Crossover
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Autore: HHS_892    17/07/2010    2 recensioni
[...]Mettiamo le cose in chiaro: non ho la super forza, non sono super figa, non ho poteri, non ho abilità straordinarie, non sono un'intelligentona e conduco una noiosa vita normale[...]
L'estate è cominciata, c'è chi ha appena finito gli esami e deve fare serie decisioni sul proprio futuro rinunciando ai divertimenti dell'infanzia. La protagonista di questa storia è una ragazza che si è stancata di seguire il proprio sogno, ma uno strano giorno si troverà in un luogo dove la sua speranza e la sua fantasia protrebbero riaquistare vigore.
I personaggi di fantasia presenti in questa storia sono di viaria "entità" (tra cui Buffy e anime/manga/fumetti vari) e alcuni sono solo comparse.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Fumetti, Telefilm
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Spiegazioni
 
Rimasi quasi tutta la sera in biblioteca, non avevo il coraggio di uscire da quell’enorme sala nonostante mi fossi ripresa un po’ dalla sconcertante notizia.
“Questo non è un luogo da considerare normale” non era una risposta tanto scioccante, fu ciò che venne dopo a lasciarmi di stucco.
«… diciamo che questo è un luogo dove i personaggi che per te possono sembrare di “fantasia” vengono per chiedere asilo.» continuò Willow.
«Non capisco.» feci notare.
Vidi Rupert Giles pensieroso, probabilmente stava cercando le parole giuste per spiegarmi la situazione, ma proprio quando stava per aprir bocca, una bionda dall’aria furibonda entrò con passo spedito.
«Quel maledetto!» borbottò sotto il nostro sguardo interrogativo.
«Che è successo?» domandò Willow preoccupata.
«Uno di quei bastardi mi è scappato. È saltato oltre il muro e si è diretto verso il bosco.» andò verso la macchinetta del caffè posta accanto al bancone.
In effetti, poco prima di entrare in biblioteca, avevo notato che tutta la zona dei dormitori e dell’edificio principale fosse circondata da una cinta di mura molto alta, ma non riuscivo a capire di cosa stessero parlando quelle due.
«Comunque adesso non dovrebbero essercene altri.» concluse sorseggiando un bicchiere di caffè.
Appena finì di bere un terzo sorso alzò lo sguardo verso di me, mi fissò allibita per qualche istante come se fossi un’aliena «e lei? È una delle nostre?».
«Non esattamente.»
Mi parve come se stessero parlando in codice o in qualche lingua sconosciuta, rimasi in silenzio fino a quando la bionda non si presentò.
«Tu allora sei una delle matricole di scrittura, vero? Sono Buffy Summers.» allungò la mano verso di me.
«Io sono Agata Condorelli.» ricambiai il gesto.
«Di che stavate parlando?» domandò ai presenti mentre riprese a sorseggiare il caffè.
«Di cosa realmente è questo edificio.» mi feci avanti visto che il bibliotecario e la rossa cercavano di cambiare argomento.
La bionda capì a cosa mi riferivo, quindi assunse un atteggiamento sicuro «Alla fine ne verresti comunque a conoscenza.» poi aggiunse «cosa vuoi sapere?».
«Perché sono qui.» risposi io.
«Per questo dovresti parlare con il direttore.».
«E dove lo posso trovare?».
«Giacché sono le nove e mezzo lo puoi trovare in ufficio… ma dubito che voglia vederti, a quest’ora sarà impegnato con scartoffie varie.» fece spallucce, poi riprese a parlare. «Comunque se hai altre domande puoi sempre chiedere a me.»
Ci pensai un attimo, visto che c’ero potevo finalmente sapere dov’ero finita.
«Allora… cos’è questo posto?»

In un caldo pomeriggio di settembre io e la mia famiglia ci recammo in aeroporto, era la prima volta che qualcuno della famiglia si allontanasse così a lungo da casa, quindi per l’occasione mi vennero a salutare anche le mie nonne e le mie sorelle maggiori, Maria e Barbara, con i rispettivi consorti. Quello che doveva rivelarsi un saluto veloce divenne una tragedia greca; pochi minuti prima di partire erano iniziati i pianti e gli abbracci interminabili che odiavo tanto. All’inizio mi commossi anch’io, poi, però iniziai ad avere i nervi a fior di pelle.
«Si… va bene… ho capito…» cercai di scrollarmi di dosso più parenti che potevo, salutai i miei genitori e corsi a fare il check-in prima che potessero riattaccarsi come polipi per non lasciarmi partire.
L’aereo era piccolissimo, uno di quello a sei posti, ma comunque confortevole. Era adatto ai viaggi lunghi fino all’America, dotato di sedili/letto e un ampio spazio dove poter fare i propri comodi.
Nella prima ora di viaggio iniziai a leggere per la sesta volta “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, un libro che mi appassionò molto e che portai agli esami per l’interrogazione di inglese.  
Già a due ore di viaggio mi ero appisolata sul confortevole sedile del piccolo aereo, mi sentivo in paradiso e nessuno mi avrebbe svegliata o avrebbe rovinato il mio piccolo momento di riposo, ma mi stavo sbagliando.
«Signorina… signorina, si svegli!» un’hostess apparsa dal nulla mi svegliò dopo pochi minuti.
«hmm?»
«L’aereo è atterrato da quasi dieci minuti.»
Balzai dal sedile rendendomi conto che non avevo dormito per pochi minuti, ma per un bel po’ d’ore.
Scesi dall’aereo e corsi verso il piccolo bus che portava dalla pista all’aeroporto.

Buffy si sedette di fronte a me e iniziò a parlare, dalla sua espressione e dalla parlata veloce capii che probabilmente era una storia lunga e che aveva una gran fretta di finirla, tuttavia rimasi ad ascoltare con attenzione ciò che aveva da dirmi e che gli altri non erano stati in grado di spiegarmi.
«L’accademia di scrittura è solo una scusa per attirare quante più persone possibili in questo… chiamiamolo “mondo”, ma anche “dimensione” va bene. Il punto è questo: nel tuo mondo noi siamo visti come personaggi irreali, creati per intrattenere, ma la realtà è totalmente diversa. In pratica noi esistiamo già e la nostra storia reale è collegata a quella che è rappresentata sottoforma cartacea o in tv.» fece una breve pausa per riprendere fiato.
«Quindi voi non siete reali, ma lo siete…» balbettai confusa.
«Oh, Lo siamo eccome!» ribatté la bionda con una nota di sarcasmo.
«Quello che Buffy intende dire è il tuo mondo con quello nostro è collegato dalla fantasia e dal lavoro di chi ha potuto raccontare la nostra storia.» aggiunse Giles.
«E la stessa cosa vale anche per i ragazzi che hai visto fuori.» precisò Willow.
Ci fu un attimo di silenzio in cui me ne approfittai per riflettere su quello che mi avevano rivelato, anche se ciò non spiegava il perché fossi lì.
«Senti, facciamo così: domani ti presento il direttore, così potremo capire perché sei qui.» disse Buffy con un tono sgarbato «ora si è fatto tardi, è meglio se vai a letto.».
Non so il perché ma la presi come un’offesa.
Willow poco più tardi mi ricondusse nel mio dormitorio, disse che domani mattino alle otto sarebbe passata per portarmi da Buffy insieme con altre ragazze per una prova di chissà cosa.
Il solo pensiero che ci fossero altre ragazze normali come me mi dava un certo senso di sollievo.

***
Salve e grazie per aver letto!
Dal prossimo capitolo il punto di vista del narratore potrebbe cambiare (ancora non ne sono sicura).
Bye bye!

 
  
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