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Autore: Servallo Curioso    02/06/2010    0 recensioni
Tutto questo non ha senso, potrei dirvi, eppure è reale.
Da quando i miei mi hanno fatto trasferire nella metropoli succedono continuamente cose strane: prima scopro che la mia vicina è una fujoshi, o come cavolo si dice, poi delle pazze mi minacciano con un affare gigantesco e infine compare il magico porro di metallo.
Se devo essere sincero la città la immaginavo leggermente diversa, un po' meno assurda direi quasi. Forse sono pazzo, o forse tutto questo è un sogno, ma c'è chi dice che la magia in realtà è così: demenzialità allo stato puro.
Genere: Demenziale, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Chapter 8:
Ti sto spiando”

In casa, senza riuscire a prendere sonno, accendo il computer, è un po' che non lo uso.
Aspetto che si carichi, cosa che richiede forse intere ere, e controllo la mia cartella di posta: mia sorella mi ha scritto.
Spengo tutto e vado a stendermi sul letto.
Sento il bisogno di parlarle, sentirla dal vivo. Voglio parlare a Sabrina di lei: voglio descrivere chi è mia sorella.
L'ho vista piangere tante volte: in un angolo della stanza con le gambe raccolte al petto e le braccia sopra il volto, con tutti quei fastidiosi singhiozzi che martellano le orecchie. L'ho vista vincere moltissime volte: accennando un sorriso mentre guadagna premi o titoli di studio conquistati con i denti. Io la invidio: non perché è donna, sia chiaro, ma perché è Marina; mia sorella.
Né forte né debole: solo Lei.
Mi ha scritto verrà a trovarmi la settimana prossima e starà due giorni qui. Chissà come l'accoglierò; soprattutto dove l'accoglierò. Alla fin fine abito in un buco.
Ma soprattutto mi chiedo come riuscirò a tenere tutto sotto controllo, senza che un fallo di gomma appaia o una banda di pazze l'aggrediscano. Spero davvero vada tutto bene.
Mentre penso ciò vedo che sul piccolo comodino vicino al letto c'è la barretta che mi ha dato una di quelle fangirl. Ho fame... o forse è meglio dire che ho un languorino.
Ci vorrebbe una di quelle sane merende notturne, dove la sola luce è quella del frigorifero aperto e mi ripieno di robaccia cercando di non farmi scoprire. Invece prendo il regalo, lo scarto e morso dopo morso lo mando giù.
Ambrogio” mi viene da dire nel silenzio della tarda notte.
Non dovevo fidarmi di lei: avrebbe potuto averlo avvelenato. Magari mi ha drogato per trasformarmi in una sua marionetta del sesso. La stanchezza, non il sonno, però mi ha fatto abbassare la guardia. Per una qualche benedizione angelica si è rivelata niente più che una barretta energetica con poche calorie o giù di lì.

Quando mi sveglio la mattina seguente il sole è alto, troppo alto.
Sono in ritardo! Il mio primo giorno d'assenza è un giovedì. Non è che la cosa mi importi poi tanto, lo ammetto. Quella classe è noiosa e i programmi accennati mi sembrano per disabili. Uno schifo. Dove stavo prima era tutto molto più difficile, almeno il doppio.
Comunque mi alzo dal letto e cerco la sveglia che secondo logica avrebbe dovuto suonare. Scrutando la stanza la vedo immobile vicino alla porta, a pezzi. Ricado sul letto a peso morto, come un sacco di patate. Devo averla lanciata io laggiù, anche se non mi era mai capitato prima d'ora.
Almeno un altro minuto e vado definitivamente in salotto. Cioè, nell'angolo che dovrebbe essere un salotto.
Sul piccolo tavolino vecchio e pericolante davanti al divano c'è il famelico cetriolo. Guardo l'orologio e scopro che sono le undici, ormai le lezioni sono andate. Passerò il mio tempo fino all'ora del pranzo con il mio amico verde.
Così lo impugno e mi siedo sul divano. Come al solito mi concentro il giusto, rifletto su qualcosa di stupido e provo a sviluppare la magia. Pensandoci bene non saprei neppure come capire di avercela fatta o meno... nessuno mi ha detto cosa devo riuscire a combinarci con il cetriolo.
E vedendo l'andazzo della situazione ho seriamente paura.
Ho perso tanto tempo ultimamente dietro a quell'affare, tempo che potevo imparare per diventare un esperto di arti marziali o un campione di spada, entrambi alternative valide per tener testa a delle streghe. Invece continuo a sperarci, voglio riuscirci.
Dannazione ma cosa devo farci con te?”
Patetico. Un ragazzo nel pieno della sua gioventù che parla con una verdura nel suo salotto.
Se mi vedessi potrei anche offendermi pesantemente, poi tirarmi dei pomodori e offendermi ancora.
Lo alzo in aria e lo abbasso con violenza contro il tavolo. Il mio scatto improvviso mira a distruggere il male, per me incarnato nel coso. Nella mia testa si alternano mille giostre colorate, cavalli arcobaleno e tanti ornitorinchi con voglie musicali.
Stomp.
Assisto allibito alla scena.
Il cetriolo è sempre lì, intero; il tavolo è sempre lì, rotto. La verdura ha scavato una voragine sul bordo, ne ha letteralmente portato via un pezzo creando spaccature e crepe ovunque. Si è comportato come un martello.
Mi vi vuole un sacco di tempo per immagazzinare quelle immagini ed elaborarle. Mi sento come un vecchio computer. Tutta colpa della mia incredulità.
Ma poi capisco: ci sono riuscito! Ho creato un nuovo porro-spada, solo che sembra più un cetriolo-martello.
La gioia mi travolge e corro per la casa, che è abbastanza piccola da limitare i miei gesti eccitati, agitando il cetriolo qua e là come fosse un oggetto sacro. Io ho il potere. Io ho finalmente il potere.
Sento il bisogno di dirlo a Sabrina, a tutta la banda delle mascherate, a Mr. Bolla.
Tutti, tutti devono saperlo.
Sono più euforico di chiunque altro. Vorrei poter fare un paragone ma non ci riesco.
Alla fine vado in camera e mi getto sul letto, lascio cadere l'aggeggio e mi rilasso. Sabrina non è ancora a casa a quell'ora e neppure suo fratello.
Chiudo gli occhi per una manciata di secondi riacquistando un battito regolare, ma ogni tanto mi sfugge un suono di felicità, come fanno i gatti. Non riesco a tenere fermi i miei occhi, che guardano tutto ciò che c'è in quella stanza, poco, in modo nuovo.
L'attesa però è una lagna. Sento l'euforia che svanisce.
Gli attimi magici sono finiti; a quando la prossima dose?
Finisco con il prendere la carta della barretta e giocarci. Non l'avevo mai osservata per bene.
Con i miei occhietti tutti vispi cerco da qualche parte la dicitura '0,00001% di calorie' o una cavolata del genere ma niente. Mi tocca guardare sul retro, dietro una fastidiosa piegatura, dove sta la tabella dei valori nutrizionali.
Grassi, ok; zuccheri, ok; qualcos'altro di impronunciabile, ok; demenzialità; ok.
No, aspetta.
Demenzialità? C'è davvero scritto o è colpa della mia euforia. Solo dopo aver riletto per tre volte la confezione capisco che non stavo vaneggiando. Tra l'altro è al 89%.
Rimango imbambolato per lunghi attimi. Deglutisco come accade nei film durante i momenti di tensione e lascio cadere quella carta sul letto.
Non ce l'ho fatta da solo: mi ha aiutato la Y. Non so se essere contento di aver vinto o triste perché ho barato, a mia insaputa!
Il telefono mi interrompe. Prima vibrando e poi emettendo suoni incomprensibili il mio cellulare mi avverte che qualcuno chiama. Corro a rispondere. “Pronto. Chi parla?”
La voce la riconosco. “Finalmente l'hai mangiata... pensavo di dover aspettare a lungo”.
Sbuffo irritato. “Guarda che è passata una notte soltanto... e poi potevi almeno avvertirmi”
Potevo, ma... dovevo?” Questa è suonata, pazza, da rinchiudere. “Sinceramente ho trovato più divertente illuderti un po'. Spero nessun rancore”. È stata la cosa più cattiva che potesse farmi.
Credevo di aver superato me stesso e poi scopro che mi ha dopato, solo un genio del male può giungere a tanto. Rispondo abbastanza freddamente. “Molto gentile”non deve capire che ora sono spiazzato.
Poi cala il silenzio, credo voglia che dica qualcosa. Probabilmente dovrei dire qualcosa. Pensandoci trovo subito qualcosa da domandarle: “Come diavolo fai a saperlo?”
Ti sto spiando” sogghigna. “Ma è inutile cercare di capire come... “
Io corro alla finestra, la spalanco e guardo fuori. “Sei nel palazzo davanti, sesto piano”
La sento esitare, l'ho stupita. “Sei diventato davvero abile”.
No. Era semplice: sei l'unica con un binocolo che punta verso di me”. Non passa inosservata.
La saluto con la mano e lei ricambia. Non indossa la maschera, ma oltre ai capelli castani non riconosco altro. Chissà se la vedrò mai da vicino.
Devo lasciarti. Dillo il prima possibile a Sabrina, deve prepararti” Riattacca senza neppure dire 'ciao'. Un bellissimo inizio per una relazione duratura.
Sbuffo e mi abbandono di nuovo al letto.
L'unica cosa che adesso potrebbe rassicurarmi è un grande gatto di porcellana.

   
 
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