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Autore: Lothiriel    26/09/2005    2 recensioni
Raccolta di one-shots… Leggete la premessa contenuta nel primo capitolo! [PS: se a qualcuno può interessare, il titolo che ho scelto è un verso della canzone di Beren e Luthien, scritta da Tolkien; tuttavia non ha alcun legame con quello che intendo raccontare…]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel mattino inoltrato un giovane cavaliere attraversava con passo rapido il cortile della reggia di Edoras

Nel mattino inoltrato un giovane cavaliere attraversava con passo rapido il cortile della reggia di Edoras. I suoi lunghi capelli biondi ondeggiavano sotto l’elmo finemente lavorato.

Entrando nel palazzo, si fermò un istante per abituare gli occhi alla penombra che regnava nelle ampie sale, dal pesante soffitto in legno. Si diresse poi verso i piani superiori, dove si trovavano le stanze private del sovrano e della sua famiglia. Bussò discretamente ad una porta elegantemente intarsiata, e da dentro una vocina rispose: “Avanti”.

Il giovane, sorridendo fra sé, si tolse l’elmo ed entrò. Nella stanza, piccola ma accogliente, vi erano due lettini su cui erano ammucchiate pesanti coperte, e una cassapanca; un allegro fuoco ardeva nel grande camino. Al centro della stanza un morbido tappeto ricopriva il pavimento di fredda pietra, e su di esso era seduta una bambina dai capelli del colore dell’oro. Sparsi attorno a lei, alcuni giocattoli: un cavallino di bronzo, una bambola dal vestito di velluto, costruzioni di legno, bottoni.

Alzò la testa quando sentì la porta richiudersi, e Theodred per un istante notò lo sguardo sempre così serio di quegli occhi grigi. Poi la bambina, cambiando improvvisamente espressione, si alzò di scatto e corse ad abbracciare il cugino.

“Buon compleanno, principessa!”, esclamò Theodred, scompigliandole i capelli.

La bambina mise il broncio, ma uno scintillio malizioso le illuminava ora gli occhi. “Non mi chiamare così, lo sai che non voglio!”, disse allontanandosi di un passo. Poi sorrise: “Sono contenta che tu sia venuto. Eomer è andato con lo zio a lezione di spada, e io sono rimasta qui da sola…”

Theodred si sedette sul pavimento accanto a lei. Era sollevato nel vederla sorridere; questo avveniva molto raramente da quando i suoi genitori erano morti entrambi, in uno spazio di tempo così breve. Se il piccolo Eomer si era comportato con molto coraggio per i suoi undici anni, la sorellina di appena sette anni aveva risentito più duramente del colpo. Quando Theoden aveva preso i due bambini con sé, appena due mesi prima, si era mostrato particolarmente preoccupato per la nipotina, sempre così seria e silenziosa.

La bambina, pur volendo molto bene allo zio, si era affezionata in modo particolare a Theodred, che aveva ventiquattro anni e alternava al ruolo di benevolo tutore quello di compagno di giochi. Eowyn amava farsi raccontare per ore le storie dei soldati di Rohan, e delle loro passate battaglie; e aveva più volte espresso il desiderio di cavalcare insieme al cugino.

Un pensiero attraversò la mente di Theodred, mentre guardava la piccola Eowyn intenta ad osservare le decorazioni in argento del suo elmo. Chissà, forse per una volta sarebbe riuscito a renderla davvero felice…

“Principessina, che ne diresti di venire con me a salutare le guardie alle porte della città? Poi potremmo andare fino al fiume, se vuoi”. La bambina lo fissò perplessa. “Fino alle porte della città? Ma ci vuole tanto tempo andando a piedi…”. Si interruppe, vedendo che il cugino scuoteva la testa. D’un tratto il suo viso si illuminò: “Vuoi dire che… che non ci andiamo a piedi? Allora… mi prendi con te sul tuo cavallo?”

“Sì. Sei contenta?”. Eowyn gli si gettò al collo, ridendo: “Che bello! Che bello! Ma…”, si interruppe con aria afflitta.

“Beh, che c’è ora?”, chiese Theodred, sollevandole il mento.

La bambina lo guardò con occhi tristi. “Lo zio non vuole, dice che sono troppo piccola. Se glielo chiedo non mi lascia venire con te”.

Il cugino rise. “Allora noi non gli diciamo niente. Mettiti un mantello pesante, e andiamo subito prima che ritorni”

 

 

Il sole risplendeva alto sulle verdi pianure di Rohan, e il vento sibilava leggermente fra l’erba alta. La piccola Eowyn rideva felice, il viso arrossato dall’aria pungente, le mani sulle redini del cavallo. Theodred sorrise: “Saresti davvero un perfetto cavaliere”. E, tenendo saldamente le redini con una mano, con l’altra accarezzò dolcemente la testa della bambina.

  
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