Keep breathing
«Quando
cogliete il
dittamo, prestate sempre molta attenzione alle ghiandole che lo
ricoprono. Non
toccatele mai con la pelle scoperta, perché possono causare
irritazioni
cutanee» terminò il professor Clayton, mostrandoci
un fiore.
Presi appunti
svogliatamente, con la guancia appoggiata sul palmo di una mano e gli
occhi
socchiusi.
Era da una settimana che
non avevo più notizie di Etienne e non sapevo cosa pensare:
stava bene? Quando
sarebbe tornato? Avrei dovuto prenderlo a pugni?
Sospirai e la campanella
suonò, mettendo fine all’ennesima giornata grigia;
il professore scappò
dall’aula, probabilmente diretto da Miss Winters: lo sapevamo
tutti che tra
loro due c’era del tenero.
«Chi ha voglia di venire
al lago?» chiese Jocelynn, riprendendosi l’agenda
dalle mani di Aileen.
«Io ci sto!» esclamò lei,
riempiendo la borsa disordinatamente.
Spike annuì soltanto e
Gerard disse «Va bene».
Io alzai le spalle «Dovrei
finire il filtro…»
«Bene, allora andiamo!»
esclamò Aileen, afferrandomi per un braccio e trascinandomi
fuori dall’aula di
Alchimia.
Mi
ritrovai seduta sulla
riva del lago, mentre Spike e Aileen si schizzavano come due bambini e
Jocelynn
faceva ginnastica.
Sospirai, guardando le
poche nuvole bianche che riempivano il cielo.
«Sei preoccupata?» mi
chiese Gerard, giocherellando con i fili d’erba che
spuntavano dal terreno
sabbioso.
«Sì» non provai nemmeno a
mentire, lui l’avrebbe scoperto subito «Ma quello
che mi fa più rabbia è che
non me l’ha detto. Non mi ha detto che sarebbe andato anche
lui» mi sdraiai di
colpo, spalancando le braccia.
«L’avresti fermato».
Non dicemmo più niente,
non ce n’era bisogno. Era vero, avrei cercato di fermarlo con
tutte le mie
forze, perché Melrose era la capitale dei vampiri e i
vampiri stavano
combinando di sicuro qualcosa e non avrebbero visto volentieri
l’intrusione di
studenti di Dale. Ma lui sarebbe andato lo stesso, facendomi mille
promesse
inutili, che forse non sarebbe riuscito nemmeno a mantenere. Era
inutile
fingere che non fossi preoccupata.
«Andrà tutto bene?»
sussurrai con voce strozzata, cercando di non sbattere le ciglia per
non far
scendere le lacrime.
«Sono sicuro che tornerà
presto» mi rassicurò Gerard con la sua solita voce
calda «Sarà qui prima che tu
te ne accorga».
Forzai un sorriso, guardando
le nuvole sopra di noi. Io ed Etienne non eravamo mai stati separati
per così
tanti giorni, da quando eravamo finiti in squadra insieme, ed era
perfettamente
normale che mi preoccupassi per lui.
Ma lui era Etienne.
E non mi aveva mai delusa.
«Sono sicura che tornerà
presto» ripetei, finalmente più serena.
«Cosa sei, un cane?!» si
lamentò Jocelynn, mentre Spike si scrollava
dall’acqua e la schizzava senza
accorgersene.
Lui la guardò appena con i
suoi occhi scuri e accennò un ghigno; in risposta, Jocie lo
placcò facilmente,
facendolo piombare addosso a noi. Il colpo mi mozzò quasi il
respiro e tirai
una manata alla cieca, beccando per sbaglio il naso di Gerard, che
tirò un
calcio sulla gamba di Jocelynn, che venne atterrata da Aileen, ben
decisa a non
perdersi il divertimento.
Scoppiai a ridere, mentre
Gerard si tastava il naso e Spike borbottava contrariato, schiacciato
sotto il
peso delle nostre due amiche, che avevano iniziato a litigare come al
solito.
Sarebbe tutto andato
bene.
Il
materasso era morbido
sotto il mio fianco e avrei voluto rimanere sdraiata a letto per tutta
la
mattina. Il sole entrava appena dalla finestra, schermato dalle
semplici tende
rosse; gli uccellini cinguettavano e sembrava davvero di essere in
paradiso. Forse
stavo sognando.
E poi lo sentii: un
respiro freddo sul mio collo e un braccio gelido intorno alla vita.
Spalancai gli occhi,
mentre il mio cuore perdeva un battito, e mi alzai di scatto, girandomi
verso
la mia destra.
E lui era là.
Il solito viso bellissimo e perfetto, i capelli
biondi scompigliati e gli occhi azzurri brillanti. Era
davvero lì.
Non riuscii ad aprire
bocca, troppo stupita per parlare o urlare. Troppo stupita per fare
qualsiasi
cosa.
Lui si mise a sedere e mi
sorrise, il mio sorriso,
e non potei più trattenermi: gli gettai le
braccia al collo e strinsi più che potei, perché
era tornato e stava bene.
Ridacchiò, iniziando ad
accarezzarmi i capelli, e tutte le lacrime che avevo trattenuto in
quella
settimana cominciarono a scorrere, bagnando le mie guance e la sua
maglietta. Ma
non importava.
«Ti sono mancato, chérie?»
sussurrò con la bocca appoggiata alla mia tempia.
«Sei uno stupido» riuscii
a gracchiare, abbracciandolo forte «Giuro che ti prendo a
pugni».
«Possiamo rimandare a dopo
la colazione? Vorrei fare un pasto come si deve»
scherzò, facendomi accomodare
meglio tra le sue braccia.
Mi lasciai andare in una
risata acquosa, sollevata. Stava
bene, stava davvero bene.
«Quando sei tornato?»
chiesi, chiudendo gli occhi.
«Questa notte. Dovresti
sentirti onorata, sai? Sei la prima persona che ho visto da quando sono
arrivato» mi punzecchiò, lasciandomi un bacio
leggero sulla fronte.
«Chi volevi vedere,
altrimenti?»
«Ero indeciso se andare da
Spike, ma non penso sarebbe stato felice di trovarmi nel suo letto,
questa mattina»
scherzò, facendomi scoppiare a ridere «Anche se
devo ammettere di aver pensato
che mi avresti sbattuto fuori dalla stanza».
«Dopo lo faccio» gli
assicurai, posando il mento sulla sua spalla «Devo soltanto
realizzare i
fatti».
«Per quanto mi riguarda
puoi rimanere nell’incoscienza a vita» disse
ridacchiando, prima di buttarsi
all’indietro sul materasso, portandomi con sé
«Comunque è presto, possiamo
stare qui ancora un po’».
«Che ore sono?» chiesi,
cercando di alzarmi e guardare la sveglia.
«Le sette e dieci e oggi è
sabato» rispose, trattenendomi contro di lui e continuando a
giocherellare con
i miei capelli «Mi sei mancata» ammise, dopo un
attimo di silenzio.
«Anche tu» sussurrai,
accomodandomi meglio al suo fianco «Cosa succede a
Melrose?»
Fece una smorfia
«Preferirei parlarne più tardi. Dimmi della tua
famiglia».
Lo accontentai,
raccontandogli dei miei, di James ed Elizabeth, perché avevo
capito che stava
cercando di rientrare nella normalità e dimenticare il
viaggio a Melrose, anche
se non sapevo il perché.
Non parlava e si limitava
ad ascoltarmi, come a volersi assicurare di essere davvero tornato e di
essere
davvero lì con me.
E io stavo bene,
abbracciata a lui, mentre intrecciavo la mia mano alla sua,
giocherellando con
le dita. Era semplicemente
giusto così.
«Credo
che sia ora di
vestirsi e scendere, non che non apprezzi la tua mise»
mi sussurrò
nell’orecchio, accarezzandomi il braccio nudo con il palmo
della mano.
E solo allora mi ricordai
di non aver nemmeno infilato il pigiama, la sera prima, desiderosa di
passare
per una volta una notte tranquilla, senza stare sveglia in un bagno di
sudore.
«Pervertito» sibilai,
alzandomi di scatto ed iniziando a vagare per la stanza
«Potevi dirmelo!»
«E perdermi tutto il
divertimento?» si mise a sedere sul letto, osservandomi
scavare nell’armadio in
cerca di vestiti, con occhi brillanti «E poi adoro la tua
scelta di intimo».
Gli lanciai
un’occhiataccia e digrignai i denti, scappando in bagno
più in fretta che
potevo.
Sì, era tutto
tornato
alla normalità.
Aileen
strinse ancora di
più gli occhi, serrando la presa sul cucchiaio inutilizzato.
Etienne alzò lo sguardo al
cielo e ripeté per l’ennesima volta «Ti
dico di no».
«Stupidaggini» sibilò lei
«Scommetto che vi siete anche divertiti».
Continuando ad imburrare
la mia fetta di pane tostato, sentii Etienne sbuffare esasperato
«Ho detto che
io e Solène non abbiamo fatto nulla. Perché
insisti, poi? E’ mia cugina!»
«Come se vi interessasse
un simile dettaglio!» continuò imperterrita Aileen.
«Non ho intenzione di discutere
con te su una cosa del genere. Non sono affari tuoi».
«Di Lottie sì, però!»
Tutti e cinque la
guardammo perplessi «Scusa?» le chiesi scettica,
inarcando un sopracciglio; lei
si limitò a liquidarmi con una mano e continuare ad
assillare Etienne, che decise
saggiamente di ignorarla e continuare la sua colazione, accomodato con
un
braccio sullo schienale della mia sedia.
«Hai rotto le palle!»
scattò Spike, tirandole sul naso un pezzo di bacon.
Aileen si zittì
oltraggiata e gli lanciò un’occhiataccia
«Come osi?» sussurrò minacciosamente.
«Ha ragione lui»
intervenne Jocelynn «Chiudi il becco e fatti gli affari
tuoi».
Aileen si imbronciò e
incrociò le braccia, ignorando tutti quanti.
«Beh, oggi cosa facciamo?»
chiese Gerard tentennante, deciso a cambiare argomento.
«Il solito?» proposi,
giocherellando con la fetta di pane mordicchiata.
«Oh, quanto mi mancava»
ghignò Spike facendo un cenno a Gerard «Preparati,
Gerry. Cosa si scommette?»
«Perché vuoi sempre
scommettere qualcosa?» sibilò Jocelynn
lanciandogli un’occhiataccia «Finisce
sempre con te in mutande».
«Non è vero!» abbaiò lui
oltraggiato.
«Sì che è vero!»
«Ha ragione Jocie» annuii,
versandomi la spremuta d’arancia nel bicchiere.
«Parli proprio tu» mi
accusò Spike risentito «Quante volte hai vinto?
No, aspetta, non me lo dire… zero?»
Io mi accigliai «Etienne è
un vampiro e ha più anni di tutti noi messi insieme! Gerard
è un umano, per
quanto bravo possa essere, e tu ti fai sempre battere!»
Spike ringhiò, guardandomi
storto, e io ricambiai, nemmeno lontanamente spaventosa quanto lui,
finché
Etienne non mi scompigliò i capelli e si alzò,
portandomi con sé.
«Forza, andiamo; il campo
sarà già pieno».
Il
campo di allenamento
era situato sul retro di villa Dale: era una grande struttura simile ad
un’arena, con gradinate che si innalzavano lungo tutto il
perimetro.
Era l’unico luogo
dell’Accademia, oltre la sala comune, ad essere sempre
affollato; ogni tanto
qualcuno decideva di organizzare dei piccoli tornei tra studenti e
allora anche
le gradinate si riempivano, ma si poteva assistere quasi sempre a dei
piccoli
combattimenti.
Da quando ci eravamo
conosciuti, ogni sabato mattina, salvo eventuali assenze, organizzavamo
un
allenamento in comune.
In realtà era partito come
allenamento comune, ma si era ben presto trasformato in piccolo torneo
in cui
ognuno affrontava il suo compagno di squadra, con penitenza al perdente.
E, ovviamente, io e Spike
perdevamo sempre, spesso accompagnati da una fata imbronciata.
«Vai
Gerard, sei il
migliore!» gridò Aileen, battendo le mani
eccitata. Jocelynn roteò gli occhi
esasperata e io ed Etienne continuammo a seguire il combattimento.
Spike iniziava ad
irritarsi e questo non lo aiutava di certo, visto che tendeva a non
ragionare e
prestare poca attenzione in difesa, concentrando tutte le forze
nell’attacco. I
risultati poi si vedevano, visto che si ritrovava sempre a terra con il
fiatone
e pronto a lanciare uno sguardo omicida al suo sorridente avversario.
Gerard scosse la testa
divertito e gli diede una mano ad alzarsi, mentre Spike borbottava
contrariato.
Aileen non aspettò un istante e si fiondò ad
abbracciarlo, facendolo barcollare
e cadere addosso al licantropo irritato.
«Cazzo, sei la delicatezza
in persona!» berciò Spike, cercando di districarsi
da quel groviglio di gambe e
braccia, senza molti risultati; Aileen lo ignorò,
completamente sdraiata su
Gerry, e strinse di più le braccia intorno al suo collo
arrossato. Per
fortuna non stava tentando di baciarlo.
«Levati dai piedi, fata
senza cervello!» esclamò Jocelynn, senza accennare
un movimento che non fosse
il fare una smorfia.
Gerard si rialzò a fatica,
portandosi dietro una sorridente Aileen, e ci raggiunse, seguito da uno
Spike
infuriato nero. Dovetti portarmi una mano davanti alla bocca per
mascherare le
risate, ma lui se ne accorse e mi lanciò
un’occhiataccia «Vediamo tu cosa sai
fare» sibilò, tirandomi su per un braccio.
Oh, toccava già a
noi?
Mi voltai verso Etienne che si stava alzando
tranquillamente, scrollandosi i jeans dalla terra secca senza la minima
preoccupazione.
Quando si accorse che lo stavo fissando mi fece un sorriso
beato e mi superò per andare a piazzarsi poco più
in là, pronto al
combattimento.
Grazie
tante, aveva già la vittoria in tasca!
Lo imitai con una smorfia
abbattuta, pensando alla penitenza che sicuramente avrei dovuto subire,
e
sospirai rassegnata.
La
prima volta in assoluto
che ci eravamo scontrati, mi aveva sconfitto in un battito di ciglia e
non
gliel’avrei mai perdonata. Non perché mi aveva
impedito ogni movimento prima
che potessimo davvero iniziare la lotta, visto che non avrei potuto
fare molto
se non stare in piedi e parlare e, a meno di non intontirlo di
chiacchiere,
strategia che dovevo seriamente prendere in considerazione, non sarei
stata in
grado nemmeno di tirargli uno schiaffo. Il vero problema era quello che
aveva
osato fare dopo, davanti a
tutto il corso, facendomi
sprofondare
nell’imbarazzo più totale e desiderare di essere
stata messa direttamente ko,
invece che trattata come una ragazza. Ed era per quello, nonostante
fossero
passati ben quattro anni, che tutti credevano fossimo una coppia.
Io ed Etienne. Che
assurdità! Come se tra di noi potesse effettivamente esserci
qualcosa, oltre
alla nostra amicizia. Eravamo molto legati, stavamo quasi sempre
insieme e lui
mi trattava… bene,
ma non significava nulla; trattava bene tutte le
ragazze, veniva da un’epoca di gentiluomini!
Etienne non mi vedeva come
una donna, ma più come una sorellina da curare e asfissiare;
e perché mai
avrebbe dovuto farlo, poi? Non ero bella e sinuosa come
Soléne, non avevo il
suo corpo perfetto e i suoi capelli setosi, nemmeno le sue labbra rosse
o i
suoi occhi penetranti. Ero snella, certo, chi mai non lo sarebbe stato
con
tutti gli allenamenti a cui ci sottoponevano all’Accademia?
Non ero alta come
Jocie, ma di sicuro più di Aileen; le mie forme erano ancora
quelle di una
ragazza; i miei capelli non stavano mai in ordine e molte mattine avevo
l’impulso irrefrenabile di rasare tutti quegli stupidi ricci,
non avevano un
colore definito, d’inverno biondo spento, d’estate
pieni di riflessi rossi; il
sole mi scottava la pelle, troppo chiara per abbronzarsi, e mi faceva
spuntare
qualche lentiggine sul naso e le spalle. L’unica cosa che
davvero mi piaceva
erano gli occhi, grandi e grigi, per il resto ero davvero un disastro,
contando
che io e il senso estetico non avevamo mai avuto l’onore di
incontrarci.
Invece Etienne era
bellissimo e non avevo alcun timore ad affermarlo: era alto, dal
portamento
elegante e sicuro, era educato ed istruito; sapeva scompigliare i suoi
capelli
perfettamente e, cosa alquanto notevole, farli restare in quella
posizione
finché lo voleva, al sole sembravano oro colato e sapevo per
certo, grazie
all’esperienza, che erano più morbidi della seta;
i suoi occhi azzurro intenso,
erano talmente profondi da riuscire a stregare l’anima,
probabilmente una
caratteristica di tutti i vampiri; e adoravo quando le sue labbra
perfette si
piegavano in un sorriso, scoprendo per un attimo i canini appuntiti. Mi
ricordava sempre che le apparenze ingannavano.
Lui era bellissimo, io no.
Perché avrebbe dovuto interessarsi a me, visto che neanche
il mio carattere era
dei migliori? Mi dicevano tutti che ero simpatica e gentile, certo, ma
sapevo
di essere anche petulante e permalosa, a volte pigra, quasi sempre
testarda e
orgogliosa. Cosa c’era di speciale in me a poter attrarre uno
come Etienne? Niente.
Quindi era evidente che non fosse interessato a me in quel senso. Non
che io
fossi interessata a lui.
«Sei
pronta, chérie?»
mi chiese con un sorriso divertito, poco più in
là si udì distintamente la
risata di Spike.
Mi misi in guardia,
imbronciata, aspettando che qualcuno desse il via; Etienne mi avrebbe
fatto
fare di sicuro la prima mossa, da perfetto gentiluomo, e non mi avrebbe
mai
attaccato direttamente. Un po’ mi infastidiva il fatto che
non mi prendesse sul
serio, ma quando gliel’avevo detto, lui aveva sempre risposto
che l’unico
motivo per cui non usava tutta la sua forza era che non voleva farmi
male, ma
che sapeva perfettamente quanto fossi pericolosa… per quanto
mi riguardava, non
ci credevo più di tanto.
Jocelynn diede il via e io
lo attaccai, senza perdere tempo, cercando di colpirlo con un pugno, ma
lui mi
blocco la mano senza alcuna fatica; allora alzai la gamba e gli diedi
un calcio
nello stinco, senza fargli nemmeno il solletico. Che
situazione snervante.
Mi lasciò andare,
permettendomi di arretrare, ed elaborare una nuova strategia,
l’unico problema
era che, a parte gli attacchi frontali, io non avevo altre strategie:
l’alchimia non la potevo usare, ero soltanto una ragazza
umana e non sapevo
usare la magia.
«Già stanca?» mi chiese
inarcando perfettamente un sopracciglio.
«Abbiamo appena iniziato»
ribattei con una smorfia, prima di riprendere i miei ridicoli tentativi
di
attacco, che lui riuscì a bloccare senza battere ciglio.
Senza sapere come, tanto
ero senza speranze, mi ritrovai con le braccia bloccate dietro la
schiena, un
braccio di quel maledetto vampiro intorno alla vita e una sua gamba che
bloccava le mie.
«Temo che il nostro
combattimento si concluda qua, chérie»
mi sussurrò divertito,
soffiandomi sul collo.
Sbuffai esasperata «Però
non è giusto, vinci sempre tu! E’ troppo facile
così!»
Sentii il suo petto
alzarsi e abbassarsi contro la mia schiena seguendo il ritmo delle sue
risate
trattenute a stento, non come quel maleducato di Spike che non aveva
perso
occasione per divertirsi a mie spese.
«La prossima volta,
Charlotte» mormorò, facendomi scorrere un brivido
lungo la spina dorsale, prima
di sfiorarmi il collo con le labbra e allontanarsi verso il resto del
gruppo.
Lo seguii accigliata,
mentre Jocelynn e Aileen si preparavano al loro combattimento, di
solito il più
interessante, visto che avevano all’incirca gli stessi poteri
e la stessa
abilità.
«Perdente» disse Spike con
un ghigno, una volta che mi fui seduta tra lui ed Etienne.
Io gli diedi uno spintone
e incrociai le braccia stizzita, ma lui si limitò a
scoppiare di nuovo a ridere
e riportare l’attenzione sulla lotta appena iniziata.
Il braccio di Etienne mi
circondò le spalle e io lo lasciai fare, anche quando lo
sentii tirarmi via
l’elastico che tratteneva in una coda mezza sfatta i miei
stupidi capelli; li
riavviò con le sue dita lunghe e continuò ad
accarezzarli assorto, mentre io mi
appoggiavo comodamente alla sua spalla, senza staccare gli occhi dallo
scontro.
Jocelynn sembrava in
vantaggio quella volta: scansò fluidamente un colpo di
Aileen e l’attaccò prima
che potesse rendersene conto. Mai
sottovalutare la velocità di un elfo.
«Uffa, c’ero quasi, questa
volta!» si lamentò Leen con una smorfia, Jocie la
squadrò poco convinta e Spike
esclamò «Penitenza!»
«Guarda che anche tu devi
farla!» berciò lei, lanciandogli
un’occhiataccia «E anche Lottie!»
Sbuffai, cercando di
rannicchiarmi il più possibile contro Etienne, che
ridacchiò divertito, guadagnandosi
una gomitata.
«Sentiamo, quale sarebbe
la mia penitenza?» gli chiesi, fingendomi disinteressata,
anche se in realtà
fremevo di impazienza, sperando che non mi facesse fare niente di
imbarazzante.
Lui fece finta di
ragionarci su, alzando pure gli occhi verso il cielo azzurro, da bravo
attore
qual era, poi li riabbassò su di me e sussurrò
con un ghigno poco rassicurante
sul volto pallido «Stasera devi farmi dormire con
te».
Sentii le guance
infuocarsi e una strana sensazione all’altezza dello stomaco
«Maniaco» sibilai
con astio «Come se in tutto questo tempo hai avuto bisogno
della mia
autorizzazione!»
Lui sorrise con la solita
faccia tosta «E’ un sì,
quindi?»
Tremando di irritazione,
scostai il suo braccio e mi alzai in fretta, facendolo scoppiare a
ridere.
«Ma perché devo sempre
finire in mutande?» abbaiò Spike, agitandosi come
un indiavolato.
«Perché te le cerchi tu»
gli rispose Jocelynn, impassibile come sempre, mentre al suo fianco
Gerard
cercava di calmare il suo compagno di squadra.
«Andiamo, almeno questa
volta non sei da solo».
«Oh, Gerry, se volevi
vedermi in mutande avevi solo da chiedere!»
cinguettò Aileen, attaccandosi
entusiasta al suo braccio «Quando vuoi che mi
spoglio?»
Gerard arrossì di colpo e
iniziò a balbettare qualcosa, cercando di staccarsela di
dosso.
«Non era quello che
intendeva, stupida» disse Jocelynn «Devono correre
intorno alla villa in
biancheria intima» spiegò a me ed Etienne, quando
incrociò il nostro sguardo.
«Perché Lottie non lo fa?»
si lamentò Aileen, assumendo all’istante un
broncio infantile.
Prima che potessi aprire
bocca, Etienne rispose al mio posto «La visione del suo
intimo è riservata al
sottoscritto» disse suadente, circondandomi la vita con un
braccio.
Io lo fulminai e cercai di
colpire Spike che ghignava divertito, Aileen ci fissò invece
con uno sguardo
malizioso «Oh, non fate cose che io non farei, mi
raccomando».
«Difficile, visto che tu
faresti di peggio» ribatté Etienne, non curandosi
affatto del mio imbarazzo.
Aileen si sentì punta nel
vivo «Parli proprio tu, devo ricordarti cosa hai combinato in
tutti questi
anni?»
«Un uomo ha le sue
esigenze» disse serenamente, come se stessero allegramente
discutendo del tempo
atmosferico.
Aileen ghignò e mi lanciò
un’occhiata veloce, decidendo per il mio bene di smettere
«Va bene, quando
iniziamo Spike?»
«Il prima possibile»
borbottò lui, adombrandosi. Poi, entrambi si spogliarono,
senza il minimo senso
del pudore, e iniziarono a correre verso la villa, incuranti degli
sguardi che
ricevevano.
«Non dovevano partire da
qui» disse Gerard, massaggiandosi le tempie esasperato.
Jocelynn scrollò le spalle
divertita «Lasciali fare, almeno ci facciamo qualche
risata».
Io scambiai uno sguardo
con Etienne e sospirai esasperata.
«Ricordami
di stabilire
delle regole al prossimo combattimento» borbottai
contrariata, arrampicandomi
sul letto.
Etienne, stravaccato
accanto a me, sorrise soddisfatto «Ad esempio?»
«Niente richieste strane».
«Strane? Dobbiamo dormire
e basta, chérie.
Ma se tu vuoi fare altro io non mi tirerò di certo
indietro».
«Ah ah ah» feci ironica,
sdraiandomi a debita distanza «Come se io potessi dormire
tranquilla sapendo di
avere un maniaco accanto» Non era propriamente vero, stare
vicino ad Etienne mi
faceva sentire sempre al sicuro, in qualsiasi situazione. Ma era meglio
non
farglielo sapere.
Lui sorrise e calò il
silenzio, permettendomi di riflettere: la giornata era passata veloce
ed ero
stata così felice di riavere indietro Etienne che non avevo
più pensato al
motivo per cui se n’era andato. E quello mi sembrava il
momento ideale per
chiederglielo.
«Cosa succede a Melrose?»
Si irrigidì
impercettibilmente e di sicuro non me ne sarei nemmeno accorta, se non
l’avessi
conosciuto alla perfezione.
«Abbiamo parlato con la
Corte e hanno detto che loro non ne sanno nulla»
iniziò con un sussurro.
Mi girai su un fianco,
stupita «Vi hanno dato udienza? Incredibile, di solito non si
scomodano per
delle ambasciate, lasciano che se ne occupi il Consiglio, no?»
Lui scrollò le spalle,
continuando a fissare il soffitto «Immagino che siano
preoccupati e non
vogliano finire nei guai».
«Se ne lavano le mani?»
chiesi aggrottando le sopracciglia pensierosa.
«No, sono pronti a darci
il loro sostegno in caso di reale minaccia» strinse le
labbra, sicuramente
ripensando all’incontro.
«Beh, mi sembra una buona
cosa» tentai, cercando di farlo parlare.
«Non è questo» sospirò,
decidendosi alla fine di rivelarmi tutto «Dopo aver parlato
con loro siamo
andati in giro per Melrose, Alexander era deciso a tornarsene a casa
con delle
vere informazioni e abbiamo scoperto che si sta preparando un colpo di
stato»
si passò una mano sul volto stanco e chiuse gli occhi,
lasciando che mi
accorgessi della sua preoccupazione «Un gruppo di vampiri
vuole spodestare
l’Aristocrazia e prendere il potere, quello che è
successo alle vittime di
Latheron e Perth è quello che succederà a tutti,
se non si ferma questa
pazzia».
Spalancai gli occhi,
deglutendo: era questo che si stava preparando là fuori?
«Intendi dire che
vogliono infrangere l’Accordo e rischiare di mettersi contro
tutti?» Era
inconcepibile, come potevano minare all’equilibrio mondiale?
Le due ragazze
dissanguate erano solo l’inizio.
«Non vogliono infrangere
l’Accordo» mi corresse atono Etienne «Lo
vogliono distruggere. Come se
non fosse mai stato creato».
«Cosa ha deciso il
preside?» chiesi velocemente, già tremando
all’idea di quello che ci aspettava.
«Secondo te?» soffiò
ironico «Dovremo fermare i vampiri ribelli prima che si
organizzino».
Mi voltai verso di lui,
rannicchiandomi come una bambina.
Rischiavamo di essere
coinvolti in una battaglia che sarebbe potuta sfociare in guerra e
massacro.
Rabbrividii, rimanendo a
fissare il profilo duro di Etienne: ero pronta a vederlo sfuggirmi
dalle mani,
dritto nella bocca dell’inferno? Lui sarebbe stato di sicuro
in prima linea, il
preside non l’avrebbe lasciato in disparte, non dopo averlo
mandato a Melrose.
C’era qualcosa che Etienne
non mi aveva mai detto, che riguardava le sue origini e la sua
famiglia, e
forse non avrei voluto nemmeno sentirlo. Non se quello mi avrebbe
obbligata a
lasciarlo andare.
Potevo sopportare ancora
quel dolore lancinante al petto e la sensazione di perdita che avevo
vissuto
quella settimana? Il solo pensiero mi faceva impazzire.
Lui era troppo importante perché me lo portassero via.
«Non pensiamoci ora» mi
pregò abbassando le palpebre e voltandosi verso di me.
«Mi prometti una cosa?»
gli chiesi, lottando con me stessa per mantenere un tono di voce
tranquillo,
anche se il mio cuore disperato chiedeva pietà.
Riaprì gli occhi azzurri e
mi fissò con attenzione «Cosa?»
«Promettimi che non te ne
andrai mai più senza avvertirmi» cercai di non
sbattere le ciglia, trattenendo
le lacrime che minacciavano di scendere. Tutta quella situazione stava
logorando le mie certezze e mi stava trasformando in un essere
piagnucoloso.
Etienne mi sorrise e si
avvicinò, posandomi le labbra sulla fronte «Te lo
prometto» sussurrò,
cingendomi la vita con un braccio.
Trattenni a stento un
singhiozzo e mi nascosi contro il suo petto, serrando gli occhi.
Odiavo pensare di poterlo
perdere, non quando lottavo contro me stessa per capire quanto davvero
fosse
importante per me.
Non quando il mio cuore
mi diceva di stringerlo forte e non lasciarlo più andare.
N/A:
Sì, eccomi qua con un nuovo capitolo. Ci ho messo
parecchio, troppo, ma non avevo voglia di scrivere. Comunque quello che
conta è
che la storia vada avanti ed è esattamente quello che ho
intenzione di fare!
Non lascerò nulla di incompleto, perché
è una cosa che personalmente odio.
Passando
al capitolo: eh,
già, è tornato Etienne (sospiro). Non posso
lasciarlo da parte a lungo, perché
mi manca troppo! Devo scrivere qualcosa in cui ci sia anche lui! Mi
è piaciuto
molto scrivere del ricongiungimento Etienne/Charlotte, dei loro
comportamenti
da “coppietta” e del consueto torneo del sabato,
con annesse le penitenze
(Spike e Aileen sono completamente fuori di testa). Ma devo ammettere
che
l’ultima parte non volevo venisse così…
doveva uscire fuori quello che sta
succedendo, ma lo stato d’animo di Charlie mi ha preso
troppo, tanto che mi
sento ansiosa come lei. E cosa dice il suo cuore? Cosa nascondi
Charlotte?
Forse questa esperienza l’aiuterà a definire
meglio i suoi sentimenti, chissà.
Comunque,
un’enorme grazie
a chi ancora segue questa storia, sperando che non vi stufi con i miei
continui
ritardi e che i capitoli siano all’altezza delle vostre
aspettative!
E ora passiamo alle
recensioni!
Lunetta921:
Grazie Alice, sei davvero molto
gentile e mi fa
piacere che ti piaccia il modo in cui scrivo, ma ne ho decisamente
molta di
strada da fare! ^.^ Comunque, per sapere cosa nascondono Aileen e
Jocelynn, o
meglio, per sapere cosa nasconde Etienne, dovrai aspettare, ma prima o
poi
Charlie lo scoprirà e noi con lei! Per il discorsetto ad
Etienne direi che non
è più necessario, mi sembra si sia fatto
perdonare e per di più ha promesso che
non lo farà più! XD Spero che ti sia piaciuto
anche questo capitolo!
Ignis:
Eh, la punteggiatura
è sempre stata il mio tallone
d’Achille (insieme a molti altri), però faccio del
mio meglio e prima o poi
migliorerò (spero)! XD A volte mi sembra che i personaggi
non vengano
caratterizzati e mossi bene perché sono troppi, mi sembra di
fare un elenco
della spesa o un testo teatrale, però mi piace inscenare le
discussioni e
soprattutto i litigi amichevoli e devo dire che sto facendo un sacco di
esperienza con una fanfiction di Harry Potter che sto scrivendo,
lì sì che ci
sono un sacco di personaggi! Per quanto riguarda Charlotte, invece, la
questione è un po’ complicata. A volte
può sembrare che si contraddica, come in
questo capitolo, ma in realtà la sua è
più che altro confusione. Lei conosce
Etienne da molto tempo e gli è sempre stata vicino, solo
che, come una
qualsiasi ragazza della sua età, vuole anche fare esperienze
e cercare il vero
amore e robe simili e, nella sua concezione, Etienne non può
essere un
candidato adatto, perché è solo un amico, il
più importante di tutti, certo, ma
solo un amico. Di conseguenza, cerca in tutti i modi di fare queste
benedette
esperienze, anche se non con la persona giusta. Eppure alla fine del
capitolo,
sembra che (vuoi per la lontananza e il fatto che Etienne le sia
mancato) stia
iniziando a mettere in dubbio le sue certezze. Speriamo che si dia una
svegliata! XD
Inoltre ti ringrazio un
sacco per essere ormai un’utente del forum! Devo dire che
è davvero divertente ruolare
con te! ^.^
ClaireAnn_M:
Stai tranquilla
perché sei una persecuzione
fantastica! XD Mi fa davvero piacere che ti piaccia questa storia!
Charlie non
sarebbe Charlie senza le sue paranoie, ma speriamo rinsavisca presto,
anche
perché, come te, anch’io sono in fila per Etienne!
XD Purtroppo non posso dirti
nulla sulle tue teorie, ma devo ammettere che non sono niente male! E
come hai
potuto leggere Etienne non ha fatto nulla con Solène, non
preoccuparti, tra di
loro ci sarà solo una rapporto di affetto famigliare!
Emy_Metallara:
Grazie mille! Eh sì,
Etienne vuole davvero mooolto
bene a Charlotte e viceversa, c’è solo da vedere
se si smuoverà qualcosa nei
prossimi capitoli!
Emily
Doyle: Grazie! Etienne lo adoro
e Spike mi fa morire, così
come Aileen. Spero continuerai a seguirmi!
Grazie
anche a tutti
coloro che leggono e basta!
Vi consiglio di fare un
salto su questo forum: Dale Academy Fantasy GdR
Si tratta del GdR di Dale Academy, in cui potrete
vivere la vostra personalissima avventura nel mondo di questa storia!
Abbiamo
cambiato grafica e sistemato un sacco di cose, sono sicura che vi
piacerà!