Storie originali > Noir
Segui la storia  |       
Autore: kannuki    07/09/2005    5 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C’è un palazzo molto alto, in una città di palazzi alti

C’è un palazzo molto alto, in una città di palazzi alti.

In quel palazzo c’è un appartamento sfitto che aspetta solamente che qualcuno ne rivendichi il costoso possesso.

In realtà l’appartamento appartiene ad una persona che in questo momento sta valutando il bilancio patrimoniale dell’anno. In terra, seduto sul pavimento freddo di marmo di Carrara che gli è costato un patrimonio.

Non ha bisogno di controllare il budget, perché lo fa spesso, con un ossessione quasi maniacale.

È in attivo, molto bene. Ma potrebbe andare meglio.

Nell’appartamento c’è solo un telefono in terra, l’uomo è seduto accanto ad esso e sta sfogliando una cartellina piena di numeri telefonici.

I suoi dipendenti sanno sempre quale affare proporgli, sanno sempre cosa può stimolare la sua fantasia.

In quel momento c’è un affare che non può lasciarsi sfuggire.

Il Nero tira sempre parecchio, ne avrebbe bisogno per incrementare le entrate di quel mese.  Si sa, Novembre non è mai un mese dei migliori per fare incassi, c’è la Festa del Ringraziamento e Natale vicino…i suoi clienti hanno bisogno di festeggiare alla grande, non può deluderli.

Solleva la cornetta dopo aver trovato quello che cercava.

 

L*** M*** sgomberi specializzati

Svuotiamo soffitte, appartamenti e cantine. Prezzi modici e convenienti.

Disponibilità immediata. 

 

L’uomo stringe gli occhi sull’ultima frase: quella è la parte che gli piace di più.

 

Disponibilità immediata. 

 

Compone il numero velocemente, girando la vecchia ghiera dai numeri impolverati.

Tre squilli.

“Si?”

 

“Parlo con il signore M***?”

L’uomo sorride al nulla e batte un dito sul dossier. “Avrei uno sgombero urgente da fare, è una cantina piuttosto semplice da ripulire. Si, non penso le impiegherà più di una giornata. Massimo due. Il viaggio potrebbe essere difficoltoso, sono dall’altra parte della città. Potrebbe trovare traffico”  

 

Sta parlando in codice ma il signore M*** sa benissimo a cosa sta riferendosi.

Resta in silenzio finchè non ha finito di parlare. Detta le sue condizioni solo quando è sicuro che la persona dall’altra parte sia sufficientemente seria e determinata.

Guarda la propria agendina scritta in un linguaggio speciale che conosce solo lui continuando a prendere appunti sulla dimensione della ‘vecchia bicicletta da portare alla discarica’. Scribacchia in fretta senza farsi ripetere le cose, posando un’occhiata all’orologio. È quasi fuori tempo limite.

In quel momento il suo cliente lo saluta facendolo sorridere.

Ha letto bene il trafiletto.

Il signor M siede con le gambe incrociate sul letto della propria abitazione, la cornetta ancora incastrata fra il collo e il braccio destro. Muove la testa lasciandola cadere sul letto e continua ascrivere finchè non ha finito. 

Semplice, neanche si sarebbe sporcato le mani. Piena libertà d’azione.

Stacca il cavetto del telefono e guarda fuori della finestra un po’ impolverata.

 

Avrebbe passato un Natale niente male anche quell’anno.

 

***

 

Mira non riusciva a vederlo spesso per via del lavoro. Erano passati i famosi due giorni e con animo baldanzoso si era recata al dipartimento col suo pacchetto giallo ocra sigillato sottobraccio e un sorriso smagliante.

Bronx non c’era e le foto erano state prese in consegna dal diretto subordinato. Con poca grazia Mira gliele aveva quasi tirate in mano, guadagnandosi anche la fama di scontrosa. Non che gliene importasse molto: sospirava come un mantice su quell’unica foto che gli aveva scattato all’improvviso, un tre quarti perfetto che l’aveva fatta illanguidire nella camera oscura e dopo averla ingrandita e lavorata con Photoshop CS, l’immagine di Bronx era diventata il suo desktop preferito.

Un bel cappello e una sigaretta in bocca. Mira non sbagliava poi molto definendolo un diretto discendente di Humprey Bogart. Però più bello. Bellissimo. Irraggiungibile.

La donna scuoteva la testa e si dava della maniaca. Più la guardava e più se ne innamorava.

 

La scadenza per il cadavere numero due era ormai giunta. Mira decise che avrebbe piantonato quell’ufficio finchè non si fosse presentato il suo ispettore preferito in carne ed ossa. Solo allora avrebbe lasciato andare il prezioso pacchetto. 

Afferrò le fotografie e le mise in una busta nuova, lasciandola aperta.

Nella confusione mentale che la prendeva ogni volta che guardava quella foto, non si era accorto di aver inserito la replica più piccola fra quelle dell’omicidio.  

 

*^*^*

 

Appoggiata alla parte del corridoio incriminato, la busta stretta fra le braccia, prende un paio di sospiri prima di bussare.

Le avevano detto che era in sede e la cosa le aveva causato non poco batticuore. Avrebbe dovuto sostenerci una conversazione, non poteva ridursi a balbettare come una demente.

Calma e gesso, s’impose mettendo un piede davanti all’altro. Sollevò la mano destra e picchiò leggermente la porta con l’indice in fuori, la schiena dritta e lo stomaco annodato sotto il maglione celeste che aveva messo apposta, perché secondo Abe le metteva in rialto gli occhi e la carnagione scura. Abe sarà stato anche un idiota frignone, viziato e caotico ma ci azzeccava sempre sulle questioni di vestiario.

 

“Avanti!”

 

Mira si bloccò con la mano sulla maniglia e inghiottì, chiudendo un attimo gli occhi prima di aprire la porta. Tirò indietro una ciocca con la sinistra e rischiò di far cadere la busta a terra.

Ce la puoi fare, si disse immettendosi nell’ufficio e chiudendosi la porta col vetro smerigliato alle spalle. Poteva sentire il cuore batterle in gola mentre l’osservava. Non aveva neanche alzato lo sguardo, concentrato com’era.

In quel momento Bronx le lanciò un’occhiata quasi accusatoria e tornò subito al suo lavoro, fermandosi dopo un istante. Le fissò la vita, salì lentamente fino al seno quasi occultato dalla busta ocra e ci mise un bel po’ ad arrivare agli occhi.

La bocca posata sulla mano destra, stretta attorno ad una penna stilografica si strinse e Harvey battè le palpebre un paio di volte per metterla a fuoco.

Raddrizzò la schiena posando il braccio destro sulla scrivania e la guardò senza parlare.

 

“Le ho portato le foto del secondo omicidio” annunciò con la bocca secca, strappandosi la busta da sotto il braccio.

Mira restò immobile mentre la rovesciava sulla scrivania invasa dagli incartamenti, creando una sorta di macabro quadro iperrealista.

Cominciò ad esaminarle in silenzio, fermandosi quando vide che restava in piedi.

“C’è una sedia di fronte a lei” biascicò con la bocca impastata dalla saliva.

Mira gli tirò ungrazie’ e un bacio silenzioso e si sedette con gran piacere: cominciavano a tremarle le gambe e cadere dai tacchi alti degli stivali non sarebbe stato molto professionale. 

Si guardò in giro per distrarsi dall’osservazione prolungata a cui lo aveva sottoposto e a cui Harvey aveva cercato di non far caso nel timore di uscirsene con qualcosa di poco gentile ed educato.

 

Perché svolgeva lui quel compito? A cosa stavano lavorando? Quegli incartamenti erano vecchi di anni!

Osservò la tazza vuota di caffè, l’alone scuro che si era creato sul fondo e si disse che quella mattina non aveva fatto colazione.

La sigaretta che fumava lentamente nel portacenere era stata appena accesa. Mira se seguì il viaggio fin quasi al soffitto…se avesse aperto quella finestra alle sue spalle, non avrebbe fatto un soldo di danno!

Si rese conto che l’illuminazione in quel posto era scarsa e la scrivania e gli altri mobili mal distribuiti. Non attingeva alla luce naturale e il bagliore del neon alla lunga rischiava di rovinargli la vista.

Come se le avesse letto nel pensiero, Mira lo vide frugare nel cassetto e trarre un paio di occhiali da lettura.

Come fa a permettersi un modello del genere? Si chiese prima di restare trasognata a guardarlo. Lei adorava gli uomini con gli occhiali!

Dovette lottare per non sorridere e si morse le guance e la bocca per non farlo. Non così spudoratamente.

“Sta ridendo di me?” lo sentì borbottare alzando lo sguardo dalle foto e facendola trasalire  internamente. 

“No, no” si affrettò a dire colta in flagrante “mi scusi. Pensavo ai fatti miei” mentì volgendo lo sguardo altrove.

Prima figuraccia, avanti con la seconda! Pensò arrabbiata con se stessa.

Bronx la fissò un’altra volta e tornò a sfogliare le foto lentamente. Quando si concentrò su una in particolare, Mira lo guardò.

“Alcune sono un po’ forti” ammise piegandosi in avanti e riconoscendo in controluce la foto del suo capo che era stata abbellita con il disegnino di un capello ed una sigaretta che penzolava indolente.

Ommerda! Oddio oddio oddio! Pensò con il respiro bloccato in gola e le pupille dilatate. Come c’è finita? Come?!!

Bronx la mise da parte e non commentò. “Perfette, quelli della scientifica si faranno venire un orgasmo di gruppo” ridacchiò imbarazzato, pensando che l’ultima frase era terribilmente fuori luogo visto il suo stato d’animo e l’eccitazione che gli era corsa lungo la schiena quando aveva alzato lo sguardo e l’aveva colta con gli occhi sgranati e la bocca appena aperta per la sorpresa.

 

“E’ uno scherzo. Uno scherzo stupido. Mi scusi” la sentì balbettare in fretta e piuttosto confusa “scusi…”sussurrò guardando la foto colpevole che era rimasta sola a spadroneggiare sulla scrivania.

“So stare agli scherzi, a differenza di quello che dicono le malelingue” la informò per tranquillizzarla.

Come riuscire ad invitarla a cena o a prendere un caffè senza apparire troppo sfacciato?   

“Non so cosa dicono…io non frequento questo posto e non mi lascio influenzare dalle chiacchiere di corridoio” affermò recuperando il sangue freddo, allo stesso tempo attenta a non perdersi in quello sguardo ancora più penetrante del solito. Quell’aria riposata e rilassata che aveva la mandava ancora più nel panico. Fatti uscire una frase, una qualsiasi.

“L’illuminazione di quest’ufficio è un disastro, la disposizione dei mobili tutta sbagliata e quella finestra andrebbe aperta per far circolare l’aria.” Esordì pensando dopo un secondo che era la cosa più sbagliata da dire: se gli avesse chiesto di fare sesso sulla scrivania, forse sarebbe andata meglio!

“Prego?” esclamò senza aver ben capito.

“Certo..” Biascicò alzandosi in piedi “non ho un luxmetro con me, ma posso dirle senza ombra di dubbio che così non riceve abbastanza luce naturale.” Ripetè indicando la stanza “d’inverno va bene. È abbastanza lontano dalla finestra e non si congela la schiena, anche se quel termosifone dovrebbe stare da tutt’altra parte per non disperdere inutilmente il calore, ma d’estate è tutto un altro paio di maniche! Ci credo che è costretto a portare gli occhiali. Quella lampada andrebbe cambiata e…”

Mira tacque d’un tratto perché si accorse che la guardava dubbioso. Mi ha preso per la solita artista sciroccata!

 

“Va bene…allora faccia questi cambiamenti” le disse indicandole la stanza. “E’ tutta sua”

Mira lo fissò aprendosi in un sorriso “davvero? Non sono un architetto d’interni e questa è la stazione della polizia.

“Chi se ne frega, il capo sono io” ribattè con un sorrisetto malizioso che la fece sorridere di più “vuole una tazza di caffè?”

Magari! “Va bene, grazie” bisbigliò girando su se stessa e mettendosi una mano fra i capelli. “Torno subito, recupero due o tre cose dalla camera oscura su di sopra.”

“Il luxmetro?”

Mira rise apertamente “si, quello.”

Bronx la fissò mentre annuiva e si avvicinava alla porta con la camminata non più rigida come le altre volte. Pensò che forse era dovuta all’eccessiva tensione a cui l’aveva sottoposta con la sua analisi microscopica e si concesse un sorriso.

Al caffè c’erano arrivati.

Da qui all’invito a pranzo per ringraziarla, il passo era breve.

 

*^*^*

 

“Vede, la maggior parte dei luxmetri commerciali utilizza come sensore una cella al selenio perchè la sua risposta spettrale assomiglia molto a quella dell'occhio umano.

 

Bronx annuì continuando a fissare il minuscolo apparecchio nero che Mira teneva in mano.

 

“Le celle al selenio presentano tuttavia l'inconveniente del cosiddetto "effetto memoria”: in altre parole, il valore indicato può essere influenzato da misure precedenti. Questo modello è molto buono, è stato utilizzato un sensore al silicio immune a questo inconveniente. Affermò guardandolo con amore. “Quando spendete i soldi, lo fate proprio bene” gli disse regalandogli un altro sorriso.

Harvey la fissò con uan domanda che si arrotolava sulla lingua e che non voleva proprio uscire.

“La sto annoiando. Mi tolgo subito dai piedi, tanto qua ho finito” borbottò un po’ delusa.

“No!” esclamò in fretta facendole alzare la testa sorpresa “no, è interessante…”

 

Mira la guardò con un mezzo sorriso “sta mentendo. So riconoscere i bugiardi”

Anche io. Forse meglio di lei” le disse facendole passare in fuoco gelido nelle membra.

La donna inclinò la testa da una parte dandogli una panoramica niente male del suo collo. “Comunque, ho finito davvero”

“Mira..” Sussurrò facendola voltare “è vegetariana?”

“No”

“Carne o pesce?”

“Carne” mormorò senza capire,

“La donna della mia vita” lo sentì bisbigliare a bassa voce. Lo vide infilare le mani in tasca, raddrizzarsi dalla scrivania alla quale era appoggiato e fissarla serio. “Le perdono la foto se viene a cena con me”

No cena! Pranzo! La cena suona impegnativa, idiota!

Mira annuì contro tutte le sue previsioni, lasciandolo senza parole.

“Va bene. Allora prenoto”

L’aria scettica che aveva assunto lo mise in allarme “ma dove? A che ora? E perché?” balbettò in fretta con eccessiva enfasi.

Alle otto, alPagliaccio Allegro’. Per ringraziarla della sua disponibilità” si affrettò a risponderle.

“Mi risulta difficile cenare con qualcuno a cui do del lei” mormorò ipnotizzata dalla situazione. Non stava succedendo veramente.

“Harvey” annunciò allungando la mano e ripresentandosi nuovamente “Harvey Philiph Bronx. Ha – hai un bellissimo nome…spagnolo?”

“Di mia nonna” affermò avvicinandosi un po’ a lui e continuando a stringergli la mano.

E come fa tua nonna senza, adesso?” scherzò dandosi dell’imbecille per la battuta scarsa.

Mira lo fissò senza averlo sentito. “Mai conosciuta, è morta quand’ero piccola”

 

‘L’altezza ideale di una coppia si stima attorno agli otto centimetri di differenza’

 

“Mi dispiace”

“Non importa. Quanto sei alto?”

“1,83 centimetri”

Troppo alto…ma chi se ne frega! Al diavolo le statistiche! Pensò accorgendosi che ancora si davano la mano. Lo lasciò con delicatezza e alzò l’altra in cenno di saluto, piegando la destra per non far uscire il calore che si era insinuato sotto la pelle. “Ci vediamo stasera”

 

 

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: kannuki