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Autore: Elawen Aeglos    28/06/2010    2 recensioni
> Proferì la donna con un tono di comando. La coppa d’oro vacillò per qualche momento, poi apparve nell’acqua splendente l’immagine di una ragazza dai capelli neri come la notte e la pelle chiarissima, mentre dormiva nel suo letto.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ares, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tattiche militari

 

 

Erano passati almeno due mesi da quando Giulia aveva imparato a conoscere pian piano i suoi poteri e da allora era migliorata sempre di più. Allo stesso tempo aveva migliorato le sue tecniche di combattimento e ormai era pronta per misurarsi in campo aperto contro altri guerrieri. Tuttavia Marte fino ad allora non le aveva mai fatto presente la possibilità di una battaglia. Se nei primi giorni pareva impaziente di vederla guidare le sue armate adesso invece pareva essere indifferente ai numerosi conflitti in cui avrebbe potuto far intervenire i suoi uomini.

Giulia si era chiesta il motivo di tale mutamento, ma alla fine aveva preferito non pensarci troppo e invece concentrarsi nel suo addestramento. Adesso era capace di muoversi da un luogo ad un altro sparendo in una luce rossa ogni volta che lo desiderava, e anche se continuava ad avere dei problemi con l’ “arrivo”, ormai era abbastanza capace di controllarsi. Per quanto riguardava i suoi poteri di attacco la questione era molto più difficile, a volte, quando la rabbia prendeva il sopravvento aveva distrutto tutto quello che si trovava intorno a lei, e Marte era dovuto intervenire più di una volta per calmarla e per evitare che si facesse del male. Altre volte invece era riuscita a controllarsi ma ogni volta era stato davvero molto faticoso più di quanto si sarebbe aspettata.  Le dispiaceva non vedere quei miglioramenti rapidi che invece l’avevano contraddistinta nell’allenamento da guerra, ed era anche dispiaciuta all’idea di poter deludere suo padre. Prima di sapere del legame di sangue tra lei e Marte non le interessava affatto del suo rendimento, ma da quando aveva scoperto quel legame voleva fare di tutto per dimostrarsi come la migliore. Forse era solo perché dopo tutti quegli anni di lontananza voleva trovare un modo per riconquistare suo padre, forse perché temeva che sua madre, Xena, avesse ragione nel pensare che lui volesse solo usarla, e quello era il suo unico modo per cercare di conquistarsi il suo amore.

Marte ormai era convinto che Giulia fosse pronta per scendere in campo e combattere, anche se comunque temeva quello che le sarebbe potuto succedere in uno scontro aperto. Sebbene non lo volesse ammettere, neanche con se stesso, teneva a quella ragazzina, che dopo 17 anni si era rivelata come sua figlia, teneva alla sua erede e non voleva perderla. Seduto a cavalcioni sul suo trono scosse la testa per cacciare via quei pensieri. In fondo se non sopravviveva allo scontro voleva dire che non valeva tutta la fatica che le era costata!  Scese dalla sedia e fece apparire di fronte a se un tavolo con delle cartine appoggiate sopra, avrebbe comandato a Giulia di conquistare una zona importante dal punto di vista strategico, così non solo si sarebbe visto quanto fosse capace nella lotta, ma anche quanto fosse dotata in tattica militare.

 

Xena dopo il suo incontro con Discordia era partita da sola, lasciando Olimpia presso la casa di Alcmena, aveva detto di dover fare qualcosa di importante,e , senza dare altre spiegazioni, era scomparsa. La principessa guerriera si era recata nell’Arcadia, lì in uno dei boschi che occupavano la regione aveva nascosto molti anni prima un medaglione ricevuto da un’amazzone. Aveva ricevuto quel medaglione con la nascita della sua bambina, quell’oggetto, le aveva spiegato l’amazzone, aveva il potere di imprigionare dentro di sé i poteri dei semi-dei. Inizialmente Xena aveva pensato di usarlo per togliere i poteri dal corpo di Giulia, e cancellare così ogni traccia del suo passato. Ma alla fine non era stata capace di compiere quell’azione. In fondo le era sembrato  quasi di togliere a Giulia qualcosa di suo, di cancellare l’ultimo legame con il suo mondo e con sua madre. Non ci era riuscita. Aveva nascosto il medaglione affinché nessun’altro potesse trovarlo e aveva semplicemente “bloccato” i poteri di Giulia con un rituale. Ora molti anni dopo da quella decisione si sentiva in colpa per la sua debolezza, si sentiva in colpa per non essere stata in grado allora, di difendere la sua bambina, e adesso era Giulia che ne pagava le conseguenze.  Mentre camminava per il bosco, la luce chiara del sole aveva iniziato a scendere dietro l’orizzonte, e la luce che illuminava le fronde degli alberi era mutata da oro in arancione. Poco prima che il sole scomparisse del tutto e lasciasse il posto alla luna che già iniziava sorgere, Xena si ritrovò davanti ad un albero la cui corteccia era stata incisa con delle iscrizioni. Si mosse intorno ad esso  e quando finalmente trovò il punto esatto si fermò ed iniziò a scavare. Le unghie si rompevano mentre con le mani smuoveva via la terra e gli arbusti, finalmente dopo alcuni minuti iniziò a sentire sotto le sue dita una superficie dura. Continuò a smuovere la Terra e finalmente riuscì ad estrarre un piccolo cofanetto. Lo pulì con una mano scacciando via la terra che nascondeva i disegni incisi sopra. Con l’indice della mano ripercorse tutte le linee che attraversavano il cofanetto, poi lo aprì. All’interno vi era un medaglione d’oro, piuttosto grande rifinito di disegni e incisioni. La polvere che lo aveva ricoperto in tutti quegli anni aveva diminuito la lucentezza, che però fu pronta a rivelarsi non appena Xena lo pulì con un pezzetto di stoffa. Lo mise via, in una sua sacca, e velocemente risotterrò il cofanetto. “Mi dispiace Giulia, non vorrei doverti fare questo ma è per te, per proteggerti…”. Pensò la guerriera risalendo in groppa ad Argo e cavalcando nuovamente verso casa di Alcmena.

 

 

Elena e Laura avevano tentato in quei mesi di indagare sull’attacco ad Alcmena, ma si erano rese ben presto conto dell’impossibilità per dei mortali indagare su qualcosa che faceva parte del mondo degli immortali. Hercules pensò così  che era necessario chiedere il sostegno di una divinità di cui ci si potesse fidare, ma Laura ed Elena non erano affatto convinte. Ogni volta che erano entrate in contatto con un dio o una dea, da quando erano giunte lì, era sempre stato un incontro abbastanza spiacevole, e l’unica cosa che desideravano era evitare altri incontri con divinità.

<< Avete ragione di non fidarvi delle divinità, ma vi assicuro che la dea a cui voglio chiedere aiuto non è affatto meschina come le altre >> Aveva detto l’eroe cercando di convincere le due ragazze.

Le due giovani all’inizio si erano mantenute ferme sulle loro posizioni e cercando di risolvere la questione con le loro forze, ma appena si resero conto dell’impossibilità di ottenere qualcosa senza un aiuto divino decisero di cedere al loro orgoglio e di chiedere aiuto ad una dea, sebbene temessero che si rivelasse falsa e meschina come le altre. Ma che altro potevano fare? Non potevano perdere tempo per la loro arroganza, Giulia doveva essere aiutata ad uscire da quella situazione ed entrambe le ragazze erano convinte che indagare su quello che era successo fosse un buon modo per capire come rimettere a posto ogni cosa. Così, Elena e Laura alla fine avevano ceduto e avevano chiesto ad Hercules di invocare quella divinità.

<< Venere! >> Chiamò l’eroe mentre si trovavano poco lontano dall’abitazione.

La dea vestita come di consueto con abbigliamenti che poco nascondevano le sue forme apparve tra loro. La prima reazione di Elena fu quella di scoppiare a ridere mentre Laura sconsolata scuoteva la testa. Possibile che con tutti i loro problemi Hercules aveva pensato di invocare la dea dell’amore? E non solo! Oltre ad essere la dea dell’amore, sembrava anche piuttosto stupida dal modo in cui parlava e si comportava.

<< Hercules, i problemi che dobbiamo affrontare non sono quelli di conquistare il nostro compagno di classe! >> Intervenne Elena tentando di essere il meno acida possibile ma evidentemente senza successo.

<< Probabilmente avete più bisogno di me con i ragazzi più di qualunque altra ragazza della vostra età. >>

<< noi con i ragazzi ce la passiamo benissimo grazie, e senza il tuo supporto! >> Rimbeccò acidamente Laura.

<< Calmatevi, non siamo qui per discutere delle relazioni che avete. Venere ti abbiamo chiamata perché abbiamo un problema, la figlia di Marte e Xena, Giulia,  che era stata mandata nel futuro per essere protetta da suo padre è stata riportata qui dalle Amazzoni, con l’aiuto certamente di una divinità, e una volta qui hanno tentato di ucciderla e di farle ricadere la colpa dell’attacco ad Alcmena, ci puoi aiutare a scoprire chi è stato e se è stata Discordia? >>

A sentire che la figlia di Xena era ritornata nel loro tempo la dea non poté fare a meno di pensare al giuramento della guerriera con Discordia, ed in effetti nel pronunciare i loro voti avevano nominato una certa Giulia. Avrebbe voluto dire quello che sapeva ad Hercules, infondo era suo fratello, ma Xena le aveva fatto promettere di non dire niente, e non voleva tradire la sua amicizia.

<< Io non saprei come aiutarvi, e poi qui la mia presenza non pare gradita >> disse guardando le due ragazze che parevano piuttosto perplesse dell’aiuto che la divinità poteva offrire loro.

Laura decise di intervenire prima che la situazione degenerasse. Decise di evitare che parlasse Elena che sarebbe stata troppo impulsiva e loro invece dovevano cercare di sfruttare la situazione come meglio potevano, infondo se Venere poteva essere utile alla loro ricerca non potevano fare a meno di tentare.

<< Perdonaci, ti prego,ma il fatto è che siamo preoccupate per la nostra amica, Giulia, e la preoccupazione ci rende nervose. Sei certa che tu non puoi aiutarci? Una dea potente come te, come potente è l’amore, non può nulla per noi? >> Forse era stata esageratamente retorica, ma sperava che la dea non lo capisse.

Venere fu soddisfatta di quest’esaltazione di sé, ed era realmente dispiaciuta di non poterli aiutare. Decise di fare qualcosa, anche se non avrebbe rivelato nulla del giuramento di Xena e Discordia poteva sempre indagare.

<< Cercherò di sapere se Discordia c’entra qualcosa con Giulia, le Amazzoni e Alcmena, ma non vi assicuro niente. Appena ho notizie vi farò sapere >> Disse con un sospiro e sparendo subito dopo in una luce dorata.

<< Perché proprio lei? >> Domandò Elena piuttosto perplessa non appena la dea scomparve.

<< Credo che sia una dei pochi tra gli dei dell’olimpo in cui ripongo la mia fiducia. >> Rispose l’eroe mentre si dirigeva nuovamente verso casa.

 

 

<< Allora ti senti pronta? >> chiese il dio guardando Giulia dalla testa ai piedi pronto a cogliere anche la minima insicurezza.

Giulia rimase un secondo in silenzio. Per tutto quel tempo si era allenata per combattere per guidare dei guerrieri, ma solo adesso si rendeva conto di che cosa significasse realmente, fino ad ora poteva essere solo un gioco, ma dal momento in cui Marte le aveva chiesto di prendere una zona, scendendo in battaglia ogni gioco era finito.

<< Sì, come ti avevo promesso >> Disse lei cercando di mantenere la voce calma. Non le piaceva l’idea di guidare delle armate, non voleva fare del male a nessuno, ma sapeva di non potersi tirare indietro. L’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata quella di evitare che le sue armate attaccassero donne, bambini e contadini. Avrebbe preso quella zona, ma a modo suo, anche se ancora non aveva un piano era certa che una volta che avesse avuto il comando della sua armata avrebbe scelto lei come guidarla. Anche guidare un’armata non era cosa da poco. Come avrebbe ottenuto la stima dei suoi guerrieri? Perché dovrebbero dare ascolto ad un diciassettenne?

<< Riuscirò ad ottenere la fiducia dei tuoi guerrieri? >> Domandò questa volta più incerta.

<< Dipende da te. Sei tu che devi essere capace di importi. Domani partirai per conquistare la zona che ti ho detto. >>

Detto questo sparì lasciando Giulia alle sue domande e alle sue perplessità. Afferrò la cartina della zona e si diresse nelle sue stanze. Doveva studiare il modo migliore per prendere la zona ma non sapeva da dove cominciare. Osservò la cartina cercando di memorizzare innanzi tutto dove si trovavano catene montuose e fiumi. La zona da prendere era abbastanza ampia, erano però quasi tutti piccoli villaggi legati ad una cittadina poco più grande.  Dalle informazioni che aveva in ogni villaggio esisteva un piccolo gruppo di uomini capaci di utilizzare armi, ma niente di preoccupante. Invece se si  fossero uniti tutti insieme sarebbe stato più difficile prendere la zona. Da dove iniziare? Girò la cartina in tutte le posizioni, e alla fine pensò di cominciare nel prendere la città più grande, Panormos, che si trovava tra due monti. Se fosse caduta la città sarebbero certamente cadute anche tutte le altre anche senza combattere. Certo era più difficile da prendere però doveva trovare il modo, e forse un’idea già ce l’aveva.

 

 

Xena era tornata finalmente alla casa di Alcmena, stava iniziando solo allora a sorgere il sole, ma Olimpia era già sulla porta ad aspettarla.

<< Perché sei sparita per tutto questo tempo? >> domandò la giovane guerriera mentre guardava preoccupata l’amica.

<< Dovevo fare una cosa molto importante >> disse la donna evasiva.

<< Xena so che mi stai nascondendo qualcosa >> affermò la bionda.

<< Lo so anch’io Olimpia, ma non te ne posso parlare, mi dispiace >>

<< Spero solo che sia la scelta giusta >> Concluse la poetessa rientrando in casa.

<< Lo spero anch’io. >>

 

 

Il sole stava sorgendo alto nel cielo e Giulia aveva già indossato gli abiti per la battaglia. Il busto era coperto da una corazza rifinita con disegni e incisioni rappresentanti il simbolo del dio della guerra. Degli stivali alti con rinforzi in ferro le proteggevano gli stinchi, un lungo mantello color rosso scuro le scendeva lungo  il corpo fino le gambe. Prese la spada e la indossò sul fianco sinistro mentre osservava dalla finestra il sole che si innalzava sopra l’orizzonte. Aveva dormito poco quella notte, aveva pensato per tutto il tempo a come prendere la città evitando perdite inutili, ma nonostante tutto non era stanca, l’adrenalina le scorreva in tutto il corpo e non poteva fare a meno di essere emozionata ed impaurita all’idea di dover guidare un esercito. Lasciò la sua stanza cercando di mantenere la calma. Non poteva presentarsi impaurita o emozionata davanti a quelli che sarebbero stati i suoi uomini. Doveva far finta che tutto fosse assolutamente normale, anche se non era vero. Scese le scale con la testa bassa pensando a cosa avrebbe detto per ottenere la fiducia di quei guerrieri e non farsi prendere solo per una sciocca ragazzina, insomma se l’avessero attaccata l’avrebbero potuta uccidere. Marte era lì ad aspettarla non appena la vide esclamò:

<< Sei in ansia? >>

<< No >>

<< Menti, ma è l’unica cosa che puoi fare in questo caso. Dovrai essere capace di mostrarti davanti a loro non come una donna, tanto meno come una ragazzina, dovrai essere una guerriera. Non fallire nel prendere quei villaggi, perderai la loro stima. Non puoi permetterti di sbagliare >>

Giulia respirò a fondo e lasciò Marte da solo senza dire neanche una parola. Camminò con passo veloce verso il cavallo che le aveva dato Marte, vi salì in groppa e si mosse verso le sue armate che erano già schierate. Sentì il cuore batterle forte in gola, più cercava di riacquistare la calma e più credeva che il cuore sarebbe esploso. Si fermò di fronte a quei guerrieri e per un attimo credette anche di non saper più parlare poi iniziò:

<< Soldati! Non mi aspetto che voi vi poniate sotto la mia guida solo perché sono la figlia di Marte. Giustamente dovete sapere se sono in grado di essere una guerriera, una comandante oppure no. Ma non potendo perdere tempo, sfido duello chi tra voi tutti si considera il più forte e il più abile in battaglia. Chi vincerà guiderà l’armata. >>

Marte aveva osservato Giulia per tutto il tempo, ed era rimasto sconvolto quando aveva sentito Giulia pronunciare quel discorso. Apparve di fronte a lei senza che gli altri potessero vederla.

<< Non credo sia una buona idea >> Disse mentre la osservava scendere da cavallo ed estrarre la spada. Giulia però fece finta di nulla e si mosse in avanti.

<< Se nessuno di voi ha il coraggio di sfidare una donna come potrete scendere in battaglia? >> urlò forte la ragazza.

Marte si appoggiò su una gamba mentre osservava attentamente quello che sarebbe successo. In fondo Giulia poteva aver avuto una buona intuizione nell’agire così.

Un guerriero si mosse in avanti sguainando la spada. Era alto quasi due metri e abbastanza grande da poter sopraffare tre uomini. Giulia afferrò saldamente la spada cercando di trovare nel metallo freddo la sicurezza che non era convinta di avere. “La forza di un guerriero non è nella sua stazza” si ripeteva mentre lo vedeva dirigersi davanti a lui. Erano l’uno di fronte all’altra. Il guerriero sorrise bieco muovendosi in avanti cercando di colpire Giulia alle gambe. Il movimento era stato vigoroso, ma poco veloce e Giulia era stata capace di fermarlo in tempo. Si mosse indietro riacquistando la distanza di sicurezza dal guerriero e aspettando la sua prossima mossa. Di nuovo fu il guerriero ad attaccare, questa volta fu un colpo alto diretto alla testa e nuovamente Giulia fu in grado di intercettarlo e di muoversi indietro. Evidentemente il soldato si stava spazientendo. Giulia continuava ad intercettare i colpi senza però mai attaccare. Questa volta il soldato tentò di prenderla di sorpresa con una serie di tecniche ma Giulia fu abbastanza rapida da non farsi mai colpire. Il guerriero era nervoso e la forza che aveva messo in ogni colpo aveva iniziato a stancarlo, mentre Giulia era riuscito a mantenere le sue forze. Di nuovo il guerriero si mosse in avanti pronto ad attaccare, ma questa volta Giulia non si preoccupò di parare il colpo si spostò soltanto dalla direzione della spada ferendo il guerriero ad una gamba e muovendosi indietro. Il soldato si guardò il sangue colare dalla gamba e digrignando i denti si diresse verso Giulia cercando di colpirla. Ma la ragazza non si fece prendere di sorpresa e dopo aver parato il primo colpo contrattaccò colpendolo questa volta al braccio destro. Di nuovo si mosse indietro aspettando sorridendo che il guerriero facesse la sua mossa. L’uomo, innervosito, si mosse con foga verso di lei non rendendosi conto che lasciava scoperto tutto il fianco sinistro. Giulia evitò il colpo lo ferì all’altra gambe e con calcio scacciò via la spada dalla mano dell’uomo. Prima che questo potesse accorgersi di qualunque cosa la lama della spada della ragazza era già stata poggiata sul collo del guerriero.

 

<< Pensavo che avreste scelto un combattente migliore. Davvero questo è il vostro meglio? >> Domandò mentre prendeva la spada del guerriero lanciata a pochi metri da terra e gliela restituiva, dirigendosi nuovamente verso il suo cavallo.

 

<< Uccidilo!! >> Cominciarono ad urlare gli uomini dalla folla.

 

<< Bene adesso dovrai ucciderlo secondo il regolamento >> affermò la divinità

 

Giulia piegò leggermente la testa verso il dio per ascoltarlo meglio senza dare nell’occhio.

 

<< La lotta per il comando di un’armata si conclude con l’uccisione del nemico >> affermò il dio pronto a vedere cosa Giulia avrebbe fatto.

 

La ragazza alzò la spada, chiedendo di poter parlare.

 

<< Volete che lo uccida? >> Urlò alla folla. Dagli uomini si alzò un grido unanime di assenso mentre il condannato rimaneva in ginocchio.

 

<< Per cosa? Per dimostrare di essere più forte? Io non voglio decimare la mia armata con duelli intestini. Io ho bisogno di ogni singolo uomo nelle mie battaglie, poiché ogni singolo uomo farà la differenza. Un solo chicco di riso può spostare l’ago della bilancia, e io voglio questa si pieghi in mio favore >>

 

<< Codarda! Non sei in grado di ucciderlo! >> Iniziò un guerriero basso e tozzo

 

<< NO! Il codardo sei tu a non esserti voluto mostrare degno di batterti con me. Tu che sei pronto a sacrificare un tuo compagno. Tu sei il codardo e ciascuno di voi con lui che sono capaci di gridare “a morte” senza aver avuto prima il valore di misurarsi con me. Ho detto che non voglio decimare la mia armata con lotte intestine, ma non ho bisogno di vigliacchi, quindi, a meno che qualcun altro non creda di potermi battere e prendere il comando dovrà eseguire i miei ordini e non osare mai più contraddirmi! >>

 

Il silenzio era calato nella folla mentre Giulia era risalita a cavallo.

 

<< I vigliacchi possono lasciare l’armata. Gli uomini fedeli e valorosi che vorranno seguirmi sono liberi di farlo. >>

 

Giulia aveva le mani che le tremavano, temeva che nessuno l’avrebbe seguita, che l’avrebbero lasciata lì da sola da quella parte del campo. Passarono alcuni secondi che le parvero ore quando l’uomo con cui aveva combattuto si schierò al suo fianco. Giulia sorrise fra, era solo uno, ma era comunque un buon inizio! Altri uomini si mossero verso di lei all’inizio più titubanti poi sempre di più e sempre più rapidi, finché dall’altra parte non rimasero che cinque persone tra le quali Giulia riconobbe l’uomo che l’aveva chiamata codarda.

 

<< Non ci faremo guidare da una ragazzina! >> Urlò uno degli uomini.

 

<< E allora sparite dalla mia vista, siete inutili e mi fate solo perdere tempo! >>

 

I cinque uomini si allontanarono sotto gli occhi di tutti, aveva perso cinque uomini, ma si era guadagnata la fiducia degli altri.

 

<< Vuoi che li uccidiamo con le frecce, comandante? >> Domandò il guerriero con cui aveva lottato all’inizio.

 

<< No, io non uccido le persone alle spalle. Adesso andiamo abbiamo perso fin troppo tempo. >>

 

Giulia si mosse cominciando a cavalcare verso la città di Panormos. Quella sera si sarebbero accampati fuori dalle  mura della città e avrebbe messo in atto il suo piano.

 

 

<< Ho saputo che Giulia sta guidando le sue armate contro la città di Panormos, credo Marte le abbia ordinato di conquistare la zona. >> Affermò Xena mentre si rivestiva dopo essersi fatta il suo bagno mattutino.

 

<< Credi che sia in grado di guidare un esercito? Non è una scelta avventata quella di voler puntare subito alla città più grande,  quella maggiormente protetta? >> Affermò Olimpia mentre riordinava le sue cose.

 

<< Sì, ma è anche vero che se cade Panormos non ci sarà neanche bisogno di combattere contro gli altri villaggi, credo che questo sia il suo piano. >> Rispose la principessa guerriera infilando la spada nel …

 

<< Ci metterò cinque giorni per arrivare da Giulia. Spero di riuscire a dissuaderla a lasciare l’armata. >>

 

<< Non credo che acconsentirà… >> Affermò incerta Olimpia.

 

<< Ho un mio piano, ma ti devo pregare di rimanere qui, con Hercules… >>

 

<< Come al solito no? Io mi sento sempre un peso per te, Xena. >> Disse la bionda scattando in piedi.

 

<< No Olimpia, non lo sei, ma questa cosa la devo fare da sola, perdonami. >> Rispose salendo a cavallo.

 

 

 

 

<< Venere, cosa ci fai qui? Sparisci! >> Gridò la dea vedendo apparire di fronte a sé la dea dell’amore

 

<< Discordia, dimentichi che io devo controllare che tu rispetti i patti… >> Disse la dea mentre si limava le unghie.

 

<< Allora come mai ti interessi tanto a questa Giulia, insomma è solo una mortale… >>  Insistette la dea

 

<< Non è una mortale è una semidea, stupida! >>

 

<< Bah per me è lo stesso >> continuò osservando attentamente le unghie << Alla fine anche lei invecchierà e morirà >>

 

<< Non si tratta di quante rughe avrà ma dei suoi poteri! Ma tu certo, queste cose non le puoi capire, sei troppo occupata con la manicure! >>

 

<< Mah sarà che non ho bisogno >> Affermò mentre faceva sparire dalle sue mani la lima facendo comparire al suo posto uno specchio.

 

<< Ma non era in questo tempo, come hai fatto a richiamarla? >> domandò mentre si sistemava i capelli

 

<< Stai facendo troppe domande, Venere >> Disse la dea sulla difensiva.

 

<< Sai quanto mi importa dei tuoi giochi con i mortali, ero solo stupita delle tue capacità >> Continuò facendo finta di andarsene.

 

<< Ho avuto un aiuto da parte di alcune guerriere amazzoni. È divertente vedere come siano stupidi gli umani. Questo ti basti Venere, occupati invece di vedere se Xena rispetterà l’accordo >>

 

<< Non preoccuparti di questo >> rispose mentre svaniva in un lampo di luce.

 

 

<< Ah eccoti! >> disse la dea dell’amore apparendo di fronte a Hercules, Elena e Laura.

 

<< Cosa hai scoperto? >> Domandò immediatamente Elena.

 

<< Calma! >> Rispose la dea mentre sorrideva felice del suo successo.

 

<< Allora per quanto ne so è vero che Discordia ha richiamato Giulia con l’aiuto delle Amazzoni. Ma non ho potuto sapere altro, l’avrei troppo insospettita. >>

 

<< Io non capisco >> iniziò Laura << Insomma che senso ha? Perché dovrebbe essere interessata a Giulia? >>

 

<< Ancora non l’avete capito? >> domandò la dea con voce stridula << È ovvio vuole avere i suoi poteri! >>

 

<< Ma Giulia è solo una semidea, che poteri mai potrebbe avere? >> Chiese Hercules piuttosto sbalordito.

 

<< Questo non lo so, i poteri che si ottengono possono essere i più svariati, non so cosa abbia ereditato Giulia, ma se Discordia è così decisa ad ottenerlo vuol dire che è potente. >>

 

<< Venere, come può Discordia prendere i poteri di Giulia? >> Domandò Elena preoccupata.

 

<< ecco deve ucciderla, una volta uccisa i poteri si separeranno dal suo corpo e dovrebbero riunirsi con gli altri elementi naturali, ma possono essere anche imprigionati mediante oggetti magici >>

 

<< Che genere di oggetti? >> Chiese Laura che intanto era impallidita nel sentire che Discordia avrebbe ucciso Giulia per ottenere i suoi poteri.

 

<< È difficile da dire. Neanche gli dei sono sicuri dell’esistenza di questi oggetti. Si tramanda che siano tre: un cofanetto, un pugnale e un ciondolo. >>

 

<< Dobbiamo avvertire Giulia >> disse Elena scattando in piedi.

 

<< Marte non permetterà mai di avvicinarci a lei >> Obiettò l’eroe.

 

<< No dico, ma tu hai sentito cosa ha detto Venere? Giulia rischia la vita! >>    

 

<< Vi posso aiutare io ad incontrare Giulia, datemi il tempo di vedere dov’è e se c’è un momento in cui è possibile vederla in privato e vi porterò io stessa da lei. >> Asserì la dea

 

<< E noi nel frattempo siamo qui e aspettiamo? >> Disse Elena irata.

 

<< Non possiamo fare altro purtroppo. >> Continuò Hercules. << Venere contiamo su di te! >>

 

La dea fece un segno di assenso con la testa e sparì nuovamente lasciando Hercules, Elena e Laura nuovamente soli con i loro pensieri e le loro preoccupazioni.

 

 

Non mancava molto a che l’esercito giungesse quasi fin sotto le porte della città e Giulia decise di dividere il suo esercito. Una parte sarebbe rimasto nelle retrovie in modo che non potessero sapere quanti uomini costituivano il suo esercito. Chiamò l’uomo con cui aveva lottato quella mattina accanto a sé.

 

<< Come ti chiami? >> Domandò la ragazza mentre con gli occhi attenti osservava ogni singolo elemento del paesaggio.

 

<< Nicandro >> Affermò l’uomo con voce baritonale.

 

<< Nicandro ti affido metà delle mie truppe rimarrete nelle retrovie, e non dovete farvi vedere da nessuno, nessuno dovrà sapere da quanti uomini è composto il mio esercito sono stata chiara? Vi darò il mio segnale quando sarà il momento di attaccare, anche se forse non ce ne sarà bisogno. >>

 

<< Perché mi chiedi di rimanere indietro? Siamo abbastanza forti per distruggere il loro esercito e prendere la città non devi indebolirti lasciando indietro parte del tuo esercito… >>

 

<< Non ho chiesto il tuo parere, Nicandro, ti ho dato un ordine. >> Disse lei con voce ferma.

 

<< Allora obbedisco >> Disse l’uomo volgendo indietro il suo cavallo e richiamando alcuni uomini con sé.

 

Il sole era quasi tramontato e finalmente Giulia era giunta quasi sotto le porte della città. Si era ritirata nella sua tenda privata preparando le ultime cose per mettere in atto il suo piano. Quando sentì che la presenza di Marte stava per rendersi visibile. Si voltò verso il punto della tenda da cui proveniva quella sensazione e vide, poco dopo, apparire il dio della guerra davanti a sé.

 

<< Ti faccio i miei complimenti di come ti sei guadagnata la stima dei tuoi soldati, ma non approvo il tuo piano per prendere la città >> Disse il dio mentre appoggiava le mani sul tavolo per osservare attentamente la cartina della zona.

 

<< Ma io non ti ho detto il mio piano >> Disse Giulia mentre si sedeva sul letto e lo osservava.

 

<< Non può essere un buon piano se dividi il tuo esercito >>

 

<< Mi serve un vestito più femminile e dei gioielli >> Disse lei mentre si stendeva sul letto.

 

<< A cosa ti serve un vestito adesso? >> Domandò il dio incrociando le braccia.

 

<< Non voglio dirti il mio piano, ma ho bisogno di un vestito, bello e molto femminile >>

 

<< Se vuoi il mio aiuto mi devi dire perché >> Insistette il dio deciso a non cedere.

 

<< Se mi hai messo a capo delle tue armate… >> iniziò lei

 

<< Puoi dare dei comandi ai tuoi uomini ma non a me! >> Rispose il dio fermo.

 

Giulia girò la testa da un lato guardando fisso per terra. Non gli avrebbe detto il suo piano, no. Perché non voleva concederle la sua fiducia? Era sicura che il suo piano sarebbe riuscito. O almeno così sperava. Ma certo che se le metteva i bastoni tra le ruote sarebbe stato impossibile.

 

<< Facciamo un patto >> iniziò lei guardandolo dritto negli occhi

 

<< Dammi quello che ti chiedo e io in quattro  giorni prenderò la zona. Se non ci riesco farò tutto quello che mi dici tu >>

 

Il dio rise forte muovendo la testa all’indietro << Non riuscirai mai a prendere neanche la città in quattro giorni. >>

 

<< Allora cos’hai da perdere? >> Chiese lei ancora più convinta.

 

Il dio sorrise guardandola. Era furba almeno come lui e sua madre, sperava  solo che non fosse solo avventata.

Con un movimento del braccio fece apparire sul letto un vestito rosso con pietre preziose che lo decoravano, affianco erano poggiati degli orecchini, alcune collane e dei bracciali.

 

<< Grazie >> rispose la ragazza sorridendo.

 

Il dio non disse nulla e sparì in un lampo di luce. Giulia rimase dispiaciuta del fatto che non le avesse neanche augurato buona fortuna, anche perché ne avrebbe avuto bisogno.  Ma adesso non c’era tempo per pensare a queste cose. Chiamò cinque dei suoi soldati e ordinò loro di farsi trovare pronti per entrare in città con un’ambasceria, lei si sarebbe fatta trovare pronta dopo pochi minuti. Una volta rimasta sola si tolse i vestiti per infilarsi quello che era stato evocato da Marte. Il vestito le stringeva leggermente sul petto mettendo in evidenza il seno, e uno spacco sul lato sinistro lasciava scoperta tutta la gamba. Come scarpe indossò dei comodi sandali. Si legò un nastro di stoffa sulla gamba destra e vi bloccò un pugnale in caso fosse stato necessario difendersi. Sull’avambraccio sinistro bloccò un altro pugnale che rimaneva anch’esso nascosto dalle maniche lunghe del vestito. Cercò di sistemarsi i capelli come poteva e indosso tutti i gioielli che Marte aveva fatto apparire. “Peccato che non ho del trucco. “ Si disse mentre usciva dalla tenda.  I suoi uomini rimasero sconvolti nel vedere un tale cambiamento nel loro comandante, ma nessuno osò parlare.

 

<< Oggi entrerò in città per cercare di ottenere che la città si arrenda a noi senza combattere. Datemi due giorno di tempo e dopodomani sera vi aprirò io stessa le porte della città >>

 

Dai suoi uomini cominciarono ad alzarsi dei risi soffocati. Tutti si chiedevano ovviamente cosa volesse fare per convincere il re a cedere in soli due giorni. Ma Giulia non ci fece caso. Sebbene si vergognasse infinitamente per come si era vestita e per come la guardavano quegli uomini tentò di essere il più naturale possibile mentre su una biga si avviava verso le porte della città. Una volta fatta richiesta di entrare nella città per un’ambasceria venne il re stesso ad aprire le porte che rimase alquanto stupito nel vedere il comandante delle armate nemiche presentarsi in quel modo. Il re, sebbene colpito dalla bellezza della ragazza messa in evidenza dal vestito, rimase impassibile e invitò Giulia con la sua scorta ad entrare in città e a prendere parte al banchetto che si sarebbe tenuto quella sera.

  
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