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Autore: JoJo    01/06/2010    7 recensioni
Nella città di Baltimora vengono trovati dei corpi senza nome. Una ragazza ritornerà inaspettatamente dal passato di uno dei membri della squadra e cercherà di aiutarli nelle indagini. Ma ci sono confini che non devono essere varcati e forse lei questo ancora non lo sa...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Wharf's Inn Henderson. Baltimora, Maryland.

Un trillo leggero lo fece sobbalzare sul posto, avvisandolo che l'ascensore era arrivato al piano terra.
Era in ritardo all'appuntamento nella hall dell'albergo, ma sperò con tutto il cuore che nessuno se ne fosse accorto: non era particolarmente portato a raccontare bugie e i suoi colleghi sapevano essere particolarmente insistenti.
Non fece in tempo ad avvicinarsi agli altri profiler che JJ gli puntò addosso i suoi grandi occhi azzurri.
“Dove sei stato?- gli domandò interessata- Prima sono passata dalla tua camera per chiamarti, ma non c'eri.”
Reid si strinse nelle spalle, inventandosi una scusa al volo “Avevo voglia di fare due passi...” balbettò, cercando di essere il più convincente possibile.
Morgan alzò un sopracciglio, insospettito per l'agitazione del giovane, ma non fece alcun commento.
Mentre si incamminavano verso l'entrata Rossi si voltò verso Hotch “Vi dispiace se facciamo una deviazione prima di andare in aeroporto?Vorrei passare in ospedale a trovare Alaska.”
Reid aprì bocca per informarlo che sarebbe stato un viaggio a vuoto, ma la richiuse immediatamente. Come avrebbe giustificato il fatto di essere a conoscenza del fatto che la ragazza era già stata dimessa?
“Certo, abbiamo ancora un po' di tempo prima della partenza del jet.” acconsentì il capo dell'unità comportamentale, annuendo distrattamente.
Emily sorrise: seppure credeva che a volte era un po' svampita trovava quella ragazza divertente e le sarebbe piaciuto rivederla. O meglio, le sarebbe piaciuto vedere cosa poteva combinare Reid in sua presenza. Aveva notato che la sua goffaggine aumentava esponenzialmente se entrava in contatto con le iridi chiare dell'antropologa.
“Spero solo che lo shock non sia comparso all'improvviso dopo che...”iniziò a parlare Morgan, ma il suo sguardo venne catturato da una figura familiare al desk dell'accettazione.
Alaska si girò l'istante successivo, e sul suo volto tumefatto si aprì un sorriso caldo e vitale non appena riconobbe gli agenti dell'FBI.
“Buongiorno, eroi dei giorni nostri!- trillò, raggiungendoli con due saltelli- Certo che dormite parecchio, voialtri, dopo aver risolto un caso.”
“Sono le otto e mezza di mattina.” le fece notare Emily, mentre l'altra sventolava la mano sana per salutare allegramente i presenti.
“Già, e il sole è alto in cielo e gli uccellini cinguettano e ho un sacchetto pieno di muffin al cioccolato.- disse, lanciando il pacchetto a Morgan che l'afferrò al volo- Una giornata fantastica.”
Hotch la guardò sospettoso: era troppo attiva e di buon umore “Sei sotto antidolorifici?”
“Neanche un po'.” rispose la ragazza, stranita da quella domanda.
Dave aggrottò le sopracciglia “Credevo che saresti dovuta rimanere in ospedale almeno per un giorno.”
“Non avevo voglia di rimanere chiusa là dentro ancora.- rispose, facendo sventolare con noncuranza la mano libera- La vita è così bella e le persone gentili. Ah, e il tempo è stupendo!La cosa mette voglia di uscire, no?”
“Secondo il parere dei dottori però saresti dovuta rimanere a riposo, comunque, giusto?” incalzò di nuovo il membro più anziano della squadra.
“Beh, sono una dottoressa anche io quindi...” cominciò a parlare Alaska, cercando di inventarsi una scusante appropriata.
“Questa l'ho già sentita!” rise Derek, voltandosi verso Reid e dandogli un buffetto sul braccio.
JJ fece roteare gli occhi, prima di tornare a rivolgere il suo sguardo alla ragazza “Ti trovo bene, Alaska.”
“Grazie. L'occhio nero mi da un'aria vissuta.- rise l'antropologa, indicando con l'indice il cerotto di garza che le copriva il taglio sulla tempia- Potrei fingere per un po' di giorni di essere una di quelle ragazze forti ed emancipate capaci di usare le mosse di autodifesa durante una rissa!”
“Per quanto devi tenere quello alla spalla?” si informò di nuovo la bionda, additando al tutore.
Alaska mantenne un tono gioviale mentre rispondeva, ma quello era veramente l'aspetto della convalescenza che più la infastidiva: aveva impiegato un sacco di tempo quella mattina per mettere una semplice camicetta e il dottore le aveva consigliato di dormire su una poltrona per non pesare sulla spalla lussata.“Da due a tre settimane e dovrò fare della fisioterapia per un po', dopo.” disse, trattenendo a stento una smorfia infastidita.
“Se è quello che ti hanno consigliato i dottori, allora dovresti farlo.” le consigliò Hotch, vedendola scettica.
“Se avessi dovuto dare retta a quello che mi hanno detto i medici a quest'ora sarei ancora in un letto di ospedale, stordita dagli antidolorifici e in attesa dei risultati di analisi inutili e costose che dovrebbero essere usate su pazienti veri.- elencò Alaska, con il tono di una bambina un po' petulante- E poi, se davvero li avessi ascoltati a quest'ora non sarei qui e non avrei potuto salutarvi.”
“I-in effetti- si ritrovò a parlare per la prima volta Reid da quando l'antropologa li aveva raggiunti- stavamo prendendo in considerazione l'ipotesi di venirti a trovare prima di partire.”
Sul volto della ragazza si aprì un sorriso radioso “Davvero?”
“Certo, Quarantanove.- le assicurò Morgan, utilizzando il soprannome che aveva sentito usare a Stein- Quella botta in testa sembrava piuttosto brutta, volevamo assicurarci che la comunità scientifica non avesse perso uno dei suoi futuri pilastri.”
“Che sarei io?” domandò confusa Ross, alzando un sopracciglio.
David le diede un buffetto sul braccio sano “Se non prevedi di cacciarti in altri guai, hai davanti un buon futuro nel tuo campo.”
“Hai fatto un buon lavoro.” ammise Hotch.
“In realtà non ho ancora finito.- sbuffò la giovane- Lunedì in ufficio avrò una montagna di rapporti da riempire e firme da fare e...”
Prentiss la interruppe agitando le mani “Alaska, non dovresti almeno startene a riposo per un po'?Davvero, quella laurea in medicina se la sono sudata.”
Ross rise “L'FBI ha forse un fan club non ufficiale a favore dei dottori?”
Morgan fece roteare gli occhi “Andiamo, perchè almeno non ci dici come mai sei passata a trovarci, dato che credo che questo discorso non ci porterà da nessuna parte.”
“Beh, innanzitutto per portarvi i migliori muffin di Baltimora in segno di ringraziamento- iniziò a spiegare Alaska, additando il sacchetto che il profiler teneva ancora fra le mani- e perchè, in effetti, sarebbe uno scempio passare in città senza averli assaggiati.”
“Grazie per averci impedito di compiere un errore del genere.” la ringraziò Rossi.
“Dovere. - ribattè lei con un tono quasi formale- Anche se credo che mi odierete, quando in futuro mangiando qualsiasi altro tipo di muffin rimpiangerete di non poter avere questi.”
“Quindi, che altro dovevi dirci?” chiese Reid incuriosito.
L'antropologa lo fissò accigliata “Che altro?”
“Hai detto innanzitutto, quindi probabilmente hai altro da aggiungere...” balbettò il genietto della squadra, cercando di sostenere il suo sguardo ma trovandosi immancabilmente a fissarsi la punta delle scarpe.
“Accidenti: non smettete mai di essere profiler, voi, vero?” commentò Alaska alzando un sopracciglio, cosa che le fece tirare un po' i punti sulla tempia. Ignorò il fastidio e continuò a parlare con tono gioviale.“Volevo solo dirvi di non preoccuparvi. Con il mio lavoro è del tutto comune cadere in situazioni del genere.”
“Davvero?” Hotch, colse immediatamente l'occhiata fugace che la ragazza aveva lanciato a Rossi. Senza rendersene conto, la sua mente da profiler catalogò quel gesto, come il tentativo di sdrammatizzare dell'antropologa, alla passata esperienza che aveva visto anche il suo collega come protagonista.
“No,- ammise scuotendo la testa- ma un po' di tempo fa ho visto un telefilm in cui la protagonista, che era un'antropologa forense, si cacciava in un sacco di guai mentre aiutava il suo collega nelle indagini di omicidio e...”
“Non c'è bisogno che provi a rassicurarci, Alaska- la informò Emily, senza trattenere un sorriso divertito- E' il nostro lavoro.”
“Siamo tutti adulti e vaccinati, sai?” scherzò Morgan, strizzandole l'occhio. Spencer si sentì immediatamente e inaspettatamente infastidito da quel gesto e strinse impercettibilmente la mascella, pensieroso.
“Scusate.- capitolò Ross, alzando la mano sana- Ho la sindrome della fata madrina, di solito prendo una pillola per curare questo disturbo, ma stamattina non sono ancora passata in farmacia.”
“Penelope ti adorerebbe.” rise JJ, scuotendo la testa.
Hotch si guardò l'orologio e interruppe quel breve scambio di battute “Scusate, ma credo proprio che sia arrivato il momento di andare.”
Il capo dell'unità comportamentale mosse dei passi veloci al di fuori dell'edificio e tutti lo seguirono, dispiaciuti per la fine di quel momento spensierato. Reid si ritrovò lasciato indietro mentre, con lo sguardo concentrato fisso sulla schiena di Alaska che seguiva Emily fuori dall'uscio, si ritrovava a pensare che forse se era appena lasciato sfuggire una buona occasione per coltivare uno di quei rapporti interpersonali di cui, secondo quanto sosteneva Derek, lui aveva urgente bisogno.
Spencer sospirò. Se fosse stato un tipo come Morgan, a quel punto l'avrebbe presa gentilmente per un braccio, trascinandola in disparte, e le avrebbe chiesto il suo numero di telefono.
Scosse la testa rassegnato: in effetti Derek non avrebbe neanche avuto bisogno di chiederlo, il numero.
Trascinò i piedi pesantemente e seguì gli altri fuori dall'ingresso, seguendoli al di là dalla porta a vetri che fungeva da entrata.
“Penso che dovresti chiamarmi, qualche volta.” disse Alaska di punto in bianco, voltandosi verso di lui.
Reid sbattè le palpebre più volte, ripetendosi mentalmente la frase che aveva appena sentito “C-Come?”
“Ti do il mio numero, così qualche volta puoi telefonarmi.” ripetè con ovvietà la ragazza, provando a scuotere le spalle ma fallendo miseramente nel tentativo.
Spencer spalancò la bocca, sempre più stupito e, quando sentì le risatine divertite di Morgan, JJ e Emily, si ritrovò ad arrossire vistosamente. Se esisteva un Dio clemente, in quel momento avrebbe dovuto farlo sprofondare al centro della terra!
L'antropologa non notò il suo disagio, semplicemente aggrottò le sopracciglia di fronte allo sguardo confuso di Reid, e non ottenendo risposta continuò a parlare “Sai, per chiacchierare un po', scambiarsi opinioni, discutere di vari argomenti, trovare punti in comune e...”
Si interruppe di colpo, cercando aiuto nei volti degli altri profiler. Dave le sorrise incoraggiante, scrollando leggermente le spalle e perfino Hotch sembrava divertito dalla situazione.
“Sai, ora che ci penso, credo sia meglio che anche tu mi dia il tuo numero.” concluse, infine, allungando la mano con il palmo rivolto verso l'altro per farsi consegnare il biglietto da visita del ragazzo.
Tutto quello che Reid fu in grado di fare, fu di abbassare gli occhi su quella mano aperta verso di lui.
“Andiamo, ragazzino!- lo spronò a bassa voce Derek, correndo in suo aiuto- La signorina qui sembra interessata a te, perchè non dimostri di saper usare quelle cellule grige anche in campi diversi dal lavoro e lo studio?”
Il giovane profiler scosse la testa, riprendendo contatto con le proprie sinapsi. Seguire il consiglio di Morgan era senza dubbio l'idea migliore, perciò si ricordò immediatamente di ciò che il suo collega gli aveva già detto diverso tempo prima. Doveva trovare un terreno in cui si sentisse a suo agio ed agire di conseguenza.
Vide Alaska abbassare la mano, negli occhi un'espressione dubbiosa.
“E' nella stoffa del tuo tutore.” si affrettò a dire.
“Cosa?” domandò lei, aggrottando la fronte.
“Il mio...il mio numero.- ripetè prima di schiarirsi la voce- E' nella stoffa del tuo tutore.”
Spencer vide lo sguardo confuso della ragazza spostarsi verso il proprio braccio infortunato e, quando con l'altra mano prese il sottile cartoncino, i suoi occhi si illuminarono per la sorpresa.
Gli altri membri del team sorrisero nel vedere uno dei trucchi di magia che Reid padroneggiava con destrezza, e ancor più nello scorgere la reazione dell'antropologa.
Alaska agitò le mani con entusiasmo “Un gioco di prestigio!- le uscì dalle labbra un gridolino deliziato, prima che si ricomponesse- Non mi dirai come hai fatto, però, vero?”
“Un mago non rivela mai i suoi trucchi.” riuscì a balbettare il ragazzo.
“Oh!Oh!- proruppe Ross, gli occhi sgranati per l'eccitazione- Puoi fare sparire una moneta e farla riapparire togliendomela dall'orecchio?”
Spencer si ritrovò inconsapevolmente ad arrossire “Beh, ecco io...”
“Fammi vedere, ti prego, ti prego ti prego!” insistette la ragazza, sporgendo il labbro inferiore sotto gli sguardi divertiti degli altri membri della squadra.
“Andiamo, ragazzino. Fai vedere alla dottoressa il tuo trucco!” lo incoraggiò Morgan, prendendo una moneta dal proprio portafoglio e strizzandogli l'occhio mentre gliela consegnava.
Spencer prese il sottile disco di metallo ed eseguì il proprio trucco, riuscendo a guadagnarsi un'occhiata piena di ammirazione da parte di Alaska.
“Non avreste dovuto farlo. Ora non riuscirete più a scrollarvela di dosso.”
L'agente Bringman, senza la sua divisa e alla guida di un'auto familiare, non sembrava nemmeno lui. Aveva spalancato la portiera e appoggiato il braccio sul tettuccio della macchina, godendosi divertito l'intera scena.
Rispose distrattamente ai cenni di saluto dei profiler e continuò a parlare “Questa ragazza riesce a individuare le capacità delle persone e sfruttarle a proprio vantaggio.”
“Detta così mi fai sembrare una persona orribile.” si lamentò Ross, piegando le labbra all'ingiù.
Il poliziotto scrollò le spalle “Di certo non sei leale: chiedi per favore con una vocina rotta e quegli occhioni da Bambi dopo che il cacciatore gli ha ucciso la madre, è ovvio che nessuno ti rifiuta niente. Perchè credi che sia venuto a prenderti, altrimenti?”
Alaska gli rivolse un sorriso stiracchiato, ben sapendo che il vero motivo per cui si era dimostrato così disponibile era per tenerla d'occhio.
“Avete in programma di andare a fare una piccola gita?” domandò Morgan incuriosito.
La ragazza si mordicchiò il labbro inferiore prima di rispondere “Alan e io passiamo dall'agenzia funebre e poi andiamo al mare a riportare a casa Sandrine.”
“A riportare a casa?” ripetè JJ.
“Amanda aveva una sorella che la passerà a prendere in giornata, una lontana zia di Geneve vuole darle degna sepoltura, ma Sandrine non aveva nessuno che pensasse a lei...” spiegò Bringman.
“E sul suo tatuaggio c'era scritto che il mare è la sua casa.” concluse Emily al suo posto.
“Già.- annuì Ross-Nessuno deve andarsene da solo.”
Abbassò gli occhi per un istante e agli agenti che aveva intorno sembrò di vedere riflesso nel suo sguardo tutta la stanchezza e l'inquietudine dovuta dall'esperienza appena vissuta. Ma durò tutto poco più che un momento. Quando rialzò il volto le sue iridi cerulee sembravano sprizzare spensieratezza come al solito.
“Allora, è il tempo dei saluti.- continuò a chiacchierare- E' vero che avete un jet?Cavolo, deve essere fantastico!Una volta sono salita su un elicottero, ma non l'ho trovata un'esperienza entusiasmante, insomma: se gli uomini fossero fatti per volare saremmo tutti nati con le ali, no?”
Bringman sbuffò sonoramente prima di interromperla “Ross, perchè non li saluti e basta?”
Alaska ridacchiò, e poi incominciò ad abbracciare i presenti, lasciando tutti piuttosto di stucco.
Quando strinse il braccio sano attorno alle spalle rigide di Hotch, il poliziotto da dietro le spalle mormorò delle scuse a bassa voce per l'esuberanza dell'antropologa.
“Non ti libererai così facilmente di me, ora che ho il tuo recapito, dottor Reid.” sussurrò la mora all'orecchio del giovane profiler, prima di sciogliere quell'ultimo abbraccio.
Rimase in attesa sul marciapiede, mentre vedeva Spencer arrossire sempre più vistosamente nell'udire le battute di Morgan. JJ, Emily, Hotch e Dave ridevano nel vedere quella scena e poi salirono tutti in macchina.
“Siete delle persone fantastiche, sono contenta di avervi conosciuti.” disse di nuovo l'antropologa come ultimo saluto. Aspettò che i Suv si allontanassero, rimanendo in piedi sul ciglio della strada con ancora la mano alzata e sventolante. Non sentiva affatto la solita malinconia che accompagnava le partenze, qualcosa dentro di lei le diceva che quello non era un addio e lei sapeva benissimo di potersi fidare delle proprie sensazioni.
Bringman le fece un fischio, per richiamarla e per invitarla a salire in auto: le ceneri di Sandrine Banks aspettavano di tornare a casa.
Nessuno rimane invisibile per sempre: per ogni persona di cui nessuno sente la mancanza, c'è di certo qualcun altro pronto a lottare per dargli voce.

La morte è l’una o l’altra di due cose. O è un annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell’anima da un luogo ad un altro.

- Socrate

The end. Fin. 

O meglio, fine della prima parte della mia storia. Come vedete, per quanto riguarda le vicende prettamente personali dei personaggi, il finale della storia rimane piuttosto aperto. 
Quindi, come fine provvisioria della storia lasciatemi fare i dovuti ringraziamenti: grazie mille ha chi ha letto la mia storia e soprattutto a chi ha commentato, in particolar modo a takara che ad ogni capitolo mi ha lasciato uno dei suoi deliziosi commenti. Davvero, mille grazie a tutti, e leggete la mia prossima storia se vi va e se volete sapere che cosa accadrà al team e ad Alaska. 
Un bacione enorme, JoJo

takara : visto che mi obblighi, credo proprio che un seguito ci sarà! ;) Non posso certo permettermi di deluderti!eheheh! Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto e colgo l'occasione per dirti di nuovo un enorme GRAZIE per tutti i tuoi commenti!Un bacione e alla prossima storia! ;)

kiry95 : Hey!Sono davvero contenta che la mia storia e il personaggio di Alaska ti piacciano così tanto!Se ti va segui anche il seguito della storia che pubblicherò a breve, lì si evolverà un pò la storia per il nostro caro genietto!:)

   
 
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