Part Four: Ease My Mind
Julia non riusciva a smettere di tremare. E si odiava per questo, per il fatto che non
riusciva ad esercitare alcun controllo su sè stessa. Seduta su una sedia vicino alla piccola
finestra della sua cucina, osservava l’alba marziana con occhi cupi e torbidi. Con una tazza di caffè fumante in mano,
vestita di un abito nero, e i capelli che cadevano aggrovigliati sulle sue
spalle, sarebbe sembrata a chiunque ancora poco sveglia. Ma Julia era più
vigile che mai.
Non riusciva a toglierselo dalla testa. Erano trascorsi tre
giorni da quando aveva visto Spike; tre giorni da quando l’aveva baciata, da
quando lei gliel’aveva lasciato fare, e il suo sapore la stava ancora
terrorizzando, l’odore del fumo di sigarette e della polvere da sparo che aveva
portato con sè mentre si trovava con lei. Era come essere una bambina e sentire
il profumo della madre, o l'acqua di colonia del padre, sapendo di poter crogiolarsi in
quel profumo come in un sogno e di poter gradirlo per sempre.
Ma, riflettè Julia, lei era un’adulta. E i suoi genitori,
morti da tempo, non avrebbero potuto riempire il vuoto che sentiva in ogni
istante della sua esistenza. Quello che aveva sentito baciando Spike…era stato
come un fuoco che si alternava tra fiamme ardenti e braci spente. Passione e
ardore, desiderio e appagamento nello stesso momento. Ma aveva sentito come
invisibili repressioni avvolgersi intorno a lei, trattenendola dal fare che
l’avrebbe finalmente resa felice.
Julia spostò gli occhi dalla finestra e bevve dalla sua
tazza, sentendo il caffè riscaldarle piacevolmente la lingua.
Quando una mano gelida si posò sul suo collo e fece
contrasto con il bruciore nella sua gola, si costrinse a non irrigidirsi. Un
forte odore di sapone le comunicò che Vicious aveva finito di fare la doccia
nel suo bagno. Ieri era stata, come lui l’aveva definita, una necessità, ed era
rimasto per la notte.
Si piegò in avanti e avvolse le sue mani intorno a lei e
alla sedia. “Qualcuno sta pensando a delle cose serie,” disse con voce gelida.
Julia indossò velocemente la sua maschera giornaliera, nel
ruolo dell’indifferente e divertita principessa dell’organizzazione. “Cose serie?”
rise lei, rispondendo al suo abbraccio, le labbra incurvate verso l’alto. “Io?”
La baciò e le sue labbra erano così fredde che sembrava
avesse fatto il bagno nel ghiaccio. Le
sue dita scivolarono nei capelli arruffati di Julia. “C’è una prima volta per tutto.”
Lei lo baciò per tre secondi esatti, quindi si alzò e spostò
la sedia verso il tavolo. Finendo di
bere il caffè, mise la tazza nel lavandino.
“Farai tardi,” gli disse.
Vicious sorrise. “Non
sono mai in ritardo.”
Non lo era davvero mai, a causa della forza che possedeva.
Se avesse voluto, avrebbe potuto trovare un modo per passare almeno trenta
minuti in più con lei. Julia fece un sorriso.
“Lo sarai oggi, se non vai subito laggiù. Io sarò dietro di te. Ho solo
bisogno di rendermi presentabile.”
“Sei già bellissima. Forse, se ti togliessi la maglia...”
Lui sorrise alla sua espressione di reazione, i denti scoperti in un modo che
sembrava feroce, più che divertito. “Ad
ogni modo, stasera c’è un banchetto. Dovresti esserci.”
Interpretato correttamente, quello che stava dicendo era: ho
bisogno che tu sia lì per essere la damigella accanto al cavaliere. Farmi fare
una bella figura. Vicious pensava che nessuno potesse vedere la sua intenzione
di innalzarsi persino più in alto del consiglio del Red Dragon. Julia si mise
le mani nelle tasche, così lui non le avrebbe viste serrarsi. “Certo che ci sarò. Solo gli stupidi
rinunciano al cibo gratuito.” E solo gli stupidi lo mangiavano anche se era
avvelenato, pensò Julia.
“Bene. E’ al Cobra. Ti ci porterò alle nove.” Vicious avanzò verso di lei e le prese le
mani, notandone il calore. Lei era l’unica persona, pensò, ad avere
pienamente accettato un uomo freddo come lui.
“Ci vedremo al lavoro.” Chinandosi in avanti, la baciò sulla fronte.
Lo fece sembrare così spontaneo. Julia chiuse la porta dietro di lui e vi si
appoggiò. Come se fossero una coppia
normale, invece che due membri della più pericolosa organizzazione dello
spazio. Ma erano ben lontani dalla normalità.
E Julia era lontana dall’essere pronta per la giornata.
Guardò l’orologio, pensando che avrebbe dovuto uscire tra quaranta minuti per
la riunione di oggi. Fortunatamente, sarebbe stata solamente qualche istruzione
in più per i membri arrivati da poco, e Spike probabilmente non ci sarebbe
stato. Questo l’avrebbe salvata dalla tensione.
Spogliandosi ed entrando nella doccia, Julia si chiese come
stesse Spike. Un tipo calmo e in gamba come lui non poteva essere stato
sconvolto come lei lo era stata tre notti prima.
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Oh, sì che poteva. Questo è quello che Spike avrebbe detto
se un amico come Lin avesse formulato a voce alta i pensieri di Julia.
Se non era riuscito a togliersi Julia dalla testa prima, ora
non riusciva più a non pensare a lei. Ormoni, passione, e amor proprio
turbinavano intorno a Spike come un cocktail mal mescolato. Comunque questo era
qualcosa che non avrebbe sputato facilmente eliminandone il sapore
sciacquandosi la bocca con l’acqua.
Se Spike la tormentava, allora Julia lo possedeva. Non si
era mai sentito così per una donna, prima d’ora. Nel passato, un veloce periodo
di sesso o un lungo frequentarsi avrebbe risolto il problema. E anche se Spike
non aveva avuto la possibilità di provare entrambe le tattiche con Julia, era
del tutto sicuro che non avrebbe smesso di pensare a lei.
Voleva conoscerla.
Fortemente. Voleva sapere come funzionava la sua mente, che cosa
pensava...ogni cosa...come viveva, come voleva vivere. Che cosa l’aveva
costretta a unirsi ai Red Dragon? E se l’aveva fatto volentieri, che tipo di
donna avrebbe fatto una cosa simile?
Le domande lo attaccavano sotto tutti i punti di vista.
Sapeva che a molte di esse non avrebbe trovato una risposta. Avrebbe potuto
chiedergliele, se si fossero trovati insieme un’altra volta, da soli. Ma quando
la donna che ti ha ammaliato è la ragazza del tuo migliore amico, tendi
naturalmente a stare lontano da qualsiasi cosa che potrebbe anche solo rischiare
di portarti al confronto.
Quella era un’altra questione. Che cosa aveva condotto Julia
da Vicious? Spike sussultò mentre
continuava a percorrere i marciapiedi tinti di rosso di Tharsis. Quella domanda
non suonava affatto bene; molte donne erano attratte da Vicious, certo. Ma
altrettante sembravano trovarlo ripugnante. L’indole di Vicious non era quella
di un uomo cordiale e pieno di calore. Quindi come reagiva Julia a tutto
questo? Era una di quelle ragazze ingenue che pensavano di amare gli uomini
pericolosi? O era una di quelle che volevano provare nuove esperienze
lasciandosi quelle passate alle spalle?
Queste erano definitivamente domande che non aveva diritto
di porsi. Perchè Julia non avrebbe
dovuto godere della compagnia di Vicious? Perchè non avrebbe dovuto essere
innamorata di Vicious?
Spike diede un calcio a un sasso sul marciapiede. Perchè
aveva avuto disperatamente bisogno di lui tre notti prima, questo era il
perchè. Dannazione.
Le donne come lei; era impossibile allontanarsi dalle donne
che erano diverse dalle altre. Ti affascinavano, ti ispiravano, e poi ti
distruggevano. Almeno quello era il modo in cui i racconti sentimentali che
Spike aveva ascoltato nei bar descrivevano le loro azioni. E Julia era
assolutamente una donna diversa dalle altre.
Aveva questo pregio, pensò Spike entrando nella sala
convegni per eseguire l’ordine che gli era stato dato la notte precedente. Un
pregio che faceva ardere la sua curiosità.
Il suo stomaco fece una capriola, quando i suoi occhi si
spostarono automaticamente su di lei. Perchè, perchè, pensò disperatamente,
Shin mi ha chiesto di fare questo per lui? E una domanda migliore era: perchè
aveva accettato? Sapeva bene che Julia sarebbe stata lì. Era un membro
dell’organizzazione soltanto da una settimana e mezzo.
Era stato perchè Spike Spiegel voleva fronteggiare il
problema. Non era un codardo.
Julia si voltò. Era seduta al tavolo, e i suoi occhi azzurri
si ingrandirono e lo fissarono, mentre il suo volto impallidiva leggermente.
Correzione, pensò Spike. Era un codardo. Costringendosi a
non guardarla, prese una sedia lontano dalla sua. Quando lo fece, il leggero
chiacchiericcio si affievolì, e giovani, ardenti volti si spostarono tutti nella
sua direzione.
Non essendo uno a cui piaceva sentirsi particolarmente importante,
Spike si schiarì la gola con modestia.
“Di solito,” cominciò, “le persone in questa posizione vi parlano
dell’essenza del Red Dragon in un modo molto complicato ed elegante, e la
seconda volta senza mezzi termini. Se qualcuno di voi finirà per lavorare sotto
di me, Spike Spiegel, forse si renderà conto che mi piace fare le cose in modo
diverso rispetto a tutti gli altri.” I suoi occhi incontrarono di nuovo quelli
di Julia. “Quindi prima ve lo dirò
brutalmente.” Guardò il giovane accanto a lui, quindi la fila di gente davanti
a lui. “Se deciderete di tradire questo
gruppo, o se lo abbandonerete…” Le sue
sopracciglia si abbassarono. “Sarete uccisi.” Cercò a tutti i costi di ignorare i volti
cinerei, ma sapeva che li avrebbe per sempre ricordati negli anni a venire.
Respirando profondamente, si sforzò di sorridere. “Ora,” disse, ridacchiando per allentare la
tensione, “viene il modo complicato.”
Cominciò il discorso consueto per i nuovi arrivati, odiandone ogni
sillaba.
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La capacità di parlare era quella che Spike riusciva a
controllare in qualsiasi situazione si trovasse. Non in questo modo, dovette ammettere quando
Julia lo seguì fuori dal piccolo edificio che i Red Dragon usavano come area
per i colloqui. Ora anche lei pensava di non essere una codarda.
“Impressionante”, fu tutto quello che disse.
Lui sorrise, perchè sentì che avrebbe aumentato il livello
di confidenza. “E’ una capacità che si
esercita.”
Lei sorrise, sperando di apparire più di buon umore di
quanto si sentisse. “Non è difficile capire
come funzionano organizzazioni come questa.”
“E tu hai deciso di farne parte comunque.”
Si meravigliò del suo tono neutrale. “Sì. Non mi chiedi come mai?”
“Non sono affari miei.” Spinse le mani nelle tasche
dell’impermeabile. Sarebbe stata una serata fredda. “Il motivo per cui hai deciso di unirti a
un’organizzazione criminale dev’essere una faccenda molto personale.”
“Hm.” Non era un
suono divertito, solo uno di conferma.
“E’ molto personale, credo.”
Spike la guardò di sbieco.
Era così bella, e con le labbra dipinte di rosso scuro…era troppo facile
ricordare l’appagante debolezza di tre notti prima. “Andrai al banchetto al Cobra? So che gli
agenti inferiori non devono andarci.”
Lei annuì. “Vicious ci
sarà. E io…” Combattè per non accigliarsi, quando spinse fuori le parole. “Voglio essere lì con lui.” Nessuno dei due
disse niente, e Julia gli chiese, “E tu?”
“Dovrò esserci anche io.”
“Giusto.” Si morse il
labbro. “Dove stiamo andando, Spike?”
Si fermarono entrambi.
“Uhm,” disse Spike.
“Non lo so.” Si guardò intorno.
Erano due edifici lontano dal negozio di Annie. Sorrise alla squallida
visione. “Abbiamo solo…camminato.” Sentendosi improvvisamente leggero, sbuffò
leggermente, quindi continuò a ridere sotto i baffi finchè lasciò uscire una
risata piena.
Anche Julia sorrise, non riusciva a smettere di ridere.
Stavano ridendo insieme, e lei avvertì una scossa...quest’uomo riusciva ad
aiutarla a rilassarsi senza fare niente!
“Perchè non andiamo da Annie?” suggerì lui. “Non devi incontrare Vicious, vero?”
“Più tardi. Mi piacerebbe andare da Annie.”
“Allora va bene.”
Contento del fatto che potevano respirare la stessa aria senza
soffocare, le offrì un braccio. Lei lo prese e continuarono a camminare. “Non l’hai mai vista?”
“No, ma ne ho sentito molto parlare.” Sorrise lei.
“Sentirne parlare non va bene abbastanza.” Alcuni minuti
dopo, la campana sulla porta tintinnò e Annie distolse lo sguardo dalla sua
piccola TV.
“Spike!” esclamò, correndo fuori da dietro il bancone. “Vieni qui.”
Spike le si avvicinò e avvolse le sue lunghe braccia intorno
alla sua vita voluminosa. “Ciao, Annie.”
“Dio, sembri più magro dall’ultima volta che ti ho
visto.” Annie si mise le mani sui
fianchi. “Mangiato bene, Spike?”
“Ho mai saltato un pasto?” scherzò Spike con un largo
sorriso allettante.
Julia si rimproverò mentalmente. Allettante? Oh, per amor di Dio!
“Mai una volta in tutta la tua vita,” convenne Annie,
emettendo una grossa risata. I suoi occhi astuti, contornati da qualche ruga,
si spostarono su Julia. “Salve,” disse
bruscamente.
Julia sorrise. Sebbene, come aveva visto, il negozio di
Annie vendesse di tutto, dalle caramelle alle riviste pornografiche ai fucili
(e anche di più, come operante dell’organizzazione) la donna risultava
simpatica all’istante. “Ciao,” disse lei
sommessamente.
“Oh, questo è niente,” dichiarò Annie, spingendo Spike da
parte e avvolgendo Julia in un grande abbraccio. “Quando dò il benvenuto a qualcuno, glielo
dò, tesoro.”
Julia non sapeva se la pressione sulla sua schiena la
obbligò a farlo, ma si ritrovò a ricambiare l’abbraccio della donna più
anziana. “Vedo,” rise. Indietreggiarono. “Sono Julia Mandir.”
“Ahhhh,” disse Annie in tono significativo. “Di Vicious.”
Il sorriso di Spike, che si era allargato vedendo Annie
abbracciare Julia, vacillò. Sentire Annie dire una cosa del genere fu come un
piccolo risveglio. Non “La ragazza di
Vicious” o “L’amica di Vicious,” solo “di Vicious.” Come se Julia fosse qualcosa che Vicious possedeva
legittimamente.
Julia annuì, un po' sconcertata dal suo commento. “Sì, io…tu conosci Vicious?”
“Più che altro, Vicious conosce me,” le disse Annie. Sistemò la crocchia dietro la sua testa. “Tutti mi conoscono.”
“Devo dire,” ammise Julia.
“che sono felice di—”
s’interruppe quando Annie le mise una mano sul braccio. Un uomo e un
ragazzino, ovviamente padre e figlio, stavano lasciando il negozio.
“Tornate di nuovo!” gridò Annie mentre la campana
tintinnava. Attese fino a quando non se ne andarono e tornò nuovamente dai suoi
unici visitatori in tutto il negozio.
“Sì, cara,” disse, “Fornisco ai Red Dragon tutte le armi che vogliono.
Come Doohan li fornisce di veicoli.”
“Doohan?”
“E’ nuova,” sorrise Spike.
“Un bravo ragazzo, Doohan.”
“Ti dirò.” Fece
Annie. “Strampalato, ma bravo. Ad ogni
modo cosa ci fate voi ragazzi da queste parti?” I suoi occhi erano divertiti
mentre inarcava le sopracciglia all’indirizzo di Spike. “’Causate problemi nel mio posto di lavoro?”
“Sono venuto a convincerti a venire via con me a fare
follie.” Spike la baciò su una guancia.
“Non hai bisogno di una vecchia signora, per quello,” rise
lei. “Potresti farne abbastanza con
belle ragazze, o usare quella tua lingua bugiarda anche con loro.”
“Sta funzionando, allora?”
“Niente da fare, ragazzo.”
Gli diede un buffetto sulla guancia. “Ti conosco troppo bene.”
“Annie mi ha cresciuto,” disse Spike a Julia, che non si
perdeva una parola. “E’ una ladra di
bambini.”
“Saldato i debiti con tuo padre,” obiettò Annie.
Julia aspettò che entrambi spiegassero quella frase
particolare, ma nessuno dei due parlò, quindi rimase in silenzio. Le famiglie
non erano affari suoi. E Spike e Annie erano la famiglia migliore che avesse
visto dopo tanto tempo. “Hai fatto un buon lavoro,” disse piuttosto.
Annie sorrise. Una donna dell’organizzazione che era con
Vicious, che aveva abbastanza fascino da mettere ai suoi piedi l’intera mafia
italiana, era anche gentile, e sincera, sembrava. “Grazie. E’ qualcosa che ho sempre percepito,
sai?”
“Ne sono sicura.”
Julia desiderava che sua madre fosse stata così. Ma i Mandir non erano
mai stati quella che si potrebbe chiamare una bella famiglia. “Bene.”
Incontrò gli occhi di Spike, e trattenne il fiato nei polmoni. Tossì,
forzandolo a uscire. La sua espressione non cambiò. “Devi esserne orgogliosa.”
“Orgogliosa come il guardiano di un bandito può esserlo.
Ora,” disse Annie con decisione, “devo chiudere, e non ho dubbi che abbiate
posti migliori dove andare, che non includono di certo vecchie noiose come me.
Julia,” disse, allungando una mano, “è stato un piacere conoscerti.”
Ridendo, Julia scosse la testa e si piegò in avanti,
abbracciando la donna più bassa.
“Buonanotte, Annie.”
“’Notte, tesoro.
‘Notte, Spike.”
“’Notte, Annie.”
Spike seguì Julia all’aperto, avvertendo una folata di aria umida. Era ancora un po' stordito. Vedere Julia
parlare con Annie in quel modo così naturale, così gentile...era come vivere un
sogno davvero bello.
Un sogno. Julia si
voltò, e lui vide i suoi occhi, zaffiri che splendevano discretamente sotto una
frangia di oro fuso. Mentre la guardava, pensava a un sogno.
“Si sta facendo tardi,” disse lei all’improvviso, distogliendo
Spike dalle sue fantasie. “Dovrei
andare a casa e prepararmi.”
“Anche io.” Fece
scorrere una mano sui suoi capelli increspati.
“Vuoi che ti accompagni?”
Lei sorrise. “Il
casinò di Ganymede, ricordi, Spike?”
Lui scoppiò a ridere.
“Giusto. Il casinò di Ganymede. Allora ci vediamo più tardi.” Con Vicious.
Lei stava pensando la stessa cosa. “Ciao, per ora.”
“Per ora,” concordò lui. Quando si voltarono e si
incamminarono in direzioni diverse, si disse di non guardare indietro.
Lo fece ugualmente, e vide i suoi occhi che ricambiavano il
suo sguardo. Lui rise compiaciuto. Lei
sorrise.
Ed entrambi continuarono a camminare, ridendo.
E questo era il quarto
capitolo...che dire, l’ho trovato più leggero rispetto ai precedenti, e ha
diminuito un pò la tensione che si era venuta a creare negli scorsi capitoli J
E’ stato più romantico
che dark, e mi piace il modo in cui la storia tra Spike e Julia sta
procedendo...anche se lei non me la racconta giusta, per quanto riguarda la faccenda di Vicious...boh, vedremo J
Mi fa piacere vedere
che questa fanfic stia facendo successo, grazie a tutti per i complimenti! ^^