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Autore: Seehl    10/07/2010    3 recensioni
Io sono solo un cantastorie. Non ho vissuto questo thriller, né auguro a nessuno di voi di viverlo. Il mio compito è narrare a tutti voi ciò che successe quel giorno, e poi tutti gli avvenimenti che seguirono. Non ho un ruolo in questa storia, sono solo un narratore. E i narratori non vanno mai presi sul serio. Questa è una storia inventata, mai nulla di ciò è successo. Vi chiedo solo un po' di attenzione, giusto il tempo di cominciare il racconto... e il tempo di farvi appassionare...
Genere: Introspettivo, Slice of life, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Matt, Mello, Near
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Presto, riunitevi accanto a me, veloci!

La storia sta per ricominciare!

Adulti… Bambini… Oh! Eccovi qua.

Quanti siamo, oggi?

Bene.

Dov’eravamo rimasti, bambini?

Cosa vi narravo, prima di ammirare le stelle?

Taiyoo, che scappò dal custode, quindi.

E Tsuki che se ne stava in disparte.

Uhm…

Va bene, allora raccogliamoci tutti insieme.

Pronti?

Fate silenzio, devo riordinare le idee…

Bene.

Continuiamo.

 

Taiyoo, allontanatosi dal custode, andò nella cameretta della sorella.

-Tsuki? Come va?- chuese.

In verità sapeva già come si sentiva.

Esattamente come lui.

-Esattamente come te.- mormorò la bambina, continuando a pettinarsi.

-…Elle non è tornato, vero?- disse con un filo di voce Taiyoo.

-Ovvio. Tu lo aspettavi?-

-…Non dovresti essere così pessimista.-

-E tu non dovresti essere così ottimista.-

-…Andiamo a fare colazione?-

-Non conosciamo nessuno.-

-Possiamo sempre stare solo noi due.-

Tsuki si alzò e diede la mano al fratello.

Insieme si avviarono verso la mensa, ognuno perso nei suoi pensieri.

E lì, la prima cosa che videro fu il custode impazzito.

-Tu! Moccioso irrispettoso!- berciò davanti a Taiyoo.

Tsuki si nascose dietro al fratello.

-Come hai osato andartene mentre ti parlavo?- continuò.

-…Avevo voglia di vedere mia sorella…-

-Ah! E ti sembra un motivo valido?-

-…Si.-

-Irrispettoso! Irrispettoso che non sei altro! Tutti e due in camera senza colazione!-

Nella mensa calò il silenzio.

 

Dovete sapere, bambini, che finché c’era stato Watari alla Wammy’s House, nessuno era mai stato punito a quel modo.

Però…

Roger era un custode cattivo, se vogliamo.

E l’essere diventato direttore da un giorno all’altro…

Beh, l’aveva fatto sentire più forte.

 

-M…Ma…- provò a opporsi debolmente Taiyoo, invano.

Con un urlo di rabbia, Roger li prese entrambi per il colletto e li buttò nelle rispettive stanze, chiudendo con forza le porte.

Taiyoo sentiva i singhiozzi di paura della sorella.

E non poteva farci nulla.

Il loro soggiorno aveva preso una brutta e paurosa piega.

Tsuki, nella sua camera, era scoppiata a piangere.

“Tay…Tay verrà ad aiutarmi. Devo crederci…” si ripeteva, spaventata.

Ma Taiyoo, chiuso anche lui nella camera, non venne.

Tsuki, asciugate le lacrime, si alzò in piedi e si mise a guardare la pioggia fuori dalla finestra.

-Piove…- mormorò a se stessa. O forse no?

-Hai visto, Hoshi? Piove.- disse ancora.

 

Se voi foste stati in quella stanza, bambini, non avreste capito con chi parlava.

Nessun’altro, all’infuori di lei, era lì dentro.

Eppure lei parlava…

Con qualcuno.

 

-Che bella la pioggia. Piace anche a te, Hoshi?- diceva.

Taiyoo non la sentiva.

Si era sdraiato, malinconico, e guardava il soffitto, e ascoltava la pioggia.

La pioggia che odiava, la pioggia che si era portata via la sua famiglia.

Non voleva perdere anche Tsuki.

Si alzò e con un calcio provò ad aprire la porta.

La trovò aperta, e con un cigolio il corridoio si aprì davanti a lui.

Taiyoo si guardò intorno; nessuno in giro.

Velocemente andò a bussare alla porta della sorellina.

-Tsuki! Sono io!-

-…-

Non ricevette alcuna risposta.

-Sorellina?-

-Non sono tua sorella, baka.-

Taiyoo spalancò la bocca.

-C…Che cosa?- balbettò.

-Non sono tua sorella. Non sono sorella di un fifone.-

“Fifone?” si chiese Taiyoo. “Quando?”

Ma le sue domande non ottennero risposta.

Tsuki si era chiusa nel suo mutismo.

Nei suoi confronti, almeno.

Taiyoo accostò l’orecchio alla porta, attirato dal brusio all’interno.

-Hoshi, secondo te è vero?-

“Hoshi?” si chiese. “Chi è?”

-…Lo credo anche io. Ma il mio fratellone non mi avrebbe abbandonata con uno sconosciuto, non trovi? Quindi perché mi ha lasciata qui con te?- continuava.

Taiyoo era confuso.

Con chi stava parlando?

 

Come scusa?

Vuoi sapere chi è Hoshi?

Hoshi era l’amica immaginaria di Tsuki.

Anche tu avrai avuto un amico immaginario.

Anche io, in effetti…

Amica immaginaria che la stava a sentire, qualunque cosa lei dicesse.

Amica immaginaria che la capiva, che accettava i suoi sfoghi.

Amica immaginaria che…

Ah, volete sentire il resto della storia?

Scusatemi.

Che dicevo?
Ah, si.

 

Con chi stava parlando Tsuki?

Accostando ancora l’orecchio, Taiyoo cercava di capire.

Si spinse troppo, la porta si aprì, Taiyoo cadde a terra come uno scemo.

Tsuki, per nulla infastidita, continuò a parlare con Hoshi.

-Vedi che idiota? Non lo credo solo io, allora.- diceva.

Taiyoo alzò lo sguardo.

Accanto alla sorella, nessuno.

-Con… con chi parli?- chiese.

-…Con Hoshi. Vedi? Non riesce a percepirti.-

 

Si, disse così.

Forse voleva dire che…

Ma che ne sappiamo, noi…

La mente di Tsuki si era chiusa.

Da quel momento, tutti i suoi pensieri sarebbero stati esternati.

Tramite Hoshi.

E questa Hoshi avrebbe aiutato la bambina a continuare a palrare.

Spesso crediamo che un amico immaginario sia il meglio.

Spesso crediamo che parlare, anche da soli, sia un bene.

Ma lo sapete?

Parlare da soli non fa sfogare del tutto i propri sentimenti.

Quelli continuano a crescere, sempre più forti…

Finché non capita l’occasione.

E le parole scorrono, ma col diretto interessato.

 

-Tsuki!- esclamò Taiyoo, avvicinandosi alla sorella.

Tsuki si girò, quasi disgustata.

-Stammi lontano, tu.-

Taiyoo si bloccò, spaventato.

-Lurido essere… non sei altro che un lurido essere…-

Il tono di voce della bambina, così tetro, lo spaventava.

-Quelli come te… devono MORIRE!- gridò inaspettatamente.

Taiyoo fece un balzo indietro.

-Tu, che non sai proteggere tua sorella… Io ti disconosco, Taiyoo…-

-C…Cosa?-

Taiyoo non conosceva quel termine.

-E qui davanti a Hoshi, io ti maledico, per il resto dell’eternità!-

I suoi occhi si puntarono in quelli del gemello.+

-Che la tua vita possa essere rovinata.

Che le tue paure vengano mostrate.

Che nessuno ti voglia più bene.

Che la morte sopraggiunga al più presto!- recitò.

 

Oh.

Genitori disgustati?

Non volete che i vostri figli sappiano tutto questo?

Ma suvvia.

Il bambino venne maledetto.

Nella storia, Tsuki dice quelle parole.

Io, come già detto, sono solo un narratore.

Il mio compito è riportare ogni fatto accaduto.

Non posso mentire, soprattutto non posso sorvolare un passo così importante.

Bambini, voi non prendete esempio.

D’altronde…

Questa storia è sempre un racconto…

 

-Tsuki! Ma che cavolo fai!-

-Ti maledico. Non meriti altro.-

-Tsuki… io avrei voluto correre qui, venire a consolarti, ma…-

-MA COSA?-

-Ma la porta era chiusa-

-Ah. Questa è la tua scusa.-

-Non è una scu…-

-ZITTO!-

-…-

-Avresti potuto fare di tutto. Anche scappare dalla finestra, pur di venire da me.-

-No che non potevo!-

Al grido di Taiyoo, Tsuki si zittì all’improvviso.

-Non potevo. NON. POTEVO.-

-Perché no?-

-Il fratellone… mi ha detto di badare a te… Finché entrambi abbiamo la stessa punizione, va bene! Ma se mi fossi fatto punire per essere uscito dalla finestra non avrei potuto vegliare su di te!

Tsuki era paralizzata.

-Tay…-

-…Tsuki, non so perché tu ce l’abbia con me. Io ti perdono per la maledizione.-

-Ma una maledizione non si può ritirare.-

-Non importa.-

Detto ciò, il bambino uscì e si richiuse nella sua camera.

-Hoshi… non posso permettere che la maledizione si verifichi.- mormorò Tsuki.

Forse Hoshi le rispose.

-No, mi prenderò su di me la maledizione.-

Chissà cosa le disse.

-Non cercare di dissuadermi. Ho deciso.-

 

Tsuki si maledisse al posto del fratello.

Forse la maledizione ebbe effetto.

Chissà.

Comunque…

Oh, dimmi cara.

Mh.

Perché Roger rimproverò i due bambini, solo perché avevano dormito insieme?

Certo che sapeva che erano fratelli ma…

Ma insomma…

Beh…

Roger era un uomo all’antica.

Considerava il dormire con un fratello un rapporto di incesto.

Si, era così.

Inoltre era fermamente convinto nei suoi ideali.

Sapete, no…

“Bambino cattivo, bastonate…”

Voi non ci siete passati…

Altre domande?

No?

Io direi di fermarci, anche per stasera.

Perché?

Perché domani sentirete una storia che non vi piacerà.

Domani, i due bambini faranno qualcosa di inaudito.

Volete sapere cosa?

Domani.

Adesso guardiamo le nuvole, sotto questo cielo stellato.

Ieri il cielo era limpido…

Quella nuvola somiglia ad un capello…

Oh! Quella sembra un gatto!

A Tsuki piacevano molto i gatti, sapete?

Giusto, quella sembra una stella.

Continuiamo questo gioco, vi va?

Domani…

Domani un altro capitolo della nostra storia.

Coraggio, giochiamo.

Giochi da bambini.

Giochi che si possono fare solo ora.

Godete questo tempo, così…

Così bello.

Così spensierato.

Siate felici…

Di essere bambini.

 

 

 

Note di Silly

Silly: Ed eccola aggiornata. : D

Mello: La risposta per Macky è all’interno della storia, l’avrai notato ;)

Silly: E faremo sempre così: metterò la risposta dentro il capitolo.

Mello: E le note di Silly spariscono, in questa storia, fino alla fine della storia!

Silly

   
 
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