all'improvviso dopo che...”iniziò a
parlare Morgan,
ma il suo sguardo venne catturato da una figura familiare al desk
dell'accettazione.
Alaska si girò l'istante
successivo, e sul suo volto tumefatto si aprì un sorriso
caldo
e vitale non appena riconobbe gli agenti dell'FBI.
“Buongiorno, eroi dei giorni nostri!-
trillò, raggiungendoli con due saltelli- Certo che dormite
parecchio, voialtri, dopo aver risolto un caso.”
“Sono le otto e mezza di mattina.”
le fece notare Emily, mentre l'altra sventolava la mano sana per
salutare allegramente i presenti.
“Già, e il sole è alto
in cielo e gli uccellini cinguettano e ho un sacchetto pieno di
muffin al cioccolato.- disse, lanciando il pacchetto a Morgan che
l'afferrò al volo- Una giornata fantastica.”
Hotch la guardò sospettoso: era
troppo attiva e di buon umore “Sei sotto
antidolorifici?”
“Neanche un po'.” rispose la
ragazza, stranita da quella domanda.
Dave aggrottò le sopracciglia
“Credevo che saresti dovuta rimanere in ospedale almeno per
un
giorno.”
“Non avevo voglia di rimanere chiusa
là dentro ancora.- rispose, facendo sventolare con
noncuranza
la mano libera- La vita è così bella e le persone
gentili. Ah, e il tempo è stupendo!La cosa mette voglia di
uscire, no?”
“Secondo il parere dei dottori però
saresti dovuta rimanere a riposo, comunque, giusto?”
incalzò
di nuovo il membro più anziano della squadra.
“Beh, sono una dottoressa anche io
quindi...” cominciò a parlare Alaska, cercando di
inventarsi
una scusante appropriata.
“Questa l'ho già sentita!”
rise Derek, voltandosi verso Reid e dandogli un buffetto sul braccio.
JJ fece roteare gli occhi, prima di
tornare a rivolgere il suo sguardo alla ragazza “Ti trovo
bene,
Alaska.”
“Grazie. L'occhio nero mi da un'aria
vissuta.- rise l'antropologa, indicando con l'indice il cerotto di
garza che le copriva il taglio sulla tempia- Potrei fingere per un
po' di giorni di essere una di quelle ragazze forti ed emancipate
capaci di usare le mosse di autodifesa durante una rissa!”
“Per quanto devi tenere quello alla
spalla?” si informò di nuovo la bionda, additando
al tutore.
Alaska mantenne un tono gioviale mentre
rispondeva, ma quello era veramente l'aspetto della convalescenza che
più la infastidiva: aveva impiegato un sacco di tempo quella
mattina per mettere una semplice camicetta e il dottore le aveva
consigliato di dormire su una poltrona per non pesare sulla spalla
lussata.“Da due a tre settimane e dovrò fare della
fisioterapia per un po', dopo.” disse, trattenendo a stento
una
smorfia infastidita.
“Se è quello che ti hanno
consigliato i dottori, allora dovresti farlo.” le
consigliò
Hotch, vedendola scettica.
“Se avessi dovuto dare retta a quello
che mi hanno detto i medici a quest'ora sarei ancora in un letto di
ospedale, stordita dagli antidolorifici e in attesa dei risultati di
analisi inutili e costose che dovrebbero essere usate su pazienti
veri.- elencò Alaska, con il tono di una bambina un po'
petulante- E poi, se davvero li avessi ascoltati a quest'ora non
sarei qui e non avrei potuto salutarvi.”
“I-in effetti- si ritrovò a
parlare per la prima volta Reid da quando l'antropologa li aveva
raggiunti- stavamo prendendo in considerazione l'ipotesi di venirti a
trovare prima di partire.”
Sul volto della ragazza si aprì
un sorriso radioso “Davvero?”
“Certo, Quarantanove.- le assicurò
Morgan, utilizzando il soprannome che aveva sentito usare a Stein-
Quella botta in testa sembrava piuttosto brutta, volevamo assicurarci
che la comunità scientifica non avesse perso uno dei suoi
futuri pilastri.”
“Che sarei io?” domandò
confusa Ross, alzando un sopracciglio.
David le diede un buffetto sul braccio
sano “Se non prevedi di cacciarti in altri guai, hai davanti
un
buon futuro nel tuo campo.”
“Hai fatto un buon lavoro.” ammise
Hotch.
“In realtà non ho ancora
finito.- sbuffò la giovane- Lunedì in ufficio
avrò
una montagna di rapporti da riempire e firme da fare e...”
Prentiss la interruppe agitando le mani
“Alaska, non dovresti almeno startene a riposo per un
po'?Davvero,
quella laurea in medicina se la sono sudata.”
Ross rise “L'FBI ha forse un fan club
non ufficiale a favore dei dottori?”
Morgan fece roteare gli occhi “Andiamo,
perchè almeno non ci dici come mai sei passata a trovarci,
dato che credo che questo discorso non ci porterà da nessuna
parte.”
“Beh, innanzitutto per portarvi i
migliori muffin di Baltimora in segno di ringraziamento-
iniziò
a spiegare Alaska, additando il sacchetto che il profiler teneva
ancora fra le mani- e perchè, in effetti, sarebbe uno
scempio
passare in città senza averli assaggiati.”
“Grazie per averci impedito di
compiere un errore del genere.” la ringraziò Rossi.
“Dovere. - ribattè lei con un
tono quasi formale- Anche se credo che mi odierete, quando in futuro
mangiando qualsiasi altro tipo di muffin rimpiangerete di non poter
avere questi.”
“Quindi, che altro dovevi dirci?”
chiese Reid incuriosito.
L'antropologa lo fissò
accigliata “Che altro?”
“Hai detto innanzitutto, quindi
probabilmente hai altro da aggiungere...” balbettò
il
genietto della squadra, cercando di sostenere il suo sguardo ma
trovandosi immancabilmente a fissarsi la punta delle scarpe.
“Accidenti: non smettete mai di
essere profiler, voi, vero?” commentò Alaska
alzando un
sopracciglio, cosa che le fece tirare un po' i punti sulla tempia.
Ignorò il fastidio e continuò a parlare con tono
gioviale.“Volevo solo dirvi di non preoccuparvi. Con il mio
lavoro
è del tutto comune cadere in situazioni del
genere.”
“Davvero?” Hotch, colse
immediatamente l'occhiata fugace che la ragazza aveva lanciato a
Rossi. Senza rendersene conto, la sua mente da profiler
catalogò
quel gesto, come il tentativo di sdrammatizzare dell'antropologa,
alla passata esperienza che aveva visto anche il suo collega come
protagonista.
“No,- ammise scuotendo la testa- ma
un po' di tempo fa ho visto un telefilm in cui la protagonista, che
era un'antropologa forense, si cacciava in un sacco di guai mentre
aiutava il suo collega nelle indagini di omicidio e...”
“Non c'è bisogno che provi a
rassicurarci, Alaska- la informò Emily, senza trattenere un
sorriso divertito- E' il nostro lavoro.”
“Siamo tutti adulti e
vaccinati, sai?” scherzò Morgan, strizzandole
l'occhio.
Spencer si sentì immediatamente e inaspettatamente
infastidito
da quel gesto e strinse impercettibilmente la mascella, pensieroso.
“Scusate.- capitolò Ross,
alzando la mano sana- Ho la sindrome della fata madrina, di solito
prendo una pillola per curare questo disturbo, ma stamattina non sono
ancora passata in farmacia.”
“Penelope ti adorerebbe.” rise JJ,
scuotendo la testa.
Hotch si guardò l'orologio e
interruppe quel breve scambio di battute “Scusate, ma credo
proprio
che sia arrivato il momento di andare.”
Il capo dell'unità
comportamentale mosse dei passi veloci al di fuori dell'edificio e
tutti lo seguirono, dispiaciuti per la fine di quel momento
spensierato. Reid si ritrovò lasciato indietro mentre, con
lo
sguardo concentrato fisso sulla schiena di Alaska che seguiva Emily
fuori dall'uscio, si ritrovava a pensare che forse se era appena
lasciato sfuggire una buona occasione per coltivare uno di quei
rapporti interpersonali di cui, secondo quanto sosteneva Derek, lui
aveva urgente bisogno.
Spencer sospirò. Se fosse stato
un tipo come Morgan, a quel punto l'avrebbe presa gentilmente per un
braccio, trascinandola in disparte, e le avrebbe chiesto il suo
numero di telefono.
Scosse la testa rassegnato: in effetti
Derek non avrebbe neanche avuto bisogno di chiederlo, il numero.
Trascinò i piedi pesantemente e
seguì gli altri fuori dall'ingresso, seguendoli al di
là
dalla porta a vetri che fungeva da entrata.
“Penso che dovresti chiamarmi,
qualche volta.” disse Alaska di punto in bianco, voltandosi
verso
di lui.
Reid sbattè le palpebre più
volte, ripetendosi mentalmente la frase che aveva appena sentito
“C-Come?”
“Ti do il mio numero, così
qualche volta puoi telefonarmi.” ripetè con
ovvietà
la ragazza, provando a scuotere le spalle ma fallendo miseramente nel
tentativo.
Spencer spalancò la bocca,
sempre più stupito e, quando sentì le risatine
divertite di Morgan, JJ e Emily, si ritrovò ad arrossire
vistosamente. Se esisteva un Dio clemente, in quel momento avrebbe
dovuto farlo sprofondare al centro della terra!
L'antropologa non notò il suo
disagio, semplicemente aggrottò le sopracciglia di fronte
allo
sguardo confuso di Reid, e non ottenendo risposta continuò a
parlare “Sai, per chiacchierare un po', scambiarsi opinioni,
discutere di vari argomenti, trovare punti in comune e...”
Si interruppe di colpo, cercando aiuto
nei volti degli altri profiler. Dave le sorrise incoraggiante,
scrollando leggermente le spalle e perfino Hotch sembrava divertito
dalla situazione.
“Sai, ora che ci penso, credo sia
meglio che anche tu mi dia il tuo numero.” concluse, infine,
allungando la mano con il palmo rivolto verso l'altro per farsi
consegnare il biglietto da visita del ragazzo.
Tutto quello che Reid fu in grado di
fare, fu di abbassare gli occhi su quella mano aperta verso di lui.
“Andiamo, ragazzino!- lo spronò
a bassa voce Derek, correndo in suo aiuto- La signorina qui sembra
interessata a te, perchè non dimostri di saper usare quelle
cellule grige anche in campi diversi dal lavoro e lo studio?”
Il giovane profiler scosse la testa,
riprendendo contatto con le proprie sinapsi. Seguire il consiglio di
Morgan era senza dubbio l'idea migliore, perciò si
ricordò
immediatamente di ciò che il suo collega gli aveva
già
detto diverso tempo prima. Doveva trovare un terreno in cui si
sentisse a suo agio ed agire di conseguenza.
Vide Alaska abbassare la mano, negli
occhi un'espressione dubbiosa.
“E' nella stoffa del tuo tutore.”
si affrettò a dire.
“Cosa?” domandò lei,
aggrottando la fronte.
“Il mio...il mio numero.- ripetè
prima di schiarirsi la voce- E' nella stoffa del tuo tutore.”
Spencer vide lo sguardo confuso della
ragazza spostarsi verso il proprio braccio infortunato e, quando con
l'altra mano prese il sottile cartoncino, i suoi occhi si
illuminarono per la sorpresa.
Gli altri membri del team sorrisero nel
vedere uno dei trucchi di magia che Reid padroneggiava con destrezza,
e ancor più nello scorgere la reazione dell'antropologa.
Alaska agitò le mani con
entusiasmo “Un gioco di prestigio!- le uscì dalle
labbra un
gridolino deliziato, prima che si ricomponesse- Non mi dirai come hai
fatto, però, vero?”
“Un mago non rivela mai i suoi
trucchi.” riuscì a balbettare il ragazzo.
“Oh!Oh!- proruppe Ross, gli occhi
sgranati per l'eccitazione- Puoi fare sparire una moneta e farla
riapparire togliendomela dall'orecchio?”
Spencer si ritrovò
inconsapevolmente ad arrossire “Beh, ecco io...”
“Fammi
vedere, ti prego, ti prego ti prego!” insistette la ragazza,
sporgendo il labbro inferiore sotto gli sguardi divertiti degli altri
membri della squadra.
“Andiamo, ragazzino. Fai vedere alla
dottoressa il tuo trucco!” lo incoraggiò Morgan,
prendendo
una moneta dal proprio portafoglio e strizzandogli l'occhio mentre
gliela consegnava.
Spencer prese il sottile disco di
metallo ed eseguì il proprio trucco, riuscendo a guadagnarsi
un'occhiata piena di ammirazione da parte di Alaska.
“Non avreste dovuto farlo. Ora non
riuscirete più a scrollarvela di dosso.”
L'agente Bringman, senza la sua divisa
e alla guida di un'auto familiare, non sembrava nemmeno lui. Aveva
spalancato la portiera e appoggiato il braccio sul tettuccio della
macchina, godendosi divertito l'intera scena.
Rispose distrattamente ai cenni di
saluto dei profiler e continuò a parlare “Questa
ragazza
riesce a individuare le capacità delle persone e sfruttarle
a
proprio vantaggio.”
“Detta così mi fai sembrare
una persona orribile.” si lamentò Ross, piegando
le labbra
all'ingiù.
Il poliziotto scrollò le spalle
“Di certo non sei leale: chiedi per favore con una vocina
rotta e
quegli occhioni da Bambi dopo che il cacciatore gli ha ucciso la
madre, è ovvio che nessuno ti rifiuta niente.
Perchè
credi che sia venuto a prenderti, altrimenti?”
Alaska gli rivolse un sorriso
stiracchiato, ben sapendo che il vero motivo per cui si era
dimostrato così disponibile era per tenerla d'occhio.
“Avete in programma di andare a fare
una piccola gita?” domandò Morgan incuriosito.
La ragazza si mordicchiò il
labbro inferiore prima di rispondere “Alan e io passiamo
dall'agenzia funebre e poi andiamo al mare a riportare a casa
Sandrine.”
“A riportare a casa?” ripetè
JJ.
“Amanda aveva una sorella che la
passerà a prendere in giornata, una lontana zia di Geneve
vuole darle degna sepoltura, ma Sandrine non aveva nessuno che
pensasse a lei...” spiegò Bringman.
“E sul suo tatuaggio c'era scritto
che il mare è la sua casa.” concluse Emily al suo
posto.
“Già.- annuì
Ross-Nessuno deve andarsene da solo.”
Abbassò gli occhi per un istante
e agli agenti che aveva intorno sembrò di vedere riflesso
nel
suo sguardo tutta la stanchezza e l'inquietudine dovuta
dall'esperienza appena vissuta. Ma durò tutto poco
più
che un momento. Quando rialzò il volto le sue iridi cerulee
sembravano sprizzare spensieratezza come al solito.
“Allora, è il tempo dei
saluti.- continuò a chiacchierare- E' vero che avete un
jet?Cavolo, deve essere fantastico!Una volta sono salita su un
elicottero, ma non l'ho trovata un'esperienza entusiasmante, insomma:
se gli uomini fossero fatti per volare saremmo tutti nati con le ali,
no?”
Bringman sbuffò sonoramente
prima di interromperla “Ross, perchè non li saluti
e basta?”
Alaska ridacchiò, e poi
incominciò ad abbracciare i presenti, lasciando tutti
piuttosto di stucco.
Quando strinse il braccio sano attorno
alle spalle rigide di Hotch, il poliziotto da dietro le spalle
mormorò delle scuse a bassa voce per l'esuberanza
dell'antropologa.
“Non ti libererai così
facilmente di me, ora che ho il tuo recapito, dottor Reid.”
sussurrò la mora all'orecchio del giovane profiler, prima di
sciogliere quell'ultimo abbraccio.
Rimase in attesa sul marciapiede,
mentre vedeva Spencer arrossire sempre più vistosamente
nell'udire le battute di Morgan. JJ, Emily, Hotch e Dave ridevano nel
vedere quella scena e poi salirono tutti in macchina.
“Siete delle persone fantastiche,
sono contenta di avervi conosciuti.” disse di nuovo
l'antropologa
come ultimo saluto. Aspettò che i Suv si allontanassero,
rimanendo in piedi sul ciglio della strada con ancora la mano alzata
e sventolante. Non sentiva affatto la solita malinconia che
accompagnava le partenze, qualcosa dentro di lei le diceva che quello
non era un addio e lei sapeva benissimo di potersi fidare delle
proprie sensazioni.
Bringman le fece un fischio, per
richiamarla e per invitarla a salire in auto: le ceneri di Sandrine
Banks aspettavano di tornare a casa.
Nessuno rimane invisibile per sempre:
per ogni persona di cui nessuno sente la mancanza, c'è di
certo qualcun altro pronto a lottare per dargli voce.
La morte è l’una o l’altra di due cose. O è un annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell’anima da un luogo ad un altro.
- Socrate
The end. Fin.
O meglio, fine della prima parte
della mia storia. Come vedete, per quanto riguarda le vicende
prettamente personali dei personaggi, il finale della storia rimane
piuttosto aperto.
Quindi, come fine provvisioria della storia lasciatemi fare i dovuti
ringraziamenti: grazie mille ha chi ha letto la mia storia e
soprattutto a chi ha commentato, in particolar modo a takara che ad ogni
capitolo mi ha lasciato uno dei suoi deliziosi commenti. Davvero, mille
grazie a tutti, e leggete la mia prossima storia se vi va e se volete
sapere che cosa accadrà al team e ad Alaska.
Un bacione enorme, JoJo
takara : visto che mi obblighi, credo proprio che un seguito ci sarà! ;) Non posso certo permettermi di deluderti!eheheh! Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto e colgo l'occasione per dirti di nuovo un enorme GRAZIE per tutti i tuoi commenti!Un bacione e alla prossima storia! ;)
kiry95 : Hey!Sono davvero contenta che la mia storia e il personaggio di Alaska ti piacciano così tanto!Se ti va segui anche il seguito della storia che pubblicherò a breve, lì si evolverà un pò la storia per il nostro caro genietto!:)