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Autore: Novelist Nemesi    26/06/2010    4 recensioni
Ho provato a pensare alla vita di Ulquiorra Schiffer prima di diventare un hollow, ossia quando era un umano. Ecco il primo capitolo della mia mente quasi perversa. « Artisti. Tutto si spiegava. »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Due.

Un pipistrello in casa.
Vantaggi: toglie di mezzo le zanzare e qualsiasi altro di tipo di moscerino fastidioso.
Svantaggi: lo senti schiamazzare ogni volta che va a farsi una svolazzata. Se svolazzata si poteva chiamare.
Ulquiorra era il tipo di persona che si lasciava innervosire facilmente dalle cose negative che la vita gli presentava ogni tanto. Per essere precisi, due volte su tre era di pessimo umore. E il pipistrello non aiutava di certo; volava a destra e a manca senza uno scopo preciso, in modo molto rozzo data l’ala rotta, andando ad appigliarsi pure ai capelli scombinati del padrone temporaneo. Il ragazzo lo cacciò via con un violento gesto della mano, alzandosi di scatto dal letto.
« Sono sveglio, diamine! »
In modo sbrigativo gli diede qualcosa da mangiare, per poi andare a prepararsi con calma per l’università. Almeno non aveva molto da fare lì; scocciature in meno.
Non aveva ancora fatto parola con nessuno del nuovo ospite volatile. Tanto che differenza avrebbe fatto raccontarlo in giro? E poi, stava già molto meglio; almeno si sforzava di volare per conto suo. Forse era il caso di procurargli una gabbietta, per evitare vasi rotti in casa.
Andare all’università ogni tanto lo rilassava. Quando finiva presto le lezioni, era solito appostarsi sotto una quercia, nel giardino immenso della grande università, a leggere un libro o immergersi nella musica con le cuffie che coprivano interamente le sue orecchie, già mezze nascoste dai capelli nerissimi. Respirava profondamente, anche una sola volta, ed entrava in trance. Gli unici momenti in cui poteva concederselo.
Non poté fare a meno di pensare a quell’artista di nome Nike. Lei poteva entrare nel suo mondo ogni volta che lo desiderava. Chissà come faceva.
E a proposito di lei, lo aveva invitato all’accademia, qualche volta. Lui non aveva idea di cosa ci andasse a fare, né per quale ragione valida dovesse vederla ancora. Il pipistrello, certo. La scusa più ridicola per incontrarsi con qualcuno. Si immaginava già una scenetta; i suoi amici che chiedevano ingenuamente “Ulquiorra, dove vai?”, e lui che rispondeva con voce ed espressione seria “Mi vedo con una ragazza per parlare di pipistrelli”. Persino Batman aveva argomentazioni più interessanti con le ragazze.
Non che gli importasse, comunque, ma si chiedeva come mai non ci trovava nulla da ridere.
Quando si decise di alzarsi per avviarsi verso casa, uscendo dall’università notò dei cartelli che indicavano le diverse facoltà. Tra queste, anche l’accademia di belle arti, pochi metri più avanti. Non era la prima volta che vedeva quei cartelli, ma ora era tutta un’altra cosa visto che sapeva che qualcuno che conosceva frequentava quel posto. In quel momento pensò solo che doveva essere una gabbia di matti.
Senza giungere a nessuna conclusione, dal momento che non gli importava, fece per girarsi ed andare per la sua strada. Ma qualcuno lo fermò. Ed era ancora lei.
« Ciao. » disse semplicemente Nike. A vederla sembrava indossare abiti abbastanza leggeri per il freddo invernale, mentre la faccia era tutta pasticciata dalle tempere. Non si vergognava ad andare in giro così?
« Ciao. » rispose lui con tono calmo. Lei iniziò a sorridere, scostandosi una ciocca di capelli colorati in malo modo dai colori. Doveva essere una che toccava spesso i propri capelli, che avevano un aspetto spinoso e di un nero lucente.
« Stavi andando a casa? » chiese Nike.
Ulquiorra annuì. « Oggi non avevo molto da fare. »
Anche Nike annuì, aggiungendo. « E immagino che voglia dare un occhiata al pipistrello, vero? »
Aveva un che di snervante parlare di quell’animale con lei. Lui rispose in modo sbrigativo di no, dicendo che stava già meglio. Una persona qualunque l’avrebbe preso per uno scortese, ma lei non fece nessuna espressione particolare, annuendo e basta. Restò in silenzio per un attimo, spostando lo sguardo verso la sua destra, meditabonda.
« Allora io vado. » disse Ulquiorra. « Porterò i tuoi saluti al pipistrello. »
« Allora non hai nulla da fare adesso? » chiese improvvisamente lei, bloccandolo ancora una volta. Fu la prima volta in cui il ragazzo aveva davvero paura a rispondere.
« … No. » e nel frattempo si diceva; non dirlo, non dirlo, non dirlo.
« Ti andrebbe di fare un giretto per l’accademia? Mi è venuta in mente una cosa. »

L’ha detto!
Ulquiorra mantenne la sua espressione calma di sempre, trovandosi quasi costretto a dire di sì. Gli occhi di quella ragazza avevano assunto un che di quasi severo, di minaccia, come se gli avesse detto che, in caso di rifiuto, l’avrebbe incenerito. E lui non voleva pesi inutili sulla coscienza.
L’accademia di belle arti di Berlino si presentava come un edificio dall’architettura rinascimentale, imponente e dalle murature candide, con la sola scritta dorata che sovrastava l’enorme portone in legno; Akademie der Künste in Berlin.*

All’interno c’era di tutto. nei corridoi, ogni due metri, c’era una scultura classica, poi un dipinto astratto, poi dei lavori degli studenti appesi alle pareti, poi delle vetrate colorate, poi degli arredi barocchi, poi gotici. La gran parte delle porte dell’edificio erano aperte e mostravano studenti intenti a ritrarre la natura morta dipingendo sul cavalletto, o a lavorare vasi, o a lavorare su tavoli obliqui con righelli e squadre, o realizzare vestiti. Diversa gente camminava lungo i corridoi, sempre con scartoffie in mano. Contrariamente a quanto pensava, non erano tutti come Nike. C’era chi si presentava in modo più ordinate e chi sembrava uscito da un frullatore. C’era chi aveva un colore di capelli assurdo e chi era rasato a zero. Poteva essere un bel posto. Ma perché Nike lo aveva portato lì?
« Perché mi hai condotto qui? Hai detto che ti era venuta in mente una cosa. » chiese Ulquiorra, in cerca di delucidazioni.
Nike sorrise, senza smettere di camminare. « Ti ho detto che amo dipingere? »
« Sì. »
« Ecco, noi per realizzare dipinti perfetti studiamo moltissima anatomia. E visto che sono al primo anno, ci fanno ancora realizzare ritratti basati su statue o modelli. Però quello che avevamo oggi si è dato malato all’ultimo, e mi hanno mandata in giro a cercarne di nuovi. Così… »
Ulquiorra non si fece nessuno scrupolo a fare marcia indietro. « Scusa, ho da fare. Dov’è l’uscita? »
Lei mise il broncio, seguendo poi un viso supplichevole, afferrandogli la manica della giacca verde chiaro indossata dal ragazzo. « Ti prego! Non posso tornare a mani vuote! »
Ulquiorra si mostrò impassibile, continuando a camminare, anche se si trascinava la ragazza dietro. Nessuno sembrò farci caso. Artisti.
« Non sono la persona più indicata per fare il modello. »
« E perché? Hai un bel fisico, magro e proporzionato. Tanto non devi fare altro che stare immobile. »
Pensa che divertimento.
« Non insistere. Ti ho già detto che non mi interessa. »
« Non dirmi che alla tua età ti vergogni. »
Come se lei fosse chissà quanto più vecchia. Comunque, Ulquiorra non ci stava a farsi mettere i piedi in testa così solo perché a una banda di pittori allo sbaraglio serviva un qualcuno da ritrarre.
« Non mi va l’idea di posare, tutto qua. »
Nike si parò davanti a lui, bloccandolo con fermezza. Il suo sguardo si fece deciso e serio, come se per lei fosse questione di vita o di morte. Al ragazzo scappò una piccola goccia di sudore.
« Senti, noi abbiamo bisogno di modelli. Non ti costa nulla. Devi solo metterti al centro di una sala, stare fermo e basta. Alla fine della lezione poi te ne vai. Durerà al massimo un paio d’ore. Te lo sto chiedendo come favore personale, ma se ti ostini a non accettare, allora ti denuncerò. »
« E perché? » chiese lui spalancando di poco gli occhi.
« Non ci metto niente a inventarmi qualcosa. Ad esempio, potrei dire che tieni in ostaggio il pipistrello. »
Era fermamente convinta di ciò che diceva. Decisamente; Ulquiorra era finito nelle grinfie di un’aliena che non aveva nulla di meglio da fare che scombussolargli la vita. E che si ostinava a non mollare la presa dai suoi gomiti, stringendoli convulsamente.
E gli occhi di quella ragazza gli incutevano quasi timore. Erano color nocciola, dalle pupille leggermente più dilatate del normale. Erano tondi e contornati da uno strato di matita e mascara a cui Ulquiorra non aveva fatto caso quando l’aveva conosciuta. Incrociarli gli diede l’impressione che quella ragazza sarebbe stata disposta a tutto per un disegno, per quello che amava fare. Inoltre, celavano qualcos’altro che Ulquiorra non sapeva dire. come se cercasse di nasconderlo, ma rimaneva uno spiraglio.
Conosceva bene quel tipo di sguardo, perché per un po’ lo aveva avuto anche lui. Ma aveva imparato da tempo a barricare ogni minima fessura, per evitare che qualcuno sbirciasse troppo nella sua interiorità.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima. Ebbene, Ulquiorra non aveva la minima intenzione di far vedere la sua anima. Quella ragazza, invece, sembrava ancora inesperta su questo punto, o forse era semplicemente noncurante di farsi vedere in modi diversi dalla gente.
Ulquiorra infine sbuffò. « Solo per questa volta. »
Nike fece un enorme sorriso, afferrò il braccio del ragazzo e lo condusse a passo svelto in fondo al corridoio.
« Vieni, ti accompagno al camerino! Per coprirti puoi usare una delle coperte che trovi lì. »
Pessimo segno. Cosa intendeva per coprirsi?
« Ah, poi non ti preoccupare, non fa freddo. Abbiamo i riscaldamenti costantemente accesi. »
L’unica cosa a cui pensò Ulquiorra fu; questa è fuori.
Di nuovo fece marcia indietro, trascinandosi ancora una volta Nike che, senza la minima voglia di lasciarlo andare, aveva messo forza nelle gambe per portarlo dove voleva, col risultato che lui a passo lento si dirigeva verso l’uscita, mentre lei faceva un qualcosa di simile al moonwalk di Michael Jackson.
« Hai appena detto che accettavi. » disse lei.
« Non mi avevi detto che avrei dovuto posare nudo. » replicò lui, cercando il modo di levarsela di torno.
« Son dettagli. Guarda che non sei proprio nudo nudo nudo. Ti puoi coprire davanti con una coperta. »
« Questi dettagli mi infastidiscono. Non mi va di posare nudo. »
« Come sei innocente. Ti sei mai fatto la doccia con un amico? »
« Te lo chiedo giusto per curiosità; quanti uomini ci sono nel tuo corso di pittura? »
E Nike, con estrema naturalezza, rispose. « Solo il professore. »
Ulquiorra aumentò il passo, ma Nike non si decideva a staccarsi da lui. « Se ti può consolare, siamo solo dieci ragazze. »
« Fai spogliare il tuo professore. »
« Mica può girare nudo per correggere i nostri errori. »
« Non se ne parla. Per me il discorso finisce qui. Lasciami. »
Nike lo guardò in silenzio per un attimo, senza nessuna espressione particolare. Poi concluse con. « Oh, d’accordo. » mollò la presa, facendo perdere l’equilibrio al ragazzo che inciampò, cadendo a terra. Visto che nessuno sembrava averci fatto caso, si rialzò con più dignità, ripulendosi in fretta. Nike, però, si era di nuovo messa davanti a lui, guardandolo seriamente.
« Sai cos’è successo ad Adamo ed Eva dopo che hanno mangiato il frutto della conoscenza? Te lo dico io, si sono vergognati della loro nudità. La prima cosa che hanno fatto è stata di coprirsi. Ma non ti pare assurdo? Prima se ne vanno in giro allegri e nudi, e poi, dopo aver mangiato un misero frutto, si sono vergognati? Tu sei nato dal corpo di una donna che si è unita ad un uomo. Hai bevuto il latte aggrappandoti al seno di tua madre. Ti sarai anche visto qualche porno quando eri adolescente, e lì di donne nude ce ne sono a bizzeffe. »
Ulquiorra sviò velocemente lo sguardo. Che discorsi assurdi per convincerlo.
« Il mio si chiama semplicemente senso del pudore. » disse lui a tono basso.
Nike fu irremovibile. « Hai tatuaggi strani? »
« No. »
« Nei imbarazzanti? »
« No. »
« Malformazioni? »
« No. »
« Vedi? Sei normalissimo. Non c’è nulla di cui ti devi preoccupare. E poi noi saremmo troppo prese a disegnare per fare commenti osceni su di te. Ascolta. Il nudo all’accademia è fondamentale. Ti prego… »
Ulquiorra non capiva affatto il perché fosse così importante per lei, e a quanto sembrava per le sue compagne, trovare un modello. Una statua non andava forse bene?
Comunque decise di non risponderle, per farle capire che tanto non avrebbe accettato di posare nudo davanti a delle sconosciute. Voleva tornare a casa sua, nel pianeta Terra. Anche accanto a quel pipistrello malandato, purché andasse via da lì.
« Va bene, ti faccio un’offerta; puoi tenere la biancheria. »
« No. » ribadì convintissimo il ragazzo.
Lei lo guardò abbastanza male, ma poi sbuffò, aggrappandosi nuovamente alla sua giacca e chinando il capo, come umiliata. « E va bene. Ti faccio tenere i vestiti. Ma posa. Per favore. »
Fu un’esperienza decisamente fuori dal comune per Ulquiorra. In una grande sala, dieci ragazze erano appostate davanti un cavalletto con ogni materiale indispensabile per disegnare e dipingere. Nike gli aveva indicato la sua postazione, proprio al centro, circondato da quelle ragazze. Lo fece sedere su una piattaforma rettangolare e gli disse di mettersi come voleva, purché fosse visibile. Il professore, nonostante non avesse ottenuto il nudo che cercava, si era mostrato entusiasta di fronte alla presenza di Ulquiorra. Notando che il ragazzo era troppo rigido, lo modellò letteralmente come voleva lui, in una posa abbastanza difficile da ritrarre, persino Ulquiorra se ne era reso conto. Ecco, doveva restare immobile, ora, per chissà quanto tempo.
C’era un silenzio quasi spaventoso. Ulquiorra poteva vedere che ogni singola ragazza alternava gli occhi tra lui e il dipinto. Il resto non contava, non esisteva proprio. Soprattutto Nike. Lo guardava con un’intensità strana, come se con quegli occhi volesse scattargli una fotografia, tenere la fisionomia ben piantata in testa e disegnare senza il bisogno di voltarsi ancora.
Ulquiorra avrebbe voluto concludere tutto velocemente, era snervante essere osservati così. Chissà se poi lo stavano disegnando bene.
Dopo due ore poté andare. Le ragazze avevano tutte finito, tranne Nike che stava dando un ultimo ritocco. E non lo degnò di un saluto. Mentre il ragazzo usciva dalla sala, finalmente, sentì il professore chiedere di lasciare i lavori sulla cattedra. Ecco, la curiosità iniziava a premere. Insomma, aveva posato per loro, il minimo era vedere qualcosa, no?
Finse di camminare molto lentamente per aspettare che uscissero tutte quante, Nike e professore compresi. La ragazza gli sorrise e lo salutò.
« Grazie… » fece, arrossendo un po’. Lui ricambiò il saluto con un veloce gesto della mano e, non appena furono spariti tutti dalla sua vista, tornò indietro.
Erano dieci fogli in formato A3 appollaiati su una grande cattedra verde. Si guardò intorno furtivo, per assicurarsi che nessuno lo vedesse, e poi, sfiorando inizialmente con timore, sfogliò i lavori.
Da grande ignorante qual era in materia di disegno, non sapeva dare giudizi tecnici. Certo, erano brave. Solo un disegno trovò che facesse particolarmente schifo, gli aveva fatto una testa esageratamente grande, ma sorvolò. Anche perché non è che gli interessavano tutti.
Quando arrivò al lavoro di Nike perse qualche minuto a notare ogni singolo particolare.
Era… Bello, sì. Ma in nessun altro disegno c’era quell’attenzione ai particolari quasi maniacale. I capelli, ad esempio, era disegnata ogni singola ciocca, ciuffo ribelle, riflesso di luce. E gli occhi, le iridi accuratamente disegnate. Ogni singola vena che sporgeva dalle mani o dai polsi, ogni sfumatura per le più piccole ombre. Ulquiorra era ignorante, ma dovette riconoscere che era mostruosamente brava. Chissà se aveva usato davvero solo una matita per farlo.
Lo sguardo cadde poi verso il basso, dove c’era scritto il nome a caratteri piccoli e in stampatello; Nike Heinrich.* E sotto la sua firma, un insieme di ghirigori, secondo Ulquiorra.
Posò tutto con cura, lasciandolo come l’aveva trovato, e se ne tornò a casa, dove il pipistrello lo aspettava. A proposito, non gli aveva trovato ancora un nome, anche se a dire il vero non sapeva neanche se lo avrebbe tenuto.
« Vieni qua, conte Dracula; vediamo come sta l’ala. »
Andava molto meglio di quanto pensasse Ulquiorra. Non era così grave come pensava. Tanto meglio, se ne sarebbe liberato prima.
Mettendo in ordine si accorse poi di avere un oggetto che non gli apparteneva. Il foulard usato dalla ragazza per fasciare l’animale. Sporco di sangue. Lo rigirò più e più volte, come se dovesse rivelare qualche oggetto nascosto, ed infine, concluse, sospirando.
« Glielo riporterò domani all’accademia. Mettiamolo in lavatrice. »
Già s’immaginava la sua espressione; con occhi sognanti a ringraziarlo. Che strana ragazza. Decisamente la più strana che avesse incontrato. Ma bisognava capirla, era un’artista.
Mentre la lavatrice faceva il suo lavoro, Ulquiorra uscì nuovamente di casa per vedersi con qualche amico. Senza curarsi di fare una carezza o un qualcosa all’animale, che invece schiamazzò quando lo vide allontanarsi.

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* Accademia d’arte di Berlino.

* Si pronuncia Ainric.

@ Xazy: Ti ringrazio molto! Eh, avere un pipistrello a casa non è certo una passeggiata! xD

@ Ninive Shyal: Ma ciao! Come va? È da un po’ che non ci si sente. xD Come puoi vedere il chirotteri sta bene! xD Grazie per la recensione!

@ Lou Asakura: Ulquiorra artista? Oh, che strana visione… Sarebbe stato interessante, ma io l’ho sempre visto che uno più attaccato alla “razionalità” che all’ “arte”. Ma mai dire mai. (: Il pipistrello? Oh, ma in questa fan fiction punto di dare una spiegazione a molte cose del nostro amato Espada. A modo mio, ma vabbé. xD Tra Nike e Ulquiorra… Bè, staremo a vedere! ;) Grazie per la recensione!

  
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