Titolo:
Sweet
Talk
Fandom: Originale (Aadon)
Personaggi: Aaron/Donnie, Gwen
Rating: PG13
Genere: boys love, spin-off di Hanging By A Moment ma ormai
indipendente.
Avvisi: Come potete leggere sopra, qui vengono narrate le gesta di
Aaron e Donnie, personaggi molto molto (già detto molto?) marginali di Hanging
By A Moment (mai conclusa). Dato che i personaggi principali di quella storia
qui non ci sono, non importa assolutamente che l’abbiate letta o no. L’idiozia
è fruibile da tutti. *annuisce convinta*
Riassunto: Aaron telefona a
Donnie.
Sweet Talk
< Avete chiamato la linea bollente di Donald
Finley, gladiatore delle camere da letto. – lo avvisò la voce strascicata,
ancora impastata dal sonno, di Don dall’altra parte del telefono, continuando
con distaccato fastidio, - Premete uno se volete fare del sesso telefonico, due
se volete essere insultati gratuitamente, tre ed accederete ad una casella
vocale dove lasciare nome ed indirizzo in modo che io vi possa raggiungere e
pestare a sangue. >
Dopo un primo momento di stupore completo, in
cui gli angoli della sua bocca tiravano già inevitabilmente verso l’alto, Aaron
decise che la cosa migliore da fare a quell’ora infame del sabato mattina – le
nove e trenta, ad onor di cronaca – era evitare di contraddirlo. Così allontanò
il cordless dall’orecchio e studiò con attenzione i tre tasti suggeriti, prima
di seguire diligentemente le istruzioni dell’amico.
< Cos’era quel suono? > chiese
Donnie, senza un reale interesse, avvolgendosi ancora di più nel piumone ed
affondando di nuovo al caldo del suo letto.
< Ho fatto come hai detto. > rispose
semplicemente il biondo, sorridendo serafico anche senza essere visto.
< Ok… - sbuffò Don, strofinandosi gli
occhi con le dita e sorridendo suo malgrado – Dimmi che hai premuto due, perché
in questo momento non ho la forza necessaria ad uscire da letto, vestirmi e
venire a gonfiarti di botte, mentre nutro buone speranze per gli insulti
gratuiti. >
Sentì il suo migliore amico ridere
dall’altro capo della linea ed aggiunse < In più, so dove abiti e la maggior
parte delle volte sei a casa mia, quindi per te la casella vocale sarebbe
proprio sprecata. >
< No, mi dispiace Don. – disse Aaron,
cercando disperatamente di rimanere serio quanto il rosso, ma forse non
riuscendoci del tutto – Non ho schiacciato né due né tre, e pretendo di
ricevere il servizio selezionato. >
Donnie soffiò dolorosamente nel ricevitore,
prima di iniziare con voce suadente < Sei stato un bambino davvero cattivo…
>
Ci furono cinque secondi di silenzio. Cinque
secondi così nitidi e precisi che Don lì contò senza fatica, aspettandosi la
scontata reazione dell’altro.
Poi Aaron scoppiò a ridere.
< Oddio, Don! – disse fra una risata e
l’altra – Sembravi così assolutamente vero!...hai trovato il tuo talento
nascosto…! >
< Già, già… - commentò il rosso,
fingendosi annoiato – Per questo sono contento che si tratti di una
conversazione telefonica, non avrei mai voluto essere lì nel momento in cui ti
è partito lo schizzo… >
< Certo che, Donnie, io ti do della
puttana e tu già ti esalti…! - scosse la
testa Aaron, per poi incastrare il ricevitore tra il mento e la spalla – Qui
l’unico schizzo che è partito è quello del detersivo per i piatti… >
< Povera casalinga disperata! – esalò
Don, affranto e dispiaciuto per le condizioni in cui versava il suo migliore
amico, - Io ero rimasto alle tue performance da tre secondi virgola cinque, ma
non avrei mai pensato che l’impotenza ti cogliesse alla tenera età di diciotto
anni… >
Aaron ridacchiò leggermente, mentre in
sottofondo si sentiva lo scrosciare dell’acqua ed il tintinnio di ceramica e
posate. < Finora non si è mai lamentato nessuno delle mie prestazioni… -
dichiarò senza vergogna, aggiungendo in un sussurro che gli fece rizzare i
capelli sulla nuca – Che c’è? Vuoi provare e vedere se mi sbaglio?! >
< Dio!, come operatore telefonico sexy
sei pessimo… - mentì con disinvoltura, senza soffermarcisi troppo – Smettila
con questa mia pietosa imitazione!, se volevi continuare il giochino bastava
chiedere. >
< Mi sembra il minimo, - esordì il
biondo, senza potergli mostrare il sorriso malizioso che gli era salito alle
labbra – dato che, dopo tutte queste chiacchiere, ancora non sei riuscito a
farmelo venire duro… >
Donnie annaspò, arrossendo fino alle
orecchie e cercando disperatamente qualcosa di sagace con cui ribattere.
Alla fine cedette, < Sei osceno! >
disse, mentre già le risate di Aaron gli facevano eco.
< Scusa, devo aver sbagliato numero… - commentò
il biondo con semplicità, ritorcendo – Credevo di parlare con Donald Finley,
gladiatore delle camere da letto… non con Donnie Finley, verginella ritrosa… >
< Ehi! – Sbottò subito offeso Don –
Capisco che l’idea di avermi a disposizione per soddisfare ogni tua perversione
abbia solleticato il cervello malato che ti ritrovi, ma mi vedo costretto ad
infrangere i tuoi sogni. >
< Awn! – piagnucolò Aaron abbattuto – Il
mio cuore sanguina! >
Donnie ridacchiò, per poi sfotterlo con
tono caritatevole < Oh, povero!, vuoi un bacino così passa la bua? >
< Dipende dove! – commentò allegramente
Aaron, continuando a lavare i piatti della colazione – Magari alla fine riesci
davvero a farmelo diventare duro… >
< Cazzo Aaron, certo che sei veramente
grezzo quanto ti arrapi...! - constatò Don, scuotendo la testa con un ghigno,
prima di informarsi con finta preoccupazione - È con quella bocca che baci mia
sorella? >
Seguì una serie di rumori ed imprecazioni
varie da parte di Aaron prima che un colpo secco stordisse Don a tal punto da
costringerlo ad allontanare il ricevitore.
< Scusa. – disse il biondo dopo un po’ –
Ho quasi affogato il telefono nel lavandino della cucina. >
Donnie si lasciò andare ad una risatina
supponente, chiedendo < Questo sarebbe un pallido tentativo di cambiare
discorso? >
Ricambiando la risata e l’ironia, l’altro
rispose < Perché dovrei cambiare discorso? Non sono certo io quello
mortalmente geloso di Gee… >
< Non si stava parlando di Gwen, qui!
> sbottò Don, oltraggiato da quelle insinuazioni.
Aaron abbozzò un ghigno e rispose con calma
strascicata < Già, qui si parlava di te, di me e dell’erezione nei miei
pantaloni. >
Ci fu una pausa di qualche secondo, nella
quale Donnie inserì inspiegabilmente un’immagine mentale del biondo sbirciava
oltre l’orlo dei jeans per poi precisare, < O della sua quasi totale assenza. >
< Quasi?! > chiese curioso, prima di
riuscire a mordersi la lingua.
< Beh…! – rispose Aaaron, grattandosi la
nuca ed andando a sedersi sul bracciolo di una delle poltrone del salotto –
Devi scusarlo, sai… lui è fatto così! Sente parlare di Gee e salta su… è
decisamente troppo sensibile! >
< Fantastico! – commentò Donnie, alzando
gli occhi al soffitto e buttando finalmente da parte le coperte con un gesto di
stizza – Uno stronzo con un pene emotivo!, questo spiegherebbe i sopraccitati
tre virgola cinque secondi… >
< Ecco!, lo vedi perché con te non si
sente a suo agio?! – si finse frustrato Aaron, cercando di non scoppiare a
ridere – Lo tratti sempre male, poi gli viene l’ansia da prestazione…! >
Sentì uno scroscio di risate, in cui fu
costretto ad immaginare l’amico piegato in due che cercava di impedirsi di
rotolare per terra in preda agli spasmi, poi Donnie cercò di riprendersi,
respirando a fondo e chiedendo delucidazioni.
< No, aspetta!, fammi capire: - gli
disse, più serio che poteva – stai dicendo che io inibisco i tuoi istinti
sessuali perché sono “cattivo”? >
< Esattamente! – annuì convinto Aaron –
Anzi, dovresti parlarci!, si aspetta delle scuse. >
< Cosa?! – fece allucinato Don – Non
puoi pretendere che io parli davvero col tuo cazzo, Aaron! Soprattutto non puoi
pretendere che mi scusi! >
L’unica risposta che ottenne dal biondo fu
un serissimo < Te lo passo. >
E nella testa di Donnie partì il filmino in
cui Aaron si appoggiava il cordless al cavallo dei pantaloni, cosa che
probabilmente stava davvero accadendo, dato che sentiva lo strusciare dei suoi
vestiti contro il ricevitore e - NO!
Basta!, tutto ciò è davvero molto stupido!
Non era il tipo da eccitarsi per qualcosa
di così stupido!
Quindi radunò tutto il coraggio che aveva e
tentò davvero di parlare con… beh… diciamo che tentò davvero di parlarci e
basta!
< Ok, Cazzo, tu non piaci a me e io non
piaccio a te, ma- > esordì, venendo però bloccato sul nascere da Aaron.
< Scusa se ti interrompo, Don… >
disse, sembrava quasi si stesse scusando veramente.
< Dimmi, Aaron. > sospirò il rosso,
passandosi stancamente una mano sulla faccia.
< Non è che non gli piaci… - iniziò,
cercando di non scoppiare a ridere e di concludere la frase in maniera
comprensibile – Anzi…! Direi che, da come ha reagito alla tua voce, hai fatto
veramente colpo! >
Donnie lanciò uno sguardo scandalizzato al
telefono, da cui giungeva ancora la risata sguaiata e canina di Aaron, sentendo
le orecchie raggiungere temperature elevatissime, per poi sbottare in un
esasperato < Ok, dopo questa riattacco e d’ora in poi avrai mie notizie
telefoniche solo tramite la mia casella vocale. Non voglio mai mai mai più
parlare con te al telefono, sono stato chiaro?! >
L’altro cercò di calmarsi, < Aspetta,
Donnie, avevo chiamato per chiederti una cosa! > disse.
< Parla. > sbuffò, di nuovo, sperando
che nel frattempo la sua faccia fosse tornata di un colore vagamente umano.
< Volevo sapere se vieni da me oggi
pomeriggio. Gee ha il ritiro con quelli del club di teatro, no? > chiese.
< Non. Lo. So. > enunciò il rosso,
sentendo la rabbia montare.
< Non sai se tua sorella ha il ritiro o
se vieni a casa mia oggi? > incalzò Aaron, senza la minima pietà.
Avvertì un singhiozzo frustrato ed il
rumore dei piedi nudi sul pavimento prima di sentire Donnie urlare <
GWEEEEN! IL TUO RAGAZZO MI MOLESTA SESSUALMENTE AL TELEFONO!, RIPRENDITELO, TI
PREGO! > ed il ricevitore atterrare
con un tonfo sordo su qualcosa di morbido, mentre da qualche parte una ragazza
si lamentava appena.
< Ehi... – disse una voce dolce ed
assonnata, una volta recuperato il cordless tra i meandri delle proprie
lenzuola – Sai bene che mio fratello non è molestabile fino alle due del
pomeriggio durante weekend e festivi. >
Il suo ragazzo sorrise dall’altra parte
della linea < Scusa Gee, vuol dire che richiamerò verso le due. >
< Ok, ciao. > sorrise lei,
raccogliendosi le ginocchia al petto e ravviandosi una ciocca di capelli lisci
e ramati dietro l’orecchio.
<
Ciao cucciola, a lunedì. > chiuse la voce di Aaron, prima di riattaccare.