"Dai, ripetilo un'altra volta. Non ti ho sentito"
"Sono un perdente! Sono un perdente!!"
"Bravo, ripetilo più volte vedrai che ti ci entra in testa."
Qualche stralcio di conversazione che è stata udita risuonare
nella valle mentre pioveva. Qualcuno dice che un uomo urlò a lungo e implorò più
volte pietà, mentre spari ripetuti a cadenza costante laceravano l'aria.
Si dice che ci fu un urlo di donna, una volta sola e che si spense subito, come
se fosse stato soffocato da qualcosa. Forse una mano, ma chi l'ha riferito non
ne era sicuro.
*°*°*°*
Il signor M li aveva raggiunti velocemente, gli aveva tagliato la strada
fangosa, mentre pioveva a dirotto, tanto che i tergicristalli non ce la facevano
ad arginare un tale scoppio d'ira celestiale.
Non si era limitato a mandarli fuori strada: aveva sparato alla
gomma sinistra posteriore, per assicurarsi che la forza motrice del motore
fosse insufficiente a farlo camminare ancora. Quel maggiolino era un modello troppo vecchio,
ci sarebbe voluto un
trattore per tirarlo fuori di lì.
Lo schizzato era bloccato e alla sua mercé.
Il signor M si concesse un larghissimo sorriso interiore mentre apriva la
portiera del taxi e lo scaraventava fuori, sotto il tornado che infuriava
violento e il buio della notte si confondeva con l'ombra scura che celava il suo
volto.
Guardò appena la donna, rimasta paralizzata sul sedile
del passeggero: osservava il suo rapitore rotolare nel fango, macchiato e
fradicio, ferito in più punti per il contatto con le pietre aguzze che
spuntavano traditrici dal terreno aggredito dalla pioggia.
Marv si riprese come una furia dalla sorpresa, balzò in piedi e fu nuovamente
rigettato a terra.
"Chi cazzo sei? Che cazzo vuoi?"
"Sciacquati la bocca quando parli con me, stronzo!" sibilò mollandogli in calcio
nel fianco e facendolo piegare da un lato con un lungo gemito.
Mira li osservava esterrefatta cercando di capire chi fosse quel tipo che si
accaniva su Marvin: un cliente non soddisfatto, qualcuno che lo odiava?
Senza pensarci un minuto di più, si mise al posto di guida, chiuse lo sportello
e cercò di avviare il motore.
L'uomo la guardò e non fece assolutamente nulla, se non
piegarsi su Marv e far scattare un coltellino a serramanico a pochi centimetri
dai suoi occhi. "Il carico, forza"
"Ma chi cazzo sei, non ti do un bel niente!" urlò di rimando sputandogli addosso
e rimediandosi un pugno di rovescio che lo fece gemere e lo mandò un'altra volta
con la faccia nel fango.
Il signor M si sedette quasi su di lui, piazzandogli un ginocchio sotto la gola
e premendo forte "non te lo ripeterò un'altra volta"
Marv rischiò di soffocare e fece cenni con la testa che il killer interpretò
come un si. Figlio di puttana con le donne e vigliacco con chi è più grosso di
lui, pensò disgustato, colpendolo un'altra volta.
L'acqua gocciolava dai capelli corti della parrucca che aveva indossato ma il
trucco resisteva. Gliel'avevano detto che quel cerone era formidabile, pensò
mentre apriva la portiera facendo urlare Mira di spavento, le toglieva le chiavi
dall'accensione e andava ad aprire il portabagagli.
"Sei impantanata, sciocca"
Quando le parlò, la sua voce risuonò calma e bassa a dispetto della furia con la
quale si era accanito su Marv.
"Prendilo" ordinò all'uomo che giaceva ancora in terra con uno sguardo folle che
Mira gli aveva già visto e che la impaurì ancora di più.
Scese dal maggiolino e affondò immediatamente con i tacchi nel fango, rischiando
di cadere; si voltò a guardarlo: il signor M la fissò per un breve secondo
dritto negli occhi e tolse un pò di acqua che cadeva dal collo nel giubbotto
pesante che aveva indosso. "Vattene" mormorò tornando a fissare Marv.
"Non è roba per donne, questa"
Mira annuì e cominciò a correre verso la città
che avevano appena lasciato.
Il killer alzò metaforicamente le spalle: il carico come prima cosa.
Non fece in tempo a finire il pensiero che fu scaraventato a terra da un
furiosissimo Marvin che lo colpì, una granula di colpi lanciati a caso che il
più delle volte andarono a vuoto ed ebbero come risultato quello di infastidire
ancora di più il signor M che non era tanto contento di giacere a terra zuppo e
infangato.
Lui odiava il fango.
In preda a questo pensiero, girò rapidamente su se stesso ed estrasse la pistola
che gli ficcò deciso sotto il mento, senza una parola.
Quello bastò a farlo fermare, il sudore freddo che si mescolava al gelo della
pioggia e lo faceva tremare.
Fu allora che il signor M si prese la sua vendetta.
Fu allora che Mira si fermò, con la pioggia negli occhi che
non le facevano vedere la strada, gelata fin nelle ossa, e guardò più volte dietro di se, spaventata e
indecisa. Aveva corso tutto quel tempo chiedendosi quand'è che sarebbe caduta
come nei migliori film horror che vedeva da ragazzina con il fidanzato di turno,
quand'è che quell'uomo l'avesse raggiunta per ucciderla come aveva fatto con
Marv, perchè l'aveva ucciso - certo, lo aveva fatto - quand'è che un TIR
l'avesse investita, quand'è che ...
Si fermò togliendosi più volte l'acqua dal viso, gli occhi gonfi di lacrime e il
cervello che le gridava di fuggire, di non guardarsi indietro e di scappare il
più lontano possibile. Aveva dimenticato la borsetta con tutto il contenuto al
suo interno! Come avrebbe fatto senza soldi?! Marv le aveva sequestrato il
cellulare, non aveva niente con se, solo quel vestito che cadeva a pezzi. Si
stupì della logica con la quale affrontò il problema pratico e si costrinse a
tornare sui propri passi, dicendosi che non poteva andare tanto peggio
di così.
Poteva solo morire, ormai.
I due uomini erano impegnati in una lotta furiosa e non l'avrebbero degnata di
uno sguardo. Sarebbe sgusciata dall'altro lato cercando di non farsi notare e
....
Mira si immobilizzò alla scena e trattenne il fiato, quando
vide il signor M sparare senza alcuna indecisione al corpo esanime di Marv che
aveva lottato fino all'ultimo ed era stato atterrato da un poderoso colpo d'arti
marziali.
I corsi da ragazzo sono serviti a qualcosa, si disse voltandosi verso la
propria auto e registrando un dato estraneo seguito da un urlo soffocato.
Che ci faceva di nuovo lì?
Il signor M la guardò con l'aria ancora vagamente incazzata e
Mira si ritrovò a fissare due occhi cattivi che le diedero i brividi.
Fu allora che la droga che Marv le aveva gettato nella bevanda mentre era
distratta cominciò a fare effetto e Mira vede l'ombra di quell'uomo prendere
forma, ingigantirsi e oscurarla, avanzando minacciosa e fredda.
L'ombra arrivò a toccarla e lei sentì il gelo che le ghiacciava il sangue, che
risaliva su su, fino al cervelletto, dandole la nausea e sconvolgendo
l'equilibrio, rendendola instabile sulle caviglie, perchè i tacchi erano partiti
da un bel pò: se li era tolta per correre meglio.
"Non uccidermi..." sussurrò facendo un passò indietro e
sentendosi risucchiata in un gorgo nero: non sentiva più nulla, era diventata
sorda?!
"Non ci sento più" singhiozzò spaventata portandosi le mani alle orecchie e
ricominciando a piangere.
Fu quando il signor M si mosse verso di lei che Mira sentì la terra spalancarsi e inghiottirla di colpo.
*°*°*
Quando si riprese, la testa le pulsava ferocemente. Si tirò a sedere e massaggiò la
fronte e le tempie con entrambe le mani, tirando indietro i capelli che le si
erano ravvogliati sul viso e la nuca. Che caldo che fa! Si tolse il cappotto e
restò solo col vestito da sera di seta bianca.
Non era nero? Lei era sicuro di averne indossato uno nero, prima di uscire.
“Ehm…signora? Signora, le dispiacerebbe togliere il piede dalla mia coda?
Grazie”squittì lo scoiattolo massaggiandosi la coda pelosa e correndo via.
Sto ancora sognando, si disse incominciando a camminare verso l’entrata della
città. Dove erano finiti tutti? E quel matto di Marv?!
S’illuminò pensando che avrebbe potuto chiedere aiuto mentre lui era assente e
allungò il passo. Era a piedi nudi.
“Dove stai andando?!”
Mira inchiodò e si voltò a guardare il suo compagno di viaggio fuso di testa.
“C’è stato un bordello. Un mezzo agguato e quei tre sono morti” spiegò
togliendosi la polvere di dosso “tu stai bene?”
“Si, ma stavo meglio senza di te” ammise aspettandosi una reazione violenta che
non avvenne. Quei tre? E chi sono?
“Sei simpatica, si si. Sai che non so cosa fare adesso?” Le disse con le mani
sui fianchi “mi serve un telefono, vieni con me”
La afferrò per un polso e Mira lo seguì di malavoglia; Nel bar, la
gente li guardò appena.
Si fanno gli affari loro in quella città, pensò mentre Marv individuava il
telefono. La portò con se, dandole la schiena mentre bisbigliava nel ricevitore.
Una ragazzina punk la fissa dal fondo della sala. Mira sillaba un silenzioso ‘aiuto’,
sperando che la capisca. La ragazzina aggrotta le sopracciglia, alza le spalle e
ticchetta le unghie corte smaltate di nero sulla scatola posata davanti a se.
Quando torna a guardarla, Mira ha le lacrime agli occhi. ‘Ti prego’
La vede guardarsi attorno e alzarsi, affidando la scatola alla donna seduta al
suo tavolo. Mira non l’aveva vista. La donna, una bella bionda con i capelli
lunghi fin oltre le spalle, la osserva e sembra disorientata. Nei suoi occhi
verdi trapela indecisione.
Marv attacca il telefono con forza, nervoso e angosciato “dobbiamo aspettare. È
un casino, un fottuto casino del cazzo!” sbotta passandole di fronte e
domandando la colazione per due.
La ragazzina punk è sparita, la donna bionda anche. Mira cade affranta sulla
sedia e si rende conto che è vestita troppo elegantemente per le dieci del
mattino.
Come mai nessuno la guarda come fosse un fenomeno da baraccone?! La colazione
non arriva e Marvin si spazientisce.
Mira è sicura che la cameriera non l’abbia proprio visto.
“Andiamocene, compreremo qualcosa in un supermarket!” borbotta ad alta voce
rimettendola in piedi.
Si alza nuovamente e quando esce al sole, si rende conto che c’è un bosco alla
sua destra.
Non ci avevo fatto caso prima, sarà la stanchezza, pensa camminando nella sua
direzione, lontano dal suo rapitore che la segue a qualche passo di distanza.
Allunga la mano verso un cespuglio di more e ne raccoglie qualcuna che posa nel
palmo. Altro che quelle comprate al supermercato! Ma che fertilizzante gli
danno? Si domanda infilandone qualcuna in bocca e ingoiandole con gusto. Sono
buonissime.
*°*°*°*
Il signor M scese dalla macchina dopo avere frugato
un bel pò
alla ricerca di uno scotch da pacchi. Quel coglione ha forato un sacchetto e
la polvere si è sparsa nel portabagagli. Questo piccolo incidente farà calare il prezzo e il suo superiore non
sarà molto contento.
Quando ha finito di rabberciarlo, lo getta nel bagagliaio e con calma comincia a traslocare il
carico nella propria macchina.
La droga è ovunque e lui non è avvezzo a respirare quella mondezza, per
quello si è infilato una mascherina sterile con i filtri al carbonio, prima di
cominciare il lavoro.
Sembra il macabro chirurgo di qualche favola horror, ridacchia pulendosi
per bene le mani e guardando Marv a terra. Andato.
“La concorrenza è concorrenza” sospira chinandosi ad esaminare Mira che giace a
faccia in giù sul terreno gelido. La pelle sporca di fango viene immediatamente
lavata via dalla pioggia “E a te dove ti ha preso? Le domanda guardando
il vestito “da una festa, immagino.”
La rivolta sulla schiena e osserva il taxi verde, alzandosi sulle ginocchia e
infilandosi sul sedile posteriore. La pioggia è calata d'intensità ma è ancora
più fastidiosa di prima.
"Mica ho capito perchè sei tornata. Forse per veder morire quel verme?"le
domanda osservandola per bene.
Un secondo dopo vede cosa ha in mano e sorride. Le donne! Apre la borsetta e la scruta con divertimento.
Vediamo quanta
roba ci tiene in un affare così piccolo.
Rossetto, fazzoletti, chiavi di casa e
della macchina.
Prende il portafogli e lo apre: trecento dollari in taglio
piccolo, bancomat, patente, carta d’identità.
La apre, ne legge le generalità e la rimette a posto.
Dopo qualche secondo, molla la borsetta nel portabagagli aperto: non sa come far
entrare di nuovo tutta quella roba in quello spazio minuscolo!
“Va bene, Mira, adesso vieni con me. Se non sei già morta o in overdose” precisa
scrutandola per bene, togliendole l'acqua dal viso con un fazzoletto.
E' svenuta per la paura o c'è dell'altro?
Le ascolta le pulsazioni e sente che sono accelerate. Le solleva una palpebra
emettendo un ‘ehii’ di compiacimento.
“Ancora più belli, visti da vicino”. Ha le
pupille dilatate. Le tasta la pelle ma la sente fresca. Niente ipertermia,
niente convulsioni. E' drogata. Si sta facendo un viaggio nella terra dei Sogni,
pensa
prendendola in braccio.
“Mhhh…”
Volge lo sguardo su di lei. Si ferma mentre Mira si muove lentamente.
“Ben svegliata”
La donna gira gli occhi intorno, le palpebre pesanti, troppo pesanti per
riuscire a mettere a fuoco l’uomo che la tiene in braccio. Cerca di concentrarsi
su quel bottone blu che vede affiorare dal giubbotto ma desiste dopo un secondo e
crolla addormentata con la testa ciondoloni.
Il signor M la guarda facendo una smorfia “mh. Breve ma intenso, occhioni blu”
Il sedile posteriore della Chrysler è occupato dalla valigetta e dalla sacca dei vestiti: li fa
cadere sui tappetini e cerca di sistemarla il più comodamente possibile.
Mira si lamenta e si aggrappa addosso a lui per qualche breve momento.
“Dormi” le dice a bassa voce, togliendosi la mascherina e infilandola in tasca.
Gli stringe il giubbotto con forza, come se non volesse lasciare un appiglio
sicuro. "Ora non farne un dramma" ridacchia sciogliendo le dita piano "abbiamo
tempo per conoscerci."
Lasciami…
^*^*^
“E lasciami in pace, ma che vuoi?!” esplode con i nervi a pezzi diretta contro
Marvin che non se la prende più di tanto. “A che ti servo? Fammi tornare a casa,
ho un lavoro e gente che mi asp…”
“Buongiorno signora!” esclama il piccolo scoiattolo di prima con una buffa
uniforme da fattorino “mi è stato chiesto di lasciarle questo”.
Le allunga una scatolina con scritto sopra
Non Aprire e Mira lo guarda
esterrefatta. “Non posso darti la mancia, non ho spicci con me” balbetta
dicendosi che non è possibile. Uno scoiattolo che parla?
“Non importa signora, buona giornata!” esclama schizzando via.
“Ma che….”
Mira guarda Marvin che lo segue nella sua corsa repentina e scuote la testa
“topo sotto anfetamine! Che ti ha lasciato?”
“Ma quello scoiattolo parla!” grida sconvolta lasciando quasi cadere la scatola.
“Certo, lo fanno tutti. Ma dove abiti tu?” ribatte con aria innocente
prendendole la scatoletta dalle mani e rigirandola.
“Ma tu sei pazzo! A casa mia gli animali non parlano!”
Lo guarda attentamente e vede che non è più vestito come prima. “E quei vestiti
dove li hai presi?” gli domanda improvvisamente calma, rimirando la lunga giacca
del frac stracciata e il cilindro che ha in testa.
“Li ho sempre avuti. Come fai nel lavoro se non noti un cazzo di quello che ti
circonda?” domanda tirandosi sui pantaloni a scacchi rossi e spolverandosi le
ghette bianche sui polpacci.
“Marv..è un gioco? Non mi piace, ti avverto!” borbotta a bassa voce
allontanandosi un po’ da lui.
“E stia attenta! Mi rompe tutto il guscio!”
Mira si volta verso quella vocina indignata e non vede nessuno. Abbassa lo
sguardo e un’anziana lumachina le scocca un’occhiataccia “queste giovani d’oggi!
Pensano di poter essere maleducate quante vogliono!”
“Mi scusi signora, non l’avevo proprio vista” balbetta suo malgrado alla lumaca
che riprende il suo movimento lento.
“Scusi, scusi: prima ti rompono la casa e
poi ti chiedono scusa! Ah, ma la frittata la fanno! La fanno e chi s’è visto s’è
visto!”
No, non è possibile! Sto impazzando, non c’è altra spiegazione! Urla dentro di
se portandosi le mani alla testa.
“Mira?”
“Sta zitto Marv, sta zitto. È tutta colpa tua!”
*^*^*
“Allora ti vuoi svegliare?! Cazzo non abbiamo tutto il giorno!”
Uno schiaffo più forte la fa rinvenire con un grido. Mira balza a sedere e si
guarda attorno: degli uomini mai visti giacciono a terra morti e Marv si tiene un fianco. “Mi hanno fregato! Quei bastardi figli di puttana, hanno
provato a farmi secco, ma ci hanno rimesso la vita.”
“Che è successo?” balbetta toccandosi la faccia e sentendo qualcosa di strano.
Ritrae il palmo bianco e vede la droga sparsa a terra. Allucinazione!
Si spolvera la faccia in fretta e gattona via dal pacchetto lacerato.
“Merda, guarda quanto carico sprecato!” lo sente urlare mentre cerca di
rimediare al danno.
“Sono morti?”
“Certo che sono morti! Che pensavi, che li avrei lasciati in vita? Hanno cercato
di uccidermi e poi avrebbero ammazzato te”
E che differenza c’è? Pensa affranta, tanto mi ammazzi ugualmente alla fine di
questa storia.
Con enorme sforzo Mira afferra la pistola che giace a terra. Non importa di chi
è basta che sia carica. Lei non è un agente della polizia vera e propria e non è
tenuta a portarsi appresso la pistola. Preferisce uno sfollagente o un taser
elettrico.
Ma non vuol dire che non sappia usarla.
“Dammi le chiavi della macchina” sussurra sbattendo gli occhi “dammi le chiavi o
ti sparo”
Marv si è fermato e girato con aria piuttosto risentita “non mi piace questa
presa di potere, cuoricino”
“Non me ne frega un cazzo! Dammi quelle chiavi o ti faccio saltare una rotula!”
urla con le lacrime agli occhi “il viaggio di piacere lo concludiamo qui”
Marv la fissa immobile e ridacchia “tanto non sai usarla”
Mira annuisce e struscia una mano sotto il naso, la sensazione che la droga le
sia finita nelle narici più forte di prima. “Forse. O forse no. Sai con chi
stavo uscendo ieri sera? Con l’ispettore della polizia di New Orleans. Faccio la
fotografa e lavoro per la polizia. Ho un sacco di amici la dentro” mente
sull’ultima parte, visto che conoscerà si e no tre persone oltre a Bronx.
Marvin la fissa ed è cinereo in volto: il carcere. No, non un’altra volta!
“Non ci finisco in gattabuia per colpa tua!” urla avventandosi su di lei e
sollevandole il braccio verso l’alto.
La colluttazione è breve. Uno sparo spezza il silenzio della vallata e Mira
lotta per liberarsi dal cadavere che le pesa addosso.
Non pensa neanche di cercare aiuto. S’infila di corsa in macchina e mette in
moto. A casa a casa a casa! Si urla nella testa sgommando sulla strada gelata.
A
casa… poi la polizia. Harvey, lo devo chiamare. Lui sistemerà tutto!