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Autore: Cinderella In Love    06/08/2010    1 recensioni
Corretto, apportati cambiamenti. Indaco dagli occhi del cielo. Immaginando il ritorno di Michele. (Seconda classificata al Return Contest 2010 indetto da 'amimy')
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amici

 

«E con questa nuova identità, ho ritrovato Monica che, nonostante tutto, mi ha riconosciuto. A Natale, non l’avete più vista perché è venuta a cercarmi e da allora siamo tornati a vivere insieme, intanto, ‘quelli lassù’ hanno deciso che potevo rimanere accanto a lei… Ho chiesto io a Monica di non parlare, ma, ora, non volevamo e non potevamo più continuare a nasconderci e ...eccoci qui…» concluse il suo racconto Michele che aveva sfidato per tutto il tempo gli sguardi attoniti degli altri.

 

«Non può essere...» si sfiorava la fronte Rosa, molto frastornata.

«Ti capisco, neanche io mi crederei, probabilmente...» la rassicurò Michele con un sorriso.

Le altre non parlavano.

 

«Michele, ti va di incontrare Paolo?» propose Laura che sembrava essere quella più pronta ad accettare la verità.

Michele annuì.

«Lo chiamo allora.»

«Ma… Laura, aspetta! Per Paolo sarà difficile accettarlo: diglielo tu per prima.» la interruppe Monica, consapevole di quanto sarebbe stato difficile rivelare a Paolo il ritorno dell’amico.

 

~

 

(la sera stessa)

 

 

«Paolo, ti prego! E’ da questa mattina che non dici una parola...» disse dolcemente Laura a Paolo che restava seduto sul letto, fisso a osservare il vuoto- «Ti capisco, ma è una cosa bella, per quanto possa sembrare assurda, è vera e dobbiamo accettarla, affidandoci a quello che vediamo, anche se richiede lo sforzo di non capirla a fondo. Anche Monica ha faticato a elaborare questo ritorno, ma è stata forte e ha capito che non poteva ignorare la verità, solo perché sembrava surreale il fatto che fosse vivo…»

 

Paolo continuava a non rivolgerle né sguardi né parole, imperterrito.

 

«Paolo…» sussurrò lei, sfiorandogli un braccio.

 

«Laura, io non capisco.» disse piano, non distogliendo gli occhi dal vuoto.

«Forse, se si vuole bene a qualcuno, capire non conta poi così tanto.» seguì Laura con delicatezza.

«Michele è morto, Laura.» ribadì Paolo stanco.

«Michele adesso è vivo: questa è la verità che tu lo voglia o no. Il tuo è un capriccio: non vuoi affrontare la possibilità di illuderti e procurarti una delusione... Ma, Paolo, tu ne devi essere felice.» controbatté Laura secca, sperando di dissuaderlo.

«Laura, tu ci credi?» domandò Paolo, voltandosi verso di lei.

La donna annuì.

«E come fai a esserne così sicura?» insistette l’uomo.

«Sento di essere felice di quello che è accaduto, mi fido del mio istinto e credo in Monica che, tra l’altro, è di nuovo incinta...» rispose con naturalezza lei.

«Monica aspetta un bambino?» domandò lui, guardandola stupito.

«Sì e spera tanto che sia una femminuccia.»

«Ma, allora…»

«Allora no, non è un sogno, Paolo...»

«Ho sempre lottato contro l’idea che Michele non ci fosse più, che mi avesse lasciato solo...

Anche perché era lui che aiutava me, che mi faceva capire cosa era giusto e cosa non lo era.

Mi ha aiutato a crescere Cristina ed era l’unico a starmi vicino quando è morta Eleonora...» rifletteva Paolo, abbassando lo sguardo per nascondere gli occhi, ormai, lucidi.

«Non hai mai accettato la sua morte...» -le fece notare Laura, cercando i suoi occhi- «Però, ora, dovrebbe essere più facile pensare che lui c’è e non è cambiato niente tra di voi.

Per quanto spaventato sia, Michele è forte ed è capace di dare tutto quello che portava con sé un tempo, anzi, forse ci può insegnare qualcosa in più...»

«Sono stato un idiota a scappare davanti alla realtà!» ammise lui, rimproverandosi.

«Beh…Hai dimostrato il tuo attaccamento a ciò che si dimostra certo: hai bisogno di sicurezze come tutti, ma, il fatto che tu abbia sbagliato, non ti preclude la possibilità di recuperare.»

 

~

 

Paolo stava seduto su un muretto, attendeva muto che il tempo giocasse il suo corso.

 

Michele camminava verso di lui, lentamente senza forzare l’attesa che lo separava dall’amico che, questa volta, sentiva non sarebbe fuggito.

Senza parlare, lo raggiunse e si sedette a fianco a lui.

 

Trascorse, passando di lì, una catena d’attimi vuoti, muti, confusi; Michele scrutava il cielo sereno di quel pomeriggio, portandone l’essenza a ragione del suo respiro.

«E’ bello, vero?» avanzò Michele sognante, sempre rivolto verso l’alto.

 

Paolo distolse lo sguardo proiettato, fino ad allora, a terra e puntò gli occhi in alto a imitazione dell’amico.

 

«Sai, non ci avevo mai pensato prima, ma il cielo a marzo è davvero meraviglioso!

Nessuno se ne accorge finché non gli viene negato.

Quando comprendi che tutto quello che è qui, sotto questo cielo, non potrà più far parte di te, delle tue ore e rimane solo il ricordo a consolarti…Solo allora, capisci che hai perso le cose  più importante, che non sono il corpo, i soldi, gli oggetti... ma si riassumono in un segreto confessato a un amico come te, in un litigio con la tua donna, nel vedere un figlio addormentarsi e restare a guardarlo, nel calore di casa quando rientri l’inverno, nel fermarsi ad ascoltare il mare in una conchiglia e nel contare i minuti quando pensi che tutto va storto... insomma, nel sentirti vivo. La cosa più piccola, più buia diventa quella mancanza opprimente che non lascia respiri dietro di sé…  Rivederti adesso: questo sì, che è davvero una ragione per respirare ancora.» disse Michele, continuando a perdersi nei disegni delle nuvole su quella tela d’azzurro.

 

«Sono uno stronzo!» -esclamò l’altro, guardandolo negli occhi – «Sei la persona a cui ho affidato, praticamente, tutta la mia vita e non ti ho creduto…»

«Lascia stare! Non è colpa tua;  non ti preoccupare!» ironizzò l’altro, facendogli l’occhiolino nel cogliere l’amarezza delle parole di Paolo.

«Tu non cambi mai!» esclamò Paolo, facendosi sfuggire un sorriso.

«Ma vieni qua, imbecille!» replicò l’altro ridendo, mentre lo abbracciava.

 

«E’ bello che sei qui…» confessò Paolo con le lacrime agli occhi.

In risposta, Michele gli sorrise soltanto.

 

«Comunque, ora che ti posso parlare da vicino senza limiti, te la posso dire una cosa?» chiese Michele.

«Certo!» rispose l’altro, illuminatosi in volto.

«Sei un ingrato! Possibile che fai tutto di testa tua! Neanche avere i santi in paradiso, ti convinceva ad ascoltare, eh?» disse l’altro con uno scappellotto.

«Ma te che ne sai?»

«Come che ne so?! E Valeria, er Mollicone, quello stralunato di mi’ fratello, tu’ moglie ubriaca perché la tradisci,  e ‘Metti una sera a cena’…!» elencò l’altro, preso dal discorso.

«Ma, allora, eri davvero tu?» chiese l’altro euforico, sfoderando un sorriso a trentadue denti- «Non eri un sogno!»

«E non ero un sogno, no! Le pene dell’inferno in pieno girone celeste riuscivi a farmi passare! Mai una volta che mi avessi ascoltato!»

«E tu con le angiolette, ne vogliamo parlare?»

«Ma...Lascia Stare!» esclamò Michele con sguardo complice.

Paolo scoppiò a ridere, mentre faceva all’altro cenno d’alzarsi.

«’n birra adesso si può fare, no?» propose Paolo.

«Mmm… Seee! Ma non facciamoci sentire troppo, sennò quella rompi...»-si corresse -«quell’adorabile centralinista chissà che me’ fa quando torno!» ribattè, ridendo, Michele, alzandosi e incamminandosi con l’amico a fianco.

 

«Comunque, tornando a noi, tu non devi da’ consigli sulle donne che sei pericoloso, a mio fratello, poi… State uno più impedito dell’altro!»

«Ma era lui !»

«See! Mo’ era lui e io so’ fesso!»

 

Quelle voci risuonavano distorte a ogni passo, seguendo il loro allontanarsi; uno accanto all’altro, riscoprivano la complicità di sempre, al di là del tempo che era passato.

 

Aveva ragione Laura: forse, quando si tiene a qualcuno, i ‘perché’ diventano veramente parte dell’inutile; dinnanzi a tutti quei dubbi…

 

..rimanevano solo quelle due ombre allontanarsi vicine.

   
 
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