@ele85:
grazie
mille per la tua recensione. Spero davvero che questo capitolo ti
piaccia. Ho
dovuto riscriverne una parte perché il mio computer si era
spento
improvvisamente causando la perdita del discorso tra Kyle e una sua
amica (non
pensare male!). Buona lettura
Capitolo
6: Bicchieri
di Vino, Consigli e Inviti a Cena
Jessi’s POV
Perché
ero così agitata? Infondo stava venendo solo a casa
mia…A chi stavo cercando di darla a bere? Non ero pronta per
dire ad Adam che
Kyle era suo padre; avevo paura di come avrebbe reagito alla cosa. Mi
avrebbe
odiato? O—
“Jessi,
tutto bene?” chiese Kyle tenendo in braccio Adam che
si era addormentato
“Sì,
tranquillo” gli rivolsi un sorriso forzato prima di
inserire la chiave nella toppa. Aprii la porta e digitai immediatamente
il
codice d’allarme “Entra pure.”
“Grazie.”
mi seguì e guardò il salotto “Wow.
Bella casa.”
Alzai le spalle
“Forse è meglio metterlo a letto.” dissi
“La
sua camera è da questa parte.” gli feci strada.
Aprii la porta lentamente
“Aveva
ragione, ha una vasca identica alla mia” disse
entrando nella stanza
“Mettilo
sul letto” dissi e lui fece.
Appena mise sul
letto Adam cominciò ad ammirare la stanza,
accarezzando più volte i muri tinteggiati di azzuro
pastello, osservando la
bacheca su cui erano affissi i suoi disegni a gessetto e prestando
attenzione
alle foto incorniciate sulla scrivania
“Questo
era lui?” chiese indicando una foto che lo mostrava
da neonato
“Sì,
aveva 1 settimana.” sorrisi
“Hai
un album con le sue foto?” chiese curioso
“Certo
che ce l’ho. Dai andiamo in salotto e lasciamolo
dormire” andai verso il letto, baciai la fronte al mio
piccolo prima di
lasciare la stanza. Kyle chiuse la porta dietro di sé
cercando di fare il meno
rumore possibile. “Fai come se fosse casa tua. Io intanto
faccio due cosette e
poi ti faccio vedere l’album.” corsi di fretta in
camera mia e mi sdraiai un
attimo sul letto. Ero disperata. Dovevo assolutamente cambiarmi e
truccarmi un
poco per poter mettere al meglio me stessa. Aprii le ante
dell’armadio e cercai
in giro qualcosa che mi valorizzasse, ma che non facesse vedere che mi
ero
messa in tiro per lui. Alla fine optai per un paio di shorts slavati e
un top
blu.
‘Oddio’ pensai ‘Ma perché diamine sto facendo
tutto questo? Noi siamo solo amici…amici
che hanno un figlio, amici che stavano insieme, amici che non si sono
sentiti
per anni e che quando si sono rivisti hanno fatto sesso in
macchina…certo,
solamente amici.’ presi un bel respiro prima di
tornare in salotto dove lui
mi guardò a bocca aperta
“Ti--stai
bene vestita così” mormorò osservando
ogni parte
del mio corpo con cura
“Grazie.”
arrossii “Allora…” battei le mani
“Che ne pensi di
guardare quegli album ora?”
“Certo.”
si tolse le scarpe e si mise a sedere per terra. Lo
raggiunsi pochi secondi dopo con due album pieni zeppi
“Cominciamo
da questo.” aprii la prima pagina. “Questa
è
stata la prima sua foto.” l’immagine era di me
all’ospedale che tenevo in
braccio il piccolo Adam “E questa…”
Continuammo
così fin quando non guardai l’ora “Sono
le 5:30.
Vado a svegliare Adam.”
“Okay…”
mi sorrise. Perché mi faceva sempre questo effetto?
“Io….vado.”
dissi imbarazzata prima di andare nella camera
di mio figlio. Lo trovai sorridente che leggeva a letto
“Ciao,
mamma.” mi fece segno di sedermi
“Perché
non sei venuto in salotto se eri sveglio?” chiesi
curiosa arruffandogli i capelli
“Volevo
lasciarti i tuoi spazi” lo guardai confusa “Ho
quattro anni ma non per questo sono stupido. So che vuoi ancora bene a
Kyle..”
mi fece un ghigno “E non dire che non è vero,
perché si vede lontano un
miglio.”
Lo fissai
sbalordita “Stai troppo con zia Lori.”
“Lo
so.” mi baciò la guancia “Io voglio solo
che tu sia
felice, mamma.” poggiò la testa sul mio grembo
“C’è qualcosa che devi dirmi?”
mi chiese.
E lì
sapevo che sapeva…magari non sapeva proprio tutto, ma
almeno aveva capito che gli stavo tenendo nascosto qualcosa
“No. Non posso
dirtelo ora, ma hai ragione.” gli baciai la fronte
“Dai, ometto. Andiamo ad
invitare Kyle per cena.”
“Sì!”
dissi scattando in piedi
“Li
hai fatti i compiti?”
“Oggi
a scuola.”
“Bravo.”
gli carezzai i capelli prima di dargli un bacio
sonoro sulla guancia. Rise. “Ti voglio bene.”
“Anch’io
mamma, tanto.” alzò le braccia e lo presi
automaticamente in braccio “Take-away cinese?”
“Okay.”
andammo in salotto
“Ciao,
Adam.” sorrise
Kyle
“Ciao!”
rispose entusiasta,e immediatamente lo misi giù
“Vuoi
rimanere a cena?” chiesi nervosa, più che altro
timorosa di un rifiuto
“Con
piacere.”
“Bene.
Allora chiamo il cinese.” presi il telefono “Cosa
volete voi? Il solito?”
“Ti
ricordi ancora cosa prendevo al cinese 5 anni fa?”
chiese Kyle stupito
“Certo.
E’ la stessa cosa che ordina Adam tutte le volte.”
“Abbiamo
tante cose in comune, vero?” chiese a nostro figlio
“Chissà
perché?” alzò le spalle
Ormai erano le 9
e Adam era già letto. E Kyle non era ancora
andato via. Infatti eravamo seduti al tavolo della cucina a bere due
bicchieri
di vino rosso
“Non
l’avrei mai detto. Jessi che beve vino..” fece
roteare
il liquido nel bicchiere prima di prenderne un sorso
“Le
persone cambiano….e comunque lo uso solo per le
occasioni speciali.” abbassai lo sguardo
“E
questa lo è?”
“….credo
di sì.” alzai le spalle prima di svuotare il
bicchiere
in un sol colpo
“E
cosa si festeggia?” chiese avvicinandosi a me
“L’amicizia.”
dissi nervosa prima di alzarmi e di sedermi
sul divano in salotto
“La
nostra amicizia?” mi seguì con la bottiglia di
vino in
mano
“Esatto.”
evitai il suo sguardo
“Facciamo
un brindisi allora.” mi sorrise prima di riempirmi
il bicchiere e di riempire anche il suo “Me lo terresti un
attimo.” mi porse il
suo bicchiere prima di appoggiare la bottiglia in cucina.
Tornò e si sedette
ancora accanto a me
“Allora…all’amicizia”
“All’amicizia.”
i suoi occhi catturarono i miei appena li
incontrai
“E ad
Adam.” mi guardò intensamente
“Ad…Adam.”
dissi distrattamente. Non si poteva continuare
così. Non potevo continuare a negare che provavo qualcosa
per lui…ma non
m’interessava. Il mio sguardo dai suoi occhi calò
alle sue labbra. Bevvi ancora
tutto d’un fiato e anche lui fece altrettanto
‘E’
solo stupida attrazione, niente
di più’ continuai
a ripetermi
“Sai
benissimo che è molto più di questo,
Jessi.”
m’interruppe
‘Diamine,
non dovrei pensare a
queste cose adesso, quando lui può sentire ogni mio
discorso’
“Hai
ragione, non dovresti, ma neanche io dovrei pensare
certe cose, ora, dato che volendo potresti leggere i miei
pensieri…” appoggiò
il bicchiere sul tavolino accanto al divano, e poi prese anche il mio e
fece la
stessa cosa “Per esempio..cosa sto pensando adesso?” mi accarezzò il
braccio
‘Cavolo,
Jessi. Perché mi stai
facendo questo? Perché hai dovuto cambiarti? Vedevo
già abbastanza prima quando
eri in jeans e maglietta, ma adesso, con questi shorts addosso e con il
top
decisamente attillato…’
“Kyle!”
protestai arrossendo
‘Adoro
il tuo sorriso, adoro tutto
di te. Sei così bella, così
spensierata…vorrei tanto poterti abbracciare,
stringerti a me, potermi svegliare con te accanto ogni mattina,
e--”
I suoi pensieri
furono interrotti da me, o meglio dalle mie
labbra che si posarono sulle sue con furia. Si staccò da me
e mi guardò
incredulo prima di sorridere malizioso e prendere a baciarmi con ugual
forza.
Mi strinse a sé mentre le mie mani inevitabilmente finivano
trai suoi capelli.
Ci baciammo come se non ci fosse un domani, come se fosse giunta la
fine del
mondo e quella fosse l’ultima occasione per stare insieme. Le
sue mani si
facevano strada sotto il mio top e sentivo che mi accarezzava la pelle.
Improvvisamente però interruppe il bacio
“Cosa
c’è?” chiesi confusa
“Non
voglio che tu consideri questo momento come uno sbaglio
domani…”
Lo baciai e feci
navigare le mie mani sotto la sua maglia e
sul suo torace scolpito. Rispose al bacio senza più
calcolare alcuna cosa. Poco
dopo mi trovai sdraiata sul divano guardata da quei suoi occhi color
ghiaccio
infuocati dalla passione, ma dopo avermi slacciato gli shorts e
avermeli tolti
si fermò di nuovo
“Cosa
ora?” chiesi leggermente irritata
“Non
hai detto nulla, prima. Sarà ancora un errore, vero? Se
faremo l’amore questo non vorrà dire che torneremo
insieme, vero?” chiese
rassegnato, ma anche speranzoso
“….”
Non risposi. Perché aveva perfettamente ragione.
“Bene,
come pensavo.” si alzò dal divano, si rimise la
maglia che era stata buttata a terra in precedenza, si
infilò le scarpe,
allacciò la zip dei pantaloni “E poi comunque
tutto questo non sarebbe dovuto
accadere. C’è nostro figlio che dorme di
là…un po’ da irresponsabili.”
“Ma
l’amore è irresponsabile.” mormorai
“Ma tu
non mi ami.” constatò e a queste parole mi si
gelò il
sangue nelle vene. Cosa stava farneticando? Io lo amavo? E’
solo che…
“Bè,
io vado.” mi baciò dolcemente prima di dirigersi
alla
porta “Proviamo ad essere amici, seriamente
però.” chiuse la porta alle sue
spalle e passai una buona mezzora a fissare la porta, non curandomi del
fatto
che ero mezza nuda, in trans. Cos’era successo? Kyle mi aveva
rifiutato?..O mio
Dio!
Kyle’s POV
Guardai
l’ora. Erano le undici e mezza ed era tutto il
giorno che ero fuori. Sbadigliai esausto. Era stata una giornata piena
di eventi
e sicuramente pesante. Chiusi l’auto che avevo parcheggiato
davanti casa prima
di andare alla porta d’ingresso, infilare la chiave nella
toppa ed
entrare in casa.
“Kyle,
sei tu?” chiese Nicole raggiungendomi all’ingresso
“Sì.”
buttai le chiavi sul tavolino all’ingresso
“Cos’hai
fatto oggi?” chiese curiosa
“Ho
visto Jessi e Adam.” dissi atono
“Davvero?
E com’è andata? Gli avete detto che tu
sei—“
“No.
Faremo le cose con calma.” sospirai prima di mettermi
le mani trai capelli
“Cos’è
successo?” era preoccupata, come al solito.
Silenzio
“Dai,
vieni che ti faccio una tazza di tè.” la seguii in
cucina
e mi sedetti davanti a lei
“E’
andata bene, tutto sommato.” dissi guardandola “E
sono
simpatico ad Adam…”
“Ma?”
“Ma
sono confuso…cioè è Jessi che..la
scorsa settimana dopo
che—“ mi fermai. Mica potevo dirgli che io e Jessi
avevamo fatto l’amore..era pur
sempre mia madre e stavamo navigando in acque a dir poco imbarazzanti
“…dopo
che ci siamo baciati, non voleva stare con me. Allora io comincio ad
accettare
la cosa dell’amicizia e lei cosa fa? Mi bacia.”
Mi porse la
tazza di tè “Credo che lei sia confusa quanto
te. Prova ancora qualcosa per te, ma non vuole
‘scottarsi’ ancora” mi sorrise
“Vedrai che si risolverà tutto per il
meglio.”
Presi un sorso
della bevanda bollente “Lo spero.”
“Non
mi avete mai voluto dire perché vi siete
lasciati….”
“Ed
è meglio così, credimi. Non saresti per niente
fiera di
me se sapessi cosa ho combinato.”
“Prometto
che non ti giudicherò”
Risi sarcastico
“Se guarderai la
cosa come psicologa forse, ma sei mia madre e ti verrà
sicuramente voglia di
sgridarmi, ma mi dispiace, mi rimprovero da solo ogni giorno
perciò non ho
bisogno della predica.” presi la tazza in mano e mi alzai dal
tavolo “Però
magari un giorno te lo racconterò.” le sorrisi
“Notte.” le diedi un bacio sulla
guancia prima di andare nella mia stanza. Domani mi aspettava un turno
massacrante all’ospedale
“Salve,
dottor Trager.” disse ammicando Camilla,
l’infermiera in guardiola
“Ciao,
Camilla.” le rivolsi un sorriso
“Oh,
la prego, mi chiami Camie.” perché tutte le volte
che
parlava con me tentava di farsi notare? O erano le mani nei capelli, o
il petto
all’infuori. Non la sopportava a volte, nonostante dovessi
riconoscere fosse
brava nel suo lavoro
“D’accordo…Camie.”
andai nello stanzino del personale e mi
cambiai, cercando di non prestare attenzione ai discorsi dei miei
colleghi
“Ciao,
Kyle.” mi salutò Matt
“Ciao.”
ricambiai
“Cos’hai
fatto ieri?” chiese curioso
“Ehm…non
ricordo con esattezza.”
“Ma
mica dovevi incontrare quella gnocca di cui hai la
foto--”
“Ne
possiamo parlare dopo?” lo interruppi già un
po’ irritato.
Mi dovevo ricordare assolutamente di non confidargli più
niente. Aveva la bocca
troppo larga
“Certo,
amico.” gli suonò il cerca persone e per fortuna
se
ne andò.
Tutti i miei
colleghi erano più grandi di me ma la maggior
parte di loro non sapeva cosa significasse la parola
maturità. Sbuffai prima di
finire finalmente di cambiarmi, infilare la mia roba nel mio armadietto
e
chiuderlo. Mi mancavano esattamente 47 ore 55 minuti e 34 secondi prima
che
finisse il mio turno. E non vedevo l’ora di quel momento
perché avrei chiamato
Jessi e avrei passato del tempo con Adam. Ma per il momento mi toccava
lavorare. Non è che odiavo il mio lavoro, anzi fare il
chirurgo generale mi
appagava, mi rendeva felice, ma il pensiero di non poterli vedere se
non dopo 2
giorni mi rattristava un po’.
Mi ritenevo
fortunato. A ventidue anni ero già un interno e
non uno specializzando al Northwest Hospital & Medical Center
di Seattle,
dopo aver conseguito la laurea in 2 anni, avevo iniziato subito a
lavorare e in
un anno da specializzando ero diventato uno dei chirurghi
più importanti del
mio ospedale. Si vociferava che presto sarei diventato responsabile di
un
gruppo di specializzandi e sinceramente quest’affermazione mi
lusingava molto.
L’unica cosa che mi mancava era l’amore, ma su
quello avevo una mezza ideuccia
per far sì che Jessi ritornasse con me.
Il mio cerca
persone suonò e mi diressi immediatamente in
reparto dove la dottoressa Stewart mi affidò uno
specializzando
“Kyle,
questo è Jason, sarà la tua ombra oggi, e Jason
questo è il dottor Trager. Io vi lascio.” e se ne
andò incutendo terrore tra le
infermiere
Mi diressi verso
la guardiala e mi feci passare delle
cartelle cliniche
“Dottor
Trager…” chiese Jason come intimorito
“Oh,
chiamami Kyle.” gli sorrisi ritornando alla mia
cartella clinica
“D’accordo,
Kyle…”
Mi voltai e lo
guardai “Devi chiedermi qualcosa?”
“No,
nulla.”
“Bene.”
mi voltai verso un’infermiera “Prelievo del sangue
al
paziente della stanza 356”
“Sì,
dottore.” andò verso la stanza
“Jason,
voglio una tac di questo paziente entro 33
minuti e 59 secondi.”
“Sì,
signore.” e si mise a correre al seguito
dell’infermiera
“L’hai
già fatto scappare, dottor Trager ?” chiese
ridendo
Sophie “Sei un record.”
Le scompigliai i
capelli in risposta
“Tu
vuoi farmi perdere credibilità, Kyle.” mise il
broncio.
Sophie e Michael erano gli unici amici veri che avevo in questo
ospedale.
Sapevano tutto di me…bè non sapevano proprio tuta
la mia storia ma gli avevo parlato di Jessi e di Adam
“Dai
Sophie, non te la prendere…” le baciai la guancia
e
sorrisi
“Sì,
bravo, bravo, ridi.” fece una faccia esasperata prima
di ridacchiare “Com’è andata
ieri?”
“Bene,
credo” evitai il suo sguardo
“Kyle,
fai proprio schifo a mentire.” scosse la testa
“Ho
passato una giornata piacevole con Jessi e Adam e poi
quando Adam è andato a letto---“
“No!
Non dirmi che ti sei fatto fregare così” mi
guardò
speranzosa
“No.
Non è accaduto nulla.” sospirai
“Meno
male. Dai racconta.”
“Abbiamo
bevuto un bicchiere di vino, forse più di uno,
però
è stata lei!”
Mi
guardò confusa “A far cosa?”
“A
buttarmi giù dalla finestra e a farmi il solletico. Ma a
baciarmi, scema!”
“Non
c’è bisogno di prendersela, deficiente.”
La ignorai
“E comunque stavamo quasi per fare… tu sai
cosa—“
“Sesso,
Kyle, sesso. Chiama le cose con il loro nome.”
Roteai gli occhi
“ Stavamo per fare sesso,
quando mi sono fermato e le ho chiesto se sarebbe
significato qualcosa se avessimo
proseguito .”
“E
lei?” chiese sempre più curiosa
“E lei
non ha risposto. Quindi ho preso e me ne sono andato.”
finii la mia storia
“Oddio…”
mi guardò come se fossi stupido “Ma sei
scemo?”
Esaminai
un’altra cartella “Perché?”
“Per
essere così intelligente sei proprio
stupido…”
“Perché,
scusa?” corrucciai la fronte confuso
“Kyle,
sei proprio un inesperto.”
“Guarda
che io non voglio solamente un rapporto fisico con
lei. Voglio che sia mia.”
“Ma
potevate cominciare con una storia di tipo fisico per
poi esplorare di nuovo l’amore. Avreste potuto divertirvi nel
frattempo e dopo
vi sareste confessati i vostri sentimenti e sareste vissuti per sempre
felici e contenti
con Adam e i figli seguenti. Sei proprio un dilettante.”
andò all’ascensore e
la seguii. Salimmo sull’ascensore
Ignorai quel
commento “Quindi cosa dovrei fare?”
Stette in
silenzio quando le porte dell’ascensore si
aprirono ed entrò il dottor Barnes, direttore
ospedaliero.“Ormai è troppo
tardi.” disse teatralmente “A meno
che…Trova una babysitter per Adam, invita
Jessi a cena dicendo che dovete parlare di Adam, bla bla, e poi
riportala a
casa tua o falle visitare il tuo attico inutilizzato. Una volta
arrivati a una
di queste due destinazioni potrete lasciarvi andare alla passione,
desiderarvi,
appagarvi per quanto vorrete. Poi finito di fare tutte le vostre cose
sconce le
farai credere che per te quello che c’è stato un
attimo prima non conta nulla e
poi le proponi una rapporto unicamente basato su tanto puro e sano
sesso.”
disse a bassa voce
“Ma
sei pazza?” mormorai esterrefatto
“Lo
prenderò per un complimento. Comunque fidati. Tanto lei
ti ama”
“Tu
sei fuori di testa.” commentai
“Mi
prometti una cosa?”
“Cosa?”
chiesi con il broncio
“Se
avrete una femmina la chiamate come me?” ridacchiò
Il dottor Barnes
si voltò e ci guardò male
“Dottoressa
Brandon, in merito a quella cartella che mi
aveva fatto leggere precedentemente forse so cos’ha il suo
paziente---“
Barnes si
girò “Non attacca, dottor Trager.” mi
guardò serio
“Posso darle un consiglio?” chiese ancora
più serio
“Sì,
certo.” lo guardai un po’ intimidito
“Ascolti
la dottoressa Trager, i suoi consigli potranno
esserle utili.”
Diventai
più rosso di un pomodoro e Barnes
e Sophie cominciarono a ridacchiare, mentre
io volevo solo che la terra m’inghottisse
33 ore dopo ero
nella saletta dei medici che tentavo di
riposarmi un po’. Dall’inizio del turno avevo fatto
solamente 3 pause e non ce
la facevo più Dopo le numerose operazioni chirurgiche, le
ore in ambulatorio,
in reparto e in pronto soccorso avevo finalmente trovato il tempo per
riposarmi
e quindi per ripensare a ciò che mi aveva detto Sophie. Ora
dovevo solamente
trovare il coraggio di chiamare Jessi e chiederle di venire a cena con
me. Perché
magari Sophie aveva ragione e dovevo solamente seguire il suo consiglio.
Finito
finalmente il turno estenuante presi il cellulare
mentre m’incamminavo fuori dall’ospedale
“Ciao,
Kyle.” sentii la sua voce e subito mi sentii meglio
“Ciao,
Jessi.” sorrisi mentre aprivo la mia auto
“Nicole
mi aveva detto che eri all’ospedale…”
“Sì.”
mi misi al posto di guida
“Allora….”
“Senti,
volevo chiederti se volevi venire a cena da me.”
“Da
te?”
“Sì,
nel mio attico in centro città…”
“Ma
Adam…”
“Lori
voleva portarlo in giro.” dissi in fretta
“Davvero?”
“Eh
già.”
“D’accordo.
A cena.” sapevo che stava sorridendo
“A cena.
Domani sera, manderò un taxi a prenderti alle
7.30.” e misi
giù. Cominciai a sorridere come un idiota prima di
ringraziare mentalmente
Sophie un milione di volte. Prima
di partire
mandai un messaggio a Lori per chiederle se poteva curare Adam per la
sera successiva.