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Autore: Blue Flower    28/08/2010    2 recensioni
Questo è il sequel di "Chi E' Che Crede Nell'Amore?" dove abbiamo lasciato Edward e Bella felici a Londra e Liam alla ricerca della sua strada e quindi della felicità. Lui scoprirà che non è facile come pensava ma una persona molto legata a Bella e ai Cullen lo aiuterà...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era e cosa dura…” il professore di lettere recitava con grande enfasi i primi versi della Divina Commedia.

Liam li sentiva suo malgrado, dato che quel cavolo di libro lo aveva letto appena era uscito. Si ricordava Dante come un pazzo psicotico che diceva di avere inquietanti visioni sul futuro e sugli angeli.

Cazzate… Avrei potuto scrivere anch’io una cosa del genere e a questo punto sarei famoso in tutto il mondo.

Non sapeva cosa fare e scarabocchiava sul suo quaderno. Da quella mattina, scriveva tante “R” seguite da altrettante “C”. Sapeva benissimo di chi fossero le iniziali.

Renesmee era così misteriosa, così piena di segreti. Nella sua mente riusciva a leggere ben poco, forse perché era un ibrido: un incrocio tra umano e vampiro.

Liam ne aveva sentito parlare, ma era sempre stato scettico sull’argomento… A quanto pare Bella aveva avuto una figlia e non gli aveva detto niente.

Pensò che probabilmente neanche la preveggenza di Alice funzionasse con quella ragazza, perché in quel caso sarebbe stata ancora a Londra con i suoi genitori.

Invece era a Roma.

Era piovuta come manna dal cielo… In lei, il vampiro poteva vedere gli occhi della sua amata Bella. Ritrovava, anche solo per poco, la felicità.

Quella mattina, alla sua entrata in classe, c’erano due o tre ragazze che lo fissavano maliziose. Renesmee invece se ne stava seduta al suo banco con le cuffiette piantate saldamente nelle orecchie. Riusciva a sentire la musica Metal che giungeva dall’iPod. Forse erano i Sonata Arctica, ma poteva anche sbagliarsi. Anzi no.

Nella sua ricerca di un posto, Liam aveva anche provato a suonare in una band di Heavy-Metal… Era stato divertente, ma lui non era propriamente felice.

Oltre alle prove, i concerti e le serate non c’era nient’altro. Molte ragazze si accorgevano di lui, ma nessuna gli interessava. Uscì per un po’ con la batterista della band, ma tutte le volte che lei cercava di attirarlo a sé, lui la respingeva in malo modo.

La campanella suonò.

Renesmee gli passò vicino e lo sfiorò con la punta del dito. Lui fu subito pervaso da un pensiero, forse un ricordo.

 

“Non puoi andartene via così, Renesmee!” la voce di sua madre era atona, in lei non c’era la preoccupazione che dovrebbe esserci in una madre.

Voci atone.

Aveva sentito quelle voci per tutta la vita, come se lei non fosse pronta a scontrarsi con le emozioni. Avevano paura di farle male anche solo toccandola.

Basta. Se ne doveva andare.

 

Renesmee sapeva trasmettere i pensieri. Come faceva lui, ma lui lo faceva senza il tocco. Cercò di andarle vicino e sfiorarla per un’altra volta. Ci riuscì e le loro dita si toccarono ancora. Stavolta vide solo due occhi dorati con sfumature viola.

Erano i suoi occhi.

Lei lo guardò truce. “Non dovresti spiare i miei pensieri…” “Se vuoi spia tu i miei…” le trasmise due occhi del colore del cioccolato, incorniciati da una cascata di riccioli di bronzo.

“Non credo che siano i tuoi pensieri…” “Lo sono” disse lui aprendo il quaderno e mostrandole le sue iniziali scribacchiate da tutte le parti.

“Beh, non ha senso… Tu in me vedi mia madre. Ma io ho bisogno delle informazioni che tu mi puoi dare e tu vuoi ciò che so io. Io lo chiamo un accordo…” “E io lo chiamo un appuntamento” continuò lui spudorato. Ma in parte era vero… In lei vedeva sua madre.

“Ci ho messo un po’ ad abituarmi alle emozioni che sono qui fuori… I miei mi proteggevano anche da quelle. Per me è strano sentire delle voci con un’intonazione precisa” Liam la guardò di nuovo negli occhi. “Io ci ho convissuto per settecentodieci anni. Credo che lo possa fare anche tu…” lei sorrise.

“Se non fossi un vampiro mi staresti anche simpatico…” “Se non fossi così fredda, anche tu mi staresti simpatica… Sai, ho sentito che ascolti i Sonata Arctica. Ho suonato in un gruppo Heavy Metal per un po’ di anni…” i suoi occhi color cioccolato si illuminarono. “Davvero? E com’era? Eri un chitarrista? Un batterista? Il cantante?” era eccitatissima. “Il cantante e chitarrista… Poi però ho lasciato il gruppo. Mi stavo annoiando…” lei tornò cupa. “Non avresti dovuto…” “Beh, stare per quasi quarant’anni con un gruppo non è molto divertente…” lei rise. Quando non era fredda e distaccata la sua risata era bellissima.

“Allora ci vediamo a casa mia e ne parliamo là? Ho qualche disco…” “Va bene ci vediamo fra un’ora a casa tua…” acconsentì lei.

Poi calò il cappuccio sui suoi riccioli e se ne andò via. La musica Metal che sprigionava il suo iPod si sentiva anche a chilometri di distanza…

Io so che è tutta una maschera… Prima o poi io te la toglierò.

  
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