ATTO III
Diaboliche vendette,
confessioni strappate e cene stravaganti
«Sasori
è la cosa più odiosa e stupida apparsa sulla terra. Il suo cervello è
paragonabile ad una mollica nello stomaco di un uccellino di dimensioni
microscopiche. Persino dentro alla pancia di un colibrì sarebbe sembrato più
grande. È un assassino depravato che gioisce per ogni nuova morte, come se non
fosse stato lui a ficcare le sue luride mani nello sterno spaccato di qualche
disgraziato dimenticato da Dio. È scemo, senza dubbio, e sembra sempre assente,
come se non vivesse nemmeno con noi. Non dico che dovrebbe dimostrarci la sua
attenzione- è già tanto che per un quarto della giornata non l’ho tra i piedi-
ma vorrei che almeno evitasse di riemergere dal suo stato catatonico solo per
andarsene a letto con la Somma. Lo odio, nel più sincero dei modi, e se non fosse
che potrebbe staccarmi la testa con un solo gesto, l’avrei già picchiato fino a
farlo diventare un mucchietto indistinguibile di ossa e carne. Al diavolo lui e
quel suo sorrisino ipocrita che porta di solito. È solo un leccapiedi, per non
dire di peggio, fissato con il sangue, la morte, e il sesso. Fa tanto il santo,
nascondendosi per giorni interi, e poi si rivela per quello che è: uno schifo.
Se dovessi paragonarlo a qualcosa, probabilmente dovrei pensarci almeno un
giorno. E se lo mettessi a confronto con una cacca spiccicata da un intero
battaglione di fanti, probabilmente risulterebbe ancora più orrendo. Come
faccia la regina ad andarci a letto è un mistero insondabile. Povera lei. Non
che a me interessi qualcosa, sia chiaro. Ma essere scartato al suo posto mi
brucia parecchio. Che cos’ha lui che io non ho? Ho cervello, sono bravo in
matematica, indosso camicie, so soffiarmi il naso senza smocciolare da tutte le
parti, ho un fisico invidiabile, so tutte le tabelline, ho visto tutta la serie
di Smallville senza addormentarmi, ho l’intera collezione di film di Harry
Potter, e sono intelligente. Mentre quel bigotto idiota e cretino non ha
cervello, non sa quanto fa 2+2, indossa solo quella schifosissima mantella
dell’Akatsuki, smocciola ovunque gli capiti, ha un fisico invidiabile ma non
quanto il mio, è una zappa in fatto di gusti, non ha mai visto realmente un
film con la Somma, adora solo i film horror e detesta cucinare. Quando invece a
me piace. Quindi, perché la regina adora solo Lui? A volte mi chiedo se ci sia
ancora un po’ di intelligenza in questo castello» finì di leggere Sasori,
stringendo il quaderno in modo sinistro.
Kyouya
smise di respirare, osservandolo terrorizzato.
Ora
che lo scemo era venuto a conoscenza di tutto
quello che pensava su di lui, forse non avrebbe più visto sorgere il sole.
Sarebbe
potuto scappare, correndo così veloce da perdersi le gambe per strada, ma
Sasori era una marionetta, ergo: quando avrebbero cominciato a scoppiargli i
polmoni, lui sarebbe stato fresco come
una rosa. Quindi era in svantaggio.
Deglutì,
boccheggiando qualcosa di non specificato, quando la voce leggermente sinistra
di Sasori sibilò:
«Ti
sono molto simpatico, a quanto pare».
Kyouya
si asciugò il sudore sulla fronte.
«M-Ma
quello che hai letto è una cosa vecchissima! Ormai io n-non penso più niente di
te» provò a dire, cercando di sembrare sincero. Ma Sasori, che si stava
rivelando per quello che era, non sembrava credergli poi molto.
Gli
si avvicinò, rivolgendo uno sguardo distratto alle cose scritte sul diario, e
gli disse, bisbigliando al suo orecchio:
«A
quanto pare devi avere molto paura di me, Kyouya» e ridacchiò, malevolo «E devi
essere infinitamente stupido per scrivere queste cose su un quaderno. Credevi
che non l’avrei mai trovato? Eh?».
La
sua voce sembrava il canto suadente di una sirena. O del Diavolo.
Per
non vomitare scelse la seconda. Anche perché Sasori con il reggipetto, i
capelli rossi lucenti e la coda squamosa era la cosa più orrida che avesse mai
immaginato.
«M-Ma
io avevo bisogno di sfogarmi! A chi l’avrei mai potute dire quelle cose se non
a un quaderno? Qui non c’è nessuno che mi ascolti!».
«Perché
dici tutte cazz… sciocchezze!» si corresse Sasori, per un attimo abbastanza
furibondo da scaraventarlo al muro. Kyouya provò ad allontanarsi dal suo corpo,
troppo vicino.
Ma
Sasori gli artigliò un braccio, stringendo convulsamente la carne.
«Ecco
perché nessuno ti ascolta. Ti attacchi troppo alle cose, diventi troppo palloso
e sei di una pignoleria che rasenta la patologia. Probabilmente nemmeno tu ti
ascolti, altrimenti ti faresti ribrezzo. E sai cosa ti dico?».
Oh,
Kyouya si aspettava molte variati:
a) “Sei uno schifoso
matematico di merda e per questo ti taglierò a pezzi e ti brucerò con il tuo
stramaledetto quaderno”;
b) “ ti riempirò di botte
fino a quando non ti ridurrai ad una poltiglia informe schiaffata sul
pavimento”;
c) “Ti sputerò fino a
corrodere la tua inutile pelle”;
d) “Ti userò per fare una
marionetta”;
e) “Ti consegno
direttamente alla regina Rashmi”;
f) “Muori”.
Ma
invece, a dispetto di tutte le teorie che aveva sviluppato in un sedicesimo di
secondo, Sasori sibilò, spintonandolo abbastanza forte da farlo sbattere contro
la parete dietro di lui:
«Te
la farò pagare, caro il mio Kyouya. Preparati, perché dopo di questo, non
potrai scrivere per un bel po’» e si voltò, sbattendo il quaderno a terra e
lasciando Kyouya immobile, ancora appoggiato alla parete su cui lo aveva
scagliato.
メ^.^メ
Sesshomaru,
che era passato lì per caso, quando vide Sasori uscire a passo infuocato dalla
sua stanza, non si pose molte domande. Più che altro gli sembrava strano che
Kyouya si trovasse lì dentro. Avevano forse una relazione?
Al
solo pensiero un brivido freddo gli increspò la pelle. No, era inconcepibile.
Sasori
e Kyouya si odiavano, quindi non si sarebbero mai messi insieme, a meno che
qualcuno, accidentalmente, non li avesse colpiti in testa. Cosa che escludeva
totalmente, visto che Sasori non si sarebbe mai fatto picchiare da nessuno.
Ma
visto che a lui queste cose non importavano, se ne andò dritto in camera sua.
Se
non andava errato, a quell’ora, facevano il suo programma preferito: Capelli
che Passione!, quindi non poteva di certo perdersi in chiacchiere su cosa ci
facesse Kyouya in camera di Sasori.
Se
nutrivano pensieri perversi l’uno per l’altro, beh… fatti loro.
L’importante
era che lui non venisse coinvolto. Per il resto… Amen.
メ^.^メ
«Dannazione,
dannazione, dannazione!» ripetè Kyouya camminando avanti ed indietro nella
stanza. La propria, stavolta.
Si
teneva la testa fra le mani, e ringhiava improperi sulla sua infinita
stupidità. Com’aveva potuto lasciare il quaderno nelle mani di quell’idiota
assassino? Come aveva potuto aspettare tutto quel tempo? E soprattutto, perché
quando aveva cominciato a leggere non gliel’aveva tolto dalle mani?
Era
proprio un idiota. Senza scusanti.
Che
poi, il sopraccitato idiota- non lui, ma Sasori- era persino entrato in camera
sua per portargli i muffin! I MUFFIN! E lui si era fatto trovare come un ebete
che cercava disperatamente qualcosa di potenzialmente pericoloso.
Avrebbe
potuto benissimo organizzare un piano, prima di entrare in camera d’altri per
frugare. Tanto quello scempio d’uomo non l’aveva ancora letto, quindi avrebbe
avuto molto tempo a disposizione. Ed invece, da perfetto scemo, si era
precipitato a salvarsi.
Ringhiò
ancora, calciando l’aria, e pregò che Sasori fosse clemente- sì, certo. Come se
fosse stato possibile. Sasori aveva smesso di essere clemente quando aveva
ucciso la prima volta.
Si
sdraiò sul letto, e lanciò qualche pugno al cuscino.
Non
poteva crederci! L’aveva letto!
Che
ne sarebbe stato di sé, ora? Cosa sarebbe successo da quel momento in poi?
Quando duro avrebbe picchiato Sasori per ritenere compiuta la sua vendetta?
Molto, probabilmente. E Kyouya non sapeva dire se la sua soglia del dolore
fosse abbastanza alta per sopportarlo.
Si
morse le labbra, terrorizzato, e si asciugò le mani sui pantaloni, sudate per
lo sforzo di architettare qualcosa in tempo.
Ecco,
trovato! Sarebbe potuto fuggire in Spagna, o in Tunisia, oppure sarebbe potuto
andare nel Nuovo Mondo Nord! Sicuramente lì l’avrebbero accettato!
Avrebbe
lavorato per loro e gli avrebbe fatto migliorare le finanze- solo in un secondo
momento si ricorderà che nel Nuovo Mondo Nord ce l’hanno già un contabile e che
lui non è ben accetto. Ma per adesso si illude che tutto sia apposto- e non
avrebbe occupato spazio. Gli sarebbe bastata una branda e qualche coperta, un
bagno dove darsi una sistemata e un piatto caldo la mattina e la sera. Stop.
Non doveva essere portato fuori due volte al giorno e non perdeva pelo. Se non
fosse stato umano, sarebbe stato un ottimo animale da compagnia! Avrebbe fatto
le feste alla padrona scodinzolando e leccandole la faccia, le avrebbe portato
la posta trotterellando allegro e avrebbe tenuto lontani i ladri dal castello.
Si sarebbe accoccolato ai suoi piedi la sera, mentre leggeva un libro e
l’avrebbe aspettata il mattino successivo, seduto perfettamente.
Ma
non è questo il punto, dannazione!
Sasori
minacciava la sua salute e lui pensava a fare il cane?
Diamine,
ma che c’era nella colazione quella mattina?
Scosse
la testa, buttandosi a peso morto sul letto. Non sapeva cosa fare e non vedeva
nessuna via d’uscita se non il suicidio. Perché si era rincoglionito fino a
quel punto?
«AAAAH»
gridò, scalciando come un bambino.
«Ti
senti bene, Kyouya?» domandò la regina, entrata nella sua stanza proprio mentre
si disperava gridando.
Kyouya
scattò sull’attenti.
«Le
serve qualcosa?»
La
regina scrollò le spalle, sorridendo e gli disse, serafica:
«Nulla
in particolare. Volevo solo avvisarti che sta sera darò una festa, quindi ti
pregherei di vestirti in modo decente. Ci sarà la regina del Nuovo Mondo Nord
con i suoi consiglieri».
Kyouya
annuì, mentre l’immagine di lui che scodinzolava ai piedi della regina del Nord
gli si ripresentava nella mente, e disse, per rassicurarla:
«Stia
tranquilla. Sarò impeccabile».
La
regina annuì e fece per andarsene, ma prima di uscire gli rammentò, tanto per
evitare guai in seguito:
«Ah,
mi raccomando: niente pagliacciate. Ho avvisato anche Sasori. Comportatevi
bene».
«C-Certo».
Lei
allora gli sorrise e se ne andò.
Kyouya
invece, fissando la porta chiusa, si chiese se sarebbe sopravvissuto.
Qualcosa
di sinistro gli diceva di no.
メ^.^メ
Sasori,
chiuso in camera sua, si strofinava le mani, diabolico.
Quella
cena capitava proprio a pennello.
Cosa
c’era di meglio se non umiliare in pubblico quel perfettomane?
Niente.
Tranne sbuzzarlo fino a fargli schizzare le viscere in aria. Ma era un
dettaglio.
Visto
che si era permesso di scrivere tutte quelle cose su di lui, Sasori aveva
deciso di ripagargli il “favore” con la stessa moneta. Non avrebbe scritto i
suoi difetti, sarebbe diventata una buffonata, ma nella sala da pranzo gli
avrebbe fatto trovare una bella sorpresina.
Oh,
nulla di scandaloso come appendere una riproduzione della sua testa alla parete
o lasciare scie di sangue ovunque, ma solo facendogli prendere un bello
spavento.
Ah,
già pregustava il sapore della vittoria! E poi quella sera ci sarebbe stato uno
dei suoi fidi compari dell’Akatsuki, quindi non poteva chiedere di meglio!
Ridacchiò,
aprendo l’armadio per scegliere accuratamente i vestiti da mettere.
Giacca
e cravatta? No. Se la sarebbe messa Kyouya.
Jeans
e maglietta? Poi la regina lo avrebbe linciato.
Allora,
giusto per cambiare un po’ e per non fare un torto a nessuno, si mise la NUOVA
mantella dell’Akatsuki, che Pain gli aveva inviato per il compleanno come
regalo- gli aveva anche chiesto i soldi indietro, ma in quello c’era lo zampino
di Kakuzu.
Guardandosi
allo specchio e costatando di essere assolutamente perfetto- si trovava un po’
monotono, a volte, ma era solo impressione- se ne andò in sala da pranzo, per
mettere in atto il suo bel piano.
MUAHAHAHAH!
メ^.^メ
Il
pomeriggio passò in fretta e quando giunse la sera, la sala da Pranzo era già
stata addobbata a dovere. Ci aveva pensato personalmente la Somma Rashmi,
quindi era perfetta.
Aveva
messo la tovaglia nuova, le posate in argento, i bicchieri di cristallo e
qualche candelabro a rendere più mistico l’ambiente. C’erano anche dei mazzetti
di fiori qua e là, perché Sasori aveva insistito tanto, nel metterli; e visto
che lei non sapeva dirgli di no, lo aveva accontentato.
E
poi era così adorabile vederlo alle prese con gli addobbi! Davvero puccioso.
Probabilmente si era gasato perché stava arrivando Itachi. Chissà.
Comunque,
sentendo il campanello di casa suonare, la Somma Rashmi si era precipitata ad
aprire, visto che l’ultimo maggiordomo che avevano avuto era deceduto per cause
misteriose.
«Prego,
entrate pure!» cinguettò, spalancando la porta.
Lì,
uno di fianco all’altro, i suoi ospiti le sorridevano- beh, non proprio tutti.
Diciamo nessuno.
«Ti
abbiamo portato un regalino. Tanto per non venire a mani vuote» le disse la
regina del Nuovo Mondo Nord, ordinando ad uno dei suoi consiglieri di porgergli
la cesta.
Questo
obbedì, anche se svogliato.
«Oh,
ma non ce n’era bisogno!» e glielo strappò dalle mani, gongolando «Venite, gli
altri vi stanno aspettando» e gli fece segno di seguirla.
Le
due regine intanto, parlottando tra di loro di solo Dio sa cosa, non si
accorsero che Kyouya, entrando nella sala da pranzo, aveva cominciato ad
annusare l’aria in modo piuttosto strano.
Solo
Sasori se ne accorse, ma non disse niente, limitandosi ad un sorrisino cattivo.
«Ciao,
Itachi!» salutò, e l’altro non rispose, dandogli le spalle.
«Ehi,
Itachi, sono di qua!» gli fece presente, picchiettandogli su una spalla.
L’interpellato di voltò e lo afferrò alla gola, puntandogli una lunga katana
addosso.
«Stai
forse insinuando che non ti ho visto perché non ci vedo più tanto bene?»
ringhiò, pigiando la punta della spada sulla guancia del povero Sasori il
quale, scuotendo le mani in segno di resa disse:
«No,
no, non mi sarei mai permesso!» assicurò, anche se non era vero. Itachi si
rilassò e lo lasciò andare, tornando a ciondolare pigramente.
Ok,
ammise Sasori, magari non era poi tanto felice di rivederlo.
Intanto,
distanti di qualche metro, Light e Kyouya discutevano animatamente su delle
cose che solo degli stramboidi come loro potevano conoscere.
«…Incredibile come quel tizio non capisse la formula sulla forza dei pesi che,
volenti o nolenti, è inevitabilmente influenzata dalla forza di gravità. E si
chiedeva perchè riuscissi a capire dove avesse messo la pallina... assurdo che
esistano ancora persone come queste, manco fossimo nel Medioevo».
Kyouya aveva annuito, partecipe nella comun afflizione.
«Hai
perfettamente ragione. Ma in fondo non ci vuole nemmeno un genio a capire
quanti protoni debbano scontrarsi affinché l’esperimento del tunnel funzioni.
C’è gente in giro che è proprio ignorante».
«Parole
sante, Kyouya, parole sante» asserì Light, sdegnato oltre modo dalla feccia che
continuava a girare nel mondo. Se la sua fottutissima adorata regina non
gli avesse tolto il Death Note, a quell’ora non sarebbero più esistite le
persone ignoranti!
Ma
lasciamo che gli oscuri pensieri di Light Yagami restino dove sono, altrimenti
non affittiamo più con questa storia.
Dall’altra
parte della stanza invece, in religioso silenzio, Sesshomaru e Homura non si
scambiavano nemmeno una parola. Seduti composti ognuno al proprio posto,
aspettavano diligentemente che tutti quei ciarlieri odiosi smettessero di
ciarlare e andassero a mangiare. Ma visto che le regine non si vedevano da un
eternità e che Light e Kyouya dovevano sproloquiare fino a consumare tutta la
saliva, dubitavano che prima di domani avrebbero toccato cibo. Potevano sperare
nell’intervento di Sasori, ma finchè la sua pancia non avrebbe borbottato,
avrebbero dovuto aspettare. Così, senza muovere un solo muscolo attendevano,
pregando di non atrofizzarsi prima.
«Io
direi che è il caso di mangiare. Voi che ne dite?» propose la regina Rashmi,
indicando il tavolo. Tutti volsero lo sguardo alla tavola imbandita e dissero
che per loro non c’era nessun problema, così si sedettero e cominciarono a
mangiare.
Intanto
Kyouya continuava a starnutire e a lacrimare, sconvolto da qualcosa che nessuno
conosceva, mentre in fondo al tavolo Sasori se la ridacchiava, divertito.
Quello
era solo un assaggio. Il bello sarebbe venuto dopo.
メ^.^メ
«Finalmente
siamo arrivati al dolce!» cinguettò la Regina del Nord, strofinandosi le mani.
Al
suo fianco, Homura trattenne un conato.
Come
avevano fatto quelle persone ad
ingurgitare tutte quelle cose senza scoppiare? Il suo stomaco stava gridando
vendetta già dal secondo primo! I loro, probabilmente, dovevano essere
assuefatti, perché altrimenti non si spiegava.
«C’è
qualcosa che non va, Homura? Hai una faccia orrida…» gli fece notare la sua
regina, guardandolo preoccupata.
«Tutto
magnificamente, mia regina. Stavo pensando» si affrettò a dire, sospirando e
preparandosi ad ingurgitare anche il dolce. Dopo di quello però, si sarebbe
messo a dieta.
Non
che il suo fisico ne risentisse, per carità! Era quasi immortale! Non aveva problemi così stupidi! Però prima o poi
qualche filino di grasso avrebbe intaccato la sua suprema bellezza, quindi
prevenire il problema non gli arrecava nessuna fatica.
«Che
dolce hai fatto preparare, eh?» chiese la regina dal Nord a quella del Sud,
momentaneamente occupata a passare un pacchetto di fazzoletti a Kyouya.
«Al
cuoco ho chiesto di preparare un dolce al cioccolato. Così nessuno ha da ridire
qualcosa» e si aspettò che la regina del Nord rispondesse, ma la sua voce fu
coperta dalla risata prorompente di Sasori.
Tutta
la tavolata si voltò a guardarlo, stupiti di sentirlo ridere di cuore, e
attesero che quel momento di pazzia si concludesse presto.
Era
così strano sentirlo ridere, sembrava… divertito. Ma nessuno aveva detto o
fatto qualcosa che potesse scatenare un ilarità simile.
La
regina del Nord, avvicinandosi a Rashmi in modo circospetto, le chiese,
sottovoce:
«Ma
che gli dai da mangiare a quello?»
La
Somma Rashmi sospirò rassegnata.
«E’
proprio nato così. Io non ho interferito su nulla» poi guardò di nuovo Sasori
«Allora, ci spieghi perché te ne esci fuori con queste risate terrorizzanti?»
Sesshomaru,
con assoluto ossequio, disse, sincero:
«Perché
è matto, mia signora. Sta talmente fuori che vive sulla soglia di casa» e
l’unico che ghignò del commento fu Homura. Gli altri, fissandolo scettici, lo
ignorarono, aspettando la risposta del diretto interessato.
«Niente,
mia signora» si decise a dire, alla fine «Ho ricordato una cosa divertente» e
guardò Kyouya, che lacrimava e smocciolava a tutto spiano. (sempre con grazia
ovvio!).
La
truppetta di scettici annuì e riprese a parlare di altre cose, lasciando Sasori
a bollire nel suo brodo di giuggiole.
Quando
poi finalmente arrivò il dolce non ci fu più spazio per le parole- e nemmeno
per la torta, ma per non fare torto alla cucina liberarono un buco nello
stomaco e ci ficcarono la torta.
In
quel momento, ghignante come un bambino birichino, Sasori fissò Kyouya.
Se
il cuoco aveva ascoltato ciò che gli aveva detto la sua fetta di torta sarebbe
dovuta…
BOOOM!
Il
viso di Kyouya fu ricoperto da glassa al cioccolato fondente, da pandispagna al
cioccolato al latte e da panna. Wow…
Sasori
scoppiò di nuovo a ridere, cadendo dalla sedia e cominciando a rotolare, mentre
gli altri guardavano attoniti Kyouya e la sua espressione inebetita.
Non.
Poteva. Crederci.
Quell’idiota,
cretino, rompiballe, gli aveva fatto esplodere la torta in faccia! La Torta!
E
sapeva che non si sarebbe fermato. Qualcosa gli suggeriva che aveva in serbo
altro, e non era del tutto sicuro che fossero scherzetti leggeri come quello.
«Ossignore!»
disse la regina Rashmi alzandosi «Chi è stato l’Idiota a fare questo?».
Calò
un silenzio spettrale nella stanza, rotto solo dalle risate isteriche di Sasori
e non ci fu bisogno di indagare oltre.
Pestando
i piedi come un soldato, la Somma si avvicinò al marionettista e lo tirò su per
la collottola, neanche fosse stato un gattino. Lo fissò, scuotendolo per farlo
smettere di ridere e gli intimò, cattiva:
«Sei
stato tu?» ma Sasori ghignava ancora «Allora, cretino, sei stato tu? eh?»
«Ah-ah»
disse, annuendo.
«Ah-ah
un emerito cavolo!» esplose la regina, sbattendolo sulla sedia come un sacco di
patate «Dimmi perché l’hai fatto!» tuonò, puntandogli un dito contro.
Ci
fu silenzio per un attimo- eccetto per la voce monocorde di Itachi che diceva,
atono «Povero coglione. menomale che se n’è andato»- e poi la voce di Sasori,
disse:
«Kyouya
sa perché l’ho fatto. Vero?»
L’interpellato,
che si stava ancora pulendo il viso, sentendosi tirare in causa fissò smarrito
i presenti, tentando di depistarli.
«S-Sapere?»
ripetè, fingendo di non aver ascoltato.
«Già.
Perché non glielo dici cosa hai scritto sul tuo quaderno?»
«Quale
quaderno?» domandò La regina Rashmi, voltandosi verso Kyouya.
«Q-quaderno?».
Kyouya era sempre più preoccupato.
«Già,
Kyouya. Dille che nel quad-»
«Ora
basta!» s’intromise la regina del Nord, sbattendo in palmi delle mani sul
tavolo «Non è questo ciò che la Somma Rashmi ti ha chiesto! Vogliamo sapere
perché l’hai fatto!».
«E
lei che c’entra? Non credo che la cosa la riguardi» le disse, degnandola di un
occhiata fugace.
«Scusami?»
ringhiò lei, brandendo un coltello. Light si mise in mezzo per fermare
l’imminente rissa. Per fortuna, la regina Rashmi, mollando uno scappellotto
all’indisciplinato Sasori, disse:
«Smettetela
tutti! Questa è una serata tra amici quindi deponete le armi immediatamente!».
La
Regina del Nord tornò a sedersi e Light le tolse il coltello dalle mani, mentre
Sasori sbuffava e scivolava un poco sulla sedia, per sistemarsi meglio.
«Chiedetevi
scusa» intimò la proprietaria di casa.
«Scusa» sibilarono pianissimo
i due litiganti, senza nemmeno guardarsi.
«Non
ho sentito bene» riprovò la Somma.
«Scusa» dissero di nuovo.
«AD
ALTA VOCE!» gridò la regina, dando sfogo alla sua ira.
«SCUSA!»
gridarono gli altri due, guardandola in cagnesco.
«Bene.
E ora spostiamoci in salotto, così possiamo stare più comodi» disse la regina
Rashmi, lisciando le pieghe del vestito ed incamminandosi. Gli altri la
seguirono.
E
lì, Sasori decise di compiere l’ultimo atto del suo piano.
メ^.^メ
Kyouya stava camminando, a fatica, per
via delle lacrime che gli offuscavano gli occhi, e la giacca del suo completo
svolazzava tranquilla dietro di lui, sospinta dall’aria che spostava mettendo
un piede dietro l’altro.
Light gli stava illustrando il suo piano
di conquista del mondo e lui lo ascoltava, perché Light era un genio. Un
esempio da imitare ed idolatrare fino a consumarsi per lui.
E fu un quell’istante, nell’istante in
cui concepiva un simile pensiero, che sentì la puzza di bruciato. Fu un attimo,
e poi sentì il proprio didietro in fiamme.
Si voltò, rincorrendo le fiamme come i cani
fanno con la propria coda e solo il tempismo scocciato di Itachi, che afferrò
un vaso li vicino e glielo buttò addosso, sventò la tragedia.
Sasori, artefice dell’attentato
sghignazzava, nascondendo dietro la schiena la candela incriminata. Di fronte a
lui, un Kyouya sbigottito osservava il suo prezioso completo oramai
inutilizzabile. E la rabbia gli montò dentro.
Si avvicinò a Sasori, lo afferrò per
il bavero della mantella e gli sferrò un pugno che lo mandò a terra. Poi un
calcio e poi un altro pugno, che però andò a vuoto. Sasori si era già rialzato,
impeccabile grazie alla sua natura, e lo fissava scherzoso, pronto a mollargli
un calcio in faccia che non si sarebbe mai più scordato.
Alzò la gamba, prese la mira e preparò
il tiro. Ma quando stava per sferrargli il colpo la regina Rashmi, ululando
come un lupo impazzito, ordinò a Sesshomaru di prenderli per la collottola e di
sbatterli al muro. Cosa che avvenne in un secondo netto.
«Si può sapere che vi prende oggi?»
domandò, mentre i due si dibattevano come anguille.
Sesshomaru, nonostante la difficoltà,
li teneva ancorati al muro, pigiando sulle gole.
«Vieni qui brutto schifo di una
marionetta! Vieni, che ti stappo gli occhi!» gridava Kyouya, scalciando come un
cavallo infuriato e ringhiando.
Sembrava un incrocio fra un cavallo e
un cane. Un canello. O un Cavane.
La regina si impose di non ridere. E
lo stesso fecero i presenti, comunque troppo sbigottiti per fare altro se non
respirare. Persino Light, imperturbabile e serio, era rimasto colpito dalla
poca sanità mentale di Kyouya.
«Mi strappi gli occhi? Non farmi
ridere femminuccia! Con quelle manine delicate puoi solo accarezzarmi il--»
«SMETTETELA!» gridò la regina, e
Sesshomaru, per riflesso pigiò così forte sulle loro gole che i due sfidanti
smisero di gridare e si lasciarono ciondolare pigramente tra le braccia del
demone.
Solo allora la regina si avvicinò,
ripetendo la domanda.
«Si può sapere che avete?».
E la rissa scoppiò di nuovo.
«Quel deficiente perfettomane dice che
sono pazzo! PAZZO! a me! questo sporco, lurido, perfetto, schifoso-»
«Taci marionetta dal cavolo! Tu sei
esattamente così! Tu sei schizzato! Muori! MUORI!»
«Taci tu, idiota! Appena mi lasciano
vedi quello che ti faccio!»
«Sempre se riesci a prendermi,
rimbambito!»
«Cos’è, una sfida?»
«Ehi, insomma!» disse la regina
Rashmi, affiancata da quella del Nord «Ora basta!».
«No! Io… io lo ammazzo questo
bastardo!» gridò Kyouya, ricominciando a dibattersi.
«Fatti sotto, checca!» rispose Sasori,
ghignando.
La regina si portò una mano sulla
fronte, scioccata.
«Perdona la loro natura sbagliata. Li
avevo pure avvisati» disse alla regina del Nord, che scosse il capo, come per
dire che non importava.
«Maledetto!»
«Stronzo!»
«Qualcuno faccia qualcosa» implorò
distrutta.
La regina del Nord fece un segno ad Itachi che
sfoderò lo sharingan e li costrinse in un illusione. Dopo poco, con la bavetta
alla bocca, i due smisero di dimenarsi.
«Cosa gli hai fatto?» domandò,
leggermente preoccupata.
Itachi si limitò a dire, atono:
«Niente. Tra qualche giorno si
riprenderanno».
E la combriccola del Nord levò le
tende.
メ^.^メ
Esattamente due giorni, dieci ore, e
sessantaquattro minuti dopo, Kyouya e Sasori aprirono gli occhi, frastornati da
qualcosa che nemmeno ricordavano.
Kyouya si era ripreso dalla sua
allergia, e Sasori aveva rimesso apposto il suo io sadico.
Quindi tutto ok.
Sì, certo. Come no.
I due, ricordandosi improvvisamente di
quella sera, scattarono in piedi,
furiosi. Ma la presenza di barattoli pieni di vernice nelle loro stanze
li distrasse.
C’era pure un bigliettino.
“Ho notato, passeggiando per il
castello, che le pareti hanno bisogno di una rinfrescata. E visto che siete
dotati di abbastanza energia e voglia di fare, quale compito migliore se non
spaccarvi la schiena a dipingere? Buon lavoro”.
Entrambi si limitarono a sopprimere un
insulto.
メ^.^メ
Intanto, quando sia Sasori, sia Kyouya
erano andati a svolgere le loro mansioni, Sesshomaru passò per caso di fronte
alla camera del marionettista. E lì, per terra come un oggetto di poco conto,
c’era un quaderno nero.
Qualcuno, un tempo gli aveva detto che
bisognava sempre farsi gli affari propri se si voleva campare cent’anni. Ma
visto che lui era un demone e che ne viveva molti, molti, molti, molti, molti
[…] di più, decise di infischiarsene delle buone maniere e di prenderlo.
Tanto, era solo un quaderno, no?
se vi va passate a dare un occhiata! ^^