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Autore: minimelania    08/08/2010    4 recensioni
Inghilterra, 1880. Una ragazza bella e intelligente. Un disastro improvviso. Un uomo che sarà la sua salvezza.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo Ventottesimo -

 
Il ballo cominciava alle nove. Alle otto e tre quarti, dopo una cena a base di rognone stufato servita ai due da uno spaesato cameriere, il signor Nibbles e Noah si mossero in direzione del luogo indicato. Noah saltellava per la strada con la sua cappelliera sotto il braccio. Gli animaletti erano tutti dentro tranne Creamy, che era stato sistemato in una piega del cappello che Norma gli aveva confezionato per l'occasione. Era un piccolo aggeggio di panno che gli ricadeva floscio su un lato, e dell'altro aveva una visiera. Proprio all'intersezione dei due, se ne stava appallottolato il coleottero.
- Volevo che anche lui vedesse Londra - spieg
ò Noah al signor Nibbles, e poi si rimise ad indicare al suo amico tutto quel che di interessante vedevano per la strada.
- Li vedi quello, Creamy? E' un negozio di caramelle, quello! Quelli là colorati in vetrina sono lecca lecca a rondelle, i migliori se vuoi saperlo. E più in là ci sono torte di zucchero, pan di spagna, meringhe, cioccolata … signor Nibbles, non è che per caso …
-Tutto quello che vorrai ragazzo, dopo che Creamy avrà fatto il suo dovere e tu il tuo! Ti prometto che se tutto va bene domattina ti ci porto dentro e ti compro così tante caramelle da farti scoppiare la pancia!
Noah rise di piacere al pensiero di tutte quelle caramelle, poi si affrettò a rimettere Creamy nella piega da cui, a ogni saltello, il coleottero rischiava di cadere. Fu una bella passeggiata, comunque.
Quando arrivarono davanti alla dimora londinese del Signor Thompson, che non avevano mai visitato, trovarono già le carrozze che sfilavano davanti all'entrata. Ce n'erano di piccole e grandi, alcune scoperte e tirate da una pariglia di eleganti cavalli, altre discrete, lucide, signorili con lacchè gallonati a cassetta.
Ce n'era una foderata di raso e un'altra da cui stava scendendo una grassa signora impellicciata. Ava un curiosissimo copricapo fatto di piume di pavone e chiffon.
Noah provò ad indicarla a Creamy, ma quello si era incastrato con il corno dentro il nastro del cappello e agitava le zampette per aria. Il ragazzo lo prese e lo rimise diritto, ma ormai la signora era passata. Tutti sciamavano verso l'ingresso, così anche loro si misero in coda ad aspettare il loro turno.
- Mister Nibbles - sorrise Nibbles al portiere che squadrava la sua marsina che voleva essere elegante. Norma l'aveva tirata fuori dall'armadio delle Grandi Occasioni, dove c'erano anche il suo vestito da sposa e quello di quando si erano sposati certi cugini ricchi di Nigel, ma evidentemente quella specie di gualdrappa stinta non convinceva il portiere, e che indugiava.
- Avanti! - spinse da dietro un signore calvo. Aveva al braccio una megera magra che sembrava scolpita lei stessa negli smeraldi che portava addosso. Il portiere li fece passare alzando un sopracciglio, e solo dopo che Nibbles ebbe spiegato che era un collega della casa di campagna, Thompson House.
Poi entrarono nell'atrio e Nibbles non poté reprimere un grido di ammirazione per il luogo. La vasta sala d'ingresso ondeggiava per un mare di cappelli, cappellini, piume di struzzo e acconciature delle più diverse e strane composizioni. C'erano dame vestite di broccato, sete lucide, rasi iridescenti, gioielli brillanti che danzavano alla luce mobile delle candele. C'erano migliaia e migliaia di candele su ogni lato della scala, sorrette da enormi candelabri d'argento modellati con gusto squisito. Valletti dalle uniformi dorate scivolavano tra la folla reggendo grandi vassoi traboccanti di champagne, tartine e ghiaccio che offrivano agli ospiti. Oltre la scalinata si intravedeva un'enorme sala da ballo, il cui soffitto decorato a stucchi sembrava andare tutto a fuoco per la luce di un enorme lampadario di cristallo: nonostante fosse sospeso a un'altezza vertiginosa, quasi toccava le teste degli invitati da quanto erano lunghi i suoi pendenti.
Anche Noah era incredibilmente eccitato e non smetteva un attimo di sbirciare dentro la cappelliera per far vedere tutte quelle meraviglie anche agli altri insetti che se ne stavano inquieti a percorrere il fondo della scatola.
Da un angolo  in fondo alla sala, semisommerso dal rumore delle chiacchiere di tutta quella bella gente che rideva e commentava sbalordita gli arredi, giungeva a ondate il suono di un ottetto d'archi. Dovevano essere appollaiato sopra quel piccolo balcone di legno che nascondeva per metà la vista dei musicisti al resto della sala. Stavano suonando una polka.
Nibbles, sgomitando qua e là, cercò di alzare il mento sopra quel gran mare di teste e acconciature per arrivare a trovare il padrone. Impresa ardua, perché una matrona di enorme stazza e alta quasi quanto un armadio gli si era piazzata davanti e chiacchierava con una sua smunta amica degli ultimi pettegolezzi del giorno.
- Pensa un po’, Amabel, che enorme fortuna è toccata a quella ragazza, Aurora Prescott: non ha un soldo di suo, che io sappia, e suo fratello è un misero tenente. Eppure, guarda qua che spettacolo: tra meno di dodici ore sarà la moglie di uno degli uomini più ricchi del Paese … ahi! Ma che modi …
- Perdonatemi, Madame - fece Nibbles, mentre la oltrepassava sgomitando - Ma quel signore è il mio padrone e sto proprio cercando di raggiungerlo, quindi …
La matrona si fece da parte offesa, poi continuò a chiacchierare con Amabel sulla fortuna che baciava sempre più sciocche e insipide creature. Non come lei, che pur essendo piena di talenti aveva sposato uno sciocco buono a nulla. Nibbles sorrise e strizzò l'occhio a Noah, che si era faceva avanti a fatica da sotto le gambe di un vecchio ammiraglio decorato.
Il signor Thompson era poco distante, vicino al tavolo del buffet, che parlava con un gruppo di signori molto eleganti.
- Quello, lo vedi? - gridò Nibbles a Noah per sovrastare il rumore della folla e dell'ottetto d'archi - quello dev'essere il Primo Ministro. Lo riconosco dalla faccia da scimmione! E quello accanto, quello è un Giudice della Suprema Corta di Giustizia. Noah fissò per un istante tutti quei tizi impennacchiati che parlavano a tu per tu, in confidenza, col padrone.
- Dov'è il mio uomo? - chiese.
- Eccolo là - disse Nibbles, e indicò Prescott che in effetti faceva parte del gruppo anche se era parzialmente nascosto da un'enorme zuppiera per il punch.
- Avvicinati discreto al padrone e digli che siamo arrivati, ma guarda bene di non farti vedere da nessuno. Poi incollati dietro Prescott, sempre senza farti vedere, e vedi di tenerlo d'occhio fino al momento dell'esibizione: è importante non perderlo di vista neanche un attimo.
- Ricevuto! - scattò Noah tutto impettito, e poi scomparve in mezzo alla calca. Nibbles sorrise e si avviò a passo lento verso il centro più gremito della sala. Voleva raggiungere il tavolo dei rinfreschi, tanto per farsi un goccetto mentre aspettava che prendesse il via tutto il loro bell'ambaradan, ma fu interrotto sul più bello dall'entrata della regina della serata.
Aurora Prescott aveva appena fatto il suo ingresso a braccetto del fratello, da una porta molto vicina al tavolo buffet. Sembrava un filamento di luna, uno spettacolo da togliere il fiato nel suo vestito verde smeraldo con enormi volant di seta nera. Tutti si fermarono a guardarla.
Aguzzando gli occhi Nibbles vide Noah che spezzava un sandwich al granchio per Creamy poco distante. Non perdeva di vista il loro uomo neanche un istante.
Aurora e Prescott si diressero verso il buffet. Là Thompson, contornato gente che non faceva altro che lodare tutto e servirsi di tutto due volte, sorrise alla sua promessa sposa come uomo completamente innamorato. Aspettò che si avvicinasse per prenderla dal braccio di Prescott. La presentò a tutti i signori che facevano cerchio intorno a lui, fu ammirato, invidiati, sommerso di complimenti per la splendida scelta. Aurora era al settimo cielo, e mostrava la sua perfetta dentatura calibrando splendidi sorrisi. Il Pirmo Ministro le fece un complimento, e lei arrossì di piacere dietro il ventaglio di pizzo che reggeva in mano. Poi Thompson le chiese se voleva qualcosa da mangiare, e fu lui stesso a scortarla per scegliere quello che più si confacesse ai suoi gusti. Nibbles, che era poco distante, dette un'occhiata anche lui al buffet.
Al momento - e si era solo all'inizio - erano già stati serviti oltre millecinquecento cesti d'ostriche, venti interi vassoi di caviale, infiniti tipo di tartine, formaggi molli, pasticci di carne, di rognone, di verdure cotte nel lardo sotto una spessa e soffice crosta di pane, rosee fette di prosciutto, rotondi e morbidi panini imburrati, torte di erbe, torte salate e un enorme vassoio d'argento in cui erano accomodate tra le altre venti pernici croccanti, cinque tacchini cucinati completamente interi, cestini di pane in crosta di formaggio e decine e decine di volatili decorati con le più diverse salse.
Alla fine Aurora scelse del caviale una minuscola tartina al salmone. Thompson vi aggiunse qualche piccola ostrica che liberò personalmente dal guscio perché Aurora non rischiasse di sporcarsi. Poi entrambi tornarono agli ospiti, mentre Nibbles era molto occupato a ficcarsi dentro le tasche dell'abito la maggiore quantità possibile di stuzzichini. Noah invece era sempre dietro a Prescott, e non si mosse finché non fu il momento.
Alle dieci e mezza la festa era al suo culmine. I camerieri facevano avanti e indietro per rifornire il buffet su cui la gente si infrangeva come onde della marea sulla sabbia. E come le onde, anche l'enorme massa ingioiellata finiva con l'erodere velocemente tutto quel che vi era depositato dall'incessante andirivieni dalle cucine al piano di sotto. L'ottetto d'archi suonava una polka a tutta forza per contrastare il frastuono, e i più giovani tra gli ospiti già ballavano, per lo più molto stretti nella calca - non è facile mantenere una complicata figura mentre scarpini e ghette multicolori continuano a capitarti tra i piedi.
Quando Nibbles capì che era l'ora, il piano ebbe inizio. Come sbucato dal nulla, una specie di tintinnio continuo percorse la folla. Sembrava una campanella che trillasse, ma non si vedeva da dove proveniva. Lentamente tutti si voltavano a capire l'origine di quel suono, che venne finalmente individuato in un angolo, a metà della sala.

- Avanti gente, venite a vedere il Circo del Piccolo Noah! Il Circo più minuscolo che esista, l'Ottava Meraviglia del Mondo!
Il Signor Nibbles, in piedi col cilindro calcato in testa e la marsina lunga fino ai piedi invitava gli ospiti ad assieparsi intorno alla piccola cappelliera. Molte teste che si erano girate, cominciarono a disporsi in cerchio attorno a loro.
- Un Circo come non l'avete mai visto! Niente leoni, tigri, elefanti: il Circo più Minuscolo del mondo: Sta tutto dentro una Cappelliera!
- Dove sono gli animali? - chiese un tizio che aveva inforcato il monocolo sui grossi baffi per guardare meglio.
Nibbles sorrise e indicò la cappelliera.
- Tutti dentro questa scatola, signore! E' il Circo più piccolo del mondo! Ed ecco a voi il nostro domatore!
La gente guardò incuriosita chi fosse mai questo domatore. Anche il Signor Thompson, insieme al Primo Ministro stava guardando da quella parte.
- Cosa succede? - chiese Aurora. Ma nessuno le dette una risposa. Erano tutti troppo occupati a guardare cosa stava accadendo.
Da una piccola porta laterale era appena uscito qualcuno, ma così piccolo che le teste più indietro facevano fatica a vederlo. Lo percepivano dal moto della folla.
Quando Noah - perché di lui si trattava - raggiunse il piccolo spazio circolare in cui era sistemata la cappelliera, fece un gran sorriso emozionato al pubblico e si inchinò un paio di volte.
- Il piccolo domatore Noah - annunciò Nibbles imponendo il silenzio, e parlando a voce altissima perché tutti nella sala lo sentissero - Adesso ci mostrerà di che cosa sono capaci i suoi animali!
Così dicendo scoperchiò la cappelliera, e un mormorio percorse le file di quelli che potevano vedere.
- Ma non c'è niente! - gridò una signora con un'enorme turbante argentato.
- Non è esatto, Madame - rispose Nibbles - Un po' di pazienza e potrete giudicare coi vostri stessi occhi. Avanti, Noah, mostra i tuoi animali alla signora!
Noah sorrise e chinandosi raccolse tre piccole processionarie in mano. Le alzò bene bene per aria, e qualcuno fece una faccia schifata.
- Ma sono processionarie! - gridò.
Noah si chinò un'altra volta e tirò fuori la seconda mandata:
- Anche tre bombici e una cavalletta, altre quattro processionarie e due formiche giganti. Due cimici e … la star della serata, Il Magnifico Supremo Superbo Roboante Creamy!
Qualcuno rise.
- Che sa fare?
Noah armeggiò con la sua borsa a tracolla, estrasse una scatola di fiammiferi che aveva dipinto a colori vivaci, un minuscolo cancelletto fatto di rete metallica intrecciata e un grosso guscio di noce a cui aveva attaccato alcuni nastri e una bandierina inglese. Sotto il guscio c'erano quattro rotelle, talmente minuscole che pochi riuscivano a vederle.
Noah si assicurò che girassero a dovere strusciandole sul palmo. Tirò fuori uno straccetto con dell'olio e le unse per la centesima volta, tanto per essere sicuro. Il piano doveva funzionare, non potevano permettersi sbagli. Poi prese Creamy, le processionarie e il guscio e infilò tutto dentro la scatola. Nessuno vide bene che faceva. Quando tornò a vedersi, la cappelliera era stata trasformata in una specie di piccola pista per cavalli, con tanto di strisce che seguivano il percorso circolare della scatola, una linea di arrivo e la casetta da cui saprebbero partiti i cavalli. Noah sorrise soddisfatto e alzò la testa verso la balconata dove stava l'ottetto d'archi.
- Signori! - scandì a voce alta -  Una Marcia per la Grande Parata!
Dal balconcino non se lo fecero ripetere.  Si sentì che il Maestro, imparruccato batteva un paio di volte il tempo con il piede, e poi partì da tutta l'orchestra una marcia indiavolata e allegrissima.
Noah sorrise soddisfatto e alzò la grata che teneva chiusa la scatola di fiammiferi. Un istante dopo ne usciva qualcosa che catalizzò l'attenzione della folla. Sulla musica allegra, una pariglia di otto processionarie, allineate in fila perfetta, faceva la sua solenne comparsa strisciando fuori dalla scatola e trainando un grosso occhio. Ognuna aveva legato sul davanti (sempre che quello fosse il davanti e non il dietro) un minuscolo filo colorato a mo' di collare. Ognuna di esse spingeva in avanti con grande abnegazione ed energia.  
Dietro veniva, come un carro vero, il guscio. Era enorme, dipinto d'oro e argento come una vera carrozza da Regina, e si reggeva barcollando un po' sulle rotelle. A cassetta, fissato su una specie di piccolo rostro di legno c'era una lunga cavalletta che teneva con le minuscole zampe una corda. Noah le aveva insegnato in qualche modo a stare piegata come se sedesse, e le aveva assicurato la corda a una zampina con una palla di colla. L'effetto, amplificato dai grandi occhi e dai movimenti a scatto della testa, era quello di un attento guidatore che trasportasse tutto compito il suo veicolo. La folla diete di un'esclamazione di raro giubilo, e quelli della prima fila si sporgevano ad ammirare quel piccolo miracolo.
Ma la sorpresa più sorprendente di tutte doveva ancora venire. Un istante dopo oltre il cancello finì di sbucare anche l'ultima parte del corteo: era Creamy, assiso dentro la guscio come un monarca su una specie di piccolo trono improvvisato. Era fatto di pasta di sale, e luccicava alla luce delle candele. Per dare un effetto migliore, Noah aveva cosparso il suo beniamino di una piccola dose di polvere d'oro con cui Norma decorava certi dolci: il risultato era che Creamy brillava con un Gran Maraja. Protendendo il suo corno avanti e indietro sembrava proprio che stesse dando ordini alla sua ciurma di andare più lenta, e si godesse degli applausi del pubblico.
- Straordinario!
- Incredibile!
- Superbo!
Creamy era l'attrazione principale, e tutti ne erano catturati come in sogno. Nel frattempo le processionarie continuavano col loro lavoro, avevano già fatto mezzo giro di pista, e adesso descrivevano una specie di complicata figura di marcia. La musica si era fatta tenebrosa, a sottolineare il rischio di quell'avventata manovra.
Ma un istante dopo le piccole portavano a compimento perfettamente l'esercizio.
La folla era in visibilio. Mentre la musica terminava, solenne, partì un doppio applauso per il piccolo Noah e per gli insetti.
Noah si inchinò più volte, poi prese Creamy tra due dita e lo innalzò ben sopra la propria testa, perché anche lui potesse ringraziare degnamente. A quel punto cominciava la seconda parte del piano.
- Un minuto di attenzione, signori!
Nella sala il brusio cessò immediato e si fece un gran silenzio.
- Attenzione! - ripeté Noah guardandosi intorno. Vide Nibbles che gli faceva un segno dopo aver guardato per aria in direzione della balconata, e continuò.
- Un istante fa vi abbiamo mostrato un esercizio, e non dei più semplici! Il piccolo Creamy e la truppa si sono esercitati mesi e mesi per raggiungere questo livello di perfezione. Ma non è tutto qui, nel nostro Circo! Se vorrete, stasera siamo in grado di mostrarvi ben maggio di prodigi!
La folla fu percorsa da un mormorio.
- Prodigi inimmaginabili, cose da far accapponare la pelle, magia, mistero, contatti con questo e l'altro mondo!
Nella sala non volava una mosca.
- Vi chiedo allora - scandì Noah guardando fisso avanti a sé - volete vederli?
Dalla folla partì un grande applauso. Nibbles sorrise e si chinò verso Noah, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
- Benissimo - disse poi il ragazzino - ora Creamy vi mostrerà un esercizio che ha davvero dell'incredibile! Ma prima mi serve un volontario.
Un ragazzo dall'aria impaurita, che faceva il lacchè al signor Thompson quando era in città, si mosse a disagio fuori dal cerchio protettivo della folla. Sembrava che fosse stato spinto.
- Come ti chiami? - chiese Noah.
- Jebediah - esalò il ragazzo in un singulto.
- E cosa vuoi sapere, Jebediah? - chiese Noah sorridendo alla folla.
Jebediah si strinse nelle spalle. Non gli andava di avere tutti quegli occhi addosso se solo … il padrone non l'avesse costretto.
- Vorrei sapere - deglutì - se la mia cara bisnonna si ricorda ancora di me. E' morta nel 1870, quando io avevo … dieci anni - spiegò poi, a beneficio del pubblico.
Noah allora fece una faccia strana, si chinò sulla cappelliera e sistemò Creamy proprio davanti alla scatola di fiammiferi.
- Avanti, Magnifico Creamy! Portaci un messaggio dal Passato!
Creamy rimase un istante fermo e si guardò intorno. Poi col corno puntò dritto la porta della scatola e ci si tuffò dentro, convinto. Passarono dei lunghissimi istanti. Noah sudava e sorrideva nervosamente. Alla fine Creamy sbucò di nuovo, a marcia indietro, rotolando con le zampette davanti una minuscola pallina di carta. Quando fu davanti alle dita di Noah dette un colpetto alla pallina col corno e quello la sollevò a mezz'aria.
- Certo che mi ricordo di te, zuccone! - lesse mostrando il bigliettino alla folla - Sono vecchia ma mica rimbambita!
Tutti risero, e Jebediah, avvampando fece un mezzo sorriso e ritornò dov'era.
Noah alzò gli occhi e disse:
- Altri volontari?
Stavolta toccò a un ricco signore alto, distino e con un gran bavero di pelliccia alla giacca. Aveva una splendida aria da dandy e le sue mani scintillavano di anelli.
- Avrei anche io una domanda da fare - disse Foster, avanzando tra la folla con la sua grazia inimitabile e sicura - Una domanda che mi preme molto.
Tutti lo lasciarono passare finché non fu davanti alla scatola.
- Vorrei sapere, ragazzo mio - disse - se la mia devota moglie, dal Cielo a cui è volata tre anni orsono, si ricorda per caso dove ho messo quei gemelli di diamanti che ho perso e che non riesco più a trovare in nessuno posto …
Noah annuì e fece fare a Creamy la stessa cosa di poco prima. Quando uscì aveva un'altra pallottolina di carta tra le zampe.
- Cerca in casa della tua amante, disgraziato - lesse Noah - Quella ladra te li ha fregati, allocco!
La gente rise e Foster arretrò fingendo vivo disappunto e imbarazzo.
- A questo punto ho bisogno di un'ospite. Ma qualcuno di speciale - disse Noah. In sala calò il silenzio.
- Perché non lo chiedete al Signor Thompson? - disse una voce che nessuno riconobbe come quella dello stesso aristocratico di poco prima, adesso ben nascosto dietro il grande vassoio del punch - In fin dei conti è il padrone di casa!
Il signor Thompson uscì da una specie di piccolo assembramento di gente vicino al buffet.
- Volentieri - sorrise - Ma che domanda potrei mai fare ad un morto? Avanti, accetto suggerimenti.
Nella sala calò di nuovo il silenzio.
- Chiedi a tua madre se sarai felice! - bofonchiò una signora segaligna che si faceva vento con un gran ventaglio.
- A tuo nonno, il mercante, se le azioni del caffè saliranno ancora il prossimo anno! - disse invece un signore distinto.
Thompson scosse la testa.
- Troppo facile. Voglio sapere qualcosa che sia davvero così impossibile da sapere altrimenti … oppure potrei pensare che il nostro scarafaggio bara.
- Non è uno scarafaggio, è un coleottero - protestò Noah, Nibbles gli fece cenno di tacere.
- Perdonami - sorrise il Signor Thompson perfettamente calmo, e avanzando di un altro passo nella sala - C'è nessuno che saprebbe suggerirmi una buona domanda da fare?
- Chiedi chi ti ha portato via la tua Catherine - disse una voce femminile. Tutti all'istante si voltarono indietro, verso la porta. C'era una donna velata, vestita con un vestito bianco indosso.
- Perché dovrei chiedergli questo?
- Perché una cosa che nessuno può sapere, tranne chi te l'ha portata via.
Un mormorio percorse la sala. Chi era quella donna velata che interrompeva la festa così? Perché non mostrava il suo volto? E soprattutto, chi era questa Catherine? Tra la folla, i pochi che lo sapevano, cominciarono a sussurrare spiegazioni ai loro vicini.
- Va bene - scandì Thompson a voce molto lenta - Accetto il consiglio della signorina. Avanti Noah, chiedi al tuo amico una risposta dal regno dei morti.
Quel che successe dopo, rimase per lungo tempo negli annali delle storie che a Londra si raccontavano nei salotti la sera, davanti al fuoco e a un bicchiere di punch. Tutti coloro che ne furono testimoni, ricorderanno per sempre la tensione che si levò tra la folla degli invitati come un velo funebre.
Il coleottero avanzò trotterellando verso la sua casetta. Noah strinse i denti, il signor Nibbles mormorò una preghiera a fior di labbra, tutti fissavano ipnotizzati le mosse di quel piccolo animaletto nero che aveva in mano non si sapeva cosa. Era chiaro a tutti, in modo oscuro ma con fatale certezza, che dalle zampette dell'esserino sarebbero dipese molte cose.
Creamy sparì dietro la rete metallica. Non ci fu un moto nella folla, un sussurro. Neanche i musici si muovevano più: avevano abbandonato i loro strumenti e se ne stavano appoggiati tutti quanti alla piccola balconata, a guardare. Un solo movimento, veloce, fu di qualcuno che dalla zona del buffet cercava di farsi largo a gomitate. Era Prescott, ma Thompson aveva dato ordine a due servi di non perderlo d'occhio.
Alla fine, dopo molti secondi, Creamy uscì di nuovo, trascinando con tutte le sue forze stavolta non una piccola pallina, ma un foglietto di carta ripiegata. La folla fu percorsa da un mormorio come da un brivido.
Noah raccolse delicatamente la lettera dalle fauci di Creamy e la porse a Thompson senza una parola. Lui dispiegò il foglietto lentamente e lo lesse.
- Tenente Prescott - mormorò, a fior di labbra. Neanche quelli intorno capirono.
- Tenente Prescott? - chiamò poi più forte.
Il tenente, dal fondo della sala dove stata spingendo per raggiungere la sola uscita, si fermò, impietrito. Aveva centinaia di occhi, tutti addosso.
- Puoi raggiungermi un attimo - sorrise Thompson, implacabile reggendo ancora il foglietto tra le mani.
Prescott rimase un istante indeciso. Grosse perle di sudore avevano cominciato a rotolargli giù dalla fronte. Dovette prendere una decisione fulminea, e decidere il tutto in un istante. Fece la scelta sbagliata. Si slanciò correndo verso la porta. Un trambusto enorme si riscosse, i servi gli corsero dietro e Aurora cominciò a strillare dal posto in cui era. Svenne subito, e forse fu meglio così. Ma si perse una scena memorabile, che gli ospiti avrebbero per anni raccontato in ogni club che frequentavano.
Arrivato sulla porta, Prescott si scontrò con la donna velata di poco prima. Era alta, solenne, e vestita con un enorme vestito vaporoso. Lui dovette riconoscerlo, perché arretrò.
- Catherine? - mormorò, agghiacciato, a fior di labbra.
In quell'istante dalla balconata dei musicisti era partita una musica straziante. Un unico violino, sinistro, che sembrava spargere dovunque un lamento atroce e straziante.
- Sono tornata - disse solo la ragazza al di sotto dello spesso velo bianco - Sono tornata per portarti con me.
A quel punto si scatenò
il finimondo. Ma anche Prescott ora era svenuto, e si perse i gendarmi che arrivavano e la folla che esplodeva in un applauso nonostante la presenza - un po' inquietante, a dire il vero - di un fantasma velato nella sala.

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Carissime, 

     innanzitutto ben trovate!  

   Spero che il capitolo vi abbia divertito, e che siate soddisfatte per quello che Prescott sta per subire (Yeah! Ora posso anchye dirvelo: io lo detesto quel ragazzo!! ^____^).  
  Ormai manca quasi solo l'Epilogo, dove tutto sarà svelato completamente, e vedremo anche che fine faranno i nostri Eileen e Thompson. Ma visto che ho immaginato la storia come passibile di avere un seguito, penso che non proprio tutto andrà a posto, e questo per lasciare qualche spunto ad un più che eventuale sequel non appena avrò aggiustato questo!
  Vi segnalo che domani e (forse) dopo domani sarò un po' impegnata con certi affarucci vacanzieri (fare le valigie, metetre a posto, partire, perché purtroppo per me la vacanza è  finita - sob). Vi prometto che mentre impacchetterò la roba penserò alacremente alla struttura dell'Epilogo che ho già più o meno in mente, e che spero di potervi postare al massino tra due o tre giorni giorni.  
   Nel frattempo vi mando un bacione, unita a Thompson che adesso ha un bel daffare a capire come stanno le cose, ad Eileen che è andata a togliersi la maschera (era ovviamente lei, vestita da Catherine), e a Nibbles, che sta ancora rovistando nelle tasche alla ricerca di quello che si è allegramente fregato al buffet. 

   Vi abbraccio, e spero che la festa non vi abbia stancato troppo, 

    sempre vostra

Vale

 

 

 

  
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