11.
- Anche l'ultima nave-Sha è fuori tiro. Non ci inseguono.
- Lo dici come se avrebbero dovuto farlo.
Tanira guardò il compagno, facendogli capire che non era così.
Si erano trattenuti parecchio, cercando di comunicare con gli alieni padroni di casa. Non
erano stati fatti significativi passi avanti rispetto alla sequenza di numeri primi individuata
da Krugo. Avevano navigato il più possibile quell'oceano tracciando mappe, analizzando,
prelevando campioni di aria, acqua, dei fondali e perfino della terraferma. Tallonati ovunque
da quelle creature terricole, dalla loro flotta, dai loro velivoli-Sha, sorvegliati giorno e
notte, ma non avevano mai più subito un approccio invasivo come quello dei primi due terricoli
posatisi sul dorso della loro nave. Ora, riempita ogni memoria, esauriti gli esperimenti e
terminata ogni analisi, restava l'altra metà del viaggio. Quella più triste e, forse, quella
più importante.
- Dopotutto, non hanno compiuto gesti ostili – rimarcò Krugo.
- Certo... per essere creature che non esitano a spararsi addosso l'uno contro l'altro, senza
ragione apparente... per essere una cultura che manda navi da guerra incontro agli sconosciuti...
- Tu avresti fatto lo stesso, al loro posto – la rimbeccò subito.
- Io non ho avvelenato l'oceano, non ho inquinato l'aria, non ho reso il terreno radioattivo. Non
ho sterminato la vita sul mio pianeta, accanendomi perfino contro le creature unicellulari. Hanno
danneggiato gravemente il loro pianeta, che ora sta morendo. Krugo, te l'ho già detto mille
volte. Questi terricoli sono in via di estinzione.
Lo scienziato assentì con un cenno. Tanira aveva ragione. Dopo tutto il tempo passato a esaminare
l'oceano, il danno era apparso evidente. Pur essendo un soldato, la sua preparazione tecnica e
scientifica era più che sufficiente per comprendere la situazione. A lui dispiaceva molto, ma
difficilmente sarebbe stata autorizzata un'altra missione sul pianeta di quegli alieni. E se mai
sarebbe successo, lui non sarebbe vissuto abbastanza per potervi partecipare.