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Autore: Novelist Nemesi    05/07/2010    1 recensioni
Ho provato a pensare alla vita di Ulquiorra Schiffer prima di diventare un hollow, ossia quando era un umano. Ecco il primo capitolo della mia mente quasi perversa. « Artisti. Tutto si spiegava. »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nove.

La dea bendata quella sera fu particolarmente malevola nei confronti di Ulquiorra. Fece scoppiare un temporale proprio mentre questi stava correndo verso la sua ragazza. Per la fretta non aveva pensato a portarlo, anche se c’era aria di pioggia.
Una volta arrivato al parco, si guardò intorno più volte per trovare con l’intuito la strada indicata da Nike. Illuminate solo dai lampioni, purtroppo, le strade risultavano tutte apparentemente uguali. Ricordava bene che aveva detto sulla sinistra, ma non c’era solo una strada. Dovette andare a caso, prendendo la prima, che era parallela alla via principale. E di Nike nessuna traccia. Tornò indietro, prese l’altra strada. Decise anche di ignorare i possibili pregiudizi della gente o che potessero prenderlo per pazzo, ma gridò a squarciagola e più volte il nome della ragazza. E camminando per un po’, urlando quanto più poteva, lei gli rispose. Gli intimava di correre. Dritto davanti a sé.
Anche lei non aveva un ombrello. Era zuppa ma trascurava con naturalezza quel fatto. Era inginocchiata, noncurante delle pozzanghere, rovinando i jeans, ormai sporchi e strappati. Si era tolta il giacchetto, rimanendo a maniche scoperte, per avvolgere il pipistrello. Quando Ulquiorra si voltò per vedere se era proprio Murciélago, riconobbe la cicatrice formatasi sull’ala, e vedeva una grossa ferita sull’orecchio e sulla pancia dell’animale. Sembravano tagli netti. Difficile che se li fosse fatti schiantandosi contro un albero o battibeccando con un suo simile. Quello era opera dell’uomo. Ma soprattutto, cosa ci faceva in quella stradina desolata?
Le risposte le avrebbe ottenute dopo, in un modo o nell’altro. Ulquiorra agì tempestivamente prendendo in braccio l’animale e bloccando la perdita di sangue col giacchetto ormai rosso della ragazza.
« Sono gravi, ma credo di poter fare qualcosa. Corriamo a casa. » disse, e Nike annuì, alzandosi di scatto. Le ginocchia erano completamente zuppe e diventate un tutt’uno col fango. Inoltre, il ragazzo si accorse che la sua mano destra sanguinava.
« Che ti è successo? » chiese, afferrandole la mano. Aveva un taglio abbastanza profondo sul polso. Lei disse che era scivolata e, per attutire la botta, si era parata con le mani ma l’orologio si era rotto e le schegge le erano andate nel polso. Ulquiorra la portò subito a casa, al riparo, procurandole subito un asciugamano con cui coprirsi mentre pensava a Murciélago.
L’orecchio del povero chirotteri era stato tagliato, impossibile cercare di ricostruire qualcosa. Per la pancia riuscì a ricucirgli la ferita, con perizia e buona volontà. Era molto diverso dal curare un’ala rotta o togliere una spina dal piede di un elefante. Altro che le sciocchezze che aveva fatto fino a quel momento, anche allo studio medico. Quel pipistrello doveva averne passate di tutti i colori. Se solo avesse potuto parlare, il padrone gli avrebbe fatto vuotare il sacco subito.
Purtroppo non aveva l’anestetico a portata di mano. Murciélago dovette sopportare. Fu una tortura per tutti e tre, Ulquiorra e Nike che lo sentivano schiamazzare e l’animale che doveva sopportare.
Una volta sistemate quelle brutte ferite, gli diede da mangiare e lo mise al caldo, asciugandolo sommariamente. Poi si concentrò sulla sua ragazza. La sua non era una ferita profonda, ma perse un’ora a levare un paio di schegge entrate davvero nella carne. E non avendo l’anestetico dovette sopportare anche lei, anche se ce la metteva tutta. L’orologio, nel frattempo, era diventato inutilizzabile e potenzialmente pericoloso. Un vero e proprio assassino, secondo la ragazza.
« E’ colpa tua che corri come un’incosciente sotto questo temporale. » disse il ragazzo mentre la fasciava. Anche lui si era inesorabilmente bagnato, e rischiava di beccarsi un brutto raffreddore o avere la febbre, ma non importava. Stava senz’altro meglio di quei due sciagurati. E, non appena furono tutti curati, Ulquiorra si fece spiegare tutto.
« Ho fatto girare la voce all’accademia, e un paio di persone mi hanno suggerito un posto in cui avevano visto un paio di pipistrelli. Era più o meno vicino a al parco, ma io non vidi nessuno. O meglio, non vidi pipistrelli. C’erano un paio di ragazzi, stavano per conto loro a fumare e bere, ascoltando musica dallo stereo della macchina. Sembravano persone a posto, così ho chiesto se per caso sapessero di un posto dove trovare dei pipistrelli. Mi hanno dato un passaggio. »
« Nike… » iniziò a dire il ragazzo con tono preoccupato.
« Non è successo niente. O meglio, non hanno alzato le mani su di me. Però ridevano in modo strano. Forse erano un po’ fatti. Comunque, non mi hanno accompagnata chissà dove, giusto qualche metro più avanti, poi mi hanno indicato una strada stranissima che io neanche conoscevo. Ho vagato lì per un po’, senza trovare niente di niente. Però, che ne so, forse mi sono lasciata prendere dall’ansia… Mi sentivo osservata. I rumori notturni hanno poi aggravato la situazione. Ho iniziato lentamente ad accelerare il passo. E quando ho sentito il verso di un pipistrello e un qualcosa che mi afferrava i capelli, non ci ho visto più. Sono scappata via, non ho proprio pensato a Murciélago, e comunque non era lui, era un altro. sono scivolata e mi sono tagliata il polso. Più avanti, invece, c’era qualcosa a terra, e delle persone che si allontanavano. E quando mi avvicinai, trovai Murciélago con quelle ferite, così ti ho chiamato subito. »
Ulquiorra non poté che fare una carezza all’animale, ancora tremolante per il freddo, l’acqua e sicuramente le torture subite. Povero animale. Chissà come aveva fatto a finire ancora nelle grinfie di gentaglia simile. Ma questo il pipistrello non avrebbe mai potuto spiegarlo.
Inoltre, vedeva Nike ancora turbata. Le strinse la mano, avvicinandola a sé, dicendole di stare tranquilla.
« Non lo so, Ulquiorra… » disse lei abbracciandolo, stringendosi a lui, seduti entrambi sul divano. « Mi sentivo in trappola. In balia di qualcuno. Come se non avessi scampo. »
« E’ tutto passato ora, dai. » disse lui. « Adesso sei con me, a casa mia. E con Murciélago. Vogliamo farci una cioccolata calda? »
« Sì, ne ho proprio bisogno! Ci vediamo anche un film? »
« Affare fatto. Scegli il film, mentre preparo la cioccolata. »
Quella scenetta avrebbe voluto ripeterla all’infinito; loro due, con un piccolo e insolito animaletto da compagnia, avvolti in una coperta blu, appollaiati sul divano, con la cioccolata in una mano e le dita a intrecciarsi tra loro in un’altra, mentre guardavano Arancia meccanica. Lui amava molto quel film, lo vedeva volentieri anche cento volte di fila. E lei lo guardava impressionata dall’abilità degli attori, dal carattere buffo del protagonista Alex, perdendosi con lui nelle note di Beethoven, o come avrebbero detto nel film, Ludovico Van. Era un po’ violento, ma non era un problema.
« Cosa ci mettono nel latte? » chiese lei durante il film.
« Mescalina. » rispose prontamente Ulquiorra. « E’ una droga che prendono da alcune piante. Ti dà la nausea, ma non te ne accorgi. Perdi il senso della fame e della sete. Non ti senti per niente stanco. E provoca allucinazioni sconvolgenti per quattro o otto ore. Anche tutta una giornata. Dipende. »
« Wow… » disse impressionata lei.
« Diciamo che prendere un bicchiere di latte con qualche goccia di quella roba… Ti rende capace di fare sesso ininterrotto per sette ore. »
« Sembri saperla lunga… »
« Studio medicina. »
« Sì, sì… Nascondi pure i tuoi peccatucci. »
Lui in tutta risposta sorrise, abbracciandola e dandole dei baci sul collo. Più volte la ragazza si stava lasciando andare, ma poi tornava alla realtà per seguire il film. E lui sorrideva.
Dopo il film la accompagnò a casa. A piedi, ovviamente. Cominciò a belargli in testa l’idea di doversi sbrigare a prendere una macchina. Lei era ancora turbata dall’esperienza in quella stradina per trovare Murciélago. Doveva essersi impressionata proprio tanto, poverina, anche se poteva anche aspettare e chiamare prima il ragazzo. Comunque ormai era andata. L’importante era che nessuno era morto.
Ulquiorra restò ancora un po’ con lei, tenendole compagnia davanti al portone di casa, inebriandosi della sensazione, a suo dire favolosa, di stringerla a sé, passare le dita tra i suoi capelli, continuare a dirle di stare tranquilla, che non c’era pericolo, che ormai era arrivata a casa sana e salva, che a lui non sarebbe successo nulla. Continuare a baciarla cercando di gustarsi ogni piccola sfumatura di sapore, sentendo quel pizzico di cioccolata che si erano bevuti insieme. scoprendo, poco a poco, ogni giorno che passava, che si stava creando un bel rapporto tra di loro.
« Mi raccomando. » disse la ragazza. « Non accettare caramelle alla mescalina dagli sconosciuti. »
Lui rise, baciandola ancora. « Perché accettare caramelle, quando ho un distributore di mescalina a portata di mano? »
Lei, avendo capito la battutina, arrossì. « Mmh… Non so se sia una cosa bella. »
« Oh, lo sei. Fidati, che lo sei. »
Ulquiorra quella notte restò tutto il tempo alzato, a fissare il suo ritratto.
La ruota gira per tutti. Nessuno escluso. Anche per Ulquiorra e Nike girava, ovviamente. E anche per Murciélago. La stagione degli amori arrivava anche per i pipistrelli. Soprattutto quando finalmente si resero conto di una cosa fondamentale a cui non aveva dato credito nessuno. E per Ulquiorra fu una disattenzione quasi imperdonabile. Lui, che studiava medicina, che si stava specializzando come veterinario, non aveva minimamente controllato una cosa del tutto normale. Una cosa che si fa subito. Una cosa ovvia. Talmente ovvia da dimenticarsela.
Murciélago era una femmina che sembrava aspettare dei piccoli. Oh, ma se ne accorse subito; quando tornò a casa dall’università era in pieno travaglio.
Ovviamente chiamò subito Nike. « A quanto pare in casa avevo una sgualdrina e non me ne sono mai accorto. Vieni subito, mi serve una spalla femminile su cui Murciélago possa appoggiarsi. »
I piccoli erano tre. In realtà erano quattro, ma uno di loro non riuscì a sopravvivere, purtroppo. Così piccoli, indifesi. Nike era così intenerita, ma non poteva tenerli. Li avrebbe tenuti momentaneamente lui. Certo, solo per un po’. Tanto lo sapeva che andava a finire che se li teneva tutti a tempo indeterminato. Chi vuoi che adotti un pipistrello in casa?
« E brava Murciélago! » disse Nike accarezzandola. « E idiota il tuo padrone che ti ha sempre preso per un maschio. »
« Taci. » rispose lui arrossendo.
« Sarà il caso di cambiarle nome? »
« Nà, lascia stare; ormai mi sono abituato a chiamarla così. Questi, piuttosto? » Ulquiorra indicò i nuovi nati, che già cercavano, coi loro piccoli versi e i musi all’insù, la mamma. La appena scoperta mamma.
« Ci penserò su… Che ne dici di festeggiare, stasera? Io, te, qualcosa da bere da qualche parte. magari anche qualche amico. »
« Perché no? Ho proprio voglia di uscire stasera.  Passo a casa tua verso le… Otto? »
« Benissimo! Allora vado, a stasera! »
« Scusa, dove? »
« A casa… Perché? »
Lui le fece fare abilmente retro marcia, e si avvinghiò a lei, per nulla vergognandosi del suo senso di possessione nei confronti di lei. La guardò di sottecchi, facendo sfiorare pericolosamente la labbra, sfiorandola più volte, mentre lei attendeva impaziente un qualcosa che non arrivava.
« Sono solo le due… Rimani. Resta con me. »
E lui lo sapeva bene che lei non poteva resistere a una supplica del genere. Soprattutto mentre sentiva le mani di lui, con quelle dita fini, lunghe, così abili a toccare nei punti giusti. Così belle. Quanto amava le sue mani.
E mentre lo disfacevano un letto coi loro movimenti passionali, profondi, mentre impregnavano le lenzuola dei loro odori, dell’odore della loro voglia di stare assieme, mentre le loro voci cariche di soddisfazione si sollevavano in aria. La ruota girava.
La ruota gira per tutti. Nessuno escluso. Logicamente una persona non ci pensa se impegnata in cose simili. Già non ci pensa più di tanto quando compie azioni del tutto normali.
Ma anche se fosse stato così, non era un problema. L’importante era che non sconvolgeva troppo l’equilibrio che quei due ragazzi avevano trovato. Nel quale si trovavano bene.
Ulquiorra nella sua mente espresse chiaramente il desiderio di rimanere con lei. Quanto più tempo possibile. Lo ammise a sé stesso; si era innamorato. Come un ragazzino qualunque. Lei era diventata quella stessa mescalina di cui Alex di Arancia meccanica non poteva fare a meno. L’unico modo che avevano trovato per farlo smettere era stato quello di condizionarlo con quello strano lavaggio del cervello.
Ma per lei, per fortuna, non esistevano strani marchingegni, niente congetture, niente strane teorie. E non c’era nessuno che spacciasse della droga buona quanto lei. Era tutta sua.
E, come uno stupido, arrivò sotto casa di Nike un quarto d’ora prima dell’orario stabilito. E lei che imbarazzata al citofono rispondeva che non era ancora pronta, per forza di cose. Che cercò di sbrigarsi; la vide inciampare per le scale, la vide con un’espressione spaventata, già se la immaginava spiaccicata a terra e invece era riuscita salvarsi saltando un paio di gradini. La vedeva, così bella in quegli abiti che le stavano divinamente, si sentì lusingato nel fatto che lei volesse sempre rendersi perfetta per lui. Cavolo, che cosa strana, l’innamoramento. Ti rende un perfetto idiota, e lo sai. Però lasci fare, perché ingenuamente pensi che un po’ di idiozia ci voglia, in questo povero mondo.
Pensi che non è male il calore di due mani che si stringono.

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@ Ninive: Ebbene sì, ogni tanto non resisto e lascio che il mio hollow interiore prenda il sopravento! xD Grazie per la recensione!

@ Giovy: Svelato il mistero di Murcy (che nomignolo carino!)… Con una sorpresa! xD

@ Lou: Congratulazioni per il tuo orale! Anche a me è andata piuttosto bene, anche perché ero l’ultima e ho iniziato a mezzogiorno e mezza, poveri prof stanchi! xD Figliare? Ma guarda che dolci sorprese che riserva il nostro ormai carissimo pipistrello! Mi fa piacere che trovi carini i nostri baldi giuovani… Quasi mi dispiace fare da guastafeste. T.T

Per il quadro… Eeeeeeeeh, cara mia, purtroppo una gigantografia non si può avere a casa. Altrimenti io me la sarei già prenotata e farebbe la sua bella figura in camera mia. xD

Ma, ragazze mie adorate! Spero di allietarvi con questa cosetta trovata sul web!
http://i49.tinypic.com/258cbrl.jpg

E poi, anch’io disegno… Sia mai che un dì, mi venga voglia di realizzare una copia per soddisfarci un po’ la vista. Anche se sarebbe meglio se si materializzasse Nike e ce lo disegnasse lei!
Se vi va visitate la mia pagina DeviantArt, dove ci sono delle fan art di Bleach e qualche personaggio originale di alcune fan fiction. Purtroppo i disegni non si vedono molto bene. ^^’’
http://nemesihouseburns.deviantart.com/

Bene! E dopo tutta questa pubblicità neanche tanto occulta, passiamo al

Commento; mi sembra un po’ troppo “smielato” questo capitolo. Ma non ho resistito alla tentazione di vedere Ulquiorra rammollito. E poi, se pensò ai prossimi risvolti della storia, non posso che essere clemente con lui! Volevo sviluppare qualcosa già da questo capitolo, ma ho voluto rimandare al prossimo. Qui ho voluto dedicare più spazio a Murciélago. Perché lo merita anche lui. Ah, no, scusate, lei! Mi è venuto in mente all’improvviso! Non ho la minima idea di come si distingua il sesso tra pipistrelli, ma… Chi sono io, per impedire a me stessa di sperimentare? Ordunque, ecco la cucciolata. Chi vuole adottare un pipistrello carino carino? *-*
Grazie mille per le recensioni e le visite! Ci vediamo al prossimo capitolo!

  
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