Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Globulo Rosso    09/07/2010    6 recensioni
Hermione non amava volare.
Hermione non amava essere presa in giro.
Hermione non voleva rendere la vita facile a quel viscido Malfoy.
Hermione non si era minimamente avvicinata al ragazzo da quel giorno in cui lui aveva deciso di darle addosso più del solito.
Hermione non l’aveva visto.
Hermione non amava contraddirsi.
Hermione rise, vendicativa.
Perché Hermione aveva sempre avuto ragione.
Piccola Shot con la mia coppia preferita in assoluto. Farà parte di una piccola serie di cinque storie
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa: comprendo che i supporter di tale coppia siano  migliaia, e che altrettante siano le fanfic a riguardo, ma cercate di comprendermi, ho bisogno di loro due, insieme. Sono il prototipo anti-noia. Insomma, per quanto le pagine siano già state scritte, nulla vieta alla nostra mente di gironzolare e inventarsi una storia diversa. Pace. Ci si ribecca : D

{Questa fanfic fa(rà) parte della serie: "E la Stanza delle Necessità?"}

 

Questioni di punti di vista.

 

 

Hermione non amava volare.

Le scope erano instabili e scomode. Occupavano spazio, e necessitavano di una manutenzione costante e soprattutto, costosa.

Le lezioni di Madame Bump divenivano per lei tanto fastidiose quanto quelle di divinazione, e il che è tutto dire. L’unica differenza era l’oggetto d’odio, che si spostava dalla Prof. Cooman, alle vecchie Scopalinda della scuola.

Non era decisamente il suo campo.

“Granger, qualcosa non va? Sembri in difficoltà.  la voce strascicata di Malfoy le ricordò l’imbarazzo provato poco tempo prima, esattamente quella mattina, quando invece di schivare un albero, ella era riuscita ad impigliarsi tra le fronde. Il risultato? Vesti stracciate e un gran dolore al gomito.

Hermione Granger non era abituata a perdere. Hermione Granger era capace a fare tutto.

Quasi tutto, a quanto pare.

E Malfoy si divertiva a ricordarglielo.

“Cosa vuoi, Malfoy? Non sarò capace di volare, ma per tutto il resto sono migliore di te.”

Arrossì di colpo. Harry, che fino a quel momento si era limitato ad osservare la scena memore dello schiaffo che Hermione aveva affibbiato allo Slytherin, aveva guardato perplesso la ragazza allontanarsi dal campo di allenamento, ancora rossa in viso e con i pugni stretti dalla rabbia.

“Brutto bastardo.” Lo sguardo di Harry era carico di disprezzo.

Malfoy aveva scrollato le spalle, ridacchiando, continuando a fissare la figura della ragazza allontanarsi.

Già Granger, per tutto il resto sei migliore di me.”

 

Hermione non amava essere presa in giro, meno ancora se gli insulti venivano da lui, dalla serpe che il giorno prima non si era limitata a sfiorarla con le sole parole.

Anzi, graffiava e mordeva, letteralmente.

Aveva ancora i segni del suo morso sull’avambraccio, e qualche piccolo segno del suo violento desiderio sulla spalla. Ron aveva notato il livido sul braccio, e lei si era limitata a dare la colpa a Grattastinchi.

A Ron bastava il nome del gatto per convincerlo.

 

Hermione non voleva rendere la vita facile a quel viscido Malfoy.

Non aveva intenzione di rivolgergli lo sguardo e nemmeno di aprire più la bocca per esprimere il disprezzo del momento. Dunque, appena varcata la soglia della Sala Grande con Ginny e Calì, camminò svelta verso i Gryffondor, senza nemmeno pugnalare con i suoi occhi Draco, che puntualmente, quasi riuscisse a distinguere il suono dei suoi passi da quelli delle altre, alzava il capo dal piatto di tacchino arrosto e sogghignava divertito.

Invece da lei nemmeno uno sguardo.

Non importa, era più che logico. Quando indossi una maschera devi sembrare convincente. Con lei non si limitava a semplici commenti, ma discuteva insultandola pesantemente.

Probabilmente perché sentiva quella maschera scivolargli di dosso ogni volta che sentiva il suo profumo nell’aria, e dunque, reagiva con una difesa fin troppo crudele.

Qualche giorno e lei sarebbe tornata da lui, magari strisciando furtiva fino ai sotterranei degli Slytherin, cercando di nascondere la sua fuga dalla torre dei Gryffondor agli occhi dei vari professori di turno.

L’aveva già fatto, sempre lei. Lui non si era mai mosso dalla sua postazione. Al massimo l’aspettava sveglio, seduto nella sala comune, e al primo suono, scattava all’ingresso.

Hermione riusciva a vedere il sorrisetto  malizioso del ragazzo persino al buio. Lo sentiva, fin dentro alle ossa.

E doveva ammettere che non le dispiaceva affatto.

 

Hermione non si era minimamente avvicinata al ragazzo da quel giorno in cui lui aveva deciso di darle addosso più del solito. Scopalinda o meno, era il principio che contava.

Almeno poteva rimanere zitto, no? Almeno quello.

Invece, sembrava rincarasse la dose per provocarla, e ciò non le andava giù. Lei non era avvezza a mostrare un lato che non aveva. Non era come lui, capace di cambiare personalità in base alla situazione. Lei poteva riuscirci, sì, ma a fatica. Si notavano le sue esitazioni, e il suo rossore sulle gote. Quelli non poteva cancellarli, neanche se avesse voluto.

Perché lei non era Malfoy, era Granger.

Aveva evitato di parlargli, di avvicinarsi al suo dormitorio e qualsiasi contatto con lui per dieci giorni. Ogni volta che entrava in sala grande, magari prima di sedersi accanto a Ron per mangiare, sentiva il suo sguardo posarsi su di lei, manifestandosi come un formicolio fastidioso alla nuca.

Una strana sensazione, non c’è che dire, ma che la faceva crogiolare nella soddisfazione.

Ah, sì. Hermione non era più la brava ragazza di una volta!

 

Hermione non l’aveva visto.

A quell’ora nemmeno Harry si girava intrepido per il castello, dato che l’indomani avrebbe dovuto sostenere una partita di Quidditch con gli Slytherin. Era quasi l’una.

Ovviamente, la ragazza aveva il permesso. Era rimasta così a lungo in biblioteca perché la McGrannit aveva concesso a lei, e solo a lei, un particolare permesso. Voleva incrementare ulteriormente la sua media G.U.F.O, e studiare un po’ più degli altri non le aveva mai dato alcun fastidio. Eppure, prima di giungere davanti al ritratto della Signora Grassa, una mano l’aveva presa per la spalla e un’altra non le aveva concesso di gridare, comprendole la bocca.

Il cuore veloce, il respiro ansante, cercava in tutti i modi di divincolarsi dalla stretta, ma chiunque fosse era davvero forte.

“Strano, Granger, credevo che ti piacesse, starmi appiccicata.” Sghignazzava, divertito. La voce strascicata di Malfoy la fece improvvisamente calmare.

Ah, si disse, è solo lui.

Draco mollò la presa. Sembrava piccato.

“Dieci giorni, eh, Granger?”

“Per caso mi aspettavi, Draco? Oh, mi dispiace averti fatto svegliare inutilmente.” Al ragazzo tremò leggermente il labbro superiore. Non si trattava così un membro della nobile casata dei Malfoy. Non una mezzosangue, non lei.

“Non mi sembra che io sia in obbligo verso di te, Malfoy. E ora, lasciami stare. Non voglio svegliare inutilmente la Signora Grassa.”  Gli voltò le spalle, si sentiva soddisfatta e appagata.

Due braccia la bloccarono, e lei si vide costretta a voltarsi.

 

Hermione Granger non amava contraddirsi. Di fatto, odiava le persone ipocrite. Però, in quel momento, rifiutava l’idea di definirsi tale.

“Accidenti, dov’è la stanza delle necessità quando ne ho bisogno?”

La colpa era sua, sì. Solo sua.

Solo di Draco e delle mani che le stringevano i seni, vogliose. Solo di Draco e di quei baci che le inumidivano il collo.

Solo di Draco e della sua lingua che lui spingeva tra le sue labbra, con fare da vincitore.

“Mai più Granger. Dieci giorni sono troppi.” Lo disse mentre tastava la parete di pietra, cercando una porta, una maniglia, qualsiasi cosa che permettesse loro di spostarsi dal corridoio e mettersi al riparo da possibili professori di ronda.

Si erano allontanati dall’entrata alla Sala Comune dei Gryffondor in preda al desiderio morboso di fare l’amore. Non seppe come, Hermione, ma raggiunsero caracollando la Stanza delle Necessità.

Non diedero peso a come essa si trasformò, ma si limitarono a espletare il proprio desiderio strappandosi i vestiti di dosso, con foga.”

“Nah, Malfoy. Anche venti, se continuerai a trattarmi così.” Hermione si aggrappò alle sue spalle, mentre lui la spingeva verso la parete fredda.

“Non osare...” Il velato tono di minaccia si disperse immediatamente dopo la lingua di lei sfiorò la zona di non ritorno.

Le ci volle poco a liberarsi dei boxer, ancora meno a liberarsi di quel desiderio che ormai teneva segregato in un angolo della sua mente da dieci giorni.

“Ti sembrò in difficoltà, qui, Malfoy?”

“No Granger” sussurrò lui, evitando di dire il famoso “ma io l’avevo detto che per tutto il resto eri migliore di me.”

Quando sentì le spalle di lui rilassarsi sotto il suo tocco, dopo l’amplesso, si rese conto di un piccolo dettaglio. La stanza delle necessità era addirittura dotata di un orologio, come se avesse letto l’inconscio della ragazza ancora prima che fosse entrata. Segnava le due e trenta.

“Draco, domani hai una partita. Hai idea di che ore sono?”

Lui rise, appoggiandosi alla fredda parete della stanza, accanto alla ragazza.

“Non ho bisogno di dormire per battere Potter. Sono più forte di lui, ricordati.”

“Vai a dormire, te lo consiglio.” Disse mentre si alzava, cercando i vestiti. A quanto pare c’era la moquette. Un altro dettaglio che veniva notato solo ora.

Sentì le mani di lui stringerle i fianchi, e subito dopo il contatto con il petto di lui.

“Tsk, Granger. Sei davvero stupida. Sono dieci giorni che mi trattengo. Ora te ne vuoi andare? Oltre che stupida, mezzosangue, sei anche pazza.” Sembrò sottolineare l’insulto per provocarla, quasi compiaciuto.

Lei serrò le labbra, offesa.

“Malfoy, brutto stronzo.”

“Sì, Granger, e ora sta’ zitta.”

 

Hermione rise, vendicativa, con l’indice puntato a quel puntino verde e argento che si muoveva lentamente sulla scopa, di fronte a lei.

“Strano. Normalmente Malfoy è molto più aggressivo.” Disse Neville.

“Marcus lo striglierà per bene.” Ron ridacchiava contento, pregustando la vittoria. I riflessi di Draco erano meno rapidi del solito, e la sua Ninbus 2001 non dava filo da torcere alla Firebolt di Harry neanche a provarci.

Hermione sbadigliò, soddisfatta. Aveva voluto provare la sua superiorità? Ora avrebbe perso la partita.

“Ehi, Hermione, sembri stanca. Hai delle occhiaie!” Ron la fissava curioso, sempre con la delicatezza che lo contraddistingueva.

“Gentile come al solito, Ron.” Il commento di lui si perse in un boato, i Gryffondor esultavano impazziti: Harry aveva preso il boccino.

Centinaia di sciarpe e coccarde scarlatte saltellavano sugli spalti, coriandoli vermigli e dorati venivano lanciati nel campo.

“E Gryffondor vince 200 a 100, ragazzi! Vinciamo sempre noi!” la voce di Seamus svanì improvvisamente. Probabilmente la Prof. McGrannit aveva interrotto la trasmissione per via della sua imparzialità.

Vide Flitt volare verso Malfoy, attraversando il campo. Agitava i pugni, arrabbiato.

Malfoy scrollò le spalle, e scese a terra.

Cazzo, pensò mentre i suoi piedi toccavano l’erba, oltre ad essere migliore di me in tutto il resto, ha anche ragione.

Ma la Granger non l’avrebbe mai saputo, o almeno, non avrebbe mai sentito la voce strascicata di Malfoy dire quella frase.

Piuttosto morto che un tale disonore.

Hermione finse di dimenticare la sconfitta dei Slytherin, almeno fino alla notte seguente.

 

 

 

Fin! : D

 

 

 

 

Disclaimers: Harry Potter e i suoi personaggi appartengono soltanto a JK Rowling e alle case editrici che hanno pubblicato i sette libri. Non intendo avvalermi della maternità di essi. I personaggi sono utilizzati senza alcuno scopo di lucro, ovviamente.

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Globulo Rosso