riv26
Questa volta non sono riuscita a
rispondere in modo individuale, perciò ringrazio in una volta
sola chi ha commentato il capitolo scorso: Tetide, Pry, Flopi,
NinfeaBlu, patrizialasorella, arte, Baby Elisa, Audreyny, barbye73,
jenny123, Valentina78, merygreis, PiccolaMarte. Grazie a tutte voi, i
vostri commenti mi hanno fatto molto piacere e terrò conto di
tutte le vostre impressioni.
Alain giunse ad Arras qualche giorno
prima della partenza di Oscar ed André alla volta di Parigi, era
stato André a chiamarlo chiedendogli di tener compagnia alle bambine,
come le chiamava lui. Alain, ovviamente, non se lo era fatto ripetere.
La vita parigina ormai gli era venuta scomoda, non sopportava la
dilagante ipocrisia di quelli che seguivano Robespierre e le sue idee,
ormai tutti erano controllati e sentivano a loro volta di avere il
diritto di controllare tutti, motivo per cui aveva proprio voglia di
sparire, in più sentiva tantissimo la mancanza di Oscar,
André, Diane e Marie.
“E così questa è la famosa Arras!” disse una volta giunto.
“Si, è questa. Perché “famosa”? Te ne ha parlato André?”, disse una stupita Oscar.
“Mah, dire che me ne ha parlato
è persino riduttivo. Diciamo che mi ha triturato i neuroni
abbondantemente in tutti questi anni, dicendo che se solo avesse potuto
portarti qui era sicuro che ti avrebbe fatta sua. Diceva che qui tu sei
sempre stata un'altra persona, che qui eri la sua Oscar.”
Oscar arrossì alle parole di Alain, e a lui non sfuggì il luccichio nei suoi occhi.
“Di che ti stupisci, Oscar? Lo
sai che André ha sempre avuto una buona vista per quanto
riguardava voi due, no? L'ho deriso per anni, e invece ha sempre avuto
ragione”
“Già. Non dirlo a me, mi
ci sono voluti trent'anni per capirlo, e meno male che alla fine l'ho
fatto. Se penso che avrei potuto perderlo io...”
Alain le prese la mano.
“Non ci devi più pensare. Non è successo, è solo questo che conta”
“Si, hai ragione. Non devo pensarci più”
“Bravo il mio comandante! Senti, ma dov'è André adesso?”
“Oh, non preoccuparti, è andato in paese con Gilbert.”
“Gilbert? E chi sarebbe?”
Oscar rise.
“Lo scoprirai presto, Alain, non temere!”
André arrivò poco dopo,
accompagnato da Gilbert, il quale fu accolto da Alain con un misto di
curiosità e sospetto, sensazione che aumentò quando
André gli raccontò della storia che stava nascendo tra
lui e Marie.
“Cosa??? Tu ed Oscar decidete di
portare qui quella povera ragazza che ha già visto di tutto e
arriva uno sbarbatello qualsiasi a portarsela via? Ma voi siete
pazzi!”
André scoppiò a ridere.
“Alain! Sei geloso!?!?”
Alain si grattò la testa, un po' imbarazzato.
“No...non è che
sono...oh, accidenti a te, André! Si, sono geloso, ecco. Io mi
sono affezionato a Marie, non voglio che soffra. Ha già pagato
troppo per errori che non sono suoi e adesso se dovesse soffrire per
questo Gilbert io...”
André lo guardava intenerito e orgoglioso.
“Sai Alain, saresti un padre
meraviglioso, se solo ti decidessi a trovare moglie. Credo che se
dovesse capitarmi mai qualcosa, morirei sereno sapendo che ci saresti
tu a prenderti cura di Oscar, di Diane e di Marie.”
“Ma cosa dici? André, lo
sai che non mi piacciono questi discorsi. E poi, prendersi cura di
Oscar? Che Dio non voglia! Mi farebbe diventare matto, solo tu riesci a
sopportarla!”
“Si, certo. Comunque è
vero, parto tranquillo sapendo che tu sei qui con le bambine. E non
preoccuparti per Gilbert, lo conosco da quando era piccolo e mi fido di
lui, so che vuole molto bene a Marie, però non sa nulla della
sua vera identità, quindi, mi raccomando, fai attenzione.”
“Va bene, veglierò su di lei. Ma, senti un po', Marie cosa ne pensa di questo Gilbert?”
“Marie? E' innamorata persa, ma
è ancora preda dei suoi mille dubbi e preoccupazioni. Non
è ancora riuscita a fare chiarezza dentro di sé”
“Mi ricorda qualcuno...”
“Si, anche a me. E spero per Gilbert che non ci metta lo stesso tempo che ci ha messo lei!”
“Oddio André, speriamo di
no! Allora va bene, li aiuterò io. Sai che ho una certa fama con
le donne, posso sempre dare a Gilbert un paio di consigli per far
capitolare la principessa.”
“No, Alain, ti prego. Li conosco i tuoi metodi e non sono mai serviti neanche con me!”
“Si, ma tu avevi cuore, cervello e pantaloni collegati insieme...”
“E anche Gilbert!”
“Vedremo...”
“ALAIN!”
“E va bene...santo cielo Grandier, che spesso che sei diventato! Senti, e invece Oscar, come sta?”
“Credo che stia trattenendo
tutte le sue emozioni. Non sa cosa aspettarsi e questo la disorienta.
E' tesa, spaventata. Spero che prima o poi riuscirà a
sfogarsi”
“Già.”
Continuarono a parlare per quasi tutto
il pomeriggio, seduti all'ombra della grande quercia che dominava il
piccolo parco della casa, approfittando di una delle ultime giornate
miti di quell'autunno.
Benché Oscar avesse detto al
personale che non aveva più intenzione di avere della
servitù dal momento che aveva rinunciato al suo titolo
nobiliare, nessuno aveva permesso che la casa andasse in decadimento.
Non abitavano più là, ma dal momento in cui avevano
saputo che la proprietaria era diventata Oscar e non più il
Generale, tutti avevano continuato spontaneamente a fare piccoli lavori
di manutenzione. Oscar era sempre stata una di loro. Così lei li
aveva sempre trattati, e così ora loro trattavano lei.
Oscar rimase in disparte lasciando che
André ed Alain parlassero con tranquillità. Solo le
incursioni ora di Marie, ora di Diane interrompevano i loro dialoghi,
ma erano interruzioni che entrambi accettavano di buon grado.
I giorni passarono in fretta e venne il momento della partenza.
Oscar sommerse Alain di mille
raccomandazioni, André fece altrettanto, poi entrambi
ricoprirono di baci e coccole Diane e Marie prima di salire in carrozza.
Oscar si mise un attimo in disparte con la principessa.
“Marie, senti, voglio partire con il pensiero che quando tornerò ti troverò felice.”
Marie arrossì, intuendo cosa volesse dire Oscar.
“Gilbert?”
“Si, lui. Ti ho osservato tutto
questo tempo. Ti piace molto quel ragazzo e a lui piaci tu. Si vede che
il vostro è un sentimento forte e sincero. Non farti dominare
dalle tue paure, lasciati andare e affidati a lui, senza se e senza ma.
Fidati di Gilbert, te lo dice una che ha capito le cose troppo
tardi.”
Marie la guardava con attenzione.
“Va bene, Oscar, te lo prometto. Cercherò di fare il possibile”
“Brava. E in caso, c'è
Alain. Lui saprà sicuramente come aiutarti. Fa tanto lo
spaccone, ma in realtà ha un cuore d'oro.”
“Lo so, e mi sono già
affezionata tanto a lui. Ma ora va, o rischi che André ti lasci
qui. Ah, Oscar? Ora me lo dici cosa andate a fare a Parigi?”
Oscar si bloccò sullo scalino della carrozza.
“Te l'ho già detto,
Marie. Ho ricevuto delle comunicazioni da parte degli avvocati di mio
padre. Stai tranquilla, torneremo presto.”
Non avevano detto a nessuno il motivo del loro viaggio, tanto meno a lei.
Il viaggio fu brevissimo per Oscar,
eterno per André. Non aveva alcuna fretta di raggiungere Parigi,
avrebbe voluto risparmiare alla sua Oscar tutta quella sofferenza che
stava già provando.
Era silenziosa, continuava a guardare fuori e a fissare punti indefiniti del paesaggio.
“Oscar?”
“Si, André?”
“Perché non dici nulla?”
“Perché non saprei cosa dirti...”
André si sedette accanto a lei e la abbracciò.
“Preferiresti andare a Parigi da sola?”
Si voltò di scatto a guardarlo,
perdendosi in quelle iridi verdi che la facevano sempre sentire
un'adolescente al primo amore. Gli accarezzò una guancia.
“Ma no, cosa dici! Anzi, se non
ci fossi tu qui con me non so se avrei avuto il coraggio di
intraprendere questo viaggio. André, lo sai che questo significa
la fine del mio, del nostro passato, vero? Questo è il capitolo
finale...”
“Si, lo so, e ho paura quanto
te. Non so cosa significherà questo evento per le nostre vite e
per quella di Marie, per Parigi, per la Francia...”
“André, io temo che
questo processo sarà una farsa. L'hanno già condannata,
devono solo salvare la faccia.”
“Lo credo anche io. Ti senti pronta?”
“No. No, non sono pronta, ma
devo e voglio farlo. Sarò lì, al processo e
ascolterò ogni parola. Lo devo a me e a lei. Avevo promesso di
proteggerla fino alla morte e non l'ho fatto, devo almeno
accompagnarla.”
“Oh, Oscar...”
“André?”
“Si?”
“Vorresti venire al processo con me?”
André si chinò a
baciarla, un bacio dolcissimo e profondo, che le scaldò il cuore
e la fece sentire protetta e sicura.
“Certo, Oscar. Se mi vuoi io ci sarò. Ti accompagnerei anche all'Inferno, se me lo chiedessi.”
Oscar si accoccolò al petto di André e rimase ad ascoltare il battito del suo cuore per lungo tempo.
“André?”
“Dimmi, Oscar.”
“Ti amo.”
Non le rispose, ma la strinse forte e
sé ed Oscar sentì una lacrima scendere sul collo e poi
nella schiena, e rabbrividì.
Oscar si rilassò tra le braccia di André e Parigi fu in un attimo alle porte.
“Ci siamo”, disse Oscar, tornando in quelle strade familiari.
Videro Rosalie e Bernard la sera
stessa ed anche loro confermarono l'idea che il processo fosse in
realtà inutile. Rosalie aggiunse anche delle notizie riguardo al
grave stato di salute in cui versava la Regina negli ultimi tempi.
“Oscar, sembra il fantasma di se
stessa. Non ha più niente della Maria Antonietta che
conoscevamo. Ha perso la sua alterigia, è una donna umile,
spenta, sconfitta. L'unica gioia che ha è quella di fantasticare
sulle giornate di Marie Therese.”
Oscar non sapeva cosa rispondere e Bernard si accorse del suo imbarazzo.
“Rosalie, credo che sia ora di
andare a casa. Oscar ed André saranno stanchi e domani ci
aspetta una lunga giornata.”
“Si, Bernard, va bene. Oscar, a domani”
“A domani, Rosalie”, le rispose distrattamente.
Mentre Oscar disfaceva i bagagli, André si occupò di prepararle un bel bagno caldo.
“Oscar, ti ho riempito la vasca. Sei tesa come una corda di violino.”
Oscar sorrise al pensiero di un'altra corda di violino.
“La corda del sol...te la ricordi, André?”
André le sorrise.
“Se avessi capito, quella sera...”
“Già, se anche io avessi capito...”
“Comunque, Oscar, non è un problema, ti pare?”
André le si era avvicinato e
aveva cominciato a baciarla sul collo. Sapeva come farle perdere il
controllo ed aveva tutte le intenzioni di farlo.
“André...”, la sentì sospirare
“Dimmi”, rispose con un tono di voce che fece venire ad Oscar la pelle d'oca.
“Ti andrebbe di fare il bagno con me?”
“Sei sicura? Non credo che ti insaponerò la schiena...”
“E chi te lo ha chiesto?”, gli rispose, cominciando a sbottonargli la camicia.
“Allora accetto, molto volentieri...”
André la sollevò per
portarla nella stanza da bagno e lei si abbandonò, mettendogli
le braccia intorno al collo, appoggiando la testa sulla sua spalla e
beandosi del contatto con il suo petto nudo, della sensazione delle sue
braccia che la tenevano così saldamente. Non riusciva ad
abituarsi ad André, ogni volta che lui la toccava era come se
fosse sempre la prima volta, il contatto con il suo corpo nudo la
sconvolgeva e la faceva impazzire di desiderio. Lo amava con tutta se
stessa e non si vergognava di dimostrarglielo, lasciandosi andare
completamente al desiderio che lui le accendeva sempre.
Fu una notte meravigliosa, una notte
nella quale si amarono senza freni, come facevano sempre, una notte
solo per loro, senza il pensiero della rivoluzione, della principessa,
del processo del giorno dopo. Ma il mattino arrivò e venne il
momento in cui Oscar ed André varcarono la soglia del tribunale.
Oscar rimase in silenzio finché
la Regina fece il suo ingresso nell'aula, allora strinse la mano di
André e lo chiamò.
“Sono qui, non temere. Non ti lascio”.
Ancora una volta, incrociare quello sguardo incorniciato da quei neri capelli ribelli le diede coraggio.
Per Oscar fu un salto nel passato.
Vedere Maria Antonietta in piedi davanti alla Corte, con un semplice
abito lungo, con i capelli lunghi e lisci le fece venire in mente il
processo di Jeanne Valois.
“André, ti ricordi il processo di Jeanne?”
“Stavo pensando la stessa cosa, sai?”
“Quanto tempo è
passato...e già allora tu eri con me. Sei sempre stato con me.
Ho avuto la possibilità di capire a Saverne, e invece non l'ho
fatto. Sai, per giorni ho pensato a quel momento, a quando mi hai
sentita e alla sensazione del tuo corpo a contatto del mio quando mi
hai coperto per proteggermi dall'esplosione...”
André le strinse le mani.
Avrebbe voluto dirle tante cose, ma le parole gli morirono in gola
davanti a quella confessione. Si portò il palmo di Oscar alla
bocca e diede un lieve bacio. Lei sorrise senza guardarlo e
continuò a seguire il processo.
La Regina si dimostrò fiera e
coraggiosa, ascoltò tutte le accuse e rispose ad una per una,
ammettendo i suoi sbagli quando era in torto e facendo valere le sue
ragioni quando la accusavano ingiustamente.
“Perché non ha avuto
prima questo atteggiamento, André? Perché non ha mai
ascoltato me, il Conte de Mercy, Madame Noalle e sua madre?
Perché solo adesso riesce ad essere obiettiva?”
“Non lo so Oscar. Io credo che
all'epoca fosse troppo immatura e troppo infelice. Ora non ha
più nulla da perdere e forse riesce a vedere meglio dentro di
sé”.
Ma improvvisamente i toni cambiarono.
Si alzò un deputato che,
facendo riferimento ai libri scritti da Jeanne nella quale si accusava
la Regina di immoralità, la accusò di aver abusato del
piccolo Charles dopo l'esecuzione del marito. Scese il gelo in aula. Il
pubblico bisbigliava chiedendosi se fosse vero, indignato del fatto che
la Regina potesse aver compiuto un simile abominio.
Oscar si mise le mani alla bocca, disgustata da quella accusa. Istintivamente mise la mano al fianco in cerca della spada.
“Oscar, sta ferma! Apparte il fatto che non sei armata, ma cosa vorresti fare??”
“Ma hai sentito! Accusata di
violenza nei confronti di Charles! Lei? Chiunque l'abbia mai vista con
i figli sa quanto li amasse! E poi è un'accusa...”
Ma Oscar si fermò, stava accadendo qualcosa.
Il giudice incalzava la Regina, che si rifiutava di rispondere all'accusa.
“Che l'imputata risponda! Che vi succede, perché non dite nulla?”
La Regina alzò lo sguardo, nuovamente fiero e deciso.
“Questa è un'affermazione
che offende tutte le donne e tutte le madri. E' la mia stessa natura
che mi impone di non rispondere. Un'accusa tanto infamante ed oscena
non merita risposta! Chiedo a tutte le donne presenti in aula di
ribellarsi ad un affronto simile. Non si può accusare una madre
di un'azione tanto riprovevole!”
Tutte le donne in aula espressero il
proprio appoggio alla Regina ed il deputato fu costretto a lasciare
l'aula se non voleva rischiare di essere linciato.
Oscar guardava Maria Antonietta con
gli occhi velati dalle lacrime. Mai avrebbe creduto di vederla cadere
così in basso e così in difficoltà.
“Oh, Maestà!”, sussurrò.
La Regina in quell'istante si
voltò, come se l'avesse sentita, e la riconobbe tra tanti i
volti presenti in sala. Si guardarono e gli occhi di Maria Antonietta
si sgranarono. Oscar era vestita in abiti femminili, aveva raccolto i
capelli in una coda sulla nuca, aveva cercato di essere il meno
riconoscibile che poteva dato che al processo sarebbero state presenti
persone che avrebbero potuto riconoscerla, eppure Maria Antonietta
l'aveva riconosciuta.
“André...mi sta guardando!”
“Stai calma, Oscar. Cerca di non avere reazioni fuori luogo o rischiamo grosso entrambi.”
Lo sguardo di Maria Antonietta si
spostò su chi era vicino ad Oscar e riconobbe André, e i
suoi occhi si riempirono di lacrime.
Il processo andò avanti per tre giorni, al termine dei quali la Corte pronunciò la sentenza.
La Regina sarebbe stata giustiziata il giorno seguente a mezzogiorno.
Oscar sentì il suo sangue diventare ghiaccio, per un momento vide tutto nero e svenne tra le braccia di André.