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Autore: kannuki    17/10/2005    3 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Jack Tempesta esiste veramente

Non c'è. Meno male.
Mira si era svegliata intontita e depressa... e aveva tanto la sensazione che quel tipo le si fosse attaccato addosso, perchè sentiva un odore sul braccio e sulla spalla che non era il suo.
Si vestì senza neanche lavarsi il viso, aprì la porta e si lanciò fuori, frenando immediatamente dopo aver ricordato di prendere la borsetta. Dove sarebbe andata senza soldi? Sgusciò attorno alla cameriera che puliva il corridoio, scese le scale quasi a due a due e uscì dall'alberghetto guardandosi attorno. Dove poteva noleggiare una macchina?

Fermò il primo passante che le indicò un concessionario di poche pretese 'ma non l'assicurava sulla validità della vettura'. Mira strinse le labbra: non poteva rischiare di rimanere di nuovo a piedi, in mezzo al nulla, in balia di qualche pazzo!
Alzò la testa con una strana espressione sul volto.
Poteva sempre rubare quella di 'Jack'. Rubare la macchina di un killer! Che idea malsana, ridacchiò voltando lentamente sui talloni fino ad individuare il parcheggio della clientela dell'albergo.
La vide parcheggiata in mezzo alle altre, la fissò attentamente per qualche secondo e si affrettò a tornare in camera per frugare nei cassetti e cercare le chiavi.
Le trovò subito, stupendosi di quanto fosse stato facile e, mentre usciva, gettò un'occhiata alle valigette che giacevano in un angolo, accuratamente poste contro una parete.
Cosa c'era, là dentro? Armi, i suoi travestimenti... un'arma, decise prendendone una che pesava eccessivamente e facendo scattare le minuscole serrature.
E se ci fosse stata una trappola?
Si domandò sudando abbondantemente e spalancandola di scatto, abbassandosi subito sotto il tavolo!
Che imbecille, si disse ridacchiando e tornando su. Rimase a guardare i pezzi della pistola smontata e alzò un sopracciglio. Lei sapeva sparare ma non sapeva rimetterla a posto. A parte il caricatore, tutto il resto era arabo. Chiuse la valigetta, prese le chiavi e si avviò al parcheggio. Ci avrebbe pensato per strada: si sarebbe fermata in qualche negozio specializzato e avrebbe montato una storiella decente per farla mettere a posto.
La serratura scattò cedevole. Mira guardò l'interno della Chrysler e posò la mano sul sedile del passeggero. Lei era stata lì dentro? Non lo ricordava.
Chiuse gli occhi concentrandosi, ma non le venne in mente nulla. Mise in moto e uscì dal parcheggio facilmente.
Nessuno la seguì per quanto le fu dato vedere.
Coprì molte miglia in direzione New Orleans e mai, neppure per un secondo, le venne in mente di chiamare Bronx per avvisarlo che era viva. Correva come una pazza, tirando la macchina quasi oltre i limiti di velocità e non pensava. Guidava e basta, stando attenta che la spia della benzina non scendesse oltre metà serbatoio e che non si accendessero luci strane nel cruscotto.
Era notte quando giunse nell'ennesimo Motel. Lo guardò come si guarda una spiaggia dopo tanto nuotare e si decise. Scese dalla macchina, valigetta appresso e borsetta a tracolla e domandò una stanza per la notte. Quella specie di trans che lo gestiva, la fissò da capo a piedi e le tirò una chiave dopo essersi fatto/a pagare anticipatamente.
La fotografa entrò nella misera stanza e la osservò sconsolata: almeno Jack aveva avuto un pò più di buongusto nello scegliersi la cuccia per la notte. Si gettò sul letto vestita e si addormentò di colpo.

***

"Hai visto che macchina, là fuori?"
"Si che l'ho vista" gracchiò il gestore con aria lubrica "è della moretta appena arrivata. Deve avere un sacco di soldi con se e quella valigetta aveva un'aria costosissima. Bella, mi piacerebbe una così per il mio compleanno."
L'amico lo osservò con un sorriso sarcastico "amore, lo sai che basta chiedere per ottenere." 

L'uomo sguisciò nelle tenebre e si appropinquò alla Chrysler con passo felpato. Armeggiò con la serratura finchè non riuscì nel suo intento e quando fu dentro si strusciò le mani l'un l'altra. "Che bellezza... ci farò un sacco di soldi con te,  piccolina"
"Non penso proprio, sai?" sibilò una voce dietro di lui.
L'uomo non fece neanche in tempo a voltarsi. Uno schiocco rumoroso e terribile permeò il silenzio dell'abitacolo e il corpo del ladro si afflosciò sul sedile col collo disarticolato, mentre Jack scendeva dal retro e scrocchiava le dita. Adesso gliela faceva pagare, a quella scimunita che cercava di fregarlo!

Il gestore si insinuò nella camera di Mira senza fare il minimo rumore. Era un habitué della truffa, lui. Girò la chiave lentamente, impiegandoci molti minuti e si intrufolò nella stanzetta adocchiando immediatamente la valigetta. La prese e uscì subito, ritrovandosi a guardare un uomo dall'espressione seria.
Restò a fissarlo mentre lo sconosciuto osservava la valigetta e sorrideva.
Sorrideva ancora quando alzò la pistola munita di silenziatore e, dando un colpo veloce alla borsa, la alzò di fronte ai suoi occhi, parando gli schizzi di sangue che si sparsero sulla superficie leggermente scabrosa. 
L'uomo cadde a terra con un gemito lugubre mentre Jack puliva la ventiquattrore sui suoi vestiti con un certo disgusto. Entrò nella stanza della fotografa e la osservò dormire per qualche secondo. Poi lasciò andare di schianto la borsa a terra, svegliandola di soprassalto.
Mira lanciò un gridolino notando subito la mano del gestore che sporgeva dalla porta aperta e uno sconosciuto che la osservava a braccia conserte e non accennava a dire una parola.
"Come mi hai trovato?!" Gridò spaventata cercando un'arma contundente. Smise come vide la pistola con la coda dell'occhio. Si immobilizzò sul letto e restò congelata dalla paura.
"Non ti ho seguito: ero nascosto in macchina e neanche mi hai visto" borbottò restando fermo, la sagoma semi illuminata dalla luce malata che proveniva dal corridoio. "Questa mossa non mi è piaciuta."
"Hai detto che potevo andarmene quando volevo!"
"Si, ma non ti ho detto di rubarmi la macchina, le armi e il carico, stronza" ringhiò avvicinandosi e sventolando l'arma.
"Ok, ok! Ho sbagliato, scusa!" gridò sempre più nervosa "e hai ammazzato quel poveraccio, per questo?"
"Il 'poveraccio' ti stava fregando alla grande. Domattina ti sarebbero rimasti solo i vestiti addosso, visto che il suo compare ti stava - anzi - mi stava fottendo la macchina. Dio, quanto sei ingenua!" urlò afferrandola per un braccio e cercando di portala via.
Dove, non lo sapeva neanche lui.
Mira si ritrasse, opponendo una ferma resistenza che lo irritò ancora di più. "Lasciami andare, non sono tua prigioniera!"

Il signor M la osservò tentare di liberarsi e allo stesso tempo cercare di non guardarlo in faccia, benché fosse mascherato. Era arrabbiato con lei, per qualche motivo che gli sfuggiva: non la accontentò, ma la strinse di più e la tirò contro di se.
"Sarebbe stato meglio lasciarti nel fango!" Ringhiò mentre la donna si divincolava e urtava con una gamba contro l'arma che teneva ancora in mano.
La guardò, fissò Mira immobilizzata per la paura e borbottò dentro di se qualcosa di irripetibile.
Jack alzò la pistola e gliela puntò dritta in fronte "faccio sempre in tempo a rimediare." La vide spalancare gli occhi e trattenere il fiato mentre lui la fissava freddo e immobile. Restarono così per un tempo infinito.
Mira non pensava nulla: aspettava solo la detonazione attufata che le avrebbe tolto la vita.
Il killer non fece nulla. Abbassò il braccio e gettò l'arma sul letto. "Che fai, tremi?" le domandò sentendo il corpo sussultare contro il suo.
"Tu... che dici?" biascicò con la bocca secca e il volto pallido "mi stavi per sparare"
"Uhm.." mugugnò piegando il collo da un lato e la lasciò andare "beh, era uno scherzo."
Mira restò in silenzio per un secondo e un attimo dopo, la sua mano scattò, stampandogli un ceffone sul viso che lo fece barcollare.
"Che cazzo fai?"
"Ma sei idiota?!" urlò con i nervi scossi e la voce tremula "che razza di scherzi fai?!"
"Non darmi dell'idiota, stronzetta!"
Si stava arrabbiando nuovamente.. e lui non si alterava mai. Beh, quasi mai..
"Tu sei pazzo!" gridò indicando il gestore fuori la porta e l'arma "sei peggio di Marv!"
Jack la fissò sfoderando un sorriso che da solo bastava a rinchiuderlo in manicomio. "Certo che sono pazzo. Anzi... comincia a correre. Ti do trenta secondi e poi vengo a cercarti. E se ti trovo, ti ammazzo." sibilò allungando la mano per prendere la pistola.
Mira lo guardò cercando di capire se stesse scherzando oppure no. "Jack.."

"Corri, occhioni blu. E non voltarti indietro." 

Quelle parole ebbero il potere di raggelarla e invece di mettersi a correre, restò ferma sulle gambe, studiandolo mentre controllava il caricatore.
"Beh... ancora qui? Non mi diverto se non scappi" le disse calmo sedendosi sul letto e controllando l'orologio "sono già partiti dieci secondi."
Mira scattò verso la porta mentre Jack sorrideva soddisfatto. Un pò di movimento non fa mai male... e poi si era scocciato di averla tra i piedi.
La sua fronte si aggrottò come ebbe finito di concepire quel pensiero. Beh, non era del tutto vero... gli piaceva stare con lei, ma vuoi mettere il godimento della caccia finalizzata a se? Sapeva che Mira gli avrebbe dato filo da torcere se solo provava a mettere in moto il cervello.
Guardò l'orologio e le concesse ancora dieci secondi per farla nascondere nel motel, vuoto per via della strada poco frequentata e dello squallore del posto. Non li sa scegliere gli alberghi, pensò alzandosi e stirandosi. Si grattò il collo con la canna del silenziatore e poi scoppiò a ridere quando realizzò l'azione appena intrapresa.
Eh si... era matto da legare!

La donna era immobile. Cercava di non respirare anche se la mente lavorava febbrilmente. Memore della lunga lista di film horror che aveva visto, aveva evitato di recarsi sul tetto, ma si era nascosta nell'appartamento squallido del gestore, per la precisione nell'armadio. Non le era venuto in mente nient'altro. Fuori l'avrebbe vista, rubare la sua macchina era escluso a priori.
Quello che aveva trovato nell'armadio, era meglio lasciarlo perdere.
Lo sentiva passeggiare tranquillo al piano superiore e poi più nulla, segno che stava scendendo le scale. Il motel era piccolo, aveva un piano e basta. Lo sentiva fischiettare e mormorare, ma si disse che era solo l'immaginazione che le giocava scherzi di gusto discutibile.
Era impossibile che la scoprisse così facilmente!
Si appiattì contro il fondo dell'armadio, non muovendo un muscolo, cercando di non inghiottire... come se avesse potuto sentirla.
Qualche secondo dopo lo udì uscire e sospirò posando la mano su qualcosa che sembrava... ma c'è una frusta! Si disse abbozzando un sorriso per la tensione e lo stupore. Una frusta... e se toccava bene c'era anche... Mira arrossì e dovette mordersi le labbra per non ridere. Passiamo avanti. Tastò piano tutto quanto.. le sembrava di aver visto un paio di manette luccicare nel buio quando si era infilata la dentro. Non si posso credere è una situazione assurda! Sghignazzò dentro di se mentre le trovava e le prendeva lentamente per non far cigolare la catenina. Ma quelle erano vere! Pensò con molta sorpresa. Bene, meglio! 
Se le mise nella tasca posteriore dei jeans e continuo a grattare con un unghia il manico della frusta. Che ci faceva con quello? Ce lo strozzava?
Un pensiero cattivo le corse nella testa: prima lo frustava e poi lo ammazzava!
Ma ora le serviva un'arma a raggio lungo. Come la storia del fucile di Clint Eastwood: se hai una pistola e incontri uno col fucile, sei un uomo morto. Meditò a lungo e quando si convinse che non c'era pericolo, sgusciò fuori, strappandosi dalla testa i foulard e i vestiti assurdi del 'gestore' e trattenendo un gesto di raccapriccio alla vista delle pantofoline pelose, rosso fuoco con un tacco impossibile.
Gli avrebbe messo abbastanza paura se gli si fosse presentata davanti con quelle? Si domandò ridendo sommessamente e sentendo un cigolio dietro di lei.
La porta che si apriva?
Piegò la testa in avanti e chiuse gli occhi. "Jack... mi da fastidio la pistola alla nuca!" riuscì a dire in tono abbastanza neutro, tanto da stupirlo.
"Tana, occhioni blu. Ma che stai facendo? Giochi alla signora con i vestiti del trans?" Le domandò osservando la roba sparsa sul pavimento con aria divertita.
"Pensavo di spaventarti mettendomi queste" mormorò sollevando una scarpetta rossa dietro la testa e fissando la frusta che aveva posato poco lontano da lei. Bastava un centimetro più in la e sarebbe stata sua.
"Mh... carina, ma penso che l'azzurro ti si addica di più" commentò lanciandola lontano e accucciandosi dietro di lei "Allora? Ti ho trovato. Che si fa adesso?"
"Vuoi spararmi?" domandò avanzando col busto.
"Uhm... no, ancora no" borbottò staccandole la pistola dai capelli "possiamo movimentarla, prima di..."
"E movimentiamola!" gridò agguantando la frusta e girandosi giusto in tempo per dargli un calcio sulla spalla e farlo cadere sulla mano che stringeva la pistola.
Jack sentì l'aria vibrare vicino al viso e restò immobile a guardarla brandire quell'affare che non sembrava tanto un giocattolo. "E quella?"
"Dall'armadio delle meraviglie" sibilò calciandogli via la pistola, ma non spostandosi in tempo: Jack l'avverrò per una caviglia e la tirò violentemente, facendola quasi cadere. Mira si aggrappò alla toletta rovesciando gran parte dei trucchi e dei cosmetici: afferrò la cipria che gli scagliò sul viso, accecandolo.
"Merda! Porca puttana, ma brucia!" urlò lasciandola e barcollando a terra.
"Meglio!" Gridò estraendo le manette dalla tasca e dandogli un calcio nei reni che lo fece guaire terribilmente. "Sta fermo!"
"Ma che cazzo..."
Jack mosse i polsi dietro la schiena con gli occhi che gli lacrimavano "pure le fottute manette?!" urlò agitandosi come una bestia in gabbia.
Mira si accasciò in terra annuendo, stanca morta e spaventata "e sta attento che la dentro c'è anche un vibratore! Se mi fai incazzare lo uso su di te!" lo minacciò strusciandosi il naso e soffiando via la cipria che ancora permeava l'aria.
"Non ci pensare neanche!" gridò allontanandosi da lei "io una cosa del genere non te l'avrei mai fatta."
"Tu mi avresti ammazzato!" urlò con le lacrime agli occhi "tu sei schizzato e hai bisogno di un dottore. Adesso chiamo la polizia."
"Guarda che c'è una bella differenza fra il minacciare una donna con la pistola e un uomo con un vibratore! Cazzo, c'è una grandissima differenza!" affermò con aria drammatica "...e poi era scarica.." mugugnò starnutendo.
Mira la afferrò e, con pochissima convinzione, estrasse il caricatore. Era vuoto davvero.
"Ah.." biascicò incrociando le gambe e osservandolo "cretino."
"Per poco non mi sfregi, con quella roba sadomaso."
Mira abbozzò un sorriso: aveva tutto il tempo che voleva per studiarlo. Si avvicinò un pò e inclinò la testa "sai che non ho le chiavi di quelle manette? Ci metterò un bel pò a cercarle."
Il signor M la fissò fra le lacrime e non proferì parola mentre Mira si avvicinava e lo guardava per bene "tu non sei così. Sei mascherato, vero?
Lui annuì con poca convinzione.
"Bene, vediamo cosa c'è sotto" decretò allungando la mano. Lo vide scansarsi e divincolarsi e allontanarsi da lei in tutti i modi. "Mira, no"
"Ricorda il vibratore" sghignazzò tastandogli una guancia e prendendosi quasi un calcio nello stomaco. "Ehi!"
"Mira, cazzo, ti sventro se ci provi!" la minacciò spostando la faccia da tutti i lati, finchè non lo inchiodò contro il muro. "Mi stai facendo male" biascicò con la guancia deformata dalla pressione.
"Tu stai fermo. Voglio sfogliarti come una cipolla: questo zigomo è finto, si sente sotto le dita" sussurrò con voce eccitata dalla scoperta "forte.."
La pelle veniva via con difficoltà. Sotto, apparve una protesi di plastica che la lasciò senza parole "però!"
"Mi stai facendo male" ripetè facendo guizzare un muscolo sulla guancia "e togli quel ginocchio dal mio inguine."
"Scusa" borbottò spostandolo e sedendogli a cavalcioni addosso, cosa che gli fece girare la faccia verso di lei. Mira gliela rispostò da un lato, rimediandosi un 'mhhh' d insoddisfazione e nervosismo.
"Ma che roba strana... ma è pelle finta come quella che usano nel cinema?"
"Si"
Continuò, staccandone un altro pezzo e tastandolo con un dito. "Questa è vera?"
"Si. Ma la smetti? Non sono un pupazzetto!"
"Fa silenzio o ti picchio con quell'aggeggio!" ridacchiò togliendo un fazzoletto dalla tasca e spolverandogli il naso dalla cipria "Brucia?"
"Si... dovrei togliere le lenti a contatto" mormorò attirando subito la sua attenzione "non pensarci neanche e non toccarmi. E scendi da me!"
Quell'urlaccio le fece tirare indietro la testa. Gli pizzicò con forza lo stomaco rimediandosi un 'ahio' in cambio.
"Mi ucciderai se ti libero?"
"No"
"Vale qualcosa la parola di un killer?" lo stuzzicò sentendolo fremere. Le piantò in faccia due comete fiammeggianti di rabbia che l'ammutolirono "io VIVO sulla parola!"
Mira annuì impercettibilmente "mh. Vedremo. Intanto la pistola la tengo io"

***

"L'hai trovata sta benedetta chiave?"
"Non ancora.." mormorò buttando all'aria i cassetti.
"Se tu cercassi con metodo e rigore, non ci sarebbe questo casino in giro e forse l'avresti trovata." La rintuzzò rimediandosi una linguaccia.
"Che schifo, io là dentro le mani non ce le metto!!" gridò d'un tratto con aria orripilata tirandosi indietro.
"Perchè, che c'è?"
"Guarda da te. Bleagh!"
"Ma che rumori fai?" Ridacchiò mettendosi in piedi e gettando un'occhiata nel cassetto incriminato. "Non farmi vedere sta roba, mi vengono i capelli bianchi!
"Io sono liberale in fatto di giochini erotici, ma a tutto c'è un limite" balbettò arrossendo "se sta lì, scordati di venir liberato da me."
"Rovescialo sul letto e cercala, forza." Mugugnò mezzo arrabbiato "e sbrigati che devo andare al bagno."
Mira lo fissò sconsolata "ti stai divertendo mentre io soffro a sguazzare in questo a questa specie di negozio hard per coppie gay"
"Non mi diverto per niente, invece: sono un uomo e vedere certe cose mi fa accapponare la pelle!" Ripetè scansandosi alla vista di una parrucca.
"Anche tu ti travesti!" Replicò con le mani sui fianchi "quindi non fare tanto il puritano."
"Questo è lavoro! Quando non lavoro, sono sano."
Mira lo fissò incredula" che vuol dire...."
Il signor M ammutolì e guardò altrove, evitando di rispondere.
"Ehi... rispondimi" borbottò avvicinandosi "che vuol dire che quando non lavori sei sano?"
"Niente. Cerca la chiave."
La donna lo fissò irrequieta "Jack.."
"Non mi chiamo Jack. Jack... è il mio nome..." la voce si spense in un sussurro " Mira. Cerca la chiave"
"Che nome? Dimmelo" miagolò accucciandosi di fronte a lui, con le braccia appoggiate sulle sue gambe. "Dai, spiegami e poi cerco la chiave."
"Trova la chiave e poi te lo dico"
"Ho la tua parola, killer?" sorrise dolce attirando la sua piena attenzione.
Il signor M annuì e la fissò un pò troppo a lungo. "Però... non insistere con la storia della maschera"
"Hai la faccia buffa così" replicò cominciando a rovistare in un altro cassetto.
L'uomo la studiò a lungo, studiò le gambe che non stavano mai ferme, i capelli che le svolazzavano sulla schiena e le sue mani che frugavano guardinghe.
Aveva un corpo niente male... Cominciò a fissare il soffitto per distrarsi e alzò le sopracciglia "Non ci posso credere!"
"A che?" domandò la fotografa voltandosi con un sorriso allegro.
Il signor M sorrise sinistramente e le indicò il muro col mento "c'è anche la telecamera per i filmini!"
"Forte!"
 
***

"Adesso me lo dici"
"Non ci penso neanche"
"No e che cavolo! Non puoi rimangiarti la parola, così" urlò diretta al signor M che la fissava e scuoteva la testa con aria divertita "sono un bugiardo, che vuoi farci?" sghignazzò toccandosi i polsi "addio, bella."

Mira lo vide sparire nel bagno e lo sentì esplodere in una risata prolungata. Chissà che ci ha trovato, là dentro! Sospirò sedendosi sul ciglio del letto e giocando con un boa di struzzo. Ma che ci faceva ancora lì con quello? Ma scappa, stupida! Pensò alzandosi e cercando la pistola negli ammassi di tessuti impalpabili che ricoprivano le superficie calpestabili. Inciampò nell'arma e finì a terra dolorante.
"Che rumoraccio!"
Il signor M uscì dal bagno borbottando quelle parole e tenendo in mano una paperella: la strizzava sorridendo al 'peee' che ne usciva. "Che fai in terra? Toh, giocaci." Rise lanciandogliela.
Mira la guardò pensando che era regredito all'infanzia e scosse la testa "cercavo la pistola."
La fissò per un secondo, il volto inespressivo che la mise in allarme. Si lanciò contro l'arma che vide spuntare all'improvviso e finì a terra, braccata dal killer che cercava di arrivarci prima di lei.
La colluttazione fu rapida, stavolta. La fotografa venne schiacciata a terra con poca grazia "smettila, che fai?!"
"Non devi toccare quell'arma!" le urlò elle orecchie strappandogliela quasi dalle mani "non toccarla."
"Va bene!" singhiozzò dolorante e nuovamente impaurita. La teneva a terra ficcandole un ginocchio nella spina dorsale e Mira sentiva tutte le articolazioni fremere "Jack, lasciami. Fai male, smettila!"
La rovesciò su se stessa troneggiando su di lei e la fissò con un'espressione terribile mentre Mira si divincolava "devi fare qualcosa per questi sbalzi di umore!" gridava piagnucolando "deciditi: o fai il pazzo e mi uccidi o ti comporti come una persona normale... e lasciami!" urlò visto che la teneva saldamente contro il pavimento e non la lasciava andare.
La guardava e la stringeva sempre di più. Mira penso che volesse vendicarsi dello smacco e il panico crebbe rendendola violenta. Tirò indietro un ginocchio e lo colpì più volte, smuovendolo dalla sua catalessi.
"Smettila!"
Si portò una mano alla guancia quando gli ficcò le dita dentro, strappandogli un'altro pezzo della maschera. Mira guardò la pelle che si era infilata sotto le unghie con stupore.
"Ma sei scema? Mi hai graffiato!" Urlò fermandole le braccia "sei peggio di una gatta rabbiosa!"
"Jack o come cavolo ti chiami, tu non stai bene!" mormorò impaurita "passi da un eccesso all'altro e mi stai stritolando i..." Restò a bocca aperta osservando il suo viso cambiare.
Come se sapesse da solo, che aveva qualcosa che non andava. La lasciò andare ma non si spostò. Restò a fissarla con aria dispiaciuta e quando allungò una mano per sfiorarle il viso, Mira trattenne il respiro. "Lo so, occhioni blu. Lo so da me." mormorò continuando ad accarezzarle la guancia e sfiorandole la gola. "Scusa, non volevo farti del male."
"Ti... toglieresti... per favore?" Sussurrò ancora spaventata. Lui non la ascoltò o forse non la udì e basta. Continuava ad accarezzarle il viso costringendola a non muoversi.
Sentiva che se si fosse mossa, sarebbe successo qualcosa di inenarrabile. Invece di alzarsi, la tirò su, abbracciandola.
Mira pensò che era impazzito e che andava assecondato. Così lo abbracciò a sua volta, sentendolo cedere contro il suo corpo. Che gli stava succedendo?!
"Mi dispiace" piagnucolò stringendola "è colpa mia..."
"No, non è vero." S'inventò sentendo una stretta al cuore a quella voce depressa e triste. "Non pensarci..." bofonchiò con un sorriso tenero nella voce.
Era piacevole stringerlo in quel modo anche se era un pazzo omicida. Adesso sembrava più un bambino che chiedeva scusa alla mamma. Gli accarezzò i capelli con dolcezza e non riuscì a trattenere un bacio che regalò alla guancia libera dalla maschera. Sembrava un Visitors in quel modo, pensò dandogliene un altro e dondolando su e giù. Strusciava il viso contro la sua spalla e a stringeva... non la stringeva più come prima! Adesso era più...
 

Tu - tum


Lascialo! Si disse allentando la presa. "Va meglio, no? Dai, adesso andiamocene..." Mira rabbrividì sentendo le sue mani che s'infilavano sotto il maglione e le accarezzavano la pelle nuda "Jack... non... no. Non cominciamo a..."
Si zittì quando appoggiò la fronte alla sua e annuì, accarezzandole la guancia "ok. No. Come vuoi tu." Mormorò dandole un bacio a fior di labbra e poi un altro, più pieno e sensuale. 

Tu - tum

"Ok.." sussurrò baciandolo a sua volta in un angolino della bocca "smettiamo.."
"Si."
Lui spostò la testa e Mira lo maledì.

  
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