Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: minimelania    29/07/2010    4 recensioni
Inghilterra, 1880. Una ragazza bella e intelligente. Un disastro improvviso. Un uomo che sarà la sua salvezza.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Capitolo Ventunesimo -


La mattina dopo Eileen scese a colazione meditando sul da farsi.
Tecnicamente avrebbe dovuto aspettare che fosse Norma a portagliela su, ma quel giorno - e dopo quella notte - non aveva nessuna voglia di aspettare. E poi non voleva rischiare che rimanendo in camera Prescott si facesse vivo con lei. Era ancora molto arrabbiata per come si era comportato: che diamine! Chiedere a Thompson la sua mano senza averla prima affatto consultata, eppure … Eppure era anche lusingata di aver ricevuto tutta quell'attenzione. Era cos
ì poco che si conoscevano, e lui già si spingeva così avanti. Certo, questo le metteva anche inquietudine: va bene che un bacio era un bacio … ma insomma, c'era tutta questa fretta? Si conoscevano da così poco tempo!
Rimuginando scese le scale, passò in cortile e di là in cucina. La giornata era bella e soleggiata, le fece piacere respirare. Evitò accuratamente il giardino in cui la sera prima si era svolto quel surreale dialogo. Certo che anche Thompson ne aveva di faccia tosta! Addirittura farle la dote, proprio lui …
- Signorina, non dovresti essere a letto? - le chiese Norma, che affacciata alla piccola finestra stava mettendo a raffreddare una torta.
Eileen cercò di protestare.
- Va bene - fece Norma - Ma vieni dentro, svelta, che non hai una bella cera stamattina. Cosa sono quelle occhiaie lì? Se non fossi malata direi quasi che hai pianto. Non hai mica pianto, vero?
- No, di certo. Non ne avrei avuto proprio nessun motivo.
- Ah, menomale - fece Norma - sai quante volte sbircio quel visetto e mi viene da pensare, ma ... gradisci una fetta di torta?
Eileen si sedette e prese la fetta di torta ed il thé. Stavolta era alla rosa canina.
- Delizioso.
- Grazie, mia cara. Ho raccolto le bacche giorni fa e non vedevo proprio l'ora di bermelo in santa pace … e finalmente ora che tutti se ne sono andati, anche io ho il mio momento di tregua!
E così detto si imburrò un crostino. Eileen la fissò incredula.
- In che senso se ne sono andati tutti? Non vorrete …
- Dico che se ne sono andati tutti, stamattina. Il signor Thompson, Prescott e anche quella piccola smorfiosa di Aurora. Pensa che è una ragazza così sciocca, che l'altro giorno … Ma. Che hai? Per caso non ti avevano avvertito avvertito?
Eileen era rimasta con la tazza a mezz'aria.
- Non … non mi hanno detto niente, no. Ma chi è andato via, il Signor Thompson? Aurora? Sono andati in città? Torneranno?
Norma sorrise e scosse la testa.
- No, no, te l'ho detto, tutti quanti. Se ne sono andati tutti quanti e penso proprio che non li rivedremo per un bel pezzo. Stamattina il padrone è venuto  e mi ha detto che dovevano partire, lui e i suoi amici, subito. Affari urgenti che li chiamavano a Londra. Qualche ballo sicuramente, o una festa. Ad ogni modo, quando ho chiesto se pensavano di ritornare presto, Thompson ha scosso la testa: 'ce ne staremo via parecchio tempo, Norma' ha detto proprio così 'parecchio tempo, penso, davvero'. Dopo di che mi ha voltato le spalle ed è sparito. Pensavo che ti avesse salutato! Ma non fare quella faccia, bambina. Il Signor Thompson fa sempre così: un attimo prima è lì accanto e un attimo dopo è sparito chissà per quanto. L'ultima volta è stato via quasi un anno.
Eileen deglutì a fatica.
- E non sapete dove è andato, di preciso?
- Oh, no. Il padrone non lascia mai un recapito. Semmai è lui a mettersi in contatto con noi, dice che questo tiene lontani i seccatori.
- Ah, ho capito. E il tenente? Anche il tenente …
- Il tenente - disse Nibbles entrando e togliendosi di dosso il grembiule che usava sempre quando innaffiava i fiori di buon mattino. Aveva nella tasca una lettera che sventolò sotto gli occhi di Eileen - Il tenente ti ha lasciato questa. L'ho visto stamattina, mentre stava per salire in carrozza. Mi ha fatto cenno di avvicinarmi e di aspettare un secondo. Poi ha scritto queste due righe e me le ha date, raccomandandomi di darle solo a voi - e qui Nibbles fece la faccia di uno che ha trovato in un bel cesto di pesche una biscia grossa come un tubo.
Eileen afferrò la lettera e lesse due volte le quattro righe che la componevano.
- Tutto qui? - chiese quando rialzò gli occhi.
Nibbles si strinse nelle spalle.
- Se vuoi posso aggiungere qualcosa, ma penso che non sarebbe educato.
Norma lo fulminò con lo sguardo.
- Che succede, bambina, cose gravi?
Eileen scosse la testa e si alzò.
- No, niente, niente, signora Nibbles. E grazie della torta, era ottima. E ora scusatemi, ma devo proprio andare.
Così dicendo scappò via in giardino. Nibbles e Norma si fissarono l'un l'altra. 

La lettera di Prescott, rifletté Eileen non appena fu riuscita a ripararsi dietro una siepe, era quanto di più strano al mondo si potesse immaginare: diceva telegraficamente che Thompson aveva chiesto ad Aurora di partire per Londra il giorno dopo, e a Prescott di seguirli. Il tenente diceva di aver ponderato le possibili ragioni di un rifiuto, e di non aver trovato niente che non avrebbe destato sospetti nel suo amico, così aveva deciso di accettare. Non si sa mai che durante quell'assenza riuscisse a cavare di bocca a Nicholas qualche ulteriore particolare dell'intricata vicenda di sua sorella. Dopo di che la salutava con un bacio e le diceva di stare tranquilla e di non prendere alcuna iniziativa. Avrebbe pensato lui a farsi vivo non appena ne avesse avuto modo. Seguiva firma, data e un piccolo cuore vergato in fretta con la penna.
Eileen storse la testa disgustata. Nient'altro?
Niente indirizzo a cui scrivere, niente indicazioni sulla meta del viaggio, niente bisogno di metterla al corrente di tutti questi nuovi sviluppi? Davvero si aspettava che lei se ne sarebbe stata buona così, ad aspettare alla finestra come Elinor il ritorno del suo prode Cedric?
Le venne da ridere di un riso per niente sano.
Per non mettere a rischio i suoi nervi, Eileen pensò che era meglio sedersi prima di affrontare il problema. Davvero Thompson era stato così assurdo da averle detto tutte quelle cose senza senso ed essere corso posi subito a dire a Norma che voleva partire? A prendere con sé la sua bella e il suo migliore, adoratissimo amico, ed andarsene senza dirle niente. Come se lei fosse una parte del mobilio di casa? Ma non aveva forse messo in conto che Eileen Merriott non sarebbe stata mai parte del mobilio di nessuno! E se qualcuno non l'aveva capito, era bene che lo imparasse adesso.
Furiosa si alzò di nuovo dalla panchina di pietra e fece due o tre volte avanti e indietro sulla ghiaia del vialetto.
Davvero era possibile che fossero tutti così idioti? Thompson scappava, Prescott non capiva e Aurora cinguettava felice perché preso si sarebbe sposata. E lei cosa faceva, in tutto questo? L'ospite orfana, la brutta Jane Eyre? Non si sarebbe mai detto di Eileen Merriott che faceva la stupida Jane Eyre!
Avrebbe preferito mille volte essere come la terribile Bertha, la moglie pazza e incendiaria del signor Rochester, piuttosto che starsene quieta a vedere che tutto andava a rotoli! No, decisamente non l'avrebbe permesso, era per questo che avrebbe … un pensiero le attraversò la testa.

Avrebbe fatto cosa?
Nessuno sapeva dove erano andati i fuggitivi, e come rintracciarli. L'unica cosa che si poteva fare era cercare in ogni angolo di Londra, una città di un milione di abitanti.  Una città da un milione di abitanti da passare al setaccio da sola.
E poi per cosa? Non capiva bene neanche cosa ci fossero andati a fare a Londra quegli idioti … e il perché di una partenza del tutto inaspettata.
Stette per male tutta la giornata. Pranzò di cattivissima voglia, sempre incollata alla finestra per vedere se per caso ritornava la carrozza con notizie da Prescott.
Chiese a Nibbles di andare due volte alla posta per chiedere se c'erano lettere per lei, frugò nella camera del tenente e anche in quella di Aurora, per vedere se per caso non avevano lasciato indizi.
Fu tutto inutile, sembravano essersi dileguati nel nulla.
Sempre chiedendosi che cosa li aveva fatti scappare tutti a quel modo (e avendo anche una piccola idea al riguardo, che concerneva gli ultimi momenti del suo strano colloquio con Thompson), Eileen si ritrovò alla fine del pomeriggio senza sapere come ci era arrivata. Ed era stanca, stanca morta.
Succede a volte che quando si passa il tempo immersi in strane domande, o a cincischiare, ci si senta alla fine più stanchi e esausti che se si fosse lavorato. Eileen, almeno, si sentiva la testa pesantissima e troppo piena di idee, una più confusa dell'altra.
Pensò bene di andare a svagarsi un po' in biblioteca.
Come si è detto, quella per i libri era una sua grande passione.
Contrariamente a quel che si può pensare, quando era davvero troppo confusa, immergersi nella lettura di un volume non solo l'aiutava a rilassarsi e ad allentare un po' la tensione, ma addirittura a riflettere meglio.
Andò in biblioteca e si scelse una piccola nicchia vicino alla finestra. Da lì poteva comodamente tenere d'occhio sia la piccola stanza completamente tappezzata di scaffali e foderata di damasco rosso, sia la vetrata e il cortile di sotto, caso mai si facesse vedere qualche carrozza con notizie all'orizzonte.
Agli scaffali c'erano decine e decine di volumi: alcuni recavano sul dorso strani stemmi e monogrammi, o qualche macchia più scura di muffa o di usura.
C'erano poi, relegati in file di alti codici borchiati, alcune decine di atlanti dall'aria piuttosto imponente, volumi spessi di enciclopedie, qualche mappa della terra e persino un grande atlante anatomico. Eileen scorse tutto con interesse, rosicchiandosi ogni tanto le labbra quando era indecisa su che scegliere. Si fece più avanti, e osservò quello che c'era proprio accanto alla porta.
Negli scaffali centrali, sotto una pila di vecchi albi illustrati e decine di opere in lingua greca e latina, c'erano anche alcuni metri di Bibbie, probabilmente retaggio di qualche paffuto antenato canonico.
Eileen si mise a sfogliarle, ammirò le belle illustrazioni e le pagine tutte ghirigori decorate e odorose di paglia. Prese poi in mano una buffa edizione di un vecchio libro che suo padre amava molto: il Thristram Shandy di Sterne. Lei non l'aveva mai letto, ma giudicò, dall'usura delle pagine, che a qualcuno doveva piacere molto.
Sulla pagina di guardia del volume c'era una bella firma svolazzante che doveva appartenere al signor Thompson o a qualche suo antenato.
Da un'altra parte trovò invece, e ne sorrise, qualche decina di quaderni vecchissimi dove ben altre e meno certe firme erano state vergate dalla stessa, giovane mano. Si trattava di appunti ed esercizi del piccolissimo Nicholas. Trovò frasi sgrammaticate e macchie dove l'inchiostro aveva fatto un disastro, le note in rosso di qualche precettore e certi bruttissimi schizzi di casette e di alberi deformi.
Rise molto, e ciò servì a distrarla. Non si accorse che passava il tempo fin tanto che non notò che il sole tramontava oltre la vetrata. A quel punto qualcosa le disse che non sarebbe più tornato nessuno. Tanto valeva, aspettando la cena, di scegliersi qualcosa da leggere.
Puntò dritto allo scaffale dei romanzi francesi. Va detto che questa parte non era così aggiornata come tutto il resto, ma vi trovò comunque delle opere tali da mozzargli in gola il fiato.
Tra gli altri spiccavano una splendida e rarissima edizione delle Liaisons Dangereuses di De Laclos, libro introvabile e assolutamente proibito a motivo della licenziosità che pareva ne pervadesse le pagine sotto una patina di astuto perbenismo. Più avanti, qualche tomo di un tizio che si chiamava Zola e che Eileen non aveva mai sentito nominare: per di più erano tomi enormi. Ne sfogliò uno, ma lo posò contrariata. Che le importava di sapere le avventure di una banda di ferrovieri di Parigi? Erano molto più interessanti certe opere altamente istruttive che parlavano di bei sentimenti e imprese galanti e avventurose. Ne scorse una, Le Vicomte de Bragelonne , che aveva letto tempo prima e che le era piaciuta un sacco. Parlava della famosa leggenda della Maschera di Ferro e di come avesse infine epilogo la storia dei Tre Moschettieri.
Accanto a quella campeggiavano due tomi dei Misteri di Parigi, e una raccolta di alcune novelle di Merimeé. Carmèn era la sua preferita: pareva che a Parigi qualcuno ne avesse tratto addirittura un'opera. Poi c'erano altre opere minori, racconti di fiabe e leggende, ma ad un tratto quando si era quasi decisa per un romanzo gotico, scorse vicino alle sue spalle due splendidi volumi illustrati di Hugo. Uno era Notre-Dame de Paris, libro che aveva letto circa cento volte trovandolo davvero stupendo, l'altro era Les Miseràbles, un altro capolavoro assoluto che non riusciva proprio a dimenticare. Si immerse per un buon quarto d'ora nelle vicende del buon Jean Valjean e in quelle, ancora meno fortunate dello sciocco e irresoluto Gringoire, e si dimenticò di tutto il resto.

'Se io fossi un personaggio di Hugo'  pensò a un certo punto ricordando la fine di entrambe le storie 'protesterei vivamente con l'Autore. Non è possibile che alla fine di ogni libro tre quarti dei personaggi principali siamo morti di una morte atroce o siano sfiniti dagli stenti'. Ma alla fine monsieur Victor rimaneva sempre il migliore.
Accanto a Hugo c'erano certi russi di cui aveva solo sentito parlare, un po' più in là delle insulse commedie di una certo, noioso Oscar Wilde, e in fine un piccolo tomo che quando vide, fece un balzo dalla gioia.
Si trattava di un'edizione recentissima dei Delitti della Rue Morgue. Nonostante fosse una signorina e le piacessero moltissimo i romanzi, Eileen non disdegnava affatto di pascersi di letteratura macabra. E quel piccolo scritto - a quanto aveva sentito - racchiudeva delle storie inquietanti ed assolutamente orripilanti. Proprio quello che ci voleva per distendere i nervi, così  lo prese, lo portò alla finestra e accomodatasi comodamente in poltrona s'immerse nella lettura.
Non seppe mai quanto tempo fosse passato, ma ad un certo punto sentì una risatina accanto a sé. Fece un balzo per lo spavento, ma intorno non vide nessuno.  Si rimise a leggere pensando di aver sognato. Del resto le capitava spesso, di cadere in una specie di trance, se solo aveva un libro per le mani. Ma non aveva ancora letto due righe che la risata si ripeté. E siccome era arrivata ad un punto che faceva parecchia paura, Eileen sobbalzò sulla sedia.
- Se mi reagisci così quando rido, cosa farai quando vedrai lo Spettacolo?
Noah sgusciò da sotto la coperta di damasco del tavolino a fianco, e dopo un attimo comparve la sua scatola.
- Da quant'è che mi spii, brutto …
Noah rise.
- Sono arrivato da dieci minuti, ma ho visto che leggevi e non volevo … certo che quando leggi fai sempre quella faccia buffa e immusonita? E poi ti rosicchi le punte dei capelli …
Eileen arrossì.
- Nessuno ti dava il diritto di starmi a spiare! E, a proposito … come hai fatto ad arrivarci? Avevo chiuso la porta …
- Non ti ricordi? Sei sul mio territorio! E' la mia pista per fare esercizi!
Eileen lo fissò stralunata.
- Ma se sei stata proprio tu a darmi la chiave! - rise di nuovo - Ti vedo un pochino strana, oggi, Linny … non sarà mica che è successo qualcosa? No, - continuò - perché se non stai bene ho la medicina. Le mie bambine hanno quasi finito di imparare il loro magico numero. Se te la senti potrei anche mostrarti … ma non ti voglio anticipare niente! Ti va di darci un'occhiata?
Eileen sospirò e lasciò andare il libro.
- Certo che mi va … fai vedere …
Noah fece un bel sorriso e cominciò a disporre le sue processionarie.
- E' quasi tutto pronto, manca solo il numero del giro della morte. Il problema è che sanno andare dritte, ma quando arrivano agli angoli non svoltano. Ed è un problema questo, perché così il cocchio non gira, e Creamy cade sempre di lato. E' un grosso peccato, davvero. E pensa che ieri sera ci erano quasi riuscite, quando quei due sono venuti qui e mi hanno interrotto! Ho dovuto a nascondermi lì sotto, per non rischiare di esser visto, che roba! Un altro po' e ci stavano un secolo … me non male che poi se ne sono andati, altrimenti Creamy ci impazziva!
Eileen aggrottò le sopracciglia.
- Chi erano quei due? - chiese.
- Il signor Prescott, il tenente, e … quella smorfiosa della signorina Aurora.
- Erano qui ieri sera, vuoi dire? Sono entrati per prendere un libro?
- See … come io ero qui per cucinare! Ma no, che libri, sono sgusciati dentro come se avessero una spia alle calcagna. Si sono chiusi la porta alle spalle, e, beh … sono venuti qui alla finestra. Poi Prescott le ha detto qualcosa, e non la finivano più di sussurrare. Te l'ho detto, ci è voluta una mezz'ora perché mi lasciassero in pace.
- E che si sono detti? Lo hai sentito?
Noah fece la faccia contrita.
- Lo so che non sta bene, Linny … ma qui sotto si sentiva proprio tutto.
- E sai cosa si sono detti?
- Certamente. Parlavano del Signor Thompson e di una tizia, una sua cugina. Dicevano che bisogna separarli.
- Cosa?
- Esattamente. Ha detto così. 'Portare il Signor Thompson lontano da sua cugina, e subito. Prima che quella scopra qualcos'altro'.
Eileen divenne bianca come un cencio.
- Sei sicuro di aver sentito bene?
- Benissimo - fece Noah - Ma ti interessa? Tu per caso conosci sua cugina?
Eileen non rispose.
- Hanno detto che una volta è andata male - continuò Noah, sempre stando sistemando le sue processionarie - ma che bisogna che vada bene ora. Per non ci dovevano essere grane. O intoppi, o roba del genere. Quindi bisognava portare il Signor Thompson subito a Londra. Doveva chiederglielo la signorina Aurora. Portarlo via con una scusa qualsiasi. Prescott ha detto che questa cugina, la cugina di Thompson, voglio dire, ha scoperto qualcosa di brutto, e che era meglio per tutti se loro se ne vanno il prima possibile. Sembra che Prescott debba anche sposarla, questa cugina del padrone, e voglia portarla via, molto lontano, subito dopo il loro matrimonio. Pare sia sempre per tenerla lontana da qualcosa …
- Cosa? - chiese Eileen era terrea.
Noah si strizzò nelle spalle.
- Non lo so, non l'ha detto, ma … che ti importa? Non tu sei mica sua cugina! Ehi! Aspetta! Ma che ho detto? Dove vai …
Eileen era scattata in piedi e si era precipitata fuori dalla porta. Cosa significava quel dialogo che Prescott aveva avuto con Aurora? Cos'era stato a portarlo lontano, ad indurre sua sorella a chiedere a Thompson di partire per Londra? Se c'era una cosa certa era che Prescott aveva mentito: non era stato il Signor Thompson a chiedergli di allontanarsi. Ma perché? Cos'era successo nel frattempo?
Con la testa che le prendeva fuoco Eileen salì le scale e si diresse in camera sua. Appena arrivata si chiuse la porta alle spalle e cominciò a rovistare dentro ai suoi bagagli. Doveva andare a Londra, subito. Doveva prendere Prescott e chiedergli che significava quella partenza improvvisa e quel biglietto, doveva fermarli tutti quanti, chieder conto,  prendere Aurora, sbatterla via, dire a Thompson che … ma un momento!
Ripensò a quello che aveva detto Noah e alla raccomandazioni del tenente: qualcuno voleva tenerla il più possibile lontana dalla soffitta. Qualcuno non voleva che scoprisse il mistero che si celava dietro la triste storia di Catherine Thompson.
Eileen guardò fuori dalla vetrata. Il sole ormai era solo un ricordo, e le tenebre avanzavano circospette. Una rondine planò
sopra un platano dove aveva il nido e si dispose a richiudere le ali per la notte. Cominciavano invece a svegliarsi gli inquieti animali notturni.
Eileen decise che quella notte avrebbe vegliato con loro.

-----------------------------------------------------     Risposte :)   -------------------------------------------------------------

@Beatrix: Eccoci qui a rispondere ... innanzitutto: ciao e mille grazie per la recensione. Mi inchino di nuovo davanti ai complimenti *___________________* :  troppi! Comunque ti ringrazio molto, e la mia vanità si associa ai ringraziamenti. Per quanto poi concerne Aurora e il Signor Thompson, beh, penso che, disgraziatamente, dovrà essere lui stesso a decidere. Noi non possiamo forzarlo, ma ad ogni modo io il mio piccolo consiglio all'orecchio glie l'ho soffiato ... magari gli trasmetto anche il tuo, sperando che rinsavisca e ci ripensi a sposare la piccola ape. Più di così noi non possiamo fare, aspettare è tutto quello che possiamo. Io spero vivamente che il Tempo stia lavorando dalla parte giusta, anche se potremo saperlo soltanto strada facendo, perché in effetti certe volte 'sti personaggi hanno un po' la malefica tendenza a fare quello che par loro e a sgusciarmi lesti lesti tra le mani .... come dice il poeta: habent sua fata libelli (i libri vanno un po' per conto loro)!  

@SenzaFiato: Aspetta, aspetta, e ne vedrai delle belle ... come vedi già on questo capitolo si cominciano a mostrare le carte, e a scoprire certi altarini che qualcuno vorrebbe nascondere. Ma ... non voglio dire altro, altrimenti vi rovino la sorpresa! Bacioni! p.s. Grazie per aver definito 'romanzo' questo piccolo pezzettino di niente ... non me lo merito ma mi ha fatto non sai quanto piacere! :)))

@Miss_Slytherin:  Dunque dunque dunque ... prima di tutto il tenente - pur momentaneamente assente dalla scena - mi dice che risponde con estremo piacere alla tua richiesta di un altro bacio. Te ne manda anzi  quattro, tutti ovviamente molto galanti e appropriati, conella speranza che siano sufficienti durante la sua assenza ... ma non per troppo, spera, eh! Lui ama molto che gli siano richiesti di tanto in tanto, solleticano la sua vanità :) Per quanto riguarda il resto, beh ... diciamo che Prescott sta facendo qualche piccolo gioco azzardato. Chissà se gli andrà in buca oppure no. Nel frattempo, ora che è scappato, possiamo solo tirare a indovinare e aspettare la sua prossima mossa! p.s. Ah, e naturalmente - anche se Thompson avrebbe qualche probelmino a ammetterlo a sé stesso - al sua unione con Aurora è tutt'altro che una cosa pacifica. Anche lui, poverino, è tormentato ;)

@Lhoss: Mia cara, temo che l'Arcidiacono debba cercare di allungarsi le braccia quanto più può: non è facile contenerci entrambe, ma penso che debba riuscirci, ne va della sua vita e della sua ... felicità. Tornando alle più prosaiche cose (ma l'Arcidiacono di Josas ovviamente sta sempre nel nostro cuore come Padrone e Signore - nonché Maestro indiscusso e sublime di Perdita-del-Controllo-con-Botto), temo che non ci sarà nessun gobbo che si incarichi del pietoso ufficio di defenstrare il tenente. Dovrà pensarci qualcun altro, sempre che certe cose siano chiarite. Nel frattempo non ci resta che aspettare e goderci le sublimi scene di raccapricciante quanto amabile incertezza sentimental-vittoriana. Un grande abbraccio, a cui si unisce ovviamente anche la parte più tormentata di Thompson, la tua V.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: minimelania