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Autore: Frances    29/08/2010    3 recensioni
Accidenti, Strife. l'ex-SOLDIER si passò silenziosamente una mano sul volto, assicurandosi un'ultima volta che nessuno stesse guardando Aerith in maniera poco decorosa Come hai potuto permettere che lei si cacciasse in questo maledetto guaio?
[Cloud x Aerith; Lei è semplicemente Aerith. Lui è fin troppo ottuso per comprenderla]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Three; Purple//Necessary


Guardando Aerith come se la vedesse per la prima volta, Cloud trovò estremamente difficile mantenere fermi i muscoli del viso. Sentì le sopracciglia volare in alto fino quasi a congiungersi con l'attaccatura dei capelli mentre tratteneva le labbra serrate con uno sforzo notevole. L'unica parola che riuscì a farfugliare, in un momento di più completo smarrimento, fu un insulso:

« Cosa?»

Aerith confermò le proprie parole annuendo con vigore, senza neppure degnarlo di un'occhiata e poi si voltò frettolosamente dalla parte opposta, facendo segno con la mano al tizio-armadio che se ne stava impettito davanti all'ingresso della Mansion.

Le parole che uscirono allegramente dalle labbra di Aerith suonarono a Cloud come un'orrida nota stonata in mezzo ad una composizione ancora più terrificante.

« Aspetti solo un attimo! Ho un'amica carina che vorrei venisse con me.»

L' ex-SOLDIER si emarginò per due lunghi secondi dal mondo esterno, cercando disperatamente una scappatoia che gli suggerisse che c'era almeno un venti per cento delle possibilità che Aerith avesse effettivamente un'amica carina. Poi gli sembrò che la sua testa fosse stata spaccata in due da un masso scheggiato nello scorgere l'espressione soddisfatta ed impaziente con cui lei lo scrutava.

Si, Cloud, lo sta pensando davvero.

L'amica carina sei tu.

« Aerith...io non...» non fu in grado di articolare alcun pensiero compiuto mentre lei lo trascinava via, aggrappandoglisi al braccio, tranne che forse quella ragazza aveva definitivamente dato da matto.

« Sei preoccupato per Tifa, o no?» gli disse, con le labbra distese in un sorriso e le sopracciglia aggrottate « Quindi muoviti!»

La seguì con entusiasmo leggermente maggiore, guardandola come se fosse appena diventata la cosa più spaventosa ed aliena che gli fosse mai capitato d'incontrare - e forse lo era veramente.

Prima si era proposta di entrare da sola nella Mansion di Corneo per cercare Tifa, dicendoglielo non con il tono di chi chiede il permesso, ma con quello di chi ha già preso una decisione, con la stessa tranquillità con cui avrebbe accennato l'idea di mettere l'acqua nel bollitore per preparargli un tè.

Beh, in quel caso, sorprendentemente, era bastato un "non puoi!" secco a farle abbandonare l'idea. L'idea di andarci da sola.

E' necessario Cloud. Si disse lui, fermo, mentre immagini di Tifa in pericolo e di Aerith - facevano molto male entrambe - gli si conficcavano nel cervello Se solo tu non fossi stato un uomo, saresti entrato con la stessa convinzione.

« E' necessario.» se lo disse con forza, a bassa voce, mentre seguiva Aerith dentro ad un negozio di cui non aveva neppure guardato l'insegna.

Squadrò il proprietario del negozio come se gli stesse per annunciare il giorno preciso e l'ora in cui sarebbe morto, ma poi ne uscì con un semplice:

« Mi cucia dei vestiti.» necessario necessario necessario.

Tornò in uno stato di semi-catalessi mentre ripensava ad Aerith-Tifa-Corneo-Tifa-Aerith-Aerith-Aerith e sentiva che la compagna farfugliava qualcosa di incomprensibile al commerciante, dopo che quest'ultimo aveva detto "Non mi occupo di vestiti da uomo"; si sforzò di non sembrare mortalmente pallido mentre il proprietario gli concedeva l'onore di un vestito fatto su misura, guardandolo da capo a piedi con una divertita curiosità negli occhi. NECESSARIO, NECESSARIO, NECESSARIO.

E poi, mentre, guardandosi allo specchio, si rese conto di avere la gonna - lunga, ampia e viola - al posto dei pantaloni, se lo ripeté con stoica convinzione. Necessario, necessario,  necessario, necessario.

« Come ti sta?» Aerith fece capolino da fuori al camerino di prova, affacciandosi oltre la tenda.

Cloud si sforzò di non arrossire come un perfetto idiota. Ma dopotutto non aveva ancora capito come diavolo abbottonare tutta quell'infinita fila di occhielli che il vestito - vestito...- si ritrovava sul davanti.

Aerith sbuffò d'impazienza e si infilò dentro, ordinandogli di sollevare le braccia e di stare fermo, mentre le sue mani già lisciavano la stoffa sulle sue spalle larghe, sui suoi fianchi dritti e sul suo torace piatto.

« W...Woah, che diavolo..?» a Cloud sfuggì un mugolio d'irritazione e disagio che non era certo di riuscire a nascondere perfettamente.

« Stai fermo, razza di testone. Ti sei infilato il corpetto al contrario.»

A quel punto Cloud perse completamente la capacità di intendere e di volere. Si fece vestire docilmente da Aerith e la lasciò fare quando iniziò ad unire i bottoni e le asole lungo la sua schiena. Ignorò i suoi commenti riguardo al dover mettere una qualche imbottitura da qualche parte (necessario, necessario), al dover trovare un bel fiocco rosso con cui completare l'opera, magari per poterglielo legare sui fianchi e nascondere quanto fossero maledettamente piatti (necessario, necessario, necessario) e all'idea che un po' di trucco non avrebbe fatto male (mai stato così tremendamente necessario!)

Poi si guardò timorosamente allo specchio, distogliendo gli occhi un attimo dopo perché avrebbe semplicemente preferito non essere ferito nel suo orgoglio più di come lo era già.

Aerith lo studiò per qualche istante, pensosa, poi si batté un pugno sul palmo di una mano:

« Ti serve una parrucca, Cloud. A quel punto saresti perfetto!»

Cloud annuì debolmente:

«...si.»

Si levò di dosso quella roba quasi con gratitudine, uscendo da quel camerino sacrilego in fretta e furia. Si stava già avviando verso l'uscita del negozio, grato di potersi lasciare alle spalle almeno per alcuni minuti quella terribile necessità, quando sentì che il proprietario, il sarto che gli aveva cucito il suo vestito viola, accennava ad Aerith qualcosa riguardo una palestra, parrucche e gente come lui.

Si voltò meccanicamente verso Aerith, seguendola con gli occhi spalancati ed immobili mentre gli si affiancava ed usciva dal locale.

«... Aerith...» iniziò «...cosa gli hai detto? Che voleva dire...» fece una pausa «..."gente come me"?»

Aerith tirò su con il naso e gli rispose con un sorriso.

« E' importante? Ora abbiamo un vestito grazioso!»

Cloud si schiarì lentamente la voce, seguendola.

Era necessario. Necessario. Non avrebbe mai più visto quelle persone fino a che non fosse morto.

Dopo meno di due ore, la graziosa amica di Aerith era pronta.

Cloud si guardò per un istante allo specchio del camerino prima di uscire. Ora aveva dei serici capelli biondi che gli ricadevano in trecce sulle spalle, un petto davvero molto più gonfio del solito. Non ebbe la pazienza di guardarsi negli occhi per studiare quanto rosse e carnose fossero diventate le sue labbra.

Bene, Cloud, si disse mentre immetteva aria nei polmoni, un attimo prima di spostare la tendina e mostrare al mondo il suo nuovo ridicolo essere donna Lo fai per Aerith e Tifa. Sei in grado di sopravvivere ad una cosa del genere.

...Lo sei, vero?

Quando Aerith lo vide, imbellettato e truccato, tanto irriconoscibile da sembrare davvero grazioso come avrebbe dovuto essere un'amica, l'unica cosa che gli disse fu:

« Cammina in maniera più carina, signorina Cloud.»

Poi però fu lei a sparire dentro quel camerino, afferrando frettolosamente un vestito di seta rossa ed una scatola di scarpe, intimando ai presenti di non sbirciare - esattamente come aveva fatto la sera prima.

Cloud la attese lì fuori, immobile, cercando di non fare caso al proprietario che lo fissava come ad ammirare un'insolita, ma non per questo meno bella, opera d'arte.

Gli avevano addirittura trovato delle scarpe di broccato VIOLA che gli calzassero a pennello: gli piantavano i piedi per terra, facendolo sembrare due spanne più basso nel normale. Continuò a sostenere gli sguardi con le braccia tese e le mani congiunte sulla gonna del vestito - erano movenze comprese nel "cammina in maniera più carina" di Aerith -, pensando che non si era mai sentito così disperatamente idiota come in quel momento.

Poi lei fece scorrere gli anelli della tendina sul tubo di metallo ed uscì dal camerino facendo ticchettare sul legno graffiato delle graziose scarpette bordeaux i cui lacci le si avvolgevano armoniosamente attorno alle gambe magre.

La guardò sentendosi incapace di distogliere lo sguardo mentre faceva una piroetta su sé stessa, in una danza a mezz'aria che aveva confuso i suoi capelli sciolti con gli svolazzi rossi e bianchi del suo abito brillante di payette.

« Come sto?» domandò ingenuamente, rivolgendosi alla sua amica Cloud.

Lui la fissò intensamente ancora per qualche istante, poi scosse il capo in disapprovazione, senza dire una sola parola. Questo la fece sorridere.

Quella ragazza era semplicemente pazza.

La seguì silenziosamente lungo le strade del Wall Market, ignorando le occhiate dei pervertiti che ora non sembravano interessati solo a lei ( per questo inconveniente bastava ricordarsi di essere comunque una graziosa amica che nascondeva due terrificanti occhi Mako sotto la frangetta bionda).

« Devo proteggerti.» decise alla fine, con sicurezza, con il tono incolore di chi non ha intenzione di accettare proteste.

« Sssh, cara, che voce ti ritrovi?» gli sussurrò, posandosi un dito sulle labbra « La voce, Cloud, la voce.»

« Questo non cambia il fatto che io debba proteggerti.» lo disse senza abbassare il tono di voce, né modificarne l'accento. Voleva che le fosse chiaro che quelle parole era CLOUD a dirgliele.

« E' ovvio, cara,» bisbigliò lei, cercando di non scoppiare a ridere fragorosamente - sembrava sul punto di farlo davvero - « dal momento che sei la mia attraente, appetibile formosissima guardia del corpo.»

Cloud si schiarì la voce, fissandola bieco mentre rideva, disegnando una curva morbida con la schiena, i capelli castani a nasconderle il volto mentre le scivolavano dolcemente sulle spalle nude.

Era così...bella, che temeva che se non le fosse stato vicino, allora forse tutti gli uomini di quel maledetto posto le sarebbero saltati addosso senza per forza perder tempo a lanciarle occhiate maliziose. Era così...perfetta in quell'attillato ed elegante abito rosso, che avrebbe preferito dover indossare quell'inutile ed ingombrante gonna fino alla fine dei suoi giorni, pur di non farla entrare nel posto disgustoso verso cui stavano andando.

Lasciò che la risata di Aerith si estinguesse, poi le afferrò forte la mano, nascondendo entrambe nella manica ampia del suo eccessivo abito viola. Aerith lo guardò ammutolendo, una domanda stampata negli occhi messi in risalto da sottili linee nere.

Cloud strinse con più energia le dita di lei fra le sue.

« Non ti allontanare troppo.» bisbigliò, guardando altrove.

Lei non rispose, all'inizio. Poi Cloud la sentì accettare il consiglio con un mugolio sommesso.

Sapeva di non dare granché manifestazione di virilità, stringendole la mano così forte, con addosso quell'abito ridicolo e quella parrucca da travestito. E il fatto di averle afferrato la mano e di averle detto di volerla proteggere, gli fece improvvisamente pensare di essere impazzito quasi quanto lo era lei.

Era un contatto inaspettato ed un po' timido ma sembrò confortare entrambi, tanto che Cloud accelerò il passo, infermo nelle sue ballerine di broccato e lei lo seguì senza difficoltà. Lui avrebbe voluto semplicemente non doverla lasciare mai più.

(xxx)

Nota dell'autrice:
Colgo giusto l'occasione di ringraziare ancora tutti (alicyana, the one winged angel, zack_fair, Necrysia) per le recensioni e per esternare l'amore incondizionato che provo per questo capitolo, nonostante la sua anzianità xD E' la situazione che in assoluto mi ha divertito maggiormente scrivere, complice anche il viaggio psicologico che ho dovuto (piacevolmente) intraprendere nel cranio di Cloud Strife. Perchè, cavolo, amo quel pezzo del Wall Market.

Inoltre, YOUFFIE. So che mi senti. In un certo senso questo capitolo è tuo. Prenditelo e_e
Senza i tuoi commenti nel faticoso ongoing non sarei mai riuscita a crederci davvero.

 

   
 
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