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Autore: Daphne_Descends    17/08/2010    6 recensioni
Accademia di Dale, regione sconosciuta della Scozia.
Per prevenire disordini tra le razze che popolano il mondo, Richard Dale, nel lontano 1817, creò una scuola in cui istruire studenti in grado di fronteggiare e placare ogni possibile avversità.
Ai giorni nostri, l'Accademia è ancora attiva e ben conosciuta. E quando una minaccia rischia di stravolgere l'armonia tra le razze, è agli studenti di Dale che si chiede aiuto.
E per Charlotte Mackinnon inizieranno davvero i guai.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Keep breathing

 

 

 

«Quando cogliete il dittamo, prestate sempre molta attenzione alle ghiandole che lo ricoprono. Non toccatele mai con la pelle scoperta, perché possono causare irritazioni cutanee» terminò il professor Clayton, mostrandoci un fiore.
Presi appunti svogliatamente, con la guancia appoggiata sul palmo di una mano e gli occhi socchiusi.
Era da una settimana che non avevo più notizie di Etienne e non sapevo cosa pensare: stava bene? Quando sarebbe tornato? Avrei dovuto prenderlo a pugni?
Sospirai e la campanella suonò, mettendo fine all’ennesima giornata grigia; il professore scappò dall’aula, probabilmente diretto da Miss Winters: lo sapevamo tutti che tra loro due c’era del tenero.
«Chi ha voglia di venire al lago?» chiese Jocelynn, riprendendosi l’agenda dalle mani di Aileen.
«Io ci sto!» esclamò lei, riempiendo la borsa disordinatamente.
Spike annuì soltanto e Gerard disse «Va bene».
Io alzai le spalle «Dovrei finire il filtro…»
«Bene, allora andiamo!» esclamò Aileen, afferrandomi per un braccio e trascinandomi fuori dall’aula di Alchimia.
 

Mi ritrovai seduta sulla riva del lago, mentre Spike e Aileen si schizzavano come due bambini e Jocelynn faceva ginnastica.
Sospirai, guardando le poche nuvole bianche che riempivano il cielo.
«Sei preoccupata?» mi chiese Gerard, giocherellando con i fili d’erba che spuntavano dal terreno sabbioso.
«Sì» non provai nemmeno a mentire, lui l’avrebbe scoperto subito «Ma quello che mi fa più rabbia è che non me l’ha detto. Non mi ha detto che sarebbe andato anche lui» mi sdraiai di colpo, spalancando le braccia.
«L’avresti fermato».
Non dicemmo più niente, non ce n’era bisogno. Era vero, avrei cercato di fermarlo con tutte le mie forze, perché Melrose era la capitale dei vampiri e i vampiri stavano combinando di sicuro qualcosa e non avrebbero visto volentieri l’intrusione di studenti di Dale. Ma lui sarebbe andato lo stesso, facendomi mille promesse inutili, che forse non sarebbe riuscito nemmeno a mantenere. Era inutile fingere che non fossi preoccupata.
«Andrà tutto bene?» sussurrai con voce strozzata, cercando di non sbattere le ciglia per non far scendere le lacrime.
«Sono sicuro che tornerà presto» mi rassicurò Gerard con la sua solita voce calda «Sarà qui prima che tu te ne accorga».
Forzai un sorriso, guardando le nuvole sopra di noi. Io ed Etienne non eravamo mai stati separati per così tanti giorni, da quando eravamo finiti in squadra insieme, ed era perfettamente normale che mi preoccupassi per lui.
Ma lui era Etienne. E non mi aveva mai delusa.
«Sono sicura che tornerà presto» ripetei, finalmente più serena.
«Cosa sei, un cane?!» si lamentò Jocelynn, mentre Spike si scrollava dall’acqua e la schizzava senza accorgersene.
Lui la guardò appena con i suoi occhi scuri e accennò un ghigno; in risposta, Jocie lo placcò facilmente, facendolo piombare addosso a noi. Il colpo mi mozzò quasi il respiro e tirai una manata alla cieca, beccando per sbaglio il naso di Gerard, che tirò un calcio sulla gamba di Jocelynn, che venne atterrata da Aileen, ben decisa a non perdersi il divertimento.
Scoppiai a ridere, mentre Gerard si tastava il naso e Spike borbottava contrariato, schiacciato sotto il peso delle nostre due amiche, che avevano iniziato a litigare come al solito.
Sarebbe tutto andato bene.

 

 

Il materasso era morbido sotto il mio fianco e avrei voluto rimanere sdraiata a letto per tutta la mattina. Il sole entrava appena dalla finestra, schermato dalle semplici tende rosse; gli uccellini cinguettavano e sembrava davvero di essere in paradiso. Forse stavo sognando.
E poi lo sentii: un respiro freddo sul mio collo e un braccio gelido intorno alla vita.
Spalancai gli occhi, mentre il mio cuore perdeva un battito, e mi alzai di scatto, girandomi verso la mia destra.
E lui era là. Il solito viso bellissimo e perfetto, i capelli biondi scompigliati e gli occhi azzurri brillanti. Era davvero lì.
Non riuscii ad aprire bocca, troppo stupita per parlare o urlare. Troppo stupita per fare qualsiasi cosa.
Lui si mise a sedere e mi sorrise, il mio sorriso, e non potei più trattenermi: gli gettai le braccia al collo e strinsi più che potei, perché era tornato e stava bene.
Ridacchiò, iniziando ad accarezzarmi i capelli, e tutte le lacrime che avevo trattenuto in quella settimana cominciarono a scorrere, bagnando le mie guance e la sua maglietta. Ma non importava.
«Ti sono mancato, chérie?» sussurrò con la bocca appoggiata alla mia tempia.
«Sei uno stupido» riuscii a gracchiare, abbracciandolo forte «Giuro che ti prendo a pugni».
«Possiamo rimandare a dopo la colazione? Vorrei fare un pasto come si deve» scherzò, facendomi accomodare meglio tra le sue braccia.
Mi lasciai andare in una risata acquosa, sollevata. Stava bene, stava davvero bene.
«Quando sei tornato?» chiesi, chiudendo gli occhi.
«Questa notte. Dovresti sentirti onorata, sai? Sei la prima persona che ho visto da quando sono arrivato» mi punzecchiò, lasciandomi un bacio leggero sulla fronte.
«Chi volevi vedere, altrimenti?»
«Ero indeciso se andare da Spike, ma non penso sarebbe stato felice di trovarmi nel suo letto, questa mattina» scherzò, facendomi scoppiare a ridere «Anche se devo ammettere di aver pensato che mi avresti sbattuto fuori dalla stanza».
«Dopo lo faccio» gli assicurai, posando il mento sulla sua spalla «Devo soltanto realizzare i fatti».
«Per quanto mi riguarda puoi rimanere nell’incoscienza a vita» disse ridacchiando, prima di buttarsi all’indietro sul materasso, portandomi con sé «Comunque è presto, possiamo stare qui ancora un po’».
«Che ore sono?» chiesi, cercando di alzarmi e guardare la sveglia.
«Le sette e dieci e oggi è sabato» rispose, trattenendomi contro di lui e continuando a giocherellare con i miei capelli «Mi sei mancata» ammise, dopo un attimo di silenzio.
«Anche tu» sussurrai, accomodandomi meglio al suo fianco «Cosa succede a Melrose?»
Fece una smorfia «Preferirei parlarne più tardi. Dimmi della tua famiglia».
Lo accontentai, raccontandogli dei miei, di James ed Elizabeth, perché avevo capito che stava cercando di rientrare nella normalità e dimenticare il viaggio a Melrose, anche se non sapevo il perché.
Non parlava e si limitava ad ascoltarmi, come a volersi assicurare di essere davvero tornato e di essere davvero lì con me.
E io stavo bene, abbracciata a lui, mentre intrecciavo la mia mano alla sua, giocherellando con le dita. Era semplicemente giusto così.
 

«Credo che sia ora di vestirsi e scendere, non che non apprezzi la tua mise» mi sussurrò nell’orecchio, accarezzandomi il braccio nudo con il palmo della mano.
E solo allora mi ricordai di non aver nemmeno infilato il pigiama, la sera prima, desiderosa di passare per una volta una notte tranquilla, senza stare sveglia in un bagno di sudore.
«Pervertito» sibilai, alzandomi di scatto ed iniziando a vagare per la stanza «Potevi dirmelo!»
«E perdermi tutto il divertimento?» si mise a sedere sul letto, osservandomi scavare nell’armadio in cerca di vestiti, con occhi brillanti «E poi adoro la tua scelta di intimo».
Gli lanciai un’occhiataccia e digrignai i denti, scappando in bagno più in fretta che potevo.
Sì, era tutto tornato alla normalità.

 

Aileen strinse ancora di più gli occhi, serrando la presa sul cucchiaio inutilizzato.
Etienne alzò lo sguardo al cielo e ripeté per l’ennesima volta «Ti dico di no».
«Stupidaggini» sibilò lei «Scommetto che vi siete anche divertiti».
Continuando ad imburrare la mia fetta di pane tostato, sentii Etienne sbuffare esasperato «Ho detto che io e Solène non abbiamo fatto nulla. Perché insisti, poi? E’ mia cugina!»
«Come se vi interessasse un simile dettaglio!» continuò imperterrita Aileen.
«Non ho intenzione di discutere con te su una cosa del genere. Non sono affari tuoi».
«Di Lottie sì, però!»
Tutti e cinque la guardammo perplessi «Scusa?» le chiesi scettica, inarcando un sopracciglio; lei si limitò a liquidarmi con una mano e continuare ad assillare Etienne, che decise saggiamente di ignorarla e continuare la sua colazione, accomodato con un braccio sullo schienale della mia sedia.
«Hai rotto le palle!» scattò Spike, tirandole sul naso un pezzo di bacon.
Aileen si zittì oltraggiata e gli lanciò un’occhiataccia «Come osi?» sussurrò minacciosamente.
«Ha ragione lui» intervenne Jocelynn «Chiudi il becco e fatti gli affari tuoi».
Aileen si imbronciò e incrociò le braccia, ignorando tutti quanti.
«Beh, oggi cosa facciamo?» chiese Gerard tentennante, deciso a cambiare argomento.
«Il solito?» proposi, giocherellando con la fetta di pane mordicchiata.
«Oh, quanto mi mancava» ghignò Spike facendo un cenno a Gerard «Preparati, Gerry. Cosa si scommette?»
«Perché vuoi sempre scommettere qualcosa?» sibilò Jocelynn lanciandogli un’occhiataccia «Finisce sempre con te in mutande».
«Non è vero!» abbaiò lui oltraggiato.
«Sì che è vero!»
«Ha ragione Jocie» annuii, versandomi la spremuta d’arancia nel bicchiere.
«Parli proprio tu» mi accusò Spike risentito «Quante volte hai vinto? No, aspetta, non me lo dire… zero?»
Io mi accigliai «Etienne è un vampiro e ha più anni di tutti noi messi insieme! Gerard è un umano, per quanto bravo possa essere, e tu ti fai sempre battere!»
Spike ringhiò, guardandomi storto, e io ricambiai, nemmeno lontanamente spaventosa quanto lui, finché Etienne non mi scompigliò i capelli e si alzò, portandomi con sé.
«Forza, andiamo; il campo sarà già pieno».

 

 

Il campo di allenamento era situato sul retro di villa Dale: era una grande struttura simile ad un’arena, con gradinate che si innalzavano lungo tutto il perimetro.
Era l’unico luogo dell’Accademia, oltre la sala comune, ad essere sempre affollato; ogni tanto qualcuno decideva di organizzare dei piccoli tornei tra studenti e allora anche le gradinate si riempivano, ma si poteva assistere quasi sempre a dei piccoli combattimenti.
Da quando ci eravamo conosciuti, ogni sabato mattina, salvo eventuali assenze, organizzavamo un allenamento in comune.
In realtà era partito come allenamento comune, ma si era ben presto trasformato in piccolo torneo in cui ognuno affrontava il suo compagno di squadra, con penitenza al perdente.
E, ovviamente, io e Spike perdevamo sempre, spesso accompagnati da una fata imbronciata.
 

«Vai Gerard, sei il migliore!» gridò Aileen, battendo le mani eccitata. Jocelynn roteò gli occhi esasperata e io ed Etienne continuammo a seguire il combattimento.
Spike iniziava ad irritarsi e questo non lo aiutava di certo, visto che tendeva a non ragionare e prestare poca attenzione in difesa, concentrando tutte le forze nell’attacco. I risultati poi si vedevano, visto che si ritrovava sempre a terra con il fiatone e pronto a lanciare uno sguardo omicida al suo sorridente avversario.
Gerard scosse la testa divertito e gli diede una mano ad alzarsi, mentre Spike borbottava contrariato. Aileen non aspettò un istante e si fiondò ad abbracciarlo, facendolo barcollare e cadere addosso al licantropo irritato.
«Cazzo, sei la delicatezza in persona!» berciò Spike, cercando di districarsi da quel groviglio di gambe e braccia, senza molti risultati; Aileen lo ignorò, completamente sdraiata su Gerry, e strinse di più le braccia intorno al suo collo arrossato. Per fortuna non stava tentando di baciarlo.
«Levati dai piedi, fata senza cervello!» esclamò Jocelynn, senza accennare un movimento che non fosse il fare una smorfia.
Gerard si rialzò a fatica, portandosi dietro una sorridente Aileen, e ci raggiunse, seguito da uno Spike infuriato nero. Dovetti portarmi una mano davanti alla bocca per mascherare le risate, ma lui se ne accorse e mi lanciò un’occhiataccia «Vediamo tu cosa sai fare» sibilò, tirandomi su per un braccio.
Oh, toccava già a noi?
Mi voltai verso Etienne che si stava alzando tranquillamente, scrollandosi i jeans dalla terra secca senza la minima preoccupazione. Quando si accorse che lo stavo fissando mi fece un sorriso beato e mi superò per andare a piazzarsi poco più in là, pronto al combattimento.
Grazie tante, aveva già la vittoria in tasca!
Lo imitai con una smorfia abbattuta, pensando alla penitenza che sicuramente avrei dovuto subire, e sospirai rassegnata.
 

La prima volta in assoluto che ci eravamo scontrati, mi aveva sconfitto in un battito di ciglia e non gliel’avrei mai perdonata. Non perché mi aveva impedito ogni movimento prima che potessimo davvero iniziare la lotta, visto che non avrei potuto fare molto se non stare in piedi e parlare e, a meno di non intontirlo di chiacchiere, strategia che dovevo seriamente prendere in considerazione, non sarei stata in grado nemmeno di tirargli uno schiaffo. Il vero problema era quello che aveva osato fare dopo, davanti a tutto il corso, facendomi sprofondare nell’imbarazzo più totale e desiderare di essere stata messa direttamente ko, invece che trattata come una ragazza. Ed era per quello, nonostante fossero passati ben quattro anni, che tutti credevano fossimo una coppia.
Io ed Etienne. Che assurdità! Come se tra di noi potesse effettivamente esserci qualcosa, oltre alla nostra amicizia. Eravamo molto legati, stavamo quasi sempre insieme e lui mi trattava… bene, ma non significava nulla; trattava bene tutte le ragazze, veniva da un’epoca di gentiluomini!
Etienne non mi vedeva come una donna, ma più come una sorellina da curare e asfissiare; e perché mai avrebbe dovuto farlo, poi? Non ero bella e sinuosa come Soléne, non avevo il suo corpo perfetto e i suoi capelli setosi, nemmeno le sue labbra rosse o i suoi occhi penetranti. Ero snella, certo, chi mai non lo sarebbe stato con tutti gli allenamenti a cui ci sottoponevano all’Accademia? Non ero alta come Jocie, ma di sicuro più di Aileen; le mie forme erano ancora quelle di una ragazza; i miei capelli non stavano mai in ordine e molte mattine avevo l’impulso irrefrenabile di rasare tutti quegli stupidi ricci, non avevano un colore definito, d’inverno biondo spento, d’estate pieni di riflessi rossi; il sole mi scottava la pelle, troppo chiara per abbronzarsi, e mi faceva spuntare qualche lentiggine sul naso e le spalle. L’unica cosa che davvero mi piaceva erano gli occhi, grandi e grigi, per il resto ero davvero un disastro, contando che io e il senso estetico non avevamo mai avuto l’onore di incontrarci.
Invece Etienne era bellissimo e non avevo alcun timore ad affermarlo: era alto, dal portamento elegante e sicuro, era educato ed istruito; sapeva scompigliare i suoi capelli perfettamente e, cosa alquanto notevole, farli restare in quella posizione finché lo voleva, al sole sembravano oro colato e sapevo per certo, grazie all’esperienza, che erano più morbidi della seta; i suoi occhi azzurro intenso, erano talmente profondi da riuscire a stregare l’anima, probabilmente una caratteristica di tutti i vampiri; e adoravo quando le sue labbra perfette si piegavano in un sorriso, scoprendo per un attimo i canini appuntiti. Mi ricordava sempre che le apparenze ingannavano.
Lui era bellissimo, io no. Perché avrebbe dovuto interessarsi a me, visto che neanche il mio carattere era dei migliori? Mi dicevano tutti che ero simpatica e gentile, certo, ma sapevo di essere anche petulante e permalosa, a volte pigra, quasi sempre testarda e orgogliosa. Cosa c’era di speciale in me a poter attrarre uno come Etienne? Niente. Quindi era evidente che non fosse interessato a me in quel senso. Non che io fossi interessata a lui.
 

«Sei pronta, chérie?» mi chiese con un sorriso divertito, poco più in là si udì distintamente la risata di Spike.
Mi misi in guardia, imbronciata, aspettando che qualcuno desse il via; Etienne mi avrebbe fatto fare di sicuro la prima mossa, da perfetto gentiluomo, e non mi avrebbe mai attaccato direttamente. Un po’ mi infastidiva il fatto che non mi prendesse sul serio, ma quando gliel’avevo detto, lui aveva sempre risposto che l’unico motivo per cui non usava tutta la sua forza era che non voleva farmi male, ma che sapeva perfettamente quanto fossi pericolosa… per quanto mi riguardava, non ci credevo più di tanto.
Jocelynn diede il via e io lo attaccai, senza perdere tempo, cercando di colpirlo con un pugno, ma lui mi blocco la mano senza alcuna fatica; allora alzai la gamba e gli diedi un calcio nello stinco, senza fargli nemmeno il solletico. Che situazione snervante.
Mi lasciò andare, permettendomi di arretrare, ed elaborare una nuova strategia, l’unico problema era che, a parte gli attacchi frontali, io non avevo altre strategie: l’alchimia non la potevo usare, ero soltanto una ragazza umana e non sapevo usare la magia.
«Già stanca?» mi chiese inarcando perfettamente un sopracciglio.
«Abbiamo appena iniziato» ribattei con una smorfia, prima di riprendere i miei ridicoli tentativi di attacco, che lui riuscì a bloccare senza battere ciglio.
Senza sapere come, tanto ero senza speranze, mi ritrovai con le braccia bloccate dietro la schiena, un braccio di quel maledetto vampiro intorno alla vita e una sua gamba che bloccava le mie.
«Temo che il nostro combattimento si concluda qua, chérie» mi sussurrò divertito, soffiandomi sul collo.
Sbuffai esasperata «Però non è giusto, vinci sempre tu! E’ troppo facile così!»
Sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi contro la mia schiena seguendo il ritmo delle sue risate trattenute a stento, non come quel maleducato di Spike che non aveva perso occasione per divertirsi a mie spese.
«La prossima volta, Charlotte» mormorò, facendomi scorrere un brivido lungo la spina dorsale, prima di sfiorarmi il collo con le labbra e allontanarsi verso il resto del gruppo.
Lo seguii accigliata, mentre Jocelynn e Aileen si preparavano al loro combattimento, di solito il più interessante, visto che avevano all’incirca gli stessi poteri e la stessa abilità.
«Perdente» disse Spike con un ghigno, una volta che mi fui seduta tra lui ed Etienne.
Io gli diedi uno spintone e incrociai le braccia stizzita, ma lui si limitò a scoppiare di nuovo a ridere e riportare l’attenzione sulla lotta appena iniziata.
Il braccio di Etienne mi circondò le spalle e io lo lasciai fare, anche quando lo sentii tirarmi via l’elastico che tratteneva in una coda mezza sfatta i miei stupidi capelli; li riavviò con le sue dita lunghe e continuò ad accarezzarli assorto, mentre io mi appoggiavo comodamente alla sua spalla, senza staccare gli occhi dallo scontro.
Jocelynn sembrava in vantaggio quella volta: scansò fluidamente un colpo di Aileen e l’attaccò prima che potesse rendersene conto. Mai sottovalutare la velocità di un elfo.
«Uffa, c’ero quasi, questa volta!» si lamentò Leen con una smorfia, Jocie la squadrò poco convinta e Spike esclamò «Penitenza!»
«Guarda che anche tu devi farla!» berciò lei, lanciandogli un’occhiataccia «E anche Lottie!»
Sbuffai, cercando di rannicchiarmi il più possibile contro Etienne, che ridacchiò divertito, guadagnandosi una gomitata.
«Sentiamo, quale sarebbe la mia penitenza?» gli chiesi, fingendomi disinteressata, anche se in realtà fremevo di impazienza, sperando che non mi facesse fare niente di imbarazzante.
Lui fece finta di ragionarci su, alzando pure gli occhi verso il cielo azzurro, da bravo attore qual era, poi li riabbassò su di me e sussurrò con un ghigno poco rassicurante sul volto pallido «Stasera devi farmi dormire con te».
Sentii le guance infuocarsi e una strana sensazione all’altezza dello stomaco «Maniaco» sibilai con astio «Come se in tutto questo tempo hai avuto bisogno della mia autorizzazione!»
Lui sorrise con la solita faccia tosta «E’ un sì, quindi?»
Tremando di irritazione, scostai il suo braccio e mi alzai in fretta, facendolo scoppiare a ridere.
«Ma perché devo sempre finire in mutande?» abbaiò Spike, agitandosi come un indiavolato.
«Perché te le cerchi tu» gli rispose Jocelynn, impassibile come sempre, mentre al suo fianco Gerard cercava di calmare il suo compagno di squadra.
«Andiamo, almeno questa volta non sei da solo».
«Oh, Gerry, se volevi vedermi in mutande avevi solo da chiedere!» cinguettò Aileen, attaccandosi entusiasta al suo braccio «Quando vuoi che mi spoglio?»
Gerard arrossì di colpo e iniziò a balbettare qualcosa, cercando di staccarsela di dosso.
«Non era quello che intendeva, stupida» disse Jocelynn «Devono correre intorno alla villa in biancheria intima» spiegò a me ed Etienne, quando incrociò il nostro sguardo.
«Perché Lottie non lo fa?» si lamentò Aileen, assumendo all’istante un broncio infantile.
Prima che potessi aprire bocca, Etienne rispose al mio posto «La visione del suo intimo è riservata al sottoscritto» disse suadente, circondandomi la vita con un braccio.
Io lo fulminai e cercai di colpire Spike che ghignava divertito, Aileen ci fissò invece con uno sguardo malizioso «Oh, non fate cose che io non farei, mi raccomando».
«Difficile, visto che tu faresti di peggio» ribatté Etienne, non curandosi affatto del mio imbarazzo.
Aileen si sentì punta nel vivo «Parli proprio tu, devo ricordarti cosa hai combinato in tutti questi anni?»
«Un uomo ha le sue esigenze» disse serenamente, come se stessero allegramente discutendo del tempo atmosferico.
Aileen ghignò e mi lanciò un’occhiata veloce, decidendo per il mio bene di smettere «Va bene, quando iniziamo Spike?»
«Il prima possibile» borbottò lui, adombrandosi. Poi, entrambi si spogliarono, senza il minimo senso del pudore, e iniziarono a correre verso la villa, incuranti degli sguardi che ricevevano.
«Non dovevano partire da qui» disse Gerard, massaggiandosi le tempie esasperato.
Jocelynn scrollò le spalle divertita «Lasciali fare, almeno ci facciamo qualche risata».
Io scambiai uno sguardo con Etienne e sospirai esasperata.

 

«Ricordami di stabilire delle regole al prossimo combattimento» borbottai contrariata, arrampicandomi sul letto.
Etienne, stravaccato accanto a me, sorrise soddisfatto «Ad esempio?»
«Niente richieste strane».
«Strane? Dobbiamo dormire e basta, chérie. Ma se tu vuoi fare altro io non mi tirerò di certo indietro».
«Ah ah ah» feci ironica, sdraiandomi a debita distanza «Come se io potessi dormire tranquilla sapendo di avere un maniaco accanto» Non era propriamente vero, stare vicino ad Etienne mi faceva sentire sempre al sicuro, in qualsiasi situazione. Ma era meglio non farglielo sapere.
Lui sorrise e calò il silenzio, permettendomi di riflettere: la giornata era passata veloce ed ero stata così felice di riavere indietro Etienne che non avevo più pensato al motivo per cui se n’era andato. E quello mi sembrava il momento ideale per chiederglielo.
«Cosa succede a Melrose?»
Si irrigidì impercettibilmente e di sicuro non me ne sarei nemmeno accorta, se non l’avessi conosciuto alla perfezione.
«Abbiamo parlato con la Corte e hanno detto che loro non ne sanno nulla» iniziò con un sussurro.
Mi girai su un fianco, stupita «Vi hanno dato udienza? Incredibile, di solito non si scomodano per delle ambasciate, lasciano che se ne occupi il Consiglio, no?»
Lui scrollò le spalle, continuando a fissare il soffitto «Immagino che siano preoccupati e non vogliano finire nei guai».
«Se ne lavano le mani?» chiesi aggrottando le sopracciglia pensierosa.
«No, sono pronti a darci il loro sostegno in caso di reale minaccia» strinse le labbra, sicuramente ripensando all’incontro.
«Beh, mi sembra una buona cosa» tentai, cercando di farlo parlare.
«Non è questo» sospirò, decidendosi alla fine di rivelarmi tutto «Dopo aver parlato con loro siamo andati in giro per Melrose, Alexander era deciso a tornarsene a casa con delle vere informazioni e abbiamo scoperto che si sta preparando un colpo di stato» si passò una mano sul volto stanco e chiuse gli occhi, lasciando che mi accorgessi della sua preoccupazione «Un gruppo di vampiri vuole spodestare l’Aristocrazia e prendere il potere, quello che è successo alle vittime di Latheron e Perth è quello che succederà a tutti, se non si ferma questa pazzia».
Spalancai gli occhi, deglutendo: era questo che si stava preparando là fuori? «Intendi dire che vogliono infrangere l’Accordo e rischiare di mettersi contro tutti?» Era inconcepibile, come potevano minare all’equilibrio mondiale? Le due ragazze dissanguate erano solo l’inizio.
«Non vogliono infrangere l’Accordo» mi corresse atono Etienne «Lo vogliono distruggere. Come se non fosse mai stato creato».
«Cosa ha deciso il preside?» chiesi velocemente, già tremando all’idea di quello che ci aspettava.
«Secondo te?» soffiò ironico «Dovremo fermare i vampiri ribelli prima che si organizzino».
Mi voltai verso di lui, rannicchiandomi come una bambina.
Rischiavamo di essere coinvolti in una battaglia che sarebbe potuta sfociare in guerra e massacro.
Rabbrividii, rimanendo a fissare il profilo duro di Etienne: ero pronta a vederlo sfuggirmi dalle mani, dritto nella bocca dell’inferno? Lui sarebbe stato di sicuro in prima linea, il preside non l’avrebbe lasciato in disparte, non dopo averlo mandato a Melrose.
C’era qualcosa che Etienne non mi aveva mai detto, che riguardava le sue origini e la sua famiglia, e forse non avrei voluto nemmeno sentirlo. Non se quello mi avrebbe obbligata a lasciarlo andare.
Potevo sopportare ancora quel dolore lancinante al petto e la sensazione di perdita che avevo vissuto quella settimana? Il solo pensiero mi faceva impazzire.
Lui era troppo importante perché me lo portassero via.
«Non pensiamoci ora» mi pregò abbassando le palpebre e voltandosi verso di me.
«Mi prometti una cosa?» gli chiesi, lottando con me stessa per mantenere un tono di voce tranquillo, anche se il mio cuore disperato chiedeva pietà.
Riaprì gli occhi azzurri e mi fissò con attenzione «Cosa?»
«Promettimi che non te ne andrai mai più senza avvertirmi» cercai di non sbattere le ciglia, trattenendo le lacrime che minacciavano di scendere. Tutta quella situazione stava logorando le mie certezze e mi stava trasformando in un essere piagnucoloso.
Etienne mi sorrise e si avvicinò, posandomi le labbra sulla fronte «Te lo prometto» sussurrò, cingendomi la vita con un braccio.
Trattenni a stento un singhiozzo e mi nascosi contro il suo petto, serrando gli occhi.
Odiavo pensare di poterlo perdere, non quando lottavo contro me stessa per capire quanto davvero fosse importante per me.
Non quando il mio cuore mi diceva di stringerlo forte e non lasciarlo più andare.

 

 

 

 


 

N/A: Sì, eccomi qua con un nuovo capitolo. Ci ho messo parecchio, troppo, ma non avevo voglia di scrivere. Comunque quello che conta è che la storia vada avanti ed è esattamente quello che ho intenzione di fare! Non lascerò nulla di incompleto, perché è una cosa che personalmente odio.
 

Passando al capitolo: eh, già, è tornato Etienne (sospiro). Non posso lasciarlo da parte a lungo, perché mi manca troppo! Devo scrivere qualcosa in cui ci sia anche lui! Mi è piaciuto molto scrivere del ricongiungimento Etienne/Charlotte, dei loro comportamenti da “coppietta” e del consueto torneo del sabato, con annesse le penitenze (Spike e Aileen sono completamente fuori di testa). Ma devo ammettere che l’ultima parte non volevo venisse così… doveva uscire fuori quello che sta succedendo, ma lo stato d’animo di Charlie mi ha preso troppo, tanto che mi sento ansiosa come lei. E cosa dice il suo cuore? Cosa nascondi Charlotte? Forse questa esperienza l’aiuterà a definire meglio i suoi sentimenti, chissà.
 

Comunque, un’enorme grazie a chi ancora segue questa storia, sperando che non vi stufi con i miei continui ritardi e che i capitoli siano all’altezza delle vostre aspettative!
E ora passiamo alle recensioni!
 

Lunetta921: Grazie Alice, sei davvero molto gentile e mi fa piacere che ti piaccia il modo in cui scrivo, ma ne ho decisamente molta di strada da fare! ^.^ Comunque, per sapere cosa nascondono Aileen e Jocelynn, o meglio, per sapere cosa nasconde Etienne, dovrai aspettare, ma prima o poi Charlie lo scoprirà e noi con lei! Per il discorsetto ad Etienne direi che non è più necessario, mi sembra si sia fatto perdonare e per di più ha promesso che non lo farà più! XD Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!
 

Ignis: Eh, la punteggiatura è sempre stata il mio tallone d’Achille (insieme a molti altri), però faccio del mio meglio e prima o poi migliorerò (spero)! XD A volte mi sembra che i personaggi non vengano caratterizzati e mossi bene perché sono troppi, mi sembra di fare un elenco della spesa o un testo teatrale, però mi piace inscenare le discussioni e soprattutto i litigi amichevoli e devo dire che sto facendo un sacco di esperienza con una fanfiction di Harry Potter che sto scrivendo, lì sì che ci sono un sacco di personaggi! Per quanto riguarda Charlotte, invece, la questione è un po’ complicata. A volte può sembrare che si contraddica, come in questo capitolo, ma in realtà la sua è più che altro confusione. Lei conosce Etienne da molto tempo e gli è sempre stata vicino, solo che, come una qualsiasi ragazza della sua età, vuole anche fare esperienze e cercare il vero amore e robe simili e, nella sua concezione, Etienne non può essere un candidato adatto, perché è solo un amico, il più importante di tutti, certo, ma solo un amico. Di conseguenza, cerca in tutti i modi di fare queste benedette esperienze, anche se non con la persona giusta. Eppure alla fine del capitolo, sembra che (vuoi per la lontananza e il fatto che Etienne le sia mancato) stia iniziando a mettere in dubbio le sue certezze. Speriamo che si dia una svegliata! XD
Inoltre ti ringrazio un sacco per essere ormai un’utente del forum! Devo dire che è davvero divertente ruolare con te! ^.^
 

ClaireAnn_M: Stai tranquilla perché sei una persecuzione fantastica! XD Mi fa davvero piacere che ti piaccia questa storia! Charlie non sarebbe Charlie senza le sue paranoie, ma speriamo rinsavisca presto, anche perché, come te, anch’io sono in fila per Etienne! XD Purtroppo non posso dirti nulla sulle tue teorie, ma devo ammettere che non sono niente male! E come hai potuto leggere Etienne non ha fatto nulla con Solène, non preoccuparti, tra di loro ci sarà solo una rapporto di affetto famigliare!
 

Emy_Metallara: Grazie mille! Eh sì, Etienne vuole davvero mooolto bene a Charlotte e viceversa, c’è solo da vedere se si smuoverà qualcosa nei prossimi capitoli!
 

Emily Doyle: Grazie! Etienne lo adoro e Spike mi fa morire, così come Aileen. Spero continuerai a seguirmi!
 

Grazie anche a tutti coloro che leggono e basta!
Vi consiglio di fare un salto su questo forum: Dale Academy Fantasy GdR

Si tratta del GdR di Dale Academy, in cui potrete vivere la vostra personalissima avventura nel mondo di questa storia! Abbiamo cambiato grafica e sistemato un sacco di cose, sono sicura che vi piacerà!

   
 
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