Neanche una goccia
Volteggiava
nell’aria come un giovane drago nelle sue prime esperienze di volo, quando
aveva già acquisito la capacità di destreggiarsi bene, ma non aveva ancora quell’esperienza
– che si ottiene solo dopo molti anni – che toglieva a quel cammino nel cielo
l’ebbrezza e il brivido della prima volta. James Potter fece un giro a 360°
gradi e poi scese in picchiata seguendo senza sosta le strane traiettorie del
boccino, mentre il sole stava tramontando lanciando riverberi rossi tra le
nuvole e sull’erba soffice di primavera.
L’ultima
partita di Quiddich si sarebbe tenuta tra venti giorni esatti e lì sarebbe
stata assegnata la coppa, ancora in bilico tra Serpeverde e Grifondoro. James
non poteva concedersi neanche un secondo di pausa: aveva bisogno di tutto
l’allenamento possibile e poco contava se credeva di essere il migliore – o se
lo fosse realmente –: stavolta non poteva concedersi il lusso di allenarsi
semplicemente quanto le altre volte. La coppa doveva essere loro!
Dall’ingresso
del campo di Quiddich un ragazzo dei Serpeverde osservava il giovane cercatore
e più vedeva la sua destrezza e la sua agilità, più capiva che la finale
sarebbe stata davvero dura da vincere, se non impossibile. Da quando il giovane
Potter aveva preso il ruolo di cercatore nella squadra dei Grifondoro, si era
messa davvero male per i Serpeverde: prima la vittoria era facile, ora
rischiavano di perdere il campionato e questo non doveva assolutamente
accadere.
Bisognava
fermare i Grifondoro con qualunque mezzo. Qualunque
mezzo.
Il
Serpeverde del quinto anno corse veloce per i corridoi di Hogwarts fino a
scendere nella sala comune della propria casa e in poco tempo radunò tutti
quelli che come lui facevano parte della squadra di Quiddich.
«Che
c’è, Norteson?» chiese uno dei ragazzi, il capitano.
Metth
Norteson, alto, magro, capelli scuri ed occhi grigi, riferì in breve quello che
aveva visto all’allenamento e i suoi timori per la finale.
«Bisogna
fermarli: se arrivano così alla partita non abbiamo scampo – Potter è davvero
forte e ho sentito che in questi giorni ha raddoppiato i suoi allenamenti!»
concluse.
«Perfetto»
intervenne un battitore «Sarà talmente stanco che basterà un semplice colpo per
buttarlo a tappeto e… sogni d’oro» e accompagnò quella frase con un ghigno
divertito.
«Finiscila
Stock!» gridò il capitano innervosito «Possibile che tu non capisca mai nulla?!
La faccenda è seria!»
Gli
altri giocatori si voltarono verso di lui. Era il più esperto, quello a cui
tutti obbedivano e da cui attendevano istruzioni e nonostante fosse del quinto
anno – a pari con altri due – era rispettato anche dai coetanei e da quelli più
grandi.
Gli
occhi neri del capitano rimasero fermi a fissare un punto per alcuni minuti,
mentre la testa si arrovellava alla ricerca di un modo per impedire a Potter di
partecipare alla finale.
Ma
come agire? Un attacco fisico al ragazzo, a così pochi giorni dalla finale,
sarebbe stato troppo sospetto e poi non bisognava dimenticare che
No,
bisognava essere molto più furbi e sottili, bisognava saper sfruttare tutte
proprie carte e i punti deboli dell’avversario per avere successo.
Potter.
Potter era un piccolo, arrogante maghetto che si atteggiava a bello della
scuola. Un ragazzino che amava mettersi nei guai ed infrangere quante più
regole possibile solo per mettersi in mostra. In soli due anni ormai era
conosciuto da tutti, studenti e professori, ed insieme al suo gruppetto male
assortito – ma come diavolo si faceva a mettere insieme lui, quel traditore del
proprio sangue Black, quello sfigato di Minus e quel so-tutto-io ancora più
sfigato di Lupin? – era finito in punizione già molte volte.
Già.
Il suo piano doveva essere sottile e raffinato, inattaccabile ed efficace: un
piano degno dei Serpeverde e lui sapeva perfettamente cosa fare.
«Ragazzi»
annunciò al gruppo di studenti che attendeva ancora una soluzione «Anche
quest’anno la coppa sarà nostra. Ma ho bisogno di tutti voi e anche di qualche
aiuto esterno…»
«Per
quanto ci riguarda non c’è problema» garantì il cercatore «Per l’aiuto esterno…
ricordi il giovane Piton? È al secondo anno…»
«Piton…?
Ah, sì: è perfetto! Chiamalo!»
Severus
Piton: un punto a favore per loro e sfavore per Potter. Ecco cosa voleva dire
sfruttare tutte le proprie carte e i punti deboli dell’avversario! Sarebbe
stato un piano perfetto.
Remus
era come al solito chino su un libro di più di mille pagine, nella biblioteca
della scuola. Il silenzio era piacevole ed invogliava alla lettura. Il giovane
mannaro aveva accanto a se una pergamena ormai vuota solo a metà e gli
mancavano poche righe per concludere il tema di storia della magia da
consegnare due giorni dopo.
Meglio farlo subito si era detto:
dopo ci sarebbe sempre stato il tempo per riposarsi un po’… e poi tra poco
sarebbe arrivata la luna piena e tra i sintomi pre trasformazione e quelli post
trasformazione la sua convalescenza sarebbe durata fin troppo.
Alzò
appena in tempo il capo dal libro per vedere qualcosa che mai si sarebbe
aspettato. James Potter aveva appena varcato la soglia della biblioteca e si
stava dirigendo verso di lui con pergamena, piuma e calamaio.
Beh,
in realtà non era così assurdo: James era uno dei migliori studenti del suo
anno, ma di solito era il tipo che si riduceva all’ultimo minuto e chiedeva di
vedere la sua pergamena “per prendere ispirazione”, diceva lui.
«Ehi
Rem, ciao!»
«James.
Che ci fai qui?»
«Per
quanto ti possa sembrare strano, ho voglia di fare il tema di storia della
magia… sai con tutti gli allenamenti, penso sia l’unico momento libero che avrò
per molti giorni»
Lupin
gli fece posto accanto a sé e il bruno cominciò a scrivere le prime righe,
aiutandosi con uno dei libri che l’altro aveva già consultato.
Andarono
avanti così per una mezz’ora; Remus aveva terminato da tempo il compito, ma
dato che non aveva impegni urgenti, si era proposto di attendere la fine del
tema del compagno.
«Mi
serve un tomo che qui non vedo… vado a cercarlo» disse ad un tratto James e
scomparve tra gli scaffali della biblioteca.
Metth
ed altri due Serpeverde, che il capitano era riuscito a coinvolgere nel piano,
erano nascosti tra gli alti scaffali della biblioteca. Piton era stato davvero
bravo: aveva seguito Potter per tutta la serata e la seguente mattina fino a
poterli informare della sua idea di studiare un po’ in biblioteca con l’amico
secchione.
Adesso vediamo come te la cavi sogghignò il portiere
dei Serpeverde e disse agli altri due di muoversi per seguire il ragazzo.
James
si fermò poco lontano e lasciò che gli occhi scorressero i titoli dei vari tomi
sistemati in ordine alfabetico per autore sul polveroso scaffale; un breve
sorriso fu il segno che aveva trovato ciò che cercava: infatti, estrasse un
grosso libro rilegato in pelle scusa e lo appoggiò su uno dei tavoli accanto
allo scaffale per sfogliarlo così da essere sicuro che lì ci fossero le nozioni
che cercava.
Non
si accorse subito di quello che gli stava accadendo intorno, ma solo quando
ebbe alzato la testa vide che lo scaffale alle sue spalle era letteralmente
divorato dalle fiamme.
In
pochi istanti fu il panico. Il Grifondoro lasciò cadere il libro in terra e
tentò di spegnere il fuoco con quei pochi incantesimi utili al caso, ma senza
successo; in breve fu raggiunto da alcuni ragazzi, attirati dal fumo, da Madama
Pince e dallo stesso Remus che si stava chiedendo proprio dove fosse finito il
compagno.
«James,
ma cosa…?» tentò di chiedere, ma le parole gli si fermarono in gola.
Fortunatamente
alcuni studenti del sesto e dell’ultimo anno riuscirono a domare in pochi
minuti le fiamme, ma il fumo aveva ormai invaso tutta la biblioteca e alcuni
ragazzi già tossivano intossicati da fumo. Madama Pince non perse tempo.
«Johnson,
Hale, voi conducete i ragazzi intossicati in infermeria» ordinò riferendosi a
due Corvonero del settimo anno «Lanes, tu va subito dal preside ed informalo
dell’accaduto: bisogna trovare i responsabili»
I
tre ragazzi chiamati scattarono, mentre la bibliotecaria si avvicinò allo
scaffale ora scurito dalle bruciature: alcuni tomi erano irrimediabilmente
distrutti, altri – la maggior parte – portavano i segni del fuoco, ma potevano
ancora essere recuperati, solo pochissimi erano miracolosamente scampati alle
fiamme.
James
e Remus guardavano la scena ancora allibiti: il giovane cercatore non riusciva
a spiegarsi come in così poco tempo si fosse scatenato un incendio simile. Ad
un tratto sentì su di sé gli occhi gelidi di Madama Pince.
«Potter!
Lei che cosa ci fa qui!?» chiese infuriata.
«Studiavo…?»
fece come per chiedere il Grifondoro.
Per
tutta risposta la donna gli rivolse uno sguardo scettico.
«E
per questo vuole farmi credere che il fatto che lei si trovi proprio dove è
scoppiato l’incendio sia solo una coincidenza? E dovrei considerare solo una coincidenza anche il fatto che
ieri Gazza mi ha riferito che una delle lampade ad olio della biblioteca è
scomparsa?» chiese, stavolta senza gridare, ma in tono tagliente e insinuante.
«Assolutamente!»
esclamò James offeso «Sono venuto qui per cercare un libro – devo completare il
tema di storia della Magia. Non mi sono accorto di nulla e quando ho alzato la
testa i libri erano già in fiamme» spiegò
La
donna lo guardava ancora scettica, indecisa se credere o meno alle sue parole,
quando un ragazzo di Serpeverde – uno dei tre che prima erano appostati dietro
gli scaffali – si fece avanti con una lampada ad olio in mano, su di essa
evidenti segni dell’incendio appena spento.
«Madama
Pince, questo era dietro lo scaffale bruciato» disse poggiando l’oggetto sul
tavolo «Ho visto Potter prenderlo poco prima che divampassero le fiamme»
James
divenne prima pallido e poi rosso di rabbia.
«Stai
mentendo!» urlò «Non ho mai visto quella lampada in vita mia!»
Ma
la donna non pareva molto incline a crederlo: in fondo ne aveva già fatte tante
in questi anni, quello poteva essere uno dei suoi scherzi.
«Madama
Pince, scusi l’interruzione, ma io e James siamo stati a studiare insieme e lui
non aveva alcuna lampada ad olio con se» si intromise il mannaro.
«Avrebbe
potuto portarla qui prima o nasconderla all’interno stesso della stanza!» disse
quella zittendo il ragazzo «In ogni caso, ne parleremo di fronte al preside. Seguimi
ragazzino: stavolta l’hai fatta davvero grossa!»
James
diede una rapida occhiata al compagno, poi seguì la donna con passo
determinato: questa volta non ci stava a farsi punire! Per una volta che
veramente non aveva fatto niente di male!
L’ufficio
del preside era una stanza circolare a cui si accedeva con una strana parola
d’ordine dopo aver superato un grosso gargoyle e aver salito una lunga scala.
Appena entrati, la donna guardò il preside che le fece cenno di poter andare:
era già al corrente di tutto quello di cui aveva bisogno. Madama Pince sorrise,
rivolse un altro sguardo severo al ragazzo ed uscì.
Silente
fece segno a James di sedersi. Il giovane Grifondoro avrebbe voluto partire a
raffica con le sue spiegazioni ed il personale resoconto di come, almeno quella
volta, non aveva nulla a che fare con l’incidente alla biblioteca, ma gli occhi
e la posa tranquilla dell’uomo parvero calmarlo all’istante. Poiché però il
preside non prendeva parola, James cominciò a guardarsi un po’ intorno, rendendosi
conto di come, nonostante le molte punizioni, poche volte era entrato in
quell’ufficio – mentre conosceva a memoria quello della McGranitt – e in ogni
caso, ogni volta che vi entrava, gli pareva di vederlo per la prima volta.
C’era sempre qualche particolare che non aveva notato, qualche nuovo, strano
strumento d’argento poggiato sul tavolo, qualche quadro era in un'altra
posizione o ospitava qualche altro personaggio. Solo il Cappello Parlante era
sul solito scaffale, dietro alla scrivania con le zampe ad artiglio del preside
e James ebbe proprio l’impressione che in quel momento gli stesse sorridendo.
«Allora
giovanotto» prese parola Silente «Vorresti raccontarmi che cosa è successo?»
Potter
tornò a guardare il preside, concentrandosi sui suoi occhi: stavolta non aveva
nulla di cui scusarsi, nulla di cui essere rimproverato.
«Stamattina
sono andato in biblioteca per scrivere il tema di Storia della Magia che ci ha
assegnato il professor Rüf, Signore. Remus Lupin era con me: lui il tema lo
aveva già concluso e stava aspettando che lo terminassi anch’io. Ad un tratto
mi sono accorto che mi serviva un libro per inserire alcuni dati, così mi sono
allontanato per cercarlo. Quando l’ho trovato, l’ho sfogliato velocemente per
accertarmi che fosse quello giusto e proprio allora mi sono accorto
dell’incendio» concluse, raccontando tutto con calma e decisione.
«E
lei ritiene che l’incendio sia stato di natura… dolosa?»
«Beh
signore, non credo che le fiamme siano nate da sole»
«Già.
Ma nega qualsiasi coinvolgimento in esso»
Quelle
di Silente non erano domande, non c’era alcun tono inquisitorio in esse: era
come se stesse semplicemente elencando tutte le informazioni disponibili.
«No,
signore! Io… non farei mai una cosa simile!»
James
conosceva il valore dei libri custoditi nella biblioteca di Hogwarts e ancor di
più tutte le ire e le punizioni che la perdita di un solo volume avrebbe potuto
causare.
«Ma
un ragazzo dei Serpeverde dice di averti visto con una lampada ad olio»
«Mente!
Signore, Remus era con me: può chiedere a lui! Io non ho mai visto quella
lampada!»
«Ma
perché mentire?»
Prima
che il Grifondoro potesse rispondere, nella stanza era entrata la professoressa
McGranitt.
«Albus,
è assurdo! Non crederà a queste insinuazioni!»
«Non
credo ad alcuna insinuazione, Minerva» le rispose l’uomo con tono pacato
«Analizzo i fatti. E i fatti mi dicono che ci sono più di un elemento a carico
del ragazzo. Inoltre non sarebbe la prima volta…»
James
sospirò. Remus aveva ragione: se si abituano a vederti come uno che infrange le
regole, ti vedranno sempre e solo così.
«Cosa
ha intenzione di fare?» chiese la McGranitt.
«Indubbiamente
il signor Potter dovrà essere punito e, inoltre, la biblioteca ha subito un
duro colpo. Ritengo opportuno che il ragazzo ripari al danno ricopiando i libri
che sono andati perduti e reintegrando quelli che il fuoco a parzialmente
bruciato. Penso che il professor Lumacorno sarà un ottimo supervisore»
James
scattò dalla sedia: era una punizione assurda.
«Signore!
Ci metterò secoli! E poi… tra poco c’è la finale di Quiddich!» protestò
«Temo
che dovrà saltarla» rispose l’altro; poi notando il disappunto sulla faccia
dell’insegnante di Trasfigurazione continuò: «Mi spiace Minerva, ma le
punizioni non fanno eccezioni per alcun motivo» e con quello la discussione fu
chiusa.
Insegnante
ed alunno uscirono dall’ufficio del preside uno più mesto dell’altro e non si
sarebbe potuto dire a chi dei due era stata inflitta la punizione peggiore.
«Avresti
potuto difendermi!»
«Ma
l’ho fatto! Ho detto che eri con me e che non avevi fatto nulla!»
«Davvero?
A me non è sembrato di vederti davanti alla scrivania di Silente!»
«Silente
lo sa!»
Remus
non sapeva come fosse possibile, ma era certo che Silente sapesse che qualcosa
non quadrava in quella storia, che James non aveva fatto nulla di male.
«Ma
che ti ha detto?» intervenne Peter.
«Che
era un grave danno per la biblioteca e che non potevo non essere punito. Io ho
continuato a ripetere che non c’entravo, ma lui non ha potuto fare nulla e alla
fine ha detto che avrei dovuto reintegrare i libri perduti a mano»
«Cosa?!»
esclamò Sirius allungandosi verso il compagno e lasciando cadere la forchetta
«Ma ci vorranno secoli!»
«E
la partita?» chiese ancora Minus.
James
gli lanciò uno sguardo come a dire “meglio non parlarne che mi trasformo in un
mannaro peggio di Rem”.
«Non
potrò partecipare alla finale» sussurrò in tono tagliente, che fece
rabbrividire il ragazzino grassoccio alla sua destra.
«Ma
è pazzesco!» continuò ad urlare Sirius, come se gli fosse stato fatto un
tremendo torto «Che diavolo c’entra la partita con l’incendio?!»
«È
quello che ha chiesto anche la professoressa McGranitt, ma non ha potuto fare
nulla»
I
quattro ragazzi tacquero in contemporanea, mentre intorno si potevano ancora
sentire i rumori di piatti e posate benché nella sala grande fossero rimasti a
pranzare pochi altri studenti.
«Proveremo
a capire cos’è successo, James… tu intanto tieni duro» lo rassicurò Black con
un sorriso sincero.
Il
ragazzo annuì con poca convinzione, poi si alzò diretto nell’ufficio di
Lumacorno per cominciare quella assurda e per la prima volta immeritata
punizione.
Gliela farò pagare, ah se gliela farò
pagare! Tutti loro la pagheranno! Parola mia, stavolta l’hanno fatta grossa!
James
continuava a pensare al modo migliore per riscattarsi da quel torto subito:
sapeva perfettamente che a mettere in scena tutto lo scherzo dell’incendio
erano stati i Serpeverde e il movente della finale di Quiddich era più che
evidente.
Perfetto pensò sono riusciti nel loro intento, senza
trovare alcun ostacolo, grandioso!
E
più ripensava a quello che le serpi gli avevano fatto, più la rabbia ribolliva.
Lui era esperto di queste cose, aveva fatto molti scherzi ai compagni e
soprattutto a Piton, ma lui se lo meritava! Da quando erano ad Hogwarts, non
aveva perso occasione per insultare i nati babbani e per ribadire la supremazia
dei purosangue e poi ce l’aveva con lui… perché? Perché sapeva giocare a
Quiddich? E che poteva farci se era bravo. No, quel ragazzo meritava tutti gli
scherzi del mondo, ancora di più da quando aveva preso di mira Peter e Remus
che di solito non contrattaccavano rendendogli tutto più facile.
«Distratto,
signor Potter?»
Il
professor Lumacorno interruppe i suoi pensieri con il suo tono irrimediabilmente
gentile e pacato. Il ragazzo non si trattenne dal guardarlo storto: in fondo
lui poteva benissimo essere a conoscenza di tutto e coprire i propri studenti –
era pur sempre il direttore della casa dei Serpeverde e non si sarebbe stupito
se avesse favorito i suoi studenti.
«Qualcosa
non va, Potter?» continuò il professore puntando i suoi occhietti verso lo
studente.
«No,
professore: è tutto a posto… è una cosa normalissima
che io sia qui a ricopiare stupidi libri che io non ho bruciato, piuttosto che allenarmi per la finale di Quiddich
che ci sarà tra poco. Ah, dimenticavo: io non
parteciperò alla finale. Io sono qui a copiare e reintegrare stramaledetti
libri!»
James
riprese fiato: si era sfogato, aveva dato fiato a tutta la rabbia che teneva
dentro ed ora si sentiva meglio. Guardò Lumacorno, che lo fissava interessato
del suo sfogo e solo allora si rese conto di aver urlato in tal modo contro un
insegnante. Fantastico!
«Mi
scusi professore, non volevo»
«Suvvia
giovanotto, non c’è da preoccuparsi: in fondo è normale essere arrabbiati» lo
rassicurò quello «Dunque tu sostieni che non hai appiccato l’incendio»
«No,
signore: sarebbe una cosa stupida da fare… anche per me!»
Lumacorno
continuò ad osservarlo ancora un po’: non c’era menzogna nei suoi occhi.
«E
secondo lei, chi sarebbe il colpevole?» chiese il professore di pozioni,
stavolta realmente curioso.
«I
suoi studenti!» sputò James con ira
«I Serpeverde mi hanno incastrato!»
Lumacorno
fissò il giovane Grifondoro, stupito di quella risposta così decisa e mirata.
«Impossibile!
Perché i miei ragazzi dovrebbero fare una cosa simile?»
Il
suo volto era quasi indignato per quell’accusa e James si trattenne a stento
dal ridere: sembrava quasi che lui, il lupo cattivo, avesse appena accusato
degli agnellini innocenti, i Serpeverde. Era risaputo che quelli della casa del
vecchio Salazar non erano il massimo dell’onestà e che non si facevano scrupoli
a barare, se ne avevano bisogno.
“Non tutti” gli aveva detto
una volta Remus “Non fare di tutta l’erba
un fascio”; ma a dire la verità era convinto che quel detto non valesse per
le serpi, ora più di prima.
«Tra
poco c’è la finale di Quiddich, signore, contro i Serpeverde. Io sono il
cercatore dei Grifondoro e per quanto possano trovare un sostituto, non sarà la
stessa cosa» spiegò il ragazzo con tutta la modestia del caso.
Lumacorno
continuò a guardare quel volto così deciso, gli occhi che lampeggiavano e i
pugni chiusi con le nocche innaturalmente bianche. Che motivo aveva quel
ragazzo di mentire e sostenere in quel modo la sua menzogna? Ma allora i suoi
ragazzi avevano davvero fatto quanto sosteneva?
Doveva
informarsi…
«Va
bene, ragazzo, va bene. Ora continua a scrivere: i libri sono tanti…»
James
si trattenne dal guardare di nuovo male il suo insegnante e cercò il rigo che
stava copiando di uno dei libri bruciati completamente. Ma se la scuola poteva
farsi recapitare delle copie dei libri da altre biblioteche, perché non teneva
quelle o, per lo meno, le duplicava con la magia? Sarebbe bastato un colpo di
bacchetta per mettere il sesto i libri, la partita di Quiddich e la sua
carriera di cercatore che stava facendo un enorme capitombolo verso il basso.
I
giorni passarono con una rapidità quasi folle e la punizione di James andava
avanti senza modifiche e senza possibilità che ce ne fossero in futuro. Ogni
giorno, dopo le ore di lezione e di compiti, il cercatore si recava
nell’ufficio di Lumacorno e cominciava il suo lavoro di amanuense per poi
tornare nella sua stanza a tarda notte e crollare sul letto senza avere la forza
neanche di rispondere alle parole dei compagni che lo aspettavano alzati
qualsiasi ora fosse. Dal canto loro gli altri Malandrini non avevano scoperto
nulla di particolare: i Serpeverde erano muti come tombe e i loro sorrisetti
furbi si sarebbero potuti attribuire solo alla convinzione di avere il
campionato in tasca, piuttosto che ad un qualche sporco segreto che loro erano
sicuri nascondessero.
Negli
ultimi giorni, mentre ormai la finale era alle porte, James aveva notato che
Lumacorno non era più nel suo ufficio ad attenderlo; le prime volte erano solo
assenza momentanee, poi arrivarono al punto che il giovane era solo per tutto
il tempo della punizione. In ogni caso, il cercatore non si fece problemi o
domande: aveva fin troppe cose a cui pensare e i libri da copiare erano così
tanti che avrebbe finito giusto per l’esame dei M.A.G.O.
I
primi giorni Horace aveva semplicemente creduto che Potter stesse cercando di
convincerlo della sua innocenza per poter partecipare alla finale, che stesse
accusando i Serpeverde solo per togliersi dai pasticci; poi, però, non aveva
potuto fare a meno di notare quei sorrisetti furbi che i suoi ragazzi – in
particolare quelli che facevano parte della squadra di Quiddich – si
scambiavano di continuo. Inizialmente aveva provato a parlare con loro fingendo
di introdurre l’argomento con distrazione e disinteresse, ma non aveva ottenuto
che commenti laconici o monosillabici, fino ad arrivare a cambiare discorso o a
fare finta di non sentire le sue domande. Ora il professore di pozioni era
sicuro che i ragazzi stessero nascondendo qualcosa e nonostante la delusione lo
portasse a lasciar perdere la cosa, sapeva di dover andare fino in fondo alla
questione, almeno per amore della lealtà.
Non
tutti i Serpeverde erano scorretti.
Così
aveva cominciato a seguire i giocatori, ad andare in biblioteca durante le loro
ore di studio, a sentire i loro discorsi cercando anche solo una parola che li
tradisse; ma non c’era che dire: quei ragazzi sapevano nascondere bene il loro
segreto – fino a pochi giorni prima della partita quell’argomento non era stato
neanche sfiorato e Lumacorno stava perdendo le speranze – se si potevano
chiamare speranze – di coglierli sul fatto.
Il
giorno prima della finale, però, Lumacorno dovette rivedere le sue convinzioni
e convincersi che la fortuna prima o poi gira sempre.
Ormai
era la sera prima della gran finale e Horace si era diretto in biblioteca più
per abitudine che perché sperasse realmente di ottenere qualcosa. Cercava un
vecchio libro sulle pozioni, qualcosa di rilassante da leggere, così da potersi
liberare di quello strano ed insensato peso che gli si era formato all’altezza
dei polmoni. In fondo lui aveva fatto tutto il possibile per arrivare alla
verità, nessuno avrebbe potuto obiettargli nulla.
«Sì,
è stato un stratagemma stupendo, capitano!»
Quella
frase, ascoltata chissà come mentre gli occhi scorrevano con interesse sul
libro, attirò l’attenzione del professore come se fosse stato risucchiato nel
dialogo. Solo uno scaffale alto quasi fino al soffitto lo separava dal
gruppetto dei Serpeverde che doveva tenere d’occhio. L’uomo chiuse il libro e
senza fare il minimo rumore si avvicinò quanto più per poter sentire meglio la
discussione.
«Mettere
fuori gioco quel fesso di Potter è stato molto più facile del previsto»
continuò un ragazzo che dalla voce pareva proprio il capitano della squadra di
Quiddich.
«E
domani… altro che cercatore infallibile! Quell’imbecille sarà ancora lì a
copiare libri» sghignazzò uno del battitori dalla voce grossa.
«E
dire che si è messo nei casini da solo!» continuò il capitano euforico «Il
piano non sarebbe riuscito se lui non avesse avuto la fama di combina guai! Ma
così convincere Madama Pince che ad appiccare l’incendio fosse stato lui è
risultato fin troppo facile!»
Horace
trasse il fiato: quella era una vera confessione! Per un istante sorrise: quel
ragazzo era stato tanto astuto da progettare un simile imbroglio e da non farsi
mai scoprire, eppure eccolo lì a spifferare il tutto, come se il pericolo fosse
passato.
Poi,
però, qualcosa di diverso lo invase: Potter aveva avuto ragione da sempre. I
Serpeverde lo avevano incastrato per truccare la finale, ma ora lui conosceva
il loro segreto e tanto bastava.
Perché
lui doveva informare subito il preside, giusto? Dirgli quello che aveva
scoperto e far si che tutto si risolvesse, non era così? Eppure questo voleva
dire andare contro i suoi studenti, tradire proprio quelli della sua casa!
Lumacorno
sospirò, poggiando il mento sul petto: che assurda situazione! Che decisione!
Che aveva fatto di male per meritarselo? Aveva ficcato il naso, era uscito da
quelli che erano i limiti delle sue competenze di professore. Ed ecco che ne
pagava le conseguenze.
Rimorso
o rinnegazione?
Il
professore di pozioni si arrovellò per alcuni minuti, valutando i pro e i
contro di tutta quella faccenda con la massima accuratezza. In fondo… non
bisognava proprio dire a tutta la scuola che a fare la soffiata era stato lui.
Si sarebbe potuto anche mantenere il segreto fra gli insegnanti…
Horace
si alzò, con una strana – quasi timorosa – determinazione e, nonostante l’ora
tarda, si diresse verso l’ufficio di Silente.
No.
Non tutti i Serpeverde erano scorretti.
«James! James, svegliati! Oh, avanti James!»
Il
mattino dopo, Remus tentava con scarsissimo successo di svegliare il cercatore
che la sera precedente era tornato davvero tardi in camera e che, soprattutto,
avrebbe voluto svegliarsi direttamente il giorno seguente, saltando quello
ormai cominciato.
Già:
il giorno della finale, una finale che con grosse probabilità la sua assenza
avrebbe regalato ai Serpeverde… meglio passarlo in totale catalessi, piuttosto
che vedere quei… quei… ragazzi festeggiare
immeritatamente.
«Fai
spazio, Rem!» gli gridò Sirius uscendo dal bagno.
Teneva
in mano un grosso secchio colmo d’acqua, con tutta l’intenzione di usarlo come
mezzo drastico di risveglio da quel coma. I due malandrini lo guardarono tra lo
scettico e il preoccupato.
«credetemi,
è l’unico modo» disse in modo solenne Black e prima che ci fosse tempo di
replicare aveva già rovesciato il secchio addosso all’ignaro studente.
James
fece un salto improvviso, senza rendersi inizialmente conto di quello che stata
succedendo; poi si guardò gli abiti bagnati e – dopo aver inforcato gli
occhiali – focalizzò i tre ragazzi che sostavano poco lontani. Quando i suoi
occhi si furono soffermati sul piccolo
particolare del secchio, ancora stretto tra le mani di Sirius, tutto gli fu
terribilmente chiaro.
«Sirius.
Sei. Impazzito?» sibillò irato, aumentando il volume ad ogni parola.
«Non
ti svegliavi…» fu la semplice risposta dell’altro.
«E
che motivo hai per svegliarmi, oggi!»
chiese ancora infuriato.
«Il
professor Lumacorno ti vuole immediatamente nel suo ufficio. Questione della massima urgenza, ha
detto» lo informò Peter, per placare la rabbia del Grifondoro.
Per
alcuni istanti James lo guardò, senza capire davvero le sue parole. Il
professor Lumacorno lo voleva subito nel suo ufficio? Alle 8 di mattina? Il
giorno della finale?
Aveva
una grandissima voglia di fregarsene e di rimettersi a dormire, ma si costrinse
ad alzarsi, asciugarsi, vestirsi e andare da lui: era davvero curioso di conoscere “la questione della massima urgenza”
che gli aveva causato quel brutto risveglio.
Davvero
non immaginava quanto avrebbe dovuto ringraziare quel brutto risveglio.
«Voleva
vedermi?» chiese quando fu arrivato davanti all’insegnante.
«Chiudi
la porta, ragazzo e siediti: devo parlarti e non c’è molto tempo» fece l’altro
con una serietà che incuriosì davvero James.
Fece
quanto gli era stato detto e si sedette di fronte all’uomo che quella mattina
sembrava così diverso dal solito.
«Dato
che non c’è tanto tempo per i preamboli, passo subito al sodo: avevi ragione,
ragazzo – i Serpeverde ti hanno incastrato con un piano brillante e hanno
saputo tenere il segreto in modo davvero rigoroso… almeno fino a ieri sera»
James
lo guardava senza capire. Stava davvero dicendo quello che le sue orecchie
avevano ascoltato? Probabilmente era uno dei sogni che ultimamente faceva
spesso: uno di quelli in cui disputava la finale nonostante non ne avesse il
permesso. Tuttavia non ebbe il coraggio di interromperlo.
«Ho
riferito al preside ciò che ieri sera ho sentito dire ai membri della squadra
di Quiddich della mia casa e cioè che in realtà sono stati loro ad appiccare
l’incendio nella biblioteca e a far ricadere le colpe su di te, per impedirti
di disputare la finale di oggi. Silente è stato subito d’accordo con me nel
sospendere la punizione e reintegrarti in squadra, figliolo»
Il
cercatore avrebbe voluto tanto essere felice di quello che aveva appena
sentito: niente più punizione e, soprattutto, la possibilità di giocare la
finale; eppure c’era un retrogusto tanto amaro in quella notizia, che non poteva
fare a meno di cogliere. Non si era allenato. Da quasi un mese non saliva sulla
sia scopa: come avrebbe vinto, in quelle condizioni?
«Cosa
c’è ora che non va, benedetto ragazzo? Non sei felice?» chiese incredulo
Horace.
«No,
signore. È davvero bello… ma io non sono allenato… credo che non farà molta
differenza la mia presenza in questo stato…»
Lumacorno
assunse l’aria di chi la sapeva lunga e sul suo volto si dipinse un grosso
sorriso: aveva fatto bene, in fondo, ad accettare una possibile rinnegazione,
piuttosto che un sicuro rimorso.
«Tranquillo,
giovanotto! Ho pensato anche a questo» e mentre James lo guardava sbigottito
estrasse da uno dei cassetti una piccola boccettina prendendola tra pollice ed
indice.
Non
era alta più di 4 cm, ma comunque finemente lavorata; all’interno c’era un
qualche liquido color oro che pareva rispendere di luce propria e mettere in
secondo piano il chiarore del nuovo giorno che rischiarava ufficio. Il
Grifondoro rimase ad osservarla stranamente attratto, senza riuscire a staccare
gli occhi da quell’oggetto tanto piccolo eppure – ne era certo – tanto potente.
«Sai
cos’è questa?» chiese con fare saggio l’uomo.
James
era sicuro che se questa domanda fosse stata fatta a Remus, avrebbero
sicuramente già avuto una risposta, ma lui proprio non aveva idea di cosa fosse
quella… cosa e – a dirla tutta – non gli importava particolarmente in quel
momento.
«Questa»
continuò il professore «È una pozione molto complicata da fare, ma dall’effetto
davvero… vantaggioso. Il suo nome è felix felicis e dona a
chi la beve tanta fortuna»
In
un attimo al cercatore fu tutto chiaro e inevitabilmente sorrise.
«Sta
dicendo che posso prenderla per la partita di oggi?» chiese incredulo.
Il
professore annuì porgendogliela.
«Sei
stato ingiustamente ostacolato ragazzo: è ora che la fortuna giri un po’ nel
verso giusto. Sarà il nostro piccolo segreto»
James
guardò Lumacorno senza parole: ancora non gli sembrava vero. Aveva fra le mani
la possibilità di rovesciare tutto e di mettere le cose a posto.
«Sì,
signore: sarà il nostro segreto. Grazie!» riuscì a dire, poi corse fuori verso
il campo di Quiddich, con un sorriso enorme sul volto.
Siamo finalmente giunti alla finale di
Quiddich di quest’anno, signore e signori. Un anno entusiasmante che ha visto
colpi di scena a non finire. Ultimo per ordine di tempo, la squalifica del
cercatore dei Grifondoro: James Potter, che, pare, abbia causato danni alla
biblioteca scolastica. Ma adesso non perdiamoci in chiacchiere: stanno entrando
le due quadre. Ecco i Serpeverde: in prima fila scorgiamo il capitano – Mark Hole – seguito
dall’altro battitore – Stock – il cercatore – Holder
– i tre cacciatori – Brown,
Allison e Since – e ultimo
il portiere, Norteson. Ma ora diamo uno sguardo anche ai Grifondoro che pur con
l’assenza del cercatore, tenteranno con determinazione di conquistare la fina…
Aspettate! Ma quello lì è James Potter!
La
voce del giovane telecronista era carica di tutta l’incredulità del caso: James
sfilava accanto al proprio capitano con un sorriso quasi beffardo rivolto ai
Serpeverde che guardavano la scena sbigottito. Il capitano delle serpi si
avvicino, livido e furioso.
«Lui
non può stare qui! Non gli è permesso disputare questa finale!» gridò
all’indirizzo dell’altro capitano.
«Se
vuoi, puoi fare rapporto a Silente; ma ti avviso che è stato lui stesso a
permettermi di giocare» rispose con un ghigno il cercatore «Pare che finalmente
abbiano capito che non sono stato io ad
appiccare l’incendio!» e così dicendo prese il volo, godendosi dall’alto la
faccia ancora più irata del capitano avversario, mentre si levava il coro
festoso del pubblico Grifondoro. Oh, sì: era pronto a farli tutti neri!
«Signori!
Voglio fare un altro brindisi alla vittoria dei Grifondoro!» annunciò Sirius «E
a James Potter, miglior cercatore di tutti i tempi!»
Alla
fine i Grifondoro avevano vinto alla grande – 220 a 30 – e James si stava
godendo, ora, i festeggiamenti e le attenzioni che gli erano dovute.
Tutti
i bicchieri furono alzati in aria per l’ennesima volta, ma quel giro era, per tutti,
di Whisky Incendiario. Il cercatore si avvicinò agli altri Malandrini.
«Ragazzi,
mi spiegate dove avete preso il Whisky?» chiese curioso.
«Non
lo immagini neppure!» sorrise furbo Black, facendo segno agli altri di
avvicinarsi e chiudersi in cerchio «Abbiamo scoperto un passaggio segreto
– proprio dove c’è la statua della
Strega Orba – che porta direttamente alla cantina di Mielandia!
Da lì è stato abbastanza semplice arrivare ai Tre Manici di Scopa e prendere
qualche bottiglia di Whisky incendiario»
James
notò ancora il barlume di eccitazione negli occhi del compagno, fiero di aver
scoperto una cosa tanto importante e tanto malandrina.
«Ma
voi in questi giorni non doveva estorcere ai Serpeverde una confessione?»
chiese con fare insinuante e sopraccigli alzati.
«L’abbiamo
fatto!» si difese Remus e Peter annuì con sorrisetto isterico.
«Solo
che mentre seguivamo uno dei giocatori, siamo finiti dietro la statua e non so
come si è aperto il passaggio» spiegò Sirius, salvando la situazione in
extremis.
Potter
sorrise, calmo.
«Se
non altro è finito tutto bene… e abbiamo un nuovo modo di spassarcela!»
convenne con sguardo divertito.
Ad
un tratto però, al cercatore venne in mente di aver dimenticato una cosa molto…
importante. Lasciò i compagni ed uscì dalla sala grande, chiudendo dietro di se
le porte e con esse anche gran parte degli schiamazzi e della confusione che vi
erano dietro.
Il
professor Lumacorno stava scendendo le scale proprio in quel momento, con la
sua solita aria bonaria, diretto con molta probabilità nel suo ufficio.
«Professore!»
lo chiamò James correndogli incontro.
«Ah,
Potter» disse l’uomo voltandosi «Congratulazioni: una bella vittoria»
«La
ringrazio… Ah, emh… volevo dirle una cosa» fece poi con tono indeciso.
«Certo,
figliolo»
«Per
quanto riguarda il nostro segreto…»
Horace
lo guardò sorridendo.
«Non
preoccuparti: con me è al sicuro» lo rassicurò
Il
cercatore negò con la testa.
«Non
è questo, signore: io mi fido di lei. Volevo solo che sapesse… che, beh, io non
ne ho versato neanche una goccia» e mostrò la piccola boccetta, sigillata, così
come l’aveva ricevuta.
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Salve,
gente! Eccomi tornata a voi con una nuova shot appena reduce da un concorso. A
proposito di questo voglio ringraziare _Mary, Nabiki93 e Fierobecca
(che purtroppo non ha potuto giudicare) per aver indetto questo simpaticissimo
contest.
E’
la prima volta che prendo in considerazione il personaggio di Lumacorno – che a
dirla tutta non è fra i miei preferiti – ma è stato bello cimentarsi anche con
lui. Che altro dire? Riporto qui sotto i giudizi:
Quarta
classificata
Neanche una goccia, di Alchimista
Giudizio di Nabiki93:
Grammatica e sintassi: 8/10 punti
Stile: 9/10 punti
Sviluppo della trama: 10/10 punti
Originalità: 9/10 punti
IC dei personaggi: 8.5 /10 punti
Attinenza alla traccia data: 9/10 punti
Gradimento personale:6.5/ 8 punti
Totale:60
Trama studiata e avvincente,anche se per alcuni errori ho dovuto abbassare il
voto.
Allora,per quanto riguarda la grammatica ti ho dato 8 perché ho notato vari errorucci qua e là,sicuramente di distrazione ( ad esempio:
a invece di ha,verbo avere, oppure se invece di sé in alcuni punti mentre altre
volte è scritto bene ,cosa che mi conferma che sono dovuti a distrazione).
Per lo stile,non ho niente da dire. Uno stile semplice,ma allo stesso tempo
accurato e ricco di descrizioni.
Nello sviluppo della trama non potevo non darti 10! Completa e precisa se
non,per un piccolo particolare: in realtà James Potter non era cercatore ,ma il
cacciatore di Grifondoro. ( fonte: www.hp-lexicon.info/wizards/james.html)
Questo,in effetti, è un errore frequente (anche su wikipedia
c’è scritto che James è un cercatore!), sicuramente alimentato dal fatto che in
Harry Potter e la Pietra Filosofale viene detto appunto che è un cercatore.
Comunque non ha influenzato eccessivamente sul voto.
Per l’IC dei personaggi,mi sembra buono. L’unico che forse non mi convince del
tutto è Lumacorno e forse anche il fatto che James sia andato in biblioteca a
fare il tema di Storia della magia,ma per il resto mi sono parsi perfetti.
In conclusione la fan fiction a mio parere è attinente alla traccia:i
personaggi ci sono tutti,anzi ne hai aggiunti altri che hanno completato il
quadro e che nonostante siano solo secondari sono caratterizzati in maniera
molto approfondita.
Un ottimo lavoro!!!Complimenti!!!
Giudizio di _Mary
Grammatica e sintassi: 7.5/10
Stile: 9.5/10
Sviluppo della trama: 10/10
Originalità: 9/10
IC dei personaggi: 8/10
Attinenza alla traccia data: 9.5/10
Gradimento personale: 6/8
Totale: 59.5/68
Cominciamo dalla grammatica: ci sono un po’ di errori, sia di battitura che di
altro genere. Per esempio, in tutta la storia ricorre il nome ‘Quiddich’,
scritto così; è ‘Quidditch’. Ad alcuni ‘sé’,
particella riflessiva, manca l’accento, c’è un ‘ha’, presente indicativo del
verbo avere scritto senza ‘h’, alcuni nomi come ‘Portiere’, ‘Boccino’, ‘Nati
Babbani’ sono scritti senza maiuscola, ed un ‘4 cm’ che è da cambiare in
‘quattro centimetri’ – oltretutto, ma questa è una fissazione mia che non ho
considerato nel punteggio, nel Regno Unito non si usano i centimetri.
Il tuo stile mi piace molto: è semplice, lineare, e la tua fan fiction si legge
con vero piacere.
Penso che tu abbia sviluppato bene la tua trama: da qualche spunto s’arso’ sei
riuscita a creare una trama che definire complessa sarebbe eccessivo, ma che
non è neanche semplicissima. Sei riuscita a seguire il corso della storia con
linearità e semplicità, senza ‘perdere il filo’.
Ottima anche l’originalità, dato che ci hai mostrato un James piuttosto diverso
dai soliti: per una volta si trova in una situazione non facile dalla quale non
avrebbe potuto tirarsi fuori senza l’aiuto inaspettato di Lumacorno – che è
davvero ‘gustoso’ in veste di investigatore.
La caratterizzazione dei personaggi è buona, l’unica pecca sono i Serpeverde,
che, forse, avresti potuto caratterizzare un po’ meglio. Così sembrano quasi
avere tutti la stessa voce, avrei apprezzato qualcosa in più che distinguesse i
vari componenti del gruppo.
Ottima l’attinenza alla traccia: hai inserito tutto ciò che ti era stato dato,
e ogni elemento ha una certa importanza nella storia. Peccato solo che
compaiono alla fine, e che tu non gli abbia dato un ruolo più centrale.
La tua fan fiction è gradevole e fresca, mi è piaciuta l’idea di renderla una
specie di piccolo ‘giallo’. James non è il dio sceso in terra di molte altre
fan fiction e Lumacorno mi sembra piuttosto IC – ed io amo questo
personaggio, per cui ho davvero apprezzato la sua riuscita. Non so se avessi
già trattato il suo personaggio in altre fan fiction, ma se è il tuo primo
tentativo ti assicuro che è molto riuscito.
Totale: 119.5/136
Spero che la storia sia di vostro gradimento.
Ringrazio coloro che recensiranno, quelli che la metteranno fra le preferite o
da ricordare.
Un bacio, alla prossima n______n
Alchimista ~ ♥