Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Kimmy_90    16/07/2010    5 recensioni
Philosophi, Custodes: guerrieri e sapienti, condottieri cresciuti ed istruiti, usati, stressati, tirati oltre ogni limite. Bambini sottratti ai genitori per divenire macchine da guerra: Utopia o Distopia?
E se il tutto, che a stento si regge in piedi, crollasse a dispetto dell'uno?
E se l'uno fosse dalla parte del tutto?
Dove trovi la ragione, dal sempre fu o dal nuovo che porta terrore come solo questo sa fare?
E se la routine della guerra divenisse l'isto di una catastrofe?
Siamo in un altro mondo, signori, e qui non v'è magia alcuna: soltanto geni...
Geni e Demoni.
[Storia in revisione] [Revisionata sino al capitolo 10]
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cristallo di sale' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


“State bene?”
I soldati annuirono leggermente, lasciando intuire, sotto i veli che coprivano loro il volto, disorientamento totale. Continuavano ad osservare in direzione della foresta.
“E’ stata una pessima idea.” azzardò uno di loro, ansante.
Kankuro, sfinito per la corsa e per quanto era appena accaduto, si accasciò a terra. Imprecando.


“State bene?”
Hinata mugugnò, tenendosi la gamba.
“Lo prendo per un no.”
Il mare nero di Bellatores rientrava, lento, e sanguinante.
Shikamaru, zoppicando, li raggiunse.
Intravide Neji, affiancato da Shino che teneva Kiba in spalla.
“Dov’è Sasuke?” domandò, ancora lontano.
Neji lo guardò fisso.
Lo sapeva benissimo, Shikamaru, dov’era Sasuke.
“Si arrangia.” fu la sua conclusione secca.




37. Fratelli - I: Patriae Frates


E tu lo sai, in fondo,
e non te l’ho chiesto mai;

e tu temevi, in fondo,
che sarebbe andata a finire -

male -
male -

male come il male che io provo nel guardarti da lontano,
fratello.



L’ultimo passo gli fu fatale.
Ebbe solo un istante per rendersi conto che la macchia arancione di Naruto era svanita, e poi gli mancò i terreno sotto i piedi.
Scivolò lungo il pendìo roccioso, ruzzolando, cercando di aggrapparsi alla meno peggio. Perse parecchi metri di quota, il cuore che gli era saltato in gola.
Finalmente si fermò.
Ansimante e sudato, oltre che scorticato per l’attrito. Aveva praticamente distrutto i guanti, nel frenarsi.
Una voce eterea vibrò nell’aria.
“Sei un folle, ad averci rincorso fin qua.” Assomgliava al nuovo timbro di Naruto, ma rindondava in maniera eccessiva.
Il Custos osservò il biondo, prendendo grandi boccate d’aria.
In mezzo alla valle che s’era aperta a strapiombo, v’era solo uno specchio d’acqua: grande, profondo, scuro. Un po’ più indietro, un rumore roco, d’acqua che scende violenta.
Una cascata.
Ma di terra su cui camminare, nemmeno l’ombra.
La conca, larga e rocciosa, era umida dei vapori del lago: Naruto sostava, fluttuando sul pelo dell’acqua, nell’esatto centro.
Come se stesse mostrando il salotto di casa sua, lontanamente orgoglioso.
“Che giochetto carino.” commentò il Custos.
La voce rise sommessamente.
Naruto chiuse gli occhi, inspirando. Sasuke si irrigidì, pronto a qualche attacco poderoso come quelli a cui aveva assistito in passato.
Ma non accadde nulla.
L’aura rossastra che circondava il biondo si disperse, assieme all’eco di quella voce greve.
“Sasuke.” aprì lentamente gli occhi. “Che piacere, vederti ancora vivo.”
L’altro rimase interdetto. Si mosse incerto lungo il pendio, senza staccargli lo sguardo di dosso.
“Te lo ripeto, Naruto. Hai un modo davvero curioso di essere morto.” rispose, saltando su di un appiglio più stabile.
“Puoi tuffarti in acqua, sai? E’ profonda, non ti fai niente.”
“Piantala!” Quell’atteggiamento cortese ed amichevole lo rintronava. Non lo sopportava. Che cavolo stava facendo? “Perchè mi hai portato qui?”
“Perchè mi state cercando?” ribattè l’altro.
“Perchè sei ancora vivo?” controbattè Sasuke
“Perchè siete venuti in questa foresta?” alzò il tono, quasi ringhiando.
“Perchè sei fuggito dal Ludus?” rincarò il Custos.
“Perchè continui a farmi domande e a non rispondere?”  disse ridendo, eppure lapidario.
Sasuke tacque.
Si aspettava ancora che quello gli saltasse addosso, pronto a squartarlo.
Era andata così, l’ultima volta che lo aveva visto in uno stato simile a quello.
E sapeva di esserne uscito vivo per miracolo.
“Non sai rispondere, vero?” la voce di Naruto si mescolò a quell’eco di poco prima.
Sasuke si guardò attorno. “E’ il demone, questo? Naruto, sei tu o è il demone?”
“Siamo noi.” risposero in coro. “Sono io.” concluse poi Naruto, ricacciando la volpe nella sua prigione.
“Divertente.”
“Questo è il nostro territorio, Sasuke. Cosa siete venuti a fare?”
“Piantala, sono stato io il primo a farti le domande!”
Litigavano come due bambini, in toni accesi e frenetici.
“Questa è Casa Mia” sottolineò il biondo. “Ringrazia di essere vivo.”
Il Custos schioccò la lingua sul palato. Ancora aggrappato malamente, guardò in basso.
“E a cosa devo l’onore?”
“RISPONDIMI!” Tuonò, assieme al demone.
Sasuke scivolò leggermente al tremare della roccia.
Tuffarsi o non tuffarsi?
Era una trappola?
O no?
In ogni caso, non esisteva un luogo dove posizionarsi per avere anche solo una buona mira, o un assetto stabile.
I guanti erano andati.
E, a differenza di Naruto, lui di certo non sapeva camminare sull’acqua.
Dannazione.
“Siamo venuti a cercarti.” rispose infine.
“Perchè?”
Sasuke respirò profondamente. “Non stavamo cercando te, tu dovevi essere morto, diamine!”
“Non ha importanza cosa sono o cosa non sono. Cosa stavate cercando? Cosa fate in terra di nessuno?”
“Cercavamo un demone. I bianchi ci accusano di distruggergli il bestiame, e noi cerchiamo il demone che lo sta facendo. Sei tu, allora?”
Naruto tacque, continuando a fissarlo.
Era convinto di essere stato sufficientemente discreto.
“Bene, vedo che sei tanto bravo a ringhiare per avere risposte quanto incapace di darne!”
“Sono stato io.” concluse infine Naruto.
Sasuke lo scrutò di sottecchi.
“E adesso cosa intendi fare, Sasuke?”
Ehi, Sasuke, cosa intendi fare?
Perchè il problema è risolto. Hai trovato il demone. Potresti quasi convincerlo a lasciare in pace il bestiame dei bianchi.
Ti è andata di lusso, Sasuke.
E adesso?
Il Custos guardò in basso. A qualche metro da lui, l’acqua era piatta e scura. Naruto si manteneva sull’attenti, aggressivo - eppure non aveva ancora fatto niente.
“Se non mi volete qui, perchè hai lasciato che ti rincorressi?”
Naruto sorrise.
“Mi mancavi.”
Sasuke schiuse le labbra, incredulo.
“Ti mancavo?”
Ma Naruto continuava a sorridere. Si mosse indietro, mentre si rialzava, dritto, in un portamento molto più umano.
Il Custos lo fissò a lungo, basito. La creatura che aveva davanti ai suoi occhi aveva fratturato il terreno con un solo ruggito. Aveva sbalzato indietro i Bellatores senza nemmeno levare una mano, senza toccarli.
Trascendeva l’umanità.
E lo aveva già visto, il trascendere, lo aveva visto - il potere di un demone.
Prima il Rosso, poi Naruto stesso. Lo aveva temuto, quando, in un solo istante, il compagno lo aveva afferrato, lanciato a terra, e pareva pronto ad ucciderlo.
Ma poi, per oscuri motivi, si era fermato.
Poi aveva tremato.
Poi aveva pianto.
Se lo ricordava.
E lo osservava, memore di quegli eventi.
Naruto, nel lungo silenzio in cui si crogiolava Sasuke, non muoveva un muscolo: non un fiato - immobile, come la roccia, ad attendere.
Il Custos distolse di colpo il contatto visivo, osservando per l’ennesima volta l’acqua sotto di lui.
Era una bestia, quella che aveva davanti.
Lo sentiva con ogni fibra del suo corpo. Ma più lo guardava, più l’unica cosa che riusciva a venirgli in mente non era un demone, non era un animale, non era una creatura al limite di ogni potere mortale: era un uomo.
Non un uomo qualsiasi.
Era Naruto.
Era sempre stato Naruto.
Continuava ad essere Naruto.

Espirò.

Inspirò.

E si tuffò.





“Vado a cercarlo” fece Neji, voltando le spalle allo statega.
“Ma anche no.”
Il Custos si fermò, espirando, per poi voltarsi. “Si farà ammazzare.”
“Che faccia pure. Credi forse di essergli superiore?”
Neji strinse le labbra.
In effetti, aveva questa sensazione, al momento.
“Almeno per quanto riguarda il Buon Senso, Sì.” concluse.
Shikamaru incrociò le braccia al petto.
Attorno a loro, sciamava il fiume di Bellatores. Pareva ci fosse stato solo qualche morto, ma niente di realmente tragico.
Poco più indietro, Hinata e Kiba erano sotto le prime cure di Kakashi e Shino. Avevano già chiamato un medico, in arrivo dal Ludus.
I lupi gironzolavano attorno ai due ragazzi feriti, apparentemente preoccupati. Almeno, per quanto può sembrare preoccupato un branco di lupi.
C’era un gran, bel, bel, gran, Caos.
Questo pensava Shikamaru, che voltò le spalle a Neji senza aggiungere altro.
Non che significasse OK: ma, al momento, aveva troppi problemi per le mani.
Diamine.
Odiava queste cose.
Già lo infastidiva dover mettersi a trafficare con i bellatores: dovevano essre i Custodes gli intermediari, non Lui. Poteva anche sentirsi ancora parte del Ludus, dei suoi compagni, e non voler mettersi la toga da Philosophus - ma coi Bellatores, davvero, meno ci aveva a che fare, meglio era.
Mettersi a cercare un demone, poi. Significava andarsele a cercare. Ma che diavolo avevano in mente, ai piani alti?
Si domandava se fosse più rischioso infastidire oltre un demone o aprire la violazione dei trattati, rischiando di coinvolgere anche i civili.
Anche perchè, poi, nessuno garantiva - anzi - che il demone facesse distinguo fra guerrieri e non.
Imprecò mentalmente.
La mania di Kankuro di imprecare lo stava lentamente contagiando.




Riffiorò in superficie, scuotendo il capo per asciugarsi.
Inspirò profondamente.
L’acqua era fredda. Se non altro, il biondo non aveva mentito: era sufficientemente profonda da potervisici tuffare dall’altezza cui era senza impattare col fondo.
A dire il vero, nemmeno lo vedeva, il fondo.
Tenendosi a galla, si voltò, alla ricerca della figura di Naruto. Il ragazzo camminava blandamente sul pelo dell’acqua, diretto verso di lui.
“Allora, Sas’ke - ” fece, mite, il biondo “ - cosa farai, adesso?”
“Tu, cosa farai.”
Naruto lo guardò perplesso.
“Neeh, Sas’ke - per farti rispondere ad una domanda bisogna ripetertela otto volte?”
Sasuke sorrise di sbieco.
“Non che tu abbia risposto a tutte le mie.”
“Già.”. Si flettè sulle gambe, sempre impegnato a camminare sull’acqua, e portò le mani alle gote, come per reggersi il volto. Levò gli occhi, rossi, verso l’alto.
“Ci sto pensando, Sas’ke.”
“... anch’io.” concluse il Custos.
Naruto tornò con lo sguardo verso il vecchio compagno.



“Vado a parlare con Kankuro.”
Shikamaru annuì, mentre Kakashi, terminato il bendaggio di Kiba, si rierse in piedi.
Lo stratega espirò rumorosamente, in uno sbuffo malcelato.
“Che rogna.” concluse, portandosi le mani alla vita.




L’aria era umida, fresca - e mite. Il rumore della cascata, di sottofondo, era l’unico suono che permeava la valle.
Per il resto, silenzio. E lieve, il rimescolìo dell’acqua smossa da Sasuke o toccata da Naruto.
Sembrava che ambedue si lasciassero, ben volentieri, avvolgere da quel silenzio, da quei lontani rumori che parevano essere la metafora in terra della tranquillità.
Del furore di poco tempo prima, non un’ombra, se non per le sembianze non completamente umane di Naruto.
E pareva quasi bello, guardarsi negli occhi senza aspettarsi che l’altro cercasse d’ucciderti.
Tanto surreale quanto confortante: il tempo sembrava essersi fermato.
Fuori dalla Ignis Regio, fuori dalla Ventii Regio: a Sasuke pareva che in quel luogo nulla di quanto era accaduto sino ad allora avesse un reale senso compiuto.
Gli ultimi anni della sua vita sembravano essersi cancellati.
Forse di più. Più del tempo, o dello spazio: sembrava di essere tornati in un posto ed un momento che loro, per primi, non avevano vissuto.
Ed era strano - sentirsi improvvisamente oltre. Oltre a tutto.
Continuava a scrutare Naruto, e continuava a domandarsi come fosse possibile che il demone, che solo poco prima aveva dimostrato di poter distruggere qualsiasi cosa con la sua sola intenzione, lo osservasse pacioso e rilassato.
Naruto sorrise.
Selvatico - forse, sì. Ma era Naruto.
E a momenti si sorprendeva di non sentire l’eterno rumore del suo campanello.
“Sas’ke.”
Il Custos taceva, meditabondo, perso in pensieri incoglibili da lui stesso. Naruto avvicinò il volto al suo, fissandolo.
“Sas’ke, perchè i tuoi occhi sono così?”  domandò infine il biondo.
Sasuke non rispose.
‘I miei occhi?’ - si lasciò sfuggire, come pensiero.
Per un momento s’irrigidì, sorpreso - colto completamente alla sprovvista da quella domanda che arrivava tanto inattesa quanto priva di risposta.
Continuava a guardare l’espressione sinceramente curiosa Naruto, a meno di un palmo da lui.
Il biondo rimaneva in attesa.
Ma Sasuke continuava a tacere, la mente aggrovigliata, il volto basito.
E poi si riprese. “E tu, perchè hai un demone in corpo? Te lo sei mai chiesto?” cercò di svicolare, in tono serio e pungente.
Naruto annuì, sedendosi a gambe incrociate, i polsi poggiati sulle ginocchia e lo sguardo basso.
“Me lo hanno impiantato dentro.”
Sasuke aggrottò le sopracciglia, non tanto sorpreso, quanto piuttosto diffidente e circospetto a quell’affermazione, ch’era giunta così naturale e spontanea. D’altronde, Lui non sapeva perchè i suoi occhi divenissero scarlatti sotto la sua volontà, e, in quelle occasioni, gli fornissero una vista ben superiore a quella degli altri - oltre alla capacità di preveggenza.
Ma lo aveva preso come un dato di fatto, quindi, tant’era. Chiedersi una cosa del genere, sino ad allora, era come chiedersi perchè uno è biondo, mentre l’altro è moro. Non solo era inutile chiederselo - ma la risposta non sarebbe nemmeno stata interessante.
Ma ora sembrava una domanda sensata.
Legittima. Com’era legittimo chiedersi cosa ci faceva un demone dentro un ragazzino.
Naruto risollevò lo sguardo verso il Custos.
“Dai, Sas’ke. Chiedimelo!” fece, quasi allegro.
Quasi fosse un gioco.
Una sorpresa.
‘Indovina’.
E sorrideva.
Sasuke continuava a rimanere all’erta, disorientato dall’atteggiamento del biondo. O del demone. O di qualunque cosa fosse.
“... cosa?”
Naruto ghignò.
“Tu non sei abituato a fare domande, nhe, Sas’ke?”
Quello andava irritandosi.
La situazione sembrava al limite del tragipatetico.
“Ma prima ne hai fatte davvero tante.” continuò il biondo. “Chiedi, Sas’ke. Chiedimi! Io cercherò di risponderti. Non ho capito tutto, Sas’ke - ma se tu non mi fai le domande, io non so che risposte dare. Funziona così, sai? Domanda e risposta. Ci hai mai provato?”
Non che lo schernisse, anzi. Sembrava proprio gli stesse illustrando un nuovo gioco.
Sasuke continuava a scrutarlo di sottecchi. Che non fosse cresciuto, in realtà? Il corpo di un ragazzo ormai adulto, posseduto da un demone. Il suo animo poteva essere rimasto quello di un ragazzino.
Ma lui conosceva Naruto. Il ragazzino Naruto, per lo meno.
Era un idiota.
Ma non era uno sprovveduto.
O in particolar modo stupido. Dopotutto, aveva praticamente finito il Ludus.
Aveva superato una bocciatura.
Già.
Era un idiota, ma non era stupido.
A meno che non lo fosse diventato col tempo.
Cercava ancora di capire quale fosse stato l’effetto del tempo sul biondo, rimurginando. Quello richiamò la sua attenzione.
“Sas’ke!”
Come faceva sempre.
“Nhe!”
Come aveva sempre fatto.
“Sas’ke!”
“Smettila!” rispose lui, d’impulso, da antiche abitudini.
Silenzio.
E ancora intenti a fissarsi.
Un fremito, lieve, scosse la colonna vertebrale di Sasuke: c’era davvero qualcosa di profondamente sbagliato, in quella situazione.
Era semplicemente troppo assurda, troppo incalcolata.
Troppo fuori dagli schemi.
Una cosa troppo dannatamente da Naruto.





“Sembra che si sia zittito tutto.”
Kankuro continuava a guardare verso la foresta, preoccupato.
Non per le perdite dei neri, ovviamente.
Per i rischi che vedeva insorgere sulla sua terra.
Posò per terra la bombola che reggeva in mano.
Era in parte arrugginita: non che se la cavassero esattamente bene, con la tecnologia, là.
Si divertivano tanto a ideare armi che laceravano col solo spostamento d’aria - ma la bombola che osservava Kakashi non sembrava affatto sicura.
Probabilmente perdeva.
“Piantala di fare quella faccia saccente, Kakashi.” lo apostrofò Kankuro, infastidito dagli ovvi pensieri che trasparivano dall’espressione dell’ambasciatore. “La bombola tiene benissimo. A noi non servono le cose luccicanti, l’importante è che funzionino.”
“Ma è arrugginita.” puntualizzò Kakashi.
“Tsk!” odiava quando i neri facevano così. “Solo lo strato esterno. Che non serve a niente. Ma se non volete il gas, me lo riprendo.”
Kakashi lo guardò.
Era evidente che Kankuro fosse ancora agitato dall’idea che nella foresta ci fosse Naruto.
D’altronde, era stato lui a lanciare, anni prima, il gas fra il Gaara e Naruto, rischiando la pelle, e condannando definitivamente il fratello.
Quanti sensi di colpa, si portava addosso quel ragazzo?
Kakashi storse le labbra.
“Rilassati, Kankuro. Non farò più commenti del genere, se la cosa deve minare la nostra cooperatività.”
“Direi che è già stata minata.”
“Mh.” fece l’uomo, osservando il bianco.
Infine gli voltò le spalle.





“Cosa fai qui, Naruto?”
“Ci vivo.”
“Mh!” fece Sasuke, fra il divertito e lo scocciato dalla semplicità della risposta.
“E perchè sei scappato dal Ludus?”
“Ah - quello.” Naruto abbassò lo sguardo. “Nhe, Sas’ke. Non è che prendi freddo e ti stanchi, a stare in acqua? Vicino alla cascata c’è un po’ di terra dove puoi sederti in comodità.”
“Naruto, stai svicolando.”
Il biondo sorrise.
“Vieni con me.”
S’incamminò.




“Metteremo il gas in bombole più piccole e a pressione maggiore, in modo che i Bellatores li possano portare con se’.” spiegò Kakashi, mentre camminavano verso la postazione dell’Ignis Regio. “Devi solo dirmi quali sono i limiti del volume critico del gas, e qual’è la dose minima necessaria.”
“Quello che sta qui dentro potrebbe bastare per la foresta intera.” rispose il bianco, secco.
“Oh.” fece Kakashi, quasi sinceramente impressionato. “Perchè non lo avete usato?” domandò poi.
Kankuro lo scrutò infastidito.
“Era solo una curiosità, non un appunto.” specificò l’ambasciatore.
“Non siamo degli sprovveduti, Kakashi. Non credi forse che se così fosse, ci avreste annientati molto tempo fa?” domandò, retorico. “Ma noi riusciamo a tenervi testa. Mentre voi state a preoccuparvi di quanta ruggine esterna c’è sulle bombole, noi inventiamo il gas antidemone. Così va il mondo.”
Kakashi annnuì impercettibilmente.
“Il gas antidemone non uccide i demoni.” spiegò il ragazzo. “E’ un semplice repellente. Molto potente. Li indebolisce, li fa stare male, e li fa scappare. Se noi avessimo usato tutto il gas antidemone in una volta, il risultato sarebbe stato di far stare male tutti i demoni che popolano la giungla - e, successivamente, avremmo subito le loro ire. Non è una cosa furba.”
Kakashi annuì. Sul serio, questa volta.





Uno camminava, a pelo d’acqua.
Come un dio.
L’altro nuotava. Lento.
Come un umano.
Il dio osservava l’umano.
Il volto disteso e sereno.
Lo sguardo addolcito da ricordi lontani, e reminescenze che si perdevano nella sua maltrattata memoria.
“Ti ricordi quel giorno, Sasuke?” domandò infine il dio, dopo lunghi silenzi.
Sasuke annuì.
“Anche se le mie sembianze, ora, sono quasi peggiori, quel giorno ero completamente indemoniato. Avevo perso il controllo di qualcosa che nemmeno sapevo di avere.”
“Mi avevi quasi ucciso.”
Naruto si fermò.
Guardava in basso.
Sasuke continuò a nuotare, sino a raggiungere la piccola riva.
Si scrollò, per asciugarsi. Si guardò le mani, infiammate, e infine si sedette.
Il biondo rimaneva lì, in piedi, a capo chino.
“Sas’ke.” Mormorò. Levò lo sguardo verso il compagno.
Verso quello che era stato un compagno.
“Sasuke, mi spiace per quello che ho fatto quel giorno.” serio. Troppo serio.
Triste.
Colpevole.
“E’ per quello che me ne sono andato.” concluse.
Sasuke cercò di capire.
Non capì subito.
Guardava Naruto cercando il nesso.
Nel suo sguardo avvilito e depresso - il volto sempre animale, sempre deforme fra occhi allungati dalla pupilla sottile e canini oramai fattisi zanne - intravide qualcosa.
Intravide un’idea.
Un pensiero.
Il collegamento.
Eccolo.
Lì.
Perchè non tornava.
Perchè sino ad allora non aveva senso.
Perchè Naruto, quel giorno, aveva pianto.
“Per la Regio?”
Naruto risollevò il mento, deciso.
Portò il pugno al petto.
Battè.
Aprì il palmo.
Battè.
Con forza.
Vibrando.
“Patriae Frates, Sasuke.”
Sasuke abbassò lo sguardo, di lato, fissando il nulla, mentre cercava di articolare fra l’abitudine a rispondere al saluto e la situazione del momento.
Un reietto, un demone, un fuggitivo, un morto vivente, non umano, non più compagno - nulla.
Il caos.
Rappresentava il vero e proprio caos.
Espirò, sgonfiandosi.
“Fati Frates, Naruto.”



“Kiba, va meglio?”
il ragazzo annuì lontanamente. “Sasuke è ancora lì dentro, vero?”
“Sì.”
Il suo branco di canidi si era diradato. Un paio di maschi rimanevano a fare da guardia al Custos, mentre parevano coccolarlo, fra strofinamenti rassicuranti e leccate premurose.
Hinata li guardava sorridendo.
“Il medico arriverà entro qualche ora” continuò Neji, levandosi in pedi. “Speriamo di sopravvivere fino ad allora.”



Il biondo sorrise, lontanamente, mentre buona parte dello sconforto rimaneva impresso sul suo viso.
“Mi hanno messo dentro un demone, Sasuke.” iniziò a raccontare, con tono basso. “E quel giorno me ne sono reso conto. Non sapevo di avere niente del genere. Sono un’arma, Sasuke. Ma lo siamo tutti. Serviamo la Regio, proteggiamo la Regio.”



“Non funziona, eh?”
Shikamaru annuì.
“Non pensavo intendesti una cosa di questo genere, quando parlavi di catturare un demone a mani nude.” commentò lo stratega, scocciato. “Se il bracciale di Sasuke è andato, la cosa più probabile è che sia morto.”
“Anche se non possiamo escludere che sia il demone a fare questo effetto. Anzi, la loro presenza ha sempre dato parecchi problemi.”




“Io sono semplicemente un’arma difettosa. Incapace di controllare e direzionare il mio potere. E a causa di ciò, stavo per ucciderti.
Per questo sono scappato. All’inizio, per lo meno.”
Tacque. Respirò, profondamente, a lungo, risollevando gli occhi sul Custos.
Quello, seduto, lo stava ascoltando.
Lo ascoltava.
Lo ascoltava davvero.
Come aveva fatto Iruka, al tempo.
Iruka.
Si ricordava, di Iruka.
Gli venne in mente la sua immagine, dal nulla.
Aveva quasi voglia di rivederlo.
Si rinsavì.
“Io volevo solo morire, Sasuke.”
Il Custos faticava a mantenere il filo.
“Ci ho provato. Davvero, ci ho provato. E non ci sono mai riuscito. Sono qui, intrappolato, con questo demone chiuso nel mio corpo. Ho dovuto arrendermi. Non posso tornare al Ludus, ne’ avvicinarmi troppo alla regio. Non posso fare nulla.”
“Naruto...”
“Mi vuoi chiedere di nuovo perchè ti ho portato qui, non è vero?”
Sasuke rimase leggermente interdetto. Cosa, leggeva nei penseri?
“Te lo leggo in volto” - parve rispondere l’altro. “Sas’ke, sono un ragazzino egoista, suppongo. E’ che... sono solo.”
“Sapevi che saremmo venuti?”
Il biondo scosse il capo. “Non ho certo le tue capacità, Sasuke. Non lo sapevo. E non sapevo tante altre cose. Saranno anni che non parlo con una persona. Ormai ho perso il conto, penso. Quanti anni hai, Sas’ke?”
“Diciotto.”
Naruto sorrise. “Allora io dovrei averne diciannove, nhe?”
Sasuke si portò la mano al volto.
Era veramente troppo assurdo. Non sapeva più cosa pensare.
Non sapeva nemmeno se sapeva pensare, al momento.
Naruto mosse qualche altro passo, sino a raggiungere la riva.
Sostando in piedi, fissava quello che una volta era stato un compagno.
Sasuke, dal basso, osservava il creaturo ch’era divenuto il biondo. Da una figura incivile, trasandata e bestiale, sino ad allora erano uscite solo parole degne di un essere umano.
Forse più umano di lui.
Più dedito alla regio di lui.
Più ‘tutto’ di lui.
“Ma voglio tornare indietro, Sas’ke.”
Il Custos sussultò, sgranando gli occhi.
“Al Ludus.” precisò Naruto.
La volpe strepitava, adirata. Non voleva tornarci, lei, Lì. A meno che non fosse per sterminare tutto e tutti.
Ma non erano certo queste le intenzioni di Naruto.



“Gli do un’ora per tornare indietro, Kakashi. Non di più.”




“Come pensi di tornare, Naruto? Non essere idiota: ufficialmente sei morto. Ed evidentemente loro ti vogliono morto.”
E Naruto sorrideva lontanamente avvilito.
“Oggi avrai ucciso un paio di Bellatores solo con un ruggito, te ne rendi conto?”
“Lo so. Non volevo farlo, ma ho dovuto. Era l’unico modo per evitare di dover uccidere tutti voi.”
Sasuke trasalii.
Si era forse abituato troppo presto all’idea che il biondo fosse mite, in realtà? Stava pur sempre avendo a che fare con un demone.
Incurvò leggermente la schiena, i muscoli tesi.
Improvvisamente tornò in guardia.
“Non fare così, Sas’ke. Non lo faccio apposta.” mormorò Naruto, tornando a fissare per terra. “So controllare la volpe, il demone, ma quando tutti e due veniamo colti dalla paura, è l’istinto a prevalere. E’ successo anche a Kiba, l’hai visto. Ho fatto il possibile perchè non lo attaccassi: il suo odore ci stava agitando tutti e due. Spero che non si sia fatto troppo male.”
“Non crederai certo di tornare al Ludus sotto queste premesse, vero?” domandò acido il Custos.
E Naruto sorrise.
“Sono fuggito. Mh. Sono fuggito circa sei anni fa, se non sbaglio. Per un motivo. Ed esso permane. Ma le cose sono cambiate.”
Sasuke si alzò in piedi, rapido, mentre osservava l’aura arancione dell’altro iniziare a riespandersi, seppur lentamente.
Naruto lo scrutava con la più viva determinazione.
Era molto tempo che pensava a cosa fare.
A come andare avanti.
A cosa fare della sua esistenza.
Era molto tempo che aveva quel lontano desiderio: Kyuubi non ci aveva mai prestato troppa attenzione, perchè non poteva realizzarlo.
Ma se ora anche la sua foresta non era più un luogo sicuro...
tanto valeva fare ciò che desiderava fare.
Kyuubi ringhiava, inorridita all’idea.
“Naruto, non posso permetterti di tornare indietro - e tu lo sai.”
“Sas’ke. Non è più così semplice. Ho pensato, sai. Non potevo fare altro. Ho pensato e ho osservato, questo mondo, fuori dal Ludus, fuori dal fronte.”
Pareva starsi caricando. O forse, il demone stava insorgendo. Sasuke non sapeva come funzionava.
“Tu lo conosci?” domandò Naruto. “Tu lo hai mai visto, come va questo mondo?” Incalzò “Com’è fatta la nostra Regio?”
“Che importanza ha?” Sasuke distribuì il peso sulle gambe, flesse. Definitivamente in guardia.
“Ci hanno cresciuti così, Sasuke. Senza insegnarci a chiederci il perchè delle cose. A un Custos non serve sapere il perchè. E nemmeno a un contadino o a un mercante. A nessuno, sembra, serve sapere perchè rischia di morire ogni giorno.”
“Moriamo per la nostra Regio, Naruto! Sei sempre stato tu il primo a dirlo!”
“E avrei sempre voluto essere il primo a farlo. Noi - ma loro? Ho visto gente morire di fame, ammassata in case minuscole e cadenti, a passare l’inverno le une accanto alle altre. E se non di fame, morivano di freddo. E se non di freddo, morivano di malattie che noi abbiamo sempre superato senza alcun problema. Perchè, Sasuke?”
Sasuke non sapeva rispondere.
“Nessuno ci ha mai detto come si stia lì fuori. A stento ci ricordiamo come vivevamo fino ai sei anni. Ma la realtà, poi - la realtà è diversa. Non ho visto medici, nei villaggi che ho visitato. Non ho visto computer, ne’ vestiti caldi, o comodi come erano i nostri. Non ho visto il cemento, non ho visto nulla di ciò a cui ero abituato.”
“Tu sei uscito di qui?”
Naruto sorrise. Continuava a sorridere.
Ma era dannatamente serio.
“Varie volte. So nascondermi, sai? Ci avete messo giorni per trovarmi. E mi sono fatto vedere solo per potervi allontanare dal mio territorio. E per parlare con te.”
“Che importanza ha? Noi siamo Custodes, siamo l’Elite - li proteggiamo, li difendiamo, questo è il nostro compito, Naruto! Non è una novità che la tecnologia sia tutta ammassata fra il Ludus e la sede del Globus!”
“Ripeti quello che hai detto prima, Sas’ke.”
“Eh?”
“Ripetilo!”
Naruto sembrava gonfiarsi.
Il Custos, stranito, continuava a cercare di capire cosa intendesse fare.
“Siamo l’Elite? Questo?”
“No, Sasuke. Cosa devono fare, i Custos?”
“Proteggere la Regio.”
“Da cosa, Sasuke?” incalzò Naruto.
“Da cosa? Da tutto! Dalla guerra, dai bianchi...” - “Da tutto?” lo interruppe Naruto.
Sasuke iniziava a respirare grandi boccate d’aria, mentre Naruto scaldava l’aere con quella che pareva una rabbia lontana.
“Sasuke! Contadini e mercanti muoiono, di fame, di freddo, di cose stupide! E intanto i Bellatores muoiono al fronte, e i Custodes anche! Ma ogni singola cosa che ci veniva detta di fare - no, quella, non serviva a salvare nessuno. Come facciamo a proteggere la nostra Regio, in questo modo, eh? Come facciamo a proteggerla solamente vegliando sul fronte? Nessuna morte viene impedita, continuando a combattere in questo modo! Nessuna sofferenza, nessun dolore! E’ solo un enorme spreco di sangue, Sasuke!”
“Vorresti forse lasciare che i bianchi avanzino?”
“Che importanza ha? Muoiono tutti lo stesso. Cosa cambia?”
Sasuke cercava di stare a galla in quel mare di idee e contestazioni che Naruto gli stava riversando addosso.
“Voglio morire per la mia Regio, Sas’ke. Ma non per la Regio che mi ha impiantato questo demone in corpo, e che mi ha fatto soffrire, fuggire, e uccidere.”
“Vuoi distruggere il Ludus?”
Naruto sgranò gli occhi, sgomento.
Non ci aveva pensato.
Doveva fare quello?
No.
Cosa doveva fare?
Non lo sapeva.
“Perchè tu hai gli occhi rossi, Sas’ke? Perchè Neji vede così lontano? E Kiba si comporta come un lupo? Siete forse come me, voialtri?”
Sasuke sussultò.
Non ci aveva pensato.

E se fosse stato così?

“Se continuano a costruire armi che possono ritorcerglisi contro come ho fatto io, cosa succederà?”
Sasuke era paralizzato dalla sola idea di avere a sua volta un demone impiantato dentro di lui.
E se anche lui un giorno avessere dato di matto come Naruto? Se si fosse lasciato sopraffare?
E gli altri?

Cosa stava succedendo, realmente?

“Sas’ke” mormorò Naruto, ingobbendosi. “Sas’ke, io mi fidavo ciecamente di loro, e tu lo sai. Ma non posso più. Non sono riusciti a far funzionare me. Forse non faranno funzionare anche degli altri. Forse un giorno il Ludus diventerà un covo di demoni pronti ad esplodere. Non posso permetterlo, Sasuke. Non posso più fidarmi di loro. E non dovresti fidarti nemmeno tu, Sas’ke.” La sua voce iniziava a confondersi con quella del demone. Kyuubi, all’unisono, condivideva buona parte dei pensieri del suo bambino. “Dovete farvi delle domande, dovete chiedervi cosa sta succedendo, perchè loro, Loro, non sanno più cosa stanno facendo. Non sanno con cosa stanno giocando. Non posso permettere che accada di nuovo. Non posso permettere che si continui così. Ho sofferto, Sasuke, ma non ha importanza cosa ho patito io: non deve ripetersi. Nessuno deve più rischiare di uccidere un suo fratello.”
“E quindi, Naruto" commentò Sasuke osservando il suo atteggiamento sempre più aggressivo "inizierai forse questa nuova era uccidendo Me?”
“No!” Kyuubi si zittì. “Non intendo farlo! Lasciami andare al Ludus, Sas’ke! Sto salvando anche te da ciò che sono diventato!”
“Non voglio la tua pietà, Naruto!”
“Io intendo solo proteggerti!”
“Uccidendo gli altri? Eh? Facendo cosa, Naruto? Pensi che la soluzione sia così semplice?”
Naruto tacque, le zanne digrignate, a quattro zampe.
Sasuke non capiva se voleva attaccarlo o meno.
Ma c’era una cosa che non poteva permettergli.
Il Custos si flesse ancora, cercando di richiamare il più possibile il suo potere.
Sapeva che rischiava di essere una battaglia persa.
Ma doveva provarci.
“Rispondi, Naruto: vuoi distruggere il Ludus?”
“... ... Sì.” risposero, infine, in coro.
Naruto aveva deciso.
“Non posso permettertelo, e tu lo sai.”
“Non voglio fare del male ai miei fratelli” rispose Naruto. La volpe era di tutt’altro avviso: ma era lui che comandava.
“Come farai a distruggere il Ludus senza fare del male ai tuoi fratelli? Eh?”
Naruto non rispose. Non subito.
Era il problema fondamentale.
“Troverò il modo.”
“Mph!” rispose, divertito, il Custos.
Gli occhi iniziavano a bruciargli: li aveva usati anche troppo, quel giorno.
Ma doveva insistere.
“Naruto. Non posso permetterti di uscire da questa foresta.”
“Non mi puoi fare niente, e lo sai.”
“E se avessi anch’io un demone in corpo, come immagini tu?”
“Lo sto facendo per voi! Perchè non capisci?”
Sasuke inspirò. Afferrò la sua calibro 45.  Era l’unica arma che gli rimaneva, oltre alla sua vista.
“Sei tu che non capisci, Naruto: fuori da questa foresta ci sono truppe del vento e del fuoco, pronte con il gas antidemone. Se uscirai di qui, dalla terra di nessuno, ti uccideranno come se niente fosse.”
Il biondo continuava a mulinellare aria rovente attorno a se’, mentre, sorpreso, scrutava il fare deciso del Custos.
“Se tu intendi combattere per la tua Regio, allora, Naruto, Noi siamo Fratelli. Il fato ci è comune. Se devo proteggere i miei fratelli non solo dai bianchi, ma da ‘tutto’ - allora devo proteggerti dalla Regio stessa. Non ho alcuna intenzione di lasciarti uscire da questa foresta.”
Naruto sorrise.
Una lacrima gli solcò il viso, bollendo sull’energia che sprigionava.
Erano passati sei anni.
Sembrava che avessero ripreso da dove avevano abbandonato.
E invece no.
Era tutto, assurdamente, diverso.

Naruto balzò.




Un vento caldo iniziò a soffiare.
Un boato lontano li raggiunse. Forse una luce.
Forse no.
Kankuro osservava, perennemente impaurito, il rancore ancora a rigirargli per il corpo.
Shikamaru osservava, turbato, scocciato - definitivamente convinto di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
“Merda.” sussurrarono i due.






Mijika ni arumono

Tsune ni ki wo tsuketeinai to

Amari ni chikasugite

Miushinatteshimaisou


(Devi stare molto attento

con le cose che ti sono più care:

Sai che, più ti avvicini a qualcosa,

più è difficile vederla.)


- Closer -






___________________________

NdA:
la volevate, la battagliona alla “valle della fine”, non è vero? xD
non so se deludo o cosa.
Si vedrà.
Vabè.
Ah, sì, al solito l’eccessiva produttività è dovuta agli esami.
Che fra parentesi stanno andando male.
Ma non importa.
In fondo ho messo un pezzo della 4a opening di shippuden, perchè - bhe, iniziano a starci bene. :D
e poi perchè sarà un anno che seguo solo il manga e non l’anime, adesso l’ho ripreso in mano (scoprendo che siamo arrivati tantissimo avanti! :O ) e, come al solito, le sigle mi fan tremare le vene i polsi. Mi piacciono praticamente tutte x)

dai, sfruttiamo anche questo angolino per rispondere alle recensioni dei pochi
*Hanil
spero di non farti venire un secondo infarto con questo aggiornamento repentino xD lol. sono felice che nonostante la mia terribile discontinuità continui a seguire :)
(sob, sono proprio una funzione disonoesta... alla faccia della fisica T___T) (rinunciate a capire questo commento, compiangetemi e basta XD)
*LeGrenouille
per tua ulteriore gioia, mi sono decisa a contattare una betareader *__* la santa si è pure detta disponibile, quindi forse riuscirò ad eliminare tutti i miei schifoerrori *_*
gha *_*
(per il computer... coff, io ci vivo - poi ho un macchino nuovo che non scalda niente xD almenoquello...)
*rekichan
già detto il dicibile, suppongo. ^^
sper che la rivisitazione del rapporto sasuke-naruto renda xD è stata cosa soffertissima. :)
*Shakuma
ok, ho capito che on storiografica T.T *sigh* cerco di trattenermi, lo giuro. però quando si tratta di spiegar un po’ come va ‘sto mondo...
...
‘sta fic sta diventando una cosa un po’.. coff.. alla “promessi sposi” manzoniani, non so se intuite il nesso. meglio di no, va’ xD
che mente malata.


 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Kimmy_90