Rieccomi! Lo so, vi ho fatto
aspettare molto, ma avevo un'altra storia in sospeso e poi mi sono
concessa qualche giorno di vacanza. Ma ora l'altra ff l'ho finita e
posso concentrarmi ad aggionare più spesso questa qui. Non
contateci troppo però: purtroppo devo studiare per un esame
e per la tesi. Comunque spero che continuerete a seguirmi, se
riuscirò ad interessarvi.
Un grazie speciale ad Ilaja
che mi ha fatto tanti complimenti: mi auguro che ti piaccia anche
questo capitolo, ma sappi che è nelle mie corde lasciare in
bilico i lettori! E poi ringrazio anche Pochaontas che ha
inserito la storia tra le seguite: se ti va, lasciami un parere!
Buona lettura! ^_^
Capitolo 3: La svolta
Per qualche secondo
l’astuto mago e lo smemorato selvaggio si osservarono di
sbieco, non senza interesse.
Clavius capì bene che quel tizio non brillava certo per doti atletiche: doveva aver superato la cinquantina, eppure nel suo sguardo mite e malinconico, incorniciato da folte sopracciglia ingrigite, scorse una riposta saggezza e conoscenza che forse gli sarebbero tornate utili.
Ne aveva abbastanza di aiutanti forti e muscolosi ma goffi e senza cervello.
L’uomo intuì che il suo simile appena arrivato non era come gli altri che aveva visto passare fra gli alberi. C’era qualcosa nei suoi modi schietti ma affabili, nelle sue vesti ricercate, nel suo portamento, che gli facevano pensare ad una persona fuori dal comune.
Per entrambi quell’incontro fortuito aveva il sapore di una possibile svolta significativa nella loro stagnante esistenza.
- Tu parli? – chiese lo stregone d’un tratto scoraggiato, inarcando un sopracciglio.
Lo sconosciuto annuì senza emetter fiato, ma quello non gli credette: - Capisci? – seguitò poco convinto – Ho bisogno di conoscere una via per la città – scandì lentamente e gesticolando.
- Devi riposare, zoppichi – proferì serenamente l’abitante dei boschi, sgranando subito dopo gli occhi per lo stupore: quelle erano le prime parole che pronunciava da molto tempo.
Quasi non ricordava più la sua stessa voce.
- Per niente! Ho una vendetta da compiere! – disse il mago, sottraendosi sgarbatamente all’aiuto che quello cercava di prestargli per camminare, sorreggendolo.
- Vendetta? - sussultò il tizio trattenendolo, tingendosi il volto di curiosità e turbamento.
Clavius appoggiò la schiena ad un tronco e serrò la mascella per un’improvvisa fitta ai reni; poi gli gettò un’occhiata dubbiosa e rilanciò con sospetto: - Come ti chiami?
Lo sconosciuto si lasciò scivolare sull’erba e iniziò a raccontare in un sussurro impaurito: - Io non ricordo nulla di prima. A parte un … grande animale …
Lo stregone drizzò le orecchie, incredulo: - Come, come?
- Non mi crederai, lo so – disse mestamente l’uomo voltandosi e sedendosi per terra.
- Niente affatto, amico. Questa storia mi interessa molto! Coraggio, racconta! – lo spronò sistemandosi lentamente accanto a lui.
- È tutto qui – sospirò l’estraneo allontanandosi e alzandosi lentamente sulle ginocchia.
Clavius cercò a sua volta di mettersi in piedi per seguirlo, reggendosi ai rami che intricavano quella zona del bosco: - Vi racconterò la mia storia! – gridò riuscendo ad attirare la sua attenzione.
L’uomo si voltò inviandogli un’occhiata interrogativa, al che lui continuò: - Conoscete il principe Derek? – e su quel nome la sua voce si colorò di rancore.
Il suo ascoltatore strinse gli occhi e poi scosse la testa, confuso. - È un principe mascalzone! Mi ha derubato! Ha piazzato capra e cavoli nel mio castello, mentre ero via per alcuni affari. Senza darmi neanche il tempo di raccogliere le mie cose, capite?
- Ma … è davvero orribile. E i vostri servitori? – domandò l’estraneo, mostrandosi particolarmente coinvolto.
- Tutti sterminati – ribatté secco e afflitto il mago, soddisfatto di aver catturato l’interesse di quello, che ora lo guardava con compassione.
- Quell’animale – riprese turbato – mi ha derubato di qualcosa … o qualcuno che amavo molto … - singhiozzò scombussolato – Ed è svanito.
Lo stregone sorrise tra sé, complimentandosi per la nuova idea perfida che gli aveva attraversato la mente: - Non mi stupirei se si trattasse della stessa persona – dichiarò pietoso, chiarendo poi con asprezza - Se si trattasse di Derek!
Clavius capì bene che quel tizio non brillava certo per doti atletiche: doveva aver superato la cinquantina, eppure nel suo sguardo mite e malinconico, incorniciato da folte sopracciglia ingrigite, scorse una riposta saggezza e conoscenza che forse gli sarebbero tornate utili.
Ne aveva abbastanza di aiutanti forti e muscolosi ma goffi e senza cervello.
L’uomo intuì che il suo simile appena arrivato non era come gli altri che aveva visto passare fra gli alberi. C’era qualcosa nei suoi modi schietti ma affabili, nelle sue vesti ricercate, nel suo portamento, che gli facevano pensare ad una persona fuori dal comune.
Per entrambi quell’incontro fortuito aveva il sapore di una possibile svolta significativa nella loro stagnante esistenza.
- Tu parli? – chiese lo stregone d’un tratto scoraggiato, inarcando un sopracciglio.
Lo sconosciuto annuì senza emetter fiato, ma quello non gli credette: - Capisci? – seguitò poco convinto – Ho bisogno di conoscere una via per la città – scandì lentamente e gesticolando.
- Devi riposare, zoppichi – proferì serenamente l’abitante dei boschi, sgranando subito dopo gli occhi per lo stupore: quelle erano le prime parole che pronunciava da molto tempo.
Quasi non ricordava più la sua stessa voce.
- Per niente! Ho una vendetta da compiere! – disse il mago, sottraendosi sgarbatamente all’aiuto che quello cercava di prestargli per camminare, sorreggendolo.
- Vendetta? - sussultò il tizio trattenendolo, tingendosi il volto di curiosità e turbamento.
Clavius appoggiò la schiena ad un tronco e serrò la mascella per un’improvvisa fitta ai reni; poi gli gettò un’occhiata dubbiosa e rilanciò con sospetto: - Come ti chiami?
Lo sconosciuto si lasciò scivolare sull’erba e iniziò a raccontare in un sussurro impaurito: - Io non ricordo nulla di prima. A parte un … grande animale …
Lo stregone drizzò le orecchie, incredulo: - Come, come?
- Non mi crederai, lo so – disse mestamente l’uomo voltandosi e sedendosi per terra.
- Niente affatto, amico. Questa storia mi interessa molto! Coraggio, racconta! – lo spronò sistemandosi lentamente accanto a lui.
- È tutto qui – sospirò l’estraneo allontanandosi e alzandosi lentamente sulle ginocchia.
Clavius cercò a sua volta di mettersi in piedi per seguirlo, reggendosi ai rami che intricavano quella zona del bosco: - Vi racconterò la mia storia! – gridò riuscendo ad attirare la sua attenzione.
L’uomo si voltò inviandogli un’occhiata interrogativa, al che lui continuò: - Conoscete il principe Derek? – e su quel nome la sua voce si colorò di rancore.
Il suo ascoltatore strinse gli occhi e poi scosse la testa, confuso. - È un principe mascalzone! Mi ha derubato! Ha piazzato capra e cavoli nel mio castello, mentre ero via per alcuni affari. Senza darmi neanche il tempo di raccogliere le mie cose, capite?
- Ma … è davvero orribile. E i vostri servitori? – domandò l’estraneo, mostrandosi particolarmente coinvolto.
- Tutti sterminati – ribatté secco e afflitto il mago, soddisfatto di aver catturato l’interesse di quello, che ora lo guardava con compassione.
- Quell’animale – riprese turbato – mi ha derubato di qualcosa … o qualcuno che amavo molto … - singhiozzò scombussolato – Ed è svanito.
Lo stregone sorrise tra sé, complimentandosi per la nuova idea perfida che gli aveva attraversato la mente: - Non mi stupirei se si trattasse della stessa persona – dichiarò pietoso, chiarendo poi con asprezza - Se si trattasse di Derek!