- Capitolo Ventottesimo
-
Il ballo
cominciava alle
nove. Alle otto e tre quarti, dopo una cena a base di rognone stufato
servita
ai due da uno spaesato cameriere, il signor Nibbles e Noah si mossero
in
direzione del luogo indicato. Noah saltellava per la strada con la sua
cappelliera sotto il braccio. Gli animaletti erano tutti dentro tranne
Creamy,
che era stato sistemato in una piega del cappello che Norma gli aveva
confezionato
per l'occasione. Era un piccolo aggeggio di panno che gli ricadeva
floscio su
un lato, e dell'altro aveva una visiera. Proprio all'intersezione dei
due, se
ne stava appallottolato il coleottero.
- Volevo
che anche lui
vedesse Londra - spiegò
Noah al signor Nibbles, e poi si rimise ad indicare al suo
amico tutto quel che di interessante vedevano per la strada.
- Li vedi quello, Creamy?
E' un negozio di caramelle, quello! Quelli là colorati in
vetrina sono lecca
lecca a rondelle, i migliori se vuoi saperlo. E più in
là ci sono torte di
zucchero, pan di spagna, meringhe, cioccolata … signor
Nibbles, non è che per
caso …
-Tutto quello che vorrai
ragazzo, dopo che Creamy avrà fatto il suo dovere e tu il
tuo! Ti prometto che
se tutto va bene domattina ti ci porto dentro e ti compro così
tante caramelle da farti
scoppiare la pancia!
Noah rise di piacere al
pensiero di tutte quelle caramelle, poi si affrettò a
rimettere Creamy nella
piega da cui, a ogni saltello, il coleottero rischiava di cadere. Fu
una bella
passeggiata, comunque.
Quando arrivarono davanti
alla dimora londinese del Signor Thompson, che non avevano mai
visitato, trovarono
già le carrozze che sfilavano davanti all'entrata. Ce
n'erano di piccole e
grandi, alcune scoperte e tirate da una pariglia di eleganti cavalli,
altre
discrete, lucide, signorili con lacchè gallonati a cassetta.
Ce n'era una foderata di
raso e un'altra da cui stava scendendo una grassa signora
impellicciata. Ava un
curiosissimo copricapo fatto di piume di pavone e chiffon.
Noah provò ad indicarla a Creamy, ma
quello si era incastrato con il corno dentro il nastro del cappello e
agitava
le zampette per aria. Il ragazzo lo prese e lo rimise diritto, ma ormai
la
signora era passata. Tutti sciamavano verso l'ingresso, così
anche loro si misero in
coda ad aspettare il loro turno.
- Mister Nibbles - sorrise Nibbles
al portiere che squadrava la sua
marsina che voleva essere elegante. Norma l'aveva tirata fuori
dall'armadio
delle Grandi Occasioni, dove c'erano anche il suo vestito da sposa e
quello di
quando si erano sposati certi cugini ricchi di Nigel, ma evidentemente
quella
specie di gualdrappa stinta non convinceva il portiere, e che indugiava.
- Avanti! - spinse da
dietro un signore calvo. Aveva al braccio una megera magra che sembrava
scolpita lei stessa negli smeraldi che portava addosso. Il portiere li
fece passare
alzando un sopracciglio, e solo dopo che Nibbles ebbe spiegato che era
un
collega della casa di campagna, Thompson House.
Poi entrarono nell'atrio e
Nibbles non poté reprimere un grido di ammirazione per il
luogo. La vasta sala
d'ingresso ondeggiava per un mare di cappelli, cappellini, piume di
struzzo e
acconciature delle più diverse e strane composizioni.
C'erano dame vestite di
broccato, sete lucide, rasi iridescenti, gioielli brillanti che
danzavano alla
luce mobile delle candele. C'erano migliaia e migliaia di candele su
ogni lato
della scala, sorrette da enormi candelabri d'argento modellati con
gusto
squisito. Valletti dalle uniformi dorate scivolavano tra la folla
reggendo grandi
vassoi traboccanti di champagne, tartine e ghiaccio che offrivano agli
ospiti.
Oltre la scalinata si intravedeva un'enorme sala da ballo, il cui
soffitto
decorato a stucchi sembrava andare tutto a fuoco per la luce di un
enorme
lampadario di cristallo: nonostante fosse sospeso a un'altezza
vertiginosa,
quasi toccava le teste degli invitati da quanto erano lunghi i suoi
pendenti.
Anche Noah era incredibilmente
eccitato e non smetteva un attimo di sbirciare dentro la cappelliera
per far
vedere tutte quelle meraviglie anche agli altri insetti che se ne
stavano
inquieti a percorrere il fondo della scatola.
Da un angolo in
fondo alla sala, semisommerso dal rumore
delle chiacchiere di tutta quella bella gente che rideva e commentava
sbalordita gli arredi, giungeva a ondate il suono di un ottetto
d'archi.
Dovevano essere appollaiato sopra quel piccolo balcone di legno che
nascondeva
per metà la vista dei musicisti al resto della sala. Stavano
suonando una
polka.
Nibbles, sgomitando qua e
là, cercò di alzare il mento sopra
quel gran mare di teste e acconciature per arrivare a trovare il
padrone.
Impresa ardua, perché una matrona di enorme stazza e alta
quasi quanto un
armadio gli si era piazzata davanti e chiacchierava con una sua smunta
amica degli
ultimi pettegolezzi del giorno.
- Pensa un po’, Amabel,
che enorme fortuna è toccata a quella ragazza, Aurora
Prescott: non ha un soldo
di suo, che io sappia, e suo fratello è un misero tenente.
Eppure, guarda qua
che spettacolo: tra meno di dodici ore sarà la moglie di uno
degli uomini più
ricchi del Paese … ahi! Ma che modi …
- Perdonatemi, Madame - fece
Nibbles, mentre la
oltrepassava sgomitando - Ma quel signore è il mio padrone e
sto proprio
cercando di raggiungerlo, quindi …
La matrona si fece da
parte offesa, poi continuò a chiacchierare con Amabel sulla
fortuna che baciava sempre
più sciocche e insipide creature. Non come lei, che pur
essendo piena di
talenti aveva sposato uno sciocco buono a nulla. Nibbles sorrise e
strizzò l'occhio a Noah, che si
era faceva avanti a fatica da sotto le gambe di un vecchio ammiraglio
decorato.
Il signor Thompson era
poco distante, vicino al tavolo del buffet, che parlava con un gruppo
di
signori molto eleganti.
- Quello, lo vedi? - gridò Nibbles a Noah per
sovrastare il rumore della folla e dell'ottetto d'archi - quello
dev'essere il
Primo Ministro. Lo riconosco dalla faccia da scimmione! E quello
accanto,
quello è un Giudice della Suprema Corta di Giustizia. Noah
fissò per un istante tutti quei
tizi impennacchiati che parlavano a tu per tu, in confidenza, col
padrone.
- Dov'è il mio uomo? - chiese.
- Eccolo là - disse
Nibbles, e indicò Prescott che in effetti faceva parte del
gruppo anche se
era parzialmente nascosto da un'enorme zuppiera per il punch.
- Avvicinati discreto al
padrone e digli che siamo arrivati, ma guarda bene di non farti vedere
da
nessuno. Poi incollati dietro Prescott, sempre senza farti vedere, e
vedi di
tenerlo d'occhio fino al momento dell'esibizione: è
importante non perderlo di
vista neanche un attimo.
- Ricevuto! - scattò Noah tutto impettito, e
poi scomparve in mezzo alla calca. Nibbles sorrise e si avviò
a passo lento verso il
centro più gremito della sala. Voleva raggiungere il tavolo
dei rinfreschi,
tanto per farsi un goccetto mentre aspettava che prendesse il via tutto
il loro
bell'ambaradan, ma fu interrotto sul
più
bello dall'entrata della regina della serata.
Aurora Prescott aveva
appena fatto il suo ingresso a braccetto del fratello, da una porta
molto
vicina al tavolo buffet. Sembrava un filamento di luna, uno spettacolo
da togliere
il fiato nel suo vestito verde smeraldo con enormi volant di seta nera.
Tutti
si fermarono a guardarla.
Aguzzando gli occhi
Nibbles vide Noah che spezzava un sandwich al granchio per Creamy poco
distante. Non perdeva di vista il loro uomo neanche un istante.
Aurora e Prescott si diressero
verso il buffet. Là Thompson, contornato gente che non
faceva altro che lodare
tutto e servirsi di tutto due volte, sorrise alla sua promessa sposa
come uomo
completamente innamorato. Aspettò che si
avvicinasse per prenderla dal braccio di Prescott. La presentò
a tutti i signori che facevano cerchio intorno a lui, fu
ammirato, invidiati, sommerso di complimenti per la splendida scelta.
Aurora
era al settimo cielo, e mostrava la sua perfetta dentatura calibrando
splendidi
sorrisi. Il Pirmo Ministro le fece un complimento, e lei arrossì
di piacere dietro il ventaglio di pizzo che reggeva in
mano. Poi Thompson le chiese se voleva qualcosa da mangiare, e fu lui
stesso a
scortarla per scegliere quello che più si confacesse ai suoi
gusti. Nibbles,
che era poco distante, dette un'occhiata anche lui al buffet.
Al momento - e si era solo
all'inizio - erano già stati serviti oltre millecinquecento
cesti d'ostriche,
venti interi vassoi di caviale, infiniti tipo di tartine, formaggi
molli, pasticci
di carne, di rognone, di verdure cotte nel lardo sotto una spessa e
soffice
crosta di pane, rosee fette di prosciutto, rotondi e morbidi panini
imburrati,
torte di erbe, torte salate e un enorme vassoio d'argento in cui erano
accomodate tra le altre venti pernici croccanti, cinque tacchini
cucinati
completamente interi, cestini di pane in crosta di formaggio e decine e
decine
di volatili decorati con le più diverse salse.
Alla fine Aurora scelse del
caviale una minuscola tartina al salmone. Thompson vi aggiunse qualche
piccola ostrica
che liberò personalmente dal guscio perché Aurora
non rischiasse di sporcarsi. Poi entrambi tornarono agli ospiti, mentre
Nibbles
era molto occupato a ficcarsi dentro le tasche dell'abito la maggiore
quantità possibile
di stuzzichini. Noah invece era sempre dietro a Prescott, e non si
mosse finché
non fu il momento.
Alle dieci e mezza la
festa era al suo culmine. I camerieri facevano avanti e indietro per
rifornire
il buffet su cui la gente si infrangeva come onde della marea sulla
sabbia. E
come le onde, anche l'enorme massa ingioiellata finiva con l'erodere
velocemente tutto quel che vi era depositato dall'incessante
andirivieni dalle cucine
al piano di sotto. L'ottetto d'archi suonava una polka a tutta forza
per
contrastare il frastuono, e i più giovani tra gli ospiti
già ballavano, per lo più
molto stretti nella calca - non è facile mantenere una
complicata figura mentre
scarpini e ghette multicolori continuano a capitarti tra i piedi.
Quando Nibbles capì che era l'ora, il piano ebbe inizio.
Come sbucato dal nulla, una specie di tintinnio continuo
percorse la folla. Sembrava una campanella che trillasse, ma non si
vedeva da
dove proveniva. Lentamente tutti si voltavano a capire l'origine di
quel suono,
che venne finalmente individuato in un angolo, a metà della
sala.
-
Avanti gente, venite a
vedere il Circo del Piccolo Noah! Il Circo più minuscolo che
esista, l'Ottava
Meraviglia del Mondo!
Il Signor Nibbles, in
piedi col cilindro calcato in testa e la marsina lunga fino ai piedi
invitava
gli ospiti ad assieparsi intorno alla piccola cappelliera. Molte teste
che si erano
girate, cominciarono a disporsi in cerchio attorno a loro.
- Un Circo come non
l'avete mai visto! Niente leoni, tigri, elefanti: il Circo
più Minuscolo del
mondo: Sta tutto dentro una Cappelliera!
- Dove sono gli animali? -
chiese un tizio che aveva inforcato il monocolo sui grossi baffi per
guardare
meglio.
Nibbles sorrise e indicò la cappelliera.
- Tutti dentro questa
scatola, signore! E' il Circo più piccolo del mondo! Ed ecco
a voi il nostro domatore!
La gente guardò incuriosita chi fosse mai questo domatore.
Anche il Signor Thompson, insieme al Primo Ministro stava
guardando da quella parte.
- Cosa succede? - chiese
Aurora. Ma nessuno le dette una risposa. Erano tutti troppo occupati a
guardare
cosa stava accadendo.
Da una piccola porta
laterale era appena uscito qualcuno, ma così piccolo
che le teste più indietro facevano fatica a vederlo. Lo
percepivano dal moto
della folla.
Quando Noah - perché di
lui si trattava - raggiunse il piccolo spazio circolare in cui era
sistemata la
cappelliera, fece un gran sorriso emozionato al pubblico e si inchinò
un paio di volte.
- Il piccolo domatore Noah
- annunciò Nibbles imponendo il silenzio, e parlando
a voce altissima perché tutti nella sala lo sentissero -
Adesso ci mostrerà di
che cosa sono capaci i suoi animali!
Così dicendo scoperchiò la
cappelliera, e un mormorio percorse le file di quelli che potevano
vedere.
- Ma non c'è niente! -
gridò una signora con un'enorme turbante argentato.
- Non è esatto, Madame -
rispose Nibbles - Un po' di
pazienza e potrete giudicare coi vostri stessi occhi. Avanti, Noah,
mostra i
tuoi animali alla signora!
Noah sorrise e chinandosi
raccolse tre piccole processionarie in mano. Le alzò bene
bene per aria, e qualcuno fece una faccia schifata.
- Ma sono processionarie!
- gridò.
Noah si chinò un'altra volta e tirò fuori la
seconda mandata:
- Anche tre bombici e una
cavalletta, altre quattro processionarie e due formiche giganti. Due
cimici e …
la star della serata, Il Magnifico Supremo Superbo Roboante Creamy!
Qualcuno rise.
- Che sa fare?
Noah armeggiò con la sua borsa a tracolla, estrasse una
scatola di
fiammiferi che aveva dipinto a colori vivaci, un minuscolo cancelletto
fatto di
rete metallica intrecciata e un grosso guscio di noce a cui aveva
attaccato
alcuni nastri e una bandierina inglese. Sotto il guscio c'erano quattro
rotelle, talmente minuscole che pochi riuscivano a vederle.
Noah si assicurò che girassero a dovere strusciandole sul
palmo. Tirò fuori uno straccetto con dell'olio e le unse per
la
centesima volta, tanto per essere sicuro. Il piano doveva funzionare,
non
potevano permettersi sbagli. Poi prese Creamy, le processionarie e il
guscio e
infilò tutto dentro la scatola. Nessuno vide bene che
faceva.
Quando tornò a vedersi, la cappelliera era stata
trasformata in una specie di piccola pista per cavalli, con tanto di
strisce
che seguivano il percorso circolare della scatola, una linea di arrivo
e la
casetta da cui saprebbero partiti i cavalli. Noah sorrise soddisfatto e
alzò la testa verso la balconata dove stava l'ottetto
d'archi.
- Signori! - scandì a voce alta - Una
Marcia per la Grande Parata!
Dal balconcino non se lo
fecero ripetere. Si
sentì che il Maestro, imparruccato batteva un paio di volte
il
tempo con il piede, e poi partì da tutta l'orchestra una
marcia indiavolata e allegrissima.
Noah sorrise soddisfatto e
alzò la grata che teneva chiusa la scatola di fiammiferi. Un
istante dopo ne usciva qualcosa che catalizzò
l'attenzione della folla. Sulla musica allegra, una pariglia di otto
processionarie, allineate in fila perfetta, faceva la sua solenne
comparsa
strisciando fuori dalla scatola e trainando un grosso occhio. Ognuna
aveva
legato sul davanti (sempre che quello fosse il davanti e non il dietro)
un
minuscolo filo colorato a mo' di collare. Ognuna di esse spingeva in
avanti con
grande abnegazione ed energia.
Dietro veniva, come un
carro vero, il guscio. Era enorme, dipinto d'oro e argento come una
vera carrozza
da Regina, e si reggeva barcollando un po' sulle rotelle. A cassetta,
fissato
su una specie di piccolo rostro di legno c'era una lunga cavalletta che
teneva
con le minuscole zampe una corda. Noah le aveva insegnato in qualche
modo a
stare piegata come se sedesse, e le aveva assicurato la corda a una
zampina con
una palla di colla. L'effetto, amplificato dai grandi occhi e dai
movimenti a
scatto della testa, era quello di un attento guidatore che trasportasse
tutto
compito il suo veicolo. La folla diete di un'esclamazione di raro
giubilo, e
quelli della prima fila si sporgevano ad ammirare quel piccolo
miracolo.
Ma la sorpresa più
sorprendente di tutte doveva ancora venire. Un istante dopo oltre il
cancello
finì di sbucare anche l'ultima parte del corteo: era Creamy,
assiso dentro la guscio come un monarca su una specie di piccolo trono
improvvisato. Era fatto di pasta di sale, e luccicava alla luce delle
candele.
Per dare un effetto migliore, Noah aveva cosparso il suo beniamino di
una
piccola dose di polvere d'oro con cui Norma decorava certi dolci: il
risultato era
che Creamy brillava con un Gran Maraja. Protendendo il suo corno avanti
e
indietro sembrava proprio che stesse dando ordini alla sua ciurma di
andare più
lenta, e si godesse degli applausi del pubblico.
- Straordinario!
- Incredibile!
- Superbo!
Creamy era l'attrazione
principale, e tutti ne erano catturati come in sogno. Nel frattempo le
processionarie continuavano col loro lavoro, avevano già
fatto mezzo giro di
pista, e adesso descrivevano una specie di complicata figura di marcia.
La
musica si era fatta tenebrosa, a sottolineare il rischio di
quell'avventata
manovra.
Ma un istante dopo le
piccole portavano a compimento perfettamente l'esercizio.
La folla era in visibilio.
Mentre la musica terminava, solenne, partì un
doppio applauso per il piccolo Noah e per gli insetti.
Noah si inchinò più volte, poi prese Creamy tra
due dita e lo innalzò ben sopra la propria testa,
perché anche lui potesse
ringraziare degnamente. A quel punto cominciava la seconda parte del
piano.
- Un minuto di attenzione,
signori!
Nella sala il brusio cessò immediato e si fece un gran
silenzio.
- Attenzione! - ripeté
Noah guardandosi intorno. Vide Nibbles che gli faceva un segno dopo
aver
guardato per aria in direzione della balconata, e continuò.
- Un istante fa vi abbiamo
mostrato un esercizio, e non dei più semplici! Il piccolo
Creamy e la truppa si
sono esercitati mesi e mesi per raggiungere questo livello di
perfezione. Ma
non è tutto qui, nel nostro Circo! Se vorrete, stasera siamo
in grado di
mostrarvi ben maggio di prodigi!
La folla fu percorsa da un
mormorio.
- Prodigi inimmaginabili, cose
da far accapponare la pelle, magia, mistero, contatti con questo e
l'altro mondo!
Nella sala non volava una
mosca.
- Vi chiedo allora - scandì Noah guardando fisso avanti a
sé - volete vederli?
Dalla folla partì un grande applauso. Nibbles sorrise e si
chinò verso Noah, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
- Benissimo - disse poi il
ragazzino - ora Creamy vi mostrerà un esercizio che ha
davvero
dell'incredibile! Ma prima mi serve un volontario.
Un ragazzo dall'aria
impaurita, che faceva il lacchè al signor Thompson quando
era in città, si
mosse a disagio fuori dal cerchio protettivo della folla. Sembrava che
fosse
stato spinto.
- Come ti chiami? - chiese
Noah.
- Jebediah - esalò il ragazzo in un singulto.
- E cosa vuoi sapere,
Jebediah? - chiese Noah sorridendo alla folla.
Jebediah si strinse nelle
spalle. Non gli andava di avere tutti quegli occhi addosso se solo
… il padrone
non l'avesse costretto.
- Vorrei sapere - deglutì - se la mia cara bisnonna si
ricorda ancora di me. E'
morta nel 1870, quando io avevo … dieci anni - spiegò
poi, a beneficio del pubblico.
Noah allora fece una
faccia strana, si chinò sulla cappelliera e sistemò
Creamy proprio davanti alla scatola di fiammiferi.
- Avanti, Magnifico
Creamy! Portaci un messaggio dal Passato!
Creamy rimase un istante
fermo e si guardò intorno. Poi col corno
puntò dritto la porta della scatola e ci si tuffò
dentro, convinto. Passarono dei lunghissimi istanti. Noah
sudava e sorrideva nervosamente. Alla fine Creamy sbucò di
nuovo, a marcia indietro, rotolando con le zampette
davanti una minuscola pallina di carta. Quando fu davanti alle dita di
Noah
dette un colpetto alla pallina col corno e quello la sollevò
a mezz'aria.
- Certo che mi ricordo di
te, zuccone! - lesse mostrando il bigliettino alla folla - Sono vecchia
ma mica
rimbambita!
Tutti risero, e Jebediah,
avvampando fece un mezzo sorriso e ritornò dov'era.
Noah alzò gli occhi e disse:
- Altri volontari?
Stavolta toccò a un ricco signore alto, distino e con un
gran bavero di pelliccia
alla giacca. Aveva una splendida aria da dandy e le sue mani
scintillavano di
anelli.
- Avrei anche io una
domanda da fare - disse Foster, avanzando tra la folla con la sua
grazia
inimitabile e sicura - Una domanda che mi preme molto.
Tutti lo lasciarono
passare finché non fu davanti alla scatola.
- Vorrei sapere, ragazzo
mio - disse - se la mia devota moglie, dal Cielo a cui è
volata tre anni orsono,
si ricorda per caso dove ho messo quei gemelli di diamanti che ho perso
e che
non riesco più a trovare in nessuno posto …
Noah annuì e fece fare a Creamy la stessa cosa di poco
prima. Quando
uscì aveva un'altra pallottolina di carta tra le zampe.
- Cerca in casa della tua
amante, disgraziato - lesse Noah - Quella ladra te li ha fregati,
allocco!
La gente rise e Foster
arretrò fingendo vivo disappunto e imbarazzo.
- A questo punto ho
bisogno di un'ospite. Ma qualcuno di speciale - disse Noah. In sala calò
il silenzio.
- Perché non lo chiedete
al Signor Thompson? - disse una voce che nessuno riconobbe come quella
dello
stesso aristocratico di poco prima, adesso ben nascosto dietro il
grande vassoio
del punch - In fin dei conti è il padrone di casa!
Il signor Thompson uscì da una specie di piccolo
assembramento di gente vicino al
buffet.
- Volentieri - sorrise -
Ma che domanda potrei mai fare ad un morto? Avanti, accetto
suggerimenti.
Nella sala calò di nuovo il silenzio.
- Chiedi a tua madre se
sarai felice! - bofonchiò una signora segaligna che
si faceva vento con un gran ventaglio.
- A tuo nonno, il
mercante, se le azioni del caffè saliranno ancora il
prossimo anno! - disse
invece un signore distinto.
Thompson scosse la testa.
- Troppo facile. Voglio sapere
qualcosa che sia davvero così impossibile da sapere
altrimenti … oppure potrei pensare che il nostro scarafaggio
bara.
- Non è uno scarafaggio, è
un coleottero - protestò Noah, Nibbles gli fece
cenno di tacere.
- Perdonami - sorrise il
Signor Thompson perfettamente calmo, e avanzando di un altro passo
nella sala -
C'è nessuno che saprebbe suggerirmi una buona domanda da
fare?
- Chiedi chi ti ha portato
via la tua Catherine - disse una voce femminile. Tutti all'istante si
voltarono
indietro, verso la porta. C'era una donna velata, vestita con un
vestito bianco
indosso.
- Perché dovrei chiedergli
questo?
- Perché una cosa che
nessuno può sapere, tranne chi te l'ha portata
via.
Un mormorio percorse la
sala. Chi era quella donna velata che interrompeva la festa così?
Perché non mostrava il suo volto? E soprattutto, chi era
questa Catherine? Tra la folla, i pochi che lo sapevano, cominciarono a
sussurrare spiegazioni ai loro vicini.
- Va bene - scandì Thompson a voce molto lenta - Accetto il
consiglio della signorina.
Avanti Noah, chiedi al tuo amico una risposta dal regno dei morti.
Quel che successe dopo,
rimase per lungo tempo negli annali delle storie che a Londra si
raccontavano
nei salotti la sera, davanti al fuoco e a un bicchiere di punch. Tutti
coloro
che ne furono testimoni, ricorderanno per sempre la tensione che si levò
tra la folla degli invitati come un velo funebre.
Il coleottero avanzò trotterellando verso la sua casetta.
Noah strinse i denti,
il signor Nibbles mormorò una preghiera a fior di labbra,
tutti fissavano ipnotizzati le mosse di quel piccolo animaletto nero
che aveva
in mano non si sapeva cosa. Era chiaro a tutti, in modo oscuro ma con
fatale
certezza, che dalle zampette dell'esserino sarebbero dipese molte cose.
Creamy sparì dietro la rete metallica. Non ci fu un moto
nella folla,
un sussurro. Neanche i musici si muovevano più: avevano
abbandonato i loro
strumenti e se ne stavano appoggiati tutti quanti alla piccola
balconata, a
guardare. Un solo movimento, veloce, fu di qualcuno che dalla zona del
buffet
cercava di farsi largo a gomitate. Era Prescott, ma Thompson aveva dato
ordine
a due servi di non perderlo d'occhio.
Alla fine, dopo molti
secondi, Creamy uscì di nuovo, trascinando con
tutte le sue forze stavolta non una piccola pallina, ma un foglietto di
carta
ripiegata. La folla fu percorsa da un mormorio come da un brivido.
Noah raccolse
delicatamente la lettera dalle fauci di Creamy e la porse a Thompson
senza una
parola. Lui dispiegò il foglietto lentamente e
lo lesse.
- Tenente Prescott -
mormorò, a fior di labbra. Neanche quelli intorno capirono.
- Tenente Prescott? -
chiamò poi più forte.
Il tenente, dal fondo
della sala dove stata spingendo per raggiungere la sola uscita, si fermò,
impietrito. Aveva centinaia di occhi, tutti addosso.
- Puoi raggiungermi un
attimo - sorrise Thompson, implacabile reggendo ancora il foglietto tra
le
mani.
Prescott rimase un istante
indeciso. Grosse perle di sudore avevano cominciato a rotolargli
giù dalla
fronte. Dovette prendere una decisione fulminea, e decidere il tutto in
un
istante. Fece la scelta sbagliata. Si slanciò correndo
verso la porta. Un trambusto enorme si riscosse, i servi gli corsero
dietro e
Aurora cominciò a strillare dal posto in cui era.
Svenne subito, e forse fu meglio così. Ma si
perse una scena memorabile, che gli ospiti avrebbero per anni
raccontato in
ogni club che frequentavano.
Arrivato sulla porta,
Prescott si scontrò con la donna velata di
poco prima. Era alta, solenne, e vestita con un enorme vestito
vaporoso. Lui dovette
riconoscerlo, perché arretrò.
- Catherine? - mormorò, agghiacciato, a fior di labbra.
In quell'istante dalla
balconata dei musicisti era partita una musica straziante. Un unico
violino,
sinistro, che sembrava spargere dovunque un lamento atroce e straziante.
- Sono tornata - disse
solo la ragazza al di sotto dello spesso velo bianco - Sono tornata per
portarti con me.
A quel punto si scatenò il finimondo. Ma
anche Prescott ora era svenuto, e si
perse i gendarmi che arrivavano e la folla che esplodeva in un applauso
nonostante
la presenza - un po' inquietante, a dire il vero - di un fantasma
velato nella
sala.
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Carissime,
innanzitutto ben trovate!
Spero che il capitolo vi abbia divertito, e che siate
soddisfatte per quello che Prescott sta per subire (Yeah! Ora posso
anchye dirvelo: io lo detesto quel ragazzo!! ^____^).
Ormai manca quasi solo l'Epilogo, dove tutto sarà
svelato completamente, e vedremo anche che fine faranno i nostri Eileen
e Thompson. Ma visto che ho immaginato la storia come passibile di
avere un seguito, penso che non proprio tutto andrà a posto,
e questo per lasciare qualche spunto ad un più che eventuale
sequel non appena avrò aggiustato questo!
Vi segnalo che domani e (forse) dopo domani sarò
un po' impegnata con certi affarucci vacanzieri (fare le valigie,
metetre a posto, partire, perché purtroppo per me la vacanza
è finita - sob). Vi prometto che mentre
impacchetterò la roba penserò alacremente alla
struttura dell'Epilogo che ho già più o meno in
mente, e che spero di potervi postare al massino tra due o tre giorni
giorni.
Nel frattempo vi mando un bacione, unita a
Thompson che adesso ha un bel daffare a capire come stanno le cose, ad
Eileen che è andata a togliersi la maschera (era ovviamente
lei, vestita da Catherine), e a Nibbles, che sta ancora rovistando
nelle tasche alla ricerca di quello che si è allegramente
fregato al buffet.
Vi abbraccio, e spero che la festa non vi abbia stancato troppo,
sempre vostra
Vale