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Autore: kannuki    13/09/2005    4 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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“C’è l’hai

“C’è l’hai?”

“Sono venuto apposta”

E lei?”

“La mia ragazza”

“Bella donna, davvero!”

 

Il Grasso Peri le scoccò un’occhiata d’ammirazione e lascivia insieme e Mira non emise un solo gemito.

Continua a pensare, a ponderare, a cercare modi per liberarsi di quel pazzo furioso. Aveva escogitato un giochetto semplice che le sarebbe equivalsa la libertà o una pallottola in testa: nel momento in cui avrebbe scaricato la merce, si sarebbe infilata in macchina alla velocità della luce e sarebbe scappata.

Semplice, funzionalee secondo la legge di Murphy: se qualcosa può andare storto lo farà, si ricordò con un mezzo sorrisetto sarcastico che Marv non vide, troppo concentrato a trattare col Grasso Peri che non le levava gli occhi di dosso.

E per lei quanto vuoi?”

“Non sono in vendita!!” esplose adirata e indignata “schifoso, grasso maiale, non mi lascerei toccare da te per tutto l’oro del mondo” sbottò guardandolo fisso e trattenendosi dal fare una faccia ancor più disgustata.

“Cristo, finiscila!” borbottò Marv annoiato, come se non l’avesse sentita “ha le sue cose, non farci caso”

“Femmine isteriche…” sibilò lanciandole un’altra occhiata.

Mira era il ritratto dello stupore e quasi scordò il suo piano. Mentre contrattavano sul prezzo, si infilò nel taxi e accese il motore sbuffando gas di scarico su di loro che li fece tossire abbondantemente.

Si chiuse dentro e lanciò un’occhiata allo specchietto posteriore: Marv si stava avvicinando con aria minacciosa, visibilmente seccato dalla presa di potere.

Si aggrappò al finestrino semiaperto nel momento in cui Mira faceva marcia indietro, maledicendo il vicolo stretto e buio in cui si erano infilati e rischiò d’investire il Grasso Peri, cianotico in volto per le esalazioni che aveva respirato troppo a lungo.

Mira lo vide con la coda dell’occhio: preparò una gomitata che andò a piantarsi nel vetro, riducendolo in frammenti e schizzandole in faccia una pioggia trasparente e pericolosa che la costrinse a chiudere gli occhi per non essere ferita.

 

La macchina sbandò e andò a schiantarsi contro il muro. La bassa velocità la salvò dal rompersi il naso contro il volante, ma non le impedì di spaccarsi il labbro contro di esso.

“Che cazzo credevi di fare, eh? Che cazzo credevi?!” Urlò come un pazzo tirandola fuori dal taxi e facendola crollare a terra.

Miriadi di minuscoli taglietti le costellavano il viso e Mira temette di essere rimasta sfregiata, per il gran dolore che sentiva sul mento e la rendeva insensibile e intontita. Il sapore del sangue l’informò che era riuscita a provocarsi un danno consistente.

 

Essere strattonata e rimessa in piedi in quel modo non l’aiutò e neanche il gran ceffone che la mandò a sbattere contro il muro fu utile per riprendersi.

“Adesso sali la dentro e te ne stai buona e zitta! Mi hai capito?!”sibilò o meglio, sputò sul suo viso centrando qualche punto imprecisato della confusione che sentiva in testa.

Annuì o pensò di averlo fatto e Marv la trascinò dentro e le tolse le chiavi con un gesto violento.

 

“Stavamo dicendo?” borbottò al ciccione che aveva osservato tutta la scena ed era rimasto a bocca aperta.

 

***

 

Il signor M si staccò dal muro che lo celava alla loro vista, riponendo sotto la giacca la pistola che aveva tenuto stretta in pugno per tutto il tempo.

L’aveva visto? Quando era passata a quella velocità, l’aveva registrato, anche solo con la coda dell’occhio?

Si allontanò di molti passi e frugò in tasca tirando fuori un piccolissimo trasmettitore. La pulce magnetica che aveva lanciato sul taxi mandava un vago borbottio, all’inizio indistinguibile.

Alzò il volume, attizzò le orecchie e lo guardò come se dovesse rivelargli qualche immensa verità.

 

>>Ti ammazzoti ammazzonon so come, ma lo faccio<<

 

Il signor M si concesse un vago sorriso, quando sentì che la donna non piangeva e non si lamentava.

Brava, aveva fegato.

Gliene sarebbe servito molto.

 

***

 

Il motel è qualcosa di così squallido e malfamato che Mira non può fare a meno di sentirsi male.

Avrebbe aspettato che si fosse addormentato e poi sarebbe scappata, pensò mentre la spingeva verso l’interno e poi su per le scale luride, di legno scheggiato.

Uno scarafaggio corse velocemente in un anfratto e Mira ridacchiò pensando che se l’avesse ritrovato nel letto, sarebbe stata compagnia migliore di Marv; l’uomo non dava cenni di stanchezza e la strattonava con forza.

La lanciò all’interno della stanza e sbattè la porta con violenza. “Spiegami la scenetta isterica, signorina”

Mira recuperò l’equilibrio con difficoltà la testa che le girava ferocemente per il dolore “non mi piace la tua compagnia” mormorò restandogli bene lontano.

Si guardò fugacemente attorno per riuscire ad individuare un oggetto contundente, ma a parte qualche mobile scassato non c’era nulla che potesse servirle.

Sbattè gli occhi guardando il letto e ingoiò il terrore e le lacrime; lo fissò, mentre scuoteva la testa e le spiegava che ‘non poteva comportarsi così durante l’orario di lavoro, che non poteva farlo altrimenti sarebbe stata costretto a farle del male e lei non voleva che le facesse del male, vero?

“Ne farei volentieri a meno” mormorò avvicinandosi alla finestra.

“Mah…secondo me ti piacerebbe. Sei piuttosto strana”

Cadere di sotto e frantumarsi la testa non fa parte dei miei piani, ma sarebbe stato sempre meglio che…

Mira captò la frase con un attimo di ritardo. Troppo ritardo. Si voltò appena, il sangue ghiacciato nelle vene che non scorreva più.

“Cos… lasciami!” urlò d’un tratto facendo allontanare l’auricolare dall’orecchio del signor M.

 

Una pulce gliel’aveva piazzata anche nei vestiti e lei neanche se n’era accorta, pensò arrampicandosi quasi fuori della finestra e mettendosi comodo a spiarli.

Quello che succedeva non erano affari suoi. Lui doveva tenere d’occhio il carico ma quella poveretta non meritava un trattamento simile. 

Chiamò il suo committente velocemente, la prima telefonata da molti giorni a quella parte.

“Sono io. No, non ho ancora sgomberato la cantina” mormorò tenendo d’occhio la lotta che stava svolgendosi nella stanza di fronte alla sua.

“Il vecchio sacco da boxe sta perdendo sabbia e quell’armadio m’intralcia il lavoro. Mi sta infastidendo, posso sbarazzarmene?”

Ascoltò la risposta aggrottando la fronte. Poteva sentire Mira urlare dall’auricolare che aveva appoggiato accanto a se. 

Va bene, lo trascinerò in fondo alla stanza. Per ora.” Sottolineò nervoso.

 

Afferrò la valigetta e uscì dalla stanza.

Cambiò la camera allungando un bel centone al gestore che restò a bocca aperta e gli consegnò le chiavi di una stanza accanto a quella dei due ‘lottatori’; salì rapidamente le scale, sostò nel corridoio per ascoltare i rumori che facevano e s’infilò dentro lanciando la valigetta sul letto, guardando la parete.

Quel tipo lo infastidiva.

Parecchio.

 

Aprì la valigetta e tirò fuori il fucile montandolo lentamente, sempre guardando la parete, stavolta con un ampio sorrisetto stirato.

Afferrò un fonendoscopio e lo appoggiò al muro studiando attentamente le onde sonore. 

Prese il fucile e poi la pistola, soppesandole entrambi. Fece una smorfia, sollevò le spalle e lasciò cadere la seconda nella fondina. Appoggiò la canna nera del fucile alla parete e aspettò.

E sorrise nuovamente.

 

***

 

Marv… ti prego: sta calmo!”

“Sono calmissimo. Sei tu che ti stai agitando” affermò guardandola giacere sul letto, sotto di se.

Metà del suo vestito era andato e una buona parte stava per prendere il volo…e lei non doveva agitarsi?!

“Marvin non farlo... per favore” lo supplicò in seria difficoltà. 

“Non fare cosa? Ma vuoi toglierti questo coso di dosso?” esplose cercando di strapparle via il resto dell’abbigliamento.

Perché non andiamo a mangiare qualcosa e poi... magari quando torniamo…” Mira glielo lesse in faccia che non stava minimamente prendendo in considerazione la cosa.

“No, eh?” balbettò cercando di sgusciare via: era saldamente bloccata sotto di lui, come faceva a scappare?

Ma per favore” ridacchiò facendole volare un altro pezzo e restando a guardarla. “Porca puttana…” sussurrò ipnotizzato toccandola quasi con riverenza.

 

Non toccarmi non toccarmi mi fai schifo lasciami immediatamente!!!

 

Marv… ho un buco allo stomaco, non mangio da giorni. Singhiozzò sentendolo vagare ovunque. Prese coraggio, gli afferrò la testa fra le mani e lo guardò dritto negli occhi “per favore, tesoro. Andiamo a mangiare prima, poi… quando torniamo… lo faremo tutte le volte che vorrai”

La voce si spezzò e incrinò in vari punti, mentre lo supplicava e lui la guardava, ma non era sicuro che la stesse ascoltando. Cristo, le faceva schifo averlo così vicino, ma dove a farlo.

Lui annuì più volte, imbambolato e Mira lo lasciò dopo un po’ sorridendogli e continuando ad ingoiare le lacrime.

“Torno subito…faccio un salto al bagno…a lavarmi la faccia” sussurrò alzandosi e afferrando il cappotto per coprirsi.

 

Il signor M abbassò il fucile ed emise un gemito d’incredulità. Era riuscita a fermarlo anche quella volta. Ma come faceva? E che aveva nel cervello quell’essere?

Si spostò dal muro, tornò all’auricolare e lo infilò. Niente…quando le aveva strappato il vestito, probabilmente era saltata anche la pulce, pensò sempre più seccato posando il trasmettitore.

Poi guardò la finestra e si diede dell’idiota per non aver pensato alla soluzione più semplice.

 

Si issò fuori dopo essersi tolto giacca e scarpe e si avvicinò alla finestra della camera strisciando sul cornicione.

S’inchinò e ascoltò l’acqua scorrere a lungo, sentendola piangere. Chinò leggermente la schiena e la testa, cercando di non cadere e la vide rannicchiata su se stessa, le braccia abbandonate sul lavandino, il viso seppellito nel mezzo.

 

Il signor M guardò il vestito fatto a pezzi che doveva essere stato un gran bel vestito all’inizio, elegante, da serata speciale.

Magari se l’era messo per andare a cena con qualcuno, magari l’aveva messo per il primo appuntamento….

La vide tirarsi su di scatto, ravviarsi i capelli e sciacquarsi per l’ennesima volta le guance, cercando di non piangere in quel modo straziante.

 

Ha gli occhi azzurri, pensò mentre tornava nella stanza e riponeva il fucile nella valigetta dopo averlo smontato in fretta. 

 

Ha gli occhi azzurri, pensò mentre si mascherava velocemente, dopo aver tratto dalla seconda valigetta tutto l’occorrente ed essersi cambiato i vestiti.

 

Ha gli occhi azzurri.

 

 

 

  
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