GIORNO 9: Come lo yin e lo yang
Di quel giorno in realtà mi
ricordo davvero poco, forse per la tensione
e l’ansia, forse per il desiderio che passasse in fretta quella prova
che mi bollava o no come ragazza adatta ad Edge, o forse era solo la paura di
una gara; non lo so, però non mi ricordo comunque molto.
Quella mattina mi svegliai presto,
aprì gli occhi e ricordai di aver dormito fra le braccia di Edge, che era già
sveglio. Mi scostai i capelli dalla faccia, e lo guardai sorridendo.
“Buongiorno!” mi disse.
“Mhh…
che ore sono? Dimmi che è presto…” poggiai la testa sul cuscino.
“Sono le sette e mezza… non è
presto, ma nemmeno tardi. Fra venti minuti scendo giù in camera mia… Leyla è
sempre puntuale, e alle 8 sarà davanti alla porta, quindi meglio anticiparmi”
disse stiracchiandosi. “Hai dormito bene?” mi chiese.
“Non potrei immaginare di
dormire meglio… e tu?” chiesi, tirando su una coperta.
“E chi ha dormito? Fra il
pensiero della gara che si avvicina, e l’averti fra le mie braccia,
addormentata… dormire non era nelle mie priorità, chissà quando ci ricapiterà,
poi!” disse, accarezzandomi la testa.
“Oh! Ma che fai? Mi guardi
mentre dormo? Magari russo anche! Joe mi diceva sempre che …” non feci in tempo
a finire perché Edge mi baciò e mi strinse a sé. Lo abbracciai anche io,
adoravo i suoi baci, ma così era ancora meglio. Era la magnifica sensazione di
averlo solo per me, quasi a completarmi, e ogni secondo che passava, ogni
bacio, ogni carezza e ogni sguardo che ci scambiavamo mi dava la certezza
sempre più grande che quell’amore era destinato a
vivere per sempre. Capì che non era perché ci legava una tavola, non perché ci
univa una passione comune, e nemmeno perché eravamo costretti a vivere in una
casa insieme ogni giorno, né per altri motivi, ma solo perché era quello che desideravamo,
quello che sognavamo più delle altre cose, solo perché ci volevamo.
Sentì le due labbra spostarsi
sul collo, e sentì il cuore battere più veloce. Non c’èra nulla che non mi
piacesse, che non amavo di lui, che non mi faceva stare bene, e in quel primo
mattino di un giorno che, dopotutto, era uno come tanti altri capì una cosa:
finalmente avevo abbandonato la vecchia Bec, paurosa e complessata di non
essere all’altezza, stringendo con Edge un legame indissolubilmente forte,
quello dell’amore, un amore destinato a durare.
E così, consapevole di come
ero cambiata e maturata, presi la mia decisione!
“Edge, senti, ascoltami, ho
deciso una cosa, ma devi dirmi se sei d’accordo”, subito smise di baciarmi e mi
ascoltò, perché mi rispettava e dava importanza ad ogni mio singolo sguardo,
emozione e parola.
Incrociai i suoi magnifici occhi
blu, e sentì il mio cuore accellerare forte, battere, battere, battere contro
il petto, uscire da un momento all’altro.
Ci vuole una buona dose di
coraggio per dire determinate cose, e a me ne servì davvero moltissima, così
cercai la sua mano sotto le coperte, la strinsi e la misi sul mio petto.
“Ascolta il mio cuore…lo senti?”.
Respirai a fondo, e lo
guardai, e dopotutto anche se non capiva che stava succedendo, mi ascoltava.
Respirai ancora, sentivo il cuore accellerare, troppo veloce, e quasi corse via,
via con le parole che scivolarono leggere fuori da me, sospese nell’aria.
“Ho preso una decisione, e
spero che sarai d’accordo: questa sera dopo la festa voglio fare l’amore con
te!”. Ecco, non potevo tornare indietro e nemmeno avrei voluto farlo. Respirai
in silenzio, e aspettai che Edge rispondesse.
“Va bene Bec… lo voglio
tantissimo anche io. Questo giorno sarà speciale, che vinceremo o perderemo!”
disse, abbracciandomi.
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Il resto di quel mattino è
quasi buio totale per me, ricordo solo che Edge tornò in camera sua, andammo a
fare colazione alle 8,30 e già alle 10,30 eravamo in spiaggia. La gara junior
femminile si svolse abbastanza velocemente, le onde erano buone e quella che mi
presentarono come la cuginetta di Edge, Summer, era una piccola macchina da guerra sulla tavola. Ben
aveva fatto un ottimo lavoro.
Alla fine vennero le dodici,
e i giudici di gara dichiararono aperta la Femminile Senior. Prima di me surfarono due ragazze dei club vicino a quello di Ben. La
prima se la cavò più o meno, ma perse delle ottime onde, e questo mi tirò su,
ma la seconda mi spaventò, sicuramente fece un ottimo punteggio totale. Poi
sentì il suono della trombetta che segnalava la fine del tempo, vidi i giudici
consultarsi e sentì il coordinatore della gara annunciare “La prossima è
Rebecca Sanderson, surfista proveniente da Sydney, attualmente impegnata con
l’accademia Solar Blue” feci un passo avanti e mi feci vedere. “Partecipa per
rappresentare il club Lidge, di Ben Edgly. Ha 17 anni e ha già vinto gare da cadetto in
Indonesia, Australia Ovest e concorsi locali. Un applauso per Rebecca!”. Sentì
il vento tra i capelli, salutai i giudici con la mano e corsi in acqua. Sentì
la trombetta suonare, il tempo era partito. La fortuna era dalla mia, le onde
arrivavano proprio dal mio lato e non mi fu difficile surfare dato che ero
spinta dal vento. Sentivo la tensione sciogliersi, il cuore rallentare la sua
corsa, e le gambe stabili sulla tavola. Riuscì a fare manovre che spesso nelle
onde troppo corte di Blue Water Beach non mi riuscirono, e soprattutto dato che
le long
board erano la mia specialità riuscì a
rimanere in equilibrio per tutta la coda dell’onda. Ricordo che mi sembrava di
volare con onde magnifiche come quelle, e capì come mai Edge era l’unico di noi
della Solar a saper fare un Aerial perfetto:
allenarsi su quelle onde ti fa imparare tutto molto più velocemente, e
dopotutto anche Liv aveva affrontato le stesse onde per diventare una stella
del surf.
Alla fine sentì anche io la
trombetta che segnava lo scadere dei dieci minuti e uscì velocemente
dall’acqua. Tornai alla giuria e sentì gli applausi accogliermi. Edge e Ben
rimasero al loro posto (in una situazione normale probabilmente Edge sarebbe
venuto ad abbracciarmi, ma con Ben nei paraggi…) mentre vidi Liv corrermi
incontro e abbracciarmi.
“Tesoro! Sei stata
bravissima! Santo cielo, mentre surfavi nessuno
faceva una piega o diceva un acca, avevano tutti gli occhi incollati su di te
che davi uno spettacolo che qui pochi avevano visto, da una ragazza della tua
età!” Liv mi abbracciò ancora. Poi fu il turno di Claire.
“Brava ragazza! Complimenti! Credo che tu abbia fatto proprio un figurone!” e
mi abbracciò. Mentre ricambiavo l’abbraccio sentì che mi sussurrava
nell’orecchio “Ben è rimasto molto colpito! Vai a prenderti i tuoi
complimenti!”.
Le sorrisi, e andai verso
Edge e Ben anche per prendere l’asciugamano.
“Rebecca! Rebecca! Credo che
non mi servirà nemmeno vedere le altre performance! La tua esibizione ha
azzittito la spiaggia! Nemmeno le pettegole del club parlavano, troppo intende
a vederti all’opera! Complimenti, complimenti!!” disse, e mi diede una pacca
sulla spalla, e poi disse fra sé e sé “Avremo presto un altro trofeo!” e andò a
poggiare la mia tavola al sole. Edge venne verso di me e mi abbracciò. Non
potevo chiedere di più in quella situazione, ma mi bastava sentire il suo
calore.
“Sei stata meravigliosa! Come
dice papà, era da tanto che questa spiaggia non vedeva esibizioni così
spettacolari. Forse dai tempi di mamma! Sei ufficialmente la nuova Liv Cameron! Papà è molto fiero di te!” mi disse. Avrei preferito
i suoi baci a qualsiasi complimento, ma i suoi sorrisi dicevano tutto.
Il pranzo fù
veloce. La spiaggia si dimezzò, la gente tornava a casa per le ore più calde,
ma Ben volle rimanere a monitorare il vento, il tempo e soprattutto Edge. Leyla
aveva preparato dei panini per tutti, così mangiammo tutti insieme, anche con
George che era venuto a portarci il cestino del pranzo.
Dopo mangiato mi allungai con
Liv ed Edge sotto l’ombra, era abbastanza caldo, e perciò a nessuno andava di
fare altro, fuorché riposare. Verso le 2,30 di pomeriggio i giudici tornarono,
e con loro arrivò il piccolo Owen, il ragazzo che
avrebbe rappresentato Ben e il club per la categoria maschile junior.
Era un ragazzino alto e
magro, dimostrava i suoi 15 anni, e quando vide Edge lo abbracciò. Sembrava che
non si vedessero dall’anno prima quando Edge era partito per Sydney dopo aver
ricevuto il contratto di nuovo allievo della Solar Blue. Edge gli fece molte
domande, e si scambiarono qualche pacca alla schiena, poi si avvicinarono
insieme a me e Liv. La mamma di Edge lo salutò offrendogli da bere, dopotutto
lei lo vedeva ogni giorno quando Ben lo allenava. Poi lo vidi guardarmi e alla
fine mi disse “Tu sei Rebecca Sanderson vero? Della Solar?”.
“Già, si, Ben ti ha parlato
di me?” gli domandai. Lui scosse la testa, e mi disse spiegandomi “Vi seguo
ogni settimana dal sito, sia Edge che gli altri ragazzi, e spesso sbircio anche
la classifica delle ragazze. Tu sei sempre prima o seconda, per questo mi
ricordo di te… e poi anche perché si mormora sul blog che ci sia qualcosa fra te e Edge, l’ho letto…” non
fece in tempo a finire la frase perché Edge gli mise una mano sulla bocca, se
lo caricò in braccio e lo portò lontano dalle orecchie di Ben. Li seguì
accertandomi che Ben fosse distratto, e probabilmente non aveva sentito nulla dato
che era tutto preso a discutere con George sulla forza del vento e altre cosa
incomprensibili.
“Owen! Sei scemo! C’èra mio padre lì!! Se ti sentiva…”
disse Edge serio.
“Allora è vero?? Quella è la
tua ragazza??” disse il ragazzino di risposta mentre mi vide arrivare.
“Macché, queste sono voci che
mettono quelli che aprono i blog per farsi pubblicità e avere più visite! Lo
sai che io non mi interesso delle ragazze, ma solo del surf. Non ho mica tempo
ti trovarmi la ragazza io, devo diventare un campione!” disse serio.
“Mi deludi Owen, pensavo che tu avessi mi stimassi e avessi un po’ più
considerazione su di me! E invece pensi che io mi cerchi la ragazza alla Solar
invece di allenarmi! E vabbè…” disse, un po’ arrabbiato.
“No, Edge, scusami, sai sono
voci che girano da un po’ ormai! E poi hai delle ragazze così belle a casa…
Pensavo che…” replicò Owen. Insomma, io ero lì, ma
sembravo invisibile. Comunque Owen sembrò convinto.
“Scusatemi, e scusami soprattutto tu Rebecca… come ho potuto pensare che una
ragazza bella come te possa andare a innamorarsi di questo sbruffone scontroso!
Ho sbagliato di certo!” disse ridendo. Vidi Edge che lo guardava male.
“Ahh!
Certo! Sbruffone scontroso èh!! Adesso te lo do io lo sbruffone scontroso!
Vieni qui!” strillò Edge. Li vidi rincorrersi e azzuffarsi teneramente.
“Alla fine ti ho preso!”
disse Edge, riportandolo da noi, sulle spalle. Erano proprio scemi. “Sai
fratellone, mi sei mancato tantissimo! Perché non rimani qui?” gli disse Owen serio. Rimasi un po’ sconcertata da quella frase. Ma
subito arrivò la spiegazione. “Ehi, ma allora siamo ancora fratelli tu ed io??
Non avevi detto che non mi volevi più vedere??” chiese Edge. “No, quando ti ho
detto che non ti volevo più come fratello era perché te ne stavi andando e io
non potevo sopportare che saresti stato un anno via, lontano da tutti noi, ma
poi ho capito che lo facevi per diventare un campione, e i campioni devono
sacrificare molto per arrivare in altro! Questo me lo hai imparato tu, ricordi?
Avevo paura questa mattina che tu ti fossi dimenticato di me e ora non volessi
essere mio fratello, ma invece sei il mio fratellone di prima!” disse Owen tutto serio serio e convinto. Alla fine Liv mi
spiegò bene la faccenda, mentre i due continuavano a parlare fra loro.
“Edge si è scordato di
dirtelo, ma quel ragazzino è una specie di fratellino per lui. Gli ha imparato
lui a surfare e lo ha iscritto al club di Ben, sono quasi cresciuti insieme, ed
essendo figli unici entrambi hanno deciso di essere fratelli. Ma quando l’anno
scorso Edge è stato preso alla Solar come allievo Owen gli disse, anzi lo pregò, di non partire. Ci rimase
molto male quando Edge andò via, non andò nemmeno all’aeroporto a salutarlo e
giurò di non volerlo più come fratello. Alla fine però sembra che Owen abbia perdonato quello che per lui fu un tradimento.
Lo ha aspettato tanto, e ora vuole fargli vedere quanto è migliorato! Sarà una
bella gara!” concluse Liv, sorridendomi.
Guardai Edge, ogni giorno che
passavo con lui lo vedevo sotto una luce differente, sempre più illuminato,
mostrando le sue mille sfaccettature. Nessuno lo conosceva davvero forse, ma in
fondo era un ragazzo migliore di tanti altri, e una persona meritevole di stima
e ammirazione. Anche lui durante quell’anno si era
portato dentro notevoli sofferenze, ma non aveva mai fatto pesare nulla a
nessuno. Anzi, io l’avevo riempito di stupidaggini con la storia di Joe, che
non era alla Solar, che non ci parlavamo più, con le mie paure di perdere le
mie amiche, di non essere all’altezza delle cose, e lui mi aveva sempre aiutato
a guardare avanti, anche quando era solo un amico. E invece lui, dall’altra
parte dello stato, lontano da parenti, amici, genitori, da Owen,
dalla sua spiaggia e dalle sue onde, con la colpa di aver abbandonato le persone
che amava per pensare a se stesso, fra gente che non si sforzava molto di
capirlo e conoscerlo e con una ragazza che si lamentava di stupidaggini, lui ce
la metteva tutta ogni giorno senza lamentarsi mai. Ancora una volta mi resi
conto di che persona straordinaria avevo accanto, e di che fortuna mi era
capitata. E mi domandai di nuovo se davvero ero degna di lui.
Lasciai la mia nuvoletta di
pensieri quando sentì la tromba dei giudici, e guardandomi introno mi resi
conto che la gente si era triplicata e che erano le 3,30 di pomeriggio, quindi
la gara junior stava per iniziare. Io ed Edge ci spostammo accanto a Ben che
stava aprendo la custodia della tavola di Owen.
Sicuramente Ben aveva riposto
molta fiducia in quel ragazzino, e si aspettava che con Edge a cui dimostrare i
suoi miglioramenti si sarebbe impegnato ancora di più.
Ci informammo sulla posizione
di Owen, avrebbe surfato per secondo. Le onde alte che si
erano viste la mattina erano un po’ diminuite, ma l’acqua era lo stesso
perfetta per surfare. I primi dieci minuti del primo degli sfidanti di Owen passarono in fretta, e non si dimostrò
particolarmente temibile come avversario. Arrivò il turno di surfare anche per Owen, e il giudice lo presentò. Entrò nell’acqua spavaldo
(mi ricordava moltissimo qualcuno) e surfò per quei dieci minuti al meglio
delle sue capacità. Fu molto bravo per un ragazzino di appena 15 anni. Quando
uscì si complimentarono in molti con lui. Anche io ed Edge applaudimmo la sua
performance, finché Ben non se lo portò via, per dirgli chissà cosa. Guardai i surfer successivi, e poi l’orologio: le 4,20. Edge avrebbe
gareggiato alle 5. Alla fine anche la gara junior terminò e cominciai a sentire
l’agitazione nell’aria. Quella gara era la più importante, la fase che tutti
aspettavano. La gara maschile Senior, con il ritorno del grande Dean Edgly.
Almeno queste furono le voce che sentivo mentre andavo a prendere da bere.
La tensione era palpabile, si
poteva sentire nell’aria. Alle 5 meno 10 andai io stessa a informarmi sulla
posizione di Edge: surfava come me per terzo.
Lo vidi molto teso. I muscoli
contratti, silenzioso, respirava irregolarmente, guardava fisso il mare, e poi
il primo partecipante: non staccò mai gli occhi dal suo rivale, ne mentre era
fra le onde, ne fuori. E lo stesso accadde 15 minuti dopo, con la performance
del secondo surfer dei Senior. Alla fine non
parlava più nessuno, vedevo Ben che guardava i giudici cercando di capire le
loro impressioni, Liv e Claire che
sussurravano qualcosa fra loro. Io e Owen
rimanemmo lì in silenzio, e alla fine anche il secondo sfidante uscì dall’acqua
al suono della trombetta che annunciava lo scadere dei 10 minuti di gara. Pochi
istanti dividevano Edge dalle onde.
Qualche minuto e il giudice chiamò
Edge. “Signore, signori, adesso abbiamo il piacere di vedere il vincitore di
tre edizioni successive della nostra competizione: direttamente di ritorno da
Sydney dalla famosissima accademia di Surf Solar Blue e figlio di Ben Edgly, vi presento Dean Edgly! Per chi non lo sapesse ha 17 anni, e ha surfato su i
migliori spot australiani! Buona fortuna Dean!” quelli del club di Ben
scoppiarono in un applauso, e anche la gente di altri club applaudiva.
Vidi Edge salutare i giudici
con la mano, e con la tavola sottobraccio dirigersi in acqua. Quello che
vedemmo dopo fu uno spettacolo di puro talento, e duro allenamento. Riuscì in 3
perfetti Aerial, cavalcò la coda di quasi
tutte le onde che gli arrivarono sotto la tavola e passò sotto i tunnel d’acqua
di tutti i mega swell che si presentavano.
Probabilmente fu anche perché il vento era buono e le onde alte, ma diede il
meglio di se stesso dimostrando che non era alla Solar per caso.
Alla fine di quei dieci
minuti tornò verso di noi, godendosi l’applauso del pubblico e i complimenti
del presentatore, entusiasta della performance.
Liv e Claire corsero ad abbracciarlo, Owen gli urlò complimenti per dieci minuti e alla fine
venne anche il mio turno. Lo abbracciai cercando di sembrare naturale, e gli
feci i miei complimenti, e alla fine Ben soddisfatto diede una pacca al figlio
e si complimentò con tutto il cuore.
La gara Senior si concluse
alle 6 passate, e così dopo che Ben si fermò a chiedere a che ora si sarebbe
svolta la festa, ripartimmo per Villa Cameron.
Arrivati li ognuno si rilassò in camera propria, e dato che alle 8 dovevamo
essere pronti, e mancava poco più di un ora, iniziai a prepararmi, per essere
pronta e perfetta. Anche quella prova ormai era andata e sicuramente avevo dato
il meglio di me. Mio sentì contenta e sollevata e mentre mi facevo la doccia la
mia mente andò ai fatti della mattina. Se avessi vinto o meno, quel giorno
sarebbe stato indimenticabile lo stesso. Per un attimo avvertì il cuore
fermarsi, e poi accellerare.
Uscita dalla doccia iniziai a
decidere che cosa indossare per la serata che veniva.
Su consiglio di Deb, che di
party per la premiazione ne aveva visti e vissuti, avevo portato due vestiti
eleganti, giusti per l’occasione.
Alla fine, dopo averci
ragionato un po’ su scelsi il mio vestito preferito: era molto leggero, non
lunghissimo (arrivava poco oltre le ginocchia), la parte davanti azzurra e la
parte di dietro celeste chiaro, le spalline molto ampie e una fascia sotto il
seno, azzurra. Arricciai un po’ i capelli, sperando che quei boccoli durassero
per la serata a venire. Per le scarpe scelsi un paio di tacchi non troppo alti,
argentati, molto semplici ma che si adattavano bene al vestito. Sistemai un
paio di fermacapelli ai lati della testa e indossai l’unico paio di orecchini e
collana che mi ero portata. Dopotutto era meglio così, sapevo che se mi fossi
portata più cose ci avrei messo una vita
a scegliere. Sistemati anche i capelli passai allo smalto, azzurro chiaro,
coordinato col vestito, e il trucco leggero. Decisi di non metterne troppo,
soprattutto per lasciare un tono naturale a occhi e viso, scelsi il colore di
rossetto più chiaro e misi un po’ di fard. Alla fine, alle 8 meno qualche
minuto ero pronta a scendere. Scesi le scale con passo leggero, e arrivai al
secondo piano. La porta di Edge era aperta perciò capì che doveva già essere
giù ad aspettarmi con gli altri. Mi affrettai a scendere anche le scale che
portavano direttamente al salone, probabilmente erano tutti lì.
Mentre imboccavo la prima rampa
di scale già sentivo il vociare proveniente dal salone, quindi mi rassicurai,
erano tutti lì. Ascoltai il brusio e sentì la voce di Liv che diceva “Cerca di
starle vicino Dean, non conosce nessuno, e se vi faranno delle interviste per i
giornali locali, date risposte veloci, non perderci tempo. Cercate di godervi
la festa! E invitala a ballare, non fare il difficile! Ben diglielo!”….. sentì
la voce di Ben. “Certo Dean, questa sera cerca di divertirti, e fà divertire
anche Rebecca, è stata così gentile a saltare le sue vacanze per venire fin qua
a gareggiare per il mio club, cerca di dedicarti a lei durante la serata!”…
parlavano ancora di me? Dopotutto mi faceva piacere sentire Liv convincere Ben
a lasciare libero Edge per una serata! Alla fine arrivai anche alla rampa di
scale che scendeva direttamente nel salone. La scena che mi trovai davanti era
questa: Edge e Ben di spalle alle scale, e Liv davanti a Edge che gli sistemava
il papillon dello smoking, la vidi alzare la testa, guardarmi e sorridermi. Subito
anche Ben ed Edge si girarono e credo che l’espressione di Edge di quel giorno
non la dimenticherò mai: mentre scendevo lentamente le scale, cercando di non
inciampare, Edge con la bocca spalancata e una faccia più che stupita, che mi
guardava col fiato sospeso. Alzai le braccia in segno di “che c’è? Sono io” e
continuai a scendere. Vidi Liv assestare una gomitata a Edge e sussurrare
qualcosa, subito Edge mi corse incontro e mi porse il braccio da vero
gentiluomo.
“Signorina, oggi sono il suo
cavaliere” mi disse guardandomi felice.
“E dov’è il cavallo?” dissi
felice, prendendolo sotto braccio.
“Bene ora che ci siamo tutti
possiamo anche andare!” sentenziò Ben prendendo una bellissima Liv sottobraccio
e incamminandosi verso la porta.
“E dove sono Claire e George?” chiesi io non vedendoli arrivare.
“Oh, sono andati al garage a
prendere la Mercedes, mi pare ovvio! Volevi
andare a piedi?” mi disse Ben ridendo.
“Credevo che andassimo con
l’auto che guida George di solito!” dissi io sorpresa.
“No, papà nelle grandi
occasioni usa una delle sue macchie eleganti, e dato che oggi siamo sei ha
deciso di esagerare e prendere la Mercedes
italiana… papà è fatto così che ci vuoi fare!” disse Edge di tutta risposta.
Arrivati in giardino George
era davanti all’auto con Claire e parlare, e appena
ci videro arrivare ci riempirono di complimenti.
“Ma che bella coppietta!”
disse Claire, mentre io arrossivo. “Nonna…” disse
Edge a denti stretti mentre guardava Ben che saliva.
“Ma che ti importa Dean!
Tanto prima o poi lo scoprirà!” disse Claire.
“Ti piace quest’auto
Rebecca?” chiese George tutto contento di poter guidare di tanto intanto anche
auto del genere.
“Sinceramente non sono
nemmeno mai salita su una Mercedes, a
Sydney poca gente ha queste auto, e non le usa certo nei nostri quartieri”
spiegai.
“Benissimo, c’è sempre una
prima volta per tutto! Anche per salire su determinati tipi di macchine! Spero
ti piaccia!” disse, e salì al posto di guida.
Entrai in quell’auto
magnifica e mi sedetti accanto a Edge. Mi sentivo un po’ una principessa quella
sera, ed era tutto così bello…
Arrivammo in 10 minuti al
locale della festa, e George ci lasciò proprio davanti all’entrata mentre lui
andò a parcheggiare.
Ben consegnò gli inviti al
portiere e subito entrammo, l’atmosfera era tranquilla, e mi sembrava più una
festa da “Vincitori di Oscar e premi Nobel” che dà gara sportiva, ma si vede
che lì andavano di moda le feste sfarzose.
Alle 9, quando la lista degli
invitati era completa sentimmo la voce dell’organizzatore del torneo e del
party annunciare l’inizio della premiazione.
“Buonasera signori, signore,
signorine e tutti voi presenti! Sono Josh Cattish, e vi do il benvenuto al
party di premiazione della gara sportiva di quest’anno!
Senza ulteriori indugi cominciamo con la vincitrice di quest’anno
della gara Femminile Junior, svolta questa mattina. Di tutte e 5 le ragazze che
rappresentavano i vari club partecipanti, la vincitrice è…………………………….” Un’
attimo di silenzio mentre tutti stavano col fiato sospeso, Ben soprattutto.
“È Sara Beans del Club Sun
Beach! Complimenti! Ha vinto con un punteggio di 9, 9, 8!” e una ragazzina castana e magra, tutta
vestita di rosa salì sul palco. Vidi Ben sbarrare gli occhi…
“Seconda arrivata, e
vincitrice del premio Nuovo Talento con i voti 8, 9, 8 è Summer Keysh Cameron del Club Lidge! Complimenti!” …. E vidi Ben che si era un po’ ripreso mentre la
piccola Summer saliva sul palco tutta contenta. Annunciarono il
terzo premio, e un’altra ragazzina salì a ritirarlo, poi ricominciò il silenzio
in sala.
“Per la categoria Maschile
Junior svoltasi questo pomeriggio, il vincitore con un punteggio di 9, 7, 8
è……………………………….” Ancora silenzio in sala.
“È Owen Sevier del club Lidge! Complimenti!” disse. Vidi Owen tutto elegante salire sul palco a ritirare il suo premio!
Fece un inchino al pubblico che applaudì e ritirò il suo premio, salutando me
ed Edge che da sotto il palco lo acclamavamo.
Chiamarono gli altri nomi dei
rispettivi rappresentanti di altri Club, ma Ben per quel frangente con ci fece
caso, troppo preso a complimentarsi con Owen, e ad ammirare il loro sudatissimo premio!
“Bene signori e signore, ed
ora il momento che tutti voi aspettate! Annunciamo il vincitore e la vincitrice
delle gare Senior Maschile e Femminile di quest’anno.
Con i punteggi complessivi maschili di 10, 9, 10 e femminili di 9, 9, 10 il
vincitore e la vincitrice di quest’anno delle gare
Senior sono…………”.
Silenzio nella sala, non
vedevo volare una mosca, e cercando la mano di Edge la stinsi tra la mia più
forse che potevo, col cuore a mille battiti al minuto.
“Sono Dean Edgly e Rebecca
Sanderson! Fategli un applauso!!” sentì dire.
In un impeto di gioia che mi
scosse come una scarica quasi mi lanciai addosso ad Edge, abbracciandolo con
tutte le mie forze!! “Abbiamo vinto!” gli dissi felicissima.
Allora successe qualcosa che
ha dell’incredibile. In un secondo mi trovai stretta ad Edge, le sue braccia
intorno alla vita e le sue labbra che mi baciavano, così anche io lo bacia
troppo felice della vittoria. Mi resi conto solo dopo che tutti ci guardavano, che
Ben era sorpreso e ci fissava e che era il caso di andare sul palco a ritirare
il premio, dato che anche il presentatore ci fissava.
Presi per mano Edge e salimmo
le scalette del palco, avvicinandoci al presentatore.
“Bene ragazzi! Dean, Rebecca,
come ci si sente ad aver vinto la gara insieme, entrambi rappresentanti del
Club Lidge? Siete soddisfatti?”.
“Tantissimo, anche se è la
mia seconda vittoria in categoria Senior è sempre fantastico!” disse Edge,
spensierato al microfono.
“Già, è davvero meraviglioso!
Sono soddisfatta!” risposi anche io.
“A chi dedicate la vittoria?”
chiese il presentatore tutto preso dalle domande.
“A mio padre che mi ha
insegnato a surfare, e al mio coach Simmo
della Solar che ora non è qui!” disse Edge felice.
“A Simmo, anche io, e a tutta
la famiglia Edgly e Cameron che sono stati
gentilissimo con me e mi hanno dato l’opportunità di partecipare! Grazie!”
dissi.
Vidi Liv, George e Claire che ci mandavano baci da sotto al palco e Ben che
applaudiva contento.
Scendemmo dal palco, e
l’applauso continuò ancora per un po’. Poi sentì l’abbraccio di Liv, Claire e George e i loro complimenti, e anche Ben mi
abbracciò!
“Bravi ragazzi, complimenti!
Questo è un altro trofeo per il club! Mi congratulo, per il punteggio altissimo
che avete fatto!” disse Ben. Sorrisi, Edge lo stesso.
“Però ora mi dovreste
spiegare una cosa…” disse Ben.
“Si papà, lo so, ti riferisci
a me e Bec… volevamo evitare di dirtelo sennò tu avresti fatto la solita
tiritera sulla concentrazione e l’impegno, ma mi sembra giusto che tu lo
sappia. Bec e io stiamo insieme papà…” spiegò Edge.
Rimasi in attesa, pronta a
sentire una predica di due ore, ma invece Ben disse solo
“Va bene Dean, allora va bene
così. Dopotutto Rebecca è una brava ragazza, è adorabile, educata e veramente
una grande surfer. Meglio lei che un’altra, e poi
adesso siete i campioni in carica, non posso certo dirvi io cosa fare o no!
Però Edge, e Rebecca vale anche per te, mettetecela tutta alla Solar, mi
raccomando!” ci disse, molto tranquillamente. Sorrisi, sorrisi e sorrisi
ancora! Andava tutto benissimo!
“Emh…. Posso dare un
occhiatina ai trofei?” domandò Ben. Naturalmente Edge glie li affidò entrambi,
e credo che Ben due minuti dopo era già a pavoneggiarsi coi gestori dei club
rivali, dopotutto aveva vinto 3 premi da primo posto, e un premio speciale, se
lo meritava!
Andava tutto magnificamente
bene! Ero così felice che Ben avesse accettato al nostra relazione che non mi
innervosì nemmeno alle infinite domande degli intervistatori e fotografi dei
giornali locali, che ci trattennero una buona ora fra le foto e il resto.
La serata trascorse veloce,
fra i complimenti di tutti e qualche ballo con Edge, stretti stretti sotto le luci soffuse della sala, condividendo
serenità e allegria.
Alla fine, all’una passata, Claire ci radunò tutti mentre George ci aspettava in
macchina fuori, vicino ai parcheggi.
Il ritorno fu più breve
dell’andata, dato che a quell’ora non c’erano
macchine per strada e quasi non mi accorsi dello spostamento durante il
tragitto.
Arrivati a casa George si
fermò davanti al piazzale e ci fece scendere poi andò al garage. Entrammo in
salone, Claire e Ben raccontarono a Leyla (che era rimasta sveglia
ad attenderci) della serata e della vittoria, e anche lei si congratulò con me
ed Edge. Liv e io andammo in cucina a bere un bicchier d’acqua. Era tutto molto
silenzioso quella sera, e io non riuscivo a far altro che pensare a quello che
stava per succedere. Seguì Liv distrattamente, e arrivate in cucina chiusi la
porta.
“Allora cara, ti sei
divertita?” mi domandò versando l’acqua nei bicchieri.
“Si, direi di si, sono
contenta della vittoria, ma credo che lo cosa più bella della serata è stata la
reazione di Ben su me ed Edge…” dissi, sorridendo.
“Già, ma dopotutto lui è uno
che si preoccupa per il figlio, non è che non vuole che si trovi una ragazza”
mi disse, porgendomi il bicchiere.
“Ma certo, è una persona
davvero magnifica!!” dissi, bevendo.
“Sono contenta che Edge abbia
trovato una ragazza come te… ero preoccupata sotto questo aspetto, ma vedo che
non ce n’è motivo. Sei proprio un tesoro Bec!” mi disse.
“Grazie, Liv, ma è lei a
essere troppo gentile” dissi, porgendogli il bicchiere vuoto.
“Macché, so quello che dico.
Adesso andiamo a riposare, domani è un altro giorno. Ah! Il vostro aereo per
Sydney parte alle 6 di pomeriggio, quindi almeno per pranzo i vedrò! Sono già
passati questi giorni…peccato” disse, aprendo la porta.
“Già, sono stata proprio bene
qui!” dissi, sorridendole.
“Mi fa piacere tesoro, ti
auguro buon riposo! Ben andiamo!!” disse.
“Grazie, anche a te.
Buonanotte!” dissi, seguendo Edge per le scale, che nel mentre era salito.
Arrivammo al primo piano e vidi Edge che andava in camera sua, e subito dissi
“Dove vai?” e lui si girò verso di me.
“Non sei stanca? Direi che è
tardi, non vuoi dormire?” mi chiese.
“Edge!” dissi. Come gli
veniva in mente?
“Questa sera dormirò con te,
in qualsiasi caso, sonno o no…” dissi. Forse era il sonno che mi dava alla
testa, o forse no, ma penso che si rese conto che ormai avevo deciso e non mi
sarei tirata indietro, ne avrei avuto ripensamenti.
Lo presi per mano, e mentre
salivamo le scale ripensai a quella volta nella tenda, e alla nostra
goffaggine. Iniziai a sentire il cuore accellerare, scalino per scalino, mentre
salivamo e poi arrivavamo davanti alla porta.
Aprì la porta della camera,
entrammo e la richiusi, questa volta a chiave, per sicurezza, nel caso la
mattina qualcuno fosse salito a svegliarmi.
“Bec, per questa sera è
meglio se ci riposiamo, dopotutto è tardi…” mi disse seriamente. Ci sedemmo sul
letto, vicini, appoggiai la testa al suo petto.
“Sai, è fantastico che tuo
padre abbia accettato che noi due stiamo insieme… credo che le nostre vittorie
gli abbiano fatto capire che ci sosteniamo a vicenda, non abbiamo distrazioni
dalla nostra storia…” dissi, contenta.
“Già…ma credo che anche se
non avessimo vinto questa sera glie lo avrei detto lo stesso di noi” disse Edge,
abbracciandomi.
“Perché?” chiesi. “Penso che
quando una persona sia molto felice perché ha trovato qualcuno da amare e
perché la vita gli ha regalato una cosa così importante come tu lo sei per me,
ti venga voglia di gridare a tutti di questa fortuna e di questa felicità, e
vuoi condividerla con chi ami, e perciò penso che se mio padre vuole vedermi
felice avrebbe dovuto condividere con me questa mia gioia. Dici che avremmo
dovuto tenerla per noi?” mi chiese. Lo strinsi forte, comprendendo i suoi
sentimenti.
“No, l’amore è una cosa
bellissima e dà tanta felicità. Credo che tutti vogliano condividere questa
felicità e mostrarla agli altri. Noi compresi…” gli risposi.
Edge mi guardò, senza dire
nulla, e per un po’ rimanemmo in silenzio.
Alla fine Edge, prendendomi
le mani, mi guardò e mi disse, serio:
“Bec, c’è una cosa che devo
dirti…”. Rimasi col fiato sospeso. Che stava succedendo? Perché era così serio?
Mi resi conto lentamente che il mio primo amore era pieno di domande, di
interrogativi e questioni, non sempre andava tutto bene, ma sapevo che quell’innamoramento stava crescendo e io volevo riporre
nella nostra storia molta fiducia. Lo ascoltai senza paura.
“Credo che forse mi troverai
stupido, o affrettato, ma quando provo certe cose ho bisogno di dirle, non
voglio tenermi dentro nulla, voglio che tu sappia quello che mi fai provare,
sentire e quello che mi trasmetti” mi disse. Rimasi in silenzio, faccia a
faccia, pronta a qualsiasi cosa. Sentì la sua mano sul viso, e una carezza
delicata. Attesi.
“Bec, quando ti ho conosciuta
ho capito che eri speciale. Sei una ragazza magnifica, con un carattere forte,
sei carismatica, sei bella… sei una di quelle ragazze che diventano donne incantevoli,
forti e incredibili. Non pensavo minimamente che tu potessi anche solo provare
interesse nei mie confronti. Ma poi mi hai baciato, hai detto che ti piacevo,
hai addirittura accettato di essere la mia ragazza. Quasi non ci credevo, mi
dicevo “Ma com’è possibile? È tutto vero? Ci sarà sicuramente qualcosa che non
và!”. E così aspettavo che tu ti stufassi, o che io mi rendessi conto che tu
non eri la persona che credevo. Invece quello che ho scoperto piano piano da quando ci siamo messi insieme è che io adoro i
tuoi pregi, i tuoi difetti, ti adoro quando sorridi, quando ridi, quando
allungata sul prato pensi che nessuno ti guardi e giocherelli coi fili d’erba,
quando te ne stai per conto tuo a pensare e sembra che nessuno possa entrare
nella tua mente. Bec, io ero certo di essermi preso una bella cotta per te, ma
pensavo che niente avrebbe potuto affascinarmi, interessarmi, incantarmi più
del surf. Ma pare che mi sbagliassi. Lo sia, io non so bene cosa sia l’amore,
ma se l’amore è anche solo un po’ quello che provo per te, allora Bec mi sa che
io ti amo.”
Rimasi lì a fissarlo. Il
cuore si era fermato. Me lo sentivo in gola. Sentivo l’eco di quell’ultima frase… “ti amo” , l’aveva detto davvero, non
era un sogno.
Nessuno mi aveva mai detto
“ti amo” e non pensavo che una frase così semplice potesse fare quell’effetto. Sentivo la pelle d’oca, il respiro
accellerare, il cuore prendere a battere ancora più forte.
Rimasi silenziosa, e guardai
la coperta del letto su sui eravamo seduti. Sentivo il cuore martellare e un
senso di calore dentro di me.
“Edge…” respirai. “Nessuno mi
aveva mai detto niente del genere. Io…” già, non sapevo che dire. Ma dopotutto
il mio cuore lo sapeva.
“Ti amo anche io Edge, come
non ho mai amato nessuno”, lo abbracciai stringendolo forte a me. Orami ero
certa che nulla ci avrebbe più divisi. Nulla.
Baciai le sue labbra, e
sentivo le sue braccia intorno alla vita. Mi spostò, e mi poggiò delicatamente
al centro del letto, poi spense la luce e accese la fioca lucina della lampada
sul comodino. Tornò da me mi guardò dolcemente, lo baciai ancora. Inizia a
sbottonargli la camicia, mentre sentivo le sue mani accarezzarmi e le sue
labbra infuocate sul collo. Sfilai via la camicia e gli baciai il petto. Sentì
le sue mani dietro la schiena, e la chiusura del vestito scivolare giù piano piano. Sentì le spalline scivolare giù, e i suoi baci sulle
spalle, mentre mi sfilava il vestito con le mani. Me lo sfilai via e lo lasciai
cadere per terra, poi mi allungai e lui sopra di me, continuando a baciarmi.
Sentivo i suoi baci sul collo, sul petto e le sue mani accarezzarmi le gambe.
Sbottonai i pantaloni e glie li sfilai via, sentivo le sue gambe scivolare fra
le mie.
Lo bacia ancora, sentivo la
passione fra di noi, sentivo il desiderio aumentare.
Sentì le mani di Edge dietro
la schiena, accarezzarmi e lo baciai ancora, sentivo le sue labbra calde e mi
piacevano tutte quelle sensazioni nuove.
Sentì le sue mani sul
reggiseno, e sentì sbottonarlo e venire via. Tolto anche quello lo bacia ancora
e tirammo su le coperte, ci infilammo sotto e lasciai ricadere le coperte su di
noi. Sentivo il suo corpo contro il mio, e le nostre gambe intrecciate, quasi
un tutt’uno. Cominciai a baciargli il petto, mentre sentivo le mani di Edge
stringermi a lui, scorrere lungo i fianchi e cominciare ad accarezzarmi in
mezzo alle gambe, sempre più su. Emisi un piccolo gemito di piacere, e lo
baciai avida delle sue labbra. Sentì le sue mani sugli slip, e poi abbassarli.
Anche quelli scivolarono via, e mentre lo baciavo mi spostai dall’altro lato
del letto, seguita da lui, e lentamente gli levai i boxer, che scivolarono via,
fra le nostre gambe e poi fra le coperte.
Fra un bacio e l’altro gli
sussurrai “Facciamo piano” e sentì la sua voce all’orecchio, che mi sussurrava
“Non ti farò male, tranquilla”. Mi
tranquillizzai, non mi avrebbe mai fatto del male, lo sapevo.
Intrecciai le sue dita fra le
mie, e poggiai la testa nel collo di Edge, fidandomi ciecamente di lui. Fu
allora che mi pervasero mille sensazioni: dolore, piacere, il bisogni sempre
più trepidante, più voglioso, più insistente di amarci, più che potevamo.
Annaspavo, quasi dentro un vortice, una spirale di sensazioni, emozioni e gesti
che ci facevano stare bene. Sentì dolore e strinsi forte le sue mani, le sue
dita fra le mie, socchiusi gli occhi e mi aggrappai alla sua schiena. Poi
dolore lascio presto il posto al piacere, non solo fisico, quasi spirituale, mi
sentì pervadere da sensazioni ci calore, protezione, completezza. Fu tutto
naturale, tutto quasi armonico, come lo yin e lo yang che si
completano a vicenda, come se io fossi fatta solo per lui.
Quella notte fu tutto
perfetto, ci guidarono le nostre sensazioni che quando si tratta d’amore non
sbagliano. Mi sentì una donna innamorata, non una ragazzina spaventata e
complessata. Dolcemente anche la passione piano piano
si spense, e rimanemmo solo io e lui, stretti l’uno all’altra, scambiandoci
tenere occhiate e carezze. Riuscivo a sentire il suo respiro lento, quasi si
fondeva con il mio.
“Ti amo Bec… ormai ti ho
affidato il mio cuore” mi disse, stringendomi forte, forte a lui, al suo petto,
poggiandomi proprio sul suo cuore.
Ascoltai per un po’ quei
battiti, che lui affidava a me. Niente era più meraviglioso.
“Ti amo anch’io Edge. E non
smetterò mai…”. Ci coccolammo ancora per molto, ma senza dire nulla. Le parole
non servivano, il suo affetto e i suoi baci dicevano tutto. Lo sentì spegnere
la luce, poggiai il viso nell’incavo del suo collo, e chiusi gli occhi,
respirai lentamente e mi addormentai, fondendo la nostra dolce realtà con sogni
ancora più dolci.
ODDIO! Questo capitolo è stato tale e
quale a un parto… sono 6 ore ininterrotte che scrivo, ma il capitolo va avanti
da tre giorni. Santo cielo, adesso che ho messo punto mi sento esausta.
Scusate, spero che vi sia piaciuto,
speriamo solo di non dover cambiare il Rating da Arancione a Rosso -_-‘ Che ne
pensate, lo cambio?
Comunque, ditemi, ditemi, ditemi! Ditemi
quello che pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto? Vi è sembrato un po’
carino? Vi ha emozionato un po’? Che ve ne pare? Io ce l’ho messa veramente
tutta, spero che apprezzerete anche questo ^^
Comunque… avete visto il servizio
fotografico che ha fatto la nostra Kate per la
rivista FHM?? E che ne pensate?
Io ve lo dirò nel prossimo
capitolo, adesso ho il cervello fuso e i
neuroni che vogliono ammutinarsi…
Se non avete visto le sue foto vi lascio
il link e poi mi dite anche voi che ne pensate!
Ci sentiamo al prossimo capitolo ragazze
mie! Spero che queste 11 pagine vi siano piaciute! Un bacio!