PERCHÈ TUTTO IL RESTO È ARIA E
POLVERE
Quando i
generali vennero congedati la festa fuori dalla tenda non era nemmeno arrivata
al culmine. Massimo ritirò la sua cena in quelle che venivano
generosamente chiamate cucine e si diresse verso un drappello di ufficiali.
Conversò qualche minuto, gettando di tanto in tanto un occhiata alla
folla…e poi la vide. Sorrideva, discorrendo con suo padre…sembrava
assorta nella conversazione, ma lui la conosceva troppo bene…non era
interessata a una singola parola di quello che stava dicendo il suo
interlocutore…lo capiva dalle mani che fletteva ogni tanto,
distrattamente, e dagli occhi che non brillavano ma erano anzi quasi
leggermente assenti. Si diresse verso di lei quasi in sogno, per riscuotersi
dopo pochi passi. Lei non sembrava averlo visto. Stava pensando a una valida
ragione per interrompere l’imperatore in una conversazione con sua figlia
quando lei si girò verso di lui…si bloccò un momento, il
tempo necessario per non correre tra le sue braccia…e poi lo
salutò, approfittando di una pausa di Marco Aurelio. “Generale
Massimo…era da tempo che non ci vedevamo” suonava padrona di
sé e quasi distaccata, ma Massimo aveva imparato a cogliere i piccoli
segnali che sfuggivano al suo impeccabile autocontrollo implicito nel suo
rango…la vide fremere leggermente, dopo avere terminato di pronunciare
quella frase…e avrebbe giurato che la musica si era fermata, e tutto il
resto era svanito…quella sera nessuno li avrebbe disturbati, nessuno si
sarebbe accorto che mancavano…non era un ricevimento importante, ma era
una festa tra soldati…e c’era decisamente troppa confusione per
accorgersi di loro…qualcuno salutò l’Imperatore, che
andò a raggiungerlo, e loro si allontanarono, fingendo i stare conversando
da conoscenti; pochi istanti dopo erano lontani, nella luce tremolante dei
fuochi lontani, le fiamme riflesse negli occhi neri di lei un attimo prima che
lo baciasse, felice. Non c’erano parole, non serviva ricordare
all’altro quanto gli fosse mancato…lo sapevano entrambi, come sapevano
che la loro era una storia fin troppo a breve termine e senza futuro…ma
non gli era mai importato, mentre erano insieme, solo nei pomeriggi piovosi o
grigi quando entrambi erano lontani, come succedeva il 90 per cento del loro
tempo…lei si sarebbe sposata, lui avrebbe continuato a combattere,
finchè non sarebbe morto o diventato troppo vecchio per continuare a
farlo. Ma quella notte, come tutte le altre, come tutte le poche altre che
avevano trascorso insieme, non importava… c’erano solo loro, il
buio e le stelle riflesse nei loro occhi innamorati.