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Autore: Anjulie    26/06/2003    2 recensioni
Lui, Benjiamin Price, è il famoso SGGK. Lei, Martine, una bambina di soli tre mesi. Accanto a loro gli amici, i compagni di squadra e una giovane donna… Clare, il cui passato è segnato da una tragedia che le ha sconvolto la vita. Saranno proprio Martine e Clare che, seguendo la traccia del cuore, insegneranno giorno dopo giorno, al tenebroso e solitario campione cosa significa amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO IX

 

“ La fiamma consiste

di una splendida chiarezza,

di un insito vigore, di un igneo ardore.

Ma la splendida chiarezza

La possiede perché riluca

e l’igneo ardore affichè bruci.”

(S. Ildegarda) 

 

 

Clare era seduta in salotto e osservava con rimpianto il giardino e, in lontananza sotto il gazebo, la sua panchina preferita.

Quando quella mattina era scesa per preparare la colazione si era guardata intorno ansiosamente quasi si aspettasse di trovare Benji Price in agguato, pronto a rimproverarla per quanto aveva fatto la sera prima.

Gli inconsueti rumori provenienti dalla cucina le avevano quasi fatto credere di vedere realizzarsi i suoi timori ma dopo aver sbirciato dalla porta semiaperta si era tranquillizzata nel riconoscere la sagoma familiare di Mrs. Bauer, che armeggiava in cucina intenta a sfornare i cornetti alla crema.

Il risultato quelle fatiche era stata una celestiale combinazione di sapori esotici di cui non ormai non rimaneva più traccia nel suo piatto accuratamente vuoto.

Era rimasta stupita nel trovare la governante impegnata a trafficare così di buon mattino, soprattutto considerando la brutta influenza che aveva passato, ma Mrs. Bauer l’aveva accolta con la sua solita energia

- Buongiorno, Clare – l’aveva salutata, mentre era intenta a rimescolare un impasto che profumava di vaniglia – Ben alzata. -

Clare aveva ricambiato il saluto aspirando il meraviglioso aroma che proveniva dal forno – Che profumino, Anne! E’ già in piedi? Il dottore le ha raccomandato di non affaticarsi –

La governante aveva un sorriso contagioso - Ora sto benissimo, grazie. Come sta la piccola Martine? Ero così preoccupata che potesse venire contagiata. -

- Dorme ancora ma sta benissimo. – Clare aveva indicato la cucina - E’ certa di non volersi riposare ancora per qualche giorno Anne? - Quando Mrs. Bauer si metteva ai fornelli la stanza sembrava assumere l’aspetto della fabbrica delle meraviglie in cui la donna regnava come un’incontrastata regina – Ha avuto la febbre piuttosto alta. -

Mrs. Bauer aveva scosso il capo con aria decisa – Sei gentile a preoccuparti cara, ma è giusto che riprenda il mio posto in questa casa. Ti sei dovuta occupare di tutto già per troppo tempo. – Si era chinata a controllare la cottura dei dolci mentre Clare versava il tè nelle due tazze posate sopra il bancone e si sedeva su un alto sgabello

- Non ero sola. C’era Tessa che mi aiutava. –

Mrs. Bauer aveva accettato grata la tazza che le porgeva

- Si… - aveva riso divertita – Tessa ti aiutava e il padrone ti ostacolava. -

Di fronte allo sguardo stupito di Clare il sorriso della donna si era fatto ancora più largo – Lavoro per questa famiglia da che il padrone portava i calzoni corti e già allora aveva un bel caratterino. Non è cambiato per nulla in tutti questi anni. La ferita alla spalla gli deve aver dato parecchio fastidio e se lo conosco bene si sarà aggirato per casa come un orso con il mal di testa. -

Clare non aveva potuto fare a meno di ridere di fronte all’immagine del SGGK  immusonito – Più o meno. -

Dopo aver controllato la sottile crosticina dorata che aveva iniziato a formarsi sui cornetti messi in forno, Mrs. Bauer aveva preso un piatto. Con cura e pazienza aveva staccato le brioche fragranti da una teglia posta a raffreddare e le dopo averle riempite di crema aveva ficcato il piatto pieno in mano a Clare, spingendola verso il salotto.

- Qui me ne occupo io.  Vai a fare colazione come si deve, bambina. -

Clare si era seduta e aveva apprezzato fino in fondo quel piccolo lusso. La dolce bontà delle brioche appena sfornate, il loro incredibile aroma le fecero riacquistare il buonumore.

Dopo la sua poppata mattutina, Martine si era beatamente addormentata nel passeggino e la ragazza ne approfittò per sedersi vicino alla finestra, circondata dalla luce brillante del sole, e riprendere in mano il blocco da disegno. La sua mano scorreva veloce, con una rapidità di esecuzione impressionante, mentre i suoi occhi correvano ripetutamente al viso addormentato della bambina e il delicato ritratto a pastelli prendeva forma sotto le sue abili dita.

La notte prima aveva lasciato Martine fra le braccia di Benjiamin Price ed era uscita fuori dalla stanza con il cuore in tumulto. Erano così belli quei due, così commovente vederli finalmente abbracciati, entrambi così bruni, potevano davvero sembrare padre e figlia.

E lei era fuggita via… sconvolta dall’inaspettato desiderio che le era nato nel cuore.

Sì… perché per un istante, per un solo minuscolo istante, lei, Clare Miller, aveva desiderato fare parte di quel rapporto così esclusivo che aveva contribuito a creare. Avrebbe voluto che il cerchio delle braccia di Benji Price si allargasse fino ad avvolgerla, tenendola stretta a sé proprio come aveva fatto con Martine.

In un incredibile momento aveva capito che a quell’uomo sarebbe bastato un solo gesto perché lei gli concedesse libero accesso alla sua anima e riversasse su di lui tutto l’amore che aveva dentro.

Sapeva che ciò era impossibile e si era ritratta spaventata.

Adorava Martine e non riusciva a pensare al momento in cui, al termine del suo incarico, avrebbe dovuto dirle addio, senza che il suo cuore venisse stretto in una morsa soffocante.

Tuttavia Benji Price era davvero un altro paio di maniche. Comprendere che avrebbe pazzescamente sofferto quando lui se ne fosse andato l’aveva gettata nel panico e aveva cercato di soffocare gli impulsi dolorosi del cuore.

Non poteva succedere così! Non tra un respiro e uno sguardo!

Presto entrambi avrebbero fatto ritorno in Germania e lei sarebbe ritornata alla sua vita solitaria al collegio. Dopo aver conosciuto la gioia di fare da mamma seppure “in affitto” a Martine la sua vita le sarebbe apparsa ancora più grigia e isolata.

Nonostante i medici non avessero mai accennato nulla in proposito intuiva che, a causa del trauma che aveva subito da ragazzina, l’opportunità di crearsi una famiglia tutta sua sarebbe stata paragonabile ad un bellissimo sogno e aveva sempre trovato naturale riversare tutto il suo amore nei bambini che venivano affidati alle sue cure.

Quei bambini però avevano una famiglia, una madre, mentre Martine…

Un’ombra oscurò il foglio su cui stava schizzando il dettaglio di una delle piccole mani della bambina e lei sussultò leggermente. Chiuse di scatto il blocco e si voltò a guardare la figura che improvvisamente era apparsa alle sue spalle, riconoscendo immediatamente, contro il chiarore abbagliante proveniente dalla finestra, l’ampio profilo squadrato delle spalle del suo datore di lavoro.

- Buongiorno – la salutò Benji con la voce venata da un pizzico di divertimento – Sembra sempre che io debba spaventarti ogni volta che mi avvicino. –

Era vestito informalmente, con una tuta blu scuro con il logo della nazionale giapponese e reggeva in mano il borsone degli allenamenti. La visiera del cappellino era abbassata sulla fronte impedendole di vedere lo sguardo intenso e magnetico di quegli occhi scuri che lo sapeva, lo sentiva, la stavano scrutando attentamente. 

Clare arrossì leggermente – Non l’ho sentita arrivare. Sbuca sempre alle spalle della gente così all’improvviso? – gli chiese imbarazzata e leggermente irritata dall’apparirgli così pavida.

Benji sorrise apertamente – Di solito non è mia abitudine.  Posso? – chiese accennando al divano su cui lei era seduta.

- Certamente. – Clare si affrettò a mettere via il blocco da disegno e a fargli spazio mentre la sua mente registrava sbalordita il sorriso dell’uomo, caldo e cordiale, il primo vero sorriso che gli vedeva fare.

Lui calò il corpo alto e statuario accanto al suo e si chinò in avanti per posare un bacio sulla morbida manina di Martine, accarezzandola leggermente con la punta di un dito - Mi dispiace non poter passare più tempo con te in questo momento, piccolina – mormorò rivolto alla bimba - Ma quando ritornerò andremo tutti quanti al mare. – promise.

Si raddrizzò appoggiandosi allo schienale imbottito e alzò leggermente la tesa del berretto per incontrare lo sguardo timido e felice di Clare. Il tenero gesto di Benji le aveva acceso lo sguardo di calore e i suoi occhi d’ambra splendevano di luce mentre andavano a posarsi sul volto del SGGK.  

Benjiamin Price era così oscuro certe volte. Così stupefacentemente aperto e affascinante, in altri momenti. Era incredibilmente attraente e i battiti il cuore di Clare aumentò mentre scopriva a non riuscire a distogliere lo sguardo dal volto bello e aspro dell’uomo. Tutto in lui era sconvolgente, dominante, magnetico e non riusciva a spiegarsi il motivo per cui il suo cuore le facesse le capriole nel petto in sua presenza.

- Vedo che è in tuo onore che Mrs. Bauer ci ha elargito la possibilità di assaporare le sue divine brioches. – disse indicando il piatto vuoto di Clare su cui restavano solo poche briciole.

Lei lo guardò con aria interrogativa  – In mio onore? -

Un sorriso furbesco gli si disegno sul volto facendolo apparire come un adolescente – Solo alle persone che reputa degne della sua stima consente un viaggio nel segreto regno delle sue specialità culinarie. – Si chinò leggermente sul viso di Clare cercando con occhi attenti i segni della fatica – E’ il suo modo per ringraziarti di quello che hai fatto per tutti noi in questi giorni. - 

Clare arrossì leggermente al complimento – Non ho fatto nulla di speciale. - mormorò

Benji liquidò quell’affermazione con un gesto della mano – Non è vero ma, comunque, non sono qui per parlare di questo. Io ho un motivo in più per ringraziarti. Per quello che hai fatto per Martine da che sei arrivata in questa casa e non ultimo per ciò che è successo ieri notte. – Allungò davanti a se le gambe potenti, incrociando le caviglie e sostenne fermo il suo sguardo – So perfettamente di non essere mai stato vicino alla bambina e ho capito di aver sbagliato. Da adesso in poi ho intenzione di rimediare e spero tu voglia aiutarmi. -

Un sorriso felice sbocciò sul volto di Clare illuminandola tutta – Certamente. - rispose annuendo con vigore – Sono a sua disposizione per qualsiasi cosa lei voglia sapere. Le darò tutto l’aiuto di cui avrà bisogno. -

Benji piegò le labbra in un sorrisetto –Mi sembra che la questa decisione incontri la tua totale approvazione. – commentò prendendola in giro.

La ragazza sembrò non avvertire il tono ironico della sua voce – Mi chiedevo quando si sarebbe deciso. – gli confessò candidamente, mentre un raggio di sole illuminava infiammandolo l’oro dei suoi capelli – Martine ha tanto bisogno del suo affetto. E’ una bimba dolcissima, ne sarà presto conquistato –

Lui la guardò, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso sorridente e soffuso dalla luce del mattino. Cercò di valutarla con freddezza, senza concederle nulla, e dovette ammettere con riluttanza di trovarsi di fronte ad una giovane donna incredibilmente bella. I lunghi capelli biondi avevano mille sfumature attorno all’ovale del viso. I lineamenti erano raffinati, il naso diritto e dall’ossatura delicata. La bocca aveva una curva gentile, rosea e seducentemente morbida. Quella mattina indossava dei semplici pantaloni neri e un golfino di cotone azzurro che mettevano in risalto le morbide curve della figura snella e gli risultavano incredibilmente più provocanti di un abbigliamento discinto.

Sedeva accanto a lui, fiduciosa e ignara del tumulto che aveva scatenato, promettendogli tutto l’aiuto e l’appoggio di cui poteva avere bisogno, mentre lui avrebbe voluto solo dare libero sfogo ai suoi istinti e porre fine alla brama che lo tormentava.

Ripensò alla trasferta in Thailandia e alla sua ferma intenzione di trovarsi una compagnia disponibile che asciugasse il desiderio che lo torturava e gli regalasse un po’ di oblio.

Sebbene la brunetta che aveva incontrato in albergo fosse bella e decisamente ci sapesse fare, l’aveva lasciato, per così dire, privo di ispirazione. Benji era pienamente consapevole del risultato che la vicinanza di Clare stava producendo sul suo corpo affamato e gli sembrava impossibile che quella ragazzina, con la sua sola presenza, riuscisse ad avere su di lui un effetto che una donna molto più esperta non riusciva neppure a sfiorare.

Si incupì e immediatamente apparve il leggero tic sulla sua guancia.

Si alzò in piedi bruscamente, irato con se stesso per la sua mancanza di autocontrollo, e raccolse il borsone sotto lo sguardo stupito di lei per quel suo improvviso cambiamento di umore.

- Adesso devo andare. – disse con voce più aspra di quello che avrebbe voluto – Tornerò questa sera in tempo per definire i dettagli della mia assenza prima della mia partenza di dopodomani. Così saprai come regolarti. –

Clare sorrise esitante di fronte a quel tono severo – Va bene Mr. Price. -

Il tono remissivo di lei e il suo viso calmo lo fecero infuriare. Gli occhi scuri dell’uomo saettarono

- Per quanto riguarda iniziative come quella della notte scorsa ti avverto: ti sono grato per quello che hai fatto ma non credere di potermi manovrare come un burattino e poter fare come ti aggrada solo perché questa volta non ho preso provvedimenti nei tuoi confronti. Non sono un uomo paziente e non sopporto le intromissioni nelle mie decisioni e la prossima volta non esiterò a licenziarti in tronco. Così ritieniti avvisata. – Con un gesto irritato si calcò il cappello in testa –  Vorrei anche che la smettessi di chiamarmi Mr. Price e di darmi del lei – aggiunse con tono polemico – Trovo queste formalità del tutto inutili e fuori luogo dal momento che vivi nella mia casa, mangi alla mia tavola e ti occupi di Martine. Puoi chiamarmi Benjiamin oppure Benji, come fanno i miei amici, a te la scelta. In ogni caso la smetterai di trattarmi come un estraneo.-

Clare era rimasta ammutolita dal tono duro con il quale si era congedato e solo quando lo vide allontanarsi si rese conto di aver trattenuto il fiato fin dall’inizio del suo rimprovero. Ingobbì leggermente le spalle e il buonumore svanì.

Era felice della decisione di Benji Price di occuparsi maggiormente di Martine ma le dure parole che le aveva rivolto le avevano fatto ricordare il carattere brusco e intransigente dell’uomo. Si era detto dispiaciuto per averla messa in quell’imbarazzante situazione di fronte alla stampa e l’aveva ringraziata per l’ingegnoso stratagemma con il quale lo aveva costretto ad avvicinarsi alla bambina ma il suo tono di poco prima era volto a rammentarle quale fosse la sua posizione.

L’aveva rimessa al suo posto come una serva.

Sentì le lacrime che pungevano le ciglia e si asciugò gli occhi con uno scatto nervoso della mano, irritata con se stessa per quella incontrollabile debolezza.

Non sapeva perché le parole di lui l’avessero ferita così tanto eppure era come se un groppo di dispiacere le si fosse annodato attorno al cuore.

Un raggio di luce proveniente dalla finestra illuminò il capo di Martine e Clare guardò con amore il volto innocente della bambina che era la sua gioia più grande.  

 

Un colpo secco. Poi un leggero strascicare. Un altro colpetto, questa volta più attutito.

La tempesta si era placata da un pezzo ma da tetto della villa l’acqua piovana aveva continuato a gocciolare nelle gronde producendo un suono quasi musicale.

Di nuovo quel rumore.

Clare non riusciva a comprendere che cosa di preciso l’avesse svegliata ma in un attimo fu ben desta e con i sensi all’erta. Accese la luce e guardò l’ora: le due di notte!

Prese il microfono da sopra il comodino e ascoltò attentamente il respiro regolare di Martine che dormiva nella nursery. Tutto era tranquillo e la bambina non sembrava essersi svegliata. Inquieta si alzò e indossò una vestaglia sopra la leggera camicia da notte.

Eccettuati gli altri domestici e Mrs. Bauer che dormivano sul retro dell’edificio era sola nella villa. Benji e Freddy erano partiti quattro giorni prima per l’ultima partita del quadrangolare e lei aveva seguito l’incontro in televisione con Patty.

La fidanzata di Oliver Hutton era ormai di casa a villa Price e ultimamente sembrava si fosse intestardita nel dimostrare a Clare che splendido uomo fosse Benji Price. Clare si divertiva moltissimo in sua compagnia e una settimana prima erano state insieme dal pediatra per la visita di controllo di Martine.

Il medico aveva rassicurato entrambe: Martine cresceva regolarmente e alcuni giorni di mare sarebbero stati estremamente salutari, in vista del lungo e freddo inverno tedesco, a patto che evitassero l’esposizione ai raggi del sole nelle ore più calde. Nonostante Clare avesse accolto la notizia con tiepido interesse, Patty si era dimostrata subito molto entusiasta – Che bello così potrete venire al mare anche voi! – aveva esclamato felice.

Clare l’aveva guardata un po’ interdetta – Ma io non credo di potere … -

- Certo che puoi! – Patty era ormai partita in quarta con l’organizzazione – Tu non puoi ancora tornare al collegio e Benji non può venire da solo con Martine. Non è capace di occuparsene a tempo pieno e inoltre ha bisogno di riposo per via della spalla. - aveva dichiarato recisamente mettendo fine a qualsiasi obiezione e a Clare non era rimasto altro che acconsentire. 

Patty aveva fissato il giorno della partenza subito dopo il ritorno della squadra dall’ultima partita del quadrangolare e aveva esteso l’invito anche agli altri membri della nazionale. Molti di loro avevano accettato con entusiasmo e Mark Lenders aveva addirittura annunciato che avrebbe condotto con se anche la sorella minore, reduce da una brutta tonsillite.

La villa era grande e con l’aiuto di una governante che sarebbe occupata delle faccende più urgenti, Patty era convinta di aver trovato una soluzione pienamente soddisfacente per tutti. Chiedeva consiglio a Clare per definire i particolari del loro soggiorno, chiacchierando instancabilmente, mentre lei continuava a dipingere il suo ritratto un pomeriggio dopo l’altro.

Adesso la tela, finalmente completata e avvolta in un panno protettivo, era appoggiata contro la parete della sua stanza e Clare vi passò davanti per andare ad aprire la porta della sua camera.

Il corridoio era immerso nel buio e la ragazza innervosita, strinse il microfono di Martine fra mani.

I suoi piedi, calzati solo da un paio di pianelle, si mossero silenziosi fino alle scale dalla cui tromba proveniva una debole luce.

Il rumore le arrivò più nitido dall’atrio. C’era qualcuno!

Scese lentamente le scale cercando di non fare il minimo rumore. Il cuore le batteva così forte che temeva potesse essere udito dalla figura sconosciuta che le voltava le spalle. Indossava un impermeabile scuro ed era china a terra, al centro dell’atrio di ingresso, intenta ad armeggiare con qualcosa. Una grossa borsa sportiva e un trolley di modeste dimensioni giacevano completamente bagnati vicino al portone d’entrata.

Improvvisamente lo sconosciuto si tirò in piedi e si voltò scollandosi dalle ampie spalle l’indumento zuppo. Clare sussultò riconoscendo l’imponente figura e lineamenti di Benjiamin Price illuminati dalla luce dell’unica lampada accesa.

Lui dovette avvertire il suo movimento brusco perché si voltò di scatto verso di lei scandagliando l’oscurità che avvolgeva le scale.  Individuò la figuretta snella di Clare ritta in piedi sul terzo gradino. I lunghi capelli di lei erano sparsi sulle spalle in uno scompigliato disordine e la vestaglia candida l’avvolgeva come una nuvola facendola apparire una creatura surreale e fantastica.

- Sei tu! - alitò la giovane donna scendendo gli ultimi gradini e avvicinandosi allo specchio di luce.

Benji corrugò leggermente la fronte mentre si chinava per sciogliere i lacci delle scarpe inzuppate d’acqua, ricordando il pallido sorriso con cui lei lo aveva gratificato il giorno della sua partenza. Si era tenuta stretta a Martine mentre lui aveva sfiorato con un bacio la testolina della bambina e aveva rifiutato di incrociare i suoi occhi, nonostante lui cercasse ostinatamente il suo sguardo. Sapeva di averla offesa con il suo scatto di ira ed era pienamente consapevole di aver scaricato su di lei tutto il suo malumore quando invece avrebbe dovuto prendersela solo con se stesso.

- Mi dispiace di averti svegliato, Clare.  - 

Lei scrollo leggermente il capo e i riccioli dorati ondeggiarono lucenti - Pensavo fosse un ladro. – replicò semplicemente

Benji le lanciò un’occhiata divertita – E come avevi intenzione di affrontarlo? A mani nude, forse? -

- Prima dovevo controllare, poi avrei chiamato aiuto. – la voce di lei calda e morbida era poco più di un sussurro – Non aspettavamo che arrivassi questa notte, altrimenti non mi sarei spaventata. -

- Abbiamo anticipato il rientro a causa degli scioperi che avevano annunciato. – spiegò lui gettando a terra il berretto fradicio di pioggia e facendole cenno di seguirlo in salotto. Era distrutto ma la presenza di Clare aveva un effetto rasserenante sui suoi nervi tesi. Si versò una dose generosa di liquore in un bicchiere panciuto.

Lei scivolò nell’ampia poltrona accanto al camino spento - Avete fatto buon viaggio? -

Benji annuì mentre il calore del liquore gli si diffondeva nelle vene scacciando il gelo. Sentì i rivoli d’acqua che gli colavano lungo il collo e rabbrividì – Il temporale ci ha presi in pieno mentre scendevamo dall’aereo. Ci siamo inzuppati fino alle ossa. -

Clare osservò i suoi indumenti bagnati – Se vuoi andare a cambiarti posso prepararti un the caldo. – si offrì.

Lui la guardò meravigliato - Lo faresti davvero? -

- Si. - sul volto di lei sbocciò un timido sorriso – Oppure posso prepararti qualcosa da mangiare. Non credo ci voglia molto a rimediare qualcosa, purché tu non abbia troppe pretese. -

I tratti del viso di Benji si addolcirono mentre un sorriso lento e abbagliante gli illuminò il viso con un effetto sensazionale – In effetti è da questa mattina che non metto qualcosa sotto i denti. Detesto i pasti che servono sugli aerei. Ti sarei molto grato se facessi questo per me. -

Clare lo guardò, stupita, di fronte a quel sorriso disarmante. Un sorriso vero, reale… e raro. Non quei sorrisetti sarcastici che indirizzava alla gente e che avevano lo straordinario potere di rimettere in riga il malcapitato di turno ma un sorriso caldo che mise in mostra i denti candidi e perfetti.

Fece un cenno di assenso con il capo – Ti aspetto in cucina, allora. - disse dirigendosi verso la porta.

Benji seguì con lo sguardo il sinuoso movimento delle anche di lei, appena delineate dalla morbida stoffa della vestaglia. Clare aveva il dono di calmare il suo animo inquieto. Il suo corpo e i suoi movimenti non avevano nulla della sensualità smaccata di altre donne che aveva conosciuto e ogni suo gesto possedeva una tale grazia che non era possibile non rimanerne affascinati.

Ma gli occhi… oh gli occhi!

Avevano il colore dell’ambra più pura, dorati come quelli di un felino, così profondi, così dolci. Eppure in fondo a quello sguardo era come se vi fosse una nota di dolore che ne velasse la limpidezza.

Riscuotendosi dai suoi pensieri salì a piedi nudi le scale con il bicchiere ancora mezzo pieno in mano. Si spogliò e si infilò sotto la doccia aprendo del tutto il rubinetto dell’acqua calda, lasciando le lavasse via la sensazione di freddo e la stanchezza.

Al piano di sotto Clare aveva posato il microfono di Martine su un ripiano della cucina e si era data da fare, riscaldando della minestra che aveva trovato nel frigorifero e preparando un tè forte e dolce. Stava terminando di apparecchiare sulla penisola della modernissima cucina quando Benji fece il suo ingresso nella stanza con addosso i jeans e una vecchia felpa grigia che recava sul petto lo stemma dell’Amburgo. Aveva ancora i capelli umidi per la doccia e il lieve sentore amarognolo della sua colonia arrivò ormai caldo e familiare alle narici di Clare.

- Che profumo! - esclamò sedendosi a tavola – Non credevo di essere così affamato. -

- Mrs. Bauer ha lasciato un po’ di minestra. – disse lei servendogli il piatto e affettando una forma di pane tedesco fatto in casa con i pinoli e il sesamo.     

Benji iniziò a mangiare e le fece cenno di sedersi – Non mangi? – chiese.

Il profumo di lei, quella fragranza di rose bianche che ossessionava le sue notti, gli aleggiava attorno da quando Clare si era chinata alle sue spalle, porgendogli il piatto colmo.

Clare strinse la cintura della vestaglia – Ti ringrazio ma io ho già cenato. –

- Prendi una tazza di tè. – insistette – Tienimi compagnia. -

Clare ubbidì e versò il liquido scuro e fumante nelle tazze. Si andò a sedere sullo sgabello di fronte a lui e per un po’ rimasero in silenzio. Benji era acutamente consapevole della presenza di lei, dei grandi occhi d’ambra che lo fissavano e delle mani sottili che giocherellavano con il manico della tazza da tè.

- Come sta Martine? – chiese dopo le prime cucchiaiate di minestra

- Bene. Si è addormentata subito dopo il temporale e a quanto pare continua indisturbata. - rispose indicando il microfono che aveva posato accanto a se.

Benji osservò incuriosito lo strano oggetto e al suo sguardo interrogativo lei si affrettò a spiegare – E’ un apparecchio che mi consente di ascoltare che cosa sta facendo Martine anche quando non sono nella stessa stanza con lei. Vedi… - disse ruotando una piccola manopola – Se alzo il volume posso accorgermi quando si sveglia oppure sentire se sta piangendo. –

La stanza si riempì del respiro tranquillo della bambina e Benji sorrise – Direi che sta dormendo della grossa. – affermò.

- E’ stanca. Oggi ha avuto visite e quando viene Patty non riesco mai a farla addormentare. Adora giocare con lei. -  

- Patty è stata qui anche oggi? – chiese lui stupito – Pensavo fosse a casa incollata di fronte alla televisione. So che non si perderebbe una partita di Holly per niente al mondo. -

- Infatti. – Clare sorrise – Congratulazioni per la vittoria. –

Lui accettò con garbo il complimento – Hai visto l’incontro in televisione? – chiese interessato.

- Si . – il sorriso di lei si fece più ampio e luminoso - Patty ha preteso di vedere la partita, urlando e incitandovi ad ogni azione. Quando poi quel difensore ha fatto quella brutta entrata su Holly, avrebbe voluto la sua testa. -

Benji rise e Clare si fermò a guardarlo meravigliata per la seconda volta in quella serata.

Non lo aveva mai visto ridere, avere quell’espressione così serena sul volto. Sembrava molto più giovane dei suoi ventisette anni. Benché la vita e le esperienze avessero contribuito a farlo diventare un uomo più serio e severo dei suoi coetanei c’era in lui come un sottile tocco adolescenziale che non mancava mai di farle accelerare il battito cardiaco. Le sembrò di aver scoperto qualcosa di raro e prezioso.

- E’ sempre stata innamorata di Holly. – affermò lui allontanando il piatto ormai vuoto e forbendosi le labbra con il tovagliolo – Ma molti credevano che non sarebbe mai riuscita a farlo capitolare -

- E’ una persona splendida. – gli occhi di Clare brillavano mentre parlava dell’amica acquisita da così poco tempo – Non vedo come qualcuno non possa volerle bene. -

Benji non rispose, abbagliato com’era dal suo sorriso raggiante. Anche durante quell’ultima trasferta il ricordo del viso di lei lo aveva accompagnato in ogni momento in cui la sua mente non era stata occupata da questioni più urgenti. Aveva riempito i suoi pensieri e le sue notti e alla fine si era dovuto arrendere al fatto di essere irresistibilmente ed innegabilmente attratto da quella donna. Un’attrazione strana alla quale non poteva o non voleva più resistere

- Clare … -

Era tutto così naturale. Lei era lì, di fronte a lui, e inconsciamente metteva a nudo il groviglio di emozioni che erano annodate in fondo al suo cuore. La sua mano si mosse come spinta da una volontà propria e si protese attraverso il tavolo fino a sfiorarle una guancia in una carezza lieve. I suoi occhi frugarono quelli di Clare e affondarono senza esitazioni nelle profondità dorate.

Con un mormorio imbarazzato lei fece per alzarsi ma le lunghe dita abbronzate si strinsero attorno al suo polso imprigionandolo in una stretta delicata ma salda. Si trovò in piedi, di fronte a lui mentre i suoi occhi non riuscivano ad abbandonare il volto bruno dell’uomo chino su di lei.

Benji affondò le mani nei suoi capelli apprezzandone la serica consistenza, sfiorandole il volto delicato come il marmo, contro la rozza grana delle sue mani, rovinate dai lunghi anni di allenamenti.

Era così bella. Il delicato profumo di lei gli andò alla testa.

Clare era paralizzata dal suo gesto, dal contatto delle mani di lui sul suo volto. Sentiva il proprio cuore battere impazzito e non riusciva a distogliere lo sguardo da quello intenso e magnetico dell’uomo. Non aveva mai provato nulla di simile. Rabbrividì.

Benji sorrise leggermente e, lentamente per non spaventarla, posò delicatamente le labbra su quelle appena dischiuse di lei. Il contatto fu esplosivo e una scarica elettrica gli attraversò il corpo incendiandogli il sangue.

Le labbra di lei erano morbide e innocenti, cedevoli sotto le proprie, lievemente umide come se fossero bagnate di rugiada. Tremava.

Benji capì che sarebbe impazzito se non avesse assaggiato il suo sapore e con ferma determinazione separò le labbra di lei, sfiorando, stuzzicando, saggiando con brevi e morbidi colpi della sua lingua.

La bocca di Clare aveva il sapore di mille estati e accarezzava la sua con dolcezza. Travolto dal desiderio, la spinse implacabilmente a condividere l’ardore che teneva racchiuso dentro.

Una sottile scintilla si accese dentro di lei, bruciando veloce dal nucleo del suo essere, infiammandole il corpo di un tenero e sconosciuto desiderio. Istintivamente gli rese il bacio, plasmando le proprie labbra contro quelle di lui, persa nei lenti e meravigliosi impulsi che la bocca di Benji stava suscitando in lei.

Lui attirò a se con un unico gesto, facendo aderire il suo corpo morbido al proprio, duro e irrigidito dalla passione. I suoi baci divennero torridi, sensuali, squisitamente eccitanti. Giocò con le sue labbra, seducente e tentatore, fino a che lei non gli si abbandonò, completamente soggiogata.

Braccia come fasci d’acciaio la circondarono spingendola contro un torace muscoloso, mentre la mano di lui si curvava sul suo fondoschiena in un’audace carezza, sollevandola e forzandola a sentire le vibrazioni del suo desiderio scatenato.

Quel tocco così particolare, così tipico di un uomo, scosse Clare fin nel profondo e un terrore senza nome emerse dalla sua coscienza e la attraversò tutta.

- No! – esclamò orripilata puntando le mani contro il petto di lui e facendo leva – Lasciami! - 

Aveva gli occhi spiritati e Benji vide l’orrore annidato nelle profondità dorate. Sgomento, allentò immediatamente la stretta del suo abbraccio e Clare fece un balzo indietro come se fosse stata scottata. Sotto il suo sguardo incredulo e inorridito la giovane volò letteralmente fuori dalla stanza e pochi istanti dopo Benji sentì sbattere la porta della sua camera al piano di sopra.

Ancora stupito dalla reazione di lei salì lentamente le scale e si soffermò davanti alla sua porta. Dietro il spesso pannello di quercia gli giungevano i singhiozzi soffocati di Clare. Consapevole di essere la causa di quel pianto disperato ma non riuscendone a comprendere appieno motivo provò ad abbassare la maniglia della porta ma la trovò inequivocabilmente sbarrata.

Tentò una seconda e poi una terza volta. Infine si costrinse ad avviarsi verso la propria stanza.

Clare aveva risposto ai suoi baci con ingenua avidità, manifestando una passione che lui non credeva possibile in quello scricciolo di ragazzina. Il turbamento, per quella che era evidentemente un’esperienza del tutto nuova e sconvolgente per lei, doveva essere la ragione per la sua brusca reazione di quella sera e per quel pianto irrefrenabile.

Si passò una mano fra i corti capelli scuri riflettendo sulla propria reazione: se voleva essere onesto doveva ammettere che neppure le sue precedenti esperienze lo avevano preparato alla tempesta dei sensi che lo aveva travolto quando l’aveva stretta tra le braccia. Poteva solo immaginare quanto, le medesime sensazioni, avessero sconvolto l’animo innocente di lei. Possedeva una sensualità innata, priva di affettazioni, che la rendeva molto eccitante e desiderabile.

E lui la voleva.

Si gettò sul letto completamente vestito consapevole che, nonostante la stanchezza, non sarebbe riuscito a chiudere occhio. Tra due settimane sarebbe ritornato in Germania e trovava insopportabile il pensiero di partire senza di lei. Aveva sempre affrontato la sua vita in maniera disincantata e disillusa ma improvvisamene si ritrovava a volere Clare al suo fianco.

In fondo ai suoi pensieri la sua preoccupazione per l’affidamento di Martine si agitava senza sosta ricordandogli la necessità, per lui urgente, di trovarsi una moglie.

La sua mente si mise a lavorare velocemente pianificando e modificando i dettagli come un preciso schema di gioco. Aveva deciso quale sarebbe stato il suo scopo e come sempre non si sarebbe fermato fino a che non avesse ottenuto quello che desiderava.

 

  
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