Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: Shirin    19/09/2005    2 recensioni
Vi ricordate della piccola Hime-chan?bè non è più tanto piccola,ha 17anni ed è una bella ragazza e il suo "amico"Daichi fa una vita separata dalla sua,con un doloroso segreto nel cuore....
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Verità

La Verità

 

- Senti, è tardi. Forse è meglio che vada- disse Yumi.

In effetti erano quasi le 23 e il giorno dopo sarebbero dovuti andare a scuola.

-Va bene, però ti accompagno- rispose Daichi, un pò deluso. Avevano trascorso a casa sua tutta la sera, ed erano stati davvero bene insieme: avevano chiacchierato, avevano riso, si erano baciati, insomma le ore erano passate in modo piacevole. Lui si sentiva un pò solo; in fondo a parte lei, solo i suoi venivano a trovarlo.Con i suoi amici non aveva abbastanza confidenza.

Repressa la passeggera tristezza che lo aveva colto, continuò a camminare a fianco della ragazza dai capelli castani. In fondo non aveva motivo di lamentarsi: dopo quello che gli era accaduto poteva dirsi fortunato. Aveva un tetto sulla testa, una ragazza, degli amici. Cos'altro poteva desiderare ancora?

No, doveva solo starsene zitto e ringraziare il cielo per queste cose che gli erano state donate.

Arrivarono a casa di lei e si salutarono, dopodiché se ne tornò a casa propria, un pò più sereno, pensando a Yumi. Però, anche se era soddisfatto della sua vita, sentiva che non era completa. Mancava qualcosa, qualcosa d'importante, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Finora non si era mai sforzato troppo in queste ricerche per paura di sfidare ulteriormente la fortuna e di perdere tutto. Anche per questo si era sempre rifiutato di andare ad abitare con i suoi; la vita che ora conduceva era diversa dalla loro e secondo lui incompatibili. Aveva avuto varie discussioni su questo argomento, ma finora si era dimostrato irremovibile, portando i genitori a rassegnarsi e a doversi limitare ad andare a trovare ogni tanto,anche se in quelle occasioni da parte loro ancora qualche tentativo ci scappava.

Passarono i giorni. Tranquilli, con la solita routine.

La mattina si alzava tardi; correva con in bocca una fetta biscottata per colazione,imprecando che avrebbe voluto continuare a dormire; poi all'arrivo a scuola, trovava Yumi che lo rimproverava,ovviamente invano, se si fosse alzato 5 minuti prima, non ci sarebbe stato bisogno di fare quegli sforzi inutili. Lui la lasciava parlare, quando alla fine si stufava, la baciava per farla smettere e lei si calmava.

Le lezioni le trascorreva recuperando il sonno perduto con la testa sul banco.

Al pomeriggio andava agli allenamenti di basket e poi usciva con Yumi.

Sembrava davvero che quel periodo fosse così tranquilli, da rasentare la noia, fino a che...

I suoi non tornarono a trovarlo e naturalmente gli chiesero per l'ennesima volta di andare ad vivere con loro, e di tornare nella sua città natale: Kazetachi.(nota: la città natale di Daichi e quella in cui abitano i suoi sono diverse perché nell'anime, suo padre era stato trasferito per lavoro,però non sono molto distanti e così tornando a casa,comunque avrebbe rivisto anche il posto in cui era nato).

- Non ci penso nemmeno. Perché dovrei cambiare ambiente? Io qui sto bene- disse il ragazzo, arrabbiato per l'insistenza.

- Posso capire che tu non voglia lasciare i tuoi amici, ma hai solo 17anni. Sei ancora minorenne e già vivi da solo, non è giusto. Se succedesse qualcosa, rischi di trovarti in guai seri e poi con i problemi che hai, ancora di più è necessario che tu torni a casa-

Daichi scosse la testa, suo padre non avrebbe mai capito.

-Con i problemi che ho?Sembra quasi che sia un invalido. E' vero ho solo 17anni, ma me la so cavare meglio di ragazzi molto più grandi di me e questo non potete negarlo.Qui ho una casa, delle persone che mi conoscono e mi apprezzano, se venissi con voi invece, mi sentirei un estraneo, non avrei più niente-

Daichi si stava davvero scaldando. Chi erano loro per imporgli di trasferirsi in una casa e una città sconosciute e di lasciare le persone a lui più care?Con quale cuore potevano parlagli in quel modo?

- Ma..- cercò di ribattere la madre, che finora se n'era rimasta in silenzio, ma il figlio la interruppe bruscamente.

- CHE CAVOLO VOLETE DA ME?DOVREI VIVERE CON VOI SOLO PER FARVI CONTENTI?CHE RAZZA DI GENITORI SIETE?VI PREOCCUPATE SOLO DI VOI STESSI, DI QUELLO CHE PENSO IO, NON VE NE IMPORTA NIENTE. Bè SAPETE COSA VI DICO?ANCHE A ME NON ME NE IMPORTA NIENTE DI VOI, PER ME SIETE DEGLI ESTRANEI-

Urlò questa frase con tutta la rabbia che gli ribolliva in corpo, ma quando si fu sfogato, dovette tapparsi la bocca di colpo alla vista delle lacrime che rigavano il viso della madre.

Rimase colpito da quel pianto, doveva tenerci molto a lui e lui di ricambio cosa aveva fatto?Era stato solo in grado di farla piangere. Si maledì per essere la causa di quella sofferenza. "Accidenti!Anche se non mi ricordo di lei, per quella donna non è mai cambiato nulla, dice di essere mia madre e come tale si è sempre comportata. Anche adesso.Sono uno stupido!Quando imparerò a ragionare prima di parlare?"

- Ecco io...-

Cercò di dire qualcosa,ma per i suoi genitori, benché feriti, la cosa che veniva prima di tutte era la felicità del figlio, anche a discapito della loro, quindi il padre fermò le sue scuse:

- Non scusarti, non c'è ragione. Hai solo detto quello che pensavi. Forse hai ragione tu, siamo stati degli egoisti a chiederti di venire con noi, ma cerca di capirci, per noi sei ancora il nostro bambino e saperti indipendente bé .....è dura da accettare.

Comunque non preoccuparti, non insisteremo più verrai solo se e quando ne avrai voglia- disse quest'ultima frase un pò controvoglia.

In ogni caso se ne andarono, convinti che ormai non c'era più nulla da fare per fargli cambiare idea. In realtà le parole del padre aveva scosso profondamente Daichi, inducendolo a riconsiderare la famosa richiesta. Però forti emozioni, dovute al precedente scontro, gli impedivano una buona riflessione. Decise quindi di aspettare a quando si fosse calmato e magari di parlarne con Yumi. Era più saggia di lui e sicuramente gli avrebbe dato qualche buon consiglio.

Così l'indomani...

 

-Secondo me dovresti prendere in considerazione la proposta che ti hanno fatto-

-Ma che dici?Io non ricordo nulla di quella città. Perché dovrei interessarmene?-

-Proprio per recuperare i tuoi ricordi, Daichi...-

Quella storia la preoccupava molto. Era logico, per lei sarebbe stato più conveniente che lui rimanesse lì, ma era da egoisti il solo pensarlo. Daichi aveva comunque un passato,anche se, se l'era dimenticato, aveva avuto una vita, con amici e una famiglia che, da quello che aveva potuto vedere, gli voleva un bene enorme. Non si poteva ignorare tutto questo.

-Senti, capisco che per te quello è un ambiente sconosciuto e ti sembra assurdo lasciare questo posto che invece conosci alla perfezione, ma non ci pensi?Tornando nella tua città d'origine potresti recuperare la memoria?E poi scusa allora avrai avuto degli amici, altre persone vicine, non pensi che sentano la tua mancanza?In fondo sei sparito da tre anni...-

Sapeva che spingerlo a tornare a casa era la cosa giusta da fare, ma così arrecava dolore a se stessa. Prima di tutto perché essendo in un'altra città, non l'avrebbe rivisto più così spesso e poi...sarebbe anche potuto esistere qualcuno d'importante per Daichi laggiù, magari anche più importante di lei. Come si sarebbe comportato allora il ragazzo?Chi avrebbe scelto?E lei come avrebbe reagito?Era inutile tormentarsi, per scoprirlo, l'unico modo era andare a Kazetachi e far recuperare la memoria a Daichi, dopodiché pregare...

Era rimasta assorta, lì seduta sulla panchina del parco accanto a lui, e Daichi osservandola, comprese sì e no i suoi dubbi, che poi erano i propri, così l'abbracciò:

-Non voglio perdere le cose che ho-le sussurrò nell'orecchio.

-Il resto non so,ma per quanto mi riguarda non mi perderai mai-disse, stringendosi di più a lui, per convincere anche se stessa.

Il ragazzo rispose a quella stretta, affondando il viso fra i capelli della ragazza. Sospirò:- Va bene, mi hai convinto, però promettimi che verrai a trovarmi e poi...-

-Poi?-

-Tra un pò ci sono le vacanze estive. Potresti venire a stare con me dai miei in questo periodo-

-Davvero che vuoi che venga con te?Non sarò un disturbo per i tuoi?-chiese lei, perplessa ed eccitata. Sarebbe stato un sogno passare le vacanze col suo ragazzo, non importa dove.

-La pianti con queste idiozie?Se te lo dico è perché mi fa piacere e in fondo quella è anche casa mia. In ogni caso non credo che ai miei darà fastidio, se è questo che ti preoccupa-

-Allora accetto-

Restarono così per un pò, abbracciati, seduti su una panchina a guardare il sole che stava tramontando, con la fiducia che le cose tra loro non sarebbero cambiate.

Poi Daichi riaccompagnò Yumi a casa e se andò anche lui.

Si mise a letto e cercò di dormire,ma continuava a rigirarsi nel letto, tormentato dai ricordi dei momenti che gli avevano sconvolto la vita.

 

Da quello che gli avevano raccontato, tre anni prima aveva deciso di viaggiare. Doveva aver visitato un sacco di posti e per mantenersi, gli aveva detto, che faceva dei lavoretti nei luoghi dove si trovava in quel dato momento.

Dopo un anno così, era rientrato in Giappone con l'intenzione di visitare il suo Paese e infine di tornare a casa.

Ma i suoi progetti furono distrutti da un camion che era passato con il rosso, mentre lui era in bici. Lo travolse, facendogli perdere i sensi.

Quando si era svegliato, si era trovato in ospedale, scoprendo di aver dimenticato tutto, compreso il suo nome. Fortuna che quel giorno aveva con lui i documenti, altrimenti sarebbe stato più arduo rintracciare i genitori. Invece l'indomani furono lì, ma rimasero feriti tutti da quell'amnesia. Anche lui, alla vista di quel bambino, che diceva di essere suo fratello, a cui doveva credere sulla parola. Nel vedere quelle persone così gentili con lui e dover sentirsi obbligato a ricambiare, quando in una famiglia queste cose nascono spontanee. Ciò nonostante, aveva imparato a voler loro bene,anche se non al punto da considerarli familiari, così aveva deciso da andare a vivere per conto proprio nella città in cui si trovava.

Presto riprese a frequentare la scuola e si fece molti amici che lo confortarono dalla solitudine che provava. Però fino a quel momento si era sempre tenuto a distanza. Fu Yumi a rompere definitivamente il ghiaccio. Era entrata nella sua vita in punta di piedi, standogli vicino nei momenti più difficili del suo stato. Così a poco a poco aveva imparato ad apprezzarne la compagnia, fino a che quel viso un pò paffutello, ma così tenero, era arrivato al suo cuore. Non era ancora amore, se ne rendeva conto, però sarebbe potuto diventarlo facilmente. Restava comunque il fatto che non aveva più voluto lasciarla andare. Ricordò i momenti di tenerezze e arrossì, dicendosi che quelle erano cose da femminucce.(giusto e tu invece sei un uomo forte e virile, vero Daichi?. Daichi: certo!)

Fino ad allora aveva vissuto in quel modo. Una parte di lui felice e serena, l'altra oppressa da quell'ombra che aveva invaso la sua mente.

E poi c'era quel sogno...non lo faceva spesso, ma quando capitava alla mattina si svegliava tutto sudato e profondamente angosciato.

Anche quella notte lo fece. Erano immagini confuse, ma riuscì a scorgere una ragazza con i capelli biondi, corti, con l'aria da maschiaccio e con un sorriso meraviglioso sulle labbra. Lo chiamò per nome e intanto si allontanava. Lui cercò di raggiungerla, ma lei si fece sempre più lontana, fino a che non scomparve, lasciandolo solo.

Quando si svegliò sentì le stessi emozioni che provava le altre volte, sapeva che quelle immagini erano importanti per lui ma non sapeva fino a che punto. Era ancora troppo scosso per riflettere.Mentre cercava di calmarsi però la figura della ragazza bionda si sovrappose a quella di un'altra con i capelli castani(Yumi), portandolo alla confusione totale.

 

 

   
 
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