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Autore: mamogirl    09/06/2010    2 recensioni
"This Power is greater than the forces of nature."
Brian e Nick. Frick e Frack.
Una forte amicizia che, con il trascorrere del tempo, si é trasformata in un sentimento molto differente e molto più profondo.
Ma il loro rapporto potrà durare nonostante un ritorno di un passato doloroso e gli ostacoli che si presenteranno lungo la strada?
NOTA: Non ho abbandonato questa storia. Alcuni capitoli sono in fase di revisione e di riscrittura e saranno presto online. Ringrazio tutti coloro che stanno ancora aspettando. =)
NOTA: ONLINE IL CAPITOLO 24.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Brian Littrell, Kevin Richardson, Nick Carter
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Secondo Capitolo




 


 

Finalmente aveva smesso di piovere.
Fu questa la prima cosa che il suo cervello registrò non appena si ritrovò al di fuori del locale. Attorno a lui, gruppetti e coppiette se ne stavano negli angoli a chiacchierare, flirtare e fumarsi qualche sigaretta; qualcuno, decisamente ubriaco, saltellava nelle pozzanghere ridendo come un pazzo.
Brian sorrise pensando che a lui non serviva l’alcool per comportarsi come un perfetto idiota, specialmente se c’era con lui Nick: insieme avevano  messo in atto tanti di quelli scherzi da essere annoverati in molti annali, anche se molte delle loro vittime avrebbero preferito non parteciparvi.
L’aria frizzantina della sera riportò ossigeno al suo cervello, liberandolo dalla tenue nebbia alcolica che l’aveva avvolta: grazie al cielo, sapeva quali erano i suoi limiti e non si era mai spinto al punto da essere completamente distaccato dalla realtà o a trascorrere la metà della nottata accanto al wc rimettendo l’anima.
No, per lui era solo un modo per mettere in pausa la mente, un rifugio dai problemi e dai troppi pensieri, una specie di lido paradisiaco dove niente poteva tormentarlo.
E sapeva che Aj aveva ragione, l’indomani tutto ciò da cui stava scappando sarebbe ritornato al suo posto.
“Ehi, biondino, hai da accendere?” Brian si voltò solo dopo qualche minuto, quando finalmente la sua mente registrò che la domanda era stata rivolta direttamente a lui.
Era un ragazzo, forse più giovane di lui ma non ne poteva essere certo visto che l’unica cosa che riusciva a mettere fuoco era il biondo platino dei suoi capelli. Un ridicolo scherzo del destino, visto che la fonte dei suoi problemi era esattamente un ragazzo biondo.
Un pensiero incominciò a farsi strada nella mente, forse poteva lasciarsi tutto alle spalle per una notte facendo finta che le braccia di quel ragazzo fossero in realtà quelle di Nick; lo scacciò immediatamente, scrollando la testa come se quel gesto potesse finalizzare quel pensiero. Era disperato, vero, ma non sarebbe mai arrivato ad usare un perfetto estraneo per la salvezza della sua sanità mentale.
“Mi spiace. - Rispose educatamente Brian. - Non fumo.”
“Sei qui da solo?” Il ragazzo continuò a far conversazione, uscendo un poco dall’ombra in cui se ne stava nascosto in modo da riuscire ad afferrare il suo braccio.
“I miei amici sono ancora dentro. Ed ora credo che rientrerò anch’io.” Rispose Brian, cercando di liberarsi dalla stretta sul suo polso. Ci riuscì ed iniziò ad aumentare il passo, in modo da allontanarsi il più possibile da una situazione che poteva trasformarsi solamente in un disastro completo.
“Sai, sei proprio carino. - Commentò il ragazzo, velocizzando anche lui la sua andatura e riuscendo a riafferrare il polso di Brian. - Ed è regola che il più carino di questo locale sia destinato a me.” Non fu il tono arrogante con cui pronunciò quella frase o il sorriso beffardo in cui si erano curvate le sue labbra al fine delle parole a raggelargli il sangue nelle vene, paralizzandolo nella posizione in cui si trovava. No, non era stato tutto ciò ma lo sguardo, un’espressione negli occhi colmi di cattiveria e di determinazione, che riportava a galla solamente incubi.
“Non sono il tipo che cerchi.” Brian cercò di uscire da quella situazione ma la stretta attorno al suo polso si fece più forte, facendogli capire immediatamente che non avrebbe accettato un no come risposta.   
“Quanta fretta... Perché non ce ne andiamo in qualche posto isolato, dove poterci conoscere meglio?” Aggiunse poi il ragazzo mentre, facendo leva sulla stretta, incominciava a spingerlo in un vincolo proprio dietro il locale.
“Lasciami!” Urlò Brian ma si ritrovò sbattuto contro il muro, il colpo ricevuto alla schiena gli mozzò il fiato rendendolo quasi inerme nel difendersi contro il suo aggressore. “Per favore...” cercò di dire ma le sue proteste vennero presto rese mute dalle labbra premute con forza contro le sue mentre sentiva le sue mani incominciare a slacciargli i bottoni della camicia.
Invano, con la mano non tenuta prigioniera, Brian aveva cercato di allontanare il ragazzo il più lontano possibile dal suo corpo ma era più forte di lui. I suoi tentativi, però, avevano comunque ottenuto un risultato, quello di far arrabbiare ancora di più il suo aggressore: le dita della mano che tenevano fermo il suo viso sembravano ormai quasi penetrare nella sua pelle, il suo polso era ormai sul punto di spezzarsi dalla presa con cui veniva stretto e sapeva che l’indomani lividi vari sarebbero apparsi sul suo corpo.
Le labbra del suo aggressore lasciarono momentaneamente le sue e si spostarono più in basso, verso il collo, lasciando una striscia di saliva lungo la pelle. Brian cercò di urlare ma la sua voce si bloccò a mezza gola non appena la sua mente comprese che non aveva via di scampo.
Doveva lottare, non poteva farsi aggredire in quel modo senza ribattere. Incominciò a muovere la testa in modo da allentare la presa ma ciò non fece altro che peggiorare la situazione, costringendo il suo aggressore a sbattergliela contro il muro, lasciandolo quasi mezzo stordito. Ed inerme nel reagire al proseguire delle mani dell'aggressore oltre alla camicia, giungendo ai bottoni ed alla cerniera dei suoi pantaloni.
Brian incominciò a fare l’unica cosa che potesse veramente aiutarlo, ovvero pregare mentre silenziose lacrime gli rigavano il volto, la sua mente che cercava di sfuggire dalla realtà di quel momento: non poteva succedere una seconda volta, non era più un ragazzino indifeso.
“No... ti prego... lasciami andare...” Continuava a mormorare con voce ormai roca, privo di qualsiasi energia per anche solamente alzare il tono.
Improvvisamente, sentì il peso opprimente sollevarsi dal suo corpo e si lasciò scivolare a terra, allontanandosi prima che qualcuno potesse riprenderlo. Si strinse le ginocchia al petto e vi nascose la testa, cercando di difendere se stesso dal mondo attorno. In sottofondo sentiva delle urla, una voce conosciuta che lo stava difendendo, allontanando il pericolo da lui.
“Brian??”
Come aveva fatto a conoscere il suo nomignolo? Il panico incominciò a prendere sempre di più il controllo, una voce dentro di lui continuava a ripetergli che nessuno sarebbe venuto in suo soccorso ma la mano che ora si era appoggiata sulla sua era calma in confronto alla stretta frenetica e possessiva.
“Bri, sono io. Aj.”
Al sentire pronunciare quel nome, i suoi occhi si aprirono di scatto e, nonostante la vista annebbiata dalle lacrime ed a causa del buio, riuscì a mettere a fuoco il viso dell’amico. Era lui, indubbiamente: chi altri poteva andarsene in giro con metà capelli blu elettrico e l’altra nero corvino? O chi altri indossava un paio di occhiali da sole in piena notte?
 “Alex? - Era più che un sussurro ma il breve cenno di assenso che ricevette gli fece capire che il ragazzo lo aveva sentito. - Voglio andare via.” Pronunciò poi prima che il groppo in gola gli impedisse di parlare. Non voleva crollare così, non in mezzo alla strada dove chiunque poteva vederlo.
“Sì, ora ce ne andiamo.” Lo confortò Aj, sapendo che doveva rimanere tranquillo mentre in realtà voleva solamente continuare a picchiare quel figlio di puttana. Che, da codardo e vigliacco quale era, era scappato non appena aveva voltato lo sguardo per accertarsi delle condizioni del suo amico.
Aj si sedette accanto a lui, non badando al fatto che il cemento fosse bagnato o su che cosa si stava sedendo, e, mentre stringeva il ragazzo in un abbraccio, recuperò dalla tasca il suo telefonino. Digitò velocemente il primo numero che gli venne in mente, ovvero quello di Nick e sperò che riuscisse a sentirlo in mezzo al baccano.
“Nick, recupera gli altri due e venite fuori.” Urlò non appena Nick rispose al telefono.
“Cosa?-  Il suono potente dei bassi impediva una perfetta comprensione di quello che gli stava dicendo per cui Nick si spostò verso una zona più tranquilla. - Ora ti sento. Ripeti.”
“Ho detto: recupera Howie e Kevin e venite fuori.” Ripeté Aj, l’altra mano che accarezzava lentamente la schiena di Brian in un vano tentativo di confortarlo.
“Che cosa è successo? Hai fatto a botte con qualcuno?”
“Sì ma... per proteggere Brian.”
“Oh cristo santo! Li recupero subito! Sta bene?”
“Non lo so. - Rispose onestamente. Era certo di aver scongiurato che gli facesse veramente del male ma non sapeva che cosa gli aveva fatto nei momenti precedenti al suo arrivo. - Sbrigati.” Disse poi semplicemente chiudendo la telefonata.
Dopo nemmeno due minuti dalla telefonata, sentì il rumore di passi concitati avvicinarsi sempre di più mischiati al suono di voci preoccupate.
“Non ti ha detto nient’altro?” La voce era quella di Howie.
“No.”
“Nemmeno quello che è successo?” La seconda era quella di Kevin.
“Ancora no. Ha solo detto che si trovava dietro l’angolo.” L’ultima era quella di Nick. Aj si alzò, sostenendo per buona parte il peso di Brian ed incontrò a metà strada i ragazzi.
“Alex!” esclamarono all’unisono i tre ragazzi, Nick il più veloce a raggiungerli. Ma poi si dovette fermarsi di colpo non appena i due ragazzi uscirono dal cono d’ombra.
“Oh santa madonna.” Si lasciò sfuggire quando i suoi occhi incontrarono la figura tremante di Brian e poté giurare di aver sentito il suo cuore bloccarsi per un lungo ed infinito minuto. I ciuffi scompigliati nascondevano buona parte del suo viso ma non potevano far sparire il livido che si stava formando sul suo mento. Si avvicinò lentamente, non volendo spaventare più di quanto lo fosse già. “Frick?”
Brian si ritrovò ben presto stretto in altre braccia ed il primo istinto fu quello di scappare via ma la voce che gli parlava non era quella di un estraneo. “N...Nick?” chiese con lo stesso tono di un bambino impaurito.
“Sì.” Rispose semplicemente, incerto su che cosa fare o dire.
La risposta di Brian non si fece attendere, si gettò completamente tra le sue braccia, non importandosi di come poteva essere letto quel comportamento. Nick non rispose né pronunciò alcuna parola di conforto, semplicemente strinse forte le braccia attorno alla vita del ragazzo maggiore, sperando che almeno per quel momento potesse essere abbastanza.
“Qualcuno... - Incominciò a dire Kevin, lo sguardo sempre rivolto al cugino mentre cercava di valutare le sue condizioni, ma la domanda era indirizzata ad Aj “... può spiegare che cosa è successo?”
 “Ti basta sapere che ho impedito che succedesse qualcosa di veramente spiacevole.” Rispose Aj, del tutto convinto che quel discorso lo si sarebbe potuto affrontare in seguito, quando Brian non poteva riascoltare e rivivere quello che gli era capitato.
Kevin annuì, avendo intuito quello che aveva in mente l’amico, mentre tutti insieme si dirigevano verso il luogo dove avevano lasciato parcheggiato il van. La sua mente stava viaggiando rapidamente a quello che dovevano fare, a come comportarsi, cercando di bloccare l’unico pensiero sul quale continuava a fermarsi.
“Stavolta è differente.” Continuava a ripetersi ma era una magra consolazione. Ancora una volta aveva fallito nel proteggere suo cugino e poteva solamente ringraziare Dio che qualcuno era intervenuto prima che fosse tardi.
Prima che tutto si ripetesse una seconda volta.

 

 

*******

 

 

Il ragazzo biondo era riuscito a sfuggire all’attacco di Aj, corso a salvare il suo amico, nascondendosi in un piccolo vicolo non lontano dal luogo dell’aggressione. Controllò velocemente le sue ferite, grato del fatto che nessuna sembrasse veramente grave da richiedere l’utilizzo di un dottore, il che era ovviamente fuori questione: avrebbe di sicuro fatto domande a cui le sue risposte non potevano non destare sospetto. E poi, non rientrava nel piano.
Piano che non era riuscito totalmente a portare a compimento ma sperò che il suo capo non facesse storie.
Mentre aspettava l’arrivo del suo complice, ripensò al ragazzo che aveva appena aggredito: gli dispiaceva che fossero stati interrotti sul più bello perché, doveva proprio ammetterlo, quel ragazzo era davvero un bel tipo. Quegli occhi azzurri così intensi e cristallini, il biondo quasi miele dei capelli, con quei riccioli alla base della nuca così invitanti che aveva dovuto combattere contro se stesso per non strapparne uno da tenere sempre con sé. E poi, fisicamente, non era messo male nonostante non fosse altissimo. Sì, avrebbe decisamente voluto continuare ciò che era stato interrotto.
I suoi pensieri vennero interrotti dall’arrivo, mezzo trafelato, del suo complice.
“Io sono sempre convinto che dovremmo noi spedire queste foto e prenderci il compenso.” Annunciò il tizio, mostrandogli orgoglioso la sua macchina fotografica.
“Non giochiamo con il fuoco. Sono d’accordo con te ma la persona che ci paga non è certo il tipo con cui scherzare.” Rispose il biondino, prendendo la fotocamera ed osservando estasiato le foto fatte. Si appuntò mentalmente di chiedere una copia di quelle immagini.
Dopo di che, estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo cellulare. Digitò velocemente un numero.
“Prima parte completata.” Annunciò non appena l’interlocutore rispose. Fu tutto quello che disse prima di uscire dal vicolo e dirigersi verso la macchina.
Lui aveva terminato ma era curioso ed impaziente di vedere gli sviluppi di quella storia.

 

 

******

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo sperato di riuscire a completare tutto il capitolo come lo avevo in mente ma, essendo ancora oggi arenata, ho deciso di suddividerlo in due parti. Anche perché settimana prossima non ci sarà nessun aggiornamento, tenuto conto che mi troverò in terra spagnola! 
Questa parte é stata abbastanza difficile da descrivere, specialmente la scena dell'aggressione... povero Bri, cosa gli combino! Meglio che non legga mai le mie fanfiction...
Ringrazio come sempre la mia commentatrice ufficiale, ovvero Kia85: mh, ovvio che Nick ricambia! Altrimenti questa storia diventerebbe un Arok invece che una Frick&Frack! 
Ringrazio anche tutti coloro che leggono senza lasciare un commento, anche se sarebbe molto gradito visto che i giudizi, sia positivi sia negativo, mi aiuterebbero a migliorarmi!
Prossimo aggiornamento: fra due settimane!
Cinzia

   
 
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