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Capitolo Decimo -
- Hai visto
che bel tessuto, signorina?
Nibbles tirava fuori la roba dagli imballaggi, e ad ogni
cosa interessante commentava. Eileen tirò la testa su
dal pacco in cui stava rovistando lei: una
grossa cassa di legno che ingombrava metà dell'ingresso.
- E' molto bella signor Nibbles, però …
- Attenta, bambina mia, attenta!
Eileen per poco non cadette all'indietro.
- Che hai? - Nibbles le arrivò accanto
preoccupato.
- Niente, davvero signor Nibbles, niente - sorrise Eileen
mettendosi a sedere sul coperchio di una cassa dove le aveva fatto un
po'
spazio Nibbles. In quel momento l'ingresso, dove erano stati depositati
i
bagagli non ancora disfatti del Signor Thompson tornato dall'India,
sembrava
fosse stato appena travolto da un uragano. Dalle casse aperte
fuoriusciva ogni
genere di mercanzia, suppellettili, astucci, cappelliere, opere d'arte,
tessuti
e vasellame. Nibbles glie li faceva notare ad uno ad uno, orgoglioso
del buon
gusto del padrone in fatto d'arte.
Adesso però era
preoccupato.
- Forse abbiamo esagerato col lavoro? - chiese sedendosi
accanto a lei. Eileen scosse la testa, e tentò di rialzarsi.
- Sto benissimo, davvero signor Nibbles. Solo che stanotte
…
- Stanotte?
- Stanotte non ho dormito molto bene. C'è stato il
temporale e tutto quel … trambusto deve avermi scosso un
po'. Nient'altro.
Nibbles le lanciò uno sguardo
da sotto le sopracciglia cespugliose.
- Trambusto. Ti riferisci a fulmini e tuoni.
Eileen lo guardò per un
istante.
- A fulmini, tuoni e … signor Nibbles, permettete una
domanda?
Nibbles sorrise, e l'ombra di un istante prima parve
essersi eclissata del tutto.
- Tutto quello che vuoi, mia cara.
Eileen trasse un respiro profondo.
- Signor Nibbles … il Signor Thompson suona il violino?
Non era una
domanda fatta a caso. La sera prima,
attraversando al buio il corridoio per tornare nella sua stanza, Eileen
aveva
sentito a un tratto di nuovo il suono del violino. La musica era quasi
sommersa
dagli scrosci della tempesta contro le vetrate, ma era comunque
percettibile.
Eileen, camminando avanti e con la mano appoggiata alla parete - andava
bene il
senso dell'orientamento, ma quella casa le era quasi sconosciuta - si
era
fermata un istante in ascolto. Era la stessa musica della sera prima,
lo stesso
lamento armonioso e flebile, che ora lottava contro la tempesta.
Sembrava una
voce di donna che non volesse farsi sopraffare, una voce che tenace
continuava
a penetrare a singhiozzi dalle mura, a sovrastare l'impeto del
temporale, a
pervadere ogni più piccolo angolo del corridoio, fermandosi,
ricominciando e
poi fermandosi di nuovo.
Eileen ascoltava rapita quello strano e tempestoso concerto
di fuoco e anima, di acqua, dolcezza e lamento, e quasi senza volerlo
tendeva
le orecchie per capire da dove provenisse la musica. La sera prima,
sempre a
quel piano, l'aveva sentita dal balcone che si affacciava sul giardino
dal
salotto. Adesso sembrava che fosse al piano di sopra, ancora e ancora,
ma si
muovesse, andasse avanti e indietro seguendo le onde del temporale, gli
scrosci
della pioggia i movimenti della tempesta che le respirava insieme.
Eileen mosse un passo, e poi un altro. La musica le
accendeva nel petto qualcosa di misterioso e informe, qualcosa di
inumanamente lugubre,
lamentevole, come una disperata richiesta d'aiuto. Non si accorse di
aver
superato la porta della sua stanza. Si trovò in fondo al
corridoio, ai piedi di un'ampia scalinata che
sembrava coperta di velluto come tutto il resto. La notte incombeva
dovunque, e
lei non era mai salita al piano di sopra. Ma la musica sembrava
chiamarla, la
implorava di avvicinarsi, le chiedeva un passo dopo l'altro, e un altro
ancora
di andarle incontro di …
Uno schianto al piano di sopra fece sobbalzare Eileen nella
completa oscurità. Poi un tramestio di passi concitati, una
sedia che si
spostava, una specie di grido soffocato, o almeno le parve. La musica
tacque in
quell'istante. Nel cielo era esploso un lampo schiantando di luce cieca
le
vetrate, una porta si aprì
al piano di sopra, sentì
un giro di chiave e poi dei passi che scendevano in fretta le scale.
Fece in
tempo ad addossarsi al muro che un'ombra alta scivolò accanto a
lei. Era
Thompson. Scendeva in fretta e furia le scale. Alla luce incerta delle
nubi che
si accalcavano fuori dai vetri riconobbe il suo profilo inquieto,
l'andatura, la
fretta e la collera. Vide che aveva i capelli scarmigliati, e che era
avvolto
in una lunga vestaglia da camera, scura come la notte. Eileen pregò che un altro
lampo non la
smascherasse in quel momento. Non accadde. Thompson passò come un
turbine inquieto senza
accorgersi di lei.
Scivolò lungo il
corridoio ed fu inghiottito dall'oleosa oscurità
del corridoio. Eileen ricominciò a respirare.
Per un istante le parve che Thompson si fosse fermato
davanti alla porta di camera sua. Ma fu un istante e poi sentì l'ultima
porta del
corridoio sbattere. Era quella della stanza di Thompson. Via libera pensò, e piena di
strani interrogativi
si affrettò a
riguadagnare la sua.
- Non lo so proprio se suona il violino. Ma sei sicura di
aver sentito bene? A volte, la tempesta, sai, fa brutti scherzi. Pensa
che una
volta io e un mio amico tornavamo da Sligo … sai
dov'è Sligo?
- In Irlanda?
- Esattamente, proprio in Irlanda! Vedo che siete una
ragazza colta … sono Irlandese, di origine, io, e
…
- Mi piace leggere - si schermì Eileen. In effetti quello
per la lettura era più di un semplice piacere. Era una
passione vera e propria
- soprattutto romanzi, ma amo molto anche le storie e la geografia. Ma,
a
proposito di quel violino, signor Nibbles …
Non fece in tempo a finire la frase. Dalla porta d'ingresso
entrò
come un turbine Foster, trascinandosi dietro Noah per un orecchio.
- Cos'è successo? - scattò in piedi Nibbles.
- Niente che ti riguardi. Ho beccato il signorino mentre
cercava di infestare la dispensa con le sue bestiacce!
Così
dicendo storse più forte l'orecchio a Noah, che lasciò
sfuggire un gridolino.
- Ahi! Non è vero! Stavo soltanto facendo prendere aria a
Creamy! Era stato tutta la mattina chiuso e …
- Lo sai bene - fece Foster - che la signora Nibbles lo ha proibito.
Niente bestiacce, scarafaggi o simili dentro la sua cucina!
Eileen si avvicinò per cercare di mettere pace in quella
situazione.
- Signor Foster … se permettete, io …
Ma Nibbles era già davanti al maggiordomo.
- Molla il ragazzo, Foster. Non lo vedi che gli stai
facendo male.
Non solo Foster non mollò la presa, ma torse un po' di
più l'orecchio al ragazzino.
Noah diventò
color melanzana e cominciò a
piagnucolare piano.
- Ti ho detto di mollarlo, Foster.
- E io ti dico che non sono affari tuoi, Nigel.
- Nibbles. Per te io sono il signor Nibbles, chiaro?
Foster lo guardò dall'altro in basso.
- Come desiderate, signor scimmione-Nibbles. Ma adesso
togliti di mezzo che devo portare questo sciocco ragazzino …
Ma a Nibbles, che era basso ma largo almeno quattro volte
tanto Foster, non andò
giù l'appellativo di scimmione.
- Ripeti se hai il coraggio, carogna. Ma non qui, davanti
ai ragazzini. Vieni a dirmelo fuori, da uomo a uomo … oppure
sei così vigliacco da riuscire
solo a prendertela solo con un bambini? Eh, vecchio arnese arrugginito?
Rispondi!
A quel punto Foster mollò l'orecchio di Noah. Probabilmente
se il mondo fosse stato
pieno di Noah e di insetti, in quel momento, Foster neanche se ne
sarebbe
accorto. Era troppo occupato a digrignare i denti in faccia a Nibbles.
Eileen approfittò della situazione, e mentre i due erano
occupati a
fronteggiarsi fece un cenno a Noah, che in disparte si massaggiava
l'orecchio.
- Andiamo, vieni via - sussurrò. E Noah fu felice di
seguirla.
Sgattaiolarono via mentre nell'ingresso, tra casse di
tessuti e ammennicoli, cominciavano a volare parole grosse. Anche
Foster
sembrava aver perso il suo solito aplomb.
- Dove andiamo? - chiese divertito Noah. Era chiaro che gli
ultimi cinque minuti per lui erano stati uno spasso. A parte il dolore
all'orecchio, chiaro. Eileen gli fece cenno di stare in silenzio, e poi
di
soppiatto lo condusse su per le scale, fino in camera sua. Quando si fu
chiusa
la porta alle spalle, tirò
un sospiro di sollievo.
- Avanti, dimmi cosa hai combinato.
- Ma niente! - protestò Noah - Stavo facendo solo esercitare
Creamy …
- Esercitare?
- Ho bisogno di un posto in cui farlo. Sto preparando un
numero con le processionarie, due scarafaggi e Creamy. E' una bomba. Ma
non
posso esercitarmi in cortile, c'è il gatto!
- E allora sei andato in cucina.
- Ma la signora Nibbles era al mercato! Ti giuro, l'ho
fatto piano piano, senza dare fastidio a nessuno. Che se sapevo che
quella
corvo di Foster mi capitava addosso come un falco!
Eileen sospirò.
- Non puoi fare esercitare i tuoi scarafaggi in cucina. E'
una cosa poco pulita, mi capisci?
Noah fece una faccia tristissima.
- Non capisci, sono carini, e poi …
- E poi?
- … sono anche bravi!
Eileen rise di gusto, ma Noah non la trovava una cosa
affatto comica.
- Guarda che è vero! Aspetta che ora ti faccio vedere.
Così
dicendo prese la scatola e la posò sul pavimento. Poi trasse
di tasca un astuccio di quelli
che si portano a tracolla per mettere le lettere. Era piccola ma
conteneva
tutto il necessario: ne estrasse un bastoncino colorato, due
bandierine, e un
filo sottilissimo di quella che sembrava seta, due ditali e un grosso
rocchetto
di cotone.
- Dalla scatola dei fili del cucito della signora Nibbles -
spiegò -
non li ho rubati. Me li ha solo regalati Elizabeth. A lei non servivano
più.
Eileen si ricordò della grande passione di Elizabeth per il
cucito. Pensò che rovistando tra i suoi
bagagli avrebbe di sicuro trovato qualcosa per farla felice. Nei suoi
viaggi
aveva accumulato tanti di quei nastri, trine e fiocchi di cui non
sapeva bene
cosa farsi …
- Ora stai attenta!
Noah aveva aperto la scatola e disposto in fila i suoi
amici. Eileen vide che sul tappeto c'erano sei processionarie, pelose e
dall'aria tutt'altro che amichevole, due scarafaggi che si davano da
fare a
cozzare uno contro l'altro e Creamy, lo scarabeo cornuto che se ne
stava tutto
solo in disparte, molto impegnato a esaminare il tappeto. Noah, come il
domatore di un circo, impose il silenzio e sistemò le
processionarie ai loro posti, allineate su due file
rette. L'idea era di farle procedere allineate, in modo da creare
l'effetto di
una specie di piccola pariglia.
- Sto costruendo un cocchio con le noci. Quando sarà pronto
vorrei attaccarglielo, come se fossero dei piccoli cavalli.
- E gli scarafaggi? - chiese Eileen.
- Oh, quelli pensavo di metterli uno davanti e uno di
dietro, come cocchieri, capisci.
- Interessante. E hai già pensato a cosa far fare a Creamy?
Noah guardò il suo preferito con gli occhi inteneriti e
amorevoli con
cui di solito si guardano i gattini.
- Certo che sì! - sorrise - E questa è la parte
migliore, ma … te lo dirò a suo tempo. Adesso
stai
a guardare le prove.
Così
mentre Creamy gironzolava in un angolo cercando sempre un po' di
allontanarsi
(Noah aveva un bel daffare a ripescarlo e spigargli di stare vicino) e
gli
scarafaggi continuavano a cozzare uno sull'altro a piacimento, le
processionarie si esibirono nel loro percorso allineate. Beh,
veramente, dopo
qualche secondo cominciarono a rompere le file e andare ognuna dove gli
pareva,
ma Noah ogni volta le prendeva con infinito amore, riportandole sulla
linea
giusta del percorso.
- Si devono allenare ancora un po' - sorrise, un po'
incerto.
Eileen annuì.
- Sono sicura che possono migliorare a vista d'occhio.
Noah rialzò uno scarafaggio che era caduto sulla pancia ed
agitava in
aria le zampette, poi sospirò.
- Se avessi un posto per farle allenare, un posto sicuro,
voglio dire … altrimenti non miglioreranno mai.
Eileen considerò la cosa.
- Forse, se avessero una specie di pista … - meditò.
- Una pista?
- Una cosa da seguire, voglio dire. Con delle pareti, una
scatola. Qualcosa in cui possano andare solo in una direzione, e in
avanti.
Probabilmente questo servirebbe a far loro capire dove andare.
Noah la guardò come se avesse appena assistito a un miracolo.
- Una pista, hai ragione! Se avessimo una pista potremmo
costruirci dentro dei percorsi con i rocchetti e del filo, e una stalla
per
farli partire, e un traguardo …
Eileen si mise a ridere.
- Piano! Prima dobbiamo trovare qualcosa. Ci vorrebbe, ci
vorrebbe una specie di scatola! Aspetta, mi pareva di aver visto da
qualche …
Ma non finì la frase. Dei passi in corridoio. Un istante
dopo qualcuno
bussava alla porta.
- Nasconditi! - sibilò Eileen, - e prima che il ragazzo
potesse fare un passo,
l'aveva già spinto nell'armadio. Gli insetti però
erano rimasti a vagolare sul tappeto, in allegra e
inconsapevole innocenza. Bussarono di nuovo. Eileen fu presa dal
panico. Lei
odiava le processionarie, le odiava con tutte le sue forze. Non si
passa tutta
l'infanzia con bambinaie che ai giardini si mettono a gridare se le
vedono,
senza riuscire irrimediabilmente avversi a quelle povere creature
pelose. Ma
non c'era un istante da perdere. Vincendo il disgusto Eileen si chinò,
e le raccolse in fretta
e furia una per una. Poi le mise dentro la scatola e incoperchiandola
la spinse
sotto il letto. Si diresse alla porta.
- Potete aprirmi, signorina, sono Nibbles!
- Oh, Nibbles, siete voi! Pensavo …
- Pensavate che fossi Foster? - rise il vecchietto - Mi
fareste un grosso torto, perché…
Ma Eileen non aveva pensato a Foster. Per un istante, breve
quanto irrazionale, aveva pensato al Signor Thompson. Allo stesso che
la sera
prima si era fermato davanti alla sua porta. Come ora Nibbles.
- Cercavate qualcosa, signor Nibbles?
- Cercavo qualche scarabeo, madame,
e magari anche qualche pestifero addestratore di animali da
circo.
Eileen fu presa alla sprovvista.
- Io, signor Nibbles, non …
Il vecchio fece una specie di riverenza.
- Li riconosco a naso quelli che si farebbero incastrare
per proteggere qualcuno più debole di loro. Non mi serviva
niente, signorina.
Volevo solo accertarmi di avere visto giusto di voi.
Così
dicendo indicò
con un lungo dito paffuto un angolo della scatola che sbucava fuori dal
copriletto, poi fece un bell'inchino e scomparve.
Eileen chiuse la porta alle sue spalle. Ma non era ancora
girata del tutto che Noah era schizzato dall'armadio reggendo tra le
mani una
specie di grosso scatolone cilindrico.
- Guarda che ho trovato, guarda che ho trovato! - gioì tutto
fiero mostrandole
quella che a tutti gli effetti aveva l'aria duna vecchia cappelliera-
adesso sì che potrò costruire la mia pista!
Eileen dette un'occhiata all'oggetto. Non era suo ma giudicò
che fosse qualche antico
rimasuglio abbandonato. Visto che dentro non c'era proprio niente, pensò che non c'era
alcun male
se Noah lo utilizzava per il suo Circo.