Harry Potter e tutti i personaggi
della saga sono di proprietà di J.K.Rowling e
di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non
ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di
pubblicazione e copyright. Tutti i personaggi di questa storia sono
immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e
riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi assolutamente
casuale.
* * *
Premessa:
Questa storia non tiene conto di sesto e settimo libro e parte dal
presupposto che il piano di Voldemort per recuperare la profezia alla fine del
quinto libro abbia avuto successo. Di conseguenza
Harry, Ron, Hermione, Luna, Neville e Ginny sono stati catturati dai Mangiamorte all’Ufficio
Misteri nonostante l’intervento dell’Ordine della Fenice e
Voldemort ha riacquistato il suo antico potere.
Silence
-Devo essere impazzito.- mormora
Draco a bassa voce.
Osserva le pareti spoglie ed
ammuffite della cripta sotterranea in cui si è rifugiato e rimpiange
amaramente la sua camera a Malfoy Manor, rimpiange il
suo letto morbido e le coperte calde e profumate, e rimpiange anche il camino
scoppiettante, gli elfi domestici pronti a servirlo e riverirlo, i deliziosi
pasti e tutti i comfort a cui è sempre stato abituato. Qui il pavimento
è duro e freddo sotto di lui e l’umidità ha già
passato da un pezzo l’esile barriera dei suoi vestiti e gli sta
penetrando nelle ossa; è dal giorno prima che
non mangia e il misero fuocherello che può permettersi di accendere con
la bacchetta per non attirare troppo l’attenzione non è affatto
sufficiente a riscaldare l’ambiente che, per quanto angusto, è pur
sempre costituito da spessi muri di pietra vecchi di secoli.
Rimpiange tutte queste cose, ma
non riesce a rimpiangere la sua scelta.
Lui non è un mostro e non
ha la stoffa del Mangiamorte, su questo Severus ha sempre avuto ragione e Draco
si maledice per non avergli dato ascolto in passato, convinto di essere in
grado di rendere suo padre fiero di sé. Posa gli occhi sul suo avambraccio
sinistro consapevole che al di sotto della manica si trovi il Marchio Nero che
ha preso poco dopo aver conseguito i M.A.G.O. con
voti eccellenti, sa che il tatuaggio è nero come la morte e spicca sulla
sua pelle chiarissima come una stella nel cielo, ma lui non è quel
tatuaggio e, forse per la prima volta in vita sua, ha fatto da solo la sua
scelta.
Si issa meglio contro il petto il
corpo tremante che tiene fra le braccia nella speranza di infondergli un
po’ di calore e si assicura che la coperta sia ben avvolta intorno al suo
esile corpo privo di vestiti, poi abbandona la testa contro il muro alle sue
spalle e chiude gli occhi per riuscire a riposare per qualche ora.
* * *
Non sa per quanto tempo ha
dormito, si trova sotto terra e non può vedere se fuori è giorno
o notte, ma è affamato e sa che non può nascondersi lì per
sempre o entrambi moriranno di stenti.
Trascorre quasi un’intera
giornata prima che Draco possa tornare alla cripta senza essere visto da
qualcuno; per questo motivo, la prima cosa che fa al suo ritorno è
portare entrambi via da quel luogo.
* * *
Riesce a trovare un casolare
abbandonato nel nord della Scozia. Non è certo la sistemazione migliore
del mondo, ma almeno hanno un tetto sopra la testa che li ripara dalla pioggia
scrosciante e delle pareti abbastanza integre che spezzano le folate di vento
gelide. Draco pone degli incantesimi protettivi su tutto il rudere e, questa
volta, si concede un focolare più grande e caldo.
Si accuccia di fronte al ragazzo
tremante rannicchiato in un angolo della stanza e lo guarda sconsolato quando
questo si ritrae terrorizzato, -Torno presto.- gli dice sforzandosi di
riconoscere la persona che ha davanti.
È dura, davvero, ma non
rimpiange la sua scelta.
* * *
Al suo ritorno dal giro di
perlustrazione del casolare e dei suoi dintorni porta con sé del latte e
qualche provvista, dei vestiti vecchi e un po’ logori, ma caldi e adatti
a proteggersi dai rigori del clima. Trova anche qualche coperta mangiata dalle
tarme e un materasso con le molle arrugginite che spuntano dalla tela, ma lui
è un mago e ha con sé la sua bacchetta, quindi rimette tutto a
nuovo e lo trasporta nella stanza in cui ha acceso il fuoco dove riesce ad
abbozzare un rudimentale letto. Si procura anche un catino di metallo che
ingrandisce fino a farlo diventare delle dimensioni di una vasca e alcune erbe
aromatiche e curative che sminuzza e discioglie nell’acqua calda che ha
fatto comparire nella tinozza.
Draco si sente come se gli
avessero dato un pugno nello stomaco quando si rende conto della
facilità con cui riesce a sollevare il corpo ancora avvolto nella
coperta impregnata del sudiciume della cripta. Lo fa scivolare nell’acqua
lentamente, per permettergli di abituarsi allo shock termico, e quando l’altro
è completamente immerso si rimbocca le maniche e inizia a prendersi cura
di lui tentando di porre rimedio ai danni che il Signore Oscuro e i Mangiamorte
gli hanno arrecato. Il tutto cercando di ignorare la nausea che gli provoca la
vista del sangue.
Draco non è mai stato un
ragazzo in carne, ha sempre avuto un fisico snello e asciutto da cercatore, ma
il ragazzo che ha di fronte è magrissimo e oltre alla pelle stiracchiata
sullo scheletro c’è rimasto ben poco. Lo vede tremare
violentemente e piangere lacrime di dolore e di sollievo allo stesso tempo.
Chissà quand’è stata l’ultima volta che gli è
stata concessa una cosa semplice come un bagno caldo? Draco tenta qualche
incantesimo di pulizia per eliminare lo sporco incrostato sull’epidermide
e nelle ferite, ma ottiene in risposta dei lamenti di dolore e riesce per un
soffio ad evitare che all’altro venga una crisi di panico, così
molla la bacchetta e si rassegna a fare quello che può solo con
l’acqua ormai tiepida.
* * *
-Stavo pensando di tagliarti i
capelli.- annuncia Draco qualche giorno dopo poggiando fra le mani
dell’altro un paio di forbici che ha trovato in giro per il rudere.
Vede le sue dita tastare il
metallo, incerte e timorose, poi le forbici gli vengono
restituite, lentamente, accordandogli piena fiducia e lui inizia a recidere
piano quella massa di capelli scuri troppo lunghi e aggrovigliati per essere
districati da un pettine. Quando si sposta di fronte al ragazzo per accorciare
la frangia una mano lo blocca e Draco trattiene il fiato perché quello
è il primo contatto intenzionale da parte sua. Si fissano negli occhi
per minuti interi e Draco comprende il suo desiderio di tenere nascosta la
cicatrice, ma ancora non riesce a riconoscere nell’espressione implorante
e spaventata di quegli occhi verdi l’indomito ragazzo che gareggiava
contro di lui inseguendo un boccino.
* * *
Un grido squarcia la notte
silenziosa e Draco ripiomba nella realtà come se ce l’avessero
lanciato con una fionda.
Sono trascorse quasi due
settimane da quando ha portato via Harry
dall’inferno in cui era rinchiuso da più di due anni, ma lui ha
incubi atroci ogni notte e ogni notte si sveglia urlando. E ogni notte Draco lo
prende fra le braccia e lo obbliga a distendersi nuovamente sul materasso che
condividono, ricopre entrambi con le coperte e bisbiglia
nell’oscurità parole che spera riescano a tranquillizzarlo.
Harry non ha mai parlato da
quando sono insieme, ma in quei momenti muove le labbra mimando la parola Assassino e Draco non ha bisogno di
ulteriori spiegazioni perché sa esattamente cosa lo tormenta. Sente il
proprio cuore sanguinare nel vederlo ridotto in quello stato e rafforza la
presa sul suo corpo esile lasciando che l’altro si sfoghi piangendo
liberamente la propria angoscia; la verità, però, è che
purtroppo Harry ha realmente ucciso tutti i suoi amici e dovrà convivere
con questo peso per il resto dei suoi giorni.
Draco non sa cosa dire per
alleviare il suo dolore, ma ha l’impressione che Harry trovi rassicurante
il suono della sua voce, così inizia a parlargli di se stesso e a raccontagli chi è realmente, con una sincerità
che non ha mai rivolto a nessuno.
Notte dopo notte Draco mette a
nudo la propria anima e sente che Harry ascolta attentamente ogni sua parola
assorbendola dentro di sé fino a che entrambi non si riaddormentano
vinti dalla stanchezza.
Quello che Draco non sa,
però, è quanto siano preziosi in realtà per Harry quei
frammenti d’anima che lui gli dona, perché grazie ad essi il
ragazzo moro sta lentamente ricominciando a ricomporre i frammenti della sua.
* * *
-Andrà tutto bene.-
assicura Draco prendendo il viso di Harry fra le mani.
Harry non è in grado di smettere
di piangere, annientato dal terrore di uccidere anche lui. Lo guarda implorante
e non riesce ad impedire ai singhiozzi di spezzargli il respiro in gola. Draco
gli asciuga le lacrime e lo guarda negli occhi leggendo chiaramente che
preferirebbe essere ucciso, piuttosto che commettere un altro omicidio.
Draco sospira e annuisce, -Ti
fermerò se le catene non dovessero bastare. Te lo prometto.-
Solo in quel momento Harry sembra
tirare un sospiro di sollievo.
Draco chiude le catene intorno ai
polsi e alle caviglie di Harry e si assicura con un incantesimo che queste siano perfettamente fissate al muro di pietra contro cui l’altro
ragazzo è rannicchiato in attesa che sorga la luna; ha un attimo di
esitazione prima di chiudere anche quella intorno al suo collo, ma
l’espressione sul viso di Harry lo convince a compiere anche
quell’ultimo gesto.
Nessuno dei due dice una sola
parola e gli unici rumori che spezzano il silenzio della notte sono gli sbuffi
pesanti dei loro respiri, poi i temuti raggi argentei li illuminano ed Harry
inizia a ringhiare e a dibattersi contro le catene mentre il suo corpo si
trasforma.
Draco lo veglia per tutta la
notte, pronto ad eseguire la muta richiesta di Harry se le catene dovessero
cedere e, mentre osserva la furia scatenata del licantropo dalla pelliccia
scurissima di fronte a sé, non può fare a meno di pensare ad
un’altra notte in cui ha assistito a quella medesima trasformazione.
La notte che ha cambiato
completamente la sua vita.
Era accaduto tutto circa un mese
prima, verso la fine di luglio. Draco era già tornato da parecchio a
casa dal suo ultimo anno a Hogwarts e aveva anche già ricevuto la
lettera coi risultati dei suoi M.A.G.O. quando suo
padre gli aveva comunicato, pieno d’orgoglio, il desiderio del Signore
Oscuro di marchiare tutti i suoi nuovi adepti con una cerimonia che avrebbe
avuto come momento cardine la dimostrazione del suo immenso potere. Draco aveva
atteso per tutta la vita di vedere quello sguardo negli occhi di suo padre per
merito suo. Per questo, quando era giunto il momento, si era inginocchiato di
fronte al Signore Oscuro insieme a tutti i suoi ex compagni di Casa nel centro
della sala dei ricevimenti di Malfoy Manor e non
aveva emesso un fiato quando il Marchio Nero aveva bruciato la sua carne.
Al termine della cerimonia erano
stati condotti in giardino dove era stata allestita un’enorme gabbia di
ferro dentro cui erano stati rinchiusi Harry, la
Granger, i due Weasley più giovani, la Lovegood
e Paciock, tutti visibilmente deperiti e segnati a
causa del lungo periodo di prigionia e torture subite. Si tenevano tutti
stretti l’un l’altra e piangevano cercando
di farsi forza a vicenda, tutti tranne Harry che era rannicchiato in un angolo
e cercava in ogni modo di non guardare il cielo.
Draco non capiva cosa stesse
succedendo, né quale fosse lo scopo di quella dimostrazione. Era
convinto che fossero tutti morti da tempo e non aveva mai provato il ben che
minimo dispiacere a quel pensiero: semplicemente loro avevano scelto il lato
sbagliato in cui combattere questa guerra ed avevano perso contro
l’immenso potere del Signore Oscuro. Non a caso, i Malfoy e altre
famiglie di nobili Purosangue sue seguaci erano di nuovo l’élite
indiscussa di tutto il Mondo Magico, proprio come nei tempi antichi e come
avrebbe sempre dovuto essere. Il mondo di Draco era semplice e colmo di agi, e
la sua vita era già stata programmata perché fosse una
successione di successi e riconoscimenti, era destinato a sedere fra i potenti,
quindi non aveva mai sentito il bisogno di porsi delle scomode domande. Fino a
quella sera.
Aveva visto Harry tremare per lo
sforzo di opporsi alla bestia dentro di lui che scalciava per essere liberata, tenendo
ostinatamente la testa china e gli occhi chiusi per non vedere quella maledetta
sfera candida ormai alta nel cielo, ma Draco non aveva capito cosa stesse facendo il ragazzo moro fino a quando questi non
era stato obbligato con la forza a fissare la luna. Poi tutto era cominciato e
Harry aveva iniziato a straziare e divorare i corpi dei suoi amici uno ad uno,
dissetandosi, da bestia qual era, tanto delle loro grida e del loro terrore
quanto del loro sangue.
Draco era stato ad un passo dal
vomitare e solo gli anni di rigida educazione impartita dai suoi genitori gli
avevano impedito di dare uno spettacolo pietoso di sé. Si era guardato
attorno e si era reso conto di essere circondato da espressioni invasate e
sorrisi sadici, sentendosi un mostro circondato da mostri, mentre tra le file
dei Mangiamorte serpeggiava la voce che il Signore Oscuro avesse dato ordine a Grayback di mordere Harry durante il plenilunio precedente
in modo da poter offrire loro quello spettacolo per farli assistere alla
completa distruzione del Bambino Sopravvissuto quando, la mattina seguente, si
fosse ritrasformato e si fosse reso conto di ciò che aveva fatto.
Quando la luna era tramontata, la
previsione del Signore Oscuro si era avverata e Harry aveva urlato tutto il suo
dolore stringendo a sé i corpi dilaniati dei suoi amici, implorando un
perdono che non sarebbe mai giunto ed invocando un miracolo che non si sarebbe
mai avverato.
Per due giorni e due notti intere
avevano lasciato che Harry si maledicesse immerso nel sangue che lui stesso
aveva versato, poi lo avevano trascinato di nuovo nelle prigioni sotterranee di
Malfoy Manor e avevano bruciato i cadaveri.
Quella stessa notte Draco era
sceso nei sotterranei ed era fuggito insieme ad Harry.
Un raggio di sole gli illumina il
viso e Draco ritorna bruscamente al presente dove Harry è ritornato
umano, ma non è inginocchiato nel sangue che grida al cielo
l’orrore per se stesso, è solamente accasciato contro il muro
stremato dalla lotta contro le catene e lo guarda grato per avergli impedito di
uccidere ancora.
Draco si avvicina e lo libera.
Non è mai stato un tipo emotivo, ma non riesce ad impedirsi di
stringerlo fra le braccia per un breve momento e, quando sente che Harry
ricambia esausto l’abbraccio, lascia che quel momento si dilati e duri
tutto il tempo che può durare.
Quando si stendono insieme sotto
le coperte, dopo che entrambi hanno fatto un bagno caldo e Draco ha curato le
ferite provocate dalle catene, Harry si rannicchia contro di lui in silenzio,
poggia la testa sulla sua spalla e lo abbraccia facendo scivolare un braccio
sul suo torace.
Draco volta la testa e preme le
labbra sulla sua fronte, -Non sei un mostro.- sussurra stringendolo
maggiormente a sé.
Harry solleva il viso e quando i
loro sguardi si incontrano Draco vede gratitudine e qualcos’altro a cui
non riesce a dare un nome, ma che lo scuote da dentro. La mano che era
abbandonata sul suo torace risale fino alla sua
guancia, lentamente, e il pollice inizia ad accarezzargli piano lo zigomo,
facendogli chiudere gli occhi e sfuggire un sospiro. Harry allunga leggermente
il collo e poggia un bacio piccolo e leggero, quasi infantile, sulle sue labbra
rilassate, poi si allontana un poco e lo osserva in attesa di una sua reazione.
Draco riapre gli occhi e ricambia
il suo sguardo, incerto; riflette e decide che le domande introspettive non gli
interessano, così fa semplicemente ciò che si sente, inclina
appena la testa e sfiora le labbra di Harry nello stesso modo in cui l’ha
fatto lui un istante prima.
Quando Harry si risistema sulla
sua spalla, non allontana la mano dalla sua guancia e Draco è ben felice
che non l’abbia fatto; chiude gli occhi e si lascia cullare da quello
strano senso di pace che lo pervade per il semplice fatto di essere lì,
insieme, l’uno fra le braccia dell’altro.
Draco non sa cosa gli
riserverà il futuro, ma non rimpiange affatto la sua scelta. Anzi,
nonostante le difficoltà, crede che sia la migliore che abbia mai fatto.