È tutto così strano ed allo stesso tempo familiare che quasi Sakura stenta a crederci.
Sasuke e Naruto si azzuffano in lontananza, e quello che dovrebbe essere un semplice allenamento sa di resa dei conti vera e propria, con tanto di occhi neri, cicatrici, ustioni varie e sorriso a trentadue denti in bella mostra. Sia chiaro, mentre il viso abbronzato di Naruto è solcato da un sorriso che va da un orecchio all’altro, e sembra che il ragazzo si sia trattenendo dall’iniziare a saltellare sul posto tanta è la felicità, su quello pallido e arcigno dell’Uchiha fa capolino un ghigno appena accennato. Ma a tutti loro basta: sanno quanto Sasuke sia in difficoltà a rapportarsi con il prossimo - addirittura più di prima -, sanno che è passato poco più di un anno dal suo rientro effettivo al villaggio e dal crollo di tutte le accuse a carico, e sanno che con lui bisogna avere pazienza, tanta pazienza.
Poco distante, all’ombra di un albero, Sai è totalmente rapito dall’ennesimo ritratto: gli occhi rimangono fissi sulla tela chiara e le mani sporche d’inchiostro stringono elegantemente il pennino.
Faticano ancora a comprenderlo del tutto, a decifrare i suoi criptici sorrisi a mezza bocca e a tenere a freno quel suo fastidioso sarcasmo, ma è diventato parte integrante della squadra ormai e tollerarlo non è più un problema.
E, a debita distanza, quasi fossero semplici spettatori, lei e lui hanno come unica occupazione quella di osservarli.
“Credi che dovremmo intervenire, Kakashi?”
Chiede Sakura tranquilla, osservando con discreto distacco il volo a mezz’aria di Naruto conseguente ad un katon particolarmente violento del compagno.
“Uhm… No. Non credo sia necessario. E comunque, sensei Sakura. Sensei.”
“Sensei, già. - l’Haruno si stringe nelle spalle, incrociando le braccia al petto.
Non dice altro, limitandosi a fissare con insistenza un ciuffo d’erba particolarmente interessante.
“Non cominciamo di nuovo con le solite discussioni, Sakura. Non è il momento, la mia pausa sta per finire e devo tornare al lavoro. Lo sai che se foss…”
“Non perda altro tempo con me, Hokage-sama. Non sia mai che il nobile sesto Hokage occupi dei preziosi minuti con la sua fidanzata. Oh, ma che dico. Quale fidanzata…”
Kakashi ingoia il rospo con fatica, guardandosi intorno circospetto.
No, nessuno in vista. Le lamentele di Sakura forse potrebbero anche passare inosservate.
“… ando Kakashi?”
Il neo Hokage sussulta, colto sul fatto. Punta immediatamente l’occhio libero dal coprifronte su Sakura, tentando di annuire e sorridere contemporaneamente.
Ma è consapevole di averla combinata grossa. I palmi aperti di Sakura scattano contro il suo petto, spingendolo brutalmente contro il tronco di un albero.
“Nemmeno mi ascolti, eh?”
“Mi prendi per il culo, vero?”
“Bene, Kakashi. Bene! BENE!”
Una vena particolarmente grande - e viola - inizia a pulsarle sulla fronte, chiaro sintomo della sincope che potrebbe colpirla a breve.
Furiosa, volta le spalle all’uomo, iniziando a percorrere a lunghe falcate il campo d’allenamento. Non ha intenzione di ucciderlo. Non adesso, almeno… non davanti a testimoni.
“Sakura… aspetta!”
“… dove vai?”
“Sakura, fermati!“
“Sakura, per favore.”
“Sakura! Metti giù quell‘albero!”