YAKETY-YAK
Allora…
E’ un po’ un esperimento e un po’… Non so. Il
punto di vista qui cambia in continuazione e piuttosto velocemente. Non
pestatemi per il finale. :D Il pov Robert è scritto in
grassetto. Che altro…
Ah sì, ho cambiato il titolo. Il precedente era decisamente
troppo lungo… :P I ringraziamenti sono d’obbligo. My Fair
Lady (Mia Dolce insomma …
:D), ginevrapotter, Miss… Voi che mi lasciate un segno del
vostro passaggio
GRAZIE. E GRAZIE ugualmente a chi mi ha messo tra i preferiti o i
seguiti o i
da ricordare. E GRAZIE a tutti quelli che leggono che a me mi fanno
rabbuffare
lo stomaco.^^ Lyo
7 – PRECIOUS TIME
Qualcuno dovrebbe
scrivere una canzone sul cielo di Londra. Perché il cielo di Londra è talmente
stupefacente, incredibile che non ha eguali in nessun altro posto. E quando
questo cielo ti ritrovi a guardarlo dalla cima della collina del parco di
Greenwich, beh, toccarlo sembra più facile. Toccarlo sembra possibile. E se è
possibile toccare il cielo allora la definizione di possibilità va decisamente
rivista ed ampliata. La mia definizione di possibilità si è completamente
ribaltata una settimana fa. 7 giorni 4 ore e 17 minuti fa non facevi parte
della mia vita. Ci sei entrato e ora non ricordo più com’era prima di te e se
anche me lo ricordo beh… questo sì davvero mi sembra impossibile: la vita senza
te. Senza te che mi stai a fianco. Senza te che mi fai sorridere e ridere talmente tanto da sentirmi
come quella emoticon del messenger che si rotola per terra senza fiato. Senza
te che mi fai provare questo tiepido e languido tepore all’altezza del cuore. E
io non so ma ho l’impressione che proprio il mio cuore si sia espanso. Che non
ci voglia più stare lì dov’è stato per 28 anni. Che voglia uscire e camminare e
raggiungerti. Perché ha deciso che tu sei decisamente un’ottima casa da
occupare. Non ha problemi a mettersi nelle tue mani e dirti “Fai quello che
vuoi” perché sente in un modo totalmente e follemente irrazionale che non c’è d’aver
paura ad affidarsi a te. Anche se quella “simpatia portami via” della mia
Coscienza continua a fare l’uccellaccio del malaugurio. Razza di cornacchia…
*Cornacchia ci sarà tua sorella*
Non ce l’ho una sorella
Cornacchia. E lo sai bene razza di brutta cosa dal becco avvelenato!”
*Smettila, ragazzina!*
Cosa devo smettere
Cornacchia?
*Arghhh…
Arrangiati!*
Non chiedo di meglio.
Non so se è per come ti attorcigli i capelli alle dita
o per come li sposti dietro l’orecchio. Capelli lisci e lunghi e caldi. Che
incorniciano il tuo visetto da bambolina. Che si capisce perché il barista del
Proud t’abbia soprannominata così. E lo sei davvero una bambolina Ester. Ma di
quelle fatte per non essere mai abbandonate in una soffitta. Quelle bamboline
di pezza delle più semplici ma così preziose. Quelle su cui si sono sparse
lacrime, quelle a cui si raccontano tutti i segreti più segreti, quelle che
conosco tutte le versioni di un sorriso, quelle che si abbracciano nelle notti in cui la solitudine spaventa e
il buio minaccia. Io che del buio ho sempre avuto paura, mi aggrappavo al mio
luciotto. Una specie di verde bruchino molle cui si illuminava la faccia quando
lo stringevi. Se ci fossi stata tu accanto a me quelle notti, bambolina, non
sarebbe servita nessuna luce. Stringerti, mia piccola stella, sarebbe bastato.
Respirarti e sentire il tuo di respiro trasformarsi nella ninna nanna più dolce.
E sospiro mentre
seduti vicini sulla coperta che hai portato restiamo incantati ad osservare
quello che la vista ci offre.
Il sole ormai è
sparito. E la perfetta silhouette di Londra si staglia nel crepuscolo di un
orizzonte vicino. Gli enormi e scintillanti edifici del Canary Wharf e poco più
dietro quelli della City che vanno via via illuminandosi e si riflettono sulle
acque placide del Thames. Mi sistemo meglio e nel farlo sfioro le sue mani. Le
sue bellissime mani. Sono grandi, dalle dita lunghe e non si può fare a meno di
pensare che siano fatte apposta per giocare leggere sui tasti di un pianoforte.
E mi viene da arrossire al pensiero di quello che potrebbero fare a me se
scorressero sul mio corpo e il desiderio e la voglia che accada mi fanno
battere fortissimo il cuore mentre prendo a tormentarmi i capelli.
“Ma guardati! Sembri
un’altra persona. Ha già la mia gratitudine eterna per averti fatto tornare a
brillare di nuovo. Ora non farti prendere dal panico e non farti film
inesistenti. Cerca di viverti ogni singola emozione e convinciti che te la
meriti”
“Ma Jade… E se non
gli piaccio? Se non gli interesso? Se mi
sto immaginando tutto?”
“E se e se e se…
Ester le garanzie scritte non le avrai mai. Viviti questo sentimento. Vivilo
tutto, fino in fondo. Solo così saprai dove potrai arrivare. Robert non è
Francesco, Ester. Non fargli il torto di paragonarli”
“No, no, lo so. Non
potrei mai. E’ tutto così diverso con Robert. Tutto così giusto. Ecco. Sembra
che tutto stia seguendo un corso normale. Con Francesco non c’è mai stato
niente di normale…”
“E allora che
aspetti? Coraggio, ti aiuto a prepararti e mi aspetto un bel racconto
dettagliato domani!”
Robert fa smorfie
beve il suo caffè temperatura ustione e brontola imprecazioni all’indirizzo del
poveraccio che gliel’ha preparato. E’ troppo buffo. E’ troppo bello.
“Robert… Ma
aggiungerci del latte freddo no?!”
“C’è qualcosa di speciale, quando ti rivolgi a una
persona e la chiami per nome. Soprattutto se si tratta di una persona a cui
vuoi bene. Perché quel nome è un augurio per chi lo porta o lo presenta perché lo
descrive. E mi sembra di, non so… Anzi lo so e magari lo troverai stupido… E’
che è come definire un’essenza. E ogni intonazione con cui lo pronunci comunica
qualcosa immediatamente.”
E no, Ester, non è stupido. Ed è vero, Ester, perché quando
io ti chiamo, Ester, torno ragazzino. Ritrovo le emozioni delle notti di campeggio
in montagna quando steso in un campo umido guardavo in alto e avevo l’
impressione che tutte le stelle attaccate lassù mi si stessero per riversare
addosso. Tu sei una cascata di stelle, Ester.
“Robert, lo conosci
il gioco ‘dire fare baciare lettera testamento’?” che razza di idee balzane che
mi vengono.
“No, che gioco è?”
non guardarmi così. Ti prego. Potrei non resistere. E se tu mi rifiutassi
sarebbe tremendo. I tuoi occhi Robert, i tuoi occhi sono così… Così. Mi
trascinano, mi affogano e mi fanno rinascere. Hanno la forza dell’oceano e la
luce del mar Mediterraneo.
“Beh… devi chiudere
gli occhi e scegliere un dito della mia mano. Le cinque dita corrispondono
partendo dal pollice a dire fare baciare lettera e testamento il mignolino. Per
ognuna c’è una penitenza corrispondente. Le prime tre sono semplici mentre per
le ultime due devi scrivere una lettera che chi sta sotto deve indovinare e poi
la lettera va affrancata con una pacca sulla spalla e spedita con un calcio nel
sedere. Testamento invece devi scegliere un numero da 1 a 10 che saranno le
volte in cui sarà sottoposto ad una penitenza scelta in precedenza.”
“Oh, sai che
somiglia a truth, dare, double dare, command, kiss or promise!”
“Beh magari è lo
stesso, anche il nome non è molto diverso. Ci giocavo un sacco da piccola nel bosco
dietro casa con gli amici…”
“Nel bosco eh?
Chissà che combinavi piccola monellina in erba!”
“Beh quando veniva
fuori obbligo io e la mia amichetta del cuore facevamo abbassare pantaloni e
mutande ai maschietti.”
La tua espressione scioccata
vale quanto una vincita alla lotteria.
“Mi prendi in giro!”
“Affatto”
“Non è possibile”
“E perché no?”
“Sei… sembri… Voglio
dire…Beh… Wow”
“Accidenti, te si
che conosci bene il vocabolario della lingua inglese!”
“Sfotti poco mia
cara nanny a luci rosse!”
Ci guardiamo, ci
sfidiamo e cominciamo a ridere.
“Ma… siamo solo in due. Non è divertente e…”
“Sei solo una fifona. Hai solo paura che i pantaloni
tocchi calarli a te questa volta.” Oh oh oh. A giudicare dalla tua reazione,
non sei solita tirarti indietro alle sfide…
“Va bene Pattinson, vediamo un po’ se non tocca
prendere a calci il tuo bel fondoschiena!”
“Quindi pensi che io abbia un bel fondoschiena?” e ti
ho sentita trattenere il respiro nel tentativo di non far salire il rossore sulle guance ma poi
un lampo di furbizia ti ha attraversato lo sguardo.
“Puoi scoprirlo giocando Pattinson!”
Touché stellina. A te la prima mossa.
Lasci che sia io la
prima a scegliere. E ovviamente la sfiga che ci vede benissimo fa uscire: DIRE.
Dovrei essere concentrata su questo e invece l’attenzione va alla mia mano
attorno al tuo pollice. Alla nostra pelle a contatto. La tua pelle mi tenta.
Tutto di te mi tenta. Tutto in te mi fa rabbrividire. Tutto in te mi fa solo
venire voglia di abbandonarmi.
“A quanto pare la
fortuna è dalla mia… Allora, mia cara, che ne pensi del mio fondoschiena?” L’orgoglio
mi spinge a guardarti negli occhi quando sento la derisione nella tua voce. Sì,
sono permalosa. E allora?
“Penso che tu abbia
un grandissimo fondoschiena Robert.” Rispondo molto seriamente
“Ehi… ehi così non
vale però. La cosa è fraintendibile. Sembra che tu dica che io sono molto
fortunato in questo senso”
“Eh beh… vedi di
essere più specifico la prossima volta” Così impari Mr. Pattinson. Vediamo chi
calerà i pantaloni… Ihihihihi…
“Sei un’imbrogliona.”
“E tu uno sbruffone…”
Come si fa a venirne fuori con te che cerchi sempre di
avere l’ultima parola? Sei come un puzzle, mia stella, un puzzle i cui pezzi
scopro poco alla volta. T’avessi conosciuta prima non mi sarei mai lamentato
con mamma quando mi costringeva a giocarci in vacanza con i nonni per tenere la
mente allenata, diceva lei… A sapere qualche trucco forse sarebbe ora più
facile mettere insieme i colorati pezzi che compongono te.
“Coraggio, è il tuo turno!”
E la sorte decide: FARE.
Non mi piace la sua espressione. No decisamente m’inquieta.
“Claudia… Vieni qui che ti rifaccio il trucco!” E
maledico le mie sorelle, i giornali e la mia boccaccia. Mannaggia a me e a
quando l’ho raccontato. Complimenti Bob.
“Su su. Sei anche fortunato che non è che sono così
rifornita” la vedo che armeggia con un astuccio da cui trae una cipria, del
mascara e un rossetto. Sento le sue dita leggere sfiorare il mio viso. Il suo fiato
mi scalda la punta del naso. Sa ancora di cappuccino. Mi sento un gatto pronto
a fare le fusa.
E’ un vero spasso
scriverti in italiano sulla schiena quanto io apprezzi il tuo lato B senza che
tu possa sapere che l’ho fatto. E’ una delizia e una tortura insieme toccarti Passare
le dita sulla tua schiena tracciando segni che devi interpretare. Ascoltarti
mentre pronunci le parole come fossero inglesi rendendoti poi conto che nessuna
di quelle che stai dicendo ha il benché minimo senso per te.
“Ehi, cosa
significa? Non era inglese?” la voce da bambino ti esce che è una meraviglia.
“Oh, piccinino che
non ha capito lui… Non sono costretta a dirtelo. :P Le regole non lo prevedono…”
“Ma sei tremenda!!!”
“Ihihihi… Lo so!”
E mi viene in mente
una vecchia canzone di Biagio Antonacci
non senti l'istinto che ti porta qui
stai bene con me
speriamo che il mondo finisca qui
"di venerdì'"
che ti frega di chi sono
di chi sei, da che parte sto
questo è un gioco da creare, consumare e poi rifare’
Affranco la busta e
spedisco. Tu finisci a terra perché il calcio dato alla sprovvista, anche se
leggero, t’ha sbilanciato. Ma mentre rido improvvisamente mi ritrovo distesa di
fianco a te. E il tuo ghigno stampato in faccia mi fa venire voglia di
picchiarti. Razza di impudente!
Si accende un
lampioncino poco lontano da noi. La luce dorata sul tuo viso crea un gioco di
luci e ombre che mi stoppa dal tempestarti di pugni il braccio. E sorrido perché
sei bello. Bello da non dire. Bello perché hai le guance rosse per il freddo e
le labbra asciutte e un po’ screpolate e… Vorrei riscaldarti il viso con le
mani e lenire quelle labbra con le mie…
‘I’m in heaven when
you smile”…
Di’ un po’ Van, non è che l’hai conosciuta Ester? No perché
ogni tua canzone sembra parlare di lei. Perché io il Paradiso lo intravedo in
ogni suo sorriso. E tutto in questi momenti insieme diventa magico. Perché
lei ce l’ha dentro la luce di quei corpi celesti di cui porta il nome. Viene
voglia di afferrarla la sua luce. Viene voglia di chiuderla tra le mani e di
tenerla lì al sicuro. Giusto sbirciare ogni tanto per essere sicuri che vada
tutto bene.
“Tocca… Tocca a te Robert” la tua voce trema Ester
mentre il mio cuore salta. E c’è calore intorno a noi. Così tanto che l’inverno
sembra lontano.
“Chiudi gli occhi e scegli” se parli così, se bisbigli
così io…
Afferro un dito con il respiro corto. Dove diavolo è
finita l’aria?!!?
Apro gli occhi.
Baciare.
“Oh”.