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Autore: Esther Sparks    28/06/2010    4 recensioni
Questa nostra (quasi) normale storia d'amore. Titolo variato. Lui Robert. Lei Ester. Due vite agli antipodi in tutti i sensi. L'attore famoso e una moderna Mary Poppins. Si scontrano, si incontrano e si conoscono inseguendosi quasi tra Londra Italia e America
[...]Erano trascorsi solo due giorni dall’incontro con Robert e ne mancavano 3 per arrivare a venerdì.
Passavo da momenti di euforia ad altri di tristezza assoluta.
Temevo che da un momento all’altro lui disdicesse il nostro incontro o peggio che si limitasse a non presentarsi.
Ero tesa, nervosa e il secondo dopo scoppiettavo di felicità.
[...] Hope you enjoy it!
Genere: Poesia, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LS - 7 PRECOIUS TIME

YAKETY-YAK

Allora… E’ un po’ un esperimento e un po’… Non so. Il punto di vista qui cambia in continuazione e piuttosto velocemente. Non pestatemi per il finale. :D Il pov Robert è scritto in grassetto. Che altro… Ah sì, ho cambiato il titolo. Il precedente era decisamente troppo lungo… :P I ringraziamenti sono d’obbligo. My Fair Lady (Mia Dolce insomma … :D), ginevrapotter, Miss… Voi che mi lasciate un segno del vostro passaggio GRAZIE. E GRAZIE ugualmente a chi mi ha messo tra i preferiti o i seguiti o i da ricordare. E GRAZIE a tutti quelli che leggono che a me mi fanno rabbuffare lo stomaco.^^ Lyo

 
7 – PRECIOUS TIME

 
Qualcuno dovrebbe scrivere una canzone sul cielo di Londra. Perché il cielo di Londra è talmente stupefacente, incredibile che non ha eguali in nessun altro posto. E quando questo cielo ti ritrovi a guardarlo dalla cima della collina del parco di Greenwich, beh, toccarlo sembra più facile. Toccarlo sembra possibile. E se è possibile toccare il cielo allora la definizione di possibilità va decisamente rivista ed ampliata. La mia definizione di possibilità si è completamente ribaltata una settimana fa. 7 giorni 4 ore e 17 minuti fa non facevi parte della mia vita. Ci sei entrato e ora non ricordo più com’era prima di te e se anche me lo ricordo beh… questo sì davvero mi sembra impossibile: la vita senza te. Senza te che mi stai a fianco. Senza te che mi fai  sorridere e ridere talmente tanto da sentirmi come quella emoticon del messenger che si rotola per terra senza fiato. Senza te che mi fai provare questo tiepido e languido tepore all’altezza del cuore. E io non so ma ho l’impressione che proprio il mio cuore si sia espanso. Che non ci voglia più stare lì dov’è stato per 28 anni. Che voglia uscire e camminare e raggiungerti. Perché ha deciso che tu sei decisamente un’ottima casa da occupare. Non ha problemi a mettersi nelle tue mani e dirti “Fai quello che vuoi” perché sente in un modo totalmente e follemente irrazionale che non c’è d’aver paura ad affidarsi a te. Anche se quella “simpatia portami via” della mia Coscienza continua a fare l’uccellaccio del malaugurio. Razza di cornacchia…

*Cornacchia ci sarà tua sorella*
Non ce l’ho una sorella Cornacchia. E lo sai bene razza di brutta cosa dal becco avvelenato!”
*Smettila, ragazzina!*
Cosa devo smettere Cornacchia?
*Arghhh… Arrangiati!*
Non chiedo di meglio.

 
Non so se è per come ti attorcigli i capelli alle dita o per come li sposti dietro l’orecchio. Capelli lisci e lunghi e caldi. Che incorniciano il tuo visetto da bambolina. Che si capisce perché il barista del Proud t’abbia soprannominata così. E lo sei davvero una bambolina Ester. Ma di quelle fatte per non essere mai abbandonate in una soffitta. Quelle bamboline di pezza delle più semplici ma così preziose. Quelle su cui si sono sparse lacrime, quelle a cui si raccontano tutti i segreti più segreti, quelle che conosco tutte le versioni di un sorriso, quelle che si abbracciano  nelle notti in cui la solitudine spaventa e il buio minaccia. Io che del buio ho sempre avuto paura, mi aggrappavo al mio luciotto. Una specie di verde bruchino molle cui si illuminava la faccia quando lo stringevi. Se ci fossi stata tu accanto a me quelle notti, bambolina, non sarebbe servita nessuna luce. Stringerti, mia piccola stella, sarebbe bastato. Respirarti e sentire il tuo di respiro trasformarsi nella ninna nanna più dolce.

 
E sospiro mentre seduti vicini sulla coperta che hai portato restiamo incantati ad osservare quello che la vista ci offre.
Il sole ormai è sparito. E la perfetta silhouette di Londra si staglia nel crepuscolo di un orizzonte vicino. Gli enormi e scintillanti edifici del Canary Wharf e poco più dietro quelli della City che vanno via via illuminandosi e si riflettono sulle acque placide del Thames. Mi sistemo meglio e nel farlo sfioro le sue mani. Le sue bellissime mani. Sono grandi, dalle dita lunghe e non si può fare a meno di pensare che siano fatte apposta per giocare leggere sui tasti di un pianoforte. E mi viene da arrossire al pensiero di quello che potrebbero fare a me se scorressero sul mio corpo e il desiderio e la voglia che accada mi fanno battere fortissimo il cuore mentre prendo a tormentarmi i capelli. 

“Ma guardati! Sembri un’altra persona. Ha già la mia gratitudine eterna per averti fatto tornare a brillare di nuovo. Ora non farti prendere dal panico e non farti film inesistenti. Cerca di viverti ogni singola emozione e convinciti che te la meriti”
“Ma Jade… E se non gli piaccio?  Se non gli interesso? Se mi sto immaginando tutto?”
“E se e se e se… Ester le garanzie scritte non le avrai mai. Viviti questo sentimento. Vivilo tutto, fino in fondo. Solo così saprai dove potrai arrivare. Robert non è Francesco, Ester. Non fargli il torto di paragonarli”
“No, no, lo so. Non potrei mai. E’ tutto così diverso con Robert. Tutto così giusto. Ecco. Sembra che tutto stia seguendo un corso normale. Con Francesco non c’è mai stato niente di normale…”
“E allora che aspetti? Coraggio, ti aiuto a prepararti e mi aspetto un bel racconto dettagliato domani!” 

Robert fa smorfie beve il suo caffè temperatura ustione e brontola imprecazioni all’indirizzo del poveraccio che gliel’ha preparato. E’ troppo buffo. E’ troppo bello.
“Robert… Ma aggiungerci del latte freddo no?!”

 

C’è qualcosa nel modo in cui mi tocchi anche solo per sbaglio, in cui mi guardi, in cui pronunci il mio nome. Nessun soprannome, nessun diminutivo e sulla tua bocca sembra che questo Robert sia una persona meritevole, sia una brava persona ma sia sempre e prima di tutto una persona che ti è cara.
“C’è qualcosa di speciale, quando ti rivolgi a una persona e la chiami per nome. Soprattutto se si tratta di una persona a cui vuoi bene. Perché quel nome è un augurio per chi lo porta o lo presenta perché lo descrive. E mi sembra di, non so… Anzi lo so e magari lo troverai stupido… E’ che è come definire un’essenza. E ogni intonazione con cui lo pronunci comunica qualcosa immediatamente.”
E no, Ester, non è stupido. Ed è vero, Ester, perché quando io ti chiamo, Ester, torno ragazzino. Ritrovo le emozioni delle notti di campeggio in montagna quando steso in un campo umido guardavo in alto e avevo l’ impressione che tutte le stelle attaccate lassù mi si stessero per riversare addosso. Tu sei una cascata di stelle, Ester.

 

“Robert, lo conosci il gioco ‘dire fare baciare lettera testamento’?” che razza di idee balzane che mi vengono.
“No, che gioco è?” non guardarmi così. Ti prego. Potrei non resistere. E se tu mi rifiutassi sarebbe tremendo. I tuoi occhi Robert, i tuoi occhi sono così… Così. Mi trascinano, mi affogano e mi fanno rinascere. Hanno la forza dell’oceano e la luce del mar Mediterraneo.
“Beh… devi chiudere gli occhi e scegliere un dito della mia mano. Le cinque dita corrispondono partendo dal pollice a dire fare baciare lettera e testamento il mignolino. Per ognuna c’è una penitenza corrispondente. Le prime tre sono semplici mentre per le ultime due devi scrivere una lettera che chi sta sotto deve indovinare e poi la lettera va affrancata con una pacca sulla spalla e spedita con un calcio nel sedere. Testamento invece devi scegliere un numero da 1 a 10 che saranno le volte in cui sarà sottoposto ad una penitenza scelta in precedenza.”
“Oh, sai che somiglia a truth, dare, double dare, command, kiss or promise!”
“Beh magari è lo stesso, anche il nome non è molto diverso. Ci giocavo un sacco da piccola nel bosco dietro casa con gli amici…”
“Nel bosco eh? Chissà che combinavi piccola monellina in erba!”
“Beh quando veniva fuori obbligo io e la mia amichetta del cuore facevamo abbassare pantaloni e mutande ai maschietti.”
La tua espressione scioccata vale quanto una vincita alla lotteria.
“Mi prendi in giro!”
“Affatto”
“Non è possibile”
“E perché no?”
“Sei… sembri… Voglio dire…Beh… Wow”
“Accidenti, te si che conosci bene il vocabolario della lingua inglese!”
“Sfotti poco mia cara nanny a luci rosse!”
Ci guardiamo, ci sfidiamo e cominciamo a ridere.
 

“Dai, giochiamo!” adesso voglio proprio vedere cosa ne esce fuori.
“Ma… siamo solo in due. Non è divertente e…”
“Sei solo una fifona. Hai solo paura che i pantaloni tocchi calarli a te questa volta.” Oh oh oh. A giudicare dalla tua reazione, non sei solita tirarti indietro alle sfide…
“Va bene Pattinson, vediamo un po’ se non tocca prendere a calci il tuo bel fondoschiena!”
“Quindi pensi che io abbia un bel fondoschiena?” e ti ho sentita trattenere il respiro nel tentativo di  non far salire il rossore sulle guance ma poi un lampo di furbizia ti ha attraversato lo sguardo.
“Puoi scoprirlo giocando Pattinson!”
Touché stellina. A te la prima mossa.
 

Lasci che sia io la prima a scegliere. E ovviamente la sfiga che ci vede benissimo fa uscire: DIRE. Dovrei essere concentrata su questo e invece l’attenzione va alla mia mano attorno al tuo pollice. Alla nostra pelle a contatto. La tua pelle mi tenta. Tutto di te mi tenta. Tutto in te mi fa rabbrividire. Tutto in te mi fa solo venire voglia di abbandonarmi.
“A quanto pare la fortuna è dalla mia… Allora, mia cara, che ne pensi del mio fondoschiena?” L’orgoglio mi spinge a guardarti negli occhi quando sento la derisione nella tua voce. Sì, sono permalosa. E allora?
“Penso che tu abbia un grandissimo fondoschiena Robert.” Rispondo molto seriamente
“Ehi… ehi così non vale però. La cosa è fraintendibile. Sembra che tu dica che io sono molto fortunato in questo senso”
“Eh beh… vedi di essere più specifico la prossima volta” Così impari Mr. Pattinson. Vediamo chi calerà i pantaloni… Ihihihihi…
“Sei un’imbrogliona.”
“E tu uno sbruffone…”
 

Come si fa a venirne fuori con te che cerchi sempre di avere l’ultima parola? Sei come un puzzle, mia stella, un puzzle i cui pezzi scopro poco alla volta. T’avessi conosciuta prima non mi sarei mai lamentato con mamma quando mi costringeva a giocarci in vacanza con i nonni per tenere la mente allenata, diceva lei… A sapere qualche trucco forse sarebbe ora più facile mettere insieme i colorati pezzi che compongono te.
“Coraggio, è il tuo turno!”
E la sorte decide: FARE.
Non mi piace la sua espressione. No decisamente m’inquieta.
“Claudia… Vieni qui che ti rifaccio il trucco!” E maledico le mie sorelle, i giornali e la mia boccaccia. Mannaggia a me e a quando l’ho raccontato. Complimenti Bob.
“Su su. Sei anche fortunato che non è che sono così rifornita” la vedo che armeggia con un astuccio da cui trae una cipria, del mascara e un rossetto. Sento le sue dita leggere sfiorare il mio viso. Il suo fiato mi scalda la punta del naso. Sa ancora di cappuccino. Mi sento un gatto pronto a fare le fusa.
 

E’ un vero spasso scriverti in italiano sulla schiena quanto io apprezzi il tuo lato B senza che tu possa sapere che l’ho fatto. E’ una delizia e una tortura insieme toccarti Passare le dita sulla tua schiena tracciando segni che devi interpretare. Ascoltarti mentre pronunci le parole come fossero inglesi rendendoti poi conto che nessuna di quelle che stai dicendo ha il benché minimo senso per te.
“Ehi, cosa significa? Non era inglese?” la voce da bambino ti esce che è una meraviglia.
“Oh, piccinino che non ha capito lui… Non sono costretta a dirtelo. :P Le regole non lo prevedono…”
“Ma sei tremenda!!!”
“Ihihihi… Lo so!”
E mi viene in mente una vecchia canzone di Biagio Antonacci

 ‘Sto ben con te
non senti l'istinto che ti porta qui
stai bene con me
speriamo che il mondo finisca qui
"di venerdì'"
che ti frega di chi sono
di chi sei, da che parte sto
questo è un gioco da creare, consumare e poi rifare’ 

Affranco la busta e spedisco. Tu finisci a terra perché il calcio dato alla sprovvista, anche se leggero, t’ha sbilanciato. Ma mentre rido improvvisamente mi ritrovo distesa di fianco a te. E il tuo ghigno stampato in faccia mi fa venire voglia di picchiarti. Razza di impudente!
Si accende un lampioncino poco lontano da noi. La luce dorata sul tuo viso crea un gioco di luci e ombre che mi stoppa dal tempestarti di pugni il braccio. E sorrido perché sei bello. Bello da non dire. Bello perché hai le guance rosse per il freddo e le labbra asciutte e un po’ screpolate e… Vorrei riscaldarti il viso con le mani e lenire quelle labbra con le mie…

 

‘I’m in heaven when you smile”… 

Di’ un po’ Van, non è che l’hai conosciuta Ester? No perché ogni tua canzone sembra parlare di lei. Perché io il Paradiso lo intravedo in ogni suo sorriso. E tutto in questi momenti insieme diventa magico. Perché lei ce l’ha dentro la luce di quei corpi celesti di cui porta il nome. Viene voglia di afferrarla la sua luce. Viene voglia di chiuderla tra le mani e di tenerla lì al sicuro. Giusto sbirciare ogni tanto per essere sicuri che vada tutto bene.
“Tocca… Tocca a te Robert” la tua voce trema Ester mentre il mio cuore salta. E c’è calore intorno a noi. Così tanto che l’inverno sembra lontano.
“Chiudi gli occhi e scegli” se parli così, se bisbigli così io…
Afferro un dito con il respiro corto. Dove diavolo è finita l’aria?!!?
Apro gli occhi.
Baciare.
“Oh”.

  
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