Crossover
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Autore: sorika    23/08/2010    0 recensioni
Kyouya, ancora, fissava inerme la scacchiera. Sasori l’aveva preso. Aveva preso il quaderno. Il Diario. Ora era veramente spacciato.
Genere: Generale, Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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atto III

ATTO III

Diaboliche vendette, confessioni strappate e cene stravaganti

 

«Sasori è la cosa più odiosa e stupida apparsa sulla terra. Il suo cervello è paragonabile ad una mollica nello stomaco di un uccellino di dimensioni microscopiche. Persino dentro alla pancia di un colibrì sarebbe sembrato più grande. È un assassino depravato che gioisce per ogni nuova morte, come se non fosse stato lui a ficcare le sue luride mani nello sterno spaccato di qualche disgraziato dimenticato da Dio. È scemo, senza dubbio, e sembra sempre assente, come se non vivesse nemmeno con noi. Non dico che dovrebbe dimostrarci la sua attenzione- è già tanto che per un quarto della giornata non l’ho tra i piedi- ma vorrei che almeno evitasse di riemergere dal suo stato catatonico solo per andarsene a letto con la Somma. Lo odio, nel più sincero dei modi, e se non fosse che potrebbe staccarmi la testa con un solo gesto, l’avrei già picchiato fino a farlo diventare un mucchietto indistinguibile di ossa e carne. Al diavolo lui e quel suo sorrisino ipocrita che porta di solito. È solo un leccapiedi, per non dire di peggio, fissato con il sangue, la morte, e il sesso. Fa tanto il santo, nascondendosi per giorni interi, e poi si rivela per quello che è: uno schifo. Se dovessi paragonarlo a qualcosa, probabilmente dovrei pensarci almeno un giorno. E se lo mettessi a confronto con una cacca spiccicata da un intero battaglione di fanti, probabilmente risulterebbe ancora più orrendo. Come faccia la regina ad andarci a letto è un mistero insondabile. Povera lei. Non che a me interessi qualcosa, sia chiaro. Ma essere scartato al suo posto mi brucia parecchio. Che cos’ha lui che io non ho? Ho cervello, sono bravo in matematica, indosso camicie, so soffiarmi il naso senza smocciolare da tutte le parti, ho un fisico invidiabile, so tutte le tabelline, ho visto tutta la serie di Smallville senza addormentarmi, ho l’intera collezione di film di Harry Potter, e sono intelligente. Mentre quel bigotto idiota e cretino non ha cervello, non sa quanto fa 2+2, indossa solo quella schifosissima mantella dell’Akatsuki, smocciola ovunque gli capiti, ha un fisico invidiabile ma non quanto il mio, è una zappa in fatto di gusti, non ha mai visto realmente un film con la Somma, adora solo i film horror e detesta cucinare. Quando invece a me piace. Quindi, perché la regina adora solo Lui? A volte mi chiedo se ci sia ancora un po’ di intelligenza in questo castello» finì di leggere Sasori, stringendo il quaderno in modo sinistro.

Kyouya smise di respirare, osservandolo terrorizzato.

Ora che lo scemo era venuto a conoscenza di tutto quello che pensava su di lui, forse non avrebbe più visto sorgere il sole.

Sarebbe potuto scappare, correndo così veloce da perdersi le gambe per strada, ma Sasori era una marionetta, ergo: quando avrebbero cominciato a scoppiargli i polmoni, lui sarebbe stato  fresco come una rosa. Quindi era in svantaggio.

Deglutì, boccheggiando qualcosa di non specificato, quando la voce leggermente sinistra di Sasori sibilò:

«Ti sono molto simpatico, a quanto pare».

Kyouya si asciugò il sudore sulla fronte.

«M-Ma quello che hai letto è una cosa vecchissima! Ormai io n-non penso più niente di te» provò a dire, cercando di sembrare sincero. Ma Sasori, che si stava rivelando per quello che era, non sembrava credergli poi molto.

 

Gli si avvicinò, rivolgendo uno sguardo distratto alle cose scritte sul diario, e gli disse, bisbigliando al suo orecchio:

«A quanto pare devi avere molto paura di me, Kyouya» e ridacchiò, malevolo «E devi essere infinitamente stupido per scrivere queste cose su un quaderno. Credevi che non l’avrei mai trovato? Eh?».

La sua voce sembrava il canto suadente di una sirena. O del Diavolo.

Per non vomitare scelse la seconda. Anche perché Sasori con il reggipetto, i capelli rossi lucenti e la coda squamosa era la cosa più orrida che avesse mai immaginato.

«M-Ma io avevo bisogno di sfogarmi! A chi l’avrei mai potute dire quelle cose se non a un quaderno? Qui non c’è nessuno che mi ascolti!».

«Perché dici tutte cazz… sciocchezze!» si corresse Sasori, per un attimo abbastanza furibondo da scaraventarlo al muro. Kyouya provò ad allontanarsi dal suo corpo, troppo vicino.

Ma Sasori gli artigliò un braccio, stringendo convulsamente la carne.

«Ecco perché nessuno ti ascolta. Ti attacchi troppo alle cose, diventi troppo palloso e sei di una pignoleria che rasenta la patologia. Probabilmente nemmeno tu ti ascolti, altrimenti ti faresti ribrezzo. E sai cosa ti dico?».

Oh, Kyouya si aspettava molte variati:

a)    “Sei uno schifoso matematico di merda e per questo ti taglierò a pezzi e ti brucerò con il tuo stramaledetto quaderno”;

b)    “ ti riempirò di botte fino a quando non ti ridurrai ad una poltiglia informe schiaffata sul pavimento”;

c)    “Ti sputerò fino a corrodere la tua inutile pelle”;

d)    “Ti userò per fare una marionetta”;

e)    “Ti consegno direttamente alla regina Rashmi”;

f)    “Muori”.

Ma invece, a dispetto di tutte le teorie che aveva sviluppato in un sedicesimo di secondo, Sasori sibilò, spintonandolo abbastanza forte da farlo sbattere contro la parete dietro di lui:

«Te la farò pagare, caro il mio Kyouya. Preparati, perché dopo di questo, non potrai scrivere per un bel po’» e si voltò, sbattendo il quaderno a terra e lasciando Kyouya immobile, ancora appoggiato alla parete su cui lo aveva scagliato.

^.^

Sesshomaru, che era passato lì per caso, quando vide Sasori uscire a passo infuocato dalla sua stanza, non si pose molte domande. Più che altro gli sembrava strano che Kyouya si trovasse lì dentro. Avevano forse una relazione?

Al solo pensiero un brivido freddo gli increspò la pelle. No, era inconcepibile.

Sasori e Kyouya si odiavano, quindi non si sarebbero mai messi insieme, a meno che qualcuno, accidentalmente, non li avesse colpiti in testa. Cosa che escludeva totalmente, visto che Sasori non si sarebbe mai fatto picchiare da nessuno.

Ma visto che a lui queste cose non importavano, se ne andò dritto in camera sua.

Se non andava errato, a quell’ora, facevano il suo programma preferito: Capelli che Passione!, quindi non poteva di certo perdersi in chiacchiere su cosa ci facesse Kyouya in camera di Sasori.

Se nutrivano pensieri perversi l’uno per l’altro, beh… fatti loro.

L’importante era che lui non venisse coinvolto. Per il resto… Amen.

^.^

«Dannazione, dannazione, dannazione!» ripetè Kyouya camminando avanti ed indietro nella stanza. La propria, stavolta.

Si teneva la testa fra le mani, e ringhiava improperi sulla sua infinita stupidità. Com’aveva potuto lasciare il quaderno nelle mani di quell’idiota assassino? Come aveva potuto aspettare tutto quel tempo? E soprattutto, perché quando aveva cominciato a leggere non gliel’aveva tolto dalle mani?

Era proprio un idiota. Senza scusanti.

Che poi, il sopraccitato idiota- non lui, ma Sasori- era persino entrato in camera sua per portargli i muffin! I MUFFIN! E lui si era fatto trovare come un ebete che cercava disperatamente qualcosa di potenzialmente pericoloso.

Avrebbe potuto benissimo organizzare un piano, prima di entrare in camera d’altri per frugare. Tanto quello scempio d’uomo non l’aveva ancora letto, quindi avrebbe avuto molto tempo a disposizione. Ed invece, da perfetto scemo, si era precipitato a salvarsi.

Ringhiò ancora, calciando l’aria, e pregò che Sasori fosse clemente- sì, certo. Come se fosse stato possibile. Sasori aveva smesso di essere clemente quando aveva ucciso la prima volta.

Si sdraiò sul letto, e lanciò qualche pugno al cuscino.

Non poteva crederci! L’aveva letto!

Che ne sarebbe stato di sé, ora? Cosa sarebbe successo da quel momento in poi? Quando duro avrebbe picchiato Sasori per ritenere compiuta la sua vendetta? Molto, probabilmente. E Kyouya non sapeva dire se la sua soglia del dolore fosse abbastanza alta per sopportarlo.

Si morse le labbra, terrorizzato, e si asciugò le mani sui pantaloni, sudate per lo sforzo di architettare qualcosa in tempo.

Ecco, trovato! Sarebbe potuto fuggire in Spagna, o in Tunisia, oppure sarebbe potuto andare nel Nuovo Mondo Nord! Sicuramente lì l’avrebbero accettato!

Avrebbe lavorato per loro e gli avrebbe fatto migliorare le finanze- solo in un secondo momento si ricorderà che nel Nuovo Mondo Nord ce l’hanno già un contabile e che lui non è ben accetto. Ma per adesso si illude che tutto sia apposto- e non avrebbe occupato spazio. Gli sarebbe bastata una branda e qualche coperta, un bagno dove darsi una sistemata e un piatto caldo la mattina e la sera. Stop. Non doveva essere portato fuori due volte al giorno e non perdeva pelo. Se non fosse stato umano, sarebbe stato un ottimo animale da compagnia! Avrebbe fatto le feste alla padrona scodinzolando e leccandole la faccia, le avrebbe portato la posta trotterellando allegro e avrebbe tenuto lontani i ladri dal castello. Si sarebbe accoccolato ai suoi piedi la sera, mentre leggeva un libro e l’avrebbe aspettata il mattino successivo, seduto perfettamente.

Ma non è questo il punto, dannazione!

Sasori minacciava la sua salute e lui pensava a fare il cane?

Diamine, ma che c’era nella colazione quella mattina?

Scosse la testa, buttandosi a peso morto sul letto. Non sapeva cosa fare e non vedeva nessuna via d’uscita se non il suicidio. Perché si era rincoglionito fino a quel punto?

«AAAAH» gridò, scalciando come un bambino.

«Ti senti bene, Kyouya?» domandò la regina, entrata nella sua stanza proprio mentre si disperava gridando.

Kyouya scattò sull’attenti.

«Le serve qualcosa?»

La regina scrollò le spalle, sorridendo e gli disse, serafica:

«Nulla in particolare. Volevo solo avvisarti che sta sera darò una festa, quindi ti pregherei di vestirti in modo decente. Ci sarà la regina del Nuovo Mondo Nord con i suoi consiglieri».

Kyouya annuì, mentre l’immagine di lui che scodinzolava ai piedi della regina del Nord gli si ripresentava nella mente, e disse, per rassicurarla:

«Stia tranquilla. Sarò impeccabile».

La regina annuì e fece per andarsene, ma prima di uscire gli rammentò, tanto per evitare guai in seguito:

«Ah, mi raccomando: niente pagliacciate. Ho avvisato anche Sasori. Comportatevi bene».

«C-Certo».

Lei allora gli sorrise e se ne andò.

Kyouya invece, fissando la porta chiusa, si chiese se sarebbe sopravvissuto.

Qualcosa di sinistro gli diceva di no.

^.^

Sasori, chiuso in camera sua, si strofinava le mani, diabolico.

Quella cena capitava proprio a pennello.

Cosa c’era di meglio se non umiliare in pubblico quel perfettomane?

Niente. Tranne sbuzzarlo fino a fargli schizzare le viscere in aria. Ma era un dettaglio.

Visto che si era permesso di scrivere tutte quelle cose su di lui, Sasori aveva deciso di ripagargli il “favore” con la stessa moneta. Non avrebbe scritto i suoi difetti, sarebbe diventata una buffonata, ma nella sala da pranzo gli avrebbe fatto trovare una bella sorpresina.

Oh, nulla di scandaloso come appendere una riproduzione della sua testa alla parete o lasciare scie di sangue ovunque, ma solo facendogli prendere un bello spavento.

Ah, già pregustava il sapore della vittoria! E poi quella sera ci sarebbe stato uno dei suoi fidi compari dell’Akatsuki, quindi non poteva chiedere di meglio!

Ridacchiò, aprendo l’armadio per scegliere accuratamente i vestiti da mettere.

Giacca e cravatta? No. Se la sarebbe messa Kyouya.

Jeans e maglietta? Poi la regina lo avrebbe linciato.

Allora, giusto per cambiare un po’ e per non fare un torto a nessuno, si mise la NUOVA mantella dell’Akatsuki, che Pain gli aveva inviato per il compleanno come regalo- gli aveva anche chiesto i soldi indietro, ma in quello c’era lo zampino di Kakuzu.

Guardandosi allo specchio e costatando di essere assolutamente perfetto- si trovava un po’ monotono, a volte, ma era solo impressione- se ne andò in sala da pranzo, per mettere in atto il suo bel piano.

MUAHAHAHAH!

^.^

Il pomeriggio passò in fretta e quando giunse la sera, la sala da Pranzo era già stata addobbata a dovere. Ci aveva pensato personalmente la Somma Rashmi, quindi era  perfetta.

Aveva messo la tovaglia nuova, le posate in argento, i bicchieri di cristallo e qualche candelabro a rendere più mistico l’ambiente. C’erano anche dei mazzetti di fiori qua e là, perché Sasori aveva insistito tanto, nel metterli; e visto che lei non sapeva dirgli di no, lo aveva accontentato.

E poi era così adorabile vederlo alle prese con gli addobbi! Davvero puccioso. Probabilmente si era gasato perché stava arrivando Itachi. Chissà.

Comunque, sentendo il campanello di casa suonare, la Somma Rashmi si era precipitata ad aprire, visto che l’ultimo maggiordomo che avevano avuto era deceduto per cause misteriose.

«Prego, entrate pure!» cinguettò, spalancando la porta.

Lì, uno di fianco all’altro, i suoi ospiti le sorridevano- beh, non proprio tutti. Diciamo nessuno.

«Ti abbiamo portato un regalino. Tanto per non venire a mani vuote» le disse la regina del Nuovo Mondo Nord, ordinando ad uno dei suoi consiglieri di porgergli la cesta.

Questo obbedì, anche se svogliato.

«Oh, ma non ce n’era bisogno!» e glielo strappò dalle mani, gongolando «Venite, gli altri vi stanno aspettando» e gli fece segno di seguirla.

Le due regine intanto, parlottando tra di loro di solo Dio sa cosa, non si accorsero che Kyouya, entrando nella sala da pranzo, aveva cominciato ad annusare l’aria in modo piuttosto strano.

Solo Sasori se ne accorse, ma non disse niente, limitandosi ad un sorrisino cattivo.

«Ciao, Itachi!» salutò, e l’altro non rispose, dandogli le spalle.

«Ehi, Itachi, sono di qua!» gli fece presente, picchiettandogli su una spalla. L’interpellato di voltò e lo afferrò alla gola, puntandogli una lunga katana addosso.

«Stai forse insinuando che non ti ho visto perché non ci vedo più tanto bene?» ringhiò, pigiando la punta della spada sulla guancia del povero Sasori il quale, scuotendo le mani in segno di resa disse:

«No, no, non mi sarei mai permesso!» assicurò, anche se non era vero. Itachi si rilassò e lo lasciò andare, tornando a ciondolare pigramente.

Ok, ammise Sasori, magari non era poi tanto felice di rivederlo.

Intanto, distanti di qualche metro, Light e Kyouya discutevano animatamente su delle cose che solo degli stramboidi come loro potevano conoscere.

«…Incredibile come quel tizio non capisse la formula sulla forza dei pesi che, volenti o nolenti, è inevitabilmente influenzata dalla forza di gravità. E si chiedeva perchè riuscissi a capire dove avesse messo la pallina... assurdo che esistano ancora persone come queste, manco fossimo nel Medioevo».

Kyouya aveva annuito, partecipe nella comun afflizione.

«Hai perfettamente ragione. Ma in fondo non ci vuole nemmeno un genio a capire quanti protoni debbano scontrarsi affinché l’esperimento del tunnel funzioni. C’è gente in giro che è proprio ignorante».

«Parole sante, Kyouya, parole sante» asserì Light, sdegnato oltre modo dalla feccia che continuava a girare nel mondo. Se la sua fottutissima adorata regina non gli avesse tolto il Death Note, a quell’ora non sarebbero più esistite le persone ignoranti!

Ma lasciamo che gli oscuri pensieri di Light Yagami restino dove sono, altrimenti non affittiamo più con questa storia.

Dall’altra parte della stanza invece, in religioso silenzio, Sesshomaru e Homura non si scambiavano nemmeno una parola. Seduti composti ognuno al proprio posto, aspettavano diligentemente che tutti quei ciarlieri odiosi smettessero di ciarlare e andassero a mangiare. Ma visto che le regine non si vedevano da un eternità e che Light e Kyouya dovevano sproloquiare fino a consumare tutta la saliva, dubitavano che prima di domani avrebbero toccato cibo. Potevano sperare nell’intervento di Sasori, ma finchè la sua pancia non avrebbe borbottato, avrebbero dovuto aspettare. Così, senza muovere un solo muscolo attendevano, pregando di non atrofizzarsi prima.

«Io direi che è il caso di mangiare. Voi che ne dite?» propose la regina Rashmi, indicando il tavolo. Tutti volsero lo sguardo alla tavola imbandita e dissero che per loro non c’era nessun problema, così si sedettero e cominciarono a mangiare.

Intanto Kyouya continuava a starnutire e a lacrimare, sconvolto da qualcosa che nessuno conosceva, mentre in fondo al tavolo Sasori se la ridacchiava, divertito.

Quello era solo un assaggio. Il bello sarebbe venuto dopo.

^.^

«Finalmente siamo arrivati al dolce!» cinguettò la Regina del Nord, strofinandosi le mani.

Al suo fianco, Homura trattenne un conato.

Come avevano fatto quelle persone ad ingurgitare tutte quelle cose senza scoppiare? Il suo stomaco stava gridando vendetta già dal secondo primo! I loro, probabilmente, dovevano essere assuefatti, perché altrimenti non si spiegava.

«C’è qualcosa che non va, Homura? Hai una faccia orrida…» gli fece notare la sua regina, guardandolo preoccupata.

«Tutto magnificamente, mia regina. Stavo pensando» si affrettò a dire, sospirando e preparandosi ad ingurgitare anche il dolce. Dopo di quello però, si sarebbe messo a dieta.

Non che il suo fisico ne risentisse, per carità! Era quasi immortale! Non aveva problemi così stupidi! Però prima o poi qualche filino di grasso avrebbe intaccato la sua suprema bellezza, quindi prevenire il problema non gli arrecava nessuna fatica.

«Che dolce hai fatto preparare, eh?» chiese la regina dal Nord a quella del Sud, momentaneamente occupata a passare un pacchetto di fazzoletti a Kyouya.

«Al cuoco ho chiesto di preparare un dolce al cioccolato. Così nessuno ha da ridire qualcosa» e si aspettò che la regina del Nord rispondesse, ma la sua voce fu coperta dalla risata prorompente di Sasori.

Tutta la tavolata si voltò a guardarlo, stupiti di sentirlo ridere di cuore, e attesero che quel momento di pazzia si concludesse presto.

Era così strano sentirlo ridere, sembrava… divertito. Ma nessuno aveva detto o fatto qualcosa che potesse scatenare un ilarità simile.

La regina del Nord, avvicinandosi a Rashmi in modo circospetto, le chiese, sottovoce:

«Ma che gli dai da mangiare a quello?»

La Somma Rashmi sospirò rassegnata.

«E’ proprio nato così. Io non ho interferito su nulla» poi guardò di nuovo Sasori «Allora, ci spieghi perché te ne esci fuori con queste risate terrorizzanti?»

Sesshomaru, con assoluto ossequio, disse, sincero:

«Perché è matto, mia signora. Sta talmente fuori che vive sulla soglia di casa» e l’unico che ghignò del commento fu Homura. Gli altri, fissandolo scettici, lo ignorarono, aspettando la risposta del diretto interessato.

«Niente, mia signora» si decise a dire, alla fine «Ho ricordato una cosa divertente» e guardò Kyouya, che lacrimava e smocciolava a tutto spiano. (sempre con grazia ovvio!).

La truppetta di scettici annuì e riprese a parlare di altre cose, lasciando Sasori a bollire nel suo brodo di giuggiole.

Quando poi finalmente arrivò il dolce non ci fu più spazio per le parole- e nemmeno per la torta, ma per non fare torto alla cucina liberarono un buco nello stomaco e ci ficcarono la torta.

In quel momento, ghignante come un bambino birichino, Sasori fissò Kyouya.

Se il cuoco aveva ascoltato ciò che gli aveva detto la sua fetta di torta sarebbe dovuta…

BOOOM!

Il viso di Kyouya fu ricoperto da glassa al cioccolato fondente, da pandispagna al cioccolato al latte e da panna. Wow…

Sasori scoppiò di nuovo a ridere, cadendo dalla sedia e cominciando a rotolare, mentre gli altri guardavano attoniti Kyouya e la sua espressione inebetita.

Non. Poteva. Crederci.

Quell’idiota, cretino, rompiballe, gli aveva fatto esplodere la torta in faccia! La Torta!

E sapeva che non si sarebbe fermato. Qualcosa gli suggeriva che aveva in serbo altro, e non era del tutto sicuro che fossero scherzetti leggeri come quello.

«Ossignore!» disse la regina Rashmi alzandosi «Chi è stato l’Idiota a fare questo?».

Calò un silenzio spettrale nella stanza, rotto solo dalle risate isteriche di Sasori e non ci fu bisogno di indagare oltre.

Pestando i piedi come un soldato, la Somma si avvicinò al marionettista e lo tirò su per la collottola, neanche fosse stato un gattino. Lo fissò, scuotendolo per farlo smettere di ridere e gli intimò, cattiva:

«Sei stato tu?» ma Sasori ghignava ancora «Allora, cretino, sei stato tu? eh?»

«Ah-ah» disse, annuendo.

«Ah-ah un emerito cavolo!» esplose la regina, sbattendolo sulla sedia come un sacco di patate «Dimmi perché l’hai fatto!» tuonò, puntandogli un dito contro.

Ci fu silenzio per un attimo- eccetto per la voce monocorde di Itachi che diceva, atono «Povero coglione. menomale che se n’è andato»- e poi la voce di Sasori, disse:

«Kyouya sa perché l’ho fatto. Vero?»

L’interpellato, che si stava ancora pulendo il viso, sentendosi tirare in causa fissò smarrito i presenti, tentando di depistarli.

«S-Sapere?» ripetè, fingendo di non aver ascoltato.

«Già. Perché non glielo dici cosa hai scritto sul tuo quaderno?»

«Quale quaderno?» domandò La regina Rashmi, voltandosi verso Kyouya.

«Q-quaderno?». Kyouya era sempre più preoccupato.

«Già, Kyouya. Dille che nel quad-»

«Ora basta!» s’intromise la regina del Nord, sbattendo in palmi delle mani sul tavolo «Non è questo ciò che la Somma Rashmi ti ha chiesto! Vogliamo sapere perché l’hai fatto!».

«E lei che c’entra? Non credo che la cosa la riguardi» le disse, degnandola di un occhiata fugace. 

«Scusami?» ringhiò lei, brandendo un coltello. Light si mise in mezzo per fermare l’imminente rissa. Per fortuna, la regina Rashmi, mollando uno scappellotto all’indisciplinato Sasori, disse:

«Smettetela tutti! Questa è una serata tra amici quindi deponete le armi immediatamente!».

La Regina del Nord tornò a sedersi e Light le tolse il coltello dalle mani, mentre Sasori sbuffava e scivolava un poco sulla sedia, per sistemarsi meglio.

«Chiedetevi scusa» intimò la proprietaria di casa.

«Scusa» sibilarono pianissimo i due litiganti, senza nemmeno guardarsi.

«Non ho sentito bene» riprovò la Somma.

«Scusa» dissero di nuovo.

«AD ALTA VOCE!» gridò la regina, dando sfogo alla sua ira.

«SCUSA!» gridarono gli altri due, guardandola in cagnesco.

«Bene. E ora spostiamoci in salotto, così possiamo stare più comodi» disse la regina Rashmi, lisciando le pieghe del vestito ed incamminandosi. Gli altri la seguirono.

E lì, Sasori decise di compiere l’ultimo atto del suo piano.

^.^

Kyouya stava camminando, a fatica, per via delle lacrime che gli offuscavano gli occhi, e la giacca del suo completo svolazzava tranquilla dietro di lui, sospinta dall’aria che spostava mettendo un piede dietro l’altro.

Light gli stava illustrando il suo piano di conquista del mondo e lui lo ascoltava, perché Light era un genio. Un esempio da imitare ed idolatrare fino a consumarsi per lui.

E fu un quell’istante, nell’istante in cui concepiva un simile pensiero, che sentì la puzza di bruciato. Fu un attimo, e poi sentì il proprio didietro in fiamme.

 Si voltò, rincorrendo le fiamme come i cani fanno con la propria coda e solo il tempismo scocciato di Itachi, che afferrò un vaso li vicino e glielo buttò addosso, sventò la tragedia.

Sasori, artefice dell’attentato sghignazzava, nascondendo dietro la schiena la candela incriminata. Di fronte a lui, un Kyouya sbigottito osservava il suo prezioso completo oramai inutilizzabile. E la rabbia gli montò dentro.

Si avvicinò a Sasori, lo afferrò per il bavero della mantella e gli sferrò un pugno che lo mandò a terra. Poi un calcio e poi un altro pugno, che però andò a vuoto. Sasori si era già rialzato, impeccabile grazie alla sua natura, e lo fissava scherzoso, pronto a mollargli un calcio in faccia che non si sarebbe mai più scordato.

Alzò la gamba, prese la mira e preparò il tiro. Ma quando stava per sferrargli il colpo la regina Rashmi, ululando come un lupo impazzito, ordinò a Sesshomaru di prenderli per la collottola e di sbatterli al muro. Cosa che avvenne in un secondo netto.

«Si può sapere che vi prende oggi?» domandò, mentre i due si dibattevano come anguille.

Sesshomaru, nonostante la difficoltà, li teneva ancorati al muro, pigiando sulle gole.

«Vieni qui brutto schifo di una marionetta! Vieni, che ti stappo gli occhi!» gridava Kyouya, scalciando come un cavallo infuriato e ringhiando.

Sembrava un incrocio fra un cavallo e un cane. Un canello. O un Cavane.

La regina si impose di non ridere. E lo stesso fecero i presenti, comunque troppo sbigottiti per fare altro se non respirare. Persino Light, imperturbabile e serio, era rimasto colpito dalla poca sanità mentale di Kyouya.

«Mi strappi gli occhi? Non farmi ridere femminuccia! Con quelle manine delicate puoi solo accarezzarmi il--»

«SMETTETELA!» gridò la regina, e Sesshomaru, per riflesso pigiò così forte sulle loro gole che i due sfidanti smisero di gridare e si lasciarono ciondolare pigramente tra le braccia del demone.

Solo allora la regina si avvicinò, ripetendo la domanda.

«Si può sapere che avete?».

E la rissa scoppiò di nuovo.

«Quel deficiente perfettomane dice che sono pazzo! PAZZO! a me! questo sporco, lurido, perfetto, schifoso-»

«Taci marionetta dal cavolo! Tu sei esattamente così! Tu sei schizzato! Muori! MUORI!»

«Taci tu, idiota! Appena mi lasciano vedi quello che ti faccio!»

«Sempre se riesci a prendermi, rimbambito!»

«Cos’è, una sfida?»

«Ehi, insomma!» disse la regina Rashmi, affiancata da quella del Nord «Ora basta!».

«No! Io… io lo ammazzo questo bastardo!» gridò Kyouya, ricominciando a dibattersi.

«Fatti sotto, checca!» rispose Sasori, ghignando.

La regina si portò una mano sulla fronte, scioccata.

«Perdona la loro natura sbagliata. Li avevo pure avvisati» disse alla regina del Nord, che scosse il capo, come per dire che non importava.

«Maledetto!»

«Stronzo!»

«Qualcuno faccia qualcosa» implorò distrutta.

 La regina del Nord fece un segno ad Itachi che sfoderò lo sharingan e li costrinse in un illusione. Dopo poco, con la bavetta alla bocca, i due smisero di dimenarsi.

«Cosa gli hai fatto?» domandò, leggermente preoccupata.

Itachi si limitò a dire, atono:

«Niente. Tra qualche giorno si riprenderanno».

E la combriccola del Nord levò le tende.

^.^

Esattamente due giorni, dieci ore, e sessantaquattro minuti dopo, Kyouya e Sasori aprirono gli occhi, frastornati da qualcosa che nemmeno ricordavano.

Kyouya si era ripreso dalla sua allergia, e Sasori aveva rimesso apposto il suo io sadico.

Quindi tutto ok.

Sì, certo. Come no.

I due, ricordandosi improvvisamente di quella sera, scattarono in piedi, furiosi. Ma la presenza di barattoli pieni di vernice nelle loro stanze li distrasse.

C’era pure un bigliettino.

“Ho notato, passeggiando per il castello, che le pareti hanno bisogno di una rinfrescata. E visto che siete dotati di abbastanza energia e voglia di fare, quale compito migliore se non spaccarvi la schiena a dipingere? Buon lavoro”.

Entrambi si limitarono a sopprimere un insulto.

^.^

Intanto, quando sia Sasori, sia Kyouya erano andati a svolgere le loro mansioni, Sesshomaru passò per caso di fronte alla camera del marionettista. E lì, per terra come un oggetto di poco conto, c’era un quaderno nero.

Qualcuno, un tempo gli aveva detto che bisognava sempre farsi gli affari propri se si voleva campare cent’anni. Ma visto che lui era un demone e che ne viveva molti, molti, molti, molti, molti […] di più, decise di infischiarsene delle buone maniere e di prenderlo.

Tanto, era solo un quaderno, no?

 

 

 

 

 Note dell'autrice: Scusate l'imperdonabile ritardo, ma non sono più molto convinta di voler continuare a postare i capitoli, visto che comunque la storia non riscuote un grande successo. beh, se non la troverete più, almeno saprete il perchè.

se vi va passate a dare un occhiata! ^^

  
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