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Autore: GrumpyTrolla    22/07/2010    3 recensioni
Qualche mese è passato dal caso del finto Jack lo Squartatore, e le vite di tutti sono proseguite - più o meno - come al solito. Ora però, per l’investigatore è in arrivo un nuovo, inquietante caso. Questa storia è il seguito di “Red Flags and long Nights“.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Per Chimeratech: Hello :3! Non c'è problema per la recensione mancata, l'importante è saperti ancora qui! Un po' mi avevai fatta preoccupare ç_ç. Ti ringrazio per il commento, e per l'apprezzamento al capitolo, i complimenti fanno sempre piacere ad una povera autrice *_*! Questo capitolo è arrivato un po' più in ritardo del previsto, ma stavo tentando di aggiornare anche altre storie, come hai notato. Se riuscirò, te lo confido - ma non dirlo a nessuno, eh xD - ho intenzione di postare un prequel di questa saga, per raccontare come questi tre hanno iniziato a parlare, frequentarsi, e come sono giunti al rapporto che ora li contraddistingue. Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia quanto gli altri =)!

Per Rika_fma_lover: Hello! Aww, male, molto male per il ripasso mancato xD. Ricordo che quando toccò a me, passai una settimana intensiva a ripassare, e dedicarmi a tutto ciò che avevo 'scordato di studiare' negli anni precedenti. L'ipotesi sulla figlia di Falcone - paragonata ad un bisonte - mi ha fatta ridere, anche perché di fronte ad un simile donnone, Jonathan avrebbe anche potuto infischiarsene della curiosità di vedere Eddie all'opera, e fuggire. No no, Eva è una donna molto alta, ma fine e di bell'aspetto, non per niente, ha conquistato subito le mire di Nigma (e per inciso, il sogno nel cassetto della mia versione di questo personaggio, è trovare una donna con cui riuscire a ballare un lento con la testa sollevata, cosa non facile vista la sua statura). Per quanto riguarda il suo stretto rapporto con gli altri due, che sembra averti un po' turbata, ha una spiegazione: nella mia versione - molto più simile ai fumetti Strikes, che a quelli classici -, lui è un uomo con la fissa per gli enigmi, magari un po' ladro, ma fondamentalmente onesto: non si sognerebbe mai di imbrogliare nelle sue sfide, qualità per cui era noto il classico Enigmista della golden age. Ma ovviamente è un megalomane, e come tutti i megalomani nasconde insicurezze micidiali, ed un gra bisogno di approvazione, odierebbe un abbandono, o non venir calcolato affatto dalle persone che lo circondano, specie se arriva a conoscerle e ad affezionarsi, a modo suo. Per non parlare del fatto, che ora ha addirittura cambiato vita completamente, quindi il resto lo lascio alla tua immaginazione ;).Comunque, hai anticipato un bel quesito cui mi stavo giù apprestando a rispondere con una lunga one-shot, che andrà a fare da prequel a questa saga. Crane beh xD. Lui è il furbetto della situazione, fa buon viso a cattivo gioco, tenta di immischiarsi nelle faccende quel tanto che basta per soddisfare la sua curiosità, o per i suoi interessi, ma sulle ragioni che lo hanno spinto ad aiutare Edward in questo particolare caso, lascerò che sia il resto della storia a spiegare. Infine, il Joker xD. Pantofolaio hai detto, beh, un po' sì, ma come ho già spieato durante la storia precedente ad altri, il motivo è semplice: Arkham è stato raso al suolo, quindi tutti hanno "cose più importanti" a cui badare, ed è per questo che il clown non accenna a farsi vedere per il momento: vuole la scena tutta per sé, non dividerla con altri, in un momento in cui "sta succedendo di peggio". Per quanto riguarda Duefacce invece, continui a leggermi nella mente ed anticiparmi, perché apparirà proprio in questo capitolo. Andando avanti, avevo capito purtroppo che si tratta di perdita d'interesse da parte dei lettori, ma la cosa non mi sconforta poi molto: io sono ancora qui, e ci sei tu, e c'è la ristretta cerchia di affezionati a cui tengo, quindi non ho bisogno di commentini "tanto per". Nel 2012, col nuovo film, sarò felice di poter dire "io ero rimasta è_é!". Non capisco cosa intendi con "aura di sacralità" attorno a questo fandom, però. Cioè, ovviamente in ogni categoria bisogna saper scrivere ed avere un'idea chiara e coerente di come siano i propri personaggi - e quel tanto che basta vicini agli originali - ma queste cose vengono con la passione, quindi non credo ci sia ragione di temere alcun che. Ma qui entra in gioco il mio caratteraccio, poiché ci sarebbero molte più storie nel fandom, se non mi fossi messa a commentare in modo acido, ma anche educato e costruttivo, ogni minchiata qui postata, spingendo alcune autrici a cancellare o modificare i popri "lavori". Visto xD? Caratteraccio. Ora ti lascio al capitolo, ringraziandoti tanto per il tuo commento, e sperando di leggere presto le tue impressioni.

Per Sychophantwhore: Ciao :3! Ma quanto ti diverti a sezionare ogni cosa *__*! Ho fatto proprio bene ad attendere l'arrivo del tuo commento prima di andare avanti. Il motivo per cui le riflessioni di Edward si sono mischiate alla realtà è semplice xD da una parte, come avrai notato, continua a farsi manovrare dai suoi "amici", mentre dall'altra, mettendomi nei suoi panni in quella situazione - tutti che non vedono l'ora di accompagnarlo nell'avventura -, mi sarei sentita proprio così: come dentro un romanzo un po' fatto male. Il film di cui parli temo di non averlo mai visto, ma rimedierò appena potrò, visto che me lo raccomandi così caldamente! In un punto però ti sei sbagliata ç_ç... Edward non aveva affatto accettato il caso propostogli da Gordon, semplicemente, aveva detto una bugia per farlo contento. Ai suoi occhi, una tizia che si fa bella prima di suicidarsi, non ha nulla di particolarmente misterioso. "Queste star sono ben strane" ha detto, se non sbaglio (non ricordo se questa frase nel capitolo c'era, o se l'ho eliminata dalla bozza). Però, per quanto riguarda la teoria sulla pedina, non dirò nulla, solo che "in un certo senso" è così, ma non quello che credi tu, temo ç_ç. Poi, Spaventapasseri xD. Lui continua ad essere il furbetto della situazione, ma continuo a non volerti sciupare il seguito, visto che un ruolo ce l'avrà eccome, nelle indagini ;). Sul "nulla accade per caso" però, hai perfettamente ragione! Sarebbe un insulto, o una trovata molto tragicomica, lasciare tutto al caso, anche se forse al Joker farebbe molto piacere, confonderebbe le idee a non finire xD. Ed a proposito del clown, sono contenta che lo trovi divertente, e soprattutto che apprezzi i suoi comportamenti un po' animalschi ed istintivi! Più che di gelosia, qui parlerei di territorialità bella e buona! Mancava solo che marcasse il suo territorio in stile canino, ed il quadro sarebbe stato completo, ma non credo che Johnny avrebbe apprezzato più di tanto xD. E lo dico pure a te, visto che siamo in argomento. Sui trascorsi dei tre, il loro rapporto, come si sono incontrati, sto scrivendo una lunga one-shot, dopo la quale spero che tutte le tue curiosità vengano sedate ;). Infine, la tua curiosità xD. Dove stavano andando quei due? Forse a casa dell'ex psichiatra, dove Joker ama farsi coccolare in intimità, con la scena tutta per lui - in effetti, Crane non ama troppo dare spettacolo, anche se si tratta solo di Ed -, oppure fuori, a passare il tempo mischiandosi coi comuni mortali, o ancora, a lanciare sassi e bombe a mano, o a fare una solitaria passeggiata di coppia su qualche spiaggia ù_ù chi lo sa? A te la scelta ;)! Ma ora ti lascio al capitolo, sperando che sia di tuo gradimento quanto i precedenti!

Attenzione: Visto quanto solitamente sono lunghe le risposte alle recensioni, ho pensato che sarebbe forse meglio rispondere tramite mail nella pagina "contatta l'autore", quindi se siete d'accordo, fatemi sapere, e controllate che i vostri indirizzi sul sito siano validi.

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX

BEAUTY KILLER:

Capitolo 3: Wait.

Dal diario di Edward: Spaventapasseri mi ha consigliato di non fare
‘lo strambo’, coi clienti. A me. Che Dio lo stramaledica...

I almost died, but it felt great. Faking perfection wasn’t worth the wait.
(Sono quasi morto, ma è stato bellissimo. Fingere la perfezione, non valeva l’attesa.)

Harvey tamburellava distrattamente il volante con le dita, in attesa, e non era cosa di tutti i giorni vederlo mostrare pazienza. Appena sentì lo scatto della portiera che si apriva sul lato passeggero, alzò lo sguardo ad incontrare quello di Jonathan, che senza una parola, prese posto al suo fianco.
“Ciao.” Sorrise l‘ex magistrato.
“Tutta quest’urgenza, solo per dirmi ciao?” Disse l‘altro, scuotendo leggermente la testa.
Per un momento, ad Harvey tornò in testa un consiglio che gli diede suo nonno, quando aveva sedici anni: se l’hai aspettata sotto casa per due ore, lei sale in macchina e non ti da neppure un bacio, falla calà.
Non aveva idea di cosa significasse, ma una mezza idea se l’era fatta. D’altronde però, suo nonno era anche un razzista ignorante, e se avesse potuto vederlo in quel momento - un criminale che stava uscendo con un altro delinquente, per giunta dello stesso sesso -, come minimo si sarebbe rivoltato nella tomba.
“Che faceva il clown stasera?” Chiese, osservando la sua stessa mano mentre carezzava leggermente il volante.
Crane alzò un sopracciglio; le rare volte che riuscivano a vedersi, Harvey iniziava sempre la serata con una lite, quindi distolse lo sguardo, e gettò fuori l’aria dal naso in maniera nervosa, in preparazione a ciò che stava per venire, perché con lui non riusciva proprio a girare semplicemente i tacchi ed andarsene, come faceva sempre.
“Credo stia aiutando Ed con un nuovo caso.”
Duefacce annuì, poi attivò la chiusura centralizzata, effettivamente bloccando ogni uscita, e mise in moto.
“Che stai facendo?”
“Ti rapisco.” Disse,mentre passava un braccio attorno al sedile passeggero per fare retromarcia.
“Harvey, che ti piglia?”
L’ex magistrato alzò le spalle.  “La cintura, Jon.”
Spaventapasseri continuò a fissarlo per un po’, in attesa forse di sentirgli dare una spiegazione, ma una volta fuori dal vicolo, e nel bel mezzo della strada, dovette rassegnarsi, quindi con gesto stizzito fece come gli era stato chiesto.
“Harvey io vengo, ma vuoi dirmi che succede?”
“Succede che al telefono rispondi quando ti gira, ai messaggi giusto quando muore un papa, e di darmi un tuo contatto su internet manco a parlarne…. alla nostra età sembra un po’ stupido comportarci come una coppia clandestina, non pensi?”
“Chi ha mai detto che siamo una coppia.” Rispose, forse un po’ troppo in fretta, e vide l’altro annuire, mentre inseriva la terza.
“Nessuno.  - acconsentì - Allora, che siamo?”
“Amici, cos’altro?”
Di nuovo Duefacce cambiò marcia, accelerando. “E cosa stiamo diventando?”
“Proprio niente. Mi piace la tua compagnia, tutto qui.”
“Oh, sì. - confermò, mentre si voltava verso di lui per sorridergli - Anche a me la tua.”
E sterzò, senza mai rallentare, Jonathan si sentì spingere contro lo sportello dalla forza centrifuga.
“Mi fa piacere. - Annuì, il respiro un po’ più veloce - Il senso è quello.” E trattenne il fiato durante un sorpasso azzardato; lanciò uno sguardo al tachimetro, per poi pentirsene subito dopo.
“Allora… non che diresti mai la verità, eh, Dio ce ne scampi. Ma perché tutta questa paura che il clown venga a sapere che siamo solo amici?”
Chiese, sterzando bruscamente ancora una volta e finendo con l’invadere la corsia opposta; solo all’ultimo momento, evitarono lo scontro con una macchina che viaggiava in senso contrario, ed il suono acuto di un clacson li seguì per qualche attimo, scemando poi nell’aria.
“Rallenta.” Chiese Crane, sforzandosi di mantenere la calma.
“Ho fretta. Scusa, dicevi?”
“Harvey… - si bloccò, scosse la testa - perché non ti fermi da qualche parte? Potremo parlare meglio.”
“Scherzi? E se ci riconoscono? No, meglio correre, così tu sarai contento.” Annuì, approvando la sua stessa logica mentre proprio in curva, sorpassava l’ennesima macchina; Jonathan non capiva se Duefacce si fidasse ciecamente della sua abilità di guida, o se più semplicemente, stava pianificando qualche incidente mortale alla Vanilla sky. A lui non andava proprio di fare il Tom Cruise della situazione.
“Ok non è divertente, fammi scendere, adesso!”
“Ma non dire scemenze! - urlò, per poi tornare calmo subito dopo - Farti scendere dove, siamo sulla statale.”
“Dimmi cosa vuoi, allora!”
“Che dovrei volere? Siamo solo due amici, che stanno solo parlando, mentre si fanno solo un giro.”
“O… ok, hai ragione. - iniziò, sforzandosi di non far tremare la voce - Ma ti ho già spiegato che non posso permettermi di farmi nemico Joker.”
“U-hu. - Annuì - Ed io cosa sono per te?”
Jonathan sapeva cosa voleva sentirsi dire l’altro, ma nonostante la situazione richiedesse quel piccolo - in fondo lo sapevano entrambi, che era la verità - sforzo, non se la sentiva. L’auto accelerò ancora, imboccando un’uscita che Crane non riconobbe, ma la strada iniziò a farsi in salita.
“Te l’ho detto, sei un caro amico.”
“Lo è anche Nigma, no? Eppure non ti ho visto fare il ninja, ogni volta che vai a trovarlo.”
“Ma Edward…”
Si bloccò; davanti a loro c’era una curva strettissima, un semplice battistrada li divideva da un precipizio buio, ed a Jonathan già sembrava di sentire odore di zolfo, ma Harvey tirò il freno a mano, e l’auto si voltò proprio nella direzione giusta per proseguire con la minima perdita di velocità.
“Edward cosa?” Riprese Duefacce, alzando la voce.
“Con lui è diverso!”
“Diverso perché?!” Urlò, accelerando ancora in vista di un’altra curva.
“Perché a te non riesco a smettere di pensare!”
L’auto inchiodò di botto, e dopo quell’ultima confessione gridata con tutta la voce che aveva, calò il silenzio. Crane aveva portato una mano a coprirsi la bocca, forse per negare ciò che aveva appena detto, o semplicemente per bloccare la nausea. Duefacce sembrava non saper più che dire, nonostante avesse ottenuto ciò che voleva, e quando ricominciò a parlare, era costernato.
“Jonathan, mi d-”
Si sentì strattonare la manica della camicia, e tolse le sicure, Crane sganciò la cintura di sicurezza e si precipitò fuori; con una mano si sostenne al cofano arroventato della macchina, e si piegò in avanti, gli occhi umidi; pochi attimi dopo, sentì Harvey afferrargli il polso e sollevarlo dall’auto, poi gli cinse la vita con un braccio per sostenerlo, e con la mano libera, gli scansò i capelli dalla fronte.
L’ex psichiatra pensò di non essersi mai sentito in imbarazzo come in quel momento, e dopo aver vomitato la cena, tutto tornò a farsi vivido: il dolore bruciante, della scottatura sotto il palmo, degli acidi gastrici lungo la gola, delle guance umide di lacrime sferzate dal vento, e si lasciò manovrare, abbandonandosi contro il petto di Harvey, che s’era appoggiato contro la macchina; lo sentì insinuare il mento sulla sua spalla, il lato sano del viso che carezzava il suo, ma Spaventapasseri non riusciva a pensare proprio a nulla, figurarsi parlare.
Sentì Duefacce trarre un respiro profondo, e quando l‘aria uscì dalle sue labbra, sembrò tremare.
“Ti amo, Jonathan.”
Spaventapasseri non lo zittì, non gli diede del cretino, per la prima volta lo lasciò davvero parlare.
“Ed ho voglia di fare l’amore con te.”
  
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