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Autore: Jaasmine    30/07/2010    2 recensioni
Ayame Hyotaru,classica studentessa modello del liceo Otashi.Semplice ragazza,colma di pregi ma con il peggior difetto in assoluto : Non godersi la vita.Al contraio,troviamo Kanata Isokuro,che passa il 98&delle sue giornate a ''godersi la vita'',ma a modo suo.Isokuro è il classico donnaiolo,ben voluto dalle ragazze.Ayame odia i ragazzi come Kanata,ma per ironia della sorte,grazie al preside della scuola,i due si ritrovano a studiare insieme,come colleghi.Iniziano a conoscersi,ma Ayame non vuol sentir parlare d'amore!I giorni passano,e Kanata viene a sapere che la ragazza,Ayame,viene abusata dal padre,maltrattata e costretta a fare i suoi comodi.Kanata decide di aiutare Ayame ospitandola nel suo appartamento,immaginate: Due sedicenni con gli ormoni in fase di sviluppo,cosa mai potrà accadere?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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3 Terzo capitolo.
Confessione.

Lasciami andare,mollami. Urla,schiaffi,calci e dolore,tanto dolore .
Mi svegliai di scatto,dimenticando che non ero nel mio letto,nella mia stanza. Mi trovavo nella camera di Kanata. Per quanto tempo avrò dormito? Forse una o due ore.
« Posso entrare? » Kanata.
« Ayame,ti ho sentita urlare è tutto ok? » La posta si aprì lentamente. Kanata entrò e mi vide sconvolta,con lo sguardo fisso nel vuoto e con un velo di sudore in tutto il corpo.
« E' tutto ok? »
Non riuscivo a rispondere . Ripensavo al sogno,o meglio incubo. Quell'incubo che purtroppo era anche realtà . Finalmente riuscii a distogliere lo sguardo dal vuoto,e vidi Kanata che mi guardava,imbarazzato.
« Kanataaaaaaaa! Esci fuori!!!! »
Dimenticavo!Ero solo in biancheria intima!Ero così concentrata a ripensare al mio incubo,che ho dimenticato tutto il resto.
I miei vestiti erano ancora bagnati,fradici. Aprii lentamente la porta,ma non del tutto. Il tanto che bastava per far uscire fuori la testa dalla stanza.
« Ka … Kanata » Che imbarazzo. Mi dava le spalle,probabilmente anche lui,come me,era imbarazzato.
« Dimmi. »
«  Potresti prestarmi dei vestiti?»
« Va bene,vado a prenderteli. Tu,se vuoi,puoi entrare in bagno!Puoi farti un bagno caldo! »
Era davvero gentile. Lo avevo giudicato male fin dall'inizio. D'altronde mi ha ospitata a casa sua senza fare domande,mi ha fatto riposare sul suo letto,mi stava preparando qualcosa di caldo da mangiare,e mi ha permesso di fare il bagno.
Entrai nel bagno,appoggiai la mia biancheria intima sullo sgabello che si trovava accanto al lavabo ed entrai nella vasca. Che goduria. Siamo in primavera,eppure il tempo è terribile. Con il freddo che faceva,un bel bagno caldo era l'ideale. Mi rilassai,ma continuai a pensare a quell'incubo.
Non si può decidere di scegliere la propria famiglia,ma si può decidere come continuare a vivere. Ciò che avrei voluto? Una vita normale. E' troppo? E' troppo chiedere una vera vita? Stavo male,male da morire. Nessuno poteva capire il mio stato d'animo,nessuno. Quello che mi stava capitando non lo auguravo a nessuno,nemmeno al mio nemico peggiore.
Per quanto fosse possibile,misi da parte i pensieri e cercai di rilassarmi.
* * *
Cos'è questo chiasso?
« Apri,mi sto preoccupando »
Eh?Non capivo. Ad un tratto sentii un rumore assordante e mi resi conto che mi trovavo ancora nella vasca,sicuramente mi ero appisolata. Per l'ennesima vola mi ritrovai i una situazione alquanto imbarazzante.
Mi trovavo dentro la vasca,con Kanata e pochi centimetri da me. Aveva sfondato la porta,e si ritrovò a terra,era caduto.
In quel momento non sapevo che fare . Se ridere o se urlagli contro.
« Scu … Scusami,esco subito » Balbettò a voce bassa,rosso dalla vergogna! Io non ero da meno,pensai che se le mie guance avrebbero potuto prendere fuoco lo avrebbero fatto senza tanti complimenti.
Kanata uscì dal bagno e subito dopo io scii dalla vasca. Mi sentivo un po' meglio,ma non molto.
Mi misi la maglia verde a maniche lunghe che Kanata mi prestò gentilmente. Era molto grande al confronto del mio corpo minuto,ma mi accontentai.
Uscita dal bagno,notai Kanata che stava seduto sulla sedia accanto al tavolo. Era serio,serissimo.
« Devi darmi delle spiegazioni Ayame. »
« Riguardo a cosa? » Forse si era accorto di qualcosa.
« Prima in camera mia urlavi. Farfugliavi qualcosa nel sonno e mi hai spaventato. Poi ti sei addormentata nel bagno,sembravi in coma. Hai la faccia stanca,molto stanca. Sembra che vivi in un mondo tutto tuo,non hai amici,non frequenti nessuno. Mi spieghi cos'hai? »
Forse era arrivato il momento di sfogarmi,di parlarne con qualcuno,ma … Non volevo mettermi in ridicolo.
« Mi dispiace Isokuro »
« Non mi devi delle scuse. Voglio solo che tu ti apra,con me. »
Il suo sguardo era dolce,ma preoccupato. I suoi occhi mi trasmettevano sicurezza. Iniziai a piangere,non riuscii a smettere. Lui non disse niente,ma continuava a guardarmi. Prese un fazzoletto e mi asciugò le lacrime.
In quel momento,allungò le braccia verso di me e mi abbracciò. Mi strinse forse a se,mi sentivo protetta e al sicuro. Per la prima volta,qualcuno mi strinse dolcemente senza causarmi del male,la prima volta in sedici anni di vita.
« Adesso calmati,dimmi che cosa ti succede. » La sua voce era dolce,dolcissima.
Con lui mi sentivo al sicuro,sapevo di poter contare su di lui,e sapevo per certo che raccontandogli tutti,avrebbe capito e,forse,aiutata.
« Si tratta di mio padre. »
« E' severo? »
Magari fosse solo severo!
« Devi sapere che mia madre ci ha abbandonati molti anni fa in un'incidente stradale. Da allora la mia vita è cambiata radicalmente. » Iniziai a parlare con la voce tremolante,le parole iniziarono a uscire,una a una,sopo tanti anni di silenzio.
« Mio padre da allora non ha più avuto una donna,se non me. »
« Cioè? »
« Cioè … Mio padre ha iniziato ad abusare di me dall'età di quattordici anni. » Sputai il rospo. Finalmente riuscii a parlare,a levarmi questo peso di dosso che per anni non ha fatto altro che torturarmi e causare rancore. Kanata rimase rigido,con lo sguardo assorto nel vuoto. Iniziò a tremare.
« Che schifo. » Quel ''che schifo'' ovviamente era riferito a mio ''padre''. Il suo tono di voce cambiò,era arrabbiato,moltissimo.
« Dobbiamo fare qualcosa. » Dobbiamo. Voleva aiutarmi.
« Purtroppo non c'è niente da fare. Ho provato a resistere tante volte,a scappare di casa a nascondermi,ma niente da fare. »
Proprio vero. Scappai da casa almeno cinque o sei volte,ma invano. Non sapevo dove andare,non avendo amici tutto risultò più difficile.
« Verrai a stare da me Ayame!Tuo padre non mi conosce,non sa dove abito,perciò non saprà mai dove trovarti. »
Io e Kanata,sotto lo stesso tetto. Che strano a dirsi,ci conoscevamo appena,eppure era disposto a tutto pur di aiutarmi.
« Dici davvero? »
« Certo. Non posso permettere a quell'uomo di continuare a farti del male. Hai sedici anni e che diamine. Hai tutta la vita davanti e credo che fin'ora la tua vita abbia fatto decisamente schifo. E' il momento di dare una svolta alla tua vita Ayame! »
Una svolta,è quello che ci voleva.
« Va bene Kanata. Voglio... Voglio ringraziarti,davvero! »
Le lacrime continuarono a scendere sul mio viso,accarezzandolo. Ma questa volta erano lacrime di gioia .
Pronta ad affrontare una nuova vita!


Fine del terzo capitolo :D
Volevo dire,a voi lettori,che io tengo in particolar modo a questa storia. Spero che a voi piaccia! Vi chiedo solo una cosa : Immergetevi e immedesimatevi in Ayame, la storia vi apparirà diversa,credetemi. Ditemi che ne pensate,un bacio,a presto il quarto capitolo :)
   
 
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