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Autore: _lullaby    07/08/2010    4 recensioni
Emily Williams. Di giorno lavora in un lavaggio per animali, mentre di notte si trasforma in una killer spietata o "cavaliere della giustizia" come le piace chiamarsi. Un giorno le arriva un incarico molto importante da portare a termine nel giro di una settimana, ma da questo momento in poi Emily dovrà scegliere quale delle due "vite" accettare.
Genere: Romantico, Thriller, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emily si strinse nella sua piccola giacca di tessuto color cremisi, quella sera tirava un vento quasi inesistente eppure lei insisteva a volerla portare per forza. Le dita scorrevano con velocità lungo il suo braccio destro ed avvertì una strana fitta di dolore provenire proprio da lì, cercò di coprirsi ancora di più come a voler tentare di nascondere ancora una volta quella cicatrice che le attraversava l’arto. Rabbrividì vedendo ancora una volta nella sua mente il corpo senza vita di Lucy e quegli attimi di fuoco prima dello sparo.
Nonostante tutto era stato soltanto un incidente.

Lucy The Blond era definita dal mondo di cui faceva parte una donna dal grande talento artistico, la sua voce era senza eguali e anche la sua presenza scenica non era da meno. Ma dietro a questo grande talento vi era una profonda insicurezza e paura nei confronti della gente, preferiva rimanere seduta su una poltrona consunta a guardare la finestra e vivere di trip di LSD. Uno dei suoi innumerevoli uomini, un tale Richard Mellow, era veramente preoccupato per lei. Avrebbe finito per rovinarsi sempre di più e i debiti aumentavano notevolmente, perciò decise che la cosa migliore per lei era morire, piuttosto che vivere e continuare a vivere così.
“Non ce la farebbe mai a vivere una vita normale, persino la musica ha perso qualsiasi significato per lei.” Disse a Bob, prima che fuggisse in mezzo al buio della notte.
Quella notte il freddo pungente scorreva sulla pelle facendola rabbrividire, nella testa non vi era alcuno spazio per i pensieri e le lancette scorrevano sull’orologio come se avessero fretta di arrivare all’ora prestabilita. Era una notte da ricordare quella.


Emily controllò l’orologio. Erano le quasi le sette e la gente si affrettava a ritornare a casa, nella confusione generale e mille voci che vagavano nell’aria, lei rimase ferma a contemplare il cielo che stava per scurirsi sempre di più, lasciando spazio alle prime stelle. Ricordò con molto piacere quanto preferisse restare nel piccolo balcone di casa sua, seduta su una sedia scricchiolante, a immaginare la storia di ogni piccola stella. Si sa, ogni persona quando scompare diventa una piccola stella nell’infinito firmamento. Ad Emily la morte non spaventava, sarebbe diventata una stella proprio come sua madre.
Un profumo simile ai biscotti appena sfornati aleggiò in quell’umida atmosfera estiva e la ragazza si strinse nelle spalle, quelli della madre Terry avevano lo stesso e identico odore. Tanti ricordi ormai vagavano nella mente di Emily, troppi per una povera ragazza di ventidue anni che aveva visto fin troppa morte nella sua vita.
Alle sette in punto una macchina abbastanza lussuosa parcheggiò davanti all’albergo, facendo uscire da essa l’uomo, con un mazzo di rose rosse in mano.
“Buonasera signorina!” salutò galantemente lui.
“Buonasera George, vedo che per te la puntualità è soltanto un optional.” rispose freddamente lei.
“Ehi! Non rovinarmi le entrate in scena!”
“Non è di certo colpa mia se sei arrivato alle sette e un quarto!” esclamò Emily, mostrandogli l’orologio.
“Ti chiedo scusa, sai com’è! Ogni volta il tempo vola quando suono con i ragazzi e non mi rendo conto dell’orario!” rispose lui, aprendo la portiera “Vogliamo andare?”
Emily annuì ed entrò nel veicolo. “Portaci da Suzanne, Fred!” disse lui all’autista, il quale fece un cenno della mano come ad assentire e partì.
Una musica dalle note dolci si diffondeva all’interno e lei rilassò totalmente il corpo e la mente, per poi chiudere dolcemente gli occhi senza rendersene conto.

“Parla Williams.”
La voce risuonava in quell’abitacolo stretto che era la cabina telefonica, certe volte Emily si sentiva totalmente schiacciata da esso. Osservò con occhi distratti il palcoscenico in attesa di una risposta da parte di Bob.
“Sei già arrivata?” chiese lui, dall’altra parte della cornetta.
“Sto chiamando da qui, lei ancora non c’è però. E’ in ritardo.”
“Non ti preoccupare, è abbastanza normale da parte sua. Probabilmente si sarà fatta chissà quale cosa in questo momento.”
“E io quando dovrei agire?”
“Ovviamente quando tutti se ne saranno andati, non devono esservi testimoni e se ve ne saranno… Sai che cosa fare.” “Ricevuto.”
Uscì a passi veloci dalla cabina, riprendendo a respirare normalmente. Sistemò per bene la parrucca bionda che Bob si ostinava sempre a comprarle e si sedette tranquillamente su un tavolino vicino al palco, dove una luce calda e abbagliante si posizionava al centro del palco. Una dolce voce ma allo stesso tempo piena di grinta era possibile sentire da quella posizione e dopo qualche minuto una Lucy mezza ubriaca entrò sul palco, accompagnata dal fedele chitarrista e batterista.
La grande massa di capelli fluenti rendeva difficile non notare la sua presenza sul palco e idem per i suoi movimenti. Ancheggiamenti, finti svenimenti e un’estensione vocale eccezionale rendevano Lucy la star del “Freewheelin’”, un locale non molto lontano da Horatio Street.
“Che peccato. Potrebbe avere un grande futuro.” pensò Emily, sorseggiando un po’ del suo whisky.


“Emily?” domandò il giovane musicista, scuotendola un po’.
“Hmm..” rispose lei, aprendo con fatica gli occhi.
“Siamo arrivati! Forse il viaggio è stato troppo stancante, vuoi che ti porti a casa?”
“No, tranquillo! Voglio davvero cenare con te, ho soltanto dormito male dopo averti chiamato oggi pomeriggio.”
“Meno male, pensavo che la mia presenza ti annoiasse!” rispose lui, ridendo e piegando la testa leggermente all’indietro. Prese la mano di Emily e l’aiutò a scendere dalla macchina, per poi dirigersi verso il ristorante. Era un posto molto piccolo ma accogliente, uno di quei locali dove sono i proprietari stessi a servirti nei tavoli per farti capire quanto ci tengano alla loro clientela. George prese un tavolo vicino alla finestra, da cui si poteva ammirare la splendida desolazione di una Londra al chiaro di luna. Lui sembrava nervoso, gli occhi vagavano per la sala totalmente piena quasi fosse in attesa di qualcuno. Un ragazzino sui dieci anni insieme a quella che Emily pensò essere sua sorella, si avvicinarono al tavolo con insolita timidezza. Porsero il foglietto di carta che avevano in mano a George il quale, con un esempio di grande ipocrisia, lo firmò con un grande sorriso stampato in volto. Si sentirono al settimo cielo e la ragazzina quasi rischiava di svenire.
“Che scena patetica.” pensò Emily, voltando lo sguardo in un’altra direzione.
“Eccomi qua!” disse George appena ebbe terminato con i ragazzi “A che cosa pensavi?”
“A quanto è stata patetica la scena, perché non gli dici semplicemente di no?”
“Sai quando ho dimenticato a dire quella parolina con la enne? Quando sono diventato famoso. Il nostro manager Brian ci diceva sempre di essere disponibili, mai far capire che la cosa non ti sta piacendo, essere sempre carino e soprattutto sorridere sempre. Adesso che lui è morto quest’abitudine è rimasta comunque.” Fece un lungo sospiro dopo aver detto questa cosa.
“E adesso? Come ti senti?”
“Bene, ma ho un po’ di fame! Tu no?”
“Onestamente sì” disse Emily ridendo.
George fece un cenno ad una donna, la quale corse subito al tavolo frettolosa come non mai.
“Oh salve Mister Harrison! Desidera ordinare qualcosa?”
“Certo Suzanne!” rispose lui e prese due hamburger con le patatine mentre Emily prese soltanto una semplice insalata. Rimase scioccata quando lo vide ingurgitare entrambi quegli enormi panini in un sol boccone, per poi buttarli giù con un bel sorso di vino. Che uomo strano si era trovata per una semplice cena.
Parlarono del più e del meno. Lui delle varie giornate in studio di registrazione e di come l’aria era diventata particolarmente irrespirabile dopo la morte del manager, il legame che univa ogni singolo membro si stava lentamente disintegrando e lui non poteva farci niente. Paul McCartney stava lentamente prendendo il controllo del gruppo e George si sentiva sempre più frustrato dal fatto che le sue canzoni spesso venissero messe in secondo piano, ma tutto questo la gente non lo sospettava. Per loro dovevano rimanere sempre i vecchi e simpatici Beatles, dai modi simili a quelli di un giullare di corte e che, con le proprie canzoni, riuscivano ad esprimere il pensiero della massa.
George passò più volte la mano tra i capelli per il nervosismo e lo sguardo vagava sempre dal piatto ormai vuoto alla finestra, non aveva il coraggio per guardare gli occhi di ghiaccio di Emily. Sentiva uno strano senso di disagio ogni volta che li incrociava. Come se riuscisse a guardarti fin dentro l’anima.
Ed Emily lo faceva, ogni volta.

“Buonasera signori e signore, voglio raccontarvi una storia. Una storia che inizia con una bambina sola e priva di qualsiasi amico, che trova un rifugio nella musica. Spero che vi piaccia.”
Era da più di due ore che Lucy suonava in quella sedia che sembrava sul punto di cadere ma che in realtà rimaneva sempre in equilibrio. Danzava con la voce, al ritmo di un lento scorrere di note. Era lei quella bambina? Era lei che quasi non riusciva a respirare per la sofferenza? Emily poteva capirla, le leggeva dentro il cuore.
Passarono velocemente anche gli ultimi venticinque minuti e la luce che illuminava il viso alla cantante si spense improvvisamente, lasciando la sua figura in completa oscurità.
Si diresse allora verso il camerino, aspirando il fumo della sigaretta accesa. Prese una bottiglia di whisky, vecchia di chissà quanti anni, e se ne versò un po’ nel bicchiere di vetro vicino alla poltrona, poi si sedette su di essa.
Chiuse gli occhi e iniziò ad abbandonarsi lentamente. Emily, che guardava l’intera scena dal buco della serratura della porta, bussò con molta calma tre colpi a cui Lucy rispose subito.
“Avanti!” esclamò, mentre Emily apriva lentamente la porta.
“Buonasera signorina. Davvero un bel concerto.” esordì Emily, applaudendo.
“Chi è lei? La conosco per caso?”
“Lei no, ma io conosco molto di lei. Ha mai pensato alla sua morte signorina?”
“Sinceramente no, non ne ho visto ancora la necessità.”
“Peccato sa? Dovrebbe provarci, non si sa mai quando potrebbe arrivare. Potrebbe arrivare anche adesso.” sussurrò all’orecchio della cantante, la quale sentì il proprio sangue raggelarsi al solo sentire quel tono di voce totalmente vuoto che sapeva di morte.
“Mi dica chi è lei e chi la manda.”
“Diciamo pure un amico, ma non si scaldi tanto. Voglio solo scambiare quattro chiacchiere con lei.”
“Le consiglio di andarsene, non è gradita.”
“E da chi? Da lei? Ma per favore.” rise Emily “Le consiglio di rimanere seduta e di stare con la bocca chiusa se non vuole fare una brutta fine…”
“La prego, le darò tutto quello che ho ma non mi faccia del male!”
“Sempre con queste stupide preghiere, ma perché non chiudete un po’ quello schifo di fogna che vi ritrovate come bocca? Non capite che vi sto offrendo una via di redenzione alla vostra vita scapestrata? Siate almeno riconoscenti!”
“La morte non è una via di redenzione, ti condanna soltanto all’eterno oblio. Prova a capire ragazza, tu non salvi la gente. La condanni con le tue stesse mani!”
“Zitta! Non voglio sentirti!” detto questo, Emily prese dalla borsetta un fil di ferro abbastanza resistente e senza che Lucy se ne fosse accorta, era già intorno al suo collo color avorio. Si dimenava convulsamente, come in preda ad una danza sconosciuta, per poi accasciarsi senza vita ai piedi della poltrona. Gli occhi erano rivolti all’insù ed Emily abbassò le palpebre pur di non vederli. Ma qualcosa andò storto.
La porta del camerino si aprì improvvisamente lasciando apparire una figura alta, snella, intorno ai venticinque anni e con capelli dorati che le arrivavano fino alla spalla. Spalancò gli occhi per la sorpresa e la bocca semiaperta indicava un possibile urlo di terrore da parte sua ma Emily, prontamente gliela chiuse e le puntò una pistola alla tempia. Le umide lacrime della ragazza le attraversarono la mano, per poi atterrare con forza sul pavimento che custodiva il corpo senza vita della povera Lucy The Blond. Ma ad un tratto, al momento dello sparo, la ragazza si mosse velocemente, riuscendo a staccarsi dalla presa, e il proiettile andò a posizionarsi dritto sul braccio della povera Emily la quale ormai urlava di dolore.
La pistola le cadde per terra e venne prontamente presa dalla ragazza, che puntava dritto al cuore dell’assassina.
“Che cosa hai fatto a Lucy?! Maledetta bastarda, parla!”
“Le ho offerto la via della redenzione.” disse Emily, con calma quasi glaciale, mentre il braccio sanguinava. “Addio!”
Con una mossa da maestro riuscì a scappare dalla finestra, evitando ogni singolo proiettile sparato dall’inesperta ragazza la quale si accasciò al pavimento e iniziò a piangere sommessamente. Un urlo agghiacciante arrivò all’orecchio di Emily, la quale, con un sorriso trionfante, accese il motore della macchina e partì alla volta del suo appartamento.


Una strana sensazione colse Emily alla vista di quella donna, Suzanne, che la scrutava in cerca di qualche indizio. Ma quegli occhi… Erano difficili da dimenticare. Erano iniettati di odio e di vendetta nei confronti dell’assassina della sua migliore amica. Era lei la ragazza di quella maledetta sera! Aveva fatto bene a non togliersi la giacca, se avesse visto quella cicatrice sarebbe stata letteralmente fregata.
L’avrebbero scoperta e lei in questo momento doveva tenersi fuori dai guai.
Allungò la mano verso quella di George e gliela strinse. Il giovane la guardò, estasiato da un simile comportamento da parte sua, e le rivolse uno dei suoi splendidi sorrisi.
“Mi accompagneresti a casa? Non mi sento molto bene.”
“Certo, chiedo il conto e ce ne andiamo.”
“No, lascia i soldi qui. Capirà no? Tanto lo fanno tutti.”
George rimase un po’ interdetto, ma alla fine tirò fuori dal portafoglio tre banconote e le posò sul tavolo. Fece un cenno a Suzanne, che gli chiese di avvicinarsi un attimo. Lui acconsentì e la donna iniziò a sussurrargli qualcosa all’orecchio. Il suo viso si rabbuiò un istante per poi ritornare sereno come al solito.
“Sciocchezze!” le disse, per poi prendere Emily sottobraccio e accompagnarla a casa.
In macchina lei continuò, imperterrita, ad osservare fuori dal finestrino la vita della gente “normale” in una “normale” serata estiva. Un po’ li invidiava.
“Lo sai che cosa mi ha detto?” sbottò ad un tratto George “Che tu sei pericolosa e che io dovrei starti lontano! Non è assurdo? Forse è perché non hai mangiato tutta l’insalata!” ridacchiò.
“Probabile.”
Ma a lei la voglia di sorridere le era passata del tutto.




Saaaaaaalve universo XD eccomi qui con il nuovo capitolo, praticamente si può dire che lo abbia partorito per quanto è stato faticoso farlo! Ma ci tengo a continuarla, il personaggio di Emily mi è diventato caro e a molti ormai fa piacere avere una killer come protagonista di questa storia XD bando alle ciance! Iniziamo con le recensioni *__*

Zaz: Ahahah sono contenta che la morte sia stata di tuo gradimento XD povero Bry davvero ç___ç il personaggio di Emily alla fine evolverà totalmente, per adesso la vediamo agli inizi in cui ancora è in balia di quello che è stato fino a quel momento il suo mondo, vedremo se George le farà cambiare idea o no! Chissà... *fischietta* XD grazie per il complimento e la recensione :D

: Oooooh la tua predilettaaa *_* *salta addosso* ma manteniamo il contegno, sono sempre l'autrice io eh u.u (Ormai l'ho perso però xD) chissà come finirà questa... u.u purtroppo non è colpa mia se mi vengono storie tragiche D: la mia mente sembra programmata per questo °_° grazie per il complimento e la recensione :D

Thief: Oddio tu con le tue recensioni mi fai morire dalle risate ogni volta XDD sono contenta che ti sia piaciuta la sua fine, avevo paura di essere stata troppo buona u.u ti ringrazio moltissimo per i complimenti su Emily e la storia, sono molto contenta che ti piaccia *___* quindi grazie per i complimenti e la recensione :D

Grazie anche a chi legge soltanto!
Alla prossima *O*
   
 
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