- Capitolo Ventunesimo -
La
mattina dopo Eileen
scese a colazione meditando sul da farsi.
Tecnicamente avrebbe
dovuto aspettare che fosse Norma a portagliela su, ma quel giorno - e
dopo
quella notte - non aveva nessuna voglia di aspettare. E poi non voleva
rischiare che rimanendo in camera Prescott si facesse vivo con lei. Era
ancora
molto arrabbiata per come si era comportato: che diamine! Chiedere a
Thompson
la sua mano senza averla prima affatto consultata, eppure …
Eppure era anche
lusingata di aver ricevuto tutta quell'attenzione. Era così
poco che si conoscevano, e lui già si spingeva così
avanti. Certo, questo le metteva anche inquietudine: va
bene che un bacio era un bacio … ma insomma, c'era tutta
questa fretta? Si
conoscevano da così poco tempo!
Rimuginando scese le
scale, passò in
cortile e di là in cucina. La giornata era bella e
soleggiata, le fece piacere
respirare. Evitò accuratamente il giardino in cui la sera
prima si era
svolto quel surreale dialogo. Certo che anche Thompson ne aveva di
faccia
tosta! Addirittura farle la dote, proprio lui …
- Signorina, non dovresti
essere a letto? - le chiese Norma, che affacciata alla piccola finestra
stava
mettendo a raffreddare una torta.
Eileen cercò di protestare.
- Va bene - fece Norma - Ma
vieni dentro, svelta, che non hai una bella cera stamattina. Cosa sono
quelle
occhiaie lì? Se non
fossi malata direi quasi che hai pianto. Non hai mica pianto, vero?
- No, di certo. Non ne
avrei avuto proprio nessun motivo.
- Ah, menomale - fece
Norma - sai quante volte sbircio quel visetto e mi viene da pensare, ma
...
gradisci una fetta di torta?
Eileen si sedette e prese
la fetta di torta ed il thé. Stavolta era alla rosa canina.
- Delizioso.
- Grazie, mia cara. Ho
raccolto le bacche giorni fa e non vedevo proprio l'ora di bermelo in
santa
pace … e finalmente ora che tutti se ne sono andati, anche
io ho il mio momento
di tregua!
E così detto si imburrò un
crostino. Eileen la fissò incredula.
- In che senso se ne sono andati
tutti? Non vorrete …
- Dico che se ne sono
andati tutti, stamattina. Il signor Thompson, Prescott e anche quella
piccola
smorfiosa di Aurora. Pensa che è una ragazza così
sciocca,
che l'altro giorno … Ma. Che hai? Per caso non ti avevano
avvertito avvertito?
Eileen era rimasta con la
tazza a mezz'aria.
- Non … non mi hanno detto
niente, no. Ma chi è andato via, il Signor Thompson? Aurora?
Sono andati in
città? Torneranno?
Norma sorrise e scosse la
testa.
- No, no, te l'ho detto,
tutti quanti. Se ne sono andati tutti quanti e penso proprio che non li
rivedremo per un bel pezzo. Stamattina il padrone è venuto e mi ha detto che dovevano
partire, lui e i
suoi amici, subito. Affari urgenti che li chiamavano a Londra. Qualche
ballo
sicuramente, o una festa. Ad ogni modo, quando ho chiesto se pensavano
di
ritornare presto, Thompson ha scosso la testa: 'ce
ne staremo via parecchio tempo, Norma' ha detto proprio così
'parecchio tempo, penso, davvero'.
Dopo di che mi ha voltato le
spalle ed è sparito. Pensavo che ti avesse salutato! Ma non
fare quella faccia,
bambina. Il Signor Thompson fa sempre così: un attimo prima
è lì accanto e un attimo dopo è
sparito chissà per quanto.
L'ultima volta è stato via quasi un anno.
Eileen deglutì a fatica.
- E non sapete dove è
andato, di preciso?
- Oh, no. Il padrone non
lascia mai un recapito. Semmai è lui a mettersi in contatto
con noi, dice che
questo tiene lontani i seccatori.
- Ah, ho capito. E il
tenente? Anche il tenente …
- Il tenente - disse
Nibbles entrando e togliendosi di dosso il grembiule che usava sempre
quando
innaffiava i fiori di buon mattino. Aveva nella tasca una lettera che
sventolò sotto gli occhi di Eileen - Il tenente ti ha
lasciato
questa. L'ho visto stamattina, mentre stava per salire in carrozza. Mi
ha fatto
cenno di avvicinarmi e di aspettare un secondo. Poi ha scritto queste
due righe
e me le ha date, raccomandandomi di darle solo a voi - e qui Nibbles
fece la
faccia di uno che ha trovato in un bel cesto di pesche una biscia
grossa come
un tubo.
Eileen afferrò la lettera e lesse due
volte le quattro righe che la componevano.
- Tutto qui? - chiese
quando rialzò gli
occhi.
Nibbles si strinse nelle
spalle.
- Se vuoi posso aggiungere
qualcosa, ma penso che non sarebbe educato.
Norma lo fulminò con lo sguardo.
- Che succede, bambina,
cose gravi?
Eileen scosse la testa e
si alzò.
- No, niente, niente,
signora Nibbles. E grazie della torta, era ottima. E ora scusatemi, ma
devo
proprio andare.
Così dicendo scappò via in
giardino. Nibbles e Norma si fissarono l'un l'altra.
La
lettera di Prescott,
rifletté Eileen non appena fu riuscita a ripararsi dietro
una siepe, era quanto
di più strano al mondo si potesse immaginare: diceva
telegraficamente che
Thompson aveva chiesto ad Aurora di partire per Londra il giorno dopo,
e a Prescott
di seguirli. Il tenente diceva di aver ponderato le possibili ragioni
di un
rifiuto, e di non aver trovato niente che non avrebbe destato sospetti
nel suo
amico, così aveva deciso di accettare. Non si sa
mai che durante quell'assenza riuscisse a cavare di bocca a Nicholas
qualche ulteriore
particolare dell'intricata vicenda di sua sorella. Dopo di che la
salutava con
un bacio e le diceva di stare tranquilla e di non prendere alcuna
iniziativa.
Avrebbe pensato lui a farsi vivo non appena ne avesse avuto modo.
Seguiva
firma, data e un piccolo cuore vergato in fretta con la penna.
Eileen storse la testa
disgustata. Nient'altro?
Niente indirizzo a cui
scrivere, niente indicazioni sulla meta del viaggio, niente bisogno di
metterla
al corrente di tutti questi nuovi sviluppi? Davvero si aspettava che
lei se ne
sarebbe stata buona così, ad aspettare alla
finestra come Elinor il ritorno del suo prode Cedric?
Le venne da ridere di un
riso per niente sano.
Per non mettere a rischio
i suoi nervi, Eileen pensò che era meglio sedersi
prima di affrontare il problema. Davvero Thompson era stato così
assurdo da averle detto tutte quelle cose senza senso ed
essere corso posi subito a dire a Norma che voleva partire? A prendere
con sé
la sua bella e il suo migliore, adoratissimo amico, ed andarsene senza
dirle
niente. Come se lei fosse una parte del mobilio di casa? Ma non aveva
forse
messo in conto che Eileen Merriott non sarebbe stata mai parte del
mobilio di
nessuno! E se qualcuno non l'aveva capito, era bene che lo imparasse
adesso.
Furiosa si alzò di nuovo dalla panchina di pietra e fece due
o tre volte
avanti e indietro sulla ghiaia del vialetto.
Davvero era possibile che
fossero tutti così idioti? Thompson
scappava, Prescott non capiva e Aurora cinguettava felice
perché preso si
sarebbe sposata. E lei cosa faceva, in tutto questo? L'ospite orfana,
la brutta
Jane Eyre? Non si sarebbe mai detto di Eileen Merriott che faceva la
stupida
Jane Eyre!
Avrebbe preferito mille
volte essere come la terribile Bertha, la moglie pazza e incendiaria
del signor
Rochester, piuttosto che starsene quieta a vedere che tutto andava a
rotoli!
No, decisamente non l'avrebbe permesso, era per questo che avrebbe
… un
pensiero le attraversò la testa.
Avrebbe
fatto cosa?
Nessuno
sapeva dove erano
andati i fuggitivi, e come rintracciarli. L'unica cosa che si poteva
fare era
cercare in ogni angolo di Londra, una città di un milione di
abitanti. Una
città da un milione di abitanti da passare
al setaccio da sola.
E poi per cosa? Non capiva
bene neanche cosa ci fossero andati a fare a Londra quegli idioti
… e il perché
di una partenza del tutto inaspettata.
Stette per male tutta la
giornata. Pranzò di cattivissima voglia, sempre incollata
alla finestra per
vedere se per caso ritornava la carrozza con notizie da Prescott.
Chiese a Nibbles di andare
due volte alla posta per chiedere se c'erano lettere per lei, frugò
nella camera del tenente e anche in quella di Aurora, per
vedere se per caso non avevano lasciato indizi.
Fu tutto inutile,
sembravano essersi dileguati nel nulla.
Sempre chiedendosi che
cosa li aveva fatti scappare tutti a quel modo (e avendo anche una
piccola idea
al riguardo, che concerneva gli ultimi momenti del suo strano colloquio
con
Thompson), Eileen si ritrovò alla fine del pomeriggio
senza sapere come ci era arrivata. Ed era stanca, stanca morta.
Succede a volte che quando
si passa il tempo immersi in strane domande, o a cincischiare, ci si
senta alla
fine più stanchi e esausti che se si fosse lavorato. Eileen,
almeno, si sentiva
la testa pesantissima e troppo piena di idee, una più
confusa dell'altra.
Pensò bene di andare a svagarsi un po' in biblioteca.
Come si è detto, quella
per i libri era una sua grande passione.
Contrariamente a quel che
si può pensare, quando era davvero troppo confusa,
immergersi
nella lettura di un volume non solo l'aiutava a rilassarsi e ad
allentare un
po' la tensione, ma addirittura a riflettere meglio.
Andò in biblioteca e si scelse una piccola nicchia vicino
alla
finestra. Da lì poteva comodamente tenere d'occhio
sia la piccola stanza completamente tappezzata di scaffali e foderata
di
damasco rosso, sia la vetrata e il cortile di sotto, caso mai si
facesse vedere
qualche carrozza con notizie all'orizzonte.
Agli scaffali c'erano
decine e decine di volumi: alcuni recavano sul dorso strani stemmi e
monogrammi, o qualche macchia più scura di muffa o di usura.
C'erano poi, relegati in file
di alti codici borchiati, alcune decine di atlanti dall'aria piuttosto
imponente, volumi spessi di enciclopedie, qualche mappa della terra e
persino
un grande atlante anatomico. Eileen scorse tutto con interesse,
rosicchiandosi
ogni tanto le labbra quando era indecisa su che scegliere. Si fece
più avanti,
e osservò quello che c'era proprio accanto alla porta.
Negli scaffali centrali,
sotto una pila di vecchi albi illustrati e decine di opere in lingua
greca e
latina, c'erano anche alcuni metri di Bibbie, probabilmente retaggio di
qualche
paffuto antenato canonico.
Eileen si mise a
sfogliarle, ammirò le belle illustrazioni e
le pagine tutte ghirigori decorate e odorose di paglia. Prese poi in
mano una
buffa edizione di un vecchio libro che suo padre amava molto: il Thristram Shandy di Sterne. Lei non
l'aveva mai letto, ma giudicò, dall'usura delle pagine,
che a qualcuno doveva piacere molto.
Sulla pagina di guardia
del volume c'era una bella firma svolazzante che doveva appartenere al
signor
Thompson o a qualche suo antenato.
Da un'altra parte trovò invece, e ne sorrise, qualche decina
di quaderni
vecchissimi dove ben altre e meno certe firme erano state vergate dalla
stessa,
giovane mano. Si trattava di appunti ed esercizi del piccolissimo
Nicholas.
Trovò frasi sgrammaticate e macchie dove l'inchiostro aveva
fatto un disastro, le note in rosso di qualche precettore e certi
bruttissimi
schizzi di casette e di alberi deformi.
Rise molto, e ciò servì a distrarla. Non si
accorse che passava il tempo fin tanto che non notò che il
sole tramontava oltre la vetrata. A quel punto
qualcosa le disse che non sarebbe più tornato nessuno. Tanto
valeva, aspettando
la cena, di scegliersi qualcosa da leggere.
Puntò dritto allo scaffale dei romanzi francesi. Va detto
che
questa parte non era così aggiornata come tutto il
resto, ma vi trovò comunque delle opere tali
da mozzargli in gola il fiato.
Tra gli altri spiccavano
una splendida e rarissima edizione delle Liaisons
Dangereuses di De Laclos, libro introvabile e assolutamente
proibito a
motivo della licenziosità che pareva ne pervadesse le pagine
sotto una patina
di astuto perbenismo. Più avanti, qualche tomo di un tizio
che si chiamava Zola
e che Eileen non aveva mai sentito nominare: per di più
erano tomi enormi. Ne
sfogliò uno, ma lo posò
contrariata. Che le importava di sapere le avventure di una banda di
ferrovieri
di Parigi? Erano molto più interessanti certe opere
altamente istruttive che
parlavano di bei sentimenti e imprese galanti e avventurose. Ne scorse
una, Le Vicomte de Bragelonne , che
aveva
letto tempo prima e che le era piaciuta un sacco. Parlava della famosa
leggenda
della Maschera di Ferro e di come avesse infine epilogo la storia dei
Tre
Moschettieri.
Accanto a quella
campeggiavano due tomi dei Misteri di
Parigi, e una raccolta di alcune novelle di
Merimeé. Carmèn
era la sua preferita: pareva che a Parigi qualcuno ne avesse
tratto addirittura un'opera. Poi c'erano altre opere minori, racconti
di fiabe
e leggende, ma ad un tratto quando si era quasi decisa per un romanzo
gotico,
scorse vicino alle sue spalle due splendidi volumi illustrati di Hugo.
Uno era Notre-Dame de Paris, libro
che aveva
letto circa cento volte trovandolo davvero stupendo, l'altro era Les Miseràbles, un altro
capolavoro
assoluto che non riusciva proprio a dimenticare. Si immerse per un buon
quarto
d'ora nelle vicende del buon Jean Valjean e in quelle, ancora meno
fortunate dello
sciocco e irresoluto Gringoire, e si dimenticò di tutto
il resto.
'Se
io fossi un personaggio di Hugo' pensò a un
certo punto ricordando la fine di entrambe le storie 'protesterei
vivamente con l'Autore. Non è
possibile che alla fine di ogni libro tre quarti dei personaggi
principali
siamo morti di una morte atroce o siano sfiniti dagli stenti'.
Ma alla fine
monsieur Victor rimaneva sempre il migliore.
Accanto a Hugo c'erano
certi russi di cui aveva solo sentito parlare, un po' più in
là delle insulse
commedie di una certo, noioso Oscar Wilde, e in fine un piccolo tomo
che quando
vide, fece un balzo dalla gioia.
Si trattava di un'edizione
recentissima dei Delitti della Rue Morgue.
Nonostante fosse una signorina e le piacessero moltissimo i romanzi,
Eileen non
disdegnava affatto di pascersi di letteratura macabra. E quel piccolo
scritto -
a quanto aveva sentito - racchiudeva delle storie inquietanti ed
assolutamente orripilanti.
Proprio quello che ci voleva per distendere i nervi, così lo prese, lo portò
alla finestra e accomodatasi comodamente in poltrona
s'immerse nella lettura.
Non seppe mai quanto tempo
fosse passato, ma ad un certo punto sentì una
risatina accanto a sé. Fece un balzo per lo spavento, ma
intorno non vide
nessuno.
- Se mi reagisci così quando rido, cosa farai quando vedrai
lo Spettacolo?
Noah sgusciò da sotto la coperta di damasco del tavolino a
fianco, e
dopo un attimo comparve la sua scatola.
- Da quant'è che mi spii,
brutto …
Noah rise.
- Sono arrivato da dieci
minuti, ma ho visto che leggevi e non volevo … certo che
quando leggi fai
sempre quella faccia buffa e immusonita? E poi ti rosicchi le punte dei
capelli
…
Eileen arrossì.
- Nessuno ti dava il
diritto di starmi a spiare! E, a proposito … come hai fatto
ad arrivarci? Avevo
chiuso la porta …
- Non ti ricordi? Sei sul
mio territorio! E' la mia pista per fare esercizi!
Eileen lo fissò stralunata.
- Ma se sei stata proprio
tu a darmi la chiave! - rise di nuovo - Ti vedo un pochino strana,
oggi, Linny
… non sarà mica che è successo
qualcosa?
Eileen sospirò e lasciò andare il libro.
- Certo che mi va … fai
vedere …
Noah fece un bel sorriso e
cominciò a disporre le sue processionarie.
- E' quasi tutto pronto,
manca solo il numero del giro della morte. Il problema è che
sanno andare
dritte, ma quando arrivano agli angoli non svoltano. Ed è un
problema questo,
perché così il cocchio non gira, e Creamy cade
sempre di lato. E' un grosso peccato, davvero. E pensa che ieri sera ci
erano
quasi riuscite, quando quei due sono venuti qui e mi hanno interrotto!
Ho
dovuto a nascondermi lì sotto, per non rischiare
di esser visto, che roba! Un altro po' e ci stavano un secolo
… me non male che
poi se ne sono andati, altrimenti Creamy ci impazziva!
Eileen aggrottò le sopracciglia.
- Chi erano quei due? -
chiese.
- Il signor Prescott, il
tenente, e … quella smorfiosa della signorina
Aurora.
- Erano qui ieri sera,
vuoi dire? Sono entrati per prendere un libro?
- See … come io ero qui
per cucinare! Ma no, che libri, sono sgusciati dentro come se avessero
una spia
alle calcagna. Si sono chiusi la porta alle spalle, e, beh …
sono venuti qui
alla finestra. Poi Prescott le ha detto qualcosa, e non la finivano
più di
sussurrare. Te l'ho detto, ci è voluta una mezz'ora
perché mi lasciassero in
pace.
- E che si sono detti? Lo
hai sentito?
Noah fece la faccia
contrita.
- Lo so che non sta bene,
Linny … ma qui sotto si sentiva proprio tutto.
- E sai cosa si sono
detti?
- Certamente. Parlavano
del Signor Thompson e di una tizia, una sua cugina. Dicevano che
bisogna separarli.
- Cosa?
- Esattamente. Ha detto
così. 'Portare il Signor
Thompson lontano da sua cugina, e subito. Prima che quella scopra
qualcos'altro'.
Eileen divenne bianca come
un cencio.
- Sei sicuro di aver
sentito bene?
- Benissimo - fece Noah -
Ma ti interessa? Tu per caso conosci sua cugina?
Eileen non rispose.
- Hanno detto che una
volta è andata male - continuò Noah, sempre
stando
sistemando le sue processionarie - ma che bisogna che vada bene ora.
Per non ci
dovevano essere grane. O intoppi, o roba del genere. Quindi bisognava
portare
il Signor Thompson subito a Londra. Doveva chiederglielo la signorina
Aurora.
Portarlo via con una scusa qualsiasi. Prescott ha detto che questa
cugina, la
cugina di Thompson, voglio dire, ha scoperto qualcosa di brutto, e che
era
meglio per tutti se loro se ne vanno il prima possibile. Sembra che
Prescott
debba anche sposarla, questa cugina del padrone, e voglia portarla via,
molto
lontano, subito dopo il loro matrimonio. Pare sia sempre per tenerla
lontana da
qualcosa …
- Cosa? - chiese Eileen
era terrea.
Noah si strizzò nelle spalle.
- Non lo so, non l'ha
detto, ma … che ti importa? Non tu sei mica sua cugina! Ehi!
Aspetta! Ma che ho
detto? Dove vai …
Eileen era scattata in
piedi e si era precipitata fuori dalla porta. Cosa significava quel
dialogo che
Prescott aveva avuto con Aurora? Cos'era stato a portarlo lontano, ad
indurre
sua sorella a chiedere a Thompson di partire per Londra? Se c'era una
cosa
certa era che Prescott aveva mentito: non era stato il Signor Thompson
a
chiedergli di allontanarsi. Ma perché? Cos'era successo nel
frattempo?
Con la testa che le
prendeva fuoco Eileen salì le scale e si diresse in
camera sua. Appena arrivata si chiuse la porta alle spalle e cominciò
a rovistare dentro ai suoi bagagli. Doveva andare a
Londra, subito. Doveva prendere Prescott e chiedergli che significava
quella partenza
improvvisa e quel biglietto, doveva fermarli tutti quanti, chieder
conto, prendere
Aurora, sbatterla via, dire a
Thompson che … ma un momento!
Ripensò a quello che aveva detto Noah e alla raccomandazioni
del
tenente: qualcuno voleva tenerla il più possibile lontana
dalla soffitta.
Qualcuno non voleva che scoprisse il mistero che si celava dietro la
triste
storia di Catherine Thompson.
Eileen guardò fuori dalla vetrata. Il sole ormai era solo un
ricordo, e
le tenebre avanzavano circospette. Una rondine planò sopra un platano
dove aveva il nido e si dispose a richiudere
le ali per la notte. Cominciavano invece a svegliarsi gli inquieti
animali
notturni.
Eileen
decise che quella
notte avrebbe vegliato con loro.
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@Beatrix: Eccoci qui a rispondere ... innanzitutto: ciao e mille grazie per la recensione. Mi inchino di nuovo davanti ai complimenti *___________________* : troppi! Comunque ti ringrazio molto, e la mia vanità si associa ai ringraziamenti. Per quanto poi concerne Aurora e il Signor Thompson, beh, penso che, disgraziatamente, dovrà essere lui stesso a decidere. Noi non possiamo forzarlo, ma ad ogni modo io il mio piccolo consiglio all'orecchio glie l'ho soffiato ... magari gli trasmetto anche il tuo, sperando che rinsavisca e ci ripensi a sposare la piccola ape. Più di così noi non possiamo fare, aspettare è tutto quello che possiamo. Io spero vivamente che il Tempo stia lavorando dalla parte giusta, anche se potremo saperlo soltanto strada facendo, perché in effetti certe volte 'sti personaggi hanno un po' la malefica tendenza a fare quello che par loro e a sgusciarmi lesti lesti tra le mani .... come dice il poeta: habent sua fata libelli (i libri vanno un po' per conto loro)!
@SenzaFiato:
Aspetta, aspetta, e ne vedrai delle belle ... come vedi già
on questo capitolo si cominciano a mostrare le carte, e a scoprire
certi altarini che qualcuno vorrebbe nascondere. Ma ... non voglio dire
altro, altrimenti vi rovino la sorpresa! Bacioni! p.s. Grazie per aver
definito 'romanzo' questo piccolo pezzettino di niente ... non me lo
merito ma mi ha fatto non sai quanto piacere!
@Miss_Slytherin: Dunque dunque dunque ... prima di tutto il tenente - pur momentaneamente assente dalla scena - mi dice che risponde con estremo piacere alla tua richiesta di un altro bacio. Te ne manda anzi quattro, tutti ovviamente molto galanti e appropriati, conella speranza che siano sufficienti durante la sua assenza ... ma non per troppo, spera, eh! Lui ama molto che gli siano richiesti di tanto in tanto, solleticano la sua vanità :) Per quanto riguarda il resto, beh ... diciamo che Prescott sta facendo qualche piccolo gioco azzardato. Chissà se gli andrà in buca oppure no. Nel frattempo, ora che è scappato, possiamo solo tirare a indovinare e aspettare la sua prossima mossa! p.s. Ah, e naturalmente - anche se Thompson avrebbe qualche probelmino a ammetterlo a sé stesso - al sua unione con Aurora è tutt'altro che una cosa pacifica. Anche lui, poverino, è tormentato ;)
@Lhoss: Mia cara, temo che l'Arcidiacono debba cercare di allungarsi le braccia quanto più può: non è facile contenerci entrambe, ma penso che debba riuscirci, ne va della sua vita e della sua ... felicità. Tornando alle più prosaiche cose (ma l'Arcidiacono di Josas ovviamente sta sempre nel nostro cuore come Padrone e Signore - nonché Maestro indiscusso e sublime di Perdita-del-Controllo-con-Botto), temo che non ci sarà nessun gobbo che si incarichi del pietoso ufficio di defenstrare il tenente. Dovrà pensarci qualcun altro, sempre che certe cose siano chiarite. Nel frattempo non ci resta che aspettare e goderci le sublimi scene di raccapricciante quanto amabile incertezza sentimental-vittoriana. Un grande abbraccio, a cui si unisce ovviamente anche la parte più tormentata di Thompson, la tua V.