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Autore: Novelist Nemesi    04/07/2010    3 recensioni
Ho provato a pensare alla vita di Ulquiorra Schiffer prima di diventare un hollow, ossia quando era un umano. Ecco il primo capitolo della mia mente quasi perversa. « Artisti. Tutto si spiegava. »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Otto.

Non era nervoso. Era solo leggermente ansioso. Da una parte non vedeva l’ora di ammirare il lavoro della sua ragazza. Dall’altra aveva il terrore di quello che poteva dire la gente. Pensò che fosse troppo camuffarsi o nascondersi in un angolo. Le aveva promesso che l’avrebbe accompagnata, mano nella mano. Accidenti ai doveri della vita di coppia.
Era un grande giorno; il giorno della mostra. E anche un altro giorno in cui Murcièlago non faceva ritorno a casa. Decisero a quel punto, Ulquiorra e Nike, di cercarlo, dopo la mostra.
Il ragazzo camuffava abilmente l’ansia da pre mostra, ma la ragazza non riusciva a stare ferma un attimo. Non faceva che farfugliare strane filastrocche, o diceva che sarebbe stato un disastro, che non sarebbe venuto nessuno, o che al contrario ci sarebbe stata un sacco di gente ma nessuno avrebbe visto di striscio il suo disegno.
« Se nessuno lo guarderà dai pure la colpa al soggetto ritratto. » disse Ulquiorra per tranquillizzarla.
Ed ecco. Erano arrivati. La ragazza stringeva convulsamente la mano di lui, che non poteva fare altro se non continuare a dirle di stare tranquilla. Ma fu tutto inutile; vedere tutta quella gente le creò ancora più tensione. C’erano persone di ogni genere. Adulti, anziani, donne, qualche adolescente. Passeggiavano, scambiavano opinioni e voce bassa, si fermavano ad osservare qualche lavoro, lo indicavano. Nike non sembrava essersi preparata abbastanza a tutti quei commenti che avrebbe dovuto ricevere.
« Calmati, dai… Da che parte è il tuo? » chiese Ulquiorra stringendo la sua mano con forza.
« Al piano di sopra… Hanno riservato un piano solo per noi. Forse c’è già qualcuna del mio corso. »
Come aveva previsto, incontrò qualche sua compagna. Anche loro erano nervose, ma sorridenti, e averle vicine fu molto significativo per Nike. Le avevano già spiegato che molti si erano complimentati con tutti. E soprattutto col suo quadro. Le dissero che forse di questo passo sarebbe arrivata prima al concorso, cosa che alla ragazza era completamente sfuggita di mente.
« L’importante è che alla gente piaccia il mio lavoro… A proposito, dove l’hanno sistemato? »
La accompagnarono, Ulquiorra che continuava a tenerla per mano. Sentiva le ragazze parlottare, ma non capiva cosa stessero dicendo. Ridacchiavano, quasi. Doveva resistere e far finta di niente.
E comunque, l’imbarazzo di sentire ridacchiare alle spalle sparì subito alla vista di quel quadro. Finalmente. Aveva sé stesso davanti agli occhi. Tutto in bianco e nero, solo gli occhi erano stati colorati. Che strano; quando si guardava allo specchio non aveva mai notato che fossero così chiari. Così verdi. E quel corpo era davvero il suo? La coperta che Nike gli aveva sistemato copriva la gamba e la sua intimità. Era disteso. Rilassato. Anche troppo. Non credeva che esistesse quel lato di lui. Che finalmente se la prendeva comoda, libero da tutto.
Era curato nei minimi dettagli. Le ombre, le pieghe delle coperte, la muscolatura, le ciocche di capelli. Tutto. ulquiorra poté giurare che quella era la cosa più bella che avesse visto fare da lei. E non perché c’era lui ritratto, cosa che lo imbarazzava un po’. Era perfetto. E non scherzava.
Le amiche di Nike le avevano già fatto i complimenti. Dicevano anche che il modello scelto non era niente male. E la ragazza, contenta, abbracciò Ulquiorra, dicendo. « Hai sentito? Non sei contento? »
Solo allora le sue compagne capirono. Certo, la somiglianza tra Ulquiorra e il soggetto nel ritratto c’era, ma pensarono che fosse una coincidenza. Pensavano che Nike si vergognasse troppo a mostrare il proprio ragazzo nudo. Anzi, sembrava più in difficoltà lui a sentire le scuse delle ragazze per non aver capito subito. Ma lui lasciò correre.
Invece vedere sguardi di perfetti sconosciuti ammirare il ritratto e poi guardare più volte lui per vedere le somiglianze fu sconvolgente. Voleva sparire, Ulquiorra, scavarsi una fossa e nascondercisi dentro finché la mostra non finiva. Per svagare accompagnò Nike a vedere i lavori dei compagni. Belli, sì, ma dopo aver visto quello della ragazza il resto sembrava spazzatura. Avrebbe vinto di sicuro lei. Anche perché quelle stesse persone non facevano che fissarlo, e li sentì distintamente mormorare.
« E’ straordinario… E’ così tranquillo… »
« Il corpo è fatto divinamente. Davvero è una studentessa del primo anno? »
« Eh, ormai al giorno d’oggi è impossibile avere quest’aria serena… »
Poi fuggiva, Ulquiorra, per evitare altri sguardi. O i commenti delle amiche di Nike. Aveva fatto finta di niente, ma anche loro non avevano risparmiato certi commenti.
« Cavolo, Nike, come ti è venuto in mente di ritrarre il tuo ragazzo nudo?! »
« Non è che ha sbagliato. Hai visto che corpo? »
« Non è che è ritoccato, vero? Cioè… Sul serio è così?! »
« Non lo dico certo a voi! » rispondeva lei imbarazzata.
« Cavolo, ma ha mai pensato di fare il modello? »
« Eh, se io fossi uomo e avessi dei pettorali così, non starei certo a fare la cameriera per comprarmi un po’ di pane! »
No, non ne voleva più sapere. doveva andare via e tornare il più tardi possibile. Qualunque cosa, basta che non si sentiva più così al centro dell’attenzione.
L’idea gli venne guardando l’orologio. Ora di pranzo. Perfetto. Disse a Nike che andava a comprare qualcosa da mangiare, che sarebbe tornato subito.
Invece, vagò per un’ora nei dintorni, a ripensare ai commenti sentiti finora. Ora capiva il nervosismo della ragazza. Poi non immaginava un impatto del genere. Si aspettava giudizi positivi, ma non così. Quell’opera aveva brillato tra tutte. Per forza di cose vinceva lei. Lo meritava.
Tornò mentre la gente se ne stava andando, lentamente. Tirò un sospiro di sollievo, tornando di corsa da Nike, la quale non si arrabbiò del ritardo del ragazzo. non ci aveva minimamente pensato, presa com’era dalla mostra, avevano appena stilato la classifica. Presto avrebbero saputo chi avrebbe esposto in quello splendore di museo. Chi avrebbe avuto la grande occasione.
Lui era tranquillo. Sorrideva, addirittura. Era un sorriso sereno, frutto dell’immaginazione di uno splendido futuro per Nike.
Un sorriso che sparì subito, lasciando spazio alla sorpresa e all’amarezza. Mentre la ragazza era tranquilla, applaudiva, mostrava un sorriso sincero, andando a congratularsi con la ragazza che aveva vinto. Va bene, non è al primo posto il suo nome. Sarà seconda.
No, non era nemmeno seconda. Ulquiorra iniziò a sudare freddo. Temeva di trovarla all’ultimo.
Invece era quarta. Quarta. Quarta.
Pensò che fosse un’ingiustizia, ma lei non criticava nulla. Del resto, lo aveva detto che non le importava vincere. Anzi, ne fu contenta. Era contenta del suo quarto posto.
E sentendola chiacchierare con la compagna vincitrice, non credette alle sue orecchie.
« E’ un peccato, Nike… Il tuo disegno era così bello! Ma poi, perché hai rifiutato la proposta di esporre per conto tuo? Anche se non hai vinto, hanno visto che hai talento… »
In tutta risposta Nike aveva detto. « Se non sono arrivata prima non merito nemmeno di avere una mostra per me. Quindi tranquilla e goditela. »
No, Ulquiorra non ci stava. La trascinò, via, afferrandola per il gomito. Lei lo guardò con ingenuità, aspettandosi quel gesto.
Era avvenuto tutto mentre lui era andato a “pranzare”. Qualcuno le aveva proposto una cosa piccola, ma era pur sempre qualcosa. Un’occasione che, secondo lui, non andava affatto sprecata.
« Perché; Nike? Dannazione, tu sei così brava! Altro che quarta! Con una mostra tutta tua avresti potuto… »
« Va bene così. Non mi interessa fare mostre. »
« Che stai dicendo?! Come farai a comunicare qualcosa coi tuoi disegni se nessuno li guarda?! Non era la tua aspirazione, avere una mostra tutta per te?! »
« Inizialmente era quello che mi ero prefissata. » rispose con calma lei. « Ci ho pensato durante la mostra. Tutti quei complimenti… Certo, fanno sempre piacere. Ti ringrazio ancora per aver posato per me. Grazie a te sono riuscita a esprimere quello che volevo. Però, quando mi si è presentata l’occasione, quando ho realizzato che potevo concretamente farmi valere… Ho avuto paura. Ho pensato a mio padre. Alle sue mostre, a quante aspettative aveva, a quanti sacrifici aveva fatto. Lui era un uomo pieno di risorse, pieno di energie. Forse pieno di sé. Mi ha dato tanto. Mi ha insegnato tante cose belle, ma a lui sembrava non bastare mai. Ha sempre voluto di più, i suoi disegni dovevano essere la perfezione. La sua ossessione a voler essere in alto l’ha portato alla morte. Io adesso ho paura. Non voglio ridurmi come lui… Ho capito che non c’è bisogno di puntare così in alto. Sto bene così, non ho bisogno di un primo posto, posso disegnare anche senza fare mostre, senza dovermi aspettare nulla da nessuno… »
Ulquiorra la abbracciò, interrompendo il discorso. Non era giusto, accidenti. Non era giusto che si bruciasse per la paura di ripetere uno sbaglio. Per paura di un ricordo.
« Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. » disse semplicemente lui. Nike ricambiò l’abbraccio, lasciando scendere qualche lacrima. Era riuscita a sfogarsi senza essere giudicata. Perché lui era in grado di farlo. Lui sapeva di suo padre. Sarebbe stato più facile parlarne a lui.
« Ti ho… Deluso, vero? »
Lui la guardò stralunato per un momento, asciugandole le lacrime passandoci i pollici sopra. Le accarezzò la testa, scompigliandole un po’ i capelli, ed infine sorrise, baciandola.
« Sciocca. » disse. « Non agire per gli altri. »
Ma sì, se a lei andava bene così, in fondo, che male c’era? Non stava scritto da nessuna parte che dovesse per forza accettare quella proposta. Andava bene così. Lei era serena. Lui non aveva motivo di avercela con lei. Nike, poi, fu così gentile da regalargli il quadro, che avrebbe appeso vicino a quello che già aveva, nella sua camera.
Ora avevano altro da pensare. Soprattutto una cosa occupava la loro mente; Murciélago. Dove si era cacciato, quel buffo pipistrello?
Dedicarono il resto della giornata, dopo la mostra, a cercarlo. In periferia, tornando al parco dove l’avevano trovato, chiedendo addirittura in giro. Ma chi poteva aver visto un pipistrello che ormai non aveva un’ala rotta?
Niente, non si trovava. Neanche in quegli studi veterinari dove raccoglievano animali feriti o smarriti. Non c’era neanche un annuncio appeso a un lampione per strada che diceva che un pipistrello era stato trovato e che magari lo davano in affido. Diamine, avrebbe dovuto mettergli un collare. Doveva pensarci prima.
« Ulquiorra, che facciamo? » chiese la ragazza dopo tre ore passate a cercare un animale che non trovavano. « Denunciamo la scomparsa…? »
« Nessuno ci darebbe retta. Non per un pipistrello. » rispose lui con amarezza. Mani in tasca, si guardava intorno, come a cercare una manna dal cielo. Magari sarebbe spuntato all’improvviso come se non fosse successo nulla. Sperò in una cosa del genere.
Quel giorno dovettero interrompere lì. Cercò di tranquillizzare Nike dicendo che avrebbero continuato il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Che avrebbero fatto il possibile per trovarlo.
A quell’ora, di solito, una volta a casa dava una carezza all’animale e gli serviva da mangiare, oppure lo sorprendeva con un nuovo topolino in bocca o qualche insetto da acchiappare. Solo in quel momento capì quanto fosse diventata importante la presenza di Murciélago in casa. Lui custodiva tanti segreti. Custodiva la gioia di Ulquiorra di aver incontrato Nike grazie a lui. Era il suo Cupido. Dove lo avevano portato e sue ali?
Fu una desolazione, mangiare da solo, televisione spenta, finestre chiuse, silenzio assoluto. Lo sfiorò più volte l’idea di chiamare qualche amico, farsi una birra con lui. Bere per dimenticare. Dimenticare cosa? La scomparsa di un pipistrello, che non è poi un animale da ritenersi domestico. Se avesse detto una cosa simile ad un amico, questo lo avrebbe deriso finché morte non li separava.
Nike. Lei era l’unica preoccupata quanto lui, anche di più, lei non cercava di nasconderlo. Ma pensando che lei avrebbe solo messo più ansia, preferì prendersi del tempo per lui. Appendere quel ritratto per conto suo, ammirarlo da solo. Vedere la sua persona così, nuda, disegnata da lei. Ripensare al discorso di Nike e a quanta malinconia si portava dentro. A quanto le doveva mancare suo padre. A quanta paura avesse nel futuro. Il fatto che Murciélago fosse scomparso, forse l’aveva scossa più di quanto pensasse. Forse, quell’animale aveva lo stesso valore che gli dava Ulquiorra. Il suo Cupido, ma anche un qualcosa a cui aveva affidato cose piacevoli. L’aveva trovato ferito, seviziato. Logico che ci fosse affezionata più del dovuto.
Pensò che fosse del tutto naturale, ricevere una chiamata da lei. Rispose in maniera quasi svogliata, Ulquiorra. Capendo poco di quel che diceva la ragazza.
« Ulquiorra, corri! Corri subito! »
« Calmati, calmati! Dove sei? Che succede? »
« Sbrigati! Sono alla strada che dà al parco… Quella stretta. Vediamo… » ci fu un piccolo momento di silenzio. In seguito disse il nome di una via che Ulquiorra non capì.
« Al parco? Che via? Pronto? Mi senti? »
« C’è poco campo! Al parco, al parco! Prendi la via… »
« Cosa? Non ti capisco, Nike! »
« Oh, insomma! Vai al parco e prendi la strada vicino al videonoleggio, non la principale, quella più stretta, sulla sinistra! »
« Si può sapere che succede?! »
« Ho trovato Murciélago! Fa presto, c’è bisogno… »
Caduta la linea. Forse c’era bisogno di lui. Di lui che studiava medicina. Magari si era di nuovo rotto un’ala. O peggio.
Afferrò di corsa il giacchetto e una sciarpa, precipitandosi fuori casa. Sperò di non sbagliare strada.

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@ Xazy: Grazie, apprezzo che ti piaccia la coppia!

@ Ninive: Mi dispiace, ma di Murciélago lo saprete solo al prossimo capitolo! ;)

@ Gioby95: Oh, un’altra fan di Ulquiorra! Benvenuta a bordo, sorella! Apprezzo moltissimo che la storia ti sia piaciuta. Nike somiglia alla tua amica… Che ironia della sorte! Per Murcielago, saprete tutto al prossimo!

A Namine, Ah ah ah ah, che bello vedervi cosi in ansia! Scherzo, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!

Commento. In questo capitolo mi sono concessa un pochino il fangirl. Scusate, ma non ho resistito! Diamine, la tastiera impazzisce! Mi dispiace, scrivo un pochino a cavolo questa volta! Sto evitando accuratamente accenti e punteggiature strane, me misero! Comunque, tornando alla storia, finalmente nel prossimo capitolo ci saranno delle svolte! Sapremo finalmente cosa sia mai successo a Murcielago. Spero di rendere al meglio il prossimo capitolo!
Vi ringrazio tantissimo per i commenti!

Special thanks.
Giovy95 e Namine23
, per aver inserito la fan fiction tra le preferite!
Chris,
per aver inserito la fan fiction tra le ricordate!
Helionor 95, Kurai Orihime, sharingan 92, tikysgirl e Xazy,
per aver inserito la fan fiction tra le seguite!
E grazie a tutti voi che leggete!
Al prossimo capitolo!


  
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