Capelli rossi, occhi di un blu intenso. Un blu cobalto. Paiono essere due pietre inestimabili e splendide.

Corpo aggraziato, fino. I fianchi delicatamente risaltati dal vestito rosa antico. Un vestito estremamente semplice, eppure conferisce a quel suo corpo un aspetto a dir poco regale.

Il pizzo risalta i seni, mostrandoli in tutta la loro perfezione. Qualche ciuffo di capelli vi ricade sopra, dando quell’effetto di vedo e non vedo, che manda totalmente su di giri gli sguardi maschili.

E… a te fa lo stesso effetto?

Con estrema femminilità appoggia la sua mano candida sul tuo braccio, e lo stringe. Ti sta parlando ed intanto sorride, sbattendo più volte le ciglia.

Il pezzo di carta nella mia mano diviene all’istante totalmente frantumato, stritolato.

Piano si avvicina e ti sussurra qualcosa all’orecchio, e tu… ridi.

Una fitta al petto mi coglie, inaspettatamente. L’ennesima.

Debolmente appoggio la fronte al vetro della finestra, mentre i miei occhi non riescono a staccarsi da tale scena.

Non è bastato rivendicare il mio orgoglio, fare affidamento a tutte le mie forze.

Ora… non è più sufficiente. Diviene sempre più difficile, giorno dopo giorno.

Ed è sempre più difficile tentare di comprendere questo mio insolito atteggiamento.

Questa non sono io.

Ricordo ancora i discorsi dei soldati, ben compiaciuti che la sorella di Alain avesse portato con se una sua amica… lei.

Una ragazza di Parigi, per metà inglese, proveniente da un medio ceto sociale. I soldati non elogiavano solo il suo aspetto, ma anche il suo carattere, poiché sembra che sia piena di qualità. Si dice persino che ella sia rimasta estasiata e commossa dal coraggio dei soldati, che per poter portare sostentamento alle loro famiglie si sono sottomessi all’esercito di Guardia seppur odiano con tutto il cuore la nobiltà. Per questo per lei “è un onore portare qualcosa da mangiare a noi valorosi eroi”, testuali parole di uno dei miei uomini.

Dio mio, che oca giuliva ed insulsa.

Lei, Angélique Petit, è riuscita a far colpo sull’intero corpo di guardia. Le è bastato sbattere un paio di volte quei suoi occhioni, mostrare le sue forme perfette ed in un attimo ho assistito allo spettacolo più ridicolo che un branco di uomini su di giri riesce a mostrare.

Oh, ma lei non è una ragazzina che cerca attenzioni.

A lei interessa uno soltanto, uno in particolare.

Ed è stato come un richiamo, è bastato un solo sguardo per accorgermene.

I suoi occhi maliziosi sempre alla ricerca dei suoi. Quel sorriso slavato costantemente avido di qualche sua attenzione, anche la più piccola. La sua mano morbida pronta a toccargli le spalle o le sue braccia toniche e perfette.

Vuole te, dio! E’ chiaro come il sole.

E allora, ti osservo. I miei occhi zampillano velocemente dalla sua figura alla tua, e cercano disperatamente ciò che mi farà stare meglio, estirperà questo dubbio che mi sta lacerando.

Cerco la tua noncuranza nei suoi confronti, cerco di carpire dal tuo sguardo indifferenza.

Voglio che lei sia come tutte le altre, nulla di più. Che i suoi occhi blu su di te non facciano alcun effetto.

Vorrei che non la trovassi nemmeno bella. Anzi, che respingessi questi suoi patetici approcci.

Oh, ma tu sei talmente genuino e puro. Non feriresti nessuno, neanche sotto tortura.

Ed eccoti che accogli i suoi sorrisi, ascolti la sua voce, i complimenti con i quali ti ricopre. E sorridi dolcemente, mostrando il bagliore di quei tuo smeraldi.

Lascio cadere il pezzo di carta, ormai in mille pezzi. Sai, è tremendamente simile a come mi sento io in questo preciso istante.

Frantumata.

E’ come se qualcosa mi stesse divorando da dentro, e stesse strappando ogni singola parte del mio corpo. Pezzo dopo pezzo. E reagire non serve a nulla, perché per quanto mi rialzo non fa che prendermi e sbattermi violentemente a terra. E se alzo lo sguardo vedo solo una salita troppo difficile, ed un mare di lacrime che prepotente mi travolge.

Ma tutto ciò mi divora persino le lacrime.

La rabbia ed il dolore hanno reso aridi i miei occhi, e solo al tormento è concesso di navigarvi.

La trovi attraente? La vorresti con te?

Ho bisogno di sapere, un dannato bisogno.

Mi hai dimenticata?

Oh, se anche fosse? Sarebbe giusto, perché meriti una donna  che ti ami. Lo so, e fa male.

Ti ho dato solo sofferenza, perdonami.

Eppure vederti accanto ad un'altra… Mi uccidi, Andrè.

Mi uccidi.

Voglio che continui a desiderare solo me, solo me!

Sono egoista, Andrè. Oh, tremendamente egoista! Ma non mi importa, non sai che darei per afferrare i capelli rossi di quella smorfiosa e rispedirla nella sua amata Inghilterra o in qualsiasi altro posto! Basta che stia lontano da te.

Che non ti tocchi, non ti sorrida. Non ti guardi.

Sorrido amaramente, stringendo i pugni.

Ogni volta mi riprometto di controllarmi, ogni volta mi dico di rimanere seduta sulla sedia a controllare le mie carte o leggere, ed ignorare quella dannata finestra.

Ogni volta ripeto a me stessa che tutto ciò non è normale. Non va bene.

E soprattutto non ha senso. La gelosia non ha senso.

“La gelosia è sentimento degli sciocchi” mi ha sempre detto Nanny, con tono saggio.

Un altro amaro sorriso.

E allora credo di esserlo divenuta anche io, sciocca.

Come sono divenuta preda delle mie emozioni e lascio che il tormento mi culli giocando con i dubbi del mio cuore. Lascio che mi porti in alto e poi, inaspettatamente, precipitare fino allo schianto più doloroso. Ma senza mai sanguinare.

Forse, se sanguinasse farebbe meno male.

Ma il tormento che ora mi governa è troppo arido perfino per il sangue.

Eccola, sta andando via. Con un sorriso ammiccante ti saluta e svenevole muove la mano sinuosa.

Odiosa.

Tu le sorridi, e la saluti con un chino del capo.

Continuo ad osservarti, e lievemente sorrido. Ora che lei e lontana le nubi si dissolvono poco a poco, e la luce dei tuoi occhi e di nuovo mia. Solo mia.

E d’un tratto sussulto. Il tuo sguardo è rivolto verso la finestra dalla quale non ho osato allontanarmi neanche per un istante.

Mi stai fissando, potrei giurarlo.

Da quanto tempo hai notato il mio sguardo vigile?

Dio mio… In questi giorni, quante volta mi avrai notata?

Ed in una frazione di secondo mi libero dalle catene del tuo sguardo, svelta mi rifugio dietro la tenda. I battiti tendono ad accelerare mentre un lieve rossore compare sulle guance.

Lascio che le spalle si appoggino al muro ed il respiro torni regolare.

“Andrè” pronuncio in un sussurro.

L’imbarazzo mi ha colta, facendomi comportare secondo l’istinto. Fuggendo quasi come una ladra che è stata scoperta sul fatto.

Sbagliato, tutto è sbagliato.

E la gelosia, senza alcuna indulgenza, mi sta trascinando nel suo arido mare.

Note:

Ed ecco a voi il secondo capitolo! Cosa ne pensate?

Per la parte di Oscar ho voluto inventare un personaggio femminile tutto mio, poiché non ho trovato nessuno adatto esistente nell’anime.

Non so dirvi con precisione quando giungerà il terzo ed ultimo capitolo, ma intanto vi annuncio che sarà in terza persona, ovvero con “voce narrante esterna”, e quindi raccontato al passato. E Angélique non ci abbandonerà XD

Per i primi due capitoli ho utilizzato il presente per cercare di risaltare al meglio le sensazioni dei protagonisti, e spero di esserci riuscita ^^

Come la maggior parte (ma ad essere sincere tutte XD) di voi fanciulle ha colto, la scena di Andrè fa riferimento proprio a quella parte dell’anime ;)

Ed ora un grazie enorme a tutte voi: lady in blue; kikkisan; kira91 (come puoi vedere ho specificato che è francese, così da evitare incomprensioni ;)); pry; Tetide; Beatrix_; Tempera; Ninfea Blu; fighterdory; Khristh e Leia345.

Ancora grazie mille ragazze *_* attendo una vostra recensione anche riguardo questo capitolo, mi farebbe davvero piacere!

Alla prossima!