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Autore: ubbo    20/06/2010    7 recensioni
La vita è fatta di scelte. Scelte spesso difficili. Scelte che ci contraddistinguono per le persone che siamo e che cambiano per sempre la nostra vita. Draco racconta la sua scelta e Harry non dice nemmeno una parola. Leggete la premessa. Pre-slash.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di J

Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di J.K.Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright. Tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi assolutamente casuale.

 

* * *

 

Premessa:

Questa storia non tiene conto di sesto e settimo libro e parte dal presupposto che il piano di Voldemort per recuperare la profezia alla fine del quinto libro abbia avuto successo. Di conseguenza Harry, Ron, Hermione, Luna, Neville e Ginny sono stati catturati dai Mangiamorte all’Ufficio Misteri nonostante l’intervento dell’Ordine della Fenice e Voldemort ha riacquistato il suo antico potere.

 

 

Silence

 

-Devo essere impazzito.- mormora Draco a bassa voce.

Osserva le pareti spoglie ed ammuffite della cripta sotterranea in cui si è rifugiato e rimpiange amaramente la sua camera a Malfoy Manor, rimpiange il suo letto morbido e le coperte calde e profumate, e rimpiange anche il camino scoppiettante, gli elfi domestici pronti a servirlo e riverirlo, i deliziosi pasti e tutti i comfort a cui è sempre stato abituato. Qui il pavimento è duro e freddo sotto di lui e l’umidità ha già passato da un pezzo l’esile barriera dei suoi vestiti e gli sta penetrando nelle ossa; è dal giorno prima che non mangia e il misero fuocherello che può permettersi di accendere con la bacchetta per non attirare troppo l’attenzione non è affatto sufficiente a riscaldare l’ambiente che, per quanto angusto, è pur sempre costituito da spessi muri di pietra vecchi di secoli.

Rimpiange tutte queste cose, ma non riesce a rimpiangere la sua scelta.

Lui non è un mostro e non ha la stoffa del Mangiamorte, su questo Severus ha sempre avuto ragione e Draco si maledice per non avergli dato ascolto in passato, convinto di essere in grado di rendere suo padre fiero di sé. Posa gli occhi sul suo avambraccio sinistro consapevole che al di sotto della manica si trovi il Marchio Nero che ha preso poco dopo aver conseguito i M.A.G.O. con voti eccellenti, sa che il tatuaggio è nero come la morte e spicca sulla sua pelle chiarissima come una stella nel cielo, ma lui non è quel tatuaggio e, forse per la prima volta in vita sua, ha fatto da solo la sua scelta.

Si issa meglio contro il petto il corpo tremante che tiene fra le braccia nella speranza di infondergli un po’ di calore e si assicura che la coperta sia ben avvolta intorno al suo esile corpo privo di vestiti, poi abbandona la testa contro il muro alle sue spalle e chiude gli occhi per riuscire a riposare per qualche ora.

 

* * *

 

Non sa per quanto tempo ha dormito, si trova sotto terra e non può vedere se fuori è giorno o notte, ma è affamato e sa che non può nascondersi lì per sempre o entrambi moriranno di stenti.

Trascorre quasi un’intera giornata prima che Draco possa tornare alla cripta senza essere visto da qualcuno; per questo motivo, la prima cosa che fa al suo ritorno è portare entrambi via da quel luogo.

 

* * *

 

Riesce a trovare un casolare abbandonato nel nord della Scozia. Non è certo la sistemazione migliore del mondo, ma almeno hanno un tetto sopra la testa che li ripara dalla pioggia scrosciante e delle pareti abbastanza integre che spezzano le folate di vento gelide. Draco pone degli incantesimi protettivi su tutto il rudere e, questa volta, si concede un focolare più grande e caldo.

Si accuccia di fronte al ragazzo tremante rannicchiato in un angolo della stanza e lo guarda sconsolato quando questo si ritrae terrorizzato, -Torno presto.- gli dice sforzandosi di riconoscere la persona che ha davanti.

È dura, davvero, ma non rimpiange la sua scelta.

 

* * *

 

Al suo ritorno dal giro di perlustrazione del casolare e dei suoi dintorni porta con sé del latte e qualche provvista, dei vestiti vecchi e un po’ logori, ma caldi e adatti a proteggersi dai rigori del clima. Trova anche qualche coperta mangiata dalle tarme e un materasso con le molle arrugginite che spuntano dalla tela, ma lui è un mago e ha con sé la sua bacchetta, quindi rimette tutto a nuovo e lo trasporta nella stanza in cui ha acceso il fuoco dove riesce ad abbozzare un rudimentale letto. Si procura anche un catino di metallo che ingrandisce fino a farlo diventare delle dimensioni di una vasca e alcune erbe aromatiche e curative che sminuzza e discioglie nell’acqua calda che ha fatto comparire nella tinozza.

Draco si sente come se gli avessero dato un pugno nello stomaco quando si rende conto della facilità con cui riesce a sollevare il corpo ancora avvolto nella coperta impregnata del sudiciume della cripta. Lo fa scivolare nell’acqua lentamente, per permettergli di abituarsi allo shock termico, e quando l’altro è completamente immerso si rimbocca le maniche e inizia a prendersi cura di lui tentando di porre rimedio ai danni che il Signore Oscuro e i Mangiamorte gli hanno arrecato. Il tutto cercando di ignorare la nausea che gli provoca la vista del sangue.

Draco non è mai stato un ragazzo in carne, ha sempre avuto un fisico snello e asciutto da cercatore, ma il ragazzo che ha di fronte è magrissimo e oltre alla pelle stiracchiata sullo scheletro c’è rimasto ben poco. Lo vede tremare violentemente e piangere lacrime di dolore e di sollievo allo stesso tempo. Chissà quand’è stata l’ultima volta che gli è stata concessa una cosa semplice come un bagno caldo? Draco tenta qualche incantesimo di pulizia per eliminare lo sporco incrostato sull’epidermide e nelle ferite, ma ottiene in risposta dei lamenti di dolore e riesce per un soffio ad evitare che all’altro venga una crisi di panico, così molla la bacchetta e si rassegna a fare quello che può solo con l’acqua ormai tiepida.

 

* * *

 

-Stavo pensando di tagliarti i capelli.- annuncia Draco qualche giorno dopo poggiando fra le mani dell’altro un paio di forbici che ha trovato in giro per il rudere.

Vede le sue dita tastare il metallo, incerte e timorose, poi le forbici gli vengono restituite, lentamente, accordandogli piena fiducia e lui inizia a recidere piano quella massa di capelli scuri troppo lunghi e aggrovigliati per essere districati da un pettine. Quando si sposta di fronte al ragazzo per accorciare la frangia una mano lo blocca e Draco trattiene il fiato perché quello è il primo contatto intenzionale da parte sua. Si fissano negli occhi per minuti interi e Draco comprende il suo desiderio di tenere nascosta la cicatrice, ma ancora non riesce a riconoscere nell’espressione implorante e spaventata di quegli occhi verdi l’indomito ragazzo che gareggiava contro di lui inseguendo un boccino.

 

* * *

 

Un grido squarcia la notte silenziosa e Draco ripiomba nella realtà come se ce l’avessero lanciato con una fionda.

Sono trascorse quasi due settimane da quando ha portato via Harry dall’inferno in cui era rinchiuso da più di due anni, ma lui ha incubi atroci ogni notte e ogni notte si sveglia urlando. E ogni notte Draco lo prende fra le braccia e lo obbliga a distendersi nuovamente sul materasso che condividono, ricopre entrambi con le coperte e bisbiglia nell’oscurità parole che spera riescano a tranquillizzarlo.

Harry non ha mai parlato da quando sono insieme, ma in quei momenti muove le labbra mimando la parola Assassino e Draco non ha bisogno di ulteriori spiegazioni perché sa esattamente cosa lo tormenta. Sente il proprio cuore sanguinare nel vederlo ridotto in quello stato e rafforza la presa sul suo corpo esile lasciando che l’altro si sfoghi piangendo liberamente la propria angoscia; la verità, però, è che purtroppo Harry ha realmente ucciso tutti i suoi amici e dovrà convivere con questo peso per il resto dei suoi giorni.

Draco non sa cosa dire per alleviare il suo dolore, ma ha l’impressione che Harry trovi rassicurante il suono della sua voce, così inizia a parlargli di se stesso e a raccontagli chi è realmente, con una sincerità che non ha mai rivolto a nessuno.

Notte dopo notte Draco mette a nudo la propria anima e sente che Harry ascolta attentamente ogni sua parola assorbendola dentro di sé fino a che entrambi non si riaddormentano vinti dalla stanchezza.

Quello che Draco non sa, però, è quanto siano preziosi in realtà per Harry quei frammenti d’anima che lui gli dona, perché grazie ad essi il ragazzo moro sta lentamente ricominciando a ricomporre i frammenti della sua.

 

* * *

 

-Andrà tutto bene.- assicura Draco prendendo il viso di Harry fra le mani.

Harry non è in grado di smettere di piangere, annientato dal terrore di uccidere anche lui. Lo guarda implorante e non riesce ad impedire ai singhiozzi di spezzargli il respiro in gola. Draco gli asciuga le lacrime e lo guarda negli occhi leggendo chiaramente che preferirebbe essere ucciso, piuttosto che commettere un altro omicidio.

Draco sospira e annuisce, -Ti fermerò se le catene non dovessero bastare. Te lo prometto.-

Solo in quel momento Harry sembra tirare un sospiro di sollievo.

Draco chiude le catene intorno ai polsi e alle caviglie di Harry e si assicura con un incantesimo che queste siano perfettamente fissate al muro di pietra contro cui l’altro ragazzo è rannicchiato in attesa che sorga la luna; ha un attimo di esitazione prima di chiudere anche quella intorno al suo collo, ma l’espressione sul viso di Harry lo convince a compiere anche quell’ultimo gesto.

Nessuno dei due dice una sola parola e gli unici rumori che spezzano il silenzio della notte sono gli sbuffi pesanti dei loro respiri, poi i temuti raggi argentei li illuminano ed Harry inizia a ringhiare e a dibattersi contro le catene mentre il suo corpo si trasforma.

Draco lo veglia per tutta la notte, pronto ad eseguire la muta richiesta di Harry se le catene dovessero cedere e, mentre osserva la furia scatenata del licantropo dalla pelliccia scurissima di fronte a sé, non può fare a meno di pensare ad un’altra notte in cui ha assistito a quella medesima trasformazione.

La notte che ha cambiato completamente la sua vita.

 

Era accaduto tutto circa un mese prima, verso la fine di luglio. Draco era già tornato da parecchio a casa dal suo ultimo anno a Hogwarts e aveva anche già ricevuto la lettera coi risultati dei suoi M.A.G.O. quando suo padre gli aveva comunicato, pieno d’orgoglio, il desiderio del Signore Oscuro di marchiare tutti i suoi nuovi adepti con una cerimonia che avrebbe avuto come momento cardine la dimostrazione del suo immenso potere. Draco aveva atteso per tutta la vita di vedere quello sguardo negli occhi di suo padre per merito suo. Per questo, quando era giunto il momento, si era inginocchiato di fronte al Signore Oscuro insieme a tutti i suoi ex compagni di Casa nel centro della sala dei ricevimenti di Malfoy Manor e non aveva emesso un fiato quando il Marchio Nero aveva bruciato la sua carne.

Al termine della cerimonia erano stati condotti in giardino dove era stata allestita un’enorme gabbia di ferro dentro cui erano stati rinchiusi Harry, la Granger, i due Weasley più giovani, la Lovegood e Paciock, tutti visibilmente deperiti e segnati a causa del lungo periodo di prigionia e torture subite. Si tenevano tutti stretti l’un l’altra e piangevano cercando di farsi forza a vicenda, tutti tranne Harry che era rannicchiato in un angolo e cercava in ogni modo di non guardare il cielo.

Draco non capiva cosa stesse succedendo, né quale fosse lo scopo di quella dimostrazione. Era convinto che fossero tutti morti da tempo e non aveva mai provato il ben che minimo dispiacere a quel pensiero: semplicemente loro avevano scelto il lato sbagliato in cui combattere questa guerra ed avevano perso contro l’immenso potere del Signore Oscuro. Non a caso, i Malfoy e altre famiglie di nobili Purosangue sue seguaci erano di nuovo l’élite indiscussa di tutto il Mondo Magico, proprio come nei tempi antichi e come avrebbe sempre dovuto essere. Il mondo di Draco era semplice e colmo di agi, e la sua vita era già stata programmata perché fosse una successione di successi e riconoscimenti, era destinato a sedere fra i potenti, quindi non aveva mai sentito il bisogno di porsi delle scomode domande. Fino a quella sera.

Aveva visto Harry tremare per lo sforzo di opporsi alla bestia dentro di lui che scalciava per essere liberata, tenendo ostinatamente la testa china e gli occhi chiusi per non vedere quella maledetta sfera candida ormai alta nel cielo, ma Draco non aveva capito cosa stesse facendo il ragazzo moro fino a quando questi non era stato obbligato con la forza a fissare la luna. Poi tutto era cominciato e Harry aveva iniziato a straziare e divorare i corpi dei suoi amici uno ad uno, dissetandosi, da bestia qual era, tanto delle loro grida e del loro terrore quanto del loro sangue.

Draco era stato ad un passo dal vomitare e solo gli anni di rigida educazione impartita dai suoi genitori gli avevano impedito di dare uno spettacolo pietoso di sé. Si era guardato attorno e si era reso conto di essere circondato da espressioni invasate e sorrisi sadici, sentendosi un mostro circondato da mostri, mentre tra le file dei Mangiamorte serpeggiava la voce che il Signore Oscuro avesse dato ordine a Grayback di mordere Harry durante il plenilunio precedente in modo da poter offrire loro quello spettacolo per farli assistere alla completa distruzione del Bambino Sopravvissuto quando, la mattina seguente, si fosse ritrasformato e si fosse reso conto di ciò che aveva fatto.

Quando la luna era tramontata, la previsione del Signore Oscuro si era avverata e Harry aveva urlato tutto il suo dolore stringendo a sé i corpi dilaniati dei suoi amici, implorando un perdono che non sarebbe mai giunto ed invocando un miracolo che non si sarebbe mai avverato.

Per due giorni e due notti intere avevano lasciato che Harry si maledicesse immerso nel sangue che lui stesso aveva versato, poi lo avevano trascinato di nuovo nelle prigioni sotterranee di Malfoy Manor e avevano bruciato i cadaveri.

Quella stessa notte Draco era sceso nei sotterranei ed era fuggito insieme ad Harry.

 

Un raggio di sole gli illumina il viso e Draco ritorna bruscamente al presente dove Harry è ritornato umano, ma non è inginocchiato nel sangue che grida al cielo l’orrore per se stesso, è solamente accasciato contro il muro stremato dalla lotta contro le catene e lo guarda grato per avergli impedito di uccidere ancora.

Draco si avvicina e lo libera. Non è mai stato un tipo emotivo, ma non riesce ad impedirsi di stringerlo fra le braccia per un breve momento e, quando sente che Harry ricambia esausto l’abbraccio, lascia che quel momento si dilati e duri tutto il tempo che può durare.

Quando si stendono insieme sotto le coperte, dopo che entrambi hanno fatto un bagno caldo e Draco ha curato le ferite provocate dalle catene, Harry si rannicchia contro di lui in silenzio, poggia la testa sulla sua spalla e lo abbraccia facendo scivolare un braccio sul suo torace.

Draco volta la testa e preme le labbra sulla sua fronte, -Non sei un mostro.- sussurra stringendolo maggiormente a sé.

Harry solleva il viso e quando i loro sguardi si incontrano Draco vede gratitudine e qualcos’altro a cui non riesce a dare un nome, ma che lo scuote da dentro. La mano che era abbandonata sul suo torace risale fino alla sua guancia, lentamente, e il pollice inizia ad accarezzargli piano lo zigomo, facendogli chiudere gli occhi e sfuggire un sospiro. Harry allunga leggermente il collo e poggia un bacio piccolo e leggero, quasi infantile, sulle sue labbra rilassate, poi si allontana un poco e lo osserva in attesa di una sua reazione.

Draco riapre gli occhi e ricambia il suo sguardo, incerto; riflette e decide che le domande introspettive non gli interessano, così fa semplicemente ciò che si sente, inclina appena la testa e sfiora le labbra di Harry nello stesso modo in cui l’ha fatto lui un istante prima.

Quando Harry si risistema sulla sua spalla, non allontana la mano dalla sua guancia e Draco è ben felice che non l’abbia fatto; chiude gli occhi e si lascia cullare da quello strano senso di pace che lo pervade per il semplice fatto di essere lì, insieme, l’uno fra le braccia dell’altro.

Draco non sa cosa gli riserverà il futuro, ma non rimpiange affatto la sua scelta. Anzi, nonostante le difficoltà, crede che sia la migliore che abbia mai fatto.

  
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