Are You Happy Now?
Un
piccolo prequel dell’altra mia one-shot, We Are. Non è necessario averla letta
per capire questa, infatti è come un prologo.
Ron/Hermione,
Hermione/Draco.
*
“Now, don’t just walk away
Pretending
everything’s ok
And you
don’t care about me
And I know there’s just no use
When all your lies become your truths
and I don’t care”
Il
castello stava andando a fuoco e ci dirigevamo verso i passaggi segreti,
seguendo Harry che ci guidava con la fedele mappa del Malandrino. Controllavo
che ci fossero tutti, così da poterci muovere in blocco senza dimenticare
nessuno. Solo in quel momento realizzai che mancava la persona più importante,
almeno per me. Hermione.
“Ron,
sbrigati! Non abbiamo più molto tempo, i mangiamorte hanno attaccato la torre di
Tassorosso!”
mi
gridò Harry, dall’uscita della sala comune. Mi voltai freneticamente da lui
alle scale dei dormitori, dalle quali scendevano due ragazzine ritardatarie,
del secondo anno. Ne afferrai una per il braccio, in modo più violento di
quanto non volessi.
“Amanda!
C’è ancora Hermione lassù?”
La
ragazza mi guardò impietrita, ma dopo qualche secondo fece cenno di diniego.
“Harry!
Non trovo Hermione!”
Il
mio amico diede una veloce occhiata alla mappa e mi rispose che era nella sua
stanza.
“Vado
a prenderla!”
“Ron,
non c’è più tempo dobbiamo andare o ci prenderanno tutti!”
“Tu
va avanti, ti raggiungeremo presto!”
“Ok”
Così
detto sparì dalla mia vista con metà casata alle sue spalle.
Una
volta giunto davanti alle scale mi piegai e spinsi velocemente un pulsante
sotto il tappeto, un comando per bloccare le scale, che i prefetti e i
capiscuola usavano solo nei momenti d’emergenza. Questo lo era, decisamente.
Salii quegli scalini come se avessi il diavolo alle calcagna e spalancai la
porta della stanza di Hermione.
La
trovai intenta a riempire un piccolo zaino, con qualche vestito e del cibo,
probabilmente preso in precedenza dalle cucine.
“Che
diavolo stai facendo?! Dobbiamo andare, Silente ci aspetta per la
controffensiva!”
Lei
rimase zitta, ma non si fermò neppure un attimo. Mi preoccupai maggiormente
quando tirò fuori dall’armadio la sua scopa, che si era comprata da qualche
mese. Lei non aveva mai amato volare, figurarsi che appena i corsi di volo
avevano smesso di esserle obbligatori, ha buttato via il libro di teoria.
Hermione. aveva. buttato. via. il. libro. Ma
vi rendete conto? Quando qualche mese fa si era comprata una Scopalinda
Harry ed io eravamo rimasti letteralmente di sasso, in ogni caso non ci ha mai
detto perché l’avesse acquistata. Si caricò lo zainetto sulle spalle e inforcò
la scopa, senza voltarsi indietro. Stava per partire quando la afferrai da
dietro.
“Tu
sei sconvolta, cosa diamine stai cercando di fare?”
“Lasciami,
Ronald. Me ne vado” era il tono di voce più freddo che le avessi mai sentito
usare. Perfino più freddo di potevamo
morire, oppure essere sospesi!
“Tu
non puoi andartene!”
“è
tutto ok”
“Tu
non te ne puoi andare, fingendo che sia tutto ok!” sbarrai gli occhi,
sbraitandole contro, come se quello che lei aveva detto non avesse alcun senso.
“Non
me ne frega più nulla di quello che sta per accadere, ora lasciami, è già
tardi”
“E
non te ne importa di me…?”
“No,
nulla Ron. Quando ti accorgerai che tutte le mie bugie sono diventate la mia
realtà? Non me importa”
“Tu…
tu non puoi… non quello che penso”
“Ed
è esattamente come pensi Ron, forse per una volta nella tua vita sei arrivato
alla soluzione senza che ti ci volesse una botta in testa”
“Tu
e Malfoy… non potete fare sul serio!”
“Could you look me in the eye
And tell me that you’re happy now?
Would you tell it to my face or have I been erased,
Are you happy now?
Are
you happy now?”
“Credevo
che in questi mesi, tu gli fossi diventata amica o qualcosa del genere. Tu… tu
ti sei innamorata di lui!”
“Cosa
te ne frega! Lasciami!”
“Moriranno
in molti là fuori, sono le persone che ti hanno amata, Hermione! Persone con
cui hai vissuto per anni e ora ti frega solo di pararti il culo con il tuo
amichetto?”
Nessuna
risposta, ma i rumori della battaglia là fuori già infuriano ed entrano dalla
finestra come un tifone.
“Potresti
guardarmi negli occhi e dirmi che sei felice adesso?”
Hermione
si volta verso di me, fissandomi così duramente che quasi mi sento io quello
che sta abbandonando i suoi amici e la sua causa, è sempre stata maledettamente
brava a farmi sentire in colpa. Lei è ancora muta.
“me
lo diresti in faccia che mi hai cancellato?”
“Non
sei più niente per me, mi hai tradito Ron. Ti ho trovato a letto con Lavanda, nella
stanza delle necessità! Nel nostro letto!
Come puoi pretendere che tu sia ancora qualcosa per me? Vuoi che te lo dica in
faccia? Si? Ti ho cancellato e si, sono felice adesso”
“You took all there was to take,
And
left me with an empty plate
And
you don’t care about it, yeah.
And I am givin' up this game
I’m leaving you with all the blame cause I don’t care”
“Bene,
allora prendi tutto quello che c’è da prendere! E vattene! Va a forti fottere
Hermione, va a farti fottere da Malfoy!”
Non
sono mai stato bravo a chiederle scusa nel momento giusto, invece di inveire
contro di lei avrei dovuto lasciarla andare serena, se l’avessi amata davvero.
E
l’ho amata, Cristo se l’ho amata. Fin da quando era pietrificata al tempo della
camera dei segreti ed Harry non sapeva che spesso mi recavo in infermeria e
piangevo qualche lacrima silenziosa, sperando che potessero ridarle la vita,
come in una favola, dove lei era la principessa nella torre e io il cavaliere
in scintillante armatura, ma io ero solo uno straccione rosso, come Malfoy non
ha mai smesso di farmi notare e come la stessa Hermione aveva silenziosamente
insinuato nella mia testa, frequentando Viktor Krum, che sicuramente l’avrebbe
fatta vivere nel lusso dei suoi galeoni a forma di boccino. Nonostante fossi
così miserevolmente povero, neppure bello e neanche lontanamente intelligente,
lei aveva scelto di amarmi e io avevo tradito questa magnifica e rigorosa
creatura, più bella di ogni dama di tutti i quadri del castello e più acuta di
tutte le grifondoro messe insieme
Tradita
per una qualunque, in un party dopo partita di Quidditch, arrabbiato con lei
perché non aveva potuto assistervi a causa dei suoi impegni da prefetto.
“Ho
smesso di giocare a questo gioco meschino, Ron, la guerra non è cosa che mi
riguardi e ti lascio con tutta la colpa perché non me ne frega niente! Niente!”
sibilò tra i denti prima di allontanarsi verso la foresta.
La
guardai diventare un puntino all’orizzonte e all’improvviso tutto divento di
un’oscurità verde brillante, il verde brillante dell’Avada Kedavra che mi colpiva alle spalle e in un attimo mi
spegneva.
Fine.