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Autore: mamogirl    02/06/2010    3 recensioni
"This Power is greater than the forces of nature."
Brian e Nick. Frick e Frack.
Una forte amicizia che, con il trascorrere del tempo, si é trasformata in un sentimento molto differente e molto più profondo.
Ma il loro rapporto potrà durare nonostante un ritorno di un passato doloroso e gli ostacoli che si presenteranno lungo la strada?
NOTA: Non ho abbandonato questa storia. Alcuni capitoli sono in fase di revisione e di riscrittura e saranno presto online. Ringrazio tutti coloro che stanno ancora aspettando. =)
NOTA: ONLINE IL CAPITOLO 24.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Brian Littrell, Kevin Richardson, Nick Carter
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Primo Capitolo

 

 

 

 

 

Pioveva.
Osservava distrattamente le piccole gocce d’acqua cadere dal plumbeo cielo per infrangersi contro la fredda superficie del vetro, lasciando una semplice scia mentre scivolavano poi oltre la sua vista. Un lampo illuminò per qualche secondo la stanza, riportandola poi nell’oscurità mentre il rombo del tuono gli rammentava ancora una volta quanto odiasse i temporali.
Nonostante ne fosse totalmente impaurito, fatto che faceva ridere a crepapelle i suoi amici, ne era anche altamente affascinato: osservare come qualcosa di calmo e tranquillo come la natura potesse trasformarsi in meno di cinque secondi in qualcosa di furioso sembrava avere su di lui un effetto quasi calmante.
La sua anima era inquieta, il demone di un passato che voleva cancellare dalla sua mente si era materializzato davanti ai suoi occhi e gli sorrideva beffardo, ricordandogli quanto ancora avesse potere su di lui.
Sulle sue decisioni.
Sulla sua vita.
La stretta delle mani attorno alla tazza divenne più forte, quasi come se quel semplice gesto potesse dargli la forza per scacciare via le sue nubi.
Tutti lo conoscevano come il ragazzo sempre allegro, senza alcuna preoccupazione dipinta sul volto sorridente o in grado di oscurare quella luce che rendeva ancor più azzurri i suoi occhi; lui, il clown del gruppo, con la battuta sempre pronta ed una risata che riusciva a coinvolgere anche la persona più seria.
Con gli anni aveva imparato a mascherare qualsiasi emozione che non rientrasse nell’etichetta che gli era stata affibbiata il giorno in cui erano apparsi sulle scene musicali. Ed era diventato un così gran esperto da riuscire ad ingannare anche i suoi migliori amici.
“Hey.” Una voce alle sue spalle sembrò riuscire a scacciare via quel fantasma. Voltò lo sguardo ed i suoi occhi riuscirono ad individuare la figura che si stagliava nell’ombra della stanza: i capelli color platino ritagliavano nel nero, gli occhi del suo stesso azzurro risplendevano assieme al sorriso disegnato sul volto ormai adulto.
Nick.
Il suo migliore amico.
Il suo compagno di avventure e di scherzi.
Il suo Frack.
L’uomo che amava.
L’uomo che non avrebbe mai conosciuto la profondità dei suoi sentimenti; il motivo per cui il suo cuore incominciava a battere all’impazzata non appena entrava in una stanza; la causa delle sue notti insonni, trascorse ad osservare quel ragazzo che dormiva beatamente e lottando contro se stesso per non accarezzarlo.
Quante erano state le volte in cui si era trovato sulla punta della lingua le parole “ti amo”, lì pronte ad uscire ma la paura che la loro amicizia ne potesse risultare rovinata lo aveva sempre trattenuto?
In qualche modo, sarebbe stato sempre presente nella sua vita.
Forse non come amante.
Forse non come compagno.
Ma, certamente, essere suo amico risultava essere una scelta migliore rispetto ad essere totalmente un estraneo. 
“Hey.” Rispose a bassa voce, cercando di recuperare una parvenza di controllo.
Nick aveva compreso il motivo per cui Brian si era ritirato nella sua camera e gli aveva lasciato tutto il tempo che gli necessitava: se una cosa aveva imparato non appena aveva conosciuto il ragazzo era che Brian non abbassava mai la guardia in pubblico, anche se questi era composto solamente da Nick. Mostrarsi debole, vulnerabile e fragile non rientrava nell’elenco di cose preferite da Brian.
Si avvicinò lentamente e poi si sedette accanto a lui sul divano, le ginocchia a soli pochi centimetri dai suoi piedi dato che Brian era seduto con le ginocchia strette al petto.
“Siete pronti per uscire?” Chiese Brian, prendendo nota dell’abbigliamento di Nick: jeans stretti neri, maglietta grigia attillata sotto una semplice giacca di pelle. Erano decisamente passati i tempi in cui Howie, A.J. e Kevin uscivano per conto loro lasciando il piccolo Nick nelle cure di Brian; ora era il ragazzo maggiore a rimanere confinato in una camera d’albergo completamente solo, poco avvezzo alle serate di baldorie trascorse in luoghi soffocanti e rumorosi.
“Sì, stiamo aspettando che Howie si decida a staccarsi dallo specchio. Così ho pensato di venire a recuperare il vecchietto.” spiegò Nick, l'inconfondibile sorriso da mattacchione dipinto sul volto.
“Non ci pensare.”
“Oh ma dai! Che cosa ti costa almeno per una sera uscire e divertirti?”
“Chi ti dice che io non mi diverta?” Domandò di rimando brian, il piglio accigliato.
“Oh certo. Tazza di caffè e qualche stupido telefilm in una lingua incomprensibile. Questo sì che è divertente! Quasi quasi rinuncio ad uscire e rimango qui con te.”
“Potresti scoprire un mondo totalmente nuovo. Magari così non rischi di addormentarti davanti ad un microfono.”
“Buona questa. - Commentò Nick, fingendo una fragorosa risata.  - Per favore?” Lo supplicò poi, l’espressione da piccolo cucciolo in cerca di amore . Brian sospirò, sapendo benissimo di non poter controbattere se lui utilizzava quella carta.
“Nick, ho bisogno di dormire.”
“Non è vero.”
“Da quando sai di che cosa ho bisogno?”
“Da sempre. Qualsiasi cosa ti abbia fatto scappare in camera potrà aspettare qualche ora. Hai bisogno di rilassarti e di svagarti.”
“Troppo rumore. Tornerò a casa con un’emicrania.”
“Mi prenderò cura di te.”
“Voglio proprio vedere come, normalmente ti ubriachi tanto da non riconoscere la porta del bagno dal muro.”
“E’ successo solo una volta. Quante volte la devi riportare a galla?”
“Ogni qualvolta tu ti offri di prenderti cura di qualcuno quando non sei nelle condizioni migliori per farlo.”
Nick e Brian si trovavano ormai a pochi centimetri l’uno dall’altro, Brian poteva sentire il caldo respiro del ragazzo e sapeva che le sue difese sarebbero crollate in meno di un secondo.
“Prometto di comportarmi bene.” Gli sussurrò Nick, spostando, con un leggero gesto della mano, un ciuffo di capelli dagli occhi.
“Non promettere ciò che non puoi mantenere.” Rispose Brian con voce roca.
Occhi negli occhi, azzurro che si perdeva in un’altra tonalità ancora più chiara, l’unico suono udibile era il doppio respiro dei ragazzi, persi entrambi nella ragnatela dei loro sentimenti e nel dubbio se fosse giusto avanzare di un passo la loro relazione. In entrambi, la convinzione che l’altro non avrebbe mai ricambiato quel sentimento così profondo e nello stesso tempo così pericoloso.
“Ti ho convinto, allora?” Fu Nick ad interrompere quel momento.
“Forse.” Rispose Brian, alzandosi da quella posizione così compromettente. E non fidandosi del suo auto controllo. Appoggiò la tazza sul comodino, dando le spalle all’amico e riflettendo sul da farsi.
Due erano le opzioni: trascorrere un’altra notte insonne, tormentato dal passato e dal pensiero fisso del suo migliore amico oppure uscire con lui, dimenticare i suoi problemi e forse avere una serata da ricordare nei momenti nostalgici.
“Ho il tempo di farmi una doccia?” Chiese dopo qualche secondo, voltandosi e sorridendo all’amico.
“Certo! Hai tutto il tempo che vuoi, non credo che D abbia già terminato di pettinarsi!” Esclamò estasiato Nick, saltando su in piedi ed iniziando a frugare nella valigia di Brian.
“Che cosa stai facendo, Frack?” Chiese dubbioso Brian, notando come i suoi vestiti perfettamente stirati stessero coprendo tutto il pavimento circostante.
“Ti sto cercando qualcosa di decente da indossare. Almeno per una sera puoi lasciare a casa l’immagine da bravo ragazzo.”
“Perché mi inquieta tutto ciò?”
“Senti, se A.J. avesse deciso di scegliere il tuo abbigliamento, allora sì che ti saresti dovuto spaventare! Con me... qualche dubbio okay ma con ciò che ti porti dietro non è che possa fare miracoli!”
“O disastri!” Esclamò Brian prima di chiudersi dietro le spalle la porta del bagno.

 

 

 

**************

 


“Sogno o son desto? - Esclamò Aj, abbassando le lenti degli occhiali per poter osservare meglio. - Ditemi che non è un sogno oppure un incubo. Forse è un segno dell’apocalisse, Santo Brian che decide di aggiungersi a noi per una serata di baldoria!”
“Molto divertente.” Commentò Brian, lasciando trasparire il nervosismo nel gesto ormai automatico di chiudere l’ultimo bottone della camicia. Prontamente Nick gli scacciò via la mano, dopo aver passato quasi mezz’ora a convincerlo che nessuno avrebbe fatto attenzione alla sua cicatrice.
“No, sul serio. Ti sei anche vestito tutto figo pronto per fare stragi di cuori!” Continuò imperterrito Aj, osservando l’abbigliamento di Brian: pantaloni neri, una semplice maglietta nera sotto una camicia bianca e tra le mani una giacca leggera nera.
"Te l’avevo detto che non andava, Nick, lasciami andare a cambiare...” Cercò di dire Brian, voltandosi di scatto per rifare la strada appena fatta per scendere ma Nick lo prese per un braccio e lo trascinò fuori dall’albergo.

"
Tu non ti cambi. Nel suo strano modo, Aj. voleva dire che sei...”
“Irriconoscibile!” Terminò Howie, scoppiando a ridere mentre tutti e cinque salivano sul piccolo van che gli accompagnava nei loro spostamenti cittadini.
Brian si sedette dietro insieme a Nick, lanciandogli un’occhiata tra il malefico ed il “te lo avevo detto che non era una buona idea.” Ma Nick sembrava fare orecchie da mercante, ignorando completamente ogni sua obiezione.
“Stai calmo. Andiamo a divertirci!”
“Può succedere di tutto.”
“Sei un menagramo lo sai?”
“No, sono realista.”
“Uccellaccio del malaugurio.”
“Obiettivo.”
“Porta sfortuna”
“Previdente.”
“Ammazza divertimento.”
“Quello è Kevin.”
“Hey! Lasciatemi fuori dai vostri battibecchi amorosi!” Esclamò il maggiore dei cinque sentendosi chiamato in causa dal cugino.
“Hai ragione. Scusami.” Ricominciò Nick non appena Kevin ritornò a tenere lo sguardo oltre il finestrino, sapendo benissimo che ora sarebbe incominciata la seconda parte della finta lite.
“Mi hai offeso.”
“Non volevo.”
“Come no. Il fatto che siamo cugini è solo una pura questione di sangue.”
“Lo so, lo so. Perdono?”
“Non lo so... mi hai paragonato a Kevin, è una cosa brutta detta dal proprio migliore amico.” Rispose Brian, cercando di trattenere la risata che gli stava salendo per la gola.
“La smettete di tubare?” Chiese uno spazientito Aj.
“Non stiamo tubando!” Esclamarono all’unisono i due ragazzi.
“Su bambini,  non litigate!” Intervenne Howie, il mediatore ufficiale in ogni conversazione.
La risposta di Brian e Nick non si fece aspettare molto: entrambi rivolsero al latino una pernacchia prima di scoppiare a ridere come dei matti.
Dopo qualche minuto di viaggio arrivarono finalmente al locale dove avevano deciso di trascorrere la serata.
Non era la discoteca più in voga del momento, altrimenti per loro sarebbe stato impossibile riuscire a divertirsi senza essere riconosciuti da schiere di ragazzine in preda agli ormoni. Si trovava in periferia, nella zona nord della città e per dare meno sospetti avevano deciso di viaggiare senza sicurezza, anche se per Kevin era sembrata una mossa un po’ troppo azzardata. Era vero che il tipo di club in cui si stavano dirigendo aveva poco a che fare con la loro musica, quindi sarebbero stati pressoché degli sconosciuti ma non si poteva mai sottovalutare il potere della fama: bastava che qualcuno li riconoscesse, anche per aver visto la loro foto in un poster o in un giornale, ed addio alla loro copertura.
Se già aveva la sensazione che quella non sarebbe stata la sua serata, questa venne amplificata non appena Brian mise piede all’interno del locale: la maggior parte delle persone al suo interno erano di sesso maschile, equamente divisi tra rockettari e metallari mentre le uniche ragazze presenti non erano certo del tipo che avrebbe presentato alla sua famiglia durante il Ringraziamento.

Davanti a lui, Aj sembrava non stare nella pelle mentre il suo lato ribelle veniva alla superficie, finalmente libero di comportarsi come meglio voleva senza avere il timore che potesse venir interpretato in malo modo dalle ragazzine; Howie si era subito buttato nella mischia, riuscendo ad adattare i suoi famosi movimenti di bacino al tempo martellante della musica rock di sottofondo. Nick, al suo fianco, si stava guardando in giro cercando di adocchiare la sua preda serale mentre Kevin lo stava spingendo verso l’aria lounge, alla ricerca di un divanetto dove potersi sedere e rilassarsi. Solo lui poteva riuscire a stare tranquillo in un posto del genere!

“Io vado al bar a prendere qualcosa.” Gli urlò in un orecchio nel vano tentativo di farsi sentire.
Ricevette semplicemente uno sguardo d’assenso, probabilmente Kevin aveva sentito poco o niente di quello che gli aveva gridato e, in tutta sincerità, non gli importava molto che non lo seguisse.
Arrancò tra la folla di corpi che si muovevano, ballavano oppure sembravano essere sul punto di concedere uno spettacolo privato e si sedette sulla prima sedia disponibile.
Ordinò una semplice birra e poi rimase ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio davanti a lui. La domanda su che cosa ci facesse lui in quel posto continuava a tornare a galla ma era altrettanto vero che non poteva rifiutare un’uscita con Nick. L’unico neo a quella che poteva essere una serata di divertimento era il fatto che Nick se ne stava appiccicato addosso ad una biondona, con quasi il doppio dei suoi anni e, di certo, con una professione che niente aveva a che fare con l’essere una semplice impiegata.
Lui sapeva che poteva aspirare a molto di più ed a volte avrebbe voluto prenderlo a testate per fargli entrare quell’idea in testa.
Si sentiva un totale fallimento, accettare di uscire sapendo benissimo che non sarebbe mai successo niente e che per Nick, ai suoi occhi, sarebbe stato solamente un amico. Chi poteva prendere in giro?
Nick era famoso per la sua fama da sciupa femmine, ascoltare i suoi racconti perfettamente dettagliati era un incubo per il suo cuore ma che altro poteva fare? La sua amicizia era troppo importante per poter essere distrutta in un nanosecondo da una dichiarazione che l’avrebbe esposto ai suoi demoni.
Non sapeva come avrebbe reagito, quel suo segreto avrebbe sgretolato per sempre l’immagine che Nick si era creato di lui e rimanere da solo era davvero l’unica cosa che non poteva sopportare.
Anni trascorsi nel fare sempre la cosa giusta, a seguire i valori morali di una famiglia radicata nella religione e certi tabù non potevano essere nemmeno portati alla luce, a riflettere sempre prima di agire in modo da non far pagare agli altri le conseguenze delle sue azioni.
Ogni sorso dalla bottiglia lasciava scivolare via una paura: la solitudine, la vergogna, la desolazione, l’abbandono, il desiderio, il proibito. Ma nessun liquore, alcool o qualsiasi altra cosa poteva scacciare dalla sua mente: il viso angelico di Nick.
“Hey, Rok, vacci piano con questa roba che non sei abituato.”
“Bone, per favore, non ho certo bisogno di prediche! Specialmente da te.”
“Ti lascio passare quest’ultima frase solo perché sei mezzo ubriaco.”
“Che cosa vuoi?”
“Evitare che ti ubriachi completamente.”
“Ti prego, non dire che non mi fa bene perché potrei urlare.” Commentò Brian sconsolato e con il viso a pochi centimetri dal bancone. Da quando aveva avuto un pericoloso incontro con il destino, gli altri quattro si erano improvvisamente trasformati in vigili controllori manco fosse un bambino dell’asilo incapace di prendersi cura di se stesso.
Aj si rimangiò immediatamente il discorsetto su come l’alcool, effettivamente, non fosse un ottimo medicinale ma sapeva anche che, detto da lui, poteva sembrare abbastanza da ipocriti.
“Touche. - Disse sedendosi accanto a lui. - Ma sai anche te che queste... - Aggiunse indicando le tre bottiglie vuote - ... non risolveranno i problemi. Dopo la sbronza saranno ancora lì a tormentarmi.”
“Almeno per qualche ora potrò stare tranquillo.”
“Brian, hai quattro persone che sarebbero più che felici che aiutarti. Comprendo e capisco che Kevin sia famiglia, Howie abbastanza preso dal suo nuovo business ed io abbia lasciato che i miei problemi prendessero il sopravvento, ma Nick...”
“Lasciamo perdere, okay? Non ho problemi, volevo solo divertirmi. - Brian si alzò di scatto, aspettando che il mondo attorno a lui smettesse di girare prima di lasciare una copiosa mancia per le birre bevute. - Vado a prendermi una boccata d’aria, sempre se questo è di tuo gradimento.” Aggiunse poi, lasciando il suo posto e facendosi strada verso l’uscita.
Preso com’era dal cercare di non finire addosso alle persone, non fece caso al ragazzo biondo che lo teneva d’occhio. E nemmeno al fatto che, dopo qualche secondi, lo seguì fuori dal locale.
 

********

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi di nuovo con il primo capitolo! Pensavate che vi lasciavo così, con il fiato sospeso?
Che cosa nasconde Brian? E Nick ricambierà i suoi sentimenti? E chi é il biondino che l'ha seguito? To be continued!
Ringrazio coloro che hanno usato un briciolo del loro tempo per leggere il prologo, se anche volete lasciare una recensione, io non mangio nessuno! Il cannibalismo non é nel mio carattere!
Ad una settimana, spero, con il prossimo aggiornamento!
Cinzia

   
 
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