La macchina si è fermata a metà strada. Ma
perché? Le auto mi odiano proprio, allora! Pensa accasciandosi sul volante e
togliendosi le lacrime dagli occhi con forza.
Con un sussulto si gira verso la borsetta e fruga dentro. Non ha il numero di
Harvey, ma conosce benissimo quello della polizia.
Quando si accorge che non c’è campo, deve fare uno sforzo enorme per non urlare
di rabbia.
“Per forza non c’è campo! Sono persa nel nulla! Qua ci sono metri e metri di
terreno che non sono mai stati calpestati dall’uomo!!” urla fuori dal taxi
prendendolo a calci e facendosi male.
“Brava! Brava cretina! Si urla sempre più arrabbiata.
“Spero che tu abbia una tanica di benzina da qualche parte o torno lì a piedi e
ti ammazzo un’altra volta” grida in direzione dell’ormai cadavere Marvin.
Apre il portabagagli e come previsto non trova nulla.
Una serie di parolacce che si perdono nel nulla e Mira chiude l’anta metallica
di scatto. “E va bene, facciamocela a piedi!” Urla con la gola che le fa male.
Dopo qualche ora è stanca e guarda la sacca che si è portata appresso piena di
abiti pesanti. Almeno a qualcosa è servito, quello stupido. Andare in
giro con le decolleté tacco alto su un terreno ghiacciato non è proprio il
massimo!
Si infila i vestiti con una mezza smorfia di disgusto e si guarda: sembra una
baraccata senza fissa dimora! Chi se ne frega, o cosi o mi congelo!
Scarpe niente, deve continuare con quelle che ha e che le fanno sempre più male.
Quando arriva in prossimità di un centro abitato deve trattenersi dal correre.
La città è piccola e semideserta, ma con quel freddo nessuno va in giro. I
ragazzini sono a scuola…ma strano che non ce ne sia neanche uno a
bighellonare con gli amici.
Signore che fanno la spesa in fretta, gente che passeggia col cane… una ragazza
la urta e non le chiede neanche scusa.
Mira si volta e la guarda a lungo. L’ha già vista quella…
“Beh? Non si chiede scusa?” l’apostrofa con malagrazia, tirandole
un’occhiataccia e alzando un sopracciglio pieno d’anelli.
“Mi hai urtato tu” le risponde un po’ seccata.
“Vuoi vedermi anche le tonsille, vecchia?!” scatta ribellandosi sotto il suo
esame prolungato.
“Per carità, potresti avere un piercing anche li” ribatte incrociando le
braccia. “Io ti ho già vista”
La ragazzina sorride e le mostra la lingua su cui spicca una bella pallina
d’acciaio chirurgico “bello, eh?”
“Ma non fa male?”
“Non più.” Afferma con aria altezzosa, muovendosi negli anfibi slacciati neri.
Ha le calze viola sotto e sopra un altro paio a rete nera, una gonnellina nera e
un giubbotto di pelle in tinta, corto alla vita.
Mira abbozza un sorriso: ha l’aria simpatica. “Sai dove posso trovare la
polizia? Devo fare una telefonata”
“E vai alla polizia a telefonare con tutti i telefoni che ci sono in giro?” la
prende in giro camminando con una grossa sacca patchwork sottobraccio.
“Mi è successa una cosa…devo avvertire un amico” confessa a voce bassa.
“Ti presto il mio cellulare ma mi paghi la telefonata!” l’avverte tirando fuori
un cellulare pieno di ninnoli.
“Ti ricorderò nelle preghiere la sera”
“Sai che m’importa, io sono atea” risponde esplodendo in una risata allegra
“Figurati, mai pregato in vita mia”
La ragazzina la guarda e sorride nuovamente. “Mi piaci, sei tosta. Ma vesti da
far schifo”
“Non è roba mia” sussurra chiedendosi come mai la voce metallica le dice che il
numero è inesistente. Le porge il telefono inquieta... come mai? E dov’è la
stazione di polizia in questo posto?
“Ehi vecchia, i miei soldi?”
Mira la guarda esasperata “era una chiamata alla polizia! Non si pagano le
chiamate al 911!” ribatte con la voce tremula. “Oddio, come faccio…” sussurra
guardandosi attorno, una mano che gratta disperatamente la fronte.
“Che ti succede?”
Mira si accascia su se stessa, le braccia attorno allo stomaco che le fa male.
Ha fame, ha sonno, sta morendo di freddo. “Voglio tornare a casa. Non ce la
faccio più!” singhiozza piangendo e rimediandosi un’occhiata in tralice dalla
ragazzina.
“Come ti chiami?”
La donna sospira, tira su col naso e le chiede se ha un fazzoletto. “No, ce l’ha
una mia amica”
Che razza di risposta! “Mira…e tu?”
“Kimmy La Rue, nata il 28 febbraio. Ho 15 anni e il giorno del parto, un nugolo
di streghe e diavoli ha danzato attorno al letto di mia madre! Quando sono nata,
mi hanno annesso alle loro legioni con tutti i dovuti onori!” cantilena in
fretta con un gran sorriso “e tu di chi sei figlia?”
“Di mia madre. Ma hai preso qualche droga allucinogena?”
“No. Perché tu si?” le domanda in tono cospiratore sporgendo il musetto verso di
lei.
Mira la guarda bene e nota il rossetto troppo scuro, il trucco pesante che le
rovina la faccia. È molto carina. Speriamo si stanchi presto della moda punk.
“Mi sa di si”
“Forte! E com’è?”
Mira è stanca e non ha voglia di rispondere alle sue domande.”Senti…ce l’hai la
macchina?”
“Ho 15 anni, non guido” le ricorda a bassa voce “però ce l’ha la mia amica”
“Mi porteresti da lei?”
“Non lo so” sussurra guardando l’orologio da polso, nero e con uno Skeleton
Jack che balla al suo interno. “A quest’ora dorme”
“Ha fatto le ore piccole?” domanda svogliatamente andandole dietro e
accorgendosi che nessuno le degna di un’occhiata
“No, no. Le ore non si rimpiccioliscono così facilmente: ci vuole tecnica e lei
non sa farlo. Harlem sa farlo, ma lui è bravo a fare qualsiasi cosa” ridacchia
frugandosi nella borsa “lei esce al tramonto e va a dormire prima dell’alba.”
“E come mai?” L’ha domandato ma non le interessa più di tanto.
“Perché si!” ribatte ironica conducendola verso una casupola dal tetto
grigiastro. Ardesia? Pensa stupita, l’ardesia è abbastanza usata nelle
case inglesi, non americane.
Kimmy infila le chiavi nella porta e gira la maniglia da destra verso sinistra.
Strano. O l’hanno montata al contrario o la sua amica è mancina.
La ragazzina si mette un dito sulle labbra e abbassa la voce “fa piano, mi
raccomando”
“Ma se devo chiederle della macchina…”
“Shhh, shhh! Malena ha un amico che ce la presterà, devo solo trovare l’oggetto
giusto da portargli.”
Mira la guarda e si domanda come diamine sia finita in quel casino assurdo. “E’
simpatica la tua amica?”
“Lei?” domanda voltandosi stupita “lei è una Fata. Non deve essere per forza
simpatica”
La donna la fissa a bocca aperta e poi si picchia una mano sulla fronte. Ma
tutte a lei, tutte a lei!!
****
Ad Harvey era venuto un groppo allo
stomaco leggendo il rapporto della polizia di Houma.
Era uscita per raggiungerlo, quindi non lo aveva bidonato. E’ quasi sollevato
quando ricorda un fatto piuttosto inquietante: la
macchina abbandonata poco
lontano da casa. L’hanno esaminata e hanno rivelato un guasto al motore.
Bronx gira come un’anima inquieta nell’ufficio riarredato dalla fotografa
scomparsa e guarda per l’ennesima volta la foto di Mira.
È scesa dall’auto, era in ritardo…
Sbuffa e si appoggia al muro libero che una volta ospitava lo schedario. Ha
preso il taxi e quel tipo l'ha rapita. Stronzo!
Esce dall’ufficio di corsa, urlando nelle orecchie agli agenti che si occupano
del caso di chiamare la società dei taxi e chiedere la lista delle chiamate fra
le 19:30 e le 22 di sera.
“Ha preso il primo taxi ce le è passato sotto il naso se aveva la macchina…”
Si vede sventolare un foglio davanti e tace, chiudendo la bocca con uno
schiocco.“La lista…”
“…della società dei taxi. Non ha mai chiamato” cantilena l’agente con un
sorrisetto.
Adesso lo strangolo! Matricola del cazzo! “Bravo, mi meraviglio della tua
efficienza. Allora i soldi
che spendono i contribuenti servono a qualcosa”
I due si guardano e fanno un notevole sforzo per non rispondergli per le rime. È
per battutine come quelle, che si è guadagnato la fama di ‘stronzo senza via di fuga’
“Adesso vi buttate giù in strada e interrogate i passanti. Qualcuno l’avrà
visto in faccia”
“Cosa? Ma è un lavoraccio e la fuori è pieno di pazzi mitomani che…”
Bronx lo fulmina con un’occhiata “lo so, l’ho fatto anche io, sto lavoro
merdoso. Molto prima di te. Diramate un avviso, fatela comparire al telegiornale
e stampate la sua faccia sui cartoni del latte! Rivoglio quella donna entro tre
giorni! E Chiamatemi quel coglione di Bluebarry al telefono, voglio sapere cosa
sta facendo invece di cercare Mira!”
Gli agenti lo osservano allontanarsi con aria impenetrabile e quando la porta
dell’ufficio viene sbattuta con violenza inaudita, si guardano allibiti. “Ma è
impazzito? Che cavolo gliene frega a lui?”
Quello più vecchio alza le spalle e guarda il corridoio “l'ha chiamata per nome, se la scoperà?”
“Chi, quell’isterica? Stai scherzando? Sarebbe piuttosto macabro: io non mi
farei mai toccare da una che fotografa cadaveri!” sbotta il più giovane con aria
disgustosa.
“Siete ancora lì, voi?!”
Bronx non ha ancora finito di urlare quando si vede sventolare davanti una lista
di nomi lunga un chilometro. Skye ha un'espressione nera e poco ci manca che gli
venga un colpo. Spinge Harvey oltre la porta e la chiude con un calcio ben
angolato. "Siediti e prenditi un calmante, prima di leggere questa" gli
consiglia tappandogli ogni protesta sul nascere. Bronx lo fissa incuriosito ma
ha una brutta impressione quando legge l'intestazione.
Quella è la lista dei carcerati rilasciati da poco tempo.
"Non girarci troppo attorno" gli consiglia sedendosi con la schiena rigida.
Il vecchio Skye aggrotta al fronte, le sopracciglia cespugliose si avvicinano a
formare una linea quasi unica "te lo ricordi l'Uomo Dei Sogni?"
"Chi?!"
Bronx non ha neanche finito di fare la domanda che sgrana gli occhi e lo fissa a
bocca aperta "Come no... Marvin Joseph. Farmer, 29 anni, arrestato per possesso
di droga, appropriazione illecita, spaccio e associazione a delinquere. Tentata
violenza carnale ai danni di una minorenne e un sacco di altri crimini che non
voglio ricordare perché ho già la nausea e mi sta salendo un'incazzatura da
Guinness" farfuglia in fretta guardandolo negli occhi "è giù uscito?"
Il poliziotto scuote la testa con aria truce "da una settimana, quasi. Penso sia lui il colpevole della sparizione della fotografa.
Quello andava sgozzato da piccolo."
Harvey non parla più. Continua a guardarlo mentre le dita si sono contratte
attorno al foglio "entra ed esce continuamente dalle galere, ha passato più
tempo la dentro lui che tutti i fottuti delinquenti che bazzicano le strade in
questo momento" sibila rosso in volto, tormentando un angolo "è lui. Diramate
l'identikit e l'avviso di cattura!" gli ordina facendo uno sforzo mortale per
non urlare.
"Pensi che sia ancora via?"
Bronx lo fissa truce come se avesse appena
bestemmiato "non t'azzardare a dirlo un'altra volta! Se lei è morta, lo appendo
per lo scroto e lo castro, quant'è vero iddio!"
Leonard R. Skye abbozza un sorriso malandrino, passandosi l'indice sotto il
labbro inferiore "e da quando in qua credi in Dio?"
L'occhiataccia fulminante di Bronx gli fa stringere le labbra, mortificando la
sua risatina "lo so: sto zitto"
****
La casa è immersa nel silenzio. Kimmy cammina letteralmente in punta di piedi e
le fa un cenno di seguirla. Mira sta attenta a non urtare niente perché in quel
posto regna una baraonda incredibile.
Sembrava che una bomba fosse scoppiata nel salotto e si fosse propagato anche
alle altre stanze.
“Non pestarlo!” sibila la ragazzina indicandole un coniglietto bianco che sniffa
l’aria e al loro passaggio fa un balzo verso la gabbietta.
Mira trattiene un grido di stupore e si tappa la bocca con entrambe le mani.
Arrosto ti farei, minaccia la bestiola con uno strano collarino a forma di
farfallino al collo.
“E’ di Malena. Si arrabbia tantissimo se gli succede qualcosa” le spiega
sottovoce cominciando a frugare nei cassetti di un grande armadio che prende
quasi tutta la parete accanto alla finestra rossa.
Una finestra rossa? Si domanda stupitissima. Che gusti!
Rinuncia a capire e infila le mani in tasca, toccando qualcosa che non sapeva di
avere. Sembra una scatolina…è piccolina, come una scatoletta da anelli del
gioielliere.
Quando la estrae sembra quasi che s’ingrandisca sotto le sue dita. Cresce quasi
a vista d’occhio strappandole un gridolino.
La lascia cadere a terra e quando si rovescia sul fondo, Mira la riconosce.
Non Aprire
“Non è possibile”, bisbiglia chinandosi a
raccoglierla e rigirandola piano.
“Eccola! Come hai fatto a trovarla?”
Guarda la ragazzina che la fissa tutta contenta con un frullatore in mano.
“Ce l’avevo in tasca” ammette porgendogliela. Quando la vede rifiutare
un’espressione di perplessità le si dipinge sul volto.
“Devi tenerla tu. Ti ha scelto lei. Probabilmente ti è saltata in tasca quando
ti ha vista. Devi esserle piaciuta”
Cosa? Piaciuta? Ad una scatola? “Senti, io non ci sto capendo niente..”
Borbotta ad alta voce interrompendosi quando una luce abbagliante scivola da
sotto la porta di una stanza e illumina quasi interamente il pavimento.
“Porca miseria, adesso si è svegliata e chi la regge più?”
Kimmy le lancia un’occhiataccia funesta ma Mira è completamente assorbita da ciò
che vede. E’ una fata davvero, pensa per una frazione di secondo quando
la porta della stanza si spalanca e un violento bagliore illumina la donna
creando un bizzarro contrasto di luce fra le pieghe del suo vestito fluttuante.
“Allora, la vogliamo finire con questo casino o no?!”