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Autore: Gar93    14/07/2010    1 recensioni
Salve a tutti, questa e` la mia prima fanfic...spero di aver fatto un buon lavoro. La storia si incentra nel mondo di FF7, precisamente 100 anni dopo la crisi di Midgar... Presto i vari dettagli sveleranno il mistero che accerchia gli eventi di una nuova Shin-Ra ancor piu' assetata di potere... Deto questo aggiungo solo: Hope you like it
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mezzanotte

La città di Midgar adesso dorme. Gli stanchi abitanti dei bassifondi si ritirano ora nelle loro dimore. Il paesaggio di una città costellata da miriadi di luci volte a ingannare le tenebre comincia a chiudere gli occhi. Attraverso le finestre di queste case si vedevano le luci spegnersi una dopo l’altra.

Per le strade della città non era più sicuro passeggiare. I fanti della Shin-Ra non si prendevano la briga di scendere anche nei bassifondi, laddove vi era più criminalità. E mentre l’intera città era morsa dal sonno inevitabile del buio, mentre la gente si stendeva ognuna sul proprio letto per rilassarsi e ripensare ai risultati della giornata o semplicemente abbandonare quell’amara realtà ancora per una notte, altri rimanevano svegli. Alcuni lo facevano per lavorare, per passeggiare, per staccare un po’ o semplicemente per noia.

Quella sera un uomo era rimasto sveglio per un altro motivo.

Si trovava su di una panchina pubblica davanti all’imponente palazzo della compagnia. La porta dell’edificio era sorvegliata da due fanti assonnati, in piedi con la loro banale e poco confortevole divisa. I loro volti erano coperti dal convenzionale casco ma non era difficile intuire cosa desideravano. Erano rimasti in quel punto dalla mattina presto, costretti a rimanere nella posa tipica dei fanti dinanzi alla miriade di personale della Shin-Ra che entrava e usciva in continuazione. Perennemente controllati dallo sguardo severo dei loro superiori sotto il cocente sole estivo (con quell’orribile sciarpa) non si erano appoggiati neanche un secondo al muro, erano rimasti vigili e pronti controvoglia ad allontanare i curiosi.

Ora invece era notte, dietro il tipico caschetto vi era uno sguardo assonnato ma nervoso. L’uomo osservò che la frequenza con la quale controllava l’orologio era aumentata esponenzialmente. I fanti aspettavano la fine del loro turno e l’arrivo delle due milizie notturne. Il loro portamento tradiva le loro reali intenzioni, ogni tanto passava qualcuno e immediatamente tornavano vigili scrutando l’indesiderato.

L’uomo aspettò ancora venti minuti, fino al momento in cui non ottenne l’effetto sperato.

Uno dei fanti, batté piano i piedi per terra e si costrinse a parlare con l’altro. Il discorso era prevedibile: i fanti notturni avevano tardato ancora; già da un’ora sarebbero dovuti essere là. Erano soliti, infatti, fare spropositati ritardi di una o due ore, lasciando quei due come degli idioti davanti alle porte dell’edificio ormai deserto.

Stavano ancora discutendo, quando l’uomo dai capelli color notte si avvicinò a loro mostrando il tesserino della Shin-Ra. Il primo fante non si accorse nemmeno di lui e continuò a protestare a vuoto:

“Insomma non siamo mica degli schiavi, non potremmo avere più tempo libero”.

Vedendomi l’altro fante provò a calmarlo “Ehm, si ok” inutilmente.

“..i SOLDIER hanno un sacco di tempo libero, perché anch’io non posso essere un licenzioso come Zack Fair?”

Il primo fante era concentrato solo sulle sue parole, lo riportai alla realtà con un tono abbastanza deciso.

“Ragazzi, volevo informarvi che avete ricevuto il permesso di andare”.

Il primo fante si voltò di scatto verso di me, sorpreso dalla mia apparizione alle spalle. Indietreggiò un secondo e si ricompose di scatto. Faceva freddo quella sera, ma potevo scommettere che stava sudando per la paura. Cercando di essere il più formalmente cordiale possibile aggiunsi:

“Il comportamento dei fanti notturni sarà severamente punito; grazie per la vostra devozione alla compagnia”.

Mi voltai verso il primo fante che s’irrigidì ancor di più.

“E..dimenticandoci degli ultimi due minuti” “Andate pure”.

I due “gestori dell’ordine” non persero tempo e si allontanarono in silenzio dopo aver pronunciato un deciso “Signorsì!”.

Fantastico, il pass di mio fratello funziona! Sono dentro. Indossai immediatamente il passamontagna nel caso incappassi nelle telecamere di sorveglianza sparse per tutto il piano terra. Entrai nell’ascensore più vicino pigiando sul tasto -Settore SOLDIER-.

Attesi pochi secondi e le porte si riaprirono nel tetro corridoio. Per fortuna non c’era nessuno, dovevo essere rapido, non si sa mai che a qualcuno venga in mente di farsi una passeggiata notturna. Ultimamente aveva sentito di un gruppetto di 1° classe che si era intrufolato nella sala di allenamento di notte, sono anche riusciti a ferirsi tra loro.

Idioti; neanche lui era lì esattamente in veste legittima, dopotutto stava per derubare la compagnia dei più importanti ritrovati della tecnologia ricombinante genetica che gelosamente custodiva. Voleva evitare soprattutto quel SOLDIER -Zack- di cui parlava il fante all’ingresso. Non mi vanno giù i tipi troppo libertini.

Ecco qui, sala addestramento. Secondo mio fratello, qui sono custoditi i file più importanti.

Vediamo.

Hojo, ecco il suo cassetto. Apro lo schedario usando ancora il suo pass e trovo finalmente ciò che mi serviva.

First class SOLDIER Sephiroth, articolo top-secret.

Segreto, ma non per me. Mi rialzo in fretta chiudendo il cassetto e mi volto verso l’uscita.

Lì, davanti alla porta in penombra vi è mio fratello che mi osserva serissimo.

“Maledizione” impreco mentalmente. Lui non accenna a muoversi, e mi osserva attraverso i suoi occhiali rotondi. Non dice nulla, come sapeva che io fossi qui? Com’è entrato?

“Che cosa stai facendo?”

“Luce sul mio passato”

Il vecchio professore mi osserva ancora dall’ombra del corridoio, ha le mani in tasca. Possibile che già sapesse del mio problema? Come mai non c’è nessuno con lui?

“Vuoi sapere cosa ti è successo alla nascita?”

Incredibile, Hojo stava per raccontarmi la verità, stava per dirmi cosa mi era successo fin da piccolo, stava per dirmi come diavolo fosse possibile che io invecchiassi molto più lentamente di chiunque altro.

Hojo era mio fratello e dimostrava i suoi ottantaquattro anni; io invece sono nato ventuno anni dopo di lui e possiedo ancora il corpo e le fattezze di un 25enne.

Annuisco in silenzio.

“Molto bene, non posso far finta di niente ormai”  “Vieni con me”.

Non sta mentendo, lo conosco fin troppo bene. Aspetto che la sua ombra si muova verso l’ascensore e lo seguo senza proferir più parola.

Usciamo insieme dal palazzo della Shin-Ra e mi chiede di salire in macchina. Dopo un breve tragitto ci fermiamo davanti al mio terreno che acquistai tempo addietro.

Progettavo di costruirci qualcosa, qualcosa di utile all’umanità, un qualcosa magari che fosse gratis e divertente. Non capivo perché cavolo Hojo mi avesse portato proprio lì.

Camminammo per pochi secondi per fermarci davanti ad un tombino fognario. Nonostante la scarsissima pulizia cittadina, il tombino era ben tenuto, sembrava nuovo. Hojo lo aprì senza troppa difficoltà, doveva essere di una particolare lega di Mirhil. Scendemmo delle arrugginite scale verso le fogne e seguii mio fratello mentre girava sicuro di ciò che stava facendo a ogni incrocio.

Un bagliore azzurrognolo proveniva dalla sinistra di una biforcazione nel tunnel. Hojo si diresse proprio lì;

“Ormai sei vicino alla verità, anche se credo che ciò che vedrai non sarà gradevole”.

“Sono pronto a conoscere la verità”

Hojo voltò a sinistra ed io dietro di lui. Il piccolo condotto conduceva a una larga stanza. Era simile al sottosuolo dei reattori mako 5 di Midgar, attrezzi e macchinari si trovavano sparsi ovunque. Sulle varie e tante scrivanie erano ammucchiate decine di fogli appuntati sparsi un po’ anche per terra. Tuttavia la prima cosa che vidi fu la cilindrica vasca al centro della stanza che emanava il bagliore azzurro-verde tipico della fusione del mako. Mi avvicinai alla vasca allontanandomi un po’ da Hojo; come prevedevo la vasca non era vuota. All’interno c’era una persona, (o meglio, quello che avrebbe dovuto essere), un essere umano non ancora modellatosi; brandelli di pelle galleggiavano nella vasca, ossa e organi interni erano visibili. I polmoni dell’umanoide non si muovevano, doveva essere morto…o magari non ancora vivo.

“E’ il mio più importante esperimento”

“Io sono, come lui?” …dovevo chiederlo.

“No, la verità è che tu possiedi semplicemente le sue cellule, che derivano da Jenova stessa”.

“Come Genesis?”

“Il SOLDIER?  Sì, come lui e altre cavie”

“Sono stato solo una tua cavia?”

Hojo non rispose. Il suo volto era una maschera di tristezza. Poteva anche essere dispiaciuto, ma ero io il mostro, ero io l’abominio.

“Capisci quello che hai fatto?”

La mia ala nera spunta dalla spalla destra coprendomi dalla luce. Hojo non accenna a dir nulla. Deve sapere bene cosa io sia, e conta sul fatto che siamo fratelli affinché io abbandoni ogni domanda. Illuso

“Mi hai rifilato queste!”

“Non capisci? Quelle sono un dono! Sono il frutto di esperimenti che per quanto ancora troppo imperfetti, non si degraderanno mai e ti assicureranno una longevità avanzata!”.

“Allora perché proprio io?”

Ora la voce del professore era diventata un singhiozzo. Non credevo a quello che disse subito dopo.

“Sei…mio fratello…” “Tu…non puoi…non devi morire”.

Rimasi stupefatto dalla prima dimostrazione di affetto di mio fratello, aveva gli occhi lucidi e desiderava solo tutto il meglio possibile per me, il suo fratellino.

Osservai ancora la grande ala nera.

“Un dono” “Per me”

 

La frase gli rimase in gola nel momento in cui si rese conto che la strada che stava percorrendo in macchina, immersa nel buio, girava in quel momento a destra. Restò interdetto per alcuni istanti. Come mai quei ricordi ancora gli tornavano in mente?

 

Io desidero rivedere ancora il mio fratellone…ecco tutto.

E’ passato così tanto… più di 100 anni… ed io sono ancora vivo.

O magari stava cominciando a sentire la stanchezza del viaggio. In questi casi, la decisione più saggia sarebbe stata quella di accostare lungo il ciglio della strada e ricollegare i fili con la realtà, anche solo per alcuni minuti. L’uomo però voleva tornare lì a tutti i costi.

Accese l’autoradio e si rimise in movimento, seguendo le indicazioni per la strada. Una volta imboccata quella, in una mezz’oretta sarebbe arrivato al simulatore.

Era tutto spento, ma lui sapeva già come entrare, sapeva della porta di servizio. In pochi minuti si ritrovò davanti al vicolo a sinistra della biforcazione nelle fogne. Per terra vi era ancora qualche traccia di sangue del ragazzo. Non aveva creduto alla sua storia ma non aveva nemmeno visto il suo laboratorio. Ovunque c’erano ancora i segni che la creatura (ormai simile a un umano in tutto e per tutto) aveva lasciato dopo la sua ribellione. Menomale che non è fuggita da qui. Tra poco tempo, la vasca non potrà più contenerlo.

Chiederò una nuova sistemazione. Subito dopo aver catturato l’erede C.

 

Ci stava riuscendo. Il sogno di suo fratello si sarebbe finalmente realizzato!

Il figlio di Jenova, il vero successore dell’antico, la vera e unica perfetta arma di distruzione si sarebbe mostrata al mondo. Sephiroth al confronto non conterà proprio nulla.

 

L’uomo si soffermò a guardare la vasca, ma non si concentrò su chi vi era custodito; il suo riflesso sulla vasca mostrava un uomo molto anziano, un uomo che aveva patito molto nella vita e che presto sarebbe stato realizzato ogni suo sogno. Una voce nella sua testa gli ripeteva:

Dagger, tra poco tu ed io vinceremo su tutto”.

 

Concentrato com’era sui suoi pensieri, Dagger non si accorse che la “cosa” lo guardava. Appena la scrutò, in quegli occhi verde acqua, il vetro s’infranse in mille schegge inondando lo scienziato di mako liquida.

Dagger si accorse solo l’istante dopo, che forse qualcuno lassù, avrebbe presto messo un punto alla sua interminabile vita.

 

 

...E finché non ci sbatti i denti sul cemento di un addio,
finché non si fanno i conti, usi l'arte del rinvio,
ma in un mondo che misura con il metro la virtù,
preferisco la paura, preferisco chi fa più errori,
come ha fatto Iddio, che ci ha fatto uguali,
ma di quattro colori, tu dimmi qual è il mio...

 

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Okappa One Winged Angel il capitolo precedente è stato confusionale? E' proprio ciò che volevo sortire! XD Cooooomunque volevo chiedere, vi è piaciuto l'ennesimo "cambio" di personaggio; era Dagger il 25enne del fashback! Ma perchè scrivo cose ovvie XD... P.S. le recensioni sono gradite moltissimo, sul serio...è un pò frustrante vedere tante letture e solo OWA (abbreviazione necessaria) che spende 2 minuti per lasciarmi dei consigli...oddeo che scrivo? Una recensione và....XD

  
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