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Autore: kannuki    04/09/2005    5 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Brutto omicidio”

“Brutto omicidio”

“Già”

 

Mira scatta le foto con destrezza e precisione, rispondendo a monosillabi ai commenti dei colleghi poliziotti. Scatta senza seguire uno schema particolare ma solo il suo istinto. Qualcosa le dice che quella panoramica renderà al meglio lo squarcio dietro il collo del morto.

Che umorismo mortale, ridacchia dentro di se pensando al cibo che sta andando a male nel frigorifero e che deve buttare al più presto.

Almeno prima che prenda vita e mi strangoli nel sonno!

Devono girare il morto e non tocca a lei farlo. Raramente tocca un cadavere. Le basta osservarlo dietro il freddo occhio della digitale.

Lo dice ad un agente che fa un cenno ai paramedici: lo gettando sulla schiena con poca grazia.

Sicuramente non se ne lamenterà, pensa riprendendo il suo lavoro, improvvisamente distratta da uno sguardo insistente.

Si volta di scatto e pigia il tasto della Reflex, abbagliandolo.

L’ispettore Bronx sbatte gli occhi, portandosi una mano alle palpebre e per qualche istante Mira è libera di osservarlo senza impedimenti.

Fascinoso, disarmante… e deve essere tenero da morire, decide tornando subito al lavoro. Non vuole altre distrazioni. Basta quella presenza invadente a monopolizzare la sua attenzione. Gli lancia un’altra occhiata e lo vede camminare lentamente verso la macchina.

Ecco…appunto.

Sospira e riprende il lavoro, togliendo dal marsupio i rullini consumati e sostituendone con altri nuovi. Sette giorni d’attesa per cinque secondi di niente…però adesso aveva una sua foto.

Peccato se ne stia andando…

 

“Quanto dovremo aspettare per averle?”

Mira trattiene a stento un sorriso. È tornato indietro. “Saranno pronte fra due giorni” risponde seria: non le sembra il tipo che da molta confidenza e sicuramente non è l’anima della festa. Il suo animo scherzoso e burlone può riposare, per quella sera: preferisce apparire professionale e responsabile agli occhi dell’ispettore.

 

Il suo annuncio laconico ha sortito l’effetto opposto. Bronx pensa d’averla infastidita e si ritrae, facendo marcia indietro.

La domanda gli muore in gola e preferisce annuire perché non si fida della propria voce.

“Ha finito?”

 

“Quasi” risponde con un attimo d’incertezza “le dispiace spostarsi un po’?”

 

Bronx annuisce nuovamente e fa qualche passo indietro, le mani infilate nelle tasche, dondolando un po’ sui talloni.

 

“Grazie”

Era abbastanza seria e professionale? Doveva calcare di più la mano o parlare in termine tecnico? E se avesse commesso qualche errore rischiando di vedere il suo lavoro sfumato? Poteva saperne più di lei…

Decise di lasciare perdere e serrò le labbra affranta.

Si piega sul cadavere un po’ troppo. Ne può sentire l’odore di sangue rappreso e liquidi corporei che sono fuori usciti al momento della morte; sta per scattare quando un guizzo muscolare post mortem la fa trasalire e urlare per un breve secondo.

Fa un salto all’indietro finendo quasi a terra.

No, la macchina fotografica, pensa allungando le mani per prenderla, ignara d’averla assicurata al collo con il nastro di naylon blu. È un gesto talmente automatico che ormai non lo ricorda più.

 

Resta disorientata quando sente le dita che fino ad un secondo prima hanno annaspato nel vuoto, venire circondate da due mani tiepide a dispetto del freddo che le sta congelando i piedi e il naso.

 

“Un semplice scatto muscolare. Non c’è nulla di cui aver paura”

 

Mura annuisce, guarda Harvey per qualche istante e la Reflex sorretta dalle loro mani. “Lo so. Grazie dell’aiuto. Se si rompe sono dolori.” Annuncia con voce distorta dallo spavento.

Non è la prima volta che succede una cosa del genere durante un turno, ma chissà perchè si è messa paura.

Forse perché non era concentrata sul proprio lavoro. Forse era troppo distratta a cercare di non civettare con quel tipo affascinante e serioso.

 

Bronx la vede sbattere gli occhi più volte, come se dovesse ricacciare qualche lacrima in fondo alle orbite e abbozza un sorriso incoraggiante. “Non le verrà detratta dallo stipendio se si rompe in servizio”

Mira lo guarda come se fosse impazzito “non è per quello!” sbotta strappandogli la macchina fotografica di mano e controllandola, sebbene non le sia successo nulla “ci sono affezionata…” borbotta a voce bassa rendendosi conto di aver fatto la parte della bambina capricciosa.

E gli ho anche risposto male…porca miseria!

 

Harvey lascia ricadere le mani infilandole dopo un secondo nel cappotto pesante. Avrebbe dovuto capirlo dal modo che ha di curare le sue cose…avrebbe dovuto…

 

“Capo! Qua ce n’è un altro!”

 

Gira su se stesso sbuffando esausto. Mira lo segue a qualche passo di distanza, osservando come piega il collo da un lato. Non ce la fa più, è stanco e ha sonno da vendere a Morfeo, pensa in un moto di tenerezza.

Un’immagine maliziosa le attraversa lo sguardo per un secondo, in tempo per vederla sparire, strappata dalla brutalità dell’omicidio che fa arretrare anche Bronx di qualche passo. Istintivamente le sbarra la strada per proteggerla dalla visione.

Adesso vomito sulla scena del crimine così la Scientifica mi metterà ai ceppi!

 

“Mi lasci passare, devo scattare le foto” gli ricorda con voce malferma la donna dietro di se.

 

Si sposta riluttante mentre Mira trattiene il fiato e s’impone di pensare alle ferie che farà ad agosto con le amiche, in qualche gloriosa e caciarona località marittima circondata da bei ragazzi in costume da bagno, coccolata e vezzeggiata tutto il giorno.

 

Si affretta a finire e si allontana di corsa respirando a bocca aperta l’aria fredda. Come si può? Dio, ma come si può ridurre una persona in quel modo?!

 

I capelli che ha legato le tirano inspiegabilmente la pelle delle tempie, facendola innervosire. Li scioglie lasciandoli ricadere sulle spalle e lungo la schiena, chiedendosi come mai tengano così caldo.

Miracolo della cheratina? Si domanda abbozzando un sorriso stupido e sbilenco che si esaurisce presto. Due figuracce in un giorno.

 

Bronx si allontana appena può. Fortuna che aveva mangiato leggero o a quest’ora starebbero guardando da vicino i resti della sua cena.

Alza lo sguardo lucido sulla donna in fondo alla strada che si sta stringendo le braccia contro il petto e resta quasi a bocca aperta.

L’aveva vista solo un giorno, così…

Quel modo che ha di dondolare è sintomo di pianto imminente. Si sposta i capelli istericamente dal volto e trae un fazzoletto dalla tasca, soffiandosi il naso e passandolo sotto gli occhi azzurri, evitando che il mascara coli inesorabile sulle occhiaie coperte dal correttore.

Quando lo vede, Mira si blocca con un dito sotto l’occhio destro. Perché la guarda in quel modo?  Non hai mai visto una donna piangere?! Si chiede arrabbiata inaridendo gli occhi con il solo pensiero.

Harvey ripensa ad una frase che aveva letto tempo fa su una delle tante riviste maschili che giravano fra gli agenti in servizio notturno. È stato una matricola anche lui e i tempi non sono cambiati.

Neanche gli uomini.

 

Incredibile ma vero, le donne sono più disponibili dopo la mezzanotte. Si sentono più fragili e insicure.  

 

Senza volerlo, quasi costretto da quel pensiero estraneo al luogo e alla situazione, sbircia l’orologio e constata che è appena passata la mezzanotte.

Ma quella non è una donna con cui è appena uscito: è una fotografa che ha appena immortalato un cadavere in tutta la sua sconvolgente veridicità;

Vorrebbe consolarla ma non sa cosa dire senza apparire troppo invadente. Neanche la conosce.

Mira gli passa accanto col suo carico di rullini, il marsupio vuoto e le macchine ancora appese al collo.

“Come stabilito le porterò le foto del primo cadavere fra due giorni….e le prossime…”

La voce perde di fermezza e per un lungo istante Harvey pende dalle sue labbra “altri due giorni” sussurra puntando lo sguardo sul lampione arancione. Perché deve guardarla in quel modo?

 

Bronx si sposta di lato per farla passare e Mira respira nuovamente.

 

Per un breve secondo.

 

“Molto carina…” balbetta a bassa voce senza guardarla.

 

Mira avvampa, arrestandosi bruscamente e girando appena la testa verso di lui che guarda fisso davanti a se e sembra imbarazzato.

“Grazie” sussurra riprendendo a camminare, il passo più lungo e veloce. Non era andata così male, poi!

 

**** 

 

Ha voltato la faccia da tutti i lati, stupendosi che non si sia sgretolata sotto le dita, mentre si lavava il viso.

Sono invecchiato di dieci anni, pensa asciugandosi su un telo leggero di spugna bianca e rendendosi conto che fa ancora più schifo di prima.

Quando era entrato in carcere era un grasso figlio di puttana psicopatico con l’alito pesante. Adesso era un magro figlio di puttana psicopatico con l’alito pesante.

“Adesso sì che saresti da sbattere in galera” bisbiglia con voce roca alla propria immagine.

Ha le corde vocali in fiamme, tonsillite in arrivo.

Marv è di salute precaria.

Afferra i vestiti dal pavimento, congratulandosi per aver rispettato un’altra volta la tabella di marcia.

Si era fatto una doccia vera, un paio di cheeseburger gigante - tre per la precisione - e una femmina che parlava un sacco ma a letto era una vera bomba.

Sgusciò via piano, per non svegliarla. Il conto l’avrebbero presentato a lei! Ridacchiò pensandoci e scese le scale antincendio senza fare il minimo rumore.

Gli affari premevano e Marv era in ritardo di due minuti.

 

Cammina quasi saltellando, il corpo spinto in avanti, le mani in tasca per ripararle dal freddo visto che non ha i guanti. Non ha nulla, solo quei vestiti addosso: troppo leggeri per la stagione perché quando l’avevano messo in carcere era maggio e c’era un sole non indifferente.

 

“Sei in ritardo di cinque minuti”

 

Marvin guarda la donna davanti a se, restando quasi a bocca aperta. Quella era una femmina di lusso, non la sciattona che aveva rimorchiato in strada poche ore prima!

“Mi scusi, signora” borbotta guardandosi la punta delle scarpe e le sue a pochi passi di distanza. Ha imparato a dire ‘sissignore e nossignore’ in carcere.

Ha imparato anche a sopravvivere, che non è cosa da poco.  

 

La donna lo fissa da tutte le angolazioni. A tirarlo a lucido qualcosa di decente poteva venire fuori.

Ma lei non era interessata all’uomo, bensì al guadagno che avrebbe potuto ricavare dal suo sfruttamento. 

Sorride annuendo “sei molto educato. Non me l’aspettavo” ribatte facendogli cenno di seguirla.

È da sola? Una bellezza del genere in un posto come questo? Si domanda mentre la sua mente lavora perversamente.

“Questo è il carico. In quel pacco troverai un po’ di vestiti. Non puoi andare in giro conciato in quel modo. Afferma guardandolo con una smorfia mentre Marvin fissa i suoi occhi scuri e la bocca semi imbronciata “il taxi lo troverai nel parcheggio dell’aeroporto. È facile da vedere. E’ verde.”

E come ci arrivo fin laggiù?” domanda con aria seccata. Verde? Quando mai si è visto un taxi verde?

“Non sono affari miei” ribatte velocemente allungando la mano stretta attorno ad un foglio dattiloscritto “La tua destinazione, la cartina stradale. Consegna entro tre giorni, massimo quattro. Continua laconica passandogli accanto “noi non ci conosciamo. Se ti arrestano sono problemi tuoi. Se sveli qualche nome o qualche indirizzo, andiamo a casa tua e ammazziamo i tuoi in qualche maniera orribile.

Marv non dice nulla mentre la donna se ne va a passo tranquillo. La segue finchè non la vede salire su una macchina parcheggiata poco lontano. Un’anonima Peugeut come ce ne sono tante in città.

Inutile imparare la targa a memoria, sarà sicuramente rubata.

Quella minaccia d’ammazzare i suoi non gli va molto a genio. La puttana la pagherà molto presto, pensa stringendo il foglio fra le dita, tanto non è lei a capo dell’organizzazione, è solo un manichino.

D’un tratto un pensiero assurdo si fa strada far i propositi di vedetta.

E la licenza? La patente?

Impreca contro la donna e batte un piede a terra.

Al diavolo, doveva procurarseli da solo!

 

 

  
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