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Autore: Dreaming_Archer    27/08/2010    3 recensioni
Un' orfana, decisa a trovare la sua famiglia.
Un' erede, in fuga dalla condanna.
Una ragazza, indecisa se seguire il destino o l'amicizia.
Una piratessa, meno dura di quanto non sembri.
E una grande amicizia vissuta tra battaglie e sconfitte, Luce e Buio...
I pirati del Deathbearer sono alla ricerca di un tesoro, e l'unica persona che può portarli ad esso, è un'orfana abbandonata a pochi anni.
Ma anche lei vuole qualcosa, la libertà. Forse lei e i pirati potrebbero fare un accordo...
Ma nulla resterà come sembra..
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deathbearer - cap17 - rivelazioni parteII

Rivelazioni.

Anne e Stephanie si avvicinarono, Stephanie chiamò Amy piena di gioia e le corse incontro a braccia aperte. Le si buttò addosso e la fece traballare.

Amy era al settimo cielo, il cuore le batteva fortissimo. Era da tanto che non vedeva Stephanie, che non le parlava. Solo il suono della sua voce che la chiamava e ripeteva il suo nome, la faceva sentire meglio.

Avrebbe voluto dirle tante cose, ma non riusciva a parlare.

Stephanie la sciolse dall’abbraccio dopo tanto tempo, e  Amy la guardò con un ampio sorriso sincero.

“finalmente siamo di nuovo noi tre insieme!” gridò Stephanie al colmo della gioia, prendendo anche Anne nell’abbraccio. C’era da capirla, dopo tutto quello che le era successo, doveva proprio essere euforica. “prima quando ci hai aiutato a salire a bordo, quasi nemmeno mi sono accorta che eri tu, Amy!” disse Stephanie guardandola, sempre tenendole le mani. “sei diversa, siete diverse tutte e due! Oh, sono così contenta di rivedervi!” e le abbracciò di nuovo. “ma perché sei scappata così di corsa?” chiese Stephanie. “cosa è successo?”

Amy guardò Sara da sopra una spalla, ma dal suo viso non traspariva nessuna emozione. “un … un’emergenza.” Disse alzando le spalle. Stephanie le abbracciò di nuovo.

Sara si sentiva estranea a quella scena. Le guardava di traverso, un po’ imbarazzata, ma non capiva perché. Non sapeva cosa dire e sperava che Amy o Anne smettessero di sussurrare a Stephanie e la rendessero partecipe a sua volta. Anche lei era loro amica! Le venne in mente che poteva schiarirsi la voce, o fare qualcosa per attirare l’attenzione, ma le sembrava sbagliato. Non si vedevano da tanto tempo ed era giusto che stesero insieme da sole. Eppure era offesa.

Dopo tutto quello che le aveva detto Amy poco prima, aveva pensato di valere per lei come Anne e Stephanie, invece adesso la ignorava come se non esistesse. Eppure le sue lacrime le erano sembrate sincere, e aveva ancora il viso a chiazze rosse e bianche. Chinò la testa e si mise le mani nelle tasche bucate dei pantaloni, cercando di aspettare pazientemente, ma era più facile a dirsi che a farsi. La gelosia si ampliava dentro di lei e il cuore cominciava ad accelerare.

Non voleva interrompere quel momento tanto atteso dalle ragazze, ma anche essere notata. Era sì l’ultima arrivata, ma non era trasparente.

Allora fece un passo indietro verso la porta, poi sentì la voce di Anne dire: “hai capito? Devi dire solo questo.” e rispondere da Stephanie qualcosa a bassa voce.

A quel punto si bloccò, e attese ancora.

Pochi istanti dopo tutte e tre tornarono a guardarla, come se fosse comparsa dal nulla.

Stephanie vide che Sara la guardava di traverso, ma provò a sorridere. Anne la prese per mano e nell’euforia della vittoria e del salvataggio di Stephanie, si sedettero sul parapetto e cominciarono a chiacchierare di tutto e di niente, come grandi amiche.

Stephanie raccontò della sua prigionia, delle brevi visite che le aveva fatto il capitano. Proprio a metà racconto, Sara la interruppe. “di solito il capitano non visita mai i prigionieri.” Borbottò pensierosa. “lascia fare ai sottoposti …”

“non vorrei vantarmi” disse Stephanie. “ma mi hanno detto che mio padre mi cercava per un’eredità. Un tesoro hanno detto. Aveva mandato un sopravvissuto alla tempesta a cercarmi.”

Amy abbassò la testa, e annuì mestamente. “e lui, arrivato a Port-au-Prince ha parlato con Katherine, e lei ha raccontato a noi che …”

Stephanie annuì come se sapesse tutto: “che mio padre era un pirata.”

Anne si lasciò sfuggire un: “e anche che …” che avrebbe voluto rimangiarsi subito.

Stephanie si voltò a guardarla con uno sguardo penetrante. “e? cosa?” sibilò.

Anne si morse il labbro. “Katherine te lo avrebbe detto di sicuro, ma poi noi siamo andate via e …”

Stephanie sbuffò. “dimmelo! Non voglio sentire lagne.”

Anne prese un profondo respiro. “tu e Lucas siete fratellastri.” Lo disse tutto d’un fiato, così Stephanie non poté interromperla. “tuo padre prima di partire per il sud, dove incontrò tua madre, ebbe un figlio, che rimase a Port-au-Prince. Ed è Lucas.”

Stephanie rimase esterrefatta. Si ricordò della somiglianza che aveva notato tra lei e Lucas guardando il ritratto, e quanto poco peso ci avesse dato. “c’è altro che non so?” chiese, con voce più dura di quanto non volesse.

“ora stiamo cercando il tesoro di vostro padre.” Disse Amy.

“e Lucas è qui a bordo.”

Stephanie stava rilassandosi, quando spalancò gli occhi. “cosa?!” strillò.

“era ferito, l’ho curato.” Raccontò Amy.

Stephanie non riuscì a non preoccuparsi. “e ora sta bene?” chiese.

 “seguimi.” Disse Sara, e l’accompagnò.

Scesero nella stiva da una scaletta di legno cigolante e si ritrovarono immerse in un tanfo quasi insopportabile. A ogni passo il legno strideva e con le onde, il carico si spostava paurosamente verso le ragazze, ma Sara non ci faceva caso. Ormai era abituata ad ogni singolo rumore di quella nave.

Le portò vicino ad un boccaporto chiuso, dove era già stato riparato un buco. Sara sentì un brivido salirle lungo la schiena.

Come aveva fatto a lasciarlo in un posto così pericoloso? Il buco era stato saldato, ma c’era ancora un martello e dei chiodi abbandonati vicino alla murata. Poco più all’interno giaceva il cumolo di sacchi dove avevano fatto sistemare il ragazzo. All’inizio sembravano solo una pila di sacchi vuoti, ma osservando meglio si vedeva la forma di un corpo rannicchiato.

Anne allungò la mano verso due stivali calzati che giacevano sotto i sacchi, ma dopo essersi avvicinata, si bloccò. “come abbiamo fatto a lasciarlo qui? Quel buco chiuso deve essere di una palla di cannone …” mormorò con un filo di voce.

Sara si teneva la testa fra le mani e Amy le cinse le spalle con un braccio. Poi guardò Anne timidamente. La ragazza si chinò e prese un lembo di un sacco, ma rimase immobile tenendolo in mano.

C’erano dei passi di sottofondo ma nessuna li ascoltava. Si avvicinavano a loro.

Anne spostò il lembo con uno scatto, ma non si vedeva ancora la persona che giaceva sotto.

Tutto ad un tratto, una palla di cannone nemica rotolò fuori con un tonfo. Sara lanciò un gemito. Rotolando sul legno lasciava degli evidenti segni di sangue. La ragazza si nascose il viso tra le mani, ed Amy non poté fare a meno di guardarla con compassione.

Anne osservò il viso di Stephanie. Aveva un maschera di terrore e tristezza in volto.

I passi si fermarono dietro Amy senza che nessuno ci avesse fatto caso.

Anne prese un altro lembo di stoffa. Si vedeva una macchia di sangue allargarsi sulla tela, e sporcare il pavimento. La sua mano tremò violentemente. Era come se non le appartenesse, non riusciva a muoversi.

In quel momento una mano si posò sulla spalla di Amy e lei scattò in piedi lanciando un urlo stridulo. Si voltò indietro con uno sguardo di fuoco.

Ed alzò le mani guardandola con gli occhi sgrananti, sorpreso dalla reazione.

Amy lasciò andare un grande sospiro e si risedette. Lo guardò in faccia paonazza. “guai a te se lo fai ancora!” gli sibilò.

“scusa! Pensavo che mi avessi sentito!” si difese il ragazzo, e si sedette accanto a loro.

Stephanie lo osservò attentamente, quello era il ragazzo che l’aveva slavata durante la battaglia, d’istinto provò simpatia nei suoi confronti.

Ed però si concentrò su Sara, e notò subito che c’era qualcosa che non andava dalle facce pallide delle ragazze. Aveva quasi paura di chiedere cosa fosse successo, ma lo fece  lo stesso. “allora? Cosa state trafficando?” chiese, cercando di sdrammatizzare, ma non gli riuscì molto bene.

Le ragazze infatti non risposero, e dovette capire guardandosi introno: il cumolo i sacchi macchiati di sangue, Anne con il braccio teso. La ragazza era immobile, con una profonda paura di quello che avrebbe potuto vedere.

Ed prese lo stesso lembo del sacco e glielo tolse delicatamente dalle mani. “forse è meglio se faccio io. Magari voltatevi.” Consigliò, ma loro rimasero immobili come se non avessero sentito.

Sara piangeva silenziosamente stringendo le dita di Amy. Vide la palla di cannone che rotolava ancora vicino alla murata al ritmo delle onde e inghiottì la paura. Odiava farsi vedere in quello stato, perché aveva paura di sembrare debole davanti agli occhi degli altri, ma non riusciva a farne a meno.

Ed sospirò e poi spostò il sacco di lato lentamente. Strinse forte le palpebre come per dimenticare velocemente quella vista, poi rimise il sacco com’era.

Era una vista orribile, per quel poco che era stato.

Amy gemette e Anne le indirizzò uno sguardo incredulo. Stephanie si fece il segno della croce sul petto, poi si mise le mani in grembo incapace di fare qualcosa. Sara aprì solo un occhio e guardò di sbieco, per paura.

A Amy rotolò una lacrima sulla guancia mentre Sara tornò a singhiozzare rompendo quel silenzio sinistro.

Ed si voltò e pulì la guancia della ragazza, poi la abbracciò e accarezzò i capelli di Sara con tenerezza. Sussurrò qualcosa nell’orecchio di Sara e Amy la strinse a sé. Era così magra a fragile che pensava avrebbe potuto spezzarla. Sospirarono all’unisono e tutti distesero le membra tese.

Un istante dopo Sara si liberò dall’abbraccio e si pulì la faccia. Riordinò i pensieri respirando pesantemente. Quello non era Lucas. Era un nemico caduto durante la battaglia, quel poveraccio si era beccato una cannonata in pieno petto, ma l’unica cosa che interessava a Sara era che non era Lucas.

Tutti non ci avevano ancora pensato, ma Lucas era sparito. Lo avevano sistemato lì e adesso era stato sostituito da un nemico.

Dov’era finito?

Stephanie si alzò senza lasciare lo sguardo dal cadavere. “credo che non lo odio così tanto da vederlo così …” bisbigliò.

“e me lo auguro!” commentò una voce alta alle loro spalle facendoli trasalire tutti.

Stephanie e gli altri si voltarono seguendo la voce.

Lucas si avvicinò a passo lento, uscendo da un gruppo di casse e sacchi, coperto di corde e paglia, con il braccio sinistro legato al collo. Sara lo trovò molto bello, un po’ superstite e un po’ eroe, ma scacciò subito quel pensiero dalla mente, diventando rossa. Dentro di sé avrebbe voluto tanto corrergli incontro e abbracciarlo, ma si vergognava terribilmente. Teneva ancora la manica di Amy con una mano e si affrettò anche a ricomporsi, pensando alla terribile figuraccia che stava facendo piangendo come una bambina.

“se fosse per voi adesso mi stareste buttando dal parapetto!” osservò ironico il ragazzo spezzando il silenzio. Lucas li guardò in silenzio, poi fissò Stephanie. “ci si rivede” le disse con un finto sorriso.

“a quanto pare” rispose Stephanie acida, fissandolo adirata.

Poi Lucas spostò lo sguardo sugli altri. “certo che siete molto furbi … lasciarmi nella parte della nave più a rischio. O volete farmi fuori o siete meno intelligenti di quanto pensassi.” disse.

“l’importante è che sei vivo” osservò Sara, a bassa voce.

“non per merito vostro.” fu la risposta di Lucas.

“usciamo di qua, che è meglio.” Disse Ed, notando che la ferita di Lucas doveva essere controllata.

Amy stava per uscire con tutti, quando Sara la prese per un braccio e ammiccò per farle capire di restare indietro.

Amy guardo Anne negli occhi facendosi capire all’istante, poi  si concentrò su Sara, che la tirò a sedere di nuovo. “dimmi. Che c’è?” sussurrò, appoggiando la schiena al cannone dietro di lei.

Sara, che non riusciva a parlare stando ferma, si avvicinò la palla di cannone e cominciò a farla rotolare da una mano all’altra, con fare nervoso.

“cosa stai pensando?” chiese Amy paziente, osservando soprapensiero il proiettile in mezz’ombra.

“tu cosa provi quando vedi Ed?” chiese Sara.

Quella era l’unica domanda che Amy non si aspettava. Però riprese il controllo dalla sorpresa e rispose calma: “dipende … a volte niente … ma a volte, quando mi guarda, mi sento un po’ in imbarazzo.”

Sara annuì, come se stesse valutando le parole. “ non hai mai sentito uno sfarfallio nello stomaco, le mani sudate … guance infuocate … vorresti farti minuscola … mai?”

 “quando mi passerà?” chiese.

“non lo so …” Rispose Amy.

Sara sembrò esausta: “oh, bene …”

“avanti, non sei mica malata!” rise Amy. “sei solo innamorata!”

Sara abbassò la testa. Era molto pudica, si vergognava solo all’idea.

“andiamo, adesso.” disse Amy, e le porse la mano.

“no, aspetta” e Sara la tirò ancora a sedere.

Amy la guardò senza capire. “allora?” domandò perplessa.

“quello che è successo ieri notte … quell’uomo che ti ha parlato di Katherine …” cominciò Sara.

“avevi detto che era un pirata, e che non sapeva niente di me …” borbottò Amy critica.

“volevo togliertelo dalla testa.”

“potevi dirmi che avevo ragione.” Obbiettò lei.

“ti conosco abbastanza bene per sapere che non sarebbe finita lì se ti avessi detto la verità. Avresti cominciato a pensarci, con finire per farti ammazzare.” Disse con voce dura.  “e anche adesso comincerai a rimuginarci finché non andrai da Mary con il cuore in gola …”

Amy la guardò con rabbia. “io non sono così” disse.

“ti conosco.” Si oppose Sara.

“tu non mi conosci affatto” sibilò Amy pallida. Appena vide la reazione di quelle parole sul viso di Sara, le tese una mano e cercò di scusarsi, ma fu inutile.

“vai da Stephanie, allora, quando hai bisogno. E scusa se l’abbiamo salvata così tardi. Tutto quello che ho fatto per te non ha fatto altro che peggiorare il tuo già bel caratterino.” le sibilò Sara di rimando, poi scansò la mano che Amy le porgeva e corse via.

 *

Ed scese le scale rumorosamente in quel momento, Sara gli finì contro e si dimenò per scansarlo. Ed invece la tenne stretta per la spalle, e la osservò attentamente, capendo subito che qualcosa non andava. Aveva i capelli davanti agli occhi arrossati, i pugni stretti e le narici dilatate. A Amy sembrò uno di quei ladruncoli bambini che girovagavano per il mercato e che cercavano di scappare se scoperti. Non traspariva niente dal suo viso, ma Amy capì subito che era lei che aveva sbagliato.

Ed lasciò Sara scappare via e allungò una mano ad Amy. Uscendo dal buco dove si era messa a parlare, si ritrovò tra i piedi la palla di cannone con cui Sara stava giocando e se non avesse avuto Ed davanti sarebbe caduta di faccia in avanti.

Gridò, e Ed la guardò male: “cosa è successo?”

Amy indicò la palla piagnucolando. “era qualcosa di appuntito.”

Ed si piegò sulla palla che ondeggiava sul legno scuro. “ma una palla è tonda, come può essere appuntito?” commentò. “non c’è niente qui” aggiunse, ma era troppo buio per vederla bene.

“portala su lo stesso” disse Amy.

Uscirono sul ponte e la luce li inondò obbligandoli a socchiudere gli occhi. Il vento mitigava la temperatura e scompigliava i capelli.

“comunque non intendevo la palla di cannone quando chiedevo cos’era successo …” disse Ed.

“ho sbagliato, ho sbagliato, ho fatto un errore stupido e idiota, e … malvagio, e … egoista e …”

“Sara è testarda e petulante, magari hai inteso male il suo comportamento.” Provò a dire lui.

“per una volta, purtroppo, credo di aver capito bene, purtroppo … purtroppo …” stava quasi per scoppiare a piangere, ma Ed la abbracciò e lei si asciugò gli occhi.

“adesso le passerà, vedrai …” le sussurrò in un orecchio.

“scusa …” disse Amy “sono complicata … ogni volta ho un problema …”

“non fare la stupida, non sei capace.”

Amy lo guardò negli occhi e sorrise. “odio litigare con lei.” Borbottò.

“perché le vuoi bene …” sussurrò lui.

Il nostromo li raggiunse. “Michelle, il capitano ti vuole parlare. Aspetta nella cabina …” disse, tutto d’un fiato. “veloce.” Insistette, e si allontanò.

Amy lo seguì con lo sguardo, pensando a come l’aveva chiamata. “Michelle?” mormorò a fior di labbra. Non era ancora abituata ad essere chiamata così, solo Mary l’aveva fatto, la prima volta che si erano incontrate, e poi Sara le aveva raccontato che era quello il nome con cui la voleva chiamare Bonny. Solo perché era interessata la sua vera madre, Amy accettava quel nome, altrimenti si sarebbe rifiutata di essere chiamata così.

Amy alzò le spalle dirigersi verso la cabina principale senza aggiungere altro. Ed la guardò da lontano, finché Stephanie ed Anne, con Lucas, lo raggiunsero. Sara comparve alle loro spalle, e lo guardò di traverso. Lentamente alzò il mento e sulla sua faccia si formò un grande sorriso luminoso. Molto probabilmente aveva sentito il discorso tra Amy e Ed, e aveva capito che Amy era già pentita.

Ed lasciò cadere la palla, che ancora aveva in mano, e la fece rotolare fino alla pila di altre palle al centro del ponte.

Mentre girava, Anne notò una cosa strana. Si chinò e la fermò con una mano.

“guardate” disse, mostrandola davanti a tutti.

Alla luce del sole quella era una grande, amara scoperta.

Sul proiettile era inciso il simbolo della Compagnia Delle Indie Orientali, che aveva la maggior parte del monopolio dei mari.

Sara lanciò un imprecazione, mentre Ed mormorò: “Amy aveva sentito qualcosa di appuntito …” ma loro non ci fecero molto caso. Anne non credeva che fosse così brutto, i pirati sputarono tanti insulti su quella palla.

Il ragazzo la prese  in mano e la portò sul tavolo del timone, davanti al nostromo e Mary, il capitano non si vedeva da nessuna parte, solo dopo Ed si ricordò che aveva chiamato Amy nella cabina.

“guardate!” cominciò Anne indicando il simbolo. Poi mise ogni dito su una lettera dell’incisione, mentre recitava: “East India Company. Non è strano?”

Sui volti dei presenti calò una maschera di malumore. “non è strano, ma molto peggio.” Sibilò Mary.

“è così brutto?” chiese la ragazza.

Lei non le rispose, scosse solo la testa.

“dov’era?” chiese il nostromo, che in assenza del superiore si comportava come il capitano.

“sotto coperta” rispose subito Ed.

Poi Lucas aggiunse: “viene dalla Gibraltar, l’ha sparata nella battaglia.”

Il nostromo scese sul ponte e si avvicinò alla pila di palle di cannone ammassate vicino al parapetto. Le osservò tutte con occhio critico mentre si avvicinavano anche gli altri.  

“vigliacchi! È giusta la fine che hanno fatto.” ringhiò Mary.

“perché vigliacchi?” chiese Stephanie avvicinandosi a Sara, ma fu il nostromo a rispondere: “questo, cara, è il simbolo della Compagnia.” Disse.

“questo lo so già” commentò acida la ragazza.

Lui la guardò negli occhi e disse: “non mi interrompere.” Facendo così le ricordò in un lampo Crowley, il suo carceriere, e nei suoi occhi passò un velo di tristezza.

“se un pirata porta a bordo una di queste significa che è un traditore, un vigliacco, un corsaro.” Spiegò il nostromo.

 “ma i corsari non sono pirati?” volle sapere Anne.

Storm si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato. “i corsari sono pirati. Ma fanno quello che fanno i pirati; non per lo scopo che abbiamo noi” e alzò la voce, “quello della libertà, ma per essere ripagati dalle compagnie commerciali, quella delle Indie Orientali, per esempio.”

“traditori, insomma.” disse Ed a denti stretti.

“precisamente.” commentò Sara.

Stephanie ancora non capiva: “non può essere che abbiano tenuto i proiettili da una precedente battaglia?”

“tu lo faresti?” chiese Mary.

Lei scosse la testa. “ma forse non avevano scelta.”

“c’è sempre una scelta.” Ribatté il nostromo. “e in qualunque caso non potrebbe essere questa.”

Mary molleggiò la palla in mano. “lavoravano per la Compagnia … quindi adesso tutto quadra …”

Stephanie non capiva e la guardò con fare interrogativo.

“quando ci hanno fatto scappare della Gonàve … non erano bloccati dal fondale, dovevano solo coprire le manovre della Gibraltar … per questo non ci hanno seguiti, avevano un maledetto asso nella manica!” pronunciò le ultime parole con rabbia, sbattendo un pugno sul legno. Aveva avuto quella reazione perché ne aveva discusso con Jack, poco dopo la prima partenza di Port-au-Prince e lei, troppo concentrata sulle ragazze a bordo, non aveva dato peso ai ragionamenti del capitano, che pensava esattamente quello che poi era successo. “e poi tu, figlia di Morgan …” mormorò, guardando Stephanie. “perché non ti hanno uccisa, perché ti hanno presa a bordo?” Sospirò. “per un motivo solo …”

Si intromise Sara con voce inaspettatamente profonda e sicura: “vogliono il tesoro.”

Stephanie si mise la testa nelle mani. “oh, no … no …” cominciò a borbottare.

“cosa?” chiese Anne, titubante.

“gli … gli ho detto che sono una Morgan, che voi avevate la chiave …” singhiozzò Stephanie.

Anne sospirò e guardò gli altri.“appena scoperto avranno mandato un messaggero ai loro comandanti.” Rifletté Mary. “quindi adesso avremo gli Inglesi alle costole.” sibilò. Calò un profondo silenzio, persino il rumore del vento e il fragore delle onde sembrava essersi spento.

Quando il nostromo urlò degli ordini, Anne trasalì.

“spiegate tutte le vele!! Buttate tutto quello che non ci serve! Voglio che ci allontaniamo nel tempo di un respiro!! Muoversi!!”













Ciao!

allora? che ne dite di questo capitolo? spero non sia noioso, e che la storia continui a piacervi... mancano pochi capitoli alla fine, ci siamo quasiii!!!

passiamo alle recensioni:

Rubs: ti ringrazio per i continui complimenti, e le bellissime recensioni... come al solito vado in brodo di giuggiole! XD sono contenta che il personaggio di Ed ti piaccia, e anche la scena del "coppino" di Sara... temevo che stonasse un po' troppo con la situazione-di-tensione, invece a quanto pare è andata bene ... fiù!
mi fa soprattutto piacere sapere che Steph è una delle tue preferite, in effetti ci voleva che facesse qualcosa per liberarsi, basta restare nell'ombra! come al solito, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

Nemesis 18: grazie dei complimenti, e soprattutto che trovi questi personaggi così reali e simpatici... spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come quello precedente, visto che hai detto che era uno dei tuoi preferiti. Anche se c'è un po' meno azione e più "ragionamento", ci rifaremo presto! ti spiego come mai la descrizione dell'affondamento della nave nemica era così "asettico": semplicemente l'ho aggiunto all'ultimo minuto, quindi è abbastanza "incollato precariamente" in mezzo alla frase... forse per questo non  è venuto come lo volevo... comunque tranquilla che i tuoi consignli fanno sempre piacere! sempre graziee

Hiivy: sono felice che non trovi errori, e che la storia "ti prenda", così almeno non noti gli errori! =) leggere le tue recensioni mi strappa sempre un sorriso, grazie mille!! peccato che continui immancabilmente a sfottere Amy, ma cosa ci posso fare, c'è sempre un personaggio che sta più antipatico degli altri, no? peccato che anne continui a starti antipatica, ma vale lo stesso discorso di amy... che ce posso fà? scusa se questo capitolo non è il fatidico "capitolo 18", ma pubblicando il quinto diviso in due, tutti i seguinti sono scalati di uno... quindi questo secondo la mia lista è il capitolo 17, ma sul sito esce 18... scusa per il disagio, ma manca poco e la tua curiosità sul quel famoso capitolo sarà soddisfatta!

grazie e al prossimo capitolo, ciaooo
  
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