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Autore: Novelist Nemesi    09/07/2010    2 recensioni
Ho provato a pensare alla vita di Ulquiorra Schiffer prima di diventare un hollow, ossia quando era un umano. Ecco il primo capitolo della mia mente quasi perversa. « Artisti. Tutto si spiegava. »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dodici.

Non sentire pi la fame non voleva dire che non avesse voglia di mangiare. Le anime, in fondo, avevano un buon sapore. Soprattutto quegli stolti che osavano sentirsi superiore a lui.
Dopo mesi, forse tre, forse cinque, Ulquiorra aveva intrapreso un vagabondaggio in cui puntualmente incontrava qualche anima ingenua da divorare, o qualche hollow da sfidare. Aveva sentito dire che gli hollow si classificavano tra loro e la classe più alta era composta dai vasto lorde. Che avevano un aspetto quasi umano. Forse, per un lontano senso di nostalgia, volle riacquisire quell’aspetto che lo teneva legato alla vita terrena. O forse perché voleva semplicemente diventare più forte.
Non si mise più a contare i minuti che passavano, non si mise più a pensare che giorno era o in che mese. Non sentiva più il caldo estivo o il freddo invernale, mentre la gente che vedeva attorno a lui si copriva e scopriva periodicamente. Aveva definitivamente perso il contatto con la realtà, o meglio, col mondo terreno. Lui non faceva più parte di loro, già da quando Nike era andata a Budapest. Non andò mai fin laggiù per vederla. Ormai lei apparteneva a un mondo che non lo riguardava più.
Si trova poco lontano da una cittadina di provincia, seduto ai piedi di un albero a fissare il vuoto, intorno a una distesa di anime divorate, che si stavano lentamente riducendo in cenere.
Ormai la solitudine non era più un problema per lui. L’aveva accettata come una naturale condizione dell’essere, sia umano che spiritico.
Quando sentì qualcuno avvicinarsi. Qualcuno di potente. E non era da solo. Erano almeno tre. Quattro. Cinque.
Vestiti di bianco. Tutti diversi tra loro. Uno dai capelli argentati, uno castano, uno moro dalla pelle scura, un vecchio con delle cicatrici, un ragazzo dai capelli azzurri e gli occhi in tinta, con un buco sulla pancia. Quella persona era simile a lui.
Il castano, che si fece avanti, con un sorriso a dire di Ulquiorra equivoco e un ciuffo ribelle cadergli davanti, gli rivolse la parola, con un tono di voce profondo e pacato.
« A quanto vedo, ne hai fatti fuori parecchi. »
Ulquiorra non gli rivolse la parola, limitandosi a squadrarlo e lasciandolo parlare.
« Ho sentito parlare di te. Tu sei quello che non è voluto venire alla Soul Society, lasciandosi andare al potere di hollow. »
A quel punto lo degnò di attenzione, assottigliando lo sguardo. « Sei uno shinigami? »
« Sosuke Aizen. »
« Se sei venuto ad uccidermi, ti conviene andartene. Non ho tempo da perdere con la spazzatura. »
« Io credo invece che ti interesserà molto ciò che ho da dirti. »
Ulquiorra, in tutta risposta, si voltò da un’altra parte.
« Posso offrirti un potere ben più alto di un vasto lorde. Posso darti qualcosa di estremamente potente, soggiogare chi vuoi, eliminare tutta la spazzatura che vuoi. »
« Mi hai preso per uno spazzino? Sparisci, shinigami. »
« Sei testardo, a quanto vedo. Ma così forte… E’ uno spreco tenerti qui. »
Ulquiorra si voltò, per osservarlo meglio. Sembrava differente dagli altri shinigami. Non aveva intenzione di ucciderlo, né di portarlo alla Soul Society. Ma allora cosa voleva dagli hollow?
« Non mi interessa fare comunella con te. » disse infine. In effetti non gli importava molto.
Quel tale, Aizen, senza smettere di sorridere, pronunciò un nome. « Grimmjow. »
Fu il ragazzo dai capelli azzurri a rispondere, sbuffando tra sé e sé e prendendo la spada. Assalì poi Ulquiorra, il quale lo schivò tempestivamente. Iniziarono a combattere, quel Grimmjow con la spada ed Ulquiorra a mani nude, e per un po’ combatterono alla pari, anche se quel ragazzo azzurro rideva, quasi di gusto, per poi avere la meglio. Ulquiorra si ritrovò col labbro e il naso sanguinante.
« Basta così, Grimmjow. »
Si avvicinò al ragazzo, ferito, che lo guardava con un certo odio. Cosa diamine voleva da lui?
« Dal tuo sguardo mi sembra di capire che non ti sei convinto… Pazienza. Ho metodi più convincenti. »
Prendere una spada non sembrava un chissà che di minaccioso. Ma nel momento in cui pronunciò delle parole, quasi come una formula magica, la spada iniziò a fluttuare in aria.
« Spezzati, Kyoka Suigetsu. »
Era un sogno. Doveva per forza essere così, perché vedeva Nike che veniva uccisa da un ladro. Poi investita da quella macchina rossa perché lui non aveva fatto in tempo. Poi la vedeva tra le braccia di un altro uomo. La vedeva sorridente, senza di lui. Probabilmente era la vita che stava facendo in quel momento.
Che si trovasse in un lago di sangue o tra le braccia di qualcuno, era sempre una sofferenza per lui.
Gridava, chiedeva di smetterla, di cancellare quelle immagini dove una ragazza dai capelli corvini sorrideva, piangeva, viveva attraverso di lui.
Colto da una crisi, rubò la spada dalle mani del ragazzo azzurro, e si fiondò addosso ad Aizen.
« Smettila! »
Ma quello shinigami lo fermò subito. Ulquiorra si ritrovò bloccato a terra, con una spalla che sanguinava. Aveva anche la bava alla bocca. Quelle cose che aveva visto erano state terribili per lui.
« Hai fegato, ragazzo. » disse lo shinigami. « Vieni con me. Posso farti dimenticare quelle cose che hai visto. Posso renderti più forte. »
Dimenticare? Sì… Forse quella era la soluzione migliore. Far finta che Nike non fosse mai esistita, evitare di continuare a soffrire così, lasciarla libera di viversi ciò che voleva, liberarsi di un peso. Poter diventare privo di sentimenti… Sembrava quasi una liberazione.
« Vieni con me. » ripeté Aizen.
E Ulquiorra annuì, come se si fosse rassegnato alla potenza di quell’essere. Il quale sorrise, nel vedere il suo assenso.
« Grimmjow, aiutalo a rialzarsi. »
Detto ciò il ragazzo lo afferrò per una spalla, aiutandolo per tutto il tragitto.
Era arrivato in un luogo sconosciuto, forse un’altra dimensione, che aveva sentito chiamare Hueco Mundo. Arrivò poi davanti a un castello che Aizen gli presento come Las Noches, e che sarebbe stata la sua casa. Lo portò poi in un’altra stanza, da solo. Una stanza nera, senza finestre, al cui centro vi era un piccolo mobile bianco con una sfera nera sopra.
« Questo ti renderà la persona potente che sogni. »
« Non ho alcuna ragione per voler essere forte. » rispose Ulquiorra. « Voglio solo dimenticarmi della mia vita umana. Anzi, di tutto. Non ha senso ricordare. »
Aizen sorrise. « Tanto meglio, allora. tu sarai il mio occhio. Vedrai tutto, ricorderai tutto, mi dirai tutto. avrai capacità sbalorditive per poter operare al meglio. Avvicinati. Ti mostro di cosa è capace quest’oggetto. »
Lo fece inginocchiare. Lo fece rinchiudere in una specie di barriera. E quella sfera; sentiva da subito uno strano potere, terrificante. Che lo fece tremare per un po’. Poi avvertì solo fumo. E potere. Sentì un qualcosa che gli strappava via la mente, le ali, la maschera che gli copriva integralmente la testa.
Sentì un violento giramento di testa. Si sentì vuoto.
E, quando si accorse che era tutto finito, era completamente nudo, si guardava intorno spaesato, aveva un corpo umano, pallido, come lo aveva nella sua vita terrena. Sentiva sulla testa una specie di elmo, una maschera che lo copriva a metà. Si toccò, più volte. Che gli era successo?
« Qual è il tuo nome… Ragazzo? »
E lui, non poté che rispondere, ritrovando la propria voce, rimasta immutata. « Ulquiorra… Ulquiorra Schiffer. »
Abbassando lo sguardo vide un buco, sotto il collo, nel quale ci passava benissimo una mano. Si alzò in piedi, senza vergognarsi della sua nudità. Quando Aizen gli porse delle vesti bianche, e fece chiamare da qualcuno un tale Grimmjow. Ulquiorra ricordava vagamente di averlo sentito nominare.
Quegli abiti gli donavano, doveva ammetterlo. Si sentiva a suo ago nel collo alto di quella giacca, nel mantello che si divideva in due, nei pantaloni larghi che ricordava vagamente uno stile samurai. Guardandosi allo specchio, si rese conto di avere il labbro superiore completamente nero, mentre delle lacrime verdi, profonde, gli rigavano le guance. E non sparivano. Così come verdi erano i suoi occhi, dalla pupilla molto più sottile, circondate dal nero profondo delle ciglia e da un espressione perennemente triste.
Quando tornò alla realtà, Grimmjow era appena arrivato. Gli lanciò una spada, una katana, dall’impugnatura comoda e una guardia crociata dalla forma curva e che lo affascinava.
Aizen chiese di vederli combattere. Perché voleva vedere come se la cava quello nuovo, disse.
Ulquiorra gli era addirittura superiore, all’inizio. Si sentiva sicuro di sé, forte, si sentiva un tutt’uno con quella spada. Ci stava prendendo gusto. E sembrava anche Grimmjow, almeno finché Ulquiorra non lo colpì al braccio, e quasi glielo stava strappando via.
« Basta così. » disse Aizen. « Molto interessante… » fece un sorriso compiaciuto. « Grimmjow, ho un bella notizia per te. Da oggi non sarai più il dodicesimo arrancar. Ti farò tatuare il numero sei. »
Il ragazzo sorriso, con fare sbruffone. Come se fosse scontato che si meritava un posto più alto del dodici.
« Ulquiorra… Sei un elemento valido. D’ora in poi, sarai il quarto. Provvederemo a farti tatuare il numero. »
Grimmjow rimase di stucco, di fronte a quella scelta, ma non ribatté. Mentre Ulquiorra non fece che osservare quello shinigami dall’aria solenne, che lo spinse ad inchinarsi.
« Sì… Signore. »
« A proposito, vedo che ti piace la spada che ti abbiamo dato. »
« Mi ricorda… Qualcosa. Ho come un lontano senso di nostalgia… » disse lui, rigirandosi l’arma tra le mani.
« Hai già pensato a un nome? »
Ulquiorra ci pensò per un po’ , per poi dire, con naturalezza. « Murciélago… Credo che Murciélago vada più che bene. »
Grimmjow sbuffò. « Che strano nome. » notò. Ma Ulquiorra fece un piccolo sorriso, che fece sparire in un battibaleno.

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@ Ninive: Bella domanda, ai pipistrellini non ci ho minimamente pensato! Cercherò di risolvere la faccenda nel prossimo capitolo, ah ah ah!

Commento; Ed eccoci qua. Finalmente Ulquiorra è un espada! Mi rendo conto che questo capitolo sia un po’ così… Non è al massimo, insomma. Scusate, ma in questi giorni sono un po’ nervosa. Spero comunque che il capitolo vi piaccia!
Il prossimo sarà l’ultimo.

  
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