Un caro saluto ai miei lettori!
Vi informo che per mancanza di tempo e computer instabile gli
aggiornamenti di questa storia si faranno attendere, spero comunque che
continuiate a seguirmi, se vi piace.
Ringrazio Ilaja
e stellysisley
per i commenti e bulmettina
per aver inserito la ff tra le preferite!
Buona lettura.
Alla prossima!
Capitolo 4: Provvedimenti
-
Principe Derek, non credete sia il caso di tornare? È quasi
ora di cena e vostra moglie si starà sicuramente chiedendo
dove siete finito!
- Hai ragione, Rogers – sospirò amareggiato il giovane mettendosi in piedi.
“Come sempre!”, pensò il suo fidato consigliere spazzandogli via dai vestiti la polvere e le ragnatele con veloci colpi di fazzoletto.
- La sto trascurando di nuovo – ammise con rammarico il principe, vagando con gli occhi per tutto lo stanzone – Ma dopo quello che è successo non posso permettere che le arti proibite vengano ricreate. Dobbiamo cercare indizi ovunque, qualsiasi traccia va eliminata dal castello! – affermò poi, infervorandosi al punto che le sue parole riecheggiarono tra le pareti spoglie di quella camera polverosa e semibuia.
- Sì, ma quel Clavius è morto – tossì il maggiordomo, sospingendolo ad uscire - Chi altri potrebbe avere le facoltà di armeggiare con quelle cose?... – tentò di distoglierlo prima di starnutire fragorosamente e richiudere la porta.
Derek si arrestò a metà del corridoio voltandosi verso di lui e illuminandosi di soddisfazione:
- Dobbiamo fare un censimento di tutto il regno! Cercare qualsiasi notizia sull’esistenza di stregoni, o persone che sono state collegate in qualche modo a Rothbart nel passato, o alla magia nera!
Rogers rimpianse di aver parlato: - Signore, non era questo che intendevo … - farfugliò soffiandosi il nasone e inseguendolo.
- Sei sempre prezioso, vecchio mio! – lo interruppe quello affogandolo in un improvviso abbraccio che gli impedì di ribattere – Cominceremo subito! Predisponi tu i funzionari che andranno in giro a raccogliere informazioni. Voglio un elenco domattina. Gente fidata, mi raccomando – lo salutò correndo via.
Odette udì le campane dell’ora del vespro risuonare per le vie del reame.
Annunciavano la fine del giorno. Un altro giorno trascorso in solitudine, nonostante la grande quantità di servitù che la circondava in ogni momento, non facendole mancare mai nulla.
E nonostante i suoi affezionati amici animali, Jean Bob il ranocchio, Freccia la tartaruga, e Puffin la pulcinella di mare, che spesso la facevano sorridere con i loro buffi battibecchi.
Sentiva di non avere niente di veramente suo. E quel castello, che in parte era stato la sua prigione, non smetteva di intrappolarla in brutti ricordi.
Derek le aveva spiegato che abitandovi avrebbero scacciato la paura che la gente nutriva per quel luogo, per il suo precedente padrone.
In fondo era anche un posto splendido, ma aveva la sensazione che nascondesse ancora del male.
L’approssimarsi della voce del marito che parlava amichevolmente con alcuni domestici, la riportò alla realtà: - Confido anche questa volta nel tuo perdono, amore – si scusò entrando e poggiandole un bacio sulla fronte, per poi sistemarsi al suo posto, proprio accanto a lei.
La principessa non poté fare a meno di notare la sua aria stanca: - Dove sei stato oggi? – gli domandò dolcemente immergendo il cucchiaio nella minestra ormai più che tiepida.
Lui alzò appena gli occhi dal piatto balbettando distrattamente: - In giro per il castello. Io e Rogers controlliamo insieme ad alcuni operai che non ci siano stanze pericolanti. C’è ancora molto lavoro da fare – asserì notando l’espressione non del tutto convinta della consorte che un attimo dopo disse con tristezza: - Certo, capisco.
Il ragazzo si sentì scuotere da quel tono, ma voleva proteggerla a tutti i costi dalla scomoda verità delle sue assenze.
Quando un’idea gli balenò in mente sentì di aver temporaneamente risolto quel momento di blocco: - Manderò una lettera a mia madre. La inviterò a trasferirsi per un po’ qui, da noi. Vi farete compagnia e vi divertirete insieme, ne sono sicuro! – dichiarò festoso.
La fanciulla annuì inviandogli un sorriso, quindi i camerieri si affrettarono a servire le altre portate.
- Hai ragione, Rogers – sospirò amareggiato il giovane mettendosi in piedi.
“Come sempre!”, pensò il suo fidato consigliere spazzandogli via dai vestiti la polvere e le ragnatele con veloci colpi di fazzoletto.
- La sto trascurando di nuovo – ammise con rammarico il principe, vagando con gli occhi per tutto lo stanzone – Ma dopo quello che è successo non posso permettere che le arti proibite vengano ricreate. Dobbiamo cercare indizi ovunque, qualsiasi traccia va eliminata dal castello! – affermò poi, infervorandosi al punto che le sue parole riecheggiarono tra le pareti spoglie di quella camera polverosa e semibuia.
- Sì, ma quel Clavius è morto – tossì il maggiordomo, sospingendolo ad uscire - Chi altri potrebbe avere le facoltà di armeggiare con quelle cose?... – tentò di distoglierlo prima di starnutire fragorosamente e richiudere la porta.
Derek si arrestò a metà del corridoio voltandosi verso di lui e illuminandosi di soddisfazione:
- Dobbiamo fare un censimento di tutto il regno! Cercare qualsiasi notizia sull’esistenza di stregoni, o persone che sono state collegate in qualche modo a Rothbart nel passato, o alla magia nera!
Rogers rimpianse di aver parlato: - Signore, non era questo che intendevo … - farfugliò soffiandosi il nasone e inseguendolo.
- Sei sempre prezioso, vecchio mio! – lo interruppe quello affogandolo in un improvviso abbraccio che gli impedì di ribattere – Cominceremo subito! Predisponi tu i funzionari che andranno in giro a raccogliere informazioni. Voglio un elenco domattina. Gente fidata, mi raccomando – lo salutò correndo via.
Odette udì le campane dell’ora del vespro risuonare per le vie del reame.
Annunciavano la fine del giorno. Un altro giorno trascorso in solitudine, nonostante la grande quantità di servitù che la circondava in ogni momento, non facendole mancare mai nulla.
E nonostante i suoi affezionati amici animali, Jean Bob il ranocchio, Freccia la tartaruga, e Puffin la pulcinella di mare, che spesso la facevano sorridere con i loro buffi battibecchi.
Sentiva di non avere niente di veramente suo. E quel castello, che in parte era stato la sua prigione, non smetteva di intrappolarla in brutti ricordi.
Derek le aveva spiegato che abitandovi avrebbero scacciato la paura che la gente nutriva per quel luogo, per il suo precedente padrone.
In fondo era anche un posto splendido, ma aveva la sensazione che nascondesse ancora del male.
L’approssimarsi della voce del marito che parlava amichevolmente con alcuni domestici, la riportò alla realtà: - Confido anche questa volta nel tuo perdono, amore – si scusò entrando e poggiandole un bacio sulla fronte, per poi sistemarsi al suo posto, proprio accanto a lei.
La principessa non poté fare a meno di notare la sua aria stanca: - Dove sei stato oggi? – gli domandò dolcemente immergendo il cucchiaio nella minestra ormai più che tiepida.
Lui alzò appena gli occhi dal piatto balbettando distrattamente: - In giro per il castello. Io e Rogers controlliamo insieme ad alcuni operai che non ci siano stanze pericolanti. C’è ancora molto lavoro da fare – asserì notando l’espressione non del tutto convinta della consorte che un attimo dopo disse con tristezza: - Certo, capisco.
Il ragazzo si sentì scuotere da quel tono, ma voleva proteggerla a tutti i costi dalla scomoda verità delle sue assenze.
Quando un’idea gli balenò in mente sentì di aver temporaneamente risolto quel momento di blocco: - Manderò una lettera a mia madre. La inviterò a trasferirsi per un po’ qui, da noi. Vi farete compagnia e vi divertirete insieme, ne sono sicuro! – dichiarò festoso.
La fanciulla annuì inviandogli un sorriso, quindi i camerieri si affrettarono a servire le altre portate.